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martedì 30 luglio 2019

Per la Cina Hong Kong rappresenta un esame

Gli eventi di Hong Kong pongono la Cina in una situazione difficile, per la quale trovare una via di uscita rappresenta un esercizio di politico non usuale, che ne può condizionare sia la politica interna, che quella estera. Se non ci fossero i condizionamenti internazionali è lecito pensare che Pechino preferirebbe risolvere il problema in maniera veloce attraverso  l’uso delle proprie forze armate. Peraltro questa eventualità è la minaccia costante a cui è sottoposta la protesta di Hong Kong: la legge vigente prevede che, se il governo (sostenuto da Pechino) dell’ex colonia britannica dovesse richiedere l’intervento dell’Esercito popolare cinese, la Cina non potrebbe che rispondere positivamente a questa richiesta. Certamente si tratterebbe di una richiesta soltanto formale, che servirebbe al governo cinese per avere una sorta di giustificazione legale per una repressione violenta. Compiere questa mossa, però significherebbe rendere nullo il modello “un paese due sistemi” attraverso il quale il governo cinese vuole presentarsi al mondo, per dare una patina di tolleranza e democrazia, che è utile per incrementare gli scambi commerciali. Tradire questo modello potrebbe avere un costo economico significativo, capace di comprimere i dati programmatici della crescita cinese. Esistono, poi, anche i costi diplomatici, che farebbero arretrare l’immagine cinese fino ad ora faticosamente costruita. Di contro Pechino deve però conteggiare nell’ideale bilancio della gestione della questione di Hong Kong, l’incapacità di gestire una protessta che si è radicalizzata, proprio per la rigidità del governo dell’ex colonia britannica, che ha agito su indicazioni del governo centrale di Pechino. Uno dei pericoli che spaventano i burocrati del Partito comunista cinese è l’allargamento della protesta nelle zone più sensibili dell’impero cinese: prima di tutte Taiwan, che mostra segni sempre maggiori di insofferenza verso l’ingerenza cinese, nella regione musulmana del paese cinese, dove la protesta, pur soffocata nella violenza non ha mai cessato di minacciare il processo di normalizzazione imposto da Pechino, fino ad arrivare al dissenso interno, certamente più agevole da controllare, ma che presenta sempre elementi di criticità per il sistema. Ufficialmente, per ora, la Cina non intende mettere fine al modello con cui governa Hong Kong, ma persegue una linea che unisce la fiducia alla polizia, che ha inasprito i suoi metodi contro i dimostranti, all’introduzione di forme di repressione occulte come la mancata condanna delle azioni di malviventi, probabilmente provenienti da ambienti della malavita organizzata di Hong Kong, che hanno agito contro i dissidenti con azioni violente non contrastate dalle forze di sicurezza. La percezione è che la Cina sia consapevole che l’invio dell’esercito possa incrinare quella fiducia proveniente dai paesi occidentali, che si è guadagnata, però, con cospicui investimenti. Pechino si è dimostrata anche piuttosto innervosita verso le potenze occidentali che l’hanno ammonita a non intervenire direttamente ad Hong Kong: la Cina non tollera ingerenze interne, ed è comprensibile, ma questa sua suscettibilità dimostra come non sia ancora pronta a recitare il ruolo di grande potenza mondiale al di fuori del campo economico. La dialettica di Pechino si basa su di una supremazia finanziaria, grazie alla quale, ottiene una facilità di accesso alle relazioni internazionali, ma quando i temi contingenti spostano le ragioni della dialettica diplomatica, la Cina si trova imprigionata all’interno dei suoi stessi schemi da stato autoritario, che non gli permettono di capire le normali dinamiche dei rapporti con gli stati democratici. Hong Kong rappresenta un esame per la Cina di fronte al mondo, perchè l’ex colonia britannica non è una regione remota del territorio cinese e nemmeno una zona della Siria o dell’Iraq, dove, putroppo, i diritti non sono abitualmente garantiti, ma è una potenza economica idealmente ben inquadrata nel mondo occidentale e, perciò, un osservatorio privilegiato per constatare come la Cina si comporta e potrebbe comportarsi in futuro. Le conseguenze possono essere molto pesanti per le ambizioni cinesi e sopratutto per i suoi obiettivi economici: un prezzo troppo alto anche di fronte ad una opposizione sempre più contraria.

For China, Hong Kong is an examination

The events of Hong Kong put China in a difficult situation, for which finding a way out is an unusual political exercise, which can affect both domestic and foreign politics. If there were no international constraints, it is reasonable to think that Beijing would prefer to solve the problem quickly through the use of its own armed forces. Moreover, this eventuality is the constant threat to which the Hong Kong protest is subjected: the current law provides that, if the government (supported by Beijing) of the former British colony were to request the intervention of the Chinese People's Army, China will not could that respond positively to this request. It would certainly be a purely formal request, which would serve the Chinese government to have some sort of legal justification for violent repression. To make this move, however, it would mean to render the model "a country two systems" through which the Chinese government wants to present itself to the world, to give a patina of tolerance and democracy, which is useful to increase trade. Betraying this model could have a significant economic cost, capable of compressing the programmatic data of Chinese growth. Then there are also diplomatic costs, which would make the Chinese image so far laboriously built back. On the other hand, Beijing must however count in the ideal balance sheet of the management of the Hong Kong issue, the inability to manage a protégé that has become radicalized, precisely because of the rigidity of the government of the former British colony, which acted on the instructions of the central government of Beijing. One of the dangers that frighten the Chinese Communist Party bureaucrats is the widening of the protest in the most sensitive areas of the Chinese empire: first of all Taiwan, which shows ever greater signs of intolerance towards Chinese interference, in the Muslim region of the Chinese country , where the protest, although stifled in violence has never ceased to threaten the normalization process imposed by Beijing, up to internal dissent, certainly easier to control, but which always presents critical elements for the system. Officially, for now, China does not intend to put an end to the model with which Hong Kong rules, but pursues a line that combines trust in the police, which has tightened its methods against the demonstrators, to the introduction of forms of hidden repression such as the failure to condemn the actions of criminals, probably coming from organized crime circles in Hong Kong, which have acted against dissidents with violent actions not opposed by the security forces. The perception is that China is aware that the sending of the army could undermine the trust coming from Western countries, which has, however, earned itself with large investments. Beijing has also shown itself to be rather nervous towards the Western powers that have warned it not to intervene directly in Hong Kong: China does not tolerate internal interference, and it is understandable, but this susceptibility shows that it is not yet ready to play the role of great world power outside the economic field. The Beijing dialectic is based on a financial supremacy, thanks to which it gains easy access to international relations, but when contingent themes shift the reasons for diplomatic dialectics, China finds itself imprisoned within its own patterns by authoritarian state, which does not allow him to understand the normal dynamics of relations with democratic states. Hong Kong is a test for China in the face of the world, because the former British colony is not a remote region of China and not even an area of ​​Syria or Iraq, where, unfortunately, the rights are not usually guaranteed, but it is an economic power ideally framed in the western world and, therefore, a privileged observatory to see how China behaves and could behave in the future. The consequences can be very heavy for Chinese ambitions and above all for its economic objectives: a price that is too high even in the face of an increasingly contrary opposition.

Para China, Hong Kong es un examen

Los acontecimientos de Hong Kong ponen a China en una situación difícil, para la cual encontrar una salida es un ejercicio político inusual, que puede afectar tanto a la política nacional como a la extranjera. Si no hubiera restricciones internacionales, es razonable pensar que Beijing preferiría resolver el problema rápidamente mediante el uso de sus propias fuerzas armadas. Además, esta eventualidad es la amenaza constante a la que está sujeta la protesta de Hong Kong: la ley actual establece que, si el gobierno (apoyado por Beijing) de la antigua colonia británica solicitara la intervención del Ejército Popular Chino, China no lo hará. ¿Podría eso responder positivamente a esta solicitud? Sin duda, sería una solicitud puramente formal, que serviría al gobierno chino para tener algún tipo de justificación legal para la represión violenta. Sin embargo, hacer este movimiento significaría convertir el modelo en "un país dos sistemas" a través del cual el gobierno chino quiere presentarse al mundo, para dar una pátina de tolerancia y democracia, lo cual es útil para aumentar el comercio. Traicionar este modelo podría tener un costo económico significativo, capaz de comprimir los datos programáticos del crecimiento chino. Luego también hay costos diplomáticos, lo que haría que la imagen china hasta ahora se reconstruyera laboriosamente. Por otro lado, Beijing debe contar, sin embargo, en el balance ideal de la gestión de la cuestión de Hong Kong, la incapacidad de gestionar una protegida que se ha radicalizado, precisamente debido a la rigidez del gobierno de la antigua colonia británica, que actuó siguiendo las instrucciones del gobierno central. de Beijing Uno de los peligros que asustan a los burócratas del partido comunista chino es la ampliación de la protesta en las áreas más sensibles del imperio chino: en primer lugar, Taiwán, que muestra signos cada vez mayores de intolerancia hacia la interferencia china, en la región musulmana del país chino. , donde la protesta, aunque sofocada en violencia, nunca ha dejado de amenazar el proceso de normalización impuesto por Beijing, hasta la disidencia interna, ciertamente más fácil de controlar, pero que siempre presenta elementos críticos para el sistema. Oficialmente, por ahora, China no tiene la intención de poner fin al modelo con el que gobierna Hong Kong, sino que sigue una línea que combina la confianza en la policía, que ha reforzado sus métodos contra los manifestantes, a la introducción de formas de represión oculta como la no condenar las acciones de los delincuentes, probablemente provenientes de círculos del crimen organizado en Hong Kong, que han actuado contra los disidentes con acciones violentas a las que no se oponen las fuerzas de seguridad. La percepción es que China es consciente de que el envío del ejército podría socavar la confianza proveniente de los países occidentales, que, sin embargo, se ha ganado con grandes inversiones. Beijing también se mostró bastante nervioso hacia las potencias occidentales que le advirtieron que no intervendría directamente en Hong Kong: China no tolera la interferencia interna y es comprensible, pero esta susceptibilidad muestra que aún no está lista para desempeñar el papel de Gran potencia mundial fuera del campo económico. La dialéctica de Beijing se basa en una supremacía financiera, gracias a la cual obtiene un fácil acceso a las relaciones internacionales, pero cuando los temas contingentes cambian las razones de la dialéctica diplomática, China se encuentra encarcelada dentro de sus propios patrones por Estado autoritario, que no le permite comprender la dinámica normal de las relaciones con los estados democráticos. Hong Kong es una prueba para China frente al mundo, porque la antigua colonia británica no es una región remota de China y ni siquiera un área de Siria o Irak, donde, desafortunadamente, los derechos generalmente no están garantizados, pero Es un poder económico idealmente enmarcado en el mundo occidental y, por lo tanto, un observatorio privilegiado para ver cómo se comporta China y cómo podría comportarse en el futuro. Las consecuencias pueden ser muy pesadas para las ambiciones chinas y, sobre todo, para sus objetivos económicos: un precio demasiado alto incluso ante una oposición cada vez más contraria.

Für China ist Hongkong eine Prüfung

Die Ereignisse in Hongkong haben China in eine schwierige Situation gebracht, für die das Herausfinden eines Auswegs eine ungewöhnliche politische Übung ist, die sowohl die Innen- als auch die Außenpolitik betreffen kann. Wenn es keine internationalen Zwänge gäbe, könnte man annehmen, dass Peking es vorziehen würde, das Problem schnell durch den Einsatz seiner eigenen Streitkräfte zu lösen. Darüber hinaus ist diese Möglichkeit die ständige Bedrohung, der der Hongkonger Protest ausgesetzt ist: Das derzeitige Gesetz sieht vor, dass China, wenn die (von Peking unterstützte) Regierung der ehemaligen britischen Kolonie die Intervention der chinesischen Volksarmee beantragen würde, dies nicht tun wird könnte das positiv auf diese Bitte reagieren. Es wäre sicherlich eine rein formelle Aufforderung, die der chinesischen Regierung eine rechtliche Rechtfertigung für gewalttätige Unterdrückung bieten würde. Ein solcher Schritt würde jedoch bedeuten, das Modell zu einem "Land-zwei-System" zu machen, durch das sich die chinesische Regierung der Welt präsentieren möchte, um eine Patina von Toleranz und Demokratie zu verleihen, die für die Steigerung des Handels nützlich ist. Dieses Modell zu verraten, könnte erhebliche wirtschaftliche Kosten verursachen und die programmatischen Daten des chinesischen Wachstums komprimieren. Dann gibt es auch diplomatische Kosten, die das chinesische Image bisher mühsam wieder aufbauen würden. Auf der anderen Seite muss Peking jedoch in der idealen Bilanz des Managements der Hongkong-Frage die Unfähigkeit berücksichtigen, einen Protégé zu managen, der sich gerade aufgrund der Starrheit der Regierung der ehemaligen britischen Kolonie, die auf Anweisung der Zentralregierung handelte, radikalisiert hat von Peking. Eine der Gefahren, die die Bürokraten der Kommunistischen Partei Chinas fürchten, ist die Ausweitung des Protests in den sensibelsten Gebieten des chinesischen Reiches: Zunächst einmal in Taiwan, das immer mehr Anzeichen einer Intoleranz gegenüber chinesischen Einmischung zeigt, in der muslimischen Region des chinesischen Landes , wo der gewalttätige Protest den von Peking verhängten Normalisierungsprozess bis hin zu internen Meinungsverschiedenheiten immer wieder bedroht, sicherlich leichter zu kontrollieren ist, aber immer kritische Elemente für das System darstellt. Offiziell hat China vorerst nicht die Absicht, dem Modell, mit dem Hongkong regiert, ein Ende zu bereiten, sondern verfolgt eine Linie, die das Vertrauen in die Polizei, die ihre Methoden gegen die Demonstranten verschärft hat, mit der Einführung von Formen der versteckten Unterdrückung wie der der Polizei verbindet Nichtverurteilung der Handlungen von Verbrechern, wahrscheinlich aus Kreisen der organisierten Kriminalität in Hongkong, die mit gewalttätigen Aktionen gegen Dissidenten vorgegangen sind, denen die Sicherheitskräfte nicht widersprachen. Die Wahrnehmung ist, dass China sich bewusst ist, dass die Entsendung der Armee das Vertrauen der westlichen Länder untergraben könnte, das sich jedoch mit großen Investitionen verdient hat. Peking zeigt sich auch etwas nervös gegenüber den westlichen Mächten, die davor gewarnt haben, direkt in Hongkong einzugreifen: China toleriert keine internen Eingriffe, und das ist verständlich, aber diese Anfälligkeit zeigt, dass es noch nicht bereit ist, die Rolle von zu spielen große Weltmacht außerhalb des Wirtschaftsbereichs. Die Pekinger Dialektik basiert auf einer finanziellen Vormachtstellung, dank derer sie einen einfachen Zugang zu den internationalen Beziehungen erhält. Wenn sich jedoch die Gründe für die diplomatische Dialektik durch zufällige Themen verschieben, befindet sich China innerhalb seiner eigenen Muster in Haft autoritärer Staat, der es ihm nicht erlaubt, die normale Dynamik der Beziehungen zu demokratischen Staaten zu verstehen. Hongkong ist ein Test für China angesichts der Welt, denn die ehemalige britische Kolonie ist keine abgelegene Region Chinas und nicht einmal ein Gebiet Syriens oder des Irak, in dem die Rechte leider in der Regel nicht garantiert sind, aber Es ist eine Wirtschaftsmacht, die ideal in der westlichen Welt verankert ist und daher ein privilegiertes Observatorium ist, um zu sehen, wie sich China verhält und in Zukunft verhalten könnte. Die Folgen können für die chinesischen Ambitionen und vor allem für die wirtschaftlichen Ziele sehr schwerwiegend sein: ein zu hoher Preis, auch angesichts einer zunehmend gegenteiligen Opposition.

Pour la Chine, Hong Kong est un examen

Les événements de Hong Kong ont mis la Chine dans une situation difficile, pour laquelle trouver une issue est un exercice politique inhabituel, qui peut affecter à la fois la politique intérieure et la politique étrangère. S'il n'y avait pas de contraintes internationales, il est raisonnable de penser que Pékin préférerait résoudre le problème rapidement en utilisant ses propres forces armées. De plus, cette éventualité constitue la menace constante à laquelle sont soumises les manifestations de Hong Kong: la loi actuelle prévoit que, si le gouvernement (soutenu par Beijing) de l'ancienne colonie britannique demande l'intervention de l'armée populaire chinoise, la Chine ne le fera pas. cela pourrait-il répondre positivement à cette demande. Ce serait certainement une demande purement formelle, qui servirait le gouvernement chinois à avoir une sorte de justification légale pour la répression violente. Cependant, cela signifierait que le modèle "un pays à deux systèmes" à travers lequel le gouvernement chinois veut se présenter au monde, donne une patine de tolérance et de démocratie, ce qui est utile pour accroître les échanges. Trahir ce modèle pourrait avoir un coût économique important, capable de comprimer les données programmatiques de la croissance chinoise. Il y a aussi les coûts diplomatiques, ce qui rendrait l'image de la Chine jusque-là laborieusement reconstruite. Par contre, Pékin doit cependant compter dans le bilan idéal de la gestion de la question de Hong Kong, l'incapacité de gérer un protégé qui s'est radicalisé, précisément à cause de la rigidité du gouvernement de l'ancienne colonie britannique, qui a agi sur les instructions du gouvernement central. de Pékin. L'un des dangers qui effraie les bureaucrates du Parti communiste chinois est l'élargissement de la manifestation dans les zones les plus sensibles de l'empire chinois: tout d'abord à Taiwan, qui montre des signes d'intolérance toujours plus grands envers l'ingérence chinoise, dans la région musulmane du pays chinois , où la protestation, bien que réprimée par la violence, n’a jamais cessé de menacer le processus de normalisation imposé par Beijing, jusqu’à la dissidence interne, certes plus facile à contrôler, mais qui présente toujours des éléments critiques pour le système. Officiellement, pour l’instant, la Chine n’a pas l’intention de mettre fin au modèle qui régit Hong Kong, mais poursuit une ligne qui combine la confiance en la police, qui a resserré ses méthodes contre les manifestants, en introduisant des formes de répression cachée telles que le l'incapacité de condamner les agissements de criminels, probablement issus des milieux du crime organisé à Hong Kong, qui ont agi contre des dissidents par des actions violentes non opposées par les forces de sécurité. La perception est que la Chine est consciente du fait que l'envoi de l'armée pourrait saper la confiance des pays occidentaux, ce qui lui a valu de gros investissements. Pékin s’est également montré assez nerveux à l’égard des puissances occidentales qui l’avaient mis en garde de ne pas intervenir directement à Hong Kong: la Chine ne tolère pas les ingérences internes, ce qui est compréhensible, mais cette susceptibilité montre qu’elle n’est pas encore prête à jouer le rôle de grande puissance mondiale en dehors du domaine économique. La dialectique de Pékin repose sur une suprématie financière, grâce à laquelle elle a facilement accès aux relations internationales, mais lorsque des thèmes contingents changent les raisons de la dialectique diplomatique, la Chine se retrouve emprisonnée dans ses propres schémas État autoritaire, ce qui ne lui permet pas de comprendre la dynamique normale des relations avec les États démocratiques. Hong Kong est un test pour la Chine face au monde, car l'ancienne colonie britannique n'est pas une région éloignée de la Chine et même pas une région de la Syrie ou de l'Irak, où, malheureusement, les droits ne sont généralement pas garantis. c'est un pouvoir économique idéalement encadré dans le monde occidental et, par conséquent, un observatoire privilégié pour voir comment la Chine se comporte et pourrait se comporter à l'avenir. Les conséquences peuvent être très lourdes pour les ambitions chinoises et surtout pour leurs objectifs économiques: un prix trop élevé, même face à une opposition de plus en plus opposée.

Para a China, Hong Kong é um exame

Os acontecimentos de Hong Kong colocaram a China em uma situação difícil, para a qual encontrar uma saída é um exercício político incomum, que pode afetar tanto a política interna quanto a externa. Se não houvesse restrições internacionais, seria razoável pensar que Pequim preferiria resolver o problema rapidamente através do uso de suas próprias forças armadas. Além disso, esta eventualidade é a constante ameaça a que o protesto de Hong Kong está sujeito: a lei atual prevê que, se o governo (apoiado por Pequim) da ex-colônia britânica solicitar a intervenção do Exército do Povo Chinês, a China não poderia responder positivamente a este pedido. Certamente seria um pedido puramente formal, que serviria ao governo chinês para ter algum tipo de justificativa legal para a repressão violenta. Para fazer isso, no entanto, isso significaria tornar o modelo "um país dois sistemas" através do qual o governo chinês quer se apresentar ao mundo, para dar uma pátina de tolerância e democracia, o que é útil para aumentar o comércio. Trair esse modelo poderia ter um custo econômico significativo, capaz de compactar os dados programáticos do crescimento chinês. Depois, há também custos diplomáticos, o que tornaria a imagem chinesa até agora laboriosamente reconstruída. Por outro lado, Pequim deve, no entanto, contar no balancete ideal da gestão da questão de Hong Kong, a incapacidade de administrar um protegido que se radicalizou, justamente pela rigidez do governo da antiga colônia britânica, que agiu sob as instruções do governo central. de Pequim. Um dos perigos que amedrontam os burocratas do Partido Comunista Chinês é a ampliação do protesto nas áreas mais sensíveis do império chinês: em primeiro lugar, Taiwan, que mostra sinais cada vez maiores de intolerância à interferência chinesa na região muçulmana do país chinês. , onde o protesto, embora sufocado pela violência, nunca deixou de ameaçar o processo de normalização imposto por Pequim, até a dissensão interna, certamente mais fácil de controlar, mas que sempre apresenta elementos críticos para o sistema. Oficialmente, por enquanto, a China não pretende pôr fim ao modelo com o qual Hong Kong governa, mas segue uma linha que combina a confiança na polícia, que reforçou seus métodos contra os manifestantes, à introdução de formas de repressão oculta como a de Hong Kong. falha em condenar as ações de criminosos, provavelmente provenientes de círculos do crime organizado em Hong Kong, que agiram contra dissidentes com ações violentas não combatidas pelas forças de segurança. A percepção é de que a China está ciente de que o envio do exército poderia minar a confiança vinda dos países ocidentais, que, no entanto, ganhou com grandes investimentos. Pequim também se mostrou bastante nervosa em relação às potências ocidentais que o alertaram para não intervir diretamente em Hong Kong: a China não tolera interferência interna, e é compreensível, mas essa suscetibilidade mostra que ainda não está pronta para desempenhar o papel de grande potência mundial fora do campo econômico. A dialética de Pequim é baseada em uma supremacia financeira, graças à qual obtém acesso fácil às relações internacionais, mas quando temas contingentes mudam as razões para a dialética diplomática, a China se vê aprisionada dentro de seus próprios padrões por Estado autoritário, que não lhe permite compreender a dinâmica normal das relações com os estados democráticos. Hong Kong é um teste para a China em face do mundo, porque a ex-colônia britânica não é uma região remota da China e nem mesmo uma área da Síria ou do Iraque, onde, infelizmente, os direitos não são garantidos, mas é uma potência econômica idealmente enquadrada no mundo ocidental e, portanto, um observatório privilegiado para ver como a China se comporta e poderia se comportar no futuro. As conseqüências podem ser muito pesadas para as ambições chinesas e, acima de tudo, para seus objetivos econômicos: um preço que é alto demais, mesmo diante de uma oposição cada vez mais contrária.

Для Китая Гонконг - экзамен

События Гонконга поставили Китай в сложное положение, для которого поиск выхода является необычным политическим упражнением, которое может повлиять как на внутреннюю, так и на внешнюю политику. Если бы не было международных ограничений, разумно предположить, что Пекин предпочел бы решить проблему быстро, используя собственные вооруженные силы. Более того, эта возможность является постоянной угрозой, которой подвергается гонконгский протест: действующий закон предусматривает, что если правительство бывшей британской колонии (при поддержке Пекина) потребует вмешательства Китайской народной армии, Китай не будет может ли это положительно ответить на этот запрос. Это, безусловно, будет чисто формальный запрос, который послужит китайскому правительству неким юридическим обоснованием насильственных репрессий. Однако, чтобы сделать этот шаг, это означало бы сделать модель "системой двух стран", с помощью которой китайское правительство хочет представить себя миру, наложить патину терпимости и демократии, что полезно для увеличения торговли. Предательство этой модели может иметь значительные экономические издержки, способные сжать программные данные о росте Китая. Кроме того, существуют дипломатические издержки, из-за которых имидж Китая до сих пор кропотливо восстанавливается. С другой стороны, Пекин, однако, должен рассчитывать на идеальный баланс управления гонконгским вопросом - неспособность управлять протеже, радикализовавшимся именно из-за жесткости правительства бывшей британской колонии, которое действовало по указанию центрального правительства. Пекина. Одной из опасностей, которые пугают чиновников Коммунистической партии Китая, является расширение протеста в наиболее чувствительных областях китайской империи: прежде всего на Тайване, который демонстрирует все более явные признаки нетерпимости к вмешательству Китая в мусульманском регионе китайской страны. Там, где протест, хотя и подавленный насилием, никогда не переставал угрожать процессу нормализации, навязанному Пекином, вплоть до внутреннего инакомыслия, безусловно, легче контролировать, но который всегда представляет критические элементы для системы. Официально пока что Китай не намерен положить конец модели, которой правит Гонконг, но проводит линию, которая объединяет доверие к полиции, которая ужесточает свои методы против демонстрантов, к введению таких форм скрытых репрессий, как неспособность осудить действия преступников, вероятно, выходцев из организованных преступных кругов в Гонконге, которые выступают против диссидентов с помощью насильственных действий, против которых не выступают силы безопасности. Предполагается, что Китай осознает, что отправка армии может подорвать доверие западных стран, которые, однако, заработали на крупных инвестициях. Пекин также проявил себя довольно нервно по отношению к западным державам, которые предупредили его не вмешиваться непосредственно в Гонконге: Китай не терпит внутреннего вмешательства, и это понятно, но эта уязвимость показывает, что он еще не готов играть роль великая мировая держава за пределами экономического поля. Пекинская диалектика основана на финансовом превосходстве, благодаря которому он получает легкий доступ к международным отношениям, но когда случайные темы меняют причины дипломатической диалектики, Китай оказывается в плену своих собственных закономерностей. Авторитарное государство, которое не позволяет ему понять нормальную динамику отношений с демократическими государствами. Гонконг является испытанием для Китая перед лицом всего мира, поскольку бывшая британская колония не является отдаленным регионом Китая и даже не районом Сирии или Ирака, где, к сожалению, права обычно не гарантируются, но это экономическая держава, идеально созданная в западном мире, и, следовательно, привилегированная обсерватория, чтобы увидеть, как Китай ведет себя и может вести себя в будущем. Последствия могут быть очень тяжелыми для амбиций Китая и, прежде всего, для его экономических целей: цена, которая слишком высока даже перед лицом все более противоположной оппозиции.

對中國來說,香港是一個考試

香港事件使中國陷入困境,尋找出路是一種不尋常的政治活動,可能會影響國內外政治。如果沒有國際限制,可以合理地認為北京更願意通過使用自己的武裝力量來迅速解決問題。此外,這種可能性是香港抗議所面臨的持續威脅:現行法律規定,如果前英國殖民地的政府(由北京支持)要求中國人民軍的介入,中國不會能否對這一要求做出積極回應。這肯定是一個純粹的正式要求,這將有助於中國政府為暴力鎮壓提供某種法律依據。然而,為了實現這一目標,這將意味著將中國政府希望向世界展示自己的模式“一個國家兩個體系”,給予寬容和民主的光彩,這對於增加貿易是有用的。背叛這種模式可能會產生巨大的經濟成本,能夠壓縮中國經濟增長的程序數據。然後還有外交成本,這將使中國形象迄今為止費力地重建。另一方面,北京必須依靠香港問題管理的理想資產負債表,無法管理一個已經變得激進化的門徒,正是因為前英國殖民地政府的僵化,這是根據中央政府的指示行事的。北京恐嚇中國共產黨官僚主義的危險之一是中國帝國最敏感地區的抗議活動正在擴大:首先是台灣,這在中國的穆斯林地區顯示出更大的不容忍中國干涉的跡象雖然抗議雖然在暴力中被扼殺,但從未停止威脅北京實施的正常化進程,直至內部異議,當然更容易控制,但這始終是該制度的關鍵要素。從官方方面來說,目前中國並不打算制止香港統治的模式,而是追求一種結合警察信任的線路,這種線路已經加強了對抗示威者的方法,引入了隱藏鎮壓的形式,如未能譴責罪犯的行為,可能來自香港的有組織犯罪團伙,他們採取行動反對持不同安全部隊反對的暴力行為的持不同政見者。人們認為,中國意識到軍​​隊的派遣可能會破壞來自西方國家的信任,而西方國家卻以大量投資贏得了自己的信任。對於西方國家警告它不要直接干預香港,北京也表現得相當緊張:中國不容忍內部干涉,這是可以理解的,但這種敏感性表明它還沒有準備好發揮作用經濟領域之外的世界強國。北京的辯證法建立在金融至上的基礎之上,由此可以輕鬆獲得國際關係,但當偶然的主題轉移了外交辯證法的原因時,中國發現自己被囚禁在自己的模式中。專制國家,這使他無法理解與民主國家關係的正常動態。香港是面對世界的中國考驗,因為前英國殖民地不是中國的偏遠地區,甚至不是敘利亞或伊拉克的地區,不幸的是,這些地方的權利通常不會得到保障,它是一個理想的西方世界經濟大國,因此是一個特權觀察站,可以看到中國在未來的行為和行為方式。對於中國的野心,尤其是對於經濟目標而言,後果可能非常沉重:即使面對日益相反的反對,價格也過高。

中国にとって香港は試験です

香港の出来事は中国を困難な状況に追いやっています。そのため、回避策を見つけることは珍しい政治的行使であり、これは国内外の政治に影響を与える可能性があります。国際的な制約がなければ、北京は自国の軍隊を使って問題を迅速に解決することを好むと考えるのが合理的です。さらに、この不測の事態は香港の抗議行動が受けている絶え間ない脅威です。現在の法律では、元英国植民地の政府(北京の支持)が中国人民軍の介入を要求した場合それはこの要求に積極的に応じることができます。それは確かに純粋に正式な要求であり、それは中国政府が暴力的抑圧のためのある種の法的な正当性を持つのに役立つでしょう。しかし、この動きをするためには、中国政府が自らを世界に向けて提示したいというモデル「1国2システム」にして、貿易を増大させるのに有用な寛容と民主主義の緑青を与えることを意味します。このモデルを裏切ることは、中国経済の成長に関するプログラム上のデータを圧縮することが可能であり、多大な経済的コストがかかる可能性があります。それから外交的なコストもあり、それは中国のイメージをこれまでのところ骨の折れるものにします。しかし他方で、北京は香港問題の管理の理想的なバランスシート、過激化したプロテジェを管理することができなかったことを頼りにしなければならない、正確には中央政府の指示に従って行動した北京の。中国共産党の官僚たちを怖がらせる危険の1つは、中国帝国の最も敏感な地域での抗議の拡大です。抗議行動は、暴力に悩まされているが、内部の反対意見まで、北京によって課された正規化プロセスを脅かすことを決して止めなかったが、それはシステムにとってきわめて重要な要素を提示している。正式には、今のところ、中国は香港が統治するモデルに終止符を打つつもりはないが、デモ参加者に対する方法を強化した警察への信頼と、治安部隊によって反対されていない暴力的な行動で反対派に対して行動した、おそらく香港の組織的な犯罪界から来た犯罪者の行動を非難することの失敗。中国は、軍の派遣が西側諸国からの信頼を弱体化させる可能性があることを中国が認識していると認識しています。北京はまた、香港に直接介入しないよう警告した西側諸国に対してもやや緊張していることを示しています。中国は内部干渉を容認しておらず、理解できますが、この影響を受けやすいのです。経済分野の外で偉大な世界の力。北京の弁証法は国際的な関係に容易にアクセスできるという経済的優位性に基づいていますが、偶発的なテーマが外交的弁証法の理由を変えると、中国はそれ自身のパターンの中に収監されます。権威主義国家、それは彼が民主主義国家との関係の通常の力学を理解することを可能にしません。旧イギリス植民地は中国の遠方の地域ではなく、シリアやイラクの地域でさえないため、香港は世界の正面から見た中国の試練です。残念ながら、権利は通常保証されていませんが、それは理想的には西欧諸国に囲まれた経済大国であり、それ故、中国がどのように振る舞うか、そして将来振る舞うことができるかを見るための特権的な展望台です。その結果は、中国の野心、とりわけ経済的目的のために非常に重くなる可能性があります。反対の反対に直面しても高すぎる価格です。

بالنسبة للصين ، هونج كونج هي اختبار

لقد وضعت أحداث هونغ كونغ الصين في موقف صعب ، حيث أن إيجاد مخرج له هو ممارسة سياسية غير عادية ، يمكن أن تؤثر على السياسة الداخلية والخارجية. إذا لم تكن هناك قيود دولية ، فمن المعقول الاعتقاد بأن بكين تفضل حل المشكلة بسرعة من خلال استخدام قواتها المسلحة. علاوة على ذلك ، فإن هذا الاحتمال هو التهديد المستمر الذي يتعرض له احتجاج هونج كونج: ينص القانون الحالي على أنه إذا طلبت الحكومة (بدعم من بكين) المستعمرة البريطانية السابقة تدخل الجيش الشعبي الصيني ، فإن الصين لن تقوم بذلك. يمكن أن تستجيب إيجابيا لهذا الطلب. سيكون بالتأكيد طلبًا رسميًا بحتًا ، من شأنه أن يخدم الحكومة الصينية في الحصول على نوع من التبرير القانوني للقمع العنيف. ولكن من أجل القيام بهذه الخطوة ، فإن ذلك يعني تقديم نموذج "دولة نظامان" ترغب الحكومة الصينية من خلاله في تقديم نفسها للعالم ، لإعطاء رباط من التسامح والديمقراطية ، وهو أمر مفيد لزيادة التجارة. قد يكون لخيانة هذا النموذج تكلفة اقتصادية كبيرة ، قادرة على ضغط البيانات البرنامجية للنمو الصيني. ثم هناك أيضا تكاليف دبلوماسية ، والتي من شأنها أن تجعل الصورة الصينية بنيت حتى الآن بشق الأنفس. من ناحية أخرى ، يجب أن تعتمد بكين في الميزانية العامة المثالية لإدارة قضية هونج كونج ، عدم القدرة على إدارة محمية أصبحت راديكالية ، على وجه التحديد بسبب صلابة حكومة المستعمرة البريطانية السابقة ، والتي تصرفت بناءً على تعليمات من الحكومة المركزية بكين. أحد الأخطار التي تخيف بيروقراطيين الحزب الشيوعي الصيني هو توسيع نطاق الاحتجاج في أكثر مناطق الإمبراطورية الصينية حساسية: أولاً وقبل كل شيء تايوان ، التي تظهر علامات متزايدة على عدم التسامح تجاه التدخل الصيني ، في المنطقة المسلمة في الصين. ، حيث لم تتوقف الاحتجاجات ، رغم خنقها في العنف ، عن تهديد عملية التطبيع التي فرضتها بكين ، حتى المعارضة الداخلية ، وبالتأكيد من الأسهل السيطرة عليها ، ولكنها تمثل دائمًا عناصر مهمة للنظام. من الناحية الرسمية ، في الوقت الحالي ، لا تنوي الصين وضع حد للنموذج الذي تحكم به هونج كونج ، لكنها تتبع خطًا يجمع الثقة في الشرطة ، التي شددت أساليبها ضد المتظاهرين ، لإدخال أشكال من القمع الخفي مثل عدم إدانة تصرفات المجرمين ، التي ربما تكون من دوائر الجريمة المنظمة في هونغ كونغ ، والتي تصرفت ضد المعارضين بأعمال عنف لا تعارضها قوات الأمن. التصور هو أن الصين تدرك أن إرسال الجيش يمكن أن يقوض الثقة التي تأتي من الدول الغربية ، والتي اكتسبت نفسها مع استثمارات كبيرة. لقد أظهرت بكين نفسها على أنها متوترة إلى حد ما تجاه القوى الغربية التي حذرتها من التدخل مباشرة في هونغ كونغ: الصين لا تتسامح مع التدخل الداخلي ، وهذا أمر مفهوم ، لكن هذه الحساسية تظهر أنها ليست مستعدة بعد للعب دور قوة عالمية كبيرة خارج المجال الاقتصادي. تستند جدلية بكين إلى تفوق مالي ، بفضله تمكّن من الوصول بسهولة إلى العلاقات الدولية ، لكن عندما تغيّر الموضوعات الطارئة أسباب الجدليات الدبلوماسية ، تجد الصين نفسها مسجونة في إطار أنماطها الخاصة الدولة الاستبدادية التي لا تسمح له بفهم الديناميات الطبيعية للعلاقات مع الدول الديمقراطية. تعتبر هونج كونج بمثابة اختبار للصين في مواجهة العالم ، لأن المستعمرة البريطانية السابقة ليست منطقة نائية في الصين ولا حتى منطقة من سوريا أو العراق ، حيث للأسف ، الحقوق غير مضمونة عادة ، لكن إنها قوة اقتصادية مؤطرة بشكل مثالي في العالم الغربي ، وبالتالي ، مرصد متميز لرؤية كيف تتصرف الصين ويمكن أن تتصرف في المستقبل. يمكن أن تكون العواقب وخيمة للغاية على الطموحات الصينية ، وقبل كل شيء بالنسبة لأهدافها الاقتصادية: ثمن مرتفع للغاية حتى في مواجهة معارضة متزايدة التناقض.

venerdì 26 luglio 2019

Il significato del nuovo lancio dei missili della Corea del Nord

Il lancio dei due missili effettuati nei giorni scorsi dalla Corea del Nord rientra nel consueto schema strategico di Pyongyang. L’avvertimento, come al solito, è diretto , prima di tutto, verso gli USA e la Corea del Sud, anche se si può allargare la minaccia anche a Tokyo. Occorre, poi, distinguere la tattica pensata nel particolare contro Seul e Washington e quella più generale, che riguarda l’intera comunità internazionale. Circa quest’ultimo aspetto la volonta del regime di Pyongyang è quella di riportare al centro dell’attenzione internazionale il paese nordcoreano per le necessità dell’economia nazionale. Riguardo al messaggio lanciato verso i vicini sudcoreani ed ai loro alleati americani, il motivo principale del test missilistico è costituito dall’avvertimento di volere sottolineare la contrarietà alle manovra militari congiunte programmate da Washington e Seul. La posizione dei due paesi nei confronti della Corea del Nord, attualmente, non è di totale contrapposizione: gli sforzi diplomatici compiuti da Seul sono la prova, che la Corea del Sud intende stabilizzare le relazioni con il paese vicino, ma i risultati, seppure incoraggianti, non hanno prodotto una conclusione definitiva circa la distensione. D’altra parte non sembra possibile credere che a questa definizione si potrà mai arrivare:   il dittatore nordcoreano ha a disposizione pochi strumenti che non siano bellici, per mantenere la pressione sul vicino e, nel contempo, sfruttare la continua minaccia per avere vantaggi economici. L’unica arma di pressione concreta è continuare, con la scusa della sicurezza nazionale, gli esperimenti balistici. Anche gli stessi Stati Uniti hanno minimizzato il lancio dei missili dei giorni scorsi, anzi ufficialmente hanno considerato un aspetto positivo il fatto che la dimostrazione bellica non abbia riguardato test nucleari. Questo dimostra come la Corea del Nord, pur controllata continuamente, sia ritenuta, al momento, in una fase di minore pericolo di quando effettuava i test nucleari, interpretati proprio, come una volontà di effettuare una pressione maggiore. Tuttavia mantenere le esercitazioni militari congiunte rappresenta comunque una risposta a Pyongyang, sia sul piano bellico, che su quello diplomatico: nel senso di dimostrare il continuo appoggio statunitense alla Corea del Sud, contro qualsiasi volontà nordcoreana. Dal punto di vista più militare i missili lanciati sembrano essere di produzione russa, anche se, solitamente, questi vettori possono raggiungere soltanto i 400 chilometri di distanza, mentre quelli lanciati nei giorni scorsi hanno raggiunto una distanza di ben 600 chilometri. Le altrenative sono due: o si è trattato di nuovi missili o sono stati armamenti modificati dai nordcoreani. In questo secondo caso il regime potrebbe avere voluto dimostrare una capacità tecnologica fino ad ora sottovalutata. Anche l’aspetto di avere lanciato missili di fabbricazione russa può essere interpretato come un messaggio che i rapporti tra Pyongyang e Mosca sono stati incrementati e ciò potrebbe anche significare che la Russia voglia entrare in modo più significativo nella regione, sia come fattore per esasperare gli USA, che per giocare un ruolo di maggiore importanza nell’area, anche in ragione dei difficili rapporti con il Giappone e con gli alleati americani in quanto tali. Queste considerazioni possono rappresentare un elemento di maggiore riflessione, rispetto all’effettivo rapporto che intercorre tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti in questo momento: nonostante il fallimento dell’ultimo vertice tra Kim Jong-un e Trump, le relazioni trai i due paesi stanno continuando attraverso contatti continui e commissioni comuni, che hanno come obiettivo sul lungo periodo di travare una intesa per la pacificazione e sul breve periodo di organizzare un nuovo vertice tra i due capi di stato.

The meaning of the new North Korean missile launch

The launch of the two missiles carried out in recent days by North Korea falls within the usual strategic framework of Pyongyang. The warning, as usual, is directed, first of all, towards the USA and South Korea, although the threat can also be extended to Tokyo. It is also necessary to distinguish the tactics thought in particular against Seoul and Washington and the more general one, which concerns the entire international community. About the latter aspect, the will of the Pyongyang regime is to bring the North Korean country to the center of international attention for the needs of the national economy. Regarding the message sent to the South Korean neighbors and their American allies, the main reason for the missile test is the warning to underline the opposition to the joint military operations planned by Washington and Seoul. The position of the two countries towards North Korea, at present, is not one of total opposition: the diplomatic efforts made by Seoul are proof that South Korea intends to stabilize relations with the neighboring country, but the results, although encouraging , did not produce a definitive conclusion about détente. On the other hand, it does not seem possible to believe that this definition will ever arrive: the North Korean dictator has few tools available that are not warlike, to maintain pressure on the neighbor and, at the same time, exploit the continuing threat to gain economic benefits. The only weapon of concrete pressure is to continue, with the excuse of national security, ballistic experiments. Even the United States itself has minimized the launch of missiles in recent days, indeed officially they considered a positive aspect the fact that the war demonstration did not concern nuclear tests. This shows how North Korea, while continuously controlled, is considered, at the moment, in a phase of less danger than when it carried out nuclear tests, interpreted precisely, as a will to carry out greater pressure. However, maintaining joint military exercises still represents a response to Pyongyang, both on the war and on the diplomatic level: in the sense of demonstrating continued US support for South Korea, against any North Korean will. From the most military point of view the missiles launched seem to be of Russian production, even though these carriers can usually only reach 400 kilometers away, while those launched in recent days have reached a distance of 600 kilometers. There are two alternatives: either they were new missiles or they were modified by North Korean armaments. In this second case the regime could have wanted to demonstrate a technological capacity so far underestimated. Even the appearance of having launched Russian-made missiles can be interpreted as a message that relations between Pyongyang and Moscow have been increased and this could also mean that Russia wants to enter more significantly in the region, and as a factor to exacerbate the USA, that to play a more important role in the area, also because of the difficult relations with Japan and with the American allies as such. These considerations may represent an element of greater reflection, compared to the actual relationship between North Korea and the United States at this time: despite the failure of the last summit between Kim Jong-un and Trump, the relations between the two countries are continuing through continuous contacts and joint commissions, which have as their objective the long term to find an agreement for pacification and in the short term to organize a new summit between the two heads of state.

El significado del nuevo lanzamiento de misiles de Corea del Norte

El lanzamiento de los dos misiles realizados en los últimos días por Corea del Norte se enmarca dentro del marco estratégico habitual de Pyongyang. La advertencia, como de costumbre, está dirigida, en primer lugar, hacia los Estados Unidos y Corea del Sur, aunque la amenaza también puede extenderse a Tokio. También es necesario distinguir las tácticas pensadas en particular contra Seúl y Washington y la más general, que concierne a toda la comunidad internacional. Sobre este último aspecto, la voluntad del régimen de Pyongyang es llevar al país de Corea del Norte al centro de la atención internacional para las necesidades de la economía nacional. Con respecto al mensaje enviado a los vecinos de Corea del Sur y sus aliados estadounidenses, la razón principal de la prueba de misiles es la advertencia para subrayar la oposición a las operaciones militares conjuntas planeadas por Washington y Seúl. La posición de los dos países hacia Corea del Norte, en la actualidad, no es de total oposición: los esfuerzos diplomáticos realizados por Seúl son una prueba de que Corea del Sur pretende estabilizar las relaciones con el país vecino, pero los resultados, aunque alentadores , no produjo una conclusión definitiva sobre la distensión. Por otro lado, no parece posible creer que esta definición llegue nunca: el dictador norcoreano tiene pocas herramientas disponibles que no son de guerra, para mantener la presión sobre el vecino y, al mismo tiempo, explotar la amenaza continua para obtener beneficios económicos. La única arma de presión concreta es continuar, con la excusa de la seguridad nacional, los experimentos balísticos. Incluso los propios Estados Unidos han minimizado el lanzamiento de misiles en los últimos días, de hecho, oficialmente consideraron un aspecto positivo el hecho de que la manifestación de guerra no se refería a pruebas nucleares. Esto muestra cómo Corea del Norte, si bien está continuamente controlada, se considera, en este momento, en una fase de menos peligro que cuando realizó pruebas nucleares, interpretada con precisión, como una voluntad de llevar a cabo una mayor presión. Sin embargo, mantener ejercicios militares conjuntos aún representa una respuesta para Pyongyang, tanto en la guerra como a nivel diplomático: en el sentido de demostrar el apoyo continuo de EE. UU. A Corea del Sur, en contra de cualquier voluntad norcoreana. Desde el punto de vista más militar, los misiles lanzados parecen ser de producción rusa, a pesar de que estos portadores generalmente solo pueden alcanzar los 400 kilómetros de distancia, mientras que los lanzados en los últimos días han alcanzado una distancia de 600 kilómetros. Hay dos alternativas: o eran nuevos misiles o fueron modificados por armamentos de Corea del Norte. En este segundo caso, el régimen podría haber querido demostrar una capacidad tecnológica hasta ahora subestimada. Incluso la apariencia de haber lanzado misiles de fabricación rusa se puede interpretar como un mensaje de que las relaciones entre Pyongyang y Moscú se han incrementado y esto también podría significar que Rusia quiere ingresar de manera más significativa en la región y como un factor para exacerbar el EE.UU., que desempeñar un papel más importante en el área, también debido a las difíciles relaciones con Japón y con los aliados estadounidenses como tales. Estas consideraciones pueden representar un elemento de mayor reflexión, en comparación con la relación real entre Corea del Norte y los Estados Unidos en este momento: a pesar del fracaso de la última cumbre entre Kim Jong-un y Trump, las relaciones entre los dos Los países continúan a través de contactos continuos y comisiones conjuntas, que tienen como objetivo a largo plazo encontrar un acuerdo para la pacificación y, a corto plazo, organizar una nueva cumbre entre los dos jefes de estado.

Die Bedeutung des neuen nordkoreanischen Raketenstarts

Der Start der beiden in den letzten Tagen von Nordkorea durchgeführten Raketen fällt in den üblichen strategischen Rahmen von Pjöngjang. Die Warnung richtet sich wie üblich zunächst gegen die USA und Südkorea, kann aber auch auf Tokio ausgedehnt werden. Es ist auch notwendig, die Taktik, die insbesondere gegen Seoul und Washington gedacht ist, von der allgemeineren zu unterscheiden, die die gesamte internationale Gemeinschaft betrifft. Was den letzteren Aspekt betrifft, so besteht der Wille des Pjöngjang-Regimes darin, das nordkoreanische Land für die Bedürfnisse der Volkswirtschaft in den Mittelpunkt der internationalen Aufmerksamkeit zu rücken. In Bezug auf die Botschaft an die südkoreanischen Nachbarn und ihre amerikanischen Verbündeten ist der Hauptgrund für den Raketentest die Warnung, die Opposition gegen die von Washington und Seoul geplanten gemeinsamen Militäreinsätze zu unterstreichen. Die Position der beiden Länder gegenüber Nordkorea ist derzeit keine Position der totalen Opposition: Die diplomatischen Bemühungen von Seoul sind ein Beweis dafür, dass Südkorea die Beziehungen zum Nachbarland stabilisieren will, aber die Ergebnisse sind zwar ermutigend , hat keine endgültige Schlussfolgerung zur Entspannung gezogen. Auf der anderen Seite scheint es nicht möglich zu sein zu glauben, dass diese Definition jemals eintreten wird: Der nordkoreanische Diktator verfügt nur über wenige Instrumente, die nicht kriegerisch sind, um den Druck auf den Nachbarn aufrechtzuerhalten und gleichzeitig die anhaltende Bedrohung auszunutzen, um wirtschaftliche Vorteile zu erzielen. Die einzige Waffe des konkreten Drucks besteht darin, mit der Entschuldigung der nationalen Sicherheit ballistische Experimente fortzusetzen. Sogar die Vereinigten Staaten selbst haben in den letzten Tagen den Abschuss von Raketen auf ein Minimum reduziert. Offiziell sahen sie einen positiven Aspekt darin, dass die Kriegsdemonstration keine Atomtests betraf. Dies zeigt, wie Nordkorea, obwohl es ständig kontrolliert wird, im Moment als eine Phase mit geringerer Gefahr angesehen wird als bei der Durchführung von Nuklearversuchen, genau interpretiert als Wille, größeren Druck auszuüben. Die Beibehaltung gemeinsamer militärischer Übungen ist jedoch nach wie vor eine Reaktion auf Pjöngjang, sowohl auf Kriegs- als auch auf diplomatischer Ebene: im Sinne einer fortgesetzten US-amerikanischen Unterstützung Südkoreas gegen jeden nordkoreanischen Willen. Aus militärischer Sicht scheinen die abgefeuerten Raketen russischer Produktion zu sein, obwohl diese Träger normalerweise nur 400 Kilometer entfernt sind, während die in den letzten Tagen abgefeuerten eine Entfernung von 600 Kilometern erreicht haben. Es gibt zwei Alternativen: Entweder handelte es sich um neue Raketen oder sie wurden durch nordkoreanische Waffen modifiziert. In diesem zweiten Fall hätte das Regime eine bisher unterschätzte technologische Leistungsfähigkeit nachweisen können. Sogar das Erscheinen von Raketen aus russischer Produktion kann als Botschaft interpretiert werden, dass die Beziehungen zwischen Pjöngjang und Moskau vertieft wurden, und dies könnte auch bedeuten, dass Russland in der Region stärker einsteigen will und dies als ein Faktor zur Verschärfung der Lage USA, die auch wegen der schwierigen Beziehungen zu Japan und zu den amerikanischen Verbündeten als solchen eine wichtigere Rolle in der Region spielen. Diese Überlegungen könnten im Vergleich zu den gegenwärtigen Beziehungen zwischen Nordkorea und den Vereinigten Staaten ein Element größerer Überlegungen darstellen: Trotz des Scheiterns des letzten Gipfels zwischen Kim Jong-un und Trump sind die Beziehungen zwischen beiden ein Thema Die Länder pflegen fortlaufende Kontakte und gemeinsame Kommissionen, deren Ziel es ist, langfristig ein Abkommen zur Befriedung zu finden und kurzfristig einen neuen Gipfel zwischen den beiden Staatsoberhäuptern zu organisieren.

La signification du lancement d'un nouveau missile nord-coréen

Le lancement des deux missiles effectués ces derniers jours par la Corée du Nord s'inscrit dans le cadre stratégique habituel de Pyongyang. Comme d'habitude, l'avertissement s'adresse tout d'abord aux États-Unis et à la Corée du Sud, bien que la menace puisse également être étendue à Tokyo. Il est également nécessaire de distinguer les tactiques envisagées notamment contre Séoul et Washington et la plus générale qui concerne toute la communauté internationale. À propos de ce dernier aspect, la volonté du régime de Pyongyang est de placer le pays nord-coréen au centre de l’attention internationale pour répondre aux besoins de l’économie nationale. En ce qui concerne le message envoyé aux voisins sud-coréens et à leurs alliés américains, la principale raison de l'essai de missile est l'avertissement de souligner l'opposition aux opérations militaires conjointes planifiées par Washington et Séoul. La position actuelle des deux pays vis-à-vis de la Corée du Nord n’est pas une opposition totale à l’heure actuelle: les efforts diplomatiques de Séoul prouvent que la Corée du Sud entend stabiliser ses relations avec le pays voisin, mais les résultats, bien que encourageants , n’a pas abouti à une conclusion définitive sur la détente. En revanche, il ne semble pas possible de croire que cette définition arrivera un jour: le dictateur nord-coréen ne dispose que de peu d’outils non belliqueux pour maintenir la pression sur le voisin et, en même temps, exploiter la menace qui persiste pour obtenir des avantages économiques. La seule arme de pression concrète est de continuer, sous prétexte de sécurité nationale, à faire des expériences balistiques. Même les États-Unis eux-mêmes ont minimisé le lancement de missiles ces derniers jours. En fait, ils ont officiellement considéré comme positif que la démonstration de guerre ne concerne pas les essais nucléaires. Cela montre comment la Corée du Nord, bien que contrôlée en permanence, est considérée pour le moment dans une phase de danger moins grande que lorsqu’elle a procédé à des essais nucléaires, interprétés précisément, comme une volonté d’exercer une pression accrue. Cependant, le maintien d’exercices militaires conjoints représente toujours une réponse à Pyongyang, tant sur le plan de la guerre que sur le plan diplomatique: en ce sens qu’il démontre le soutien continu des États-Unis à la Corée du Sud, contre toute volonté nord-coréenne. Du point de vue le plus militaire, les missiles lancés semblent être de production russe, même si ces véhicules ne peuvent généralement pas atteindre 400 kilomètres, alors que ceux lancés ces derniers jours atteignent 600 kilomètres. Il existe deux alternatives: soit de nouveaux missiles, soit ils ont été modifiés par l’armement nord-coréen. Dans ce second cas, le régime aurait pu vouloir démontrer une capacité technologique jusque-là sous-estimée. Même l'apparence d'avoir lancé des missiles de fabrication russe peut être interprétée comme un message indiquant que les relations entre Pyongyang et Moscou se sont intensifiées, ce qui pourrait également signifier que la Russie souhaite pénétrer de manière plus significative dans la région et constituer un facteur d'exacerbation du conflit. Les États-Unis ont pour rôle de jouer un rôle plus important dans la région, notamment à cause des relations difficiles avec le Japon et les alliés américains en tant que tels. Ces considérations peuvent représenter un élément de réflexion plus important, par rapport aux relations actuelles entre la Corée du Nord et les États-Unis: malgré l'échec du dernier sommet entre Kim Jong-un et Trump, les relations entre les deux Les pays poursuivent leurs contacts par le biais de contacts permanents et de commissions mixtes, qui ont pour objectif à long terme de trouver un accord de pacification et d'organiser à court terme un nouveau sommet entre les deux chefs d'Etat.

O significado do novo lançamento de mísseis norte-coreanos

O lançamento dos dois mísseis realizados nos últimos dias pela Coréia do Norte se enquadra no quadro estratégico usual de Pyongyang. O aviso, como sempre, é dirigido, em primeiro lugar, aos EUA e à Coréia do Sul, embora a ameaça também possa ser estendida a Tóquio. Também é necessário distinguir as táticas pensadas em particular contra Seul e Washington e a mais geral, que diz respeito a toda a comunidade internacional. Sobre o último aspecto, a vontade do regime de Pyongyang é levar o país norte-coreano ao centro da atenção internacional para as necessidades da economia nacional. Em relação à mensagem enviada aos vizinhos sul-coreanos e seus aliados americanos, a principal razão para o teste de mísseis é o aviso para sublinhar a oposição às operações militares conjuntas planejadas por Washington e Seul. A posição dos dois países em relação à Coréia do Norte, atualmente, não é de total oposição: os esforços diplomáticos feitos por Seul são prova de que a Coreia do Sul pretende estabilizar as relações com o país vizinho, mas os resultados, embora encorajadores , não produziu uma conclusão definitiva sobre détente. Por outro lado, não parece possível acreditar que essa definição jamais chegará: o ditador norte-coreano tem poucas ferramentas disponíveis que não são guerreiras, para manter a pressão sobre o vizinho e, ao mesmo tempo, explorar a ameaça contínua de obter benefícios econômicos. A única arma de pressão concreta é continuar, com a desculpa da segurança nacional, experimentos balísticos. Mesmo os próprios Estados Unidos minimizaram o lançamento de mísseis nos últimos dias, fato oficialmente considerado um aspecto positivo pelo fato de que a demonstração de guerra não se referia a testes nucleares. Isso mostra como a Coréia do Norte, embora continuamente controlada, é considerada, no momento, em uma fase de menor perigo do que quando realizava testes nucleares, interpretados com precisão, como uma vontade de exercer uma pressão maior. No entanto, a manutenção de exercícios militares conjuntos ainda representa uma resposta a Pyongyang, tanto na guerra quanto no nível diplomático: no sentido de demonstrar o contínuo apoio dos EUA à Coréia do Sul, contra qualquer vontade norte-coreana. Do ponto de vista mais militar, os mísseis lançados parecem ser de produção russa, embora esses transportadores geralmente consigam chegar a apenas 400 quilômetros de distância, enquanto os lançados nos últimos dias chegaram a uma distância de 600 quilômetros. Existem duas alternativas: ou eram novos mísseis ou foram modificados pelos armamentos norte-coreanos. Neste segundo caso, o regime poderia querer demonstrar uma capacidade tecnológica até agora subestimada. Mesmo a aparência de ter lançado mísseis fabricados na Rússia pode ser interpretada como uma mensagem de que as relações entre Pyongyang e Moscou foram aumentadas e isso também pode significar que a Rússia quer entrar mais significativamente na região e como um fator para exacerbar a região. EUA, que para desempenhar um papel mais importante na área, também por causa das difíceis relações com o Japão e com os aliados americanos como tal. Estas considerações podem representar um elemento de maior reflexão, comparado à relação real entre a Coréia do Norte e os Estados Unidos neste momento: apesar do fracasso da última cimeira entre Kim Jong-un e Trump, as relações entre os dois países os países continuam através de contatos contínuos e comissões conjuntas, que têm como objetivo a longo prazo encontrar um acordo de pacificação e, a curto prazo, organizar uma nova cúpula entre os dois chefes de Estado.

Смысл запуска новой северокорейской ракеты

Запуск двух ракет, осуществленный в последние дни Северной Кореей, укладывается в обычные стратегические рамки Пхеньяна. Предупреждение, как обычно, направлено, в первую очередь, на США и Южную Корею, хотя угрозу можно также распространить и на Токио. Также необходимо различать тактику, в частности, в отношении Сеула и Вашингтона, и более общую тактику, касающуюся всего международного сообщества. Что касается последнего аспекта, то воля пхеньянского режима состоит в том, чтобы сделать северокорейскую страну центром международного внимания для нужд национальной экономики. Что касается послания, направленного южнокорейским соседям и их американским союзникам, основной причиной ракетного испытания является предупреждение, чтобы подчеркнуть противодействие совместным военным операциям, запланированным Вашингтоном и Сеулом. Позиция двух стран в отношении Северной Кореи в настоящее время не является полной оппозицией: предпринятые Сеулом дипломатические усилия являются доказательством того, что Южная Корея намерена стабилизировать отношения с соседней страной, но результаты, хотя и обнадеживающие не дал однозначного заключения о разрядке. С другой стороны, кажется невозможным поверить в то, что это определение когда-либо придет: у северокорейского диктатора есть несколько доступных инструментов, не воинственных, для поддержания давления на соседа и, в то же время, использования постоянной угрозы для получения экономических выгод. Единственным оружием конкретного давления является продолжение, под предлогом национальной безопасности, баллистических экспериментов. Даже сами США в последние дни свели к минимуму запуск ракет, действительно официально они считали позитивным аспектом тот факт, что демонстрация войны не касалась ядерных испытаний. Это показывает, что Северная Корея, хотя и находится под постоянным контролем, в настоящее время рассматривается как находящаяся в фазе меньшей опасности, чем когда она проводила ядерные испытания, точно интерпретируемая как стремление оказывать большее давление. Однако проведение совместных военных учений по-прежнему является ответом Пхеньяну как на войне, так и на дипломатическом уровне: в смысле демонстрации постоянной поддержки США Южной Кореи против любой воли Северной Кореи. С самой военной точки зрения запускаемые ракеты, похоже, российского производства, хотя эти носители обычно могут достигать только 400 километров, в то время как те, что были запущены в последние дни, достигли расстояния в 600 километров. Есть две альтернативы: либо это были новые ракеты, либо они были модифицированы северокорейским вооружением. Во втором случае режим, возможно, хотел продемонстрировать технологический потенциал, который до сих пор недооценивался. Даже видимость запуска ракет российского производства может быть истолкована как сообщение о том, что отношения между Пхеньяном и Москвой расширились, и это также может означать, что Россия хочет более значительного вхождения в регион, и как фактор, усугубляющий ситуацию. США, чтобы играть более важную роль в этом регионе, в том числе из-за сложных отношений с Японией и с американскими союзниками как таковыми. Эти соображения могут представлять элемент большей рефлексии по сравнению с реальными отношениями между Северной Кореей и США в настоящее время: несмотря на провал последнего саммита между Ким Чен Ыном и Трампом, отношения между двумя страны продолжают поддерживать постоянные контакты и создавать совместные комиссии, которые ставят своей целью в долгосрочном плане найти соглашение по умиротворению и в краткосрочной перспективе организовать новый саммит между главами двух государств.

新朝鮮導彈發射的意義

最近幾天朝鮮發射的兩枚導彈落入了平壤的通常戰略框架內。像往常一樣,警告首先指向美國和韓國,儘管威脅也可以延伸到東京。還有必要區分特別針對首爾和華盛頓的戰術以及涉及整個國際社會的更普遍的策略。關於後一方面,平壤政權的意願是將朝鮮國家置於國際關注的中心,以滿足國民經濟的需要。關於發送給韓國鄰國及其美國盟友的消息,導彈試驗的主要原因是警告強調反對華盛頓和首爾計劃的聯合軍事行動。目前,兩國對朝鮮的立場不是全面的反對派:首爾的外交努力證明了韓國打算穩定與鄰國的關係,但結果雖然令人鼓舞,沒有得出關於緩和的明確結論。另一方面,似乎不可能相信這個定義將會到來:朝鮮獨裁者很少有可用的工具,以保持鄰居的壓力,同時利用持續的威脅來獲得經濟利益。具體壓力的唯一武器是以國家安全為藉口繼續進行彈道實驗。最近幾天,即使是美國本身也最大限度地減少了導彈的發射,事實上他們認為戰爭示威不涉及核試驗這一事實也是正面的。這表明朝鮮雖然在不斷受到控制的情況下,目前處於一個危險性較小的階段,而不是進行核試驗時,恰恰解釋為一種施加更大壓力的意願。然而,在戰爭和外交層面上,維持聯合軍事演習仍然是對平壤的回應:從表明美國繼續支持韓國,反對任何朝鮮的意願。從最軍事的角度來看,發射的導彈似乎是俄羅斯的生產,即使這些航母通常只能到達400公里以外,而最近幾天發射的導彈已達到600公里的距離。有兩種選擇:要么是新型導彈,要么是朝鮮武器修改過的。在第二種情況下,該政權可能希望證明迄今為止低估的技術能力。甚至發射俄製導彈的情況也可以解釋為平壤和莫斯科之間關係增加的信息,這也可能意味著俄羅斯希望在該地區進入更加重要的地位,並且這也是加劇這種情況的一個因素。美國,在該地區發揮更重要的作用,也是因為與日本和美國盟友之間的關係困難。與朝鮮和美國此時的實際關係相比,這些考慮因素可能代表了更多的反映:儘管金正恩和特朗普之間的最後一次峰會失敗,但兩者之間的關係各國正在繼續通過不斷接觸和聯合委員會,其長期目標是尋求和平協議,並在短期內組織兩國元首之間的新峰會。

新しい北朝鮮ミサイル発射の意味

北朝鮮によって最近行われた2つのミサイルの発射は平壌の通常の戦略的枠組みの中に入ります。この警告は、いつものように、まず第一に、米国と韓国に向けられていますが、脅威は東京にも及ぶ可能性があります。特にソウルとワシントンに対する戦術と、国際社会全体に関わるより一般的な戦術を区別することも必要です。後者については、平壌政権の意志は、朝鮮民主主義人民共和国を国民経済の必要性のために国際的な注目の的にすることです。韓国の隣人と彼らのアメリカの同盟国に送られたメッセージに関して、ミサイルテストの主な理由はワシントンとソウルによって計画された共同軍事作戦への反対を強調する警告です。現時点では、北朝鮮に対する両国の立場は全く反対ではない。ソウルによる外交的努力は、韓国が近隣諸国との関係を安定させることを意図していることを証明している。 、デテンテについて決定的な結論を出しませんでした。北朝鮮の独裁者は、隣人に圧力をかけ続け、同時に経済的利益を得るために絶え間ない脅威を悪用するために、戦争的ではない道具をほとんど手に入れることができません。具体的な圧力の唯一の武器は、国家安全保障上の理由で、弾道実験を続けることです。米国自体でさえ最近の数日間のミサイル発射を最小にしました、確かに彼らは戦争のデモンストレーションが核実験に関するものではなかったという事実を正当な側面とみなしました。これは、北朝鮮が継続的に統制されているにもかかわらず、現在のところ、核実験を実施したときよりも危険性が少ない段階であると考えられていることを示しています。しかし、合同軍事演習を維持することは、北朝鮮の意志に対して、戦争と外交レベルの両方で、依然として平壌への対応を表しています。最も軍事的な観点から見れば、発射されたミサイルはロシアで生産されているように見えますが、最近の発射されたミサイルは600キロメートルの距離に達しています。 2つの選択肢があります。それらは新しいミサイルであるか、北朝鮮の軍備によって修正されたかのどちらかです。この2番目のケースでは、政権はこれまで過小評価されていた技術的能力を示すことを望んでいた可能性があります。ロシア製ミサイルを発射したような外観でも、平壌とモスクワの関係が強化されたというメッセージと解釈することができ、これはロシアがこの地域へのより重要な参入を望んでいることを意味します。アメリカ、その地域でより重要な役割を果たすこと、それはまた日本との、そしてそのようにアメリカの同盟国との困難な関係のため。現時点での朝鮮民主主義人民共和国と米国の実際の関係と比較して、これらの考察はより大きな反省の要素を表している可能性があります。両国は、継続的な接触と合同委員会を継続して行っており、これらの目標として、平和のための合意を見いだすこと、そして短期的には両首脳の間で新たな首脳会議を組織することである。

معنى إطلاق صاروخ كوري شمالي جديد

يقع إطلاق الصاروخين في الأيام الأخيرة من قبل كوريا الشمالية ضمن الإطار الاستراتيجي المعتاد لبيونغ يانغ. التحذير ، كالعادة ، يتم توجيهه ، أولاً وقبل كل شيء ، إلى الولايات المتحدة وكوريا الجنوبية ، على الرغم من أن التهديد يمكن أن يمتد أيضًا إلى طوكيو. من الضروري أيضًا التمييز بين التكتيكات التي تم التفكير بها بشكل خاص ضد سيول وواشنطن والأساليب الأكثر عمومية التي تهم المجتمع الدولي بأسره. حول الجانب الأخير ، تتمثل إرادة نظام بيونغ يانغ في جعل الدولة الكورية الشمالية في مركز الاهتمام الدولي باحتياجات الاقتصاد الوطني. فيما يتعلق بالرسالة المرسلة إلى الجيران الكوريين الجنوبيين وحلفائهم الأمريكيين ، فإن السبب الرئيسي لاختبار الصاروخ هو التحذير للتأكيد على معارضة العمليات العسكرية المشتركة التي تخطط لها واشنطن وسيول. إن موقف البلدين تجاه كوريا الشمالية ، في الوقت الحالي ، ليس موقفًا معارضًا تمامًا: إن الجهود الدبلوماسية التي بذلتها سيئول دليل على أن كوريا الجنوبية تنوي تحقيق الاستقرار في العلاقات مع الدولة المجاورة ، ولكن النتائج ، رغم أنها مشجعة ، لم تسفر عن استنتاج نهائي حول الانفراج. من ناحية أخرى ، لا يبدو من الممكن تصديق أن هذا التعريف سيصل على الإطلاق: لدى الديكتاتور الكوري الشمالي أدوات قليلة غير حربية ، وللحفاظ على الضغط على الجار ، وفي الوقت نفسه ، استغلال التهديد المستمر للحصول على فوائد اقتصادية. السلاح الوحيد للضغط الملموس هو الاستمرار ، بحجة الأمن القومي ، في تجارب باليستية. حتى الولايات المتحدة نفسها قللت من إطلاق الصواريخ إلى الحد الأدنى في الأيام الأخيرة ، فقد اعتبروا رسميًا الجانب الإيجابي حقيقة أن المظاهرة الحربية لم تكن تتعلق بالتجارب النووية. هذا يوضح كيف تعتبر كوريا الشمالية ، في الوقت الذي تخضع فيه لسيطرة مستمرة ، في الوقت الحالي ، في مرحلة أقل خطورة مما كانت عليه عندما أجرت تجارب نووية ، تم تفسيرها بدقة ، على أنها إرادة لممارسة ضغط أكبر. ومع ذلك ، فإن الحفاظ على المناورات العسكرية المشتركة لا يزال يمثل رداً على بيونغ يانغ ، سواء على الحرب أو على المستوى الدبلوماسي: بمعنى إظهار الدعم الأمريكي المستمر لكوريا الجنوبية ، ضد أي إرادة كورية شمالية. من الناحية العسكرية ، يبدو أن الصواريخ التي تم إطلاقها من إنتاج روسي ، على الرغم من أن هذه الناقلات يمكن أن تصل إلى 400 كيلومتر فقط ، في حين أن الصواريخ التي أطلقت في الأيام الأخيرة قد وصلت إلى مسافة 600 كيلومتر. هناك بديلان: إما أنهما صاروخان جديدان أو تم تعديلهما بواسطة أسلحة كوريا الشمالية. في هذه الحالة الثانية ، كان يمكن للنظام أن يرغب في إظهار القدرة التكنولوجية التي تم الاستهانة بها حتى الآن. حتى ظهور صواريخ روسية الصنع يمكن تفسيره على أنه رسالة مفادها أن العلاقات بين بيونج يانج وموسكو قد زادت وأن هذا قد يعني أيضًا أن روسيا ترغب في الدخول بشكل أكثر أهمية في المنطقة ، وكعامل لتفاقم الولايات المتحدة الأمريكية ، تلعب دورًا أكثر أهمية في المنطقة ، أيضًا بسبب العلاقات الصعبة مع اليابان ومع الحلفاء الأميركيين على هذا النحو. قد تمثل هذه الاعتبارات عنصرًا أكثر انعكاسًا ، مقارنة بالعلاقة الفعلية بين كوريا الشمالية والولايات المتحدة في هذا الوقت: على الرغم من فشل القمة الأخيرة بين كيم جونغ أون وترامب ، فإن العلاقات بين الاثنين تواصل البلدان من خلال الاتصالات المستمرة واللجان المشتركة ، والتي يكون هدفها على المدى الطويل لإيجاد اتفاق للتهدئة وعلى المدى القصير لتنظيم قمة جديدة بين رئيسي الدولتين.

venerdì 19 luglio 2019

Le intenzioni della nuova presidente della Commissione Europea


La nuova Presidente della Commissione europea ha reso nota la sua idea di Unione e della natura dei rapporti che le isituzioni di Bruxelles devono avere circa i maggiori temi  che hanno condzionato la vita europea e che saranno centrali nel prossimo futuro. Sul piano della politica estera sono due le questioni più centrali: l’uscita del Regno Unito ed i rapporti con la Russia; mentre sul primo tema Bruxelles, anche con la nuova dirigenza, non sembra disponibile ad arretrare  dalle concessioni fatte agli inglesi, sul problema dei rapporti con la Russia, l’atteggiamento parte da una disponibilità generica, in quanto viene riconosciuto come Mosca sia un paese vicino, con il quale è impossibile non avere rapporti, ma, nello stesso tempo, viene considerato fondamentale , per l’Europa presentarsi nella maniera più coesa possibile, cioè proprio l’opposto di quanto desiderato dalla Russia. Per Mosca, ma anche per Wasghington, è preferibile una Europa divisa, che permetta di trattare con i singoli stati, cioè soggetti più deboli rispetto ad una Unione che si presenta come soggetto unico. La politica del Cremlino è stata quella di dividere l’Unione anche con mezzi non leciti, verso i quali  la risposta più efficiente potrebbe essere rappresentata dalle libertà europee intese come libertà di stampa come mezzo per denunciare pubblicamente le azioni scorrette di altri stati. Questa interpretazione pare, però, soltanto un punto di partenza, oltre il quale possono esistere strutture concrete, come la difesa comune europea, in grado di fornire reazioni più veloci anche ad attacchi non convenzionali. La Russia sembra essere rappresentata come un reale pericolo, proprio perchè i suoi obiettivi sono in aperto contrasto con quelli europei. La cautela della nuova presidente nei rapporti con Mosca predilige un approccio diplomatico, ma da un punto di forza, che consiste, oltre che nell’unità di intenti europea, nella propria forza economica, che dovrebbe consentire un rapporto da una posizione di forza. Questo approccio sembra essere tipicamente tedesco, con una visione esagerata dall’importanza economica nel quadro dei rapporti internazionali. Certamente la potenza economica è sempre più un fattore importante, nello scenario globalizzato, ma occorrono altre caratteristiche per assumere un ruolo di primaria importanza nel teatro diplomatico. L’idea di forza comune europea è un obiettivo ambizioso, che è alla portata di realizzazione, ma occorre anche una politica estera comune, che si può conseguire soltanto con la capacità di convincere gli stati sovranisti ad una cessione progressiva di sovranità nelle scelte di politica estera e su questo piano l’Unione è ancora indietro. L’altra questione capace di lacerare il tessuto politico europeo è rappresentata dall’immigrazione e dai suoi flussi, che hanno provocato il risentimento dei popoli del sud Europa verso le istituzioni di Bruxelles. Non possono sicuramente bastare le rassicurazioni generiche di una tutela del trattato di Schengen, che deve avvenire attraverso il rispetto del trattato di Dublino, che è proprio la causa che permette agli stati del nord e dell’eest europa di rifiutare le quote di profughi. Sottolineare che è necessario salvare le persone in mare è pronunciare una ovvietà, diverso è proporre soluzioni come quella di intraprendere un programma di aiuti direttamente nei paesi africani, ma questo intento è realizzabile soltanto nel lungo periodo, mentre per il breve occorrono soluzioni contingenti, che permattano di alleviare la pressione migratoria ed, insieme, recuperare fiducia in Bruxelles. La volontà, che sembra emergere, di non sanzionare chi non aderisce alle quote dei profughi, contravvenendo alle direttive europee, sembra essere funzionale agli interessi tedeschi, più che a quelli europei: se così fosse la contraddizione rivelerebbe una manovra Berlino per usare ancora una volta l’Unione per i quoi scopi. A questo proposito sarà interessante vedere quale sarà il reale atteggiamento della nuova presidente sulla rigidità finanziaria e di bilancio a cuila Germania ha costretto tutti gli altri membri nella passata legislatura europea.  

The intentions of the new president of the European Commission

The new President of the European Commission has made known her idea of ​​the Union and the nature of the relations that the institutions of Brussels must have about the major issues that have influenced European life and that will be central in the near future. In terms of foreign policy there are two central issues: the exit of the United Kingdom and relations with Russia; while on the first topic Brussels, even with the new leadership, does not seem willing to retreat from the concessions made to the English, on the problem of relations with Russia, the attitude starts from a general availability, as it is recognized as Moscow is a neighboring country , with which it is impossible not to have relationships, but, at the same time, it is considered fundamental, for Europe to present itself in the most cohesive manner possible, that is precisely the opposite of what is desired by Russia. For Moscow, but also for Washington, a divided Europe is preferable, which allows to deal with the single states, that is, weaker subjects than a Union that presents itself as a single subject. The Kremlin's policy was to divide the Union also with unlawful means, towards which the most efficient response could be represented by European freedoms understood as press freedom as a means to publicly denounce the wrong actions of other states. This interpretation seems, however, only a starting point, beyond which concrete structures can exist, such as the common European defense, capable of providing faster reactions even to unconventional attacks. Russia seems to be represented as a real danger, precisely because its objectives are in open contrast with the European ones. The caution of the new president in her relations with Moscow favors a diplomatic approach, but from a strength, which consists, in addition to the unity of European intent, in its economic strength, which should allow a relationship from a position of strength. This approach seems to be typically German, with an exaggerated view of economic importance in the context of international relations. Certainly economic power is increasingly an important factor, in the globalized scenario, but other characteristics are needed to take on a role of primary importance in diplomatic theater. The idea of ​​a common European force is an ambitious goal, which is within reach, but we also need a common foreign policy, which can only be achieved with the ability to convince sovereign states of a progressive cession of sovereignty in policy choices foreign and on this level the Union is still behind. The other issue capable of tearing the European political fabric is represented by immigration and its flows, which have provoked the resentment of the peoples of southern Europe towards the Brussels institutions. The general assurances of a protection of the Schengen treaty cannot surely be enough, which must take place through the respect of the Dublin treaty, which is precisely the cause that allows the northern and eastern European states to refuse refugee quotas. To emphasize that it is necessary to save people at sea is to pronounce an obviousness, it is different to propose solutions such as that of undertaking an aid program directly in African countries, but this intention is feasible only in the long term, while for the short-term contingent solutions are needed, which they make it possible to alleviate migratory pressure and, at the same time, restore confidence in Brussels. The will, which seems to emerge, not to sanction those who do not adhere to the quota of refugees, in contravention of European directives, seems to be functional to German interests, rather than to European ones: if this were the case the contradiction would reveal a Berlin maneuver to use once again the Union for your purposes. In this regard it will be interesting to see what the new president's real attitude to financial and budgetary rigidity will be in Germany, which has forced all other members into the past European legislature.

Las intenciones del nuevo presidente de la Comisión Europea.

La nueva Presidenta de la Comisión Europea ha dado a conocer su idea de la Unión y la naturaleza de las relaciones que las instituciones de Bruselas deben tener sobre los principales problemas que han influido en la vida europea y que serán fundamentales en el futuro cercano. En términos de política exterior, hay dos cuestiones centrales: la salida del Reino Unido y las relaciones con Rusia; mientras que en el primer tema, Bruselas, incluso con el nuevo liderazgo, no parece dispuesto a retirarse de las concesiones hechas al inglés, sobre el problema de las relaciones con Rusia, la actitud comienza desde una disponibilidad general, ya que se reconoce que Moscú es un país vecino. , con lo cual es imposible no tener relaciones, pero, al mismo tiempo, se considera fundamental que Europa se presente de la manera más cohesiva posible, que es precisamente lo contrario de lo que desea Rusia. Para Moscú, pero también para Washington, es preferible una Europa dividida, que permite tratar con los estados individuales, es decir, los sujetos más débiles que una Unión que se presenta como un sujeto único. La política del Kremlin era dividir a la Unión también con medios ilegales, hacia los cuales la respuesta más eficiente podría ser representada por libertades europeas entendidas como libertad de prensa como un medio para denunciar públicamente las acciones equivocadas de otros estados. Esta interpretación parece, sin embargo, solo un punto de partida, más allá de la cual pueden existir estructuras concretas, como la defensa común europea, capaz de proporcionar reacciones más rápidas incluso ante ataques no convencionales. Rusia parece estar representada como un peligro real, precisamente porque sus objetivos están en abierto contraste con los europeos. La cautela de la nueva presidenta en sus relaciones con Moscú favorece un enfoque diplomático, pero desde una fortaleza que consiste, además de la unidad de la intención europea, en su fortaleza económica, que debería permitir una relación desde una posición de fortaleza. Este enfoque parece ser típicamente alemán, con una visión exagerada de la importancia económica en el contexto de las relaciones internacionales. Ciertamente, el poder económico es cada vez más un factor importante en el escenario globalizado, pero se necesitan otras características para asumir un papel de importancia primordial en el teatro diplomático. La idea de una fuerza europea común es un objetivo ambicioso, que está a nuestro alcance, pero también necesitamos una política exterior común, que solo se puede lograr con la capacidad de convencer a los estados soberanos de una cesión progresiva de la soberanía en las decisiones políticas. Extranjero y en este nivel la Unión sigue atrasada. El otro tema capaz de desgarrar el tejido político europeo está representado por la inmigración y sus flujos, que han provocado el resentimiento de los pueblos del sur de Europa hacia las instituciones de Bruselas. Las garantías generales de una protección del tratado de Schengen no pueden ser suficientes, lo que debe darse a través del respeto del tratado de Dublín, que es precisamente la causa que permite a los estados del norte y el este de Europa rechazar las cuotas de refugiados. Enfatizar que es necesario salvar a la gente en el mar es pronunciar una obviedad, es diferente proponer soluciones como la de emprender un programa de ayuda directamente en los países africanos, pero esta intención es factible solo a largo plazo, mientras que para el corto plazo se necesitan soluciones contingentes, que Permiten aliviar la presión migratoria y, al mismo tiempo, restablecer la confianza en Bruselas. La voluntad, que parece surgir, no sancionar a aquellos que no se adhieren a la cuota de refugiados, en contravención de las directivas europeas, parece ser funcional para los intereses alemanes, más que para los europeos: si este fuera el caso, la contradicción revelaría una maniobra de Berlín para utilizar una vez más. La Unión para sus fines. En este sentido, será interesante ver cuál será la actitud real del nuevo presidente respecto a la rigidez financiera y presupuestaria en Alemania, lo que ha obligado a todos los demás miembros a la pasada legislatura europea.

Die Absichten des neuen Präsidenten der Europäischen Kommission

Die neue Präsidentin der Europäischen Kommission hat ihre Vorstellung von der Union und der Art der Beziehungen, die die Brüsseler Institutionen zu den Hauptthemen haben müssen, die das europäische Leben beeinflusst haben und die in naher Zukunft von zentraler Bedeutung sein werden, bekannt gemacht. In Bezug auf die Außenpolitik gibt es zwei zentrale Themen: den Austritt des Vereinigten Königreichs und die Beziehungen zu Russland; Während beim ersten Thema Brüssel, auch mit der neuen Führung, nicht bereit zu sein scheint, sich von den Zugeständnissen an die Engländer zurückzuziehen, geht die Haltung von einer allgemeinen Verfügbarkeit aus, da anerkannt wird, dass Moskau ein Nachbarland ist , zu dem es unmöglich ist, keine Beziehungen zu unterhalten, aber gleichzeitig wird es als grundlegend angesehen, dass Europa sich auf möglichst kohärente Weise präsentiert, und zwar genau umgekehrt zu dem, was Russland wünscht. Für Moskau, aber auch für Washington, ist ein geteiltes Europa vorzuziehen, das es erlaubt, sich mit den einzelnen Staaten, also schwächeren Subjekten, auseinanderzusetzen als eine Union, die sich als einziges Subjekt darstellt. Der Kreml verfolgte die Politik, die Union auch mit rechtswidrigen Mitteln zu spalten, auf die die wirksamste Reaktion durch europäische Freiheiten, die als Pressefreiheit verstanden werden, als Mittel zur öffentlichen Verurteilung der falschen Handlungen anderer Staaten, dargestellt werden könnte. Diese Interpretation scheint jedoch nur ein Ausgangspunkt zu sein, über den hinaus konkrete Strukturen wie die gemeinsame europäische Verteidigung existieren können, die in der Lage sind, auch auf unkonventionelle Angriffe schneller zu reagieren. Russland scheint als echte Gefahr dargestellt zu sein, gerade weil seine Ziele in offenem Gegensatz zu den europäischen stehen. Die Vorsicht der neuen Präsidentin in ihren Beziehungen zu Moskau begünstigt einen diplomatischen Ansatz, aber aus einer Stärke, die neben der Einheit der europäischen Absicht in ihrer wirtschaftlichen Stärke besteht, die eine Beziehung aus einer Position der Stärke heraus ermöglichen sollte. Dieser Ansatz scheint typisch deutsch zu sein, mit einer übertriebenen Einschätzung der wirtschaftlichen Bedeutung im Kontext der internationalen Beziehungen. Sicherlich spielt die wirtschaftliche Macht im globalisierten Szenario eine immer wichtigere Rolle, aber andere Merkmale sind erforderlich, um im diplomatischen Theater eine vorrangige Rolle zu spielen. Die Idee einer gemeinsamen europäischen Truppe ist ein ehrgeiziges Ziel, das in greifbarer Nähe liegt, aber wir brauchen auch eine gemeinsame Außenpolitik, die nur erreicht werden kann, wenn die souveränen Staaten von einer schrittweisen Souveränitätsabtretung bei den politischen Entscheidungen überzeugt werden ausländische und auf dieser Ebene ist die Union immer noch hinterher. Das andere Problem, das das europäische politische Gefüge zerreißen kann, ist die Einwanderung und ihre Ströme, die die Abneigung der Völker Südeuropas gegen die Brüsseler Institutionen hervorrufen. Die allgemeinen Zusicherungen eines Schutzes des Schengen-Vertrags können sicherlich nicht genug sein, was durch die Einhaltung des Dublin-Vertrags geschehen muss, der genau die Ursache ist, die es den nord- und osteuropäischen Staaten ermöglicht, Flüchtlingsquoten abzulehnen. Zu betonen, dass es notwendig ist, Menschen auf See zu retten, ist eine Selbstverständlichkeit auszusprechen, es ist anders, Lösungen vorzuschlagen, wie die Durchführung eines Hilfsprogramms direkt in afrikanischen Ländern, aber diese Absicht ist nur auf lange Sicht realisierbar, während kurzfristig bedingte Lösungen erforderlich sind, die Sie ermöglichen es, den Migrationsdruck zu verringern und gleichzeitig das Vertrauen in Brüssel wiederherzustellen. Der Wille, der sich abzuzeichnen scheint, diejenigen, die sich nicht an die Flüchtlingsquote halten, entgegen den europäischen Richtlinien nicht zu sanktionieren, scheint eher deutschen als europäischen Interessen zu dienen: Wäre dies der Fall, würde der Widerspruch ein erneutes Berliner Manöver aufzeigen die Union für Ihre Zwecke. In dieser Hinsicht wird es interessant sein zu sehen, wie der neue Präsident in Bezug auf finanzielle und haushaltspolitische Starre in Deutschland wirklich eingestellt ist, was alle anderen Mitglieder in die frühere europäische Legislatur gezwungen hat.