Politica Internazionale

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venerdì 31 dicembre 2010

L'Ungheria al comando della UE

Da domani, primo gennaio 2011, l'Ungheria assumerà la presidenza della UE, è una data importante perchè il paese che prenderà il comando della tanto faticosamente costruita organizzazione che riunisce i paesi del vecchio continente, organismo sorto su basi e fondamenta di democrazia e rispetto, è affetto da una deriva autoritaria conclamata con la legge che prevede la restrizione del diritto di stampa e quindi di parola, presupposto minimo per ogni democrazia. Non saranno sei mesi facili per l'Europa, l'Ungheria non è disposta a cedere sulla legge sulla stampa, ma, altresì, già la Germania ed il Lussemburgo non hanno escluso ricorso a sanzioni (come già successo per l'Austria di Heider) e probabilmente altre nazioni si accoderanno. La prima riflessione è che si rischia perlomeno un rallentamento nell'attività dell'unione, in un momento che, al contrario, richiede decisioni veloci ed efficaci per fronteggiare i movimenti economici e di politica estera che susseguono a ritmi non proprio da burocrazia ingessata. Ma la seconda riflessione è ben più pesante della prima prchè abbraccia l'essenza stessa dell'unione europea: è stato un bene un allargamento così indiscriminato, come quello che ha coinvolto i paesi provenienti dal patto di Varsavia, senza un processo graduale che fosse capace di prevenire scongiurare elementi pericolosi per la democrazia come la legge ungherese? L'Unione Europea ha senz'altro anticorpi dentro le sue istituzioni capaci di debellare problemi del genere presso le democrazie più evolute, si pensi ai primi 15-18 membri, ma non pare avere i mezzi per fronteggiare casi come quello ungherese in maniera veloce e risolutiva, il rischio è di paralizzare un'attività che deve essere sempre più univoca per dare risposte che per essere efficaci devono essere ultraveloci. Nell'entusiasmo seguito a quella che si credeva un'europeizzazione facile, perchè basata essenzialmente sull'aspetto territoriale, non si è dato peso a società non ancora mature politicamente ne economicamente, i cui loro stessi governanti hanno privilegiato l'aspetto economico più che quello sociale e culturale. Nella realtà, purtroppo, l'europa di serie A e di serie B, non è solo un fatto economico, ma anche politico, ed il fatto grave è che se sul primo aspetto si sprecano le analisi, sul secondo ci sono voluti casi gravi su aspetti ormai dati per scontati per averne un risalto. L'Europa ha bisogno di sempre maggiore unità, ma non sulla carta, nella realtà operativa con organismi sempre più in grado di dare un respiro sovranazionale al loro raggio di azione, casi gravi come quello di Budapest anzichè unire, disgregano e devono essere previsti per essere debellati, anche mediante il ricorso a soluzioni estreme come l'espulsione dal consesso europeo.

martedì 28 dicembre 2010

Gli USA allertano le ambasciate

Gli Stati Uniti dimostrano di prendere sul serio la minaccia bombe alle ambasciate italiane dopo i recenti casi occorsi alle rappresentanze diplomatiche di Cile e Svizzera. Intensificata la vigilanza e messe in campo nuove procedure per evitare possibili attentati anche dopo i falsi allarmi registrati per le sedi delle ambasciate presso la Santa Sede di Albania e Finlandia. La pista principalmente indicata dagli inquirenti italiani riguarda il movimento anarco-insurrezionalista ed andrebbe inquadrata nel non facile momento legato all'approvazione della legge di riforma del sistema universitario, anche in funzione dei numerosi cortei che hanno percorso le maggiori città italiane. Tuttavia con l'approvazione della legge ed anche in concomitanza delle festività di fine anno l'ipotesi non sembra reggere per l'allentamento delle manifestazioni da parte dei gruppi studenteschi, che di fatto, non hanno raggiunto il loro proposito. In Italia, spesso la pista anarchica storicamente è andata bene per tutte le stagioni, salvo poi scoprire l'innocenza degli indagati. E' vero che non siamo in presenza di attentati particolarmente gravi, come quelli che hanno segnato tristemente la storia italiana dove l'anarchismo ha costituito il capro espiatorio di ben altri colpevoli; qui siamo in presenza, in definitiva di atti poco più gravi  della pura dimostrazione contro obiettivi ben definiti, come la Svizzera, colpita per ritorsione a causa dell'estradizione di un componente del movimento anarchico. In quest'ottica la tesi del governo italiano potrebbe anche essere azzeccata, ma la domanda è perchè le bombe sono state inviate in questo momento? E perchè  insistere con questa strategia mantenendo sulla corda le legazioni diplomatiche anche con falsi allarmi? Lo scacchiere degli obiettivi colpiti o soltanto minacciati non sembra essere unito da un legame, ed il momento non è che un episodio tra i tanti di difficoltà vissuto dal paese italiano e sullo sfondo le grandi crisi mondiali appaiono molto lontane, ma lo stato di emergenza applicato dagli USA pone altre domande: è solo routine o si pensa che dietro questi attentati vi sia qualcosa di più taciuto o sconosciuto dalle autorità italiane? La galassia dei destabilizzatori è talmente vasta di possibilità che ogni ipotesi è aperta, ma il fatto è che lo stato di allerta non riguarda la sola sede di Roma, ma tutte le rappresentanze USA presenti nel pianeta; se Washington pensa di essere sotto attacco probabilmente pensa anche di esserlo per qualcosa di definito. In questo momento i punti caldi sono la Corea, l'Iran, la Palestina, i rapporti con la Cina, qualcuno di questi motivi può essere legato allo stato di allerta?

lunedì 27 dicembre 2010

Angola: situazione sempre piu' difficile

La situazione in Angola sta precipitando, l'impasse del dopo elezioni non si sblocca quindi Laurent Gbagbo cerca di aprire un fronte esterno, accusando USA e Francia di essere dietro all'opposizione risultata vincente dalla tornata elettorale. La prima mossa e' stata della CEDEAO, l'organizzazione economica dei paesi dell'Africa dell'ovest, che ha minacciato il ricorso alla forza militare per ristabilire la pace nel paese. Questo ipotetico intervento e' diretto contro lo sconfitto delle elezioni, che rifiuta il verdetto del voto denunciando brogli, per Gbagbo dietro a questa minaccia vi e' l'azione concordata di USA e Francia per favorire il suo avversario. La Francia, dal canto suo, e' presente con 900 uomini sul territorio ivoriano, mentre sono 15.000 i cittadini francesi ivi residenti. Il ministro della difesa francese Juppe' ha sottolineato che l'uso della forza spetta alla decisione delle Nazioni Unite, ma che i cittadini francesi presenti sul suolo della nazione africana saranno difesi militarmente in caso di bisogno.

giovedì 23 dicembre 2010

La minaccia atomica in Corea

La tensione tra le due Coree è tutt'altro che superata, siamo in presenza di una continua gara a superarsi nelle provocazioni. Nei giorni scorsi la Corea del Nord aveva espresso una dichiarazione distaccata ma che sembrava chiudere la diatriba; la Corea del Sud non ha desistito dalle manovre ma, anzi ha intensificato l'attività militare con l'uso di missili anticarro, proprio sul confine conteso. A Pyongyang questi ultimi sviluppi sono stati vissuti come una ulteriore provocazione e ne è scaturita la dichiarazione più pericolosa dall'inizio della vicenda: la Corea del Sud, ha minacciato ufficialmente l'uso dell'arma nucleare come strumento di dissuasione a possibili nuove esercitazioni. Sia gli USA che la Corea del Sud, ufficialmente non hanno dato grande peso alla possibilità di ritorsione nucleare, giustificando le esercitazioni militari come normale routine compiuta da uno stato sovrano nell'ambito dei propri confini. Tuttavia c'è da credere che la minaccia nucleare non sia affatto sottovalutata a nessuna latitudine del pianeta, mai come ora dalla fine della guerra fredda, ma senza le garanzie di allora, siamo stati così vicini ad uno scoppio di guerra non convenzionale che contempli l'uso dell'arma atomica.  Sottovalutare la minaccia non è salutare, Pyonyang è governata da un sistema fuori da ogni logica, forse solo la Cina può esercitare la sua influenza ma nel frattempo sarebbe bene che le parti avverse mantenessero un profilo il più basso possibile. L'ONU deve ora giocare un ruolo fondamentale crecando al più presto soluzione che permetta un'uscita onorevole per tutti gli attori, intavolare delle trattative che definiscano in modo definitivo la questione dei confini deve essere la prima priorità da percorrere come anticamera al problema nucleare.

mercoledì 22 dicembre 2010

Francia e Germania bloccano Schengen per Bulgaria e Romania

La Francia e la Germania hanno deciso di bloccare lo spazio di Schengen per Bulgaria e Romania e ne hanno informato la Commissione Europea. La decisione mette il dito nella piaga sul problema dei cittadini comunitari appartenenti alle nazioni di Bucarest e Sofia ed il rispettivo comportamento. Berlino e Parigi motivano la loro decisione imputando ai due paesi gli scarsi risultati nella lotta al crimine organizzato ed alla lotta alla corruzione e sul piano legislativo comunitario affermano che è necessaria l'unanimità per ratificare l'allargamento del trattato di libera circolazione. Le ragioni politiche di questa mossa stanno nel difficile momento e rapporto che i partiti al governo hanno con il loro elettorato e cercano di guadagnare consensi con una mossa ad effetto che non incida su bilanci già gravati dalla crisi. Tuttavia è innegabile che il problema in senso concreto esista ed anzi sia Bulgaria che Romania abbiano approfittato della situazione incamerando contributi destinati al problema che sono stati stornati su altri capitoli di bilancio. Ma la questione investe anche i rapporti tra i membri dell'Unione Europea confermando, di fatto, che esiste un'europa a due velocità e che l'edificio comunitario faticosamente costruito non possiede poi basi tanto solide. Il problema economico sta dietro la questione, l'investimento di risorse per combattere la criminalità richiede sempre maggiori investimenti, bloccare la libera circolazione permette di abbattere una quota considerevole del budget previsto senza troppi dolori sul fronte interno ed anche sul fronte europeo si possono tacitare le contestazioni da posizioni di forza. Funzionari dell'Unione Europea hanno comunque visitato sia Bulgaria che Romania per stilare un rapporto sui progressi dei rispettivi stati sulle materie del contendere e sulla base di questo rapporto la Commissione Europea  emetterà presumibilmente una disposizione che in ogni caso sarà fonte di contrasti.

L'impasse della Costa d'Avorio

Nella Costa d'Avorio situazione difficile, continua l'impasse politica provocata dal capo di stato uscente, Gbabo, perdente alle elezioni. Sconfitto dal rivale Ouattara forte della vittoria elettorale e dell'appoggio della comunità internazionale, Gbabo, è già stato protagonista della guerra civile che sconvolto il paese tra il 2002 ed il 2004, quando fu accusato di regime dittatoriale dall'allora avversario Soro. La strategia di Gbabo per il mantenimento del potere  è il temporeggiamento attraverso la richiesta dell'istituzione di una commissione di valutazione della crisi post elettorale comprendente le Nazioni Unite e dell'Unione Africana, peraltro organismi che riconoscono la vittoria di Outtara. Lo scenario induce preoccupazione nei vertici ONU, Ban Ki-moon ha espresso il timore che i caschi blu presenti nel paese vengano coinvolti in una situazione critica per la possibilità  di scontri tra le opposte fazioni.  

martedì 21 dicembre 2010

Per Europa e Cina accordi sui temi economici

La Cina si adopererà per mantenere in buona salute uno dei suoi migliori clienti: l'Unione Europea. In occasione dell'apertura dei colloqui bilaterali sinoeuropei attraverso la dichiarazione ufficiale del vicepremier cinese ha affermato di appoggiare le azioni intraprese da UE e FMI per fronteggiare il debito di alcuni paesi particolarmente in difficoltà, mentre il ministro del commercio estero di Pechino ha dichiarato di prestare grande attenzione al fatto che la crisi del debito europeo sia costantemente sotto controllo. Le preoccupazioni cinesi sono legittime e duplici, la Cina ha come clienti pregiati i paesi europei, che però sono anche investitori e portatori di know-how essenziale per la crescita costante e per l'innalzamento della qualità dei prodotti locali, ma è anche creditrice in quanto detentrice di titoli emessi da tutti i paesi UE. Una situazione di difficoltà più o meno grave dei paesi europei fa subito scattare il segnale di allarme per l'economia cinese, quindi le istituzioni devono subito attivarsi per bloccare o almeno sedare le crisi sopraggiunte. Già in passato la Cina è intervenuta direttamente per sostenere l'euro, il caso greco è solo quello più eclatante, ma in questa occasione si assiste ad una vera e propria dichiarazione di intenti, non certo disinteressata. Nel vertice bilaterale gli accordi raggiunti prevedono una collaborazioneper una crescita sostenibile ma sopratutto per un approccio non protezionistico ai commerci internazionali , eventualità molto temuta dalla Cina e più volte minacciata dagli USA; guadagnare questo impegno dall'Europa significa molto per Pechino, perchè vuole dire che con la UE non si dovrebbe aprire un fronte di mancato accordo sulle tematiche del commercio estero, permettendo maggiore concentrazione sulla battaglia per l'apprezzamento della moneta cinese attualmente combattuta con Washington.