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venerdì 3 luglio 2015
La popolazione sciita dello Yemen colpita dall'Arabia Saudita
La condotta tenuta dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, contro i ribelli yemeniti è stata denunciata da diverse organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, che ha stilato un rapporto, dove si evidenzia come i metodi particolarmente violenti hanno colpito numerosi civili. L’uso indiscriminato dei bombardamenti ha provocato diverse vittime e ciò ha rappresentato evidenti violazioni contro la cittadinanza inerme. L’Arabia Saudita ha condotto un uso della forza che non ha fatto distinzioni tra belligeranti e popolazione civile, per soffocare in tutti i modi la ribellione della popolazione che segue il credo sciita. Inoltre la situazione umanitaria del paese yemenita è molto grave dal punto di vista della situazione sanitaria, come evidenziato da un rapporto delle Nazioni Unite, che ha elevato lo scenario dello Yemen a livello di grave crisi, dichiarando lo stato di crisi umanitaria ad un grado corrispondente a quello valutato per Siria ed Iraq. L’Arabia Saudita è considerato un alleato importante per gli USA e l’occidente, opera in sintonia con gli Stati Uniti sulla politica della produzione del greggio, di cui è il principale produttore, andando ad incidere in maniera politica sui mercati del petrolio e condizionando l’economia di diversi paesi, anche molto importanti come la Russia. Ad esempio durante la crisi ucraina, tutt’ora in corso, la scelta di mantenere invariati i prezzi del greggio, unita all’aumento di produzione, ha costituito un fattore determinante per sottoporre a forte pressione Mosca e non solo, riducendone in modo consistente i guadagni. Certamente Riyadh ha anche agito per la propria convenienza, tuttavia senza l’azione dei sauditi, gran parte della strategia di Obama sarebbe stata inefficace. Dal punto di vista militare il legame con Washington è stato determinante per contenere l’Iran, ora, con la situazione diplomatica molto cambiata, si sono verificate tensioni tra i due paesi, che hanno solo allentato i legami, mantenendo comunque una alleanza che soddisfa entrambi gli interessi. Il problema è, però, se l’occidente può continuare ad avere rapporti così stretti con uno stato totalmente illiberale che applica la legge islamica in maniera molto rigida ed ora si distingue per una condotta che infrange il diritto umanitario in maniera così evidente. L’atteggiamento degli Stati Uniti si può paragonare alla condotta scelta dai cinesi nelle questioni internazionali, dove si sceglie la non ingerenza; in questo caso gli USA hanno deciso di non applicare l’ingerenza verso Arabia Saudita ed Iran nei rispettivi ambiti. Se già era difficile concepire una alleanza con uno stato che nega al suo interno i diritti fondamentali alle persone, ancora più incomprensibile è tollerare, senza alcuna condanna, azioni di guerra in territorio straniero condotte per la supremazia religiosa. In tutto questo l’Europa, come al solito, è protagonista di un silenzio assordante. La questione non può essere indifferente: l’occidente sacrifica i propri principi a favore di interessi strategici contingenti, che contraddicono la stessa condotta tenuta in campo internazionale. Non sembrano esserci molte differenze tra l’aggressione russa all’Ucraina e quella saudita allo Yemen: in entrambi i casi il diritto internazionale è stato violato e la popolazione civile è stata vittime della violenza di chi ha passato in maniera indebita i confini di altri stati. Vi è anche la questione dell’atteggiamento contraddittorio tenuto dall’Arabia Saudita nei confronti dei terroristi sunniti dello Stato islamico, che non sono mai stati combattuti in maniera convinta. Per tutte queste ragioni considerare Riyadh un alleato affidabile sembra, oggettivamente, molto difficile. Altre nazioni sono state censurate, giustamente, per molto meno, ma non avevano il potere del petrolio. Quelli compiuti dalle forze armate saudite nello Yemen, si possono considerare atti da sottoporre al giudizio di organismi giuridici internazionali competenti a verificare se sono accaduti crimini di guerra. Oltre tutto l’atteggiamento americano, improntato ad un distacco, anche se comprensibile, ma non condivisibile, nel medio e lungo periodo non potrà non avere ripercussioni di difficile gestione, come quando si dovrà arrivare ad una risoluzione della crisi siriana e di quella irakena, dove Riyadh e Teheran hanno interessi contrastanti ma servono entrambe per gli equilibri degli Stati Uniti.
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