All’eliminazione fisica del numero due di Hezbollah, avvenuta in Libano, è seguita quella del leader di Hamas, Hanieyh, a Teheran. La caratteristica comune è che questi omicidi siano avvenuti in territorio straniero, appartenente alla sovranità dei rispettivi stati; il rilievo è importante perché la responsabilità degli assassini, nel primo caso è stata rivendicata dagli israeliani, mentre nel secondo caso Tel Aviv per ora tace; tuttavia, diversi attori internazionali sono concordi nell’attribuirne la responsabilità alle forze armate di Israele. Rivendicare un attentato in terra iraniana significa ammettere una pericolosa violazione della sovranità di Teheran, che giustificherebbe una risposta del paese sciita. In realtà sul mandante, del razzo che ha colpito la casa della vittima, restano, oggettivamente pochi dubbi. Il razzo non proveniva dall’interno del paese iraniano, ma è giunto su di esso dall’estero, un indizio che non depone a favore di Tel Aviv. Se così fosse le conseguenze della strategia israeliana, rischierebbero concretamente di allargare paurosamente un conflitto, che ha già rischiato troppe volte di diventare letale per il mondo intero. Tel Aviv si pone davanti al mondo con una condotta sprezzante del diritto internazionale e senza alcuna volontà di ricercare una pace vera e non funzionale ai propri scopi di espansione, sia a Gaza, che in Cisgiordania. Un aspetto che gioca in maniera determinante nella condotta di Israele sono le inutili minacce dell’Europa, che non fa nulla per mettere fine ai massacri israeliani, ed all’appoggio sostanziale, seppure con critiche, degli Stati Uniti. Se la condanna e le conseguenti minacce, da parte iraniana appaiono come scontate (tra l’altro l’uccisione dell’esponente di Hamas è avvenuta in occasione dell’investitura del nuovo presidente dell’Iran), anche le reazioni di altre nazioni ed organizzazioni sono state particolarmente violente. La Turchia ha definito come ignobile l’assassinio, Erdogan aveva già condannato in maniera pesante Tel Aviv per l’uccisione del leader di Hezbollah ed in questo frangente ha rincarato la dose, l’atteggiamento del presidente turco è funzionale a riguadagnare consensi in vista delle elezioni presidenziali, ergendosi a difensore del popolo palestinese. La questione turca è particolarmente importante, perché Ankara fa parte dell’Alleanza Atlantica e la sua linea politica si discosta in maniera netta, soprattutto da quella di Washington. Naturalmente Hamas ha minacciato Israele, ma le attuali condizioni militari destano per Israele minori preoccupazioni rispetto ad attacchi kamikaze di membri isolati, così come rischia di aggravarsi pericolosamente la situazione in Cisgiordania, dove la agitazioni popolari partiranno con scioperi e manifestazioni contro il governo israeliano; più problematiche, dal punto di vista militare, le azioni di ritorsione promesse dagli Houti, che hanno già dimostrato di potere colpire Israele con i suoi droni. Anche l’Iraq ha condannato Israele, mentre gli USA hanno assicurato a Tel Aviv protezione in caso di attacco, parole che non contribuiscono a raffreddare la situazione. Teheran, da parte sua, ha affermato, che il fatto avvicinerà ulteriormente il paese sciita ai palestinesi, come sarà questo avvicinamento è questione centrale, perché se si concretizzerà con aiuti militari o interventi in appoggio ai belligeranti di Gaza, la tensione tra i due stati salirà a livelli probabilmente mai visti. In ogni caso è impensabile che Teheran non risponda con una azione almeno pari a quella israeliana, se ciò riuscirà si riaprirà la corsa alle ritorsioni, con ricadute evidenti sui colloqui e sul processo di pace per la situazione di Gaza. Nel contesto generale particolarmente efficace è la reazione del Qatar, impegnato in prima persona nei colloqui di pace, che ha sottolineato che in un negoziato dove una parte uccide un rappresentante dell’altra non ha alcuna possibilità di arrivare al successo; probabilmente è proprio quello che vuole Israele ed il suo governo composto da irresponsabili.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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mercoledì 31 luglio 2024
Killing of Hamas leader threatens to undermine peace process
The physical elimination of Hezbollah's number two, which took place in Lebanon, was followed by that of Hamas leader Hanieyh in Tehran. The common feature is that these murders took place on foreign soil, belonging to the sovereignty of the respective states; the point is important because the responsibility for the assassins, in the first case, was claimed by the Israelis, while in the second case Tel Aviv is silent for now; however, several international actors agree in attributing responsibility to the armed forces of Israel. Claiming an attack on Iranian soil means admitting a dangerous violation of Tehran's sovereignty, which would justify a response from the Shiite country. In reality, there are objectively few doubts about the instigator of the rocket that hit the victim's house. The rocket did not come from inside the Iranian country, but arrived there from abroad, a clue that does not speak in favor of Tel Aviv. If this were the case, the consequences of the Israeli strategy would concretely risk frighteningly widening a conflict that has already risked becoming lethal for the entire world too many times. Tel Aviv presents itself to the world with a conduct that is contemptuous of international law and without any desire to seek a true peace that is not functional to its own expansionist goals, both in Gaza and in the West Bank. An aspect that plays a decisive role in Israel's conduct are the useless threats from Europe, which does nothing to put an end to the Israeli massacres, and the substantial support, albeit with criticism, of the United States. If the condemnation and the consequent threats, from the Iranian side appear to be obvious (among other things, the killing of the Hamas representative occurred on the occasion of the investiture of the new president of Iran), the reactions of other nations and organizations have also been particularly violent. Turkey has defined the assassination as despicable, Erdogan had already heavily condemned Tel Aviv for the killing of the Hezbollah leader and in this instance he has doubled the dose, the attitude of the Turkish president is functional to regain consensus in view of the presidential elections, setting himself up as a defender of the Palestinian people. The Turkish question is particularly important, because Ankara is part of the Atlantic Alliance and its political line differs significantly, especially from that of Washington. Naturally Hamas has threatened Israel, but the current military conditions are less worrying for Israel than kamikaze attacks by isolated members, just as the situation in the West Bank risks dangerously worsening, where popular unrest will start with strikes and demonstrations against the Israeli government; more problematic, from a military point of view, are the retaliatory actions promised by the Houthis, who have already demonstrated that they can hit Israel with their drones. Iraq has also condemned Israel, while the US has assured Tel Aviv of protection in the event of an attack, words that do not help to cool the situation. Tehran, for its part, has stated that the fact will bring the Shiite country even closer to the Palestinians, what this rapprochement will be like is a central question, because if it materialises with military aid or interventions in support of the belligerents in Gaza, tension between the two states will probably rise to levels never seen before. In any case, it is unthinkable that Tehran will not respond with an action at least equal to that of Israel, if this succeeds it will reopen the race for retaliation, with obvious repercussions on the talks and on the peace process for the situation in Gaza. In the general context, the reaction of Qatar, personally involved in the peace talks, is particularly effective, having underlined that in a negotiation where one party kills a representative of the other it has no chance of achieving success; this is probably exactly what Israel and its government of irresponsible people want.
El asesinato del líder de Hamás amenaza con frustrar el proceso de paz
A la eliminación física del número dos de Hezbolá, que tuvo lugar en el Líbano, le siguió la del líder de Hamás, Hanieyh, en Teherán. La característica común es que estos asesinatos ocurrieron en territorio extranjero, perteneciente a la soberanía de los respectivos estados; el alivio es importante porque la responsabilidad de los asesinos, en el primer caso fue reivindicada por los israelíes, mientras que en el segundo Tel Aviv guarda silencio por ahora; sin embargo, varios actores internacionales coinciden en atribuir responsabilidad a las fuerzas armadas israelíes. Reivindicar un ataque en suelo iraní significa admitir una peligrosa violación de la soberanía de Teherán, lo que justificaría una respuesta del país chií. En realidad, objetivamente quedan pocas dudas sobre el autor del cohete que impactó en la casa de la víctima. El cohete no provino del interior del país iraní, sino que llegó hasta él desde el exterior, una pista que no habla a favor de Tel Aviv. Si este fuera el caso, las consecuencias de la estrategia israelí en realidad correrían el riesgo de ampliar terriblemente un conflicto que ya demasiadas veces ha corrido el riesgo de volverse letal para el mundo entero. Tel Aviv se presenta ante el mundo con una conducta despectiva del derecho internacional y sin ningún deseo de buscar una paz verdadera que no sea funcional a sus objetivos de expansión, tanto en Gaza como en Cisjordania. Un aspecto que juega un papel decisivo en la conducta de Israel son las amenazas inútiles de Europa, que no hace nada para poner fin a las masacres israelíes, y el apoyo sustancial, aunque con críticas, de Estados Unidos. Si la condena y las consiguientes amenazas por parte iraní parecen darse por sentadas (entre otras cosas, el asesinato del exponente de Hamás tuvo lugar con motivo de la investidura del nuevo presidente de Irán), las reacciones de otras naciones y Las organizaciones también fueron particularmente violentas. Turquía ha calificado el asesinato de innoble, Erdogan ya había condenado duramente a Tel Aviv por el asesinato del líder de Hezbollah y en este momento fue más allá, la actitud del presidente turco es funcional para recuperar el consenso de cara a las elecciones presidenciales, como defensor del pueblo palestino. La cuestión turca es particularmente importante, porque Ankara forma parte de la Alianza Atlántica y su línea política difiere claramente, especialmente de la de Washington. Naturalmente, Hamás ha amenazado a Israel, pero las condiciones militares actuales causan menos preocupación a Israel que los ataques kamikazes de miembros aislados, justo cuando la situación en Cisjordania corre el riesgo de empeorar peligrosamente, donde el malestar popular comenzará con ataques y manifestaciones contra el gobierno israelí; Más problemáticas, desde un punto de vista militar, son las acciones de represalia prometidas por los hutíes, que ya han demostrado que pueden atacar a Israel con sus drones. Irak también condenó a Israel, mientras que Estados Unidos aseguró a Tel Aviv protección en caso de ataque, palabras que no contribuyen a enfriar la situación. Teherán, por su parte, ha afirmado que el hecho acercará aún más al país chiita a los palestinos, cuál será este acercamiento es una cuestión central, porque si se materializa con ayuda militar o intervenciones en apoyo a los beligerantes de Gaza, la La tensión entre los dos estados aumentará a niveles probablemente nunca antes vistos. En cualquier caso, es impensable que Teherán no responda con una acción al menos igual a la de Israel. Si esto tiene éxito, se reabrirá la carrera por las represalias, con evidentes repercusiones en las conversaciones y el proceso de paz en la situación en Gaza. En el contexto general, la reacción de Qatar, personalmente involucrado en las conversaciones de paz, es particularmente eficaz, subrayando que en una negociación en la que una parte mata a un representante de la otra no tiene posibilidades de éxito; Esto es probablemente exactamente lo que quieren Israel y su gobierno formado por gente irresponsable.
Die Ermordung des Hamas-Führers könnte den Friedensprozess zunichtemachen
Der physischen Eliminierung der Nummer zwei der Hisbollah im Libanon folgte die des Hamas-Führers Hanieyh in Teheran. Das gemeinsame Merkmal besteht darin, dass diese Morde auf fremdem Territorium stattfanden, das zur Souveränität der jeweiligen Staaten gehörte; Die Erleichterung ist wichtig, weil die Verantwortung für die Mörder im ersten Fall von den Israelis übernommen wurde, während Tel Aviv im zweiten Fall vorerst schweigt; Allerdings sind sich mehrere internationale Akteure darin einig, die Verantwortung den israelischen Streitkräften zuzuschreiben. Die Behauptung eines Angriffs auf iranischem Boden bedeutet das Eingeständnis einer gefährlichen Verletzung der Souveränität Teherans, die eine Reaktion des schiitischen Landes rechtfertigen würde. In Wirklichkeit bestehen objektiv nur wenige Zweifel über den Urheber der Rakete, die das Haus des Opfers traf. Die Rakete kam nicht aus dem Inneren des iranischen Landes, sondern aus dem Ausland, ein Hinweis, der nicht für Tel Aviv spricht. Wenn dies der Fall wäre, würden die Folgen der israelischen Strategie tatsächlich zu einer beängstigenden Ausweitung eines Konflikts führen, der bereits zu oft Gefahr läuft, für die ganze Welt tödlich zu werden. Tel Aviv präsentiert sich vor der Welt mit einem verächtlichen Verhalten gegenüber dem Völkerrecht und ohne den Wunsch, echten Frieden zu suchen, der seinen Expansionszielen sowohl im Gazastreifen als auch im Westjordanland nicht gerecht wird. Ein Aspekt, der für das Verhalten Israels eine entscheidende Rolle spielt, sind die nutzlosen Drohungen aus Europa, das nichts unternimmt, um den israelischen Massakern ein Ende zu setzen, und die erhebliche, wenn auch kritische, Unterstützung der Vereinigten Staaten. Wenn die Verurteilung und die daraus resultierenden Drohungen auf iranischer Seite als selbstverständlich angesehen werden (unter anderem fand die Ermordung des Hamas-Exponenten anlässlich der Amtseinführung des neuen Präsidenten Irans statt), sind die Reaktionen anderer Nationen und Auch Organisationen waren besonders gewalttätig. Die Türkei hat das Attentat als unwürdig bezeichnet, Erdogan hatte Tel Aviv bereits scharf für die Ermordung des Hisbollah-Führers verurteilt und zu diesem Zeitpunkt ging er noch einen Schritt weiter, die Haltung des türkischen Präsidenten sei von Bedeutung, um im Hinblick auf die bevorstehenden Präsidentschaftswahlen wieder einen Konsens zu erreichen als Verteidiger des palästinensischen Volkes. Die türkische Frage ist besonders wichtig, da Ankara Teil des Atlantischen Bündnisses ist und sich seine politische Linie insbesondere von der Washingtons deutlich unterscheidet. Natürlich hat die Hamas Israel bedroht, aber die aktuellen militärischen Bedingungen bereiten Israel weniger Sorgen als Kamikaze-Angriffe einzelner Mitglieder, ebenso wie die Situation im Westjordanland Gefahr läuft, sich gefährlich zu verschlechtern, wo Unruhen in der Bevölkerung mit Streiks und Demonstrationen gegen die israelische Regierung beginnen werden; Aus militärischer Sicht problematischer sind die versprochenen Vergeltungsmaßnahmen der Huthi, die bereits gezeigt haben, dass sie Israel mit ihren Drohnen treffen können. Auch der Irak verurteilte Israel, während die USA Tel Aviv im Falle eines Angriffs Schutz zusicherten, Worte, die nicht zur Abkühlung der Lage beitragen. Teheran hat seinerseits erklärt, dass dies das schiitische Land noch näher an die Palästinenser heranbringen wird. Wie diese Annäherung aussehen wird, ist eine zentrale Frage, denn wenn sie mit militärischer Hilfe oder Interventionen zur Unterstützung der Kriegführenden in Gaza zustande kommt, wird die … Die Spannungen zwischen den beiden Staaten werden auf ein wahrscheinlich noch nie dagewesenes Niveau ansteigen. Auf jeden Fall ist es undenkbar, dass Teheran nicht mit einer Aktion reagiert, die der Israels mindestens ebenbürtig ist. Sollte dies gelingen, wird der Wettlauf um Vergeltungsmaßnahmen erneut eröffnet, mit offensichtlichen Auswirkungen auf die Gespräche und den Friedensprozess für die Lage in Gaza. Besonders wirkungsvoll ist im Gesamtkontext die Reaktion Katars, das persönlich an den Friedensgesprächen beteiligt war und betonte, dass Verhandlungen, bei denen eine Partei einen Vertreter der anderen tötet, keine Erfolgschance haben; Das ist wahrscheinlich genau das, was Israel und seine Regierung aus verantwortungslosen Menschen wollen.
L'assassinat du leader du Hamas risque de faire échouer le processus de paix
L'élimination physique du numéro deux du Hezbollah, survenue au Liban, a été suivie par celle du leader du Hamas, Hanieyh, à Téhéran. La caractéristique commune est que ces assassinats ont eu lieu sur un territoire étranger, appartenant à la souveraineté des États respectifs ; le soulagement est important parce que la responsabilité des meurtriers, dans le premier cas, a été revendiquée par les Israéliens, tandis que dans le second cas, Tel Aviv reste pour l'instant silencieux ; cependant, plusieurs acteurs internationaux s’accordent pour attribuer la responsabilité aux forces armées israéliennes. Revendiquer une attaque sur le sol iranien, c'est admettre une dangereuse violation de la souveraineté de Téhéran, qui justifierait une réponse du pays chiite. En réalité, objectivement, peu de doutes subsistent sur l'instigateur de la roquette qui a touché la maison de la victime. La roquette n'est pas venue de l'intérieur du pays iranien, mais est arrivée de l'étranger, un indice qui ne plaide pas en faveur de Tel Aviv. Si tel était le cas, les conséquences de la stratégie israélienne risqueraient en réalité d’élargir de manière effrayante un conflit qui a déjà trop souvent risqué de devenir mortel pour le monde entier. Tel Aviv se présente au monde avec une conduite méprisante du droit international et sans aucun désir de rechercher une véritable paix qui ne soit pas compatible avec ses objectifs d’expansion, tant à Gaza qu’en Cisjordanie. Un aspect qui joue un rôle décisif dans le comportement d'Israël sont les menaces inutiles de l'Europe, qui ne fait rien pour mettre fin aux massacres israéliens, et le soutien substantiel, quoique critique, des États-Unis. Si la condamnation et les menaces qui en résultent du côté iranien semblent aller de soi (entre autres choses, l'assassinat du représentant du Hamas a eu lieu à l'occasion de l'investiture du nouveau président iranien), les réactions des autres nations et Les organisations étaient également particulièrement violentes. La Turquie a qualifié l'assassinat d'ignoble, Erdogan avait déjà lourdement condamné Tel Aviv pour l'assassinat du leader du Hezbollah et à ce stade il est allé plus loin, l'attitude du président turc est fonctionnelle pour retrouver un consensus en vue des élections présidentielles, se présentant en tant que défenseur du peuple palestinien. La question turque est particulièrement importante, car Ankara fait partie de l’Alliance atlantique et sa ligne politique diffère clairement, notamment de celle de Washington. Bien sûr, le Hamas a menacé Israël, mais les conditions militaires actuelles préoccupent moins Israël que les attaques kamikazes perpétrées par des membres isolés, tout comme la situation en Cisjordanie risque de s'aggraver dangereusement, où l'agitation populaire commencera par des grèves et des manifestations contre le gouvernement israélien ; plus problématiques, d’un point de vue militaire, sont les actions de représailles promises par les Houthis, qui ont déjà démontré qu’ils pouvaient frapper Israël avec leurs drones. L'Irak a également condamné Israël, tandis que les États-Unis ont assuré la protection de Tel-Aviv en cas d'attaque, des propos qui ne contribuent pas à calmer la situation. Téhéran, pour sa part, a déclaré que cela rapprocherait encore davantage le pays chiite des Palestiniens, ce que sera ce rapprochement est une question centrale, car s'il se concrétise par une aide militaire ou des interventions en soutien aux belligérants de Gaza, le La tension entre les deux États va atteindre des niveaux probablement jamais vus auparavant. En tout état de cause, il est impensable que Téhéran ne réponde pas par une action au moins égale à celle d’Israël. Si cela réussit, la course aux représailles reprendra, avec des répercussions évidentes sur les pourparlers et le processus de paix sur la situation à Gaza. Dans le contexte général, la réaction du Qatar, personnellement impliqué dans les pourparlers de paix, a été particulièrement efficace, en soulignant que dans une négociation où une partie tue un représentant de l'autre, elle n'a aucune chance d'aboutir ; c’est probablement exactement ce que veulent Israël et son gouvernement composé de personnes irresponsables.
O assassinato do líder do Hamas corre o risco de frustrar o processo de paz
À eliminação física do número dois do Hezbollah, ocorrida no Líbano, seguiu-se a do líder do Hamas, Hanieyh, em Teerão. A característica comum é que estes assassinatos ocorreram em território estrangeiro, pertencente à soberania dos respetivos estados; o alívio é importante porque a responsabilidade dos assassinos, no primeiro caso foi reivindicada pelos israelitas, enquanto no segundo caso Telavive está em silêncio por enquanto; no entanto, vários intervenientes internacionais concordam em atribuir responsabilidades às forças armadas israelitas. Reivindicar um ataque em solo iraniano significa admitir uma perigosa violação da soberania de Teerão, o que justificaria uma resposta do país xiita. Na realidade, objectivamente restam poucas dúvidas sobre o instigador do foguete que atingiu a casa da vítima. O foguetão não veio de dentro do país iraniano, mas chegou do estrangeiro, uma pista que não fala a favor de Telavive. Se assim fosse, as consequências da estratégia israelita correriam, na verdade, o risco de alargar de forma assustadora um conflito, que já demasiadas vezes correu o risco de se tornar letal para o mundo inteiro. Tel Aviv apresenta-se perante o mundo com uma conduta desdenhosa do direito internacional e sem qualquer desejo de procurar uma paz verdadeira que não seja funcional para os seus objectivos de expansão, tanto em Gaza como na Cisjordânia. Um aspecto que desempenha um papel decisivo na conduta de Israel são as ameaças inúteis da Europa, que nada faz para pôr fim aos massacres israelitas, e o apoio substancial, ainda que com críticas, dos Estados Unidos. Se a condenação e as ameaças resultantes por parte do lado iraniano parecem ser tomadas como certas (entre outras coisas, o assassinato do expoente do Hamas ocorreu por ocasião da investidura do novo presidente do Irão), as reacções de outras nações e organizações também eram particularmente violentas. A Turquia definiu o assassinato como ignóbil, Erdogan já tinha condenado fortemente Tel Aviv pelo assassinato do líder do Hezbollah e nesta conjuntura levou a questão mais longe, a atitude do presidente turco é funcional para recuperar o consenso tendo em vista as eleições presidenciais, posicionando- se como defensor do povo palestiniano. A questão turca é particularmente importante, porque Ancara faz parte da Aliança Atlântica e a sua linha política difere claramente, especialmente da de Washington. Naturalmente, o Hamas ameaçou Israel, mas as actuais condições militares causam menos preocupação a Israel do que os ataques kamikaze perpetrados por membros isolados, tal como a situação na Cisjordânia corre o risco de piorar perigosamente, onde a agitação popular começará com greves e manifestações contra o governo israelita; mais problemáticas, do ponto de vista militar, são as ações de retaliação prometidas pelos Houthis, que já demonstraram que podem atingir Israel com os seus drones. O Iraque também condenou Israel, enquanto os EUA garantiram protecção a Telavive em caso de ataque, palavras que não contribuem para arrefecer a situação. Teerão, por sua vez, afirmou que o facto aproximará ainda mais o país xiita dos palestinianos, o que será esta aproximação é uma questão central, porque se se concretizar com ajuda militar ou intervenções de apoio aos beligerantes de Gaza, a tensão entre os dois estados aumentará para níveis provavelmente nunca antes vistos. Em qualquer caso, é impensável que Teerão não responda com uma acção pelo menos igual à de Israel. Se isto for bem sucedido, a corrida à retaliação será reaberta, com repercussões óbvias nas conversações e no processo de paz para a situação em Gaza. No contexto geral, particularmente eficaz é a reacção do Qatar, pessoalmente envolvido nas conversações de paz, que sublinhou que numa negociação em que uma parte mata um representante da outra não tem qualquer hipótese de obter sucesso; isto é provavelmente exactamente o que Israel e o seu governo composto por pessoas irresponsáveis querem.
Убийство лидера ХАМАС рискует сорвать мирный процесс
За физическим уничтожением второго номера «Хезболлы», которое произошло в Ливане, последовало уничтожение лидера ХАМАС Хании в Тегеране. Общей характеристикой является то, что эти убийства произошли на чужой территории, принадлежащей суверенитету соответствующих государств; помощь важна, поскольку ответственность за убийц в первом случае взяли на себя израильтяне, а во втором Тель-Авив пока хранит молчание; однако некоторые международные игроки согласны возложить ответственность на израильские вооруженные силы. Заявить о нападении на иранскую землю означает признать опасное нарушение суверенитета Тегерана, что могло бы оправдать ответную реакцию со стороны шиитской страны. На самом деле в отношении зачинщика ракеты, попавшей в дом жертвы, объективно мало сомнений. Ракета прибыла не из иранской страны, а из-за границы, что говорит не в пользу Тель-Авива. Если бы это было так, последствия израильской стратегии фактически грозили бы опасным расширением конфликта, который уже слишком много раз рисковал стать смертельным для всего мира. Тель-Авив предстает перед миром с пренебрежительным поведением в области международного права и без какого-либо желания добиваться истинного мира, который не соответствует его целям расширения, как в Газе, так и на Западном Берегу. Аспектом, который играет решающую роль в поведении Израиля, являются бесполезные угрозы со стороны Европы, которая не делает ничего, чтобы положить конец израильской резне, а также существенная поддержка, хотя и с критикой, со стороны Соединенных Штатов. Если осуждение и вытекающие из него угрозы со стороны иранской стороны кажутся само собой разумеющимися (среди прочего, убийство представителя ХАМАСа произошло по случаю вступления в должность нового президента Ирана), реакция других стран и организации также были особенно жестокими. Турция назвала это убийство постыдным, Эрдоган уже резко осудил Тель-Авив за убийство лидера Хезболлы, и на данном этапе он пошел дальше, позиция турецкого президента функциональна для восстановления консенсуса в свете президентских выборов, как защитник палестинского народа. Турецкий вопрос особенно важен, поскольку Анкара является частью Атлантического альянса и ее политическая линия явно отличается, особенно от линии Вашингтона. Естественно, Хамас угрожает Израилю, но нынешние военные условия вызывают у Израиля меньше беспокойства, чем нападения камикадзе со стороны отдельных членов, точно так же, как ситуация на Западном Берегу рискует опасно ухудшиться, где народные волнения начнутся с забастовок и демонстраций против израильского правительства; Более проблематичными с военной точки зрения являются обещанные хуситами ответные действия, которые уже продемонстрировали, что могут поражать Израиль своими дронами. Ирак также осудил Израиль, а США заверили Тель-Авив в защите в случае нападения, слова, которые не способствуют охлаждению ситуации. Тегеран, со своей стороны, заявил, что этот факт еще больше приблизит шиитскую страну к палестинцам, и каким будет это сближение, является центральным вопросом, потому что, если оно материализуется посредством военной помощи или вмешательства в поддержку воюющих сторон Газы, Напряженность между двумя государствами поднимется до уровня, вероятно, никогда не наблюдавшегося ранее. В любом случае, немыслимо, чтобы Тегеран не ответил действиями, по крайней мере, равными действиям Израиля. Если это удастся, гонка возмездия возобновится с очевидными последствиями для переговоров и мирного процесса для ситуации в Газе. В общем контексте особенно эффективной является реакция Катара, лично участвовавшего в мирных переговорах, который подчеркнул, что в переговорах, где одна сторона убивает представителя другой, у нее нет шансов на успех; Вероятно, это именно то, чего хочет Израиль и его правительство, состоящее из безответственных людей.