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mercoledì 21 agosto 2019
Il test missilistico americano riapre la questione degli armamenti
Il test missilistico americano ha messo fine all’interruzione delle prove di vettori balistici statunitensi che durava da trent’anni e rappresenta la logica conseguenza dell’intterruzione del trattato in vigore dal 1987 tra Usa e Russia. Con la firma di quel trattato si fa coincidere la fine della guerra fredda e la logica dei due blocchi, quindi il suo superamento non può che significare che si entra ufficialmente in una nuova fase di instabilità mondiale. In realtà questa situazione è già un dato di fatto: sia per il protagonismo russo di Putin, che per la comparsa di un nuovo attore, la Cina, sulla scena militare. Ciò non significa il passaggio da una situazione di contrapposizione di due soggetti ad una situazione tripolare: certo Cina, Russia ed USA sono le maggiori superpotenze, ma in questo scenario occorre tenere presente anche l’India, gli stati che possono o vogliono disporre di un arsenale nucleare ed anche dell’Unione Europea, che, seppure lentamente, ha messo in programma la costituzione di una sua propria forza armata. Lo scenario, quindi, diventa multipolare, anche per le intenzioni di Trump, non sempre rispettate dallo stesso governo americano, di non volere più recitare la parte di gendarme mondiale. Oltre a questo quadro generale occorre considerare il caso particolare della Russia, impegnata a sviluppare una tecnologia missilistica capace di raggiungere i 5.000 chilometri di distanza e sopratutto un vettore che potrebbe raggiungere la costa occidentale degli USA, inoltre lo sviluppo militare cinese, con Pechino che si è sempre rifiutata di aderire a trattati sugli armamenti, ha giustitficato il lancio del missile di test per i militari americani. Certo non è una buona notizia, la ripresa dei lanci missilistici americani significa che Washington vuole dimostrare la reale intenzione di mettersi allo stesso livello delle altre super potenze, riaprendo così al riarmo, le cui conseguneze sono, prima di tutto, di natura diplomatica. Infatti le reazioni di Mosca e Pechino non sono tardate ad arrivare, accusando gli Stati Uniti di preparare il test da tempo; queste accuse non sono provate e contengono una certa dose di ipocrisia, se si considera che vengono fatte da nazioni che da tempo stanno testando nuovi sistemi missilistici. Dal punto di vista militare, proprio per questo motivo, è impossibile non giustificare gli Stati Uniti per avere interrotto il periodo nel quale non hanno effettuato prove missilistiche: la necessità di avere contromisure contro gli avversari è un dato di fatto. Occorre poi considerare anche l’aspetto di volere dare un segnale a Cina e Russia, per non fare passare come segno di debolezza l’avere rispettato i trattati e non avere effettuato test missilistici da trent’anni. Per Trump era il modo ed il momento di dimostrare al mondo che anche gli USA possono disporre di armi missilistiche intese anche come deterrenti nei confronti delle altre potenze. Una possibile lettura comprende anche la volontà, proprio attraverso il test, di portare Pechino ad una nuova trattativa per evitare la proliferazione degli armamenti. Esistono previsioni che dicono che l’arsenale cinese possa, in un futuro prossimo, superare quello americano. Da questi dati il destinatario del messaggio del test missilistico sembra essere più Pechino, che Mosca, anche in ragione della crescente volontà cinese di estendere la propria influenza nel Mare cinese meridionale, le cui vie marittime e la tutela dei paesi che si affacciano su questo mare, risulta essere un obiettivo primario della politica estera americana già dai tempi della presidenza Obama. Come già detto sia la Russia, che la Cina, hanno reagito negativamente a questo test, che segna la ripresa degli armamenti e che riporta il mondo indietro di trent’anni: questa consapevolezza deve essere del mondo intero, perchè significa possibili ricadute negative sui rapporti tra gli stati e l’incertezza economica, quindi un fattore ulteriore di aggravamento per la situazione mondiale, sempre più soggetta a sollecitazioni di natura differente, che mettono in pericolo la stabilità e la pace globale.
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