Quello che il Segretario Generale dell’Alleanza Atlantica, ha fatto, durante il suo discorso al Parlamento europeo, è sembrato un vero proprio appello alla collaborazione dei paesi dell’Unione. Quasi una richiesta di aiuto, che più esplicita non poteva essere. L’imminente avvento di Trump, rappresenta una aggravante decisiva di uno stato delle cose già difficile e complicato. La situazione attuale non è quella di una pace vera e propria, anche se non è neppure presente uno stato di guerra; tuttavia il conflitto ucraino è alle porte dell’Europa e la situazione dell’impegno economico dei membri UE è ancora lontano da quel due per cento del prodotto interno lordo, che ormai è ritenuto insufficiente per mantenere l’Alleanza Atlantica ad un livello adeguato per rispondere alle criticità potenziali presenti sulla scena internazionale. Se la richiesta di Trump, di portare al 5% del prodotto interno lordo di ogni singolo membro dell’Alleanza, appare come un dato arrotondato molto per eccesso, una valore ragionevole potrebbe essere quello del tre per cento, cioè un punto percentuale in più rispetto all’attuale, peraltro raggiunto soltanto da pochi membri. Se oggi la situazione è ritenuta più o meno sicura, dopo la presidenza Trump, potrebbe non essere più tale. Anche se la minaccia del presidente eletto è stata quella di abbandonare l’Alleanza Atlantica, questa evenienza, soprattutto per ragioni economiche, è ritenuta remota, ma più probabile è ritenuto possibile che gli USA possano attuare un disimpegno, in modo da concentrarsi sui temi del presidio dell’area pacifica, zona essenziale per combattere la Cina. L’Europa, pur in un quadro generale di presenza dell’Alleanza Atlantica, deve portare un maggiore contributo e rispondere agli accordi sottoscritti per portare al 2% del PIL la spesa militare; ma troppi stati sono ancora lontani da questo obiettivo. Oltre alla necessità di raggiungere la quota stabilita, occorre una maggiore razionalizzazione nel modo di spendere per gli acquisti militari, facendo acquisiti congiunti, in grado di garantire maggiori economie di scala e una integrazione sempre più efficiente tra le varie forze armate, in assenza di una componente militare sovranazionale, che appare sempre più necessaria, per avere un maggiore raggio di manovra e di autonomia, seppure sempre all’interno dell’Alleanza Atlantica. Parallelamente è necessario sviluppare quegli strumenti atti a contrastare la guerra ibrida necessari per contrastare l’azioni di soggetti quali Russia, ma anche Cina, che tendono a condizionare la vita politica e sociale degli stati europei. La disinformazione costituisce una debolezza dell’Europa, così come l’arma dell’immigrazione irregolare funziona come fattore di destabilizzazione interna ed esterna, arrivando a mettere in difficoltà le istituzioni europee nei loro centri di comando. Le vicende ucraine hanno interrotto una situazione di stallo, dove la ragione dell’esistenza delle forze armate, nei paesi europei, era cambiata verso un utilizzo di forze di pace e di interposizione in zone critiche, ma comunque lontane dal territorio europeo. Con l’invasione russa in Ucraina, i ministeri della difesa si sono resi conto dell’inadeguatezza dell’impostazione delle loro forze armate, che avevano superato i concetti di guerra sul campo, con la conseguenza del cambiamento anche dei rispettivi arsenali. I cicli dell’economia che si sono ripetuti negli ultimi periodi non sono stati mai positivi e contraddistinti da assi livelli di crescita, una situazione che ha favorito la contrazione delle spese militari, lasciando potenziali di difesa molto bassi. Se, da un lato si possono comprendere le remore a spendere nel settore militare, anche considerando le tesi dei pacifisti ad oltranza, resta un fatto che la minaccia russa rappresenta un dato concreto, con il quale è impossibile non tenere conto, anche per le pericolose alleanze di Mosca con la Corea del Nord e l’Iran e quindi con aree contigue al terrore internazionale. Quello che si deve affrontare non è soltanto una minaccia chiara, ma un universo opaco di nemici indistinti, contro i quali devono essere elaborate strategie efficaci. La proposta francese, di effettuare le spese militari verso aziende europee, ha una valenza diretta a privilegiare una maggiore coesione dei paesi europei, ma potrebbe incontrare le resistenze di Trump, quindi occorrerà trovare un equilibrio in grado di soddisfare le richieste politiche, ma anche le legittime aspirazioni europee, perché sul lungo periodo, anche per gli USA un’Europa militarmente più autonoma, sarà un vantaggio anche per Washington e non solo per Bruxelles.
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