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giovedì 24 luglio 2025

L'arma della fame usata da Israele

 La carestia di Gaza si rivela sempre più quello che è: una variante delle armi di sterminio operate da Israele, con l’appoggio evidente degli USA, ai danni dei palestinesi di Gaza. Non è stato ritenuto sufficiente bombardare dal cielo e dalla terra la popolazione, distruggergli le abitazioni, sottoporli a carenze igieniche notevoli: l’arma della fame serve a completare l’obiettivo del genocidio, che ha come unico obiettivo rubare il territorio dei palestinesi, una variante ancora più violenta di quanto già accade nelle colonie. I palestinesi superstiti sono vittima di una tortura brutale: costretti dalla carenza alimentare sono costretti a recarsi in zone anche lontane, dove la Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione statunitense, dovrebbe distribuire gli aiuti. I palestinesi in file obbligate, spesso con percorsi obbligati all’interno di vere e proprie gabbie, devono subire le fucilate dei soldati israeliani. Secondo alcuni degli stessi soldati, il tiro a segno sarebbe conseguenza di ordini diretti degli ufficiali israeliani, mentre altre versioni parlano di plotoni formati da soldati provenienti dalle colonie, o che comunque ne condividono le finalità, che arriverebbero a disobbedire alle direttive ufficiali per colpire i palestinesi. Queste formazioni militari, peraltro, sono ritenute responsabili di atti contro i civili come il recente fatto che ha riguardato il bombardamento della chiesa cattolica di Gaza. In ogni caso proprio per la frequenza di episodi, purtroppo sempre più ricorrente, contro la popolazione in cerca di cibo, si può ragionevolmente ipotizzare, che entrambi le possibilità siano veritiere e che ciò corrisponde ad una strategia del governo israeliano, nemmeno più troppo nascosta, di sfrattare la popolazione palestinese da Gaza per fare rientrare la striscia sotto il diretto controllo amministrativo di Tel Aviv, come già ipotizzato da Trump e da un recente filmato creato con l’intelligenza artificiale da una ministra in carica. A Gaza, quindi, i civili continuano a morire, uccisi sia dall’esercito di Israele, che dalla tattica di affamare le persone. Se sull’aspetto militare le reazioni continuano ad essere troppo tiepide, non si va aldilà di dichiarazioni scontate e senza alcun effetto, la questione della provocata carestia alimentare ha provocato una dura presa di posizione firmata da 109 organizzazioni non governative, che hanno formalmente richiesto l’invio di aiuti umanitari. Quella provocata da Israele è una vera e propria carestia di massa, che ha generato grave denutrizione in tutte le fasce di età, ma con ricadute particolarmente gravi su bambini e vecchi, spesso vittime mortali di questa orribile privazione. La richiesta è quella di aprire tutti i valichi di frontiera per permettere ai rifornimenti di cibo, acqua potabile e medicinali di raggiungere le persone, ma con modalità regolate dalle Nazioni Unite e non dai contractor americani. I rifornimenti sono già presenti al di fuori della Striscia di Gaza, ma Israele continua a bloccarli con le scuse più diverse. La colpa viene addossata ad Hamas, ma non si capisce come l’organizzazione terroristica, fortemente decimata, abbia ancora un potere così vasto e tale da potere influenzare una grande massa di rifornimenti, è chiaro che ci troviamo di fronte ad una scusa per perpetrare la carestia a danno dei civili. La denuncia delle organizzazioni non governative è successiva alla dichiarazione congiunta di 25 paesi, che hanno chiesto la fine della guerra e hanno condannato i metodi della distribuzione alimentare. A queste dichiarazioni, però, non seguono ritorsioni, come le sanzioni, in grado di colpire l’economia israeliana, come avviene per la Russia. Senza prese di posizioni con effetto pratico ogni dichiarazione non ha alcun effetto su Tel Aviv, che può continuare ad aumentare il numero del massacro fin qui portato avanti, che, secondo i numeri forniti dal Ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, ammonta a circa 60.000 morti; mentre per i vivi si calcola che l’87,8% degli abitanti di Gaza sia stata o è sottoposta ad ordini di sgombero sotto il controllo militare israeliano, una situazione che espone una occupazione militare a carico dei civili non giustificata, se non con la ragione di provocare sofferenze in maniera deliberata e con lo scopo di annettere il territorio palestinese della striscia allo stato ebraico.

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