Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

lunedì 21 febbraio 2011

2011anno delle rivoluzioni

Il 2011 è ormai l'anno delle rivoluzioni, la portata storica dei fatti che stanno accadendo sotto i nostri occhi e di cui siamo testimoni diretti e talvolta protagonisti, grazie alle nuove tecnologie, avrà la stessa valenza nei manuali e nei testi istituzionali di storia contemporanea dei fatti del 1989, culminati con la caduta del muro di Berlino e la fine della cortina di ferro. Come allora una massa di popoli si muove, quasi all'unisono, per placare la propria fame di diritti, cercando un riscatto che garantisca un futuro migliore, in un quadro di legalità all'interno delle proprie nazioni, fino adesso dittature. Qui finiscono le similitudini, ora ci troviamo di fronte ad una massa di persone che preme alle nostre porte in maniera più pressante di quanto successo con i paesi dell'est, che ricordiamocelo, avevano comunque un livello di vita più elevato. Inoltre non esiste in Africa un paese come esisteva allora in Europa, la Germania Ovest, capace di assorbire dentro se stesso un'altra intera nazione, anche se poi il costo economico dell'operazione è in parte ricaduto sugli altri paesi dell'Unione Europea. Proprio un'istituzione come la UE è riuscita a fare da ammortizzatore alla trasformazione in democrazie dei paesi oltrecortina, inglobandoli nel processo unificatore del vecchio continente, coinvolgendo ed in qualche modo guidando la transizione democratica, sopratutto con consistenti aiuti economici. Insomma la UE ha di fatto preso sulle sue spalle, con tutti gli errori del caso, intere nazioni mantenendo al suo interno la trasformazione di istituzioni, popoli e culture. Pur essendo un ambiente certamente protettto, non è stata una operazione facile e senza costi sociali. In Africa non c'è una UE che possa almeno coordinare un processo al buio di fuoriuscita dalle dittature. Ci sono paesi seduti su ricchezze immense, fino adesso appannaggio di oligarchie ben poco illuminate, la rabbia accumulata per le diseguaglianze sociali molto profonde cresciute in sistemi che garantivano solo l'incremento della povertà generalizzata, ha generato lo scoppio delle rivolte, sostenute dalla conoscenza dei nuovi sistemi informativi, che solo governanti ottusi non hanno compreso. La legittima autodeterminazione dei popoli ha scalzato, o sta scalzando dittature che alla fine si sono dimostrate mostri di cartone. Bene, se diamo per assodate le legittime aspirazioni dei popoli e la loro giusta lotta di liberazione, dobbiamo anche fare delle considerazioni sul futuro di questi paesi, che giocoforza è legato al nostro. Il timore maggiore resta legato al vuoto di potere che si sta venendo a creare, fortunatamente il ruolo delle forze armate in generale, di questi paesi è stato quello di schierarsi dalla parte del popolo, anche se in taluni casi la repressione è stata violenta; il pericolo che si instaurino teocrazie islamiste, grazie alla facile presa sui popoli è concreto. Il secondo aspetto è quello energetico, l'industria e la vita civile occidentale si basa, per una parte consistente, sulle materie prime acquistate da questi paesi; se da un lato essi non possono rinunciare al flusso di denaro derivante dalla vendita di gas e petrolio, dall'altro potrebbero esercitare pressioni di tipo politico attraverso queste armi. Un ulteriore aspetto è il controllo del movimento delle masse umane, regolato con accordi pilateschi tra democrazie e dittature, l'Europa si trova spiazzata dalla caduta dei regimi perchè impreparata a gestire emergenze umanitarie di così grande portata come quelle che verosimilmente si abbatteranno sulle sua coste. Fino adesso l'occidente è stato impreparato, viceversa che nel 1989, è ora di studiare una strategia comune ed affinare glio studi diplomatici, la situazione è già troppo avanti.

Nessun commento:

Posta un commento