Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 6 settembre 2023

Le richieste di asilo aumentano in Europa

 Nei primi sei mesi di quest’anno, le richieste di asilo verso i ventisette paesi dell’Unione Europea, sommati a Norvegia e Svizzera, hanno raggiunto la cifra di 519.000 domande, segnando un incremento di più 28%, rispetto al periodo di riferimento dello scorso anno. Di queste richieste il 30% riguardano la Germania, il 17% la Spagna ed il 16% la Francia. Con questi dati si potrebbe raggiungere tendenzialmente, la cifra di oltre un milione di richieste, numero analogo al dato record del 2016. Il 13% delle richieste di asilo proviene dalla Siria, pari a circa 67.000 persone, con un aumento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 47%. Le cause di questa vera e propria migrazione sono da ricercare nell’aggravarsi della guerra civile, che ha causato il peggioramento delle condizioni economiche e l’ostilità dei turchi, che negli anni passati avevano assorbito gran parte dell’emigrazione proveniente da Damasco, contro la popolazione siriana. La rotta migratoria maggiormente seguita dai cittadini siriani è quella balcanica e ciò influisce sulle nazioni che raccolgono le richieste di asilo, come Bulgaria, con il 6%, ed Austria, con il 10%, anche se queste destinazioni rappresentano sempre più soluzioni di transito verso la Germania, che ha una percentuale di richieste del 62%, grazie al radicamento della comunità siriana, favorita, negli anni precedenti dalla cancelliera Merkel. Subito dopo la Siria, il secondo paese per domande di asilo è l’Afghanistan, con 55.000 domande; pur essendo un bacino migratorio che ha sempre assicurato quote sostanziose di migranti, la decisione degli USA di abbandonare il paese ha favorito il ritorno dei talebani, che, una volta al potere, hanno notevolmente compresso i diritti umani e praticato una politica economica disastrosa, che ha aggravato una situazione già difficile, costringendo il paese a reggersi, quasi esclusivamente, sugli aiuti umanitari internazionali. Mentre la provenienza dei migranti da zone africane ed asiatiche, non rappresenta una sorpresa, si registra un aumento delle richieste da zone dell’America latina, come Venezuela e Colombia, che insieme raggiungono il 13% delle domande, nella loro totalità praticamente dirette verso la Spagna, spiegando così la seconda posizione europea di Madrid, nella classifica delle richieste di asilo. Questi dati, molto preoccupanti, vengono registrati a poca distanza dalla chiusura del patto sull’immigrazione e a meno di un anno dall’appuntamento elettorale europeo. Le ormai consuete resistenze di Polonia ed Ungheria alla distribuzione dei migranti, aggravano la situazione interna dell’Unione Europea e mettendo in risalto la poca efficacia e lungimiranza delle politiche per regolare gli afflussi. L’accordo di Giugno tra i ministri degli esteri dell’Unione ha previsto una sorta di tassa, nella misura di 20.000 euro per persona all’anno, per quei paesi che si rifiuteranno di contribuire alla distribuzione dei migranti ed è stato condizionato dal voto contrario di Budapest e Varsavia; proprio in Polonia, ad ottobre, si effettuerà un referendum sul tema dell’accoglienza dei migranti, indetto dal governo di destra in carica. Ancora una volta Bruxelles si presenta con divisioni al proprio interno e senza sanzioni in grado di dividere il carico migratorio, presentandosi all’opinione pubblica mondiale debole e facilmente ricattabile dalle dittature anti occidentali, che usano il tema migratorio come vera e propria arma di pressione dell’Europa. Questo stato di cose determina, in un periodo dove la coesione occidentale è sempre più necessaria, un lato vulnerabile a discapito non solo dell’Unione, ma anche dell’Alleanza Atlantica. Accordi come quello tra Unione Europea e Tunisia, oltre ad essere poco efficaci, vengono firmati con regimi dittatoriali, che approfittano della debolezza singola, in questo caso dell’Italia, e globale di una istituzione che non riesce ad essere unita e che permette il prevalere degli interessi nazionali rispetto a quelli sovranazionali. Il caso italiano, vera e propria frontiera meridionale dell’Europa, chiarisce ancora di più la situazione: 65.000 arrivi pari al 140%, se confrontati con lo stesso periodo del 2022, eppure Roma riceve ben pochi aiuti dai membri dell’Unione, preoccupati a salvaguardare le proprie singole situazioni. Finché non sarà superata questa logica, con una situazione che sarà sempre più grave, per guerre, carestie ed emergenze climatiche, l’Europa e l’occidente saranno sempre sotto ricatto.

Asylum applications are on the rise in Europe

 In the first six months of this year, asylum applications to the twenty-seven countries of the European Union, added to Norway and Switzerland, reached the figure of 519,000 applications, marking an increase of more than 28%, compared to the reference period of the last year. Of these requests, 30% concern Germany, 17% Spain and 16% France. With these data, the figure of over one million requests could tend to be reached, a number similar to the record figure of 2016. 13% of asylum requests come from Syria, equal to about 67,000 people, with an increase compared to the same period last year, by 47%. The causes of this real migration are to be found in the worsening of the civil war, which caused the worsening of economic conditions and the hostility of the Turks, who in past years had absorbed a large part of the emigration from Damascus, against the Syrian population. The migratory route most followed by Syrian citizens is the Balkan one and this affects the nations that collect asylum requests, such as Bulgaria, with 6%, and Austria, with 10%, even if these destinations increasingly represent transit solutions to Germany, which has a percentage of requests of 62%, thanks to the roots of the Syrian community, favored in previous years by Chancellor Merkel. Immediately after Syria, the second country for asylum applications is Afghanistan, with 55,000 applications; despite being a migratory basin that has always ensured substantial quotas of migrants, the US decision to abandon the country has favored the return of the Taliban, who, once in power, have considerably reduced human rights and practiced a disastrous economic policy, which it has aggravated an already difficult situation, forcing the country to rely almost exclusively on international humanitarian aid. While the origin of migrants from African and Asian areas does not come as a surprise, there is an increase in requests from areas of Latin America, such as Venezuela and Colombia, which together reach 13% of the requests, in their totality practically directed towards Spain, thus explaining Madrid's second European position in the ranking of asylum requests. These very worrying data are recorded shortly after the closure of the pact on immigration and less than a year after the European elections. The now customary resistance of Poland and Hungary to the distribution of migrants aggravate the internal situation of the European Union and highlight the lack of effectiveness and foresight of policies to regulate the inflows. The June agreement between EU foreign ministers provided for a sort of tax, in the amount of 20,000 euros per person per year, for those countries that refuse to contribute to the distribution of migrants and was conditioned by the vote against of Budapest and Warsaw; in Poland, in October, a referendum will be held on the issue of welcoming migrants, called by the right-wing government in office. Once again Brussels presents itself with internal divisions and without sanctions capable of dividing the migratory load, presenting itself to world public opinion as weak and easily blackmailed by anti-Western dictatorships, which use the migration issue as a real weapon of pressure for the 'Europe. This state of things determines, in a period where Western cohesion is increasingly necessary, a vulnerable side to the detriment not only of the Union, but also of the Atlantic Alliance. Agreements such as the one between the European Union and Tunisia, in addition to being ineffective, are signed with dictatorial regimes, which take advantage of the individual weakness, in this case of Italy, and the global weakness of an institution that cannot be united and which allows the prevailing of national rather than supranational interests. The Italian case, a real southern border of Europe, clarifies the situation even more: 65,000 arrivals equal to 140%, if compared with the same period in 2022, yet Rome receives very little aid from the members of the Union, worried about safeguard their own individual situations. Until this logic is overcome, with an increasingly serious situation, due to wars, famines and climatic emergencies, Europe and the West will always be under blackmail.

Las solicitudes de asilo aumentan en Europa

En los primeros seis meses de este año, las solicitudes de asilo a los veintisiete países de la Unión Europea, sumados a Noruega y Suiza, alcanzaron la cifra de 519.000 solicitudes, lo que supone un aumento de más del 28%, respecto al periodo de referencia de el último año. De estas solicitudes, el 30% se refieren a Alemania, el 17% a España y el 16% a Francia. Con estos datos, se podría tender a alcanzar la cifra de más de un millón de solicitudes, una cifra similar a la cifra récord de 2016. El 13% de las solicitudes de asilo proceden de Siria, lo que equivale a unas 67.000 personas, con un aumento respecto al mismo período. el año pasado, en un 47%. Las causas de esta migración real se encuentran en el agravamiento de la guerra civil, que provocó el empeoramiento de las condiciones económicas y la hostilidad de los turcos, que en los últimos años habían absorbido gran parte de la emigración de Damasco, contra los sirios. población. La ruta migratoria más seguida por los ciudadanos sirios es la de los Balcanes y esto afecta a los países que recogen solicitudes de asilo, como Bulgaria, con un 6%, y Austria, con un 10%, aunque estos destinos representan cada vez más soluciones de tránsito hacia Alemania, que tiene un porcentaje de solicitudes del 62%, gracias al arraigo de la comunidad siria, favorecida en años anteriores por la canciller Merkel. Inmediatamente después de Siria, el segundo país en solicitudes de asilo es Afganistán, con 55.000 solicitudes; A pesar de ser una cuenca migratoria que siempre ha asegurado importantes cuotas de inmigrantes, la decisión estadounidense de abandonar el país ha favorecido el regreso de los talibanes, que, una vez en el poder, han reducido considerablemente los derechos humanos y practicado una política económica desastrosa, que ha agravó una situación ya difícil, obligando al país a depender casi exclusivamente de la ayuda humanitaria internacional. Si bien no sorprende la procedencia de migrantes de zonas africanas y asiáticas, sí se observa un aumento de solicitudes provenientes de zonas de América Latina, como Venezuela y Colombia, que en conjunto alcanzan el 13% de las solicitudes, en su totalidad prácticamente dirigidas a España, explicando así la segunda posición europea de Madrid en el ranking de solicitudes de asilo. Estos datos tan preocupantes se registran poco después del cierre del pacto sobre inmigración y menos de un año después de las elecciones europeas. La ya habitual resistencia de Polonia y Hungría al reparto de inmigrantes agrava la situación interna de la Unión Europea y pone de relieve la falta de eficacia y previsión de las políticas para regular los flujos. El acuerdo de junio entre los ministros de Asuntos Exteriores de la UE preveía una especie de impuesto, de 20.000 euros por persona al año, para aquellos países que se nieguen a contribuir al reparto de inmigrantes y estaba condicionado por el voto en contra de Budapest y Varsovia; Precisamente en Polonia se celebrará en octubre un referéndum sobre la cuestión de la acogida de inmigrantes, convocado por el Gobierno de derechas en funciones. Una vez más Bruselas se presenta con divisiones internas y sin sanciones capaces de dividir la carga migratoria, presentándose ante la opinión pública mundial como débil y fácilmente chantajeada por las dictaduras antioccidentales, que utilizan la cuestión migratoria como una auténtica arma de presión para la 'Europa'. . Este estado de cosas determina, en un período en el que la cohesión occidental es cada vez más necesaria, un lado vulnerable en detrimento no sólo de la Unión, sino también de la Alianza Atlántica. Acuerdos como el de la Unión Europea con Túnez, además de ineficaces, se firman con regímenes dictatoriales, que se aprovechan de la debilidad individual, en este caso de Italia, y de la debilidad global de una institución que no puede unirse y lo que permite prevalecer los intereses nacionales más que los supranacionales. El caso italiano, auténtica frontera sur de Europa, aclara aún más la situación: 65.000 llegadas equivalen al 140% respecto al mismo período en 2022, pero Roma recibe muy poca ayuda de los miembros de la Unión, preocupados por salvaguardar su propias situaciones individuales. Hasta que se supere esta lógica, con una situación cada vez más grave, debido a guerras, hambrunas y emergencias climáticas, Europa y Occidente siempre estarán bajo chantaje.

In Europa nehmen die Asylanträge zu

 In den ersten sechs Monaten dieses Jahres erreichten die Asylanträge in den 27 Ländern der Europäischen Union, zuzüglich Norwegen und der Schweiz, die Zahl von 519.000 Anträgen, was einem Anstieg von mehr als 28 % im Vergleich zum Referenzzeitraum entspricht das letzte Jahr. Von diesen Anfragen betreffen 30 % Deutschland, 17 % Spanien und 16 % Frankreich. Mit diesen Daten könnte tendenziell die Zahl von über einer Million Anträgen erreicht werden, eine Zahl, die dem Rekordwert von 2016 ähnelt. 13 % der Asylanträge kommen aus Syrien, was etwa 67.000 Menschen entspricht, was einem Anstieg im Vergleich zum gleichen Zeitraum entspricht im letzten Jahr um 47 %. Die Ursachen dieser echten Migration liegen in der Verschärfung des Bürgerkriegs, der zu einer Verschlechterung der wirtschaftlichen Lage und der Feindseligkeit der Türken, die in den vergangenen Jahren einen Großteil der Auswanderung aus Damaskus aufgenommen hatten, gegenüber den Syrern führte Bevölkerung. Die von syrischen Bürgern am häufigsten genutzte Migrationsroute ist die Balkanroute, und dies betrifft die Länder, die Asylanträge entgegennehmen, wie Bulgarien mit 6 % und Österreich mit 10 %, auch wenn diese Ziele zunehmend Transitlösungen nach Deutschland darstellen, was der Fall ist ein Prozentsatz der Anträge von 62 %, dank der Wurzeln der syrischen Gemeinschaft, die in den vergangenen Jahren von Bundeskanzlerin Merkel favorisiert wurden. Unmittelbar nach Syrien ist Afghanistan mit 55.000 Asylanträgen das zweitgrößte Land für Asylanträge. Obwohl es sich um ein Einwanderungsgebiet handelt, das schon immer erhebliche Einwanderungsquoten gewährleistet hat, hat die Entscheidung der USA, das Land zu verlassen, die Rückkehr der Taliban begünstigt, die nach ihrer Machtübernahme die Menschenrechte erheblich eingeschränkt und eine katastrophale Wirtschaftspolitik betrieben haben, was sie auch getan haben verschärfte die ohnehin schon schwierige Situation und zwang das Land, sich fast ausschließlich auf internationale humanitäre Hilfe zu verlassen. Während die Herkunft der Migranten aus afrikanischen und asiatischen Gebieten keine Überraschung ist, gibt es einen Anstieg der Anfragen aus Regionen Lateinamerikas wie Venezuela und Kolumbien, die zusammen 13 % der Anfragen ausmachen und in ihrer Gesamtheit praktisch an diese gerichtet sind Spanien, was Madrids zweite europäische Position in der Rangliste der Asylanträge erklärt. Diese sehr besorgniserregenden Daten werden kurz nach Abschluss des Einwanderungspakts und weniger als ein Jahr nach den Europawahlen erhoben. Der mittlerweile übliche Widerstand Polens und Ungarns gegen die Verteilung der Migranten verschärft die interne Situation der Europäischen Union und macht deutlich, dass es den politischen Maßnahmen zur Regulierung der Zuströme an Wirksamkeit und Weitsicht mangelt. Die Vereinbarung der EU-Außenminister vom Juni sah eine Art Steuer in Höhe von 20.000 Euro pro Person und Jahr für diejenigen Länder vor, die sich weigern, zur Verteilung der Migranten beizutragen, und wurde durch das Nein von Budapest und Warschau bedingt; Gerade in Polen findet im Oktober ein Referendum über die Aufnahme von Migranten statt, das von der amtierenden rechten Regierung ausgerufen wurde. Wieder einmal präsentiert sich Brüssel mit internen Spaltungen und ohne Sanktionen, die die Migrationslast verteilen könnten, und präsentiert sich der Weltöffentlichkeit als schwach und leicht erpressbar durch antiwestliche Diktaturen, die die Migrationsfrage als echte Druckwaffe für Europa einsetzen . Dieser Zustand bestimmt in einer Zeit, in der der westliche Zusammenhalt immer notwendiger wird, eine verletzliche Seite zum Nachteil nicht nur der Union, sondern auch des Atlantischen Bündnisses. Abkommen wie das zwischen der Europäischen Union und Tunesien sind nicht nur wirkungslos, sondern werden auch mit diktatorischen Regimen unterzeichnet, die die individuelle Schwäche, in diesem Fall Italiens, und die globale Schwäche einer Institution ausnutzen, die nicht geeint werden kann Dies ermöglicht die Durchsetzung nationaler statt supranationaler Interessen. Der Fall Italien, eine echte Südgrenze Europas, verdeutlicht die Situation noch mehr: 65.000 Ankünfte, was 140 % im Vergleich zum gleichen Zeitraum im Jahr 2022 entspricht, dennoch erhält Rom nur sehr wenig Hilfe von den Mitgliedern der Union, die um ihre Sicherheit besorgt sind eigene individuelle Situationen. Solange diese Logik nicht überwunden wird und die Lage aufgrund von Kriegen, Hungersnöten und Klimakatastrophen immer ernster wird, werden Europa und der Westen immer unter Erpressung stehen.

Les demandes d’asile augmentent en Europe

 Au cours des six premiers mois de cette année, les demandes d'asile adressées aux vingt-sept pays de l'Union européenne, auxquels s'ajoutent la Norvège et la Suisse, ont atteint le chiffre de 519.000 demandes, soit une augmentation de plus de 28% par rapport à la période de référence du dernier année. Parmi ces demandes, 30 % concernent l'Allemagne, 17 % l'Espagne et 16 % la France. Avec ces données, nous pourrions potentiellement atteindre le chiffre de plus d'un million de demandes, un chiffre similaire au chiffre record de 2016. 13% des demandes d'asile proviennent de Syrie, ce qui équivaut à environ 67 000 personnes, avec une augmentation par rapport à la même période de l'année dernière. , de 47%. Les causes de cette véritable migration sont à rechercher dans l'aggravation de la guerre civile, qui a provoqué une aggravation des conditions économiques et l'hostilité des Turcs, qui au cours des années précédentes avaient absorbé une grande partie de l'émigration en provenance de Damas, contre la population syrienne. La route migratoire la plus suivie par les citoyens syriens est celle des Balkans et cela affecte les pays qui collectent les demandes d'asile, comme la Bulgarie, avec 6%, et l'Autriche, avec 10%, même si ces destinations représentent de plus en plus des solutions de transit vers l'Allemagne, qui a un pourcentage de demandes de 62%, grâce à l'enracinement de la communauté syrienne, favorisé les années précédentes par la chancelière Merkel. Immédiatement après la Syrie, le deuxième pays de demande d'asile est l'Afghanistan, avec 55 000 demandes ; bien qu'il s'agisse d'un bassin migratoire qui a toujours assuré des quotas substantiels de migrants, la décision des États-Unis d'abandonner le pays a favorisé le retour des talibans, qui, une fois au pouvoir, ont considérablement comprimé les droits de l'homme et pratiqué une politique économique désastreuse, qu'ils ont aggravée déjà situation difficile, obligeant le pays à dépendre presque exclusivement de l’aide humanitaire internationale. Même si l'origine des migrants des zones africaines et asiatiques ne constitue pas une surprise, on constate une augmentation des demandes en provenance de zones d'Amérique latine, comme le Venezuela et la Colombie, qui ensemble atteignent 13% des demandes, dans leur totalité pratiquement dirigées vers l'Espagne. , expliquant ainsi la deuxième position européenne de Madrid dans le classement des demandes d'asile. Ces données très inquiétantes sont enregistrées peu après la clôture du pacte sur l'immigration et moins d'un an avant les élections européennes. La résistance désormais habituelle de la Pologne et de la Hongrie à la répartition des migrants aggrave la situation interne de l'Union européenne et met en évidence le manque d'efficacité et de prévoyance des politiques de régulation des flux. L'accord de juin entre les ministres des Affaires étrangères de l'Union prévoyait une sorte de taxe, d'un montant de 20 000 euros par personne et par an, pour les pays qui refuseraient de contribuer à la répartition des migrants et était conditionnée par le vote contre de Budapest et de Varsovie ; précisément en Pologne, en octobre, aura lieu un référendum sur le thème de l'accueil des migrants, convoqué par le gouvernement de droite en place. Une fois de plus, Bruxelles se présente avec des divisions internes et sans sanctions capables de diviser la charge migratoire, se présentant à l'opinion publique mondiale comme faible et facilement soumise au chantage des dictatures anti-occidentales, qui utilisent la question migratoire comme une véritable arme de pression sur l'Europe. . Cet état de fait détermine, dans une période où la cohésion occidentale est de plus en plus nécessaire, un côté vulnérable au détriment non seulement de l’Union, mais aussi de l’Alliance atlantique. Des accords comme celui entre l'Union européenne et la Tunisie, en plus d'être inefficaces, sont signés avec des régimes dictatoriaux, qui profitent de la faiblesse individuelle, dans le cas de l'Italie, et de la faiblesse globale d'une institution incapable d'être unie et qui permet de faire prévaloir les intérêts nationaux sur les intérêts supranationaux. Le cas italien, véritable frontière sud de l'Europe, clarifie encore plus la situation : 65 000 arrivées, cela équivaut à 140%, si on le compare à la même période de 2022, et pourtant Rome reçoit très peu d'aide des membres de l'Union, soucieux de sauvegarder leurs situations individuelles. Tant que cette logique ne sera pas surmontée, avec une situation qui deviendra de plus en plus grave, en raison des guerres, des famines et des urgences climatiques, l’Europe et l’Occident seront toujours soumis au chantage.

Os pedidos de asilo estão a aumentar na Europa

 Nos primeiros seis meses deste ano, os pedidos de asilo aos vinte e sete países da União Europeia, somados à Noruega e à Suíça, atingiram a cifra de 519 mil pedidos, marcando um aumento de mais de 28%, face ao período de referência de o último ano. Destes pedidos, 30% dizem respeito à Alemanha, 17% a Espanha e 16% a França. Com estes dados, poderá tender-se a atingir a cifra de mais de um milhão de pedidos, número semelhante ao recorde de 2016. 13% dos pedidos de asilo provêm da Síria, o equivalente a cerca de 67 mil pessoas, com um aumento em relação ao mesmo período. no ano passado, em 47%. As causas desta verdadeira migração encontram-se no agravamento da guerra civil, que provocou o agravamento das condições económicas e a hostilidade dos turcos, que nos últimos anos absorveram grande parte da emigração de Damasco, contra a Síria população. A rota migratória mais seguida pelos cidadãos sírios é a dos Balcãs e isso afecta as nações que recolhem pedidos de asilo, como a Bulgária, com 6%, e a Áustria, com 10%, ainda que estes destinos representem cada vez mais soluções de trânsito para a Alemanha, que tem uma percentagem de pedidos de 62%, graças às raízes da comunidade síria, favorecida em anos anteriores pela chanceler Merkel. Imediatamente a seguir à Síria, o segundo país com pedidos de asilo é o Afeganistão, com 55.000 pedidos; apesar de ser uma bacia migratória que sempre garantiu quotas substanciais de migrantes, a decisão dos EUA de abandonar o país favoreceu o regresso dos talibãs, que, uma vez no poder, reduziram consideravelmente os direitos humanos e praticaram uma política económica desastrosa, que tem agravou uma situação já difícil, forçando o país a depender quase exclusivamente da ajuda humanitária internacional. Embora a origem dos migrantes provenientes de zonas africanas e asiáticas não seja uma surpresa, regista-se um aumento dos pedidos provenientes de zonas da América Latina, como a Venezuela e a Colômbia, que em conjunto atingem 13% dos pedidos, na sua totalidade praticamente dirigidos para Espanha, explicando assim a segunda posição europeia de Madrid no ranking dos pedidos de asilo. Estes dados muito preocupantes são registados logo após o encerramento do pacto sobre a imigração e menos de um ano após as eleições europeias. A já habitual resistência da Polónia e da Hungria à distribuição de migrantes agrava a situação interna da União Europeia e evidencia a falta de eficácia e previsão das políticas para regular os fluxos. O acordo de Junho entre os ministros dos Negócios Estrangeiros da UE previa uma espécie de imposto, no valor de 20.000 euros por pessoa e por ano, para os países que se recusassem a contribuir para a distribuição de migrantes e foi condicionado pelos votos contra de Budapeste e Varsóvia; precisamente na Polónia, em Outubro, realizar-se-á um referendo sobre a questão do acolhimento dos migrantes, convocado pelo governo de direita em exercício. Mais uma vez Bruxelas apresenta-se com divisões internas e sem sanções capazes de dividir a carga migratória, apresentando-se à opinião pública mundial como fraca e facilmente chantageável por ditaduras antiocidentais, que utilizam a questão migratória como uma verdadeira arma de pressão para a 'Europa'. . Este estado de coisas determina, num período em que a coesão ocidental é cada vez mais necessária, um lado vulnerável em detrimento não só da União, mas também da Aliança Atlântica. Acordos como o entre a União Europeia e a Tunísia, além de ineficazes, são assinados com regimes ditatoriais, que se aproveitam da fraqueza individual, neste caso da Itália, e da fraqueza global de uma instituição que não pode ser unida e que permite a prevalência de interesses nacionais em vez de interesses supranacionais. O caso italiano, uma verdadeira fronteira sul da Europa, esclarece ainda mais a situação: 65.000 chegadas equivalem a 140%, se comparado com o mesmo período de 2022, mas Roma recebe muito pouca ajuda dos membros da União, preocupados em salvaguardar a sua próprias situações individuais. Até que esta lógica seja ultrapassada, com uma situação cada vez mais grave, devido a guerras, fomes e emergências climáticas, a Europa e o Ocidente estarão sempre sob chantagem.

В Европе растет количество прошений о предоставлении убежища

 За первые шесть месяцев этого года количество заявлений о предоставлении убежища, поданных в двадцать семь стран Европейского Союза, а также в Норвегию и Швейцарию, достигло показателя в 519 000 заявлений, что означает рост более чем на 28% по сравнению с базовым периодом прошлого года. последний год. Из этих запросов 30% касаются Германии, 17% Испании и 16% Франции. С учетом этих данных можно было бы достичь цифры в более миллиона запросов, что соответствует рекордному показателю 2016 года. 13% запросов о предоставлении убежища поступают из Сирии, что соответствует примерно 67 000 человек, что больше по сравнению с тем же периодом. в прошлом году на 47%. Причины этой реальной миграции следует искать в обострении гражданской войны, вызвавшей ухудшение экономического положения, и враждебности турок, поглотивших в последние годы значительную часть эмиграции из Дамаска, против сирийских Население. Миграционный маршрут, по которому чаще всего следуют сирийские граждане, — это Балканский маршрут, и это затрагивает страны, которые собирают просьбы о предоставлении убежища, такие как Болгария (6%) и Австрия (10%), даже если эти направления все чаще представляют собой транзитные решения для Германии, которая процент запросов в 62%, благодаря корням сирийской общины, которой в предыдущие годы отдавала предпочтение канцлер Меркель. Сразу после Сирии второй страной по ходатайствам о предоставлении убежища является Афганистан с 55 000 заявлений; Несмотря на то, что это миграционный бассейн, который всегда обеспечивал значительные квоты мигрантов, решение США покинуть страну способствовало возвращению Талибана, который, придя к власти, значительно сократил права человека и практиковал катастрофическую экономическую политику, что привело к усугубил и без того сложную ситуацию, заставив страну полагаться почти исключительно на международную гуманитарную помощь. Хотя происхождение мигрантов из африканских и азиатских регионов не вызывает удивления, наблюдается рост запросов из таких регионов Латинской Америки, как Венесуэла и Колумбия, которые в совокупности достигают 13% запросов, в своей совокупности практически направленных на Испания, что объясняет вторую европейскую позицию Мадрида в рейтинге запросов о предоставлении убежища. Эти весьма тревожные данные зафиксированы вскоре после заключения пакта об иммиграции и менее чем через год после европейских выборов. Привычное теперь сопротивление Польши и Венгрии распределению мигрантов усугубляет внутреннюю ситуацию в Евросоюзе и подчеркивает неэффективность и дальновидность политики по регулированию притоков. Июньское соглашение между министрами иностранных дел ЕС предусматривало своего рода налог в размере 20 000 евро на человека в год для тех стран, которые отказываются способствовать распределению мигрантов и было обусловлено голосованием против Будапешта и Варшавы; именно в Польше в октябре пройдет референдум по вопросу приема мигрантов, созванный правым правительством. В очередной раз Брюссель представляет себя с внутренними разногласиями и без санкций, способных разделить миграционную нагрузку, представляя себя мировому общественному мнению слабым и легко шантажируемым антизападными диктатурами, которые используют миграционный вопрос как настоящее оружие давления на «Европу». . Такое положение вещей определяет в период, когда сплоченность Запада становится все более необходимой, уязвимую сторону в ущерб не только Союзу, но и Атлантическому Альянсу. Такие соглашения, как соглашение между Европейским Союзом и Тунисом, не только неэффективны, но и подписываются с диктаторскими режимами, которые используют в своих интересах индивидуальную слабость, в данном случае Италии, и глобальную слабость института, который не может быть объединен и что позволяет преобладать национальным, а не наднациональным интересам. Итальянский случай, реальная южная граница Европы, проясняет ситуацию еще больше: 65 000 прибывших, что составляет 140% по сравнению с тем же периодом 2022 года, однако Рим получает очень мало помощи от членов Союза, обеспокоенных защитой своих свои индивидуальные ситуации. Пока эта логика не будет преодолена, а ситуация становится все более серьезной из-за войн, голода и климатических чрезвычайных ситуаций, Европа и Запад всегда будут находиться под шантажом.

歐洲的庇護申請呈上升趨勢

 今年前六個月,除挪威和瑞士外,向歐盟27個國家提出的庇護申請達到51.9萬份,比去年同期增長了28%以上。年。 在這些請求中,30% 涉及德國,17% 涉及西班牙,16% 涉及法國。 有了這些數據,我們可能會收到超過 100 萬份請求,這一數字與 2016 年的創紀錄數字相似。13% 的庇護請求來自敘利亞,相當於約 67,000 人,與去年同期相比有所增加,增加47%。 這種真正移民的原因在於內戰的惡化,導致經濟狀況惡化和土耳其人的敵意,土耳其人在前幾年吸收了大馬士革的大部分移民,反對土耳其人。敘利亞人民。 敘利亞公民最常選擇的移民路線是巴爾幹路線,這影響了收集庇護申請的國家,例如保加利亞(6%)和奧地利(10%),儘管這些目的地越來越多地代表了前往德國的過境解決方案。請求的比例為 62%,這得益於默克爾總理前幾年青睞的敘利亞社區根源。 緊隨敘利亞之後,第二個提出庇護申請的國家是阿富汗,有 55,000 份申請; 儘管美國是一個移民流域,一直確保大量移民配額,但美國放棄該國的決定有利於塔利班的回歸,塔利班一旦掌權,就大幅壓縮人權並實行災難性的經濟政策,加劇了已經存在的問題。困難的局勢迫使該國幾乎完全依賴國際人道主義援助。 雖然來自非洲和亞洲地區的移民來源並不令人意外,但來自委內瑞拉和哥倫比亞等拉丁美洲地區的移民請求有所增加,合計佔請求總數的 13%,實際上全部針對西班牙,從而解釋了馬德里在庇護申請排名中的歐洲第二位。 這些非常令人擔憂的數據是在移民協議結束後不久、距離歐洲選舉不到一年的時間裡記錄的。 波蘭和匈牙利目前對移民分配的一貫抵制加劇了歐盟的內部局勢,並凸顯了管制移民流入的政策缺乏有效性和遠見。 歐盟各國外交部長6月份達成的協議規定,對那些拒絕為移民分配做出貢獻的國家徵收每人每年20,000歐元的稅收,並以布達佩斯和華沙投票反對為條件; 正是在波蘭,十月,將在執政的右翼政府的呼籲下,就歡迎移民的主題舉行全民公投。 布魯塞爾再次展現出內部分歧,且沒有能夠分擔移民負擔的製裁,在世界輿論面前表現出自己的軟弱,很容易受到反西方獨裁政權的勒索,這些獨裁政權利用移民問題作為向“歐洲”施壓的真正武器。 。 在西方日益需要凝聚力的時期,這種事態決定了其脆弱的一面,不僅損害了歐盟,也損害了大西洋聯盟。 像歐盟和突尼斯之間的協議,除了無效之外,還是與獨裁政權簽署的,這些政權利用了個人的弱點(在意大利的例子中),以及一個無法被控制的機構的全球弱點。團結一致,使國家利益凌駕於超國家利益之上。 真正的歐洲南部邊境意大利的情況進一步說明了這一情況:與 2022 年同期相比,抵達 65,000 人,相當於 140%,但羅馬從歐盟成員國獲得的援助卻很少,擔心保護自己的安全個別情況。 在這種邏輯被克服之前,由於戰爭、飢荒和氣候緊急情況,形勢將越來越嚴重,歐洲和西方將永遠受到訛詐。

ヨーロッパでは亡命申請が増加中

 今年の最初の6か月間で、ノルウェーとスイスを加えた欧州連合27カ国への亡命申請は51万9,000件に達し、昨年の基準期間と比較して28%以上増加した。年。 これらの要請のうち、30% はドイツ、17% はスペイン、16% はフランスに関するものです。 これらのデータを活用すれば、申請件数は100万件を超える可能性があり、これは2016年の記録的な数字と同程度である。難民申請の13%はシリアからのもので、これは約6万7千人に相当し、前年同期と比べて増加している。 、47%減少しました。 この本当の移民の原因は、内戦の悪化に見出され、経済状況の悪化と、これまでダマスカスからの移民の大部分を吸収していたトルコ人の敵意を引き起こした。シリアの人口。 シリア国民が最も多く利用する移住ルートはバルカン半島ルートであり、これはブルガリアの6%、オーストリアの10%など、亡命申請を集めている国々に影響を及ぼしている。たとえこれらの目的地がドイツへの中継手段としての役割を果たしているとしてもだ。リクエストの割合は62%で、これはメルケル首相が長年支持していたシリア人コミュニティのルーツのおかげである。 シリアに次いで2番目に亡命申請を行っている国はアフガニスタンであり、申請件数は55,000件である。 移民の流域であり、常にかなりの移民枠が確保されてきたにもかかわらず、米国のこの国を放棄するという決定は、かつて政権を握ったタリバンの復帰を支持した。タリバンは、人権を大幅に圧縮し、悲惨な経済政策を実行したが、それはすでに問題を悪化させた。困難な状況にあり、同国は国際人道援助にほぼ全面的に依存せざるを得なくなっている。 アフリカやアジア地域からの移民の出身地は驚くべきことではないが、ベネズエラやコロンビアなどのラテンアメリカ地域からの要請が増加しており、これらを合わせると要請の13%に達し、実質的にスペインに向けられたものとなっている。 、このようにして、難民申請ランキングにおけるマドリードのヨーロッパでの2番目の位置を説明しています。 これらの非常に憂慮すべきデータは、移民に関する協定の締結直後、欧州選挙まで 1 年も経たないうちに記録されたものである。 移民の分配に対するポーランドとハンガリーの今や常態化した抵抗は欧州連合の内部状況を悪化させ、流入を規制する政策の有効性と先見性の欠如を浮き彫りにしている。 6月のEU外相間の合意では、移民分配への貢献を拒否する国々に対し、1人当たり年間2万ユーロの一種の税金を課すことが規定されており、ブダペストとワルシャワの反対票が条件となっていた。 まさにポーランドでは、現職の右派政府の呼びかけにより、移民の受け入れをテーマとする国民投票が10月に実施される予定だ。 ブリュッセルは再び内部分裂を抱え、移民の負荷を分割できる制裁を持たず、世界の世論に対して自らが弱者であり、移民問題を「欧州」への圧力の本当の武器として利用する反西側独裁政権によって簡単に脅迫されやすいと見せている。 。 この情勢は、西側の団結がますます必要とされる時代において、連合だけでなく大西洋同盟にとっても不利益をもたらす脆弱な側面を決定づけている。 欧州連合とチュニジア間の協定のような協定は、効果がないだけでなく、独裁政権と締結されており、このイタリアの場合は個人の弱点と、それができない組織の世界的な弱点を利用する。団結し、超国家的利益よりも国益を優先することが可能になります。 ヨーロッパの真の南国境であるイタリアの事例は、状況をさらに明確にしている。2022年の同時期と比較すると140%に相当する6万5000人の到着者がいるにも関わらず、ローマはEU加盟国からの援助をほとんど受けておらず、彼らの安全を懸念している。個々の状況。 この論理が克服されない限り、戦争、飢餓、気候変動などの事態がますます深刻になる中、ヨーロッパと西側諸国は常に脅迫にさらされることになるだろう。

طلبات اللجوء تتزايد في أوروبا

 وفي الأشهر الستة الأولى من هذا العام، بلغت طلبات اللجوء إلى دول الاتحاد الأوروبي السبعة والعشرين، إضافة إلى النرويج وسويسرا، رقم 519 ألف طلب، ما يمثل زيادة بأكثر من 28%، مقارنة بالفترة المرجعية 2019. العام الماضي. ومن بين هذه الطلبات، 30% تتعلق بألمانيا، و17% بإسبانيا، و16% بفرنسا. وبهذه البيانات يمكن الوصول إلى رقم يزيد على مليون طلب، وهو رقم مماثل للرقم القياسي لعام 2016. و13% من طلبات اللجوء تأتي من سوريا، أي ما يعادل نحو 67 ألف شخص، بزيادة مقارنة بالفترة نفسها. العام الماضي بنسبة 47%. وترجع أسباب هذه الهجرة الحقيقية إلى تفاقم الحرب الأهلية التي تسببت في تفاقم الأوضاع الاقتصادية ومعاداة الأتراك الذين استوعبوا في السنوات الماضية جزءا كبيرا من الهجرة من دمشق ضد السوريين. سكان. طريق الهجرة الأكثر اتباعاً من قبل المواطنين السوريين هو طريق البلقان، وهذا يؤثر على الدول التي تجمع طلبات اللجوء، مثل بلغاريا بنسبة 6%، والنمسا بنسبة 10%، حتى لو كانت هذه الوجهات تمثل بشكل متزايد حلول عبور إلى ألمانيا، التي لديها وبلغت نسبة الطلبات 62%، وذلك بفضل جذور الجالية السورية، التي فضلتها المستشارة ميركل في السنوات السابقة. مباشرة بعد سوريا، الدولة الثانية لطلبات اللجوء هي أفغانستان، مع 55000 طلب؛ وعلى الرغم من كونها حوضًا للهجرة يضمن دائمًا حصصًا كبيرة من المهاجرين، فإن قرار الولايات المتحدة بالتخلي عن البلاد كان لصالح عودة طالبان، التي، بمجرد وصولها إلى السلطة، قلصت إلى حد كبير حقوق الإنسان ومارست سياسة اقتصادية كارثية، وهو ما لم تفعله من قبل. وقد أدى ذلك إلى تفاقم الوضع الصعب بالفعل، مما أجبر البلاد على الاعتماد بشكل شبه حصري على المساعدات الإنسانية الدولية. وفي حين أن أصل المهاجرين من المناطق الأفريقية والآسيوية لا يشكل مفاجأة، إلا أن هناك زيادة في الطلبات من مناطق أمريكا اللاتينية، مثل فنزويلا وكولومبيا، والتي تصل مجتمعة إلى 13% من الطلبات، في مجملها موجهة عمليا نحو إسبانيا، مما يفسر المركز الأوروبي الثاني لمدريد في ترتيب طلبات اللجوء. تم تسجيل هذه البيانات المثيرة للقلق للغاية بعد وقت قصير من إغلاق اتفاق الهجرة وبعد أقل من عام من الانتخابات الأوروبية. إن المقاومة المعتادة الآن من جانب بولندا والمجر لتوزيع المهاجرين تؤدي إلى تفاقم الوضع الداخلي في الاتحاد الأوروبي وتسلط الضوء على الافتقار إلى الفعالية والبصيرة في السياسات الرامية إلى تنظيم التدفقات. نص اتفاق يونيو/حزيران بين وزراء خارجية الاتحاد الأوروبي على فرض نوع من الضريبة، بمبلغ 20 ألف يورو للشخص الواحد سنويا، على تلك البلدان التي ترفض المساهمة في توزيع المهاجرين، وكان مشروطا بالتصويت ضد بودابست ووارسو؛ وفي بولندا تحديداً، في أكتوبر/تشرين الأول، سيتم إجراء استفتاء حول مسألة الترحيب بالمهاجرين، بدعوة من الحكومة اليمينية الحالية. مرة أخرى، تقدم بروكسل نفسها بانقسامات داخلية وبدون عقوبات قادرة على تقسيم حمولة الهجرة، وتقدم نفسها للرأي العام العالمي على أنها ضعيفة وسهلة الابتزاز من قبل الديكتاتوريات المناهضة للغرب، والتي تستخدم قضية الهجرة كسلاح حقيقي للضغط على أوروبا. . إن هذه الحالة من الأمور تحدد، في فترة حيث أصبح التماسك الغربي ضرورياً على نحو متزايد، جانباً ضعيفاً على حساب ليس فقط الاتحاد الأوروبي، بل وأيضاً حلف الأطلسي. إن الاتفاقيات مثل تلك المبرمة بين الاتحاد الأوروبي وتونس، بالإضافة إلى كونها غير فعالة، يتم توقيعها مع أنظمة دكتاتورية، تستغل الضعف الفردي، في هذه الحالة في إيطاليا، والضعف العالمي لمؤسسة لا يمكن توحيدها ووحدتها. وهو ما يسمح بتغليب المصالح الوطنية وليس فوق الوطنية. الحالة الإيطالية، وهي الحدود الجنوبية الحقيقية لأوروبا، توضح الوضع أكثر: 65.000 وافد أي ما يعادل 140٪، إذا ما قورنت بنفس الفترة من عام 2022، ومع ذلك لا تتلقى روما سوى القليل جدًا من المساعدات من أعضاء الاتحاد، الذين يشعرون بالقلق بشأن حماية مصالحهم. المواقف الفردية الخاصة. وإلى أن يتم التغلب على هذا المنطق، وفي ظل وضع متزايد الخطورة بسبب الحروب والمجاعات وحالات الطوارئ المناخية، فإن أوروبا والغرب سوف يظلان دائما تحت الابتزاز.

lunedì 4 settembre 2023

Perchè Xi Jinping non andrà al G20

 Il prossimo vertice del G20, che si terrà a Nuova Delhi, in India, registra, ancora prima di cominciare, una assenza molto importante, quella del presidente cinese Xi Jinping. Si tratta della prima volta che ciò accade perché, per Pechino, le riunioni del G20 sono sempre state considerate come occasioni importanti per presentare una immagine moderna e capace di rappresentare l’unica alternativa all’egemonia statunitense e, proprio per questo, la presenza della massima autorità cinese era ritenuta imprescindibile dalla partecipazione della Repubblica Popolare. Su questa assenza si sono già fatte molte speculazioni ed ipotesi, che, tuttavia, non spiegano pienamente le ragioni di un’assenza così rilevante. Alcuni esperti hanno fornito la spiegazione che il presidente cinese, con la sua assenza, volesse svalutare l’istituzione del G20, vista come una emanazione occidentale, per avvicinarsi, anche dal punto di vista diplomatico, alle economie emergenti del meridione del mondo e per stringere ancora di più i rapporti con la Russia. Questa spiegazione, però, appare in contrasto con le esigenze cinesi di mantenere i rapporti commerciali con le zone più ricche del pianeta: Europa e Stati Uniti, malgrado notevoli differenze di vedute. Se è vero che l’espansione cinese si sta sviluppando in Africa, Pechino non può rinunciare allo sbocco delle sue merci verso i mercati più redditizi, specialmente in una fase, come quella attuale, dove la contrazione dell’economia interna genera bisogni di compensazione, che si possono trovare solo nei mercati più ricchi. Anche la questione dei rapporti con la Russia, che indubbiamente esiste, deve essere inquadrata in un contesto diplomatico, che serve a bilanciare i rapporti geopolitici a livello globale con l’Occidente, in un quadro però non simmetrico con Mosca, che appare il socio debole dell’alleanza. La risposta più corretta all’assenza di Xi Jinping deve essere invece ricercata, nei rapporti tra Cina ed India, in un momento storico dove Pechino sente avvicinare il suo storico nemico dove il sorpasso sul numero della popolazione e la spedizione sulla Luna rappresentano soltanto i casi più recenti del confronto. L’assenza della più alta carica cinese vuole sminuire la rilevanza del G20 indiano e privarlo di ogni possibile visibilità che ne possa dare risalto, come l’incontro con il presidente Biden, che doveva mettere a confronto le rispettive posizioni su relazioni commerciali e geopolitiche e che sarà, verosimilmente, rimandato novembre a San Francisco, durante il Forum di cooperazione economica Asia-Pacifico. Occorre anche ricordare che le massime cariche di Cina ed India si sono incontrate recentemente in Sudafrica al vertice dei BRICS e che allora l’incontro con Narendra Modi non era stato boicottato, proprio perché in territorio neutro.  D’altra parte proprio il presidente indiano sperava di ricavare un grande tornaconto a livello di immagine internazionale, proprio per il fatto di organizzare il G20 e l’assenza di Xi Jinping, potenzialmente, può inficiare una buona parte di questi consensi attesi. Si deve anche aggiungere, che, proprio nell’incontro sudafricano, le tensioni tra le due personalità si sono acuite a causa dell’annosa questione dei confini nella zona himalayana. Nonostante queste ragioni strategiche, la Cina non può snobbare del tutto il vertice del G20, anche per presidiare in maniera accurata alla riunione, che verterà su temi di primaria importanza: a rappresentare Pechino toccherà così a Li Qiang, numero due del regime; questa scelta vuole essere un segnale inequivocabile, sia per l’Occidente, che per la stessa India, con la quale Pechino intende dimostrare di volere essere comunque al centro delle discussioni che saranno il centro del vertice.

Why Xi Jinping will not go to the G20

 The next G20 summit, which will be held in New Delhi, India, registers, even before starting, a very important absence, that of Chinese President Xi Jinping. This is the first time that this has happened because, for Beijing, the G20 meetings have always been considered as important occasions to present a modern image capable of representing the only alternative to US hegemony and, precisely for this reason, the presence of the highest Chinese authority was considered essential for the participation of the People's Republic. Many speculations and hypotheses have already been made about this absence, which, however, do not fully explain the reasons for such a significant absence. Some experts have provided the explanation that the Chinese president, with his absence, wanted to devalue the institution of the G20, seen as a Western emanation, to get closer, also from a diplomatic point of view, to the emerging economies of the southern hemisphere and to even more relations with Russia. This explanation, however, appears to be in contrast with the Chinese needs to maintain commercial relations with the richest areas of the planet: Europe and the United States, despite significant differences of views. If it is true that Chinese expansion is developing in Africa, Beijing cannot give up the outlet of its goods towards the most profitable markets, especially in a phase, such as the current one, where the contraction of the internal economy generates compensation needs, that can only be found in the richest markets. Even the question of relations with Russia, which undoubtedly exists, must be framed in a diplomatic context, which serves to balance geopolitical relations on a global level with the West, in a non-symmetrical framework, however, with Moscow, which appears to be the weak partner of the alliance. The most correct answer to Xi Jinping's absence must instead be sought, in the relations between China and India, in a historical moment where Beijing feels its historical enemy approaching where the overtaking of the population and the expedition to the Moon represent only the cases more recent than the comparison. The absence of the highest Chinese office is intended to diminish the relevance of the Indian G20 and deprive it of any possible visibility that could highlight it, such as the meeting with President Biden, who had to compare their respective positions on commercial and geopolitical relations and which will probably be postponed in November to San Francisco, during the Asia-Pacific Economic Cooperation Forum. It should also be remembered that the top officials of China and India recently met in South Africa at the BRICS summit and that at the time the meeting with Narendra Modi had not been boycotted, precisely because it was in neutral territory. On the other hand, the Indian president was hoping to obtain a great advantage in terms of international image, precisely because of organizing the G20 and the absence of Xi Jinping, potentially, can invalidate a good part of these expected consensuses. It must also be added that, precisely in the South African meeting, the tensions between the two personalities were exacerbated due to the age-old issue of borders in the Himalayan area. Despite these strategic reasons, China cannot completely snub the G20 summit, also to accurately preside over the meeting, which will focus on issues of primary importance: thus it will be Li Qiang, number two of the regime, who will represent Beijing; this choice is meant to be an unequivocal signal, both for the West and for India itself, with which Beijing intends to demonstrate that it still wants to be at the center of the discussions that will be the center of the summit.

Por qué Xi Jinping no irá al G20

 La próxima cumbre del G20, que se celebrará en Nueva Delhi, India, registra, incluso antes de comenzar, una ausencia muy importante, la del presidente chino, Xi Jinping. Es la primera vez que esto sucede porque, para Beijing, las reuniones del G20 siempre han sido consideradas ocasiones importantes para presentar una imagen moderna capaz de representar la única alternativa a la hegemonía estadounidense y, precisamente por eso, la presencia de las más altas autoridades. La autoridad china se consideraba esencial para la participación de la República Popular. Sobre esta ausencia ya se han formulado muchas especulaciones e hipótesis que, sin embargo, no explican del todo los motivos de una ausencia tan significativa. Algunos expertos han explicado que el presidente chino, con su ausencia, quería devaluar la institución del G20, visto como una emanación occidental, para acercarse, también desde el punto de vista diplomático, a las economías emergentes del hemisferio sur. y a unas relaciones aún mayores con Rusia. Esta explicación, sin embargo, parece contrastar con las necesidades chinas de mantener relaciones comerciales con las zonas más ricas del planeta: Europa y Estados Unidos, a pesar de importantes diferencias de opinión. Si es cierto que la expansión china se está desarrollando en África, Pekín no puede renunciar a la salida de sus productos hacia los mercados más rentables, especialmente en una fase, como la actual, en la que la contracción de la economía interna genera necesidades de compensación, que Sólo se puede encontrar en los mercados más ricos. Incluso la cuestión de las relaciones con Rusia, que indudablemente existe, debe encuadrarse en un contexto diplomático que sirva para equilibrar las relaciones geopolíticas a nivel global con Occidente, pero en un marco asimétrico con Moscú, que parece estar el socio débil de la alianza. La respuesta más correcta a la ausencia de Xi Jinping debe buscarse, en cambio, en las relaciones entre China y la India, en un momento histórico en el que Pekín siente que su enemigo histórico se acerca y en el que el adelantamiento de la población y la expedición a la Luna representan sólo los casos más recientes. que la comparación. La ausencia de la máxima oficina china pretende restar relevancia al G20 indio y privarlo de cualquier posible visibilidad que pueda ponerlo de relieve, como la reunión con el presidente Biden, que tuvo que comparar sus respectivas posiciones sobre las relaciones comerciales y geopolíticas y que probablemente será pospuesto en noviembre a San Francisco, durante el Foro de Cooperación Económica Asia-Pacífico. También hay que recordar que los altos funcionarios de China y la India se reunieron recientemente en Sudáfrica en la cumbre de los BRICS y que en su momento la reunión con Narendra Modi no había sido boicoteada, precisamente porque era en territorio neutral. Por otro lado, el presidente indio esperaba obtener una gran ventaja en términos de imagen internacional, precisamente porque la organización del G20 y la ausencia de Xi Jinping, potencialmente, puede invalidar buena parte de estos consensos esperados. Hay que añadir también que, precisamente en la reunión de Sudáfrica, las tensiones entre ambas personalidades se exacerbaron debido a la antigua cuestión de las fronteras en la zona del Himalaya. A pesar de estas razones estratégicas, China no puede desairar por completo la cumbre del G20, ni siquiera para presidir con precisión la reunión, que se centrará en cuestiones de importancia primordial: así será Li Qiang, número dos del régimen, quien representará a Beijing; Esta elección pretende ser una señal inequívoca, tanto para Occidente como para la propia India, con la que Pekín pretende demostrar que todavía quiere estar en el centro de los debates que serán el centro de la cumbre.

Warum Xi Jinping nicht zum G20 gehen wird

 Der nächste G20-Gipfel, der in Neu-Delhi, Indien, stattfinden wird, verzeichnet bereits vor Beginn eine sehr wichtige Abwesenheit: den chinesischen Präsidenten Xi Jinping. Dies ist das erste Mal, dass dies geschieht, da die G20-Treffen für Peking immer als wichtige Gelegenheiten angesehen wurden, ein modernes Image zu präsentieren, das die einzige Alternative zur US-Hegemonie und genau aus diesem Grund die Präsenz des Höchsten darstellen kann Die chinesische Autorität galt als wesentlich für die Beteiligung der Volksrepublik. Über dieses Fehlen wurden bereits viele Spekulationen und Hypothesen aufgestellt, die jedoch die Gründe für ein so erhebliches Fehlen nicht vollständig erklären. Einige Experten haben die Erklärung geliefert, dass der chinesische Präsident mit seiner Abwesenheit die als westliche Emanation angesehene Institution G20 entwerten wollte, um auch aus diplomatischer Sicht näher an die Schwellenländer der südlichen Hemisphäre heranzukommen und zu noch mehr Beziehungen zu Russland. Diese Erklärung scheint jedoch im Widerspruch zu dem Bedürfnis Chinas zu stehen, trotz erheblicher Meinungsverschiedenheiten Handelsbeziehungen mit den reichsten Regionen der Erde aufrechtzuerhalten: Europa und den Vereinigten Staaten. Wenn es wahr ist, dass sich die chinesische Expansion in Afrika entwickelt, kann Peking nicht auf den Absatz seiner Waren in Richtung der profitabelsten Märkte verzichten, insbesondere in einer Phase wie der aktuellen, in der der Rückgang der Binnenwirtschaft einen Ausgleichsbedarf erzeugt kann nur in den reichsten Märkten gefunden werden. Selbst die Frage der Beziehungen zu Russland, die zweifellos besteht, muss in einen diplomatischen Kontext gestellt werden, der dazu dient, die geopolitischen Beziehungen auf globaler Ebene mit dem Westen auszugleichen, jedoch in einem nicht symmetrischen Rahmen mit Moskau, was scheinbar der Fall ist der schwache Partner der Allianz. Die korrekteste Antwort auf die Abwesenheit von Xi Jinping muss stattdessen in den Beziehungen zwischen China und Indien gesucht werden, in einem historischen Moment, in dem Peking spürt, dass sich sein historischer Feind nähert, während die Überwältigung der Bevölkerung und die Expedition zum Mond nur die jüngsten Fälle darstellen als der Vergleich. Das Fehlen des höchsten chinesischen Amtes soll die Relevanz des indischen G20-Gipfels schmälern und ihm jede mögliche Sichtbarkeit nehmen, die ihn hervorheben könnte, wie etwa das Treffen mit Präsident Biden, der ihre jeweiligen Positionen zu kommerziellen und geopolitischen Beziehungen vergleichen musste die voraussichtlich im November nach San Francisco während des Asien-Pazifik-Wirtschaftskooperationsforums verschoben wird. Es sollte auch daran erinnert werden, dass sich die Spitzenbeamten Chinas und Indiens kürzlich in Südafrika beim BRICS-Gipfel trafen und dass das Treffen mit Narendra Modi damals nicht boykottiert worden war, gerade weil es auf neutralem Gebiet stattfand. Andererseits erhoffte sich der indische Präsident einen großen Imagevorteil auf der internationalen Bühne, gerade weil die Organisation des G20-Gipfels und die Abwesenheit von Xi Jinping möglicherweise einen Großteil dieser erwarteten Konsens zunichte machen könnten. Es muss auch hinzugefügt werden, dass gerade beim südafrikanischen Treffen die Spannungen zwischen den beiden Persönlichkeiten aufgrund der uralten Grenzfrage im Himalaya-Gebiet verschärft wurden. Trotz dieser strategischen Gründe kann China den G20-Gipfel nicht völlig ablehnen, auch nicht, um den Vorsitz bei dem Treffen, das sich auf Themen von vorrangiger Bedeutung konzentrieren wird, korrekt zu leiten: So wird Li Qiang, die Nummer zwei des Regimes, Peking vertreten; Diese Wahl soll sowohl für den Westen als auch für Indien selbst ein eindeutiges Signal sein, mit dem Peking zeigen will, dass es weiterhin im Mittelpunkt der Diskussionen stehen will, die im Mittelpunkt des Gipfels stehen werden.

Pourquoi Xi Jinping n'ira pas au G20

 Le prochain sommet du G20, qui se tiendra à New Delhi, en Inde, enregistre, avant même de commencer, une absence très importante, celle du président chinois Xi Jinping. C'est la première fois que cela se produit car, pour Pékin, les réunions du G20 ont toujours été considérées comme des occasions importantes pour présenter une image moderne capable de représenter la seule alternative à l'hégémonie américaine et, précisément pour cette raison, la présence des plus hautes personnalités. L'autorité chinoise était considérée comme essentielle à la participation de la République populaire. De nombreuses spéculations et hypothèses ont déjà été formulées à propos de cette absence, qui n’expliquent cependant pas pleinement les raisons d’une absence aussi importante. Certains experts ont expliqué que le président chinois, avec son absence, voulait dévaluer l'institution du G20, considérée comme une émanation occidentale, pour se rapprocher, également d'un point de vue diplomatique, des économies émergentes de l'hémisphère sud. et à encore plus de relations avec la Russie. Cette explication semble cependant contraster avec la nécessité pour la Chine d’entretenir des relations commerciales avec les régions les plus riches de la planète : l’Europe et les États-Unis, malgré d’importantes divergences de vues. S'il est vrai que l'expansion chinoise se développe en Afrique, Pékin ne peut pas renoncer au débouché de ses marchandises vers les marchés les plus rentables, surtout dans une phase, comme celle actuelle, où la contraction de l'économie interne génère des besoins de compensation, qui ne peut être trouvé que sur les marchés les plus riches. Même la question des relations avec la Russie, qui existe sans aucun doute, doit être posée dans un contexte diplomatique, qui sert à équilibrer les relations géopolitiques au niveau mondial avec l'Occident, dans un cadre toutefois non symétrique avec Moscou, qui semble être le partenaire faible de l’alliance. La réponse la plus correcte à l'absence de Xi Jinping doit plutôt être recherchée, dans les relations entre la Chine et l'Inde, dans un moment historique où Pékin sent approcher son ennemi historique où le dépassement de la population et l'expédition sur la Lune ne représentent que des cas plus récents. que la comparaison. L'absence de la plus haute fonction chinoise vise à diminuer la pertinence du G20 indien et à le priver de toute visibilité possible qui pourrait le mettre en valeur, comme la rencontre avec le président Biden, qui a dû comparer leurs positions respectives sur les relations commerciales et géopolitiques et qui sera probablement reporté en novembre à San Francisco, lors du Forum de coopération économique Asie-Pacifique. Il convient également de rappeler que les hauts responsables chinois et indiens se sont récemment rencontrés en Afrique du Sud lors du sommet des BRICS et qu'à l'époque, la rencontre avec Narendra Modi n'avait pas été boycottée, précisément parce qu'elle se déroulait en territoire neutre. En revanche, le président indien espérait obtenir un grand avantage en termes d’image internationale, précisément parce que l’organisation du G20 et l’absence de Xi Jinping, potentiellement, peuvent invalider une bonne partie de ces consensus attendus. Il faut également ajouter que, précisément lors de la rencontre sud-africaine, les tensions entre les deux personnalités ont été exacerbées en raison de la question séculaire des frontières dans la zone himalayenne. Malgré ces raisons stratégiques, la Chine ne peut pas complètement snober le sommet du G20, ni pour présider avec précision la réunion, qui se concentrera sur des questions de première importance : ce sera ainsi Li Qiang, numéro deux du régime, qui représentera Pékin ; ce choix se veut un signal sans équivoque, tant pour l'Occident que pour l'Inde elle-même, par lequel Pékin entend démontrer qu'il veut toujours être au centre des discussions qui seront au centre du sommet.

Por que Xi Jinping não irá ao G20

 A próxima cimeira do G20, que se realizará em Nova Deli, na Índia, regista, ainda antes de começar, uma ausência muito importante, a do presidente chinês, Xi Jinping. É a primeira vez que isto acontece porque, para Pequim, as reuniões do G20 sempre foram consideradas ocasiões importantes para apresentar uma imagem moderna capaz de representar a única alternativa à hegemonia dos EUA e, precisamente por isso, a presença do mais alto A autoridade chinesa foi considerada essencial para a participação da República Popular. Muitas especulações e hipóteses já foram feitas sobre esta ausência, as quais, no entanto, não explicam completamente os motivos de uma ausência tão significativa. Alguns especialistas explicaram que o presidente chinês, com a sua ausência, quis desvalorizar a instituição do G20, visto como uma emanação ocidental, para se aproximar, também do ponto de vista diplomático, das economias emergentes do hemisfério sul. e para ainda mais relações com a Rússia. Esta explicação, no entanto, parece contrastar com a necessidade chinesa de manter relações comerciais com as áreas mais ricas do planeta: a Europa e os Estados Unidos, apesar de diferenças significativas de pontos de vista. Se é verdade que a expansão chinesa se desenvolve em África, Pequim não pode abdicar do escoamento dos seus produtos para os mercados mais rentáveis, especialmente numa fase, como a actual, em que a contracção da economia interna gera necessidades de compensação, que só pode ser encontrado nos mercados mais ricos. Mesmo a questão das relações com a Rússia, que sem dúvida existe, deve ser enquadrada num contexto diplomático, que sirva para equilibrar as relações geopolíticas a nível global com o Ocidente, num quadro assimétrico, porém, com Moscovo, que parece ser o parceiro fraco da aliança. A resposta mais correcta à ausência de Xi Jinping deve antes ser procurada, nas relações entre a China e a Índia, num momento histórico em que Pequim sente a aproximação do seu inimigo histórico, onde a ultrapassagem da população e a expedição à Lua representam apenas os casos mais recentes do que a comparação. A ausência do mais alto cargo chinês pretende diminuir a relevância do G20 indiano e privá-lo de qualquer visibilidade possível que o possa destacar, como o encontro com o Presidente Biden, que teve de comparar as respectivas posições sobre as relações comerciais e geopolíticas e que provavelmente será adiado em novembro para São Francisco, durante o Fórum de Cooperação Econômica Ásia-Pacífico. Recorde-se também que os altos responsáveis ​​da China e da Índia reuniram-se recentemente na África do Sul na cimeira dos BRICS e que na altura a reunião com Narendra Modi não tinha sido boicotada, precisamente porque se realizou em território neutro. Por outro lado, o presidente indiano esperava obter uma grande vantagem em termos de imagem internacional, precisamente porque a organização do G20 e a ausência de Xi Jinping, potencialmente, podem invalidar boa parte destes consensos esperados. Acrescente-se ainda que, precisamente na reunião sul-africana, as tensões entre as duas personalidades foram exacerbadas devido à antiga questão das fronteiras na região do Himalaia. Apesar destas razões estratégicas, a China não pode desprezar completamente a cimeira do G20, também para presidir com precisão a reunião, que se concentrará em questões de primordial importância: assim será Li Qiang, número dois do regime, quem representará Pequim; esta escolha pretende ser um sinal inequívoco, tanto para o Ocidente como para a própria Índia, com o qual Pequim pretende demonstrar que ainda quer estar no centro das discussões que estarão no centro da cimeira.

Почему Си Цзиньпин не поедет на G20

 Следующий саммит G20, который пройдет в Нью-Дели, Индия, еще до его начала зафиксирует очень важное отсутствие президента Китая Си Цзиньпина. Это произошло впервые, потому что для Пекина встречи «Большой двадцатки» всегда считались важным поводом для представления современного имиджа, способного представить единственную альтернативу гегемонии США и, именно по этой причине, присутствия высшего руководства страны. Власть Китая считалась необходимой для участия Народной Республики. По поводу этого отсутствия уже высказано множество предположений и гипотез, которые, однако, не до конца объясняют причины столь значительного отсутствия. Некоторые эксперты объясняют это тем, что китайский президент своим отсутствием хотел девальвировать институт «Большой двадцатки», рассматриваемый как эманация Запада, чтобы приблизиться, в том числе и с дипломатической точки зрения, к развивающимся экономикам южного полушария. и еще больше отношений с Россией. Однако это объяснение, похоже, противоречит потребностям Китая поддерживать торговые отношения с самыми богатыми регионами планеты: Европой и Соединенными Штатами, несмотря на значительные различия во взглядах. Если это правда, что китайская экспансия развивается в Африке, Пекин не может отказаться от сбыта своих товаров на наиболее прибыльные рынки, особенно на таком этапе, как нынешний, когда сокращение внутренней экономики порождает потребности в компенсации, что можно найти только на самых богатых рынках. Даже вопрос об отношениях с Россией, который, несомненно, существует, должен быть поставлен в дипломатическом контексте, который служит балансировке геополитических отношений на глобальном уровне с Западом, но в несимметричных рамках, однако с Москвой, что представляется слабый партнер альянса. Вместо этого наиболее правильный ответ на отсутствие Си Цзиньпина следует искать в отношениях между Китаем и Индией, в исторический момент, когда Пекин чувствует приближение своего исторического врага, когда захват населения и экспедиция на Луну представляют собой лишь случаи более недавнего времени. чем сравнение. Отсутствие высшего китайского офиса призвано снизить значимость индийской «Большой двадцатки» и лишить ее любой возможной заметности, которая могла бы подчеркнуть ее, как, например, встреча с президентом Байденом, которому пришлось сравнить свои соответствующие позиции по торговым и геополитическим отношениям и который, вероятно, будет перенесен в ноябре в Сан-Франциско, во время Форума Азиатско-Тихоокеанского экономического сотрудничества. Следует также помнить, что высшие чиновники Китая и Индии недавно встретились в ЮАР на саммите БРИКС и что тогда встреча с Нарендрой Моди не была бойкотирована именно потому, что она проходила на нейтральной территории. С другой стороны, индийский президент надеялся получить большое преимущество в плане международного имиджа именно потому, что организация G20 и отсутствие Си Цзиньпина потенциально могут свести на нет значительную часть этих ожидаемых консенсусов. Следует также добавить, что именно во время южноафриканской встречи напряженность между двумя личностями обострилась из-за извечного вопроса о границах в районе Гималаев. Несмотря на эти стратегические причины, Китай не может полностью игнорировать саммит G20, а также точно председательствовать на встрече, которая будет сосредоточена на вопросах первостепенной важности: таким образом, именно Ли Цян, номер два в режиме, будет представлять Пекин; этот выбор призван стать недвусмысленным сигналом как для Запада, так и для самой Индии, которым Пекин намерен продемонстрировать, что он по-прежнему хочет быть в центре дискуссий, которые станут центром саммита.

習近平為何不出席G20

 下一屆二十國集團峰會將在印度新德里舉行,但在峰會開始之前,中國國家主席習近平就缺席了。 這是第一次發生這種情況,因為對北京來說,G20會議一直被認為是展示能夠代表美國霸權唯一替代方案的現代形象的重要場合,也正是因為這個原因,最高領導人的出席中國的權威被認為對於中華人民共和國的參與至關重要。 人們已經對這次缺席做出了許多猜測和假設,然而,這些猜測和假設並不能完全解釋如此重大缺席的原因。 一些專家給出的解釋是,中國國家主席缺席是想貶低被視為西方派發的二十國集團(G20)機構的價值,以便從外交角度拉近與南半球新興經濟體的距離。以及與俄羅斯的更多關係。 然而,這種解釋似乎與中國與歐洲和美國等全球最富裕地區保持商業關係的需要形成鮮明對比,儘管觀點存在重大差異。 如果中國確實在非洲進行擴張,北京就不能放棄將其商品出口到最有利可圖的市場,特別是在當前階段,國內經濟收縮產生補償需求,只能在最富裕的市場找到。 即使是毫無疑問存在的與俄羅斯的關係問題,也必須在外交背景下構建,這有助於平衡全球層面與西方的地緣政治關係,但與莫斯科的關係似乎是非對稱的。聯盟的弱夥伴。 對於習近平缺席的最正確答案,必須在中印關係中尋求,在這個歷史時刻,北京感到自己的歷史敵人正在逼近,而超越人口和遠征月球只是最近的例子。比比較。 中國最高職位的缺席旨在削弱印度G20的相關性,並剝奪其任何可能凸顯印度G20的知名度,例如與拜登總統的會面,他們必須比較各自在商業和地緣政治關係上的立場,該會議可能會在11 月亞太經濟合作論壇期間推遲到舊金山舉行。 還應該記住,中國和印度的高級官員最近在南非金磚國家峰會上會面,當時與納倫德拉·莫迪的會晤並未受到抵制,正是因為這是在中立領土。 另一方面,印度總統希望在國際形象方面獲得巨大優勢,正是因為組織了G20,而習近平的缺席可能會使這些預期共識的很大一部分失效。 還必須補充的是,正是在南非會議上,兩國之間的緊張關係因喜馬拉雅地區由來已久的邊界問題而加劇。 儘管有這些戰略原因,中國不能完全冷落G20峰會,也不能準確地主持這次會議,這次會議將集中討論最重要的問題:因此將由李強這個政權二號人物來代表北京; 這一選擇對於西方和印度本身來說都是一個明確的信號,北京打算以此表明它仍然希望成為峰會討論的中心。

習近平がG20に行かない理由

 インドのニューデリーで開催される次回のG20サミットでは、開始前から中国の習近平国家主席が非常に重要な欠席となることが明らかになった。 これは初めてのことである。北京にとって、G20会議は米国の覇権に代わる唯一の選択肢を表すことができる現代的なイメージを提示する重要な機会として常に考えられており、まさにこの理由から、最高レベルの国の存在が求められるからだ。人民共和国の参加には中国の権威が不可欠であると考えられていた。 この欠席についてはすでに多くの推測や仮説が立てられていますが、これほど大幅な欠席の理由は完全には説明されていません。 一部の専門家は、中国大統領の不在により、外交の観点からも南半球の新興経済国に近づくために、西側の発信地とみなされているG20の機関の価値を下げたかったのではないかと説明している。そしてロシアとの関係もさらに深まります。 しかし、この説明は、見解の大きな違いにもかかわらず、地球上で最も豊かな地域であるヨーロッパや米国との通商関係を維持したいという中国のニーズとは対照的であるように見える。 中国のアフリカ進出が事実なら、特に国内経済の縮小が補償ニーズを生む現在のような局面では、中​​国政府は最も収益性の高い市場への製品の販路を放棄することはできないだろう。最も裕福な市場でのみ見つけることができます。 間違いなく存在するロシアとの関係の問題ですら、外交的文脈の中で組み立てられなければならない。それは世界レベルで西側諸国との地政学的な関係のバランスを取る役割を果たすが、モスクワとは非対称的な枠組みの中で行われるべきである。同盟の弱いパートナー。 習近平の不在に対する最も正しい答えは、中国とインドの関係において、人口の追い越しと月への遠征はごく最近の事例にすぎず、歴史的な敵が近づいていると中国政府が感じている歴史的瞬間に探されるべきである。比較よりも。 中国の最高官庁の不在は、インドのG20の関連性を低下させ、通商関係や地政学的関係、そして経済関係に関するそれぞれの立場を比較する必要があったバイデン大統領との会談など、インドG20を強調する可能性のある可視性を奪うことを目的としている。おそらく、アジア太平洋経済協力フォーラム期間中の11月にサンフランシスコで開催されることは延期されるだろう。 また、中国とインドの最高幹部が最近BRICS首脳会議で南アフリカで会談し、その時はまさに中立地域だったからという理由でナレンドラ・モディ氏との会談がボイコットされなかったことも忘れてはならない。 一方、インド大統領は、まさにG20の開催と習近平の不在により、これらの予想される合意の大部分が無効になる可能性があるため、国際的なイメージの点で大きな利点を得ることを望んでいた。 まさに南アフリカの会談において、ヒマラヤ地域における長年の国境問題により、二人の人物間の緊張が悪化したことも付け加えなければならない。 こうした戦略的理由にもかかわらず、中国は、最も重要な問題に焦点を当てた会議を正確に主宰するためにも、G20サミットを完全に無視することはできない。したがって、北京を代表するのは政権ナンバー2の李強氏となるだろう。 この選択は、西側諸国にとってもインド自身にとっても、明白なシグナルとなることを意図しており、これによって中国政府は、サミットの中心となる議論の中心に立ちたいと依然として望んでいることを示すつもりである。

لماذا لن يذهب شي جين بينغ إلى مجموعة العشرين؟

 تسجل قمة مجموعة العشرين المقبلة، التي ستعقد في نيودلهي بالهند، غيابا مهما للغاية، حتى قبل أن تبدأ، وهو غياب الرئيس الصيني شي جين بينغ. هذه هي المرة الأولى التي يحدث فيها ذلك لأنه بالنسبة لبكين، كانت اجتماعات مجموعة العشرين تعتبر دائمًا مناسبات مهمة لتقديم صورة حديثة قادرة على تمثيل البديل الوحيد للهيمنة الأمريكية، ولهذا السبب تحديدًا، حضور أعلى المستويات. واعتبرت السلطة الصينية ضرورية لمشاركة الجمهورية الشعبية. لقد تم بالفعل طرح العديد من التكهنات والفرضيات حول هذا الغياب، والتي، مع ذلك، لا تفسر بشكل كامل أسباب هذا الغياب الكبير. وقد قدم بعض الخبراء تفسيرا مفاده أن الرئيس الصيني، بغيابه، أراد التقليل من قيمة مؤسسة مجموعة العشرين، التي يُنظر إليها على أنها انبثاق غربي، من أجل الاقتراب، من وجهة نظر دبلوماسية أيضا، من الاقتصادات الناشئة في نصف الكرة الجنوبي. وحتى المزيد من العلاقات مع روسيا. ولكن يبدو أن هذا التفسير يتناقض مع حاجة الصين إلى الحفاظ على العلاقات التجارية مع أغنى مناطق الكوكب: أوروبا والولايات المتحدة، على الرغم من الاختلافات الكبيرة في وجهات النظر. وإذا كان صحيحاً أن التوسع الصيني يتطور في أفريقيا، فلا يمكن لبكين أن تتخلى عن منفذ بضائعها نحو الأسواق الأكثر ربحية، خاصة في مرحلة، مثل المرحلة الحالية، حيث يولد انكماش الاقتصاد الداخلي احتياجات تعويضية، والتي لا يمكن العثور عليها إلا في أغنى الأسواق. وحتى مسألة العلاقات مع روسيا، وهي موجودة بلا شك، يجب أن يتم تأطيرها في سياق دبلوماسي، يعمل على موازنة العلاقات الجيوسياسية على المستوى العالمي مع الغرب، في إطار غير متماثل، ولكن مع موسكو، التي يبدو أنها الشريك الضعيف في التحالف. يجب بدلاً من ذلك البحث عن الإجابة الصحيحة لغياب شي جين بينغ، في العلاقات بين الصين والهند، في لحظة تاريخية تشعر فيها بكين بأن عدوها التاريخي يقترب حيث لا يمثل تجاوز السكان والرحلة الاستكشافية إلى القمر سوى الحالات الأحدث. من المقارنة. يهدف غياب أعلى منصب صيني إلى التقليل من أهمية مجموعة العشرين الهندية وحرمانها من أي رؤية محتملة يمكن أن تسلط الضوء عليها، مثل الاجتماع مع الرئيس بايدن، الذي كان عليه مقارنة مواقفهما بشأن العلاقات التجارية والجيوسياسية والحوار. والتي من المحتمل أن يتم تأجيلها في نوفمبر إلى سان فرانسيسكو، خلال منتدى التعاون الاقتصادي لآسيا والمحيط الهادئ. ويجب أن نتذكر أيضًا أن كبار المسؤولين من الصين والهند التقوا مؤخرًا في جنوب إفريقيا في قمة البريكس، وأنه في ذلك الوقت لم تتم مقاطعة الاجتماع مع ناريندرا مودي، على وجه التحديد لأنه كان في منطقة محايدة. من ناحية أخرى، كان الرئيس الهندي يأمل في الحصول على أفضلية كبيرة على صعيد الصورة الدولية، وتحديداً بسبب تنظيم مجموعة العشرين، ومن المحتمل أن يؤدي غياب شي جين بينغ إلى إبطال جزء كبير من هذه التوافقات المتوقعة. ويجب أن نضيف أيضًا أنه في اجتماع جنوب إفريقيا على وجه التحديد، تفاقمت التوترات بين الشخصيتين بسبب قضية الحدود القديمة في منطقة الهيمالايا. على الرغم من هذه الأسباب الاستراتيجية، لا تستطيع الصين أن تتجاهل قمة مجموعة العشرين بشكل كامل، وأن تترأس بدقة الاجتماع الذي سيركز على قضايا ذات أهمية قصوى: وبالتالي فإن لي تشيانغ، الرجل الثاني في النظام، هو الذي سيمثل بكين؛ والمقصود من هذا الاختيار أن يكون إشارة لا لبس فيها، سواء بالنسبة للغرب أو بالنسبة للهند نفسها، والتي تعتزم بكين من خلالها إثبات أنها لا تزال تريد أن تكون في قلب المناقشات التي ستكون مركز القمة.