Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 26 agosto 2021

Pakistan e talebani: un rapporto con potenziali ricadute

 La soddisfazione dei leader pachistani perché i talebani hanno rotto le catene della schiavitù, è l’ennesima conferma di come Islamabad sia un paese poco affidabile nella lotta al terrorismo ed un alleato con ben altri scopi, rispetto agli Stati Uniti. Si tratta di notizie non nuove, ma che assumono un rilievo differente con la caduta di Kabul in mano alle forze islamiste radicali. Il sostegno dei servizi segreti del Pakistan è stato continuo e costante e parallelo alla lotta condotta con Washington contro Al Qaeda, ma è venuto il momento di chiarire, sia all’interno di Islamabad, che degli Stati Uniti i rapporti di collaborazione reciproca ed il futuro delle relazioni tra i due paesi. La Casa Bianca lo deve al proprio paese, ma anche agli alleati occidentali, che hanno sempre seguito l’impegno in Afghanistan, con la minaccia presente dell’atteggiamento pachistano; certamente il pericolo da valutare è quello di lasciare troppo spazio alla Cina nel Pakistan, nel caso di peggioramento delle relazioni: ma questo è un rischio da calcolare, anche per mettere in crisi Pechino, verso la quale l’atteggiamento pachistano, nella questione afghana, non potrà certo cambiare. Occorre, però, compiere anche una analisi all’interno dello stesso Pakistan, che, come primo e più immediato problema si trova a fronteggiare un ingente esodo di profughi in fuga dall’estremismo islamico, dopo avere vissuto notevoli miglioramenti, grazie all’intervento americano; questo aspetto è strettamente collegato alle probabili rimostranze internazionali per il mancato rispetto dei diritti umani, della discriminazione femminile e per la vicinanza a gruppi islamisti radicali e violenti. Queste considerazioni devono, per forza, essere presenti nelle valutazioni che Islamabad deve compiere nei confronti del rapporto costi e benefici, relativo al legame con i talebani, che è considerato strategico in funzione anti indiana: un governo afghano favorevole al Pakistan, in questa ottica, è giudicato estremamente  funzionale agli interessi della politica geostrategica del paese; tuttavia ciò ha permesso lo sviluppo di un movimento talebano pachistano, giudicato da diversi analisti un possibile fattore di destabilizzazione nazionale, proprio in funzione dell’accresciuto potere dei talebani afghani. L’impressione è che il Pakistan abbia perso il controllo su di un fenomeno che credeva di sapere controllare e che ora obbliga il governo a fare concrete riflessioni, sia sui rapporti con il nuovo assetto afghano, sia sui problemi interni, sia sulla dialettica con gli Stati Uniti. Sulla provenienza tribale dei talebani afghani è bene rilevare che la componente Pashtun è maggioritaria, ma è anche ben presente sul territorio pachistano. La questione allarma, e non poco, gli altri principali alleati di Islamabad, oltre, naturalmente i già citati Stati Uniti; Arabia Saudita e Cina temono concretamente l’esportazione del terrorismo, peraltro già diffuso oltre l’ambito regionale con la cacciata dei talebani dal governo afghano avvenuta nel 2001. Il timore concreto è che l’entusiasmo per la presa del potere dei talebani in Afghanistan, possa funzionare da stimolo nei gruppi islamisti radicali operanti in altri paesi; da qui le probabili pressioni di Pechino e Riyad su Islamabad affinché impedisca l’appoggio del nuovo potere afghano a gruppi armati con obiettivi potenziali fuori dai confini di Kabul. Appare evidente come queste pressioni possano concretizzarsi in provvedimenti di natura economica, capaci di mettere in grande difficoltà un paese con gravi deficit sui propri dati economici. Per tutte queste ragioni l’entusiasmo per la conquista di Kabul e del paese afghano da parte dei talebani è stato ufficialmente contenuto, tanto da effettuare un riconoscimento ufficiale dei talebani, sui quali rimane la definizione di gruppo terrorista da parte delle Nazioni Unite. Il governo di Islamabad, circa il riconoscimento dei talebani, sembra orientato ad una consultazione che dovrà comprendere, non solo i poteri regionali del paese, ma anche le autorità internazionali. Aldilà di queste considerazioni, che paiono viziate da ipocrisia, il ruolo del Pakistan resta centrale sull’influenza del nuovo governo di Kabul, quando si sarà riuscito a formarlo, ma soprattutto nei rapporti con i talebani e, di conseguenza, sui rapporti che Islamabad potrà avere con l’intera comunità internazionale.

Pakistan and the Taliban: a relationship with potential fallout

 The satisfaction of Pakistani leaders that the Taliban have broken the chains of slavery is yet another confirmation of how Islamabad is an unreliable country in the fight against terrorism and an ally with very different purposes than the United States. This is not new news, but which takes on a different significance with the fall of Kabul in the hands of radical Islamist forces. The support of the secret services of Pakistan has been continuous and constant and parallel to the fight waged with Washington against Al Qaeda, but the time has come to clarify, both within Islamabad and the United States, the relations of mutual collaboration and the future. relations between the two countries. The White House owes it to its own country, but also to its Western allies, who have always followed their commitment in Afghanistan, with the present threat of the Pakistani attitude; certainly the danger to be assessed is that of leaving too much space for China in Pakistan, in the event of worsening of relations: but this is a risk to be calculated, also to put Beijing in crisis, towards which the Pakistani attitude, in the Afghan question, it will certainly not change. However, it is also necessary to carry out an analysis within Pakistan itself, which, as the first and most immediate problem, is facing a huge exodus of refugees fleeing Islamic extremism, after having experienced significant improvements, thanks to the American intervention. ; this aspect is closely linked to the probable international grievances due to the lack of respect for human rights, discrimination against women and the proximity to radical and violent Islamist groups. These considerations must necessarily be present in the assessments that Islamabad must make towards the cost and benefit ratio, relating to the relationship with the Taliban, which is considered strategic in an anti-Indian function: an Afghan government favorable to Pakistan, in this perspective, it is considered extremely functional to the interests of the country's geostrategic policy; however, this has allowed the development of a Pakistani Taliban movement, judged by various analysts to be a possible factor of national destabilization, precisely because of the increased power of the Afghan Taliban. The impression is that Pakistan has lost control over a phenomenon that it believed it knew how to control and which now forces the government to make concrete reflections, both on relations with the new Afghan order, both on internal problems and on the dialectic with the United States. Regarding the tribal origin of the Afghan Taliban, it should be noted that the Pashtun component is in the majority, but it is also very present on Pakistani territory. The issue alarms, and not a little, Islamabad's other main allies, as well as, of course, the aforementioned United States; Saudi Arabia and China concretely fear the export of terrorism, which has already spread beyond the region with the expulsion of the Taliban from the Afghan government in 2001. The real fear is that the enthusiasm for the Taliban's seizure of power in Afghanistan, it can act as a stimulus for radical Islamist groups operating in other countries; hence the probable pressure from Beijing and Riyadh on Islamabad to prevent the support of the new Afghan power for armed groups with potential targets outside the borders of Kabul. It is clear that these pressures can materialize in economic measures, capable of putting a country with serious deficits on its economic data in great difficulty. For all these reasons, the enthusiasm for the Taliban conquest of Kabul and the Afghan country was officially contained, so much so that an official recognition of the Taliban was carried out, on which the definition of a terrorist group remains by the United Nations. The government of Islamabad, regarding the recognition of the Taliban, seems to be oriented towards a consultation that will have to include, not only the regional powers of the country, but also the international authorities. Beyond these considerations, which seem vitiated by hypocrisy, the role of Pakistan remains central to the influence of the new government in Kabul, when it has been able to form it, but above all in relations with the Taliban and, consequently, on the relations that Islamabad will be able to do. have with the entire international community.

Pakistán y los talibanes: una relación con posibles secuelas

 La satisfacción de los líderes paquistaníes de que los talibanes hayan roto las cadenas de la esclavitud es una confirmación más de cómo Islamabad es un país poco confiable en la lucha contra el terrorismo y un aliado con propósitos completamente distintos a los de Estados Unidos. No se trata de una noticia nueva, pero que adquiere un significado diferente con la caída de Kabul en manos de las fuerzas islamistas radicales. El apoyo de los servicios secretos de Pakistán ha sido continuo y constante y paralelo a la lucha librada con Washington contra Al Qaeda, pero ha llegado el momento de aclarar, tanto dentro de Islamabad como en Estados Unidos, las relaciones de mutua colaboración y el futuro. relaciones entre los dos países. La Casa Blanca se lo debe a su propio país, pero también a sus aliados occidentales, que siempre han cumplido su compromiso en Afganistán, con la amenaza actual de la actitud paquistaní; Ciertamente el peligro a evaluar es el de dejar demasiado espacio para China en Pakistán, en caso de empeoramiento de las relaciones: pero este es un riesgo a ser calculado, también para poner a Beijing en crisis, hacia lo que la actitud paquistaní, en el Cuestión afgana, ciertamente no cambiará. Sin embargo, también es necesario realizar un análisis dentro del propio Pakistán, que, como primer y más inmediato problema, se enfrenta a un enorme éxodo de refugiados que huyen del extremismo islámico, después de haber experimentado importantes mejoras, gracias a la intervención estadounidense. este aspecto está íntimamente ligado a los probables agravios internacionales por la falta de respeto a los derechos humanos, por la discriminación de las mujeres y por la proximidad a grupos islamistas radicales y violentos. Estas consideraciones deben estar necesariamente presentes en las evaluaciones que Islamabad debe hacer sobre la relación costo-beneficio, relacionada con la relación con los talibanes, que se considera estratégica en una función antiindia: un gobierno afgano favorable a Pakistán, en esta perspectiva, se considera extremadamente funcional a los intereses de la política geoestratégica del país; sin embargo, esto ha permitido el desarrollo de un movimiento talibán paquistaní, juzgado por varios analistas como un posible factor de desestabilización nacional, precisamente debido al aumento del poder de los talibanes afganos. La impresión es que Pakistán ha perdido el control sobre un fenómeno que creía saber controlar y que ahora obliga al gobierno a realizar reflexiones concretas, tanto sobre las relaciones con el nuevo orden afgano, tanto sobre los problemas internos como sobre la dialéctica con Estados Unidos. Estados. En cuanto al origen tribal de los talibanes afganos, cabe señalar que el componente pastún es mayoritario, pero también está muy presente en territorio pakistaní. El tema alarma, y ​​no poco, a los otros grandes aliados de Islamabad, así como, por supuesto, al mencionado Estados Unidos; Arabia Saudita y China temen concretamente la exportación del terrorismo, que ya se ha extendido más allá de la región con la expulsión de los talibanes del gobierno afgano en 2001. El temor real es que el entusiasmo por la toma del poder de los talibanes en Afganistán, pueda actuar como estímulo para los grupos islamistas radicales que operan en otros países; de ahí la probable presión de Pekín y Riad sobre Islamabad para impedir el apoyo del nuevo poder afgano a los grupos armados con posibles objetivos fuera de las fronteras de Kabul. Está claro que estas presiones pueden materializarse en medidas económicas, capaces de poner en grandes dificultades a un país con graves déficits en sus datos económicos. Por todos estos motivos, el entusiasmo por la conquista talibán de Kabul y el país afgano fue contenido oficialmente, tanto que se llevó a cabo un reconocimiento oficial de los talibanes, sobre el que queda la definición de grupo terrorista por parte de Naciones Unidas. El gobierno de Islamabad, en cuanto al reconocimiento de los talibanes, parece estar orientado hacia una consulta que deberá incluir, no solo a los poderes regionales del país, sino también a las autoridades internacionales. Más allá de estas consideraciones, que parecen viciadas por la hipocresía, el papel de Pakistán sigue siendo central en la influencia del nuevo gobierno en Kabul, cuando ha podido formarlo, pero sobre todo en las relaciones con los talibanes y, en consecuencia, en las relaciones. que Islamabad podrá hacer con toda la comunidad internacional.

Pakistan und die Taliban: eine Beziehung mit möglichen Folgen

 Die Zufriedenheit der pakistanischen Führer, dass die Taliban die Ketten der Sklaverei gebrochen haben, ist eine weitere Bestätigung dafür, dass Islamabad ein unzuverlässiges Land im Kampf gegen den Terrorismus und ein Verbündeter mit ganz anderen Zielen als den Vereinigten Staaten ist. Dies ist keine neue Nachricht, die jedoch mit dem Fall Kabuls in die Hände radikaler islamistischer Kräfte eine andere Bedeutung erhält. Die Unterstützung der Geheimdienste Pakistans war kontinuierlich und konstant und parallel zum Kampf, der mit Washington gegen Al-Qaida geführt wurde, aber es ist an der Zeit, sowohl in Islamabad als auch in den Vereinigten Staaten die Beziehungen der gegenseitigen Zusammenarbeit und die Zukunft zu klären. Beziehungen zwischen den beiden Ländern. Das verdankt das Weiße Haus seinem eigenen Land, aber auch seinen westlichen Verbündeten, die ihr Engagement in Afghanistan immer mit der gegenwärtigen Bedrohung durch die pakistanische Haltung verfolgt haben; sicherlich ist die Gefahr einzuschätzen, China in Pakistan zu viel Raum zu lassen, falls sich die Beziehungen verschlechtern: aber dies ist ein zu kalkulierendes Risiko, auch um Peking in eine Krise zu stürzen, zu der die pakistanische Haltung in der Afghanische Frage, daran wird sich sicherlich nichts ändern. Es ist jedoch auch notwendig, eine Analyse innerhalb Pakistans selbst durchzuführen, das als erstes und unmittelbarstes Problem einem massiven Exodus von Flüchtlingen gegenübersteht, die vor dem islamischen Extremismus fliehen, nachdem er dank der amerikanischen Intervention erhebliche Verbesserungen erfahren hat. dieser Aspekt ist eng verbunden mit den wahrscheinlichen internationalen Klagen wegen mangelnder Achtung der Menschenrechte, wegen der Diskriminierung von Frauen und wegen der Nähe zu radikalen und gewalttätigen islamistischen Gruppen. Diese Überlegungen müssen notwendigerweise in die Einschätzungen einfließen, die Islamabad in Bezug auf das Kosten-Nutzen-Verhältnis in Bezug auf das Verhältnis zu den Taliban machen muss, das in einer antiindischen Funktion als strategisch angesehen wird: eine pakistanisch günstige afghanische Regierung aus dieser Perspektive, es wird als äußerst zweckmäßig für die Interessen der geostrategischen Politik des Landes angesehen; Dies hat jedoch die Entwicklung einer pakistanischen Taliban-Bewegung ermöglicht, die von verschiedenen Analysten als möglicher Faktor der nationalen Destabilisierung gerade wegen der gestiegenen Macht der afghanischen Taliban angesehen wird. Es entsteht der Eindruck, dass Pakistan die Kontrolle über ein Phänomen verloren hat, das es zu beherrschen glaubte und das die Regierung nun zu konkreten Überlegungen zwingt, sowohl über die Beziehungen zur neuen afghanischen Ordnung, sowohl über interne Probleme als auch über die Dialektik mit den Vereinigten Staaten Zustände. Zur Stammesherkunft der afghanischen Taliban ist anzumerken, dass die paschtunische Komponente in der Mehrheit, aber auch auf pakistanischem Territorium sehr präsent ist. Das Thema alarmiert nicht zuletzt die anderen Hauptverbündeten Islamabads und natürlich auch die oben genannten Vereinigten Staaten; Saudi-Arabien und China fürchten konkret den Export des Terrorismus, der sich bereits mit dem Ausschluss der Taliban aus der afghanischen Regierung 2001 über die Region ausgebreitet hat. Die eigentliche Angst ist, dass die Begeisterung für die Machtergreifung der Taliban in Afghanistan wirken kann als Anreiz für radikalislamistische Gruppen, die in anderen Ländern tätig sind; daher der wahrscheinliche Druck von Peking und Riad auf Islamabad, die Unterstützung der neuen afghanischen Macht für bewaffnete Gruppen mit potentiellen Zielen außerhalb der Grenzen von Kabul zu verhindern. Es ist klar, dass dieser Druck in wirtschaftlichen Maßnahmen münden kann, die ein Land mit erheblichen Defiziten bei seinen Wirtschaftsdaten in große Schwierigkeiten bringen können. Aus all diesen Gründen hielt sich der Enthusiasmus für die Taliban-Eroberung Kabuls und des afghanischen Landes offiziell in Grenzen, so dass eine offizielle Anerkennung der Taliban erfolgte, auf der die Definition einer terroristischen Gruppierung durch die Vereinten Nationen bestehen bleibt. Die Regierung von Islamabad scheint hinsichtlich der Anerkennung der Taliban auf eine Konsultation ausgerichtet zu sein, die nicht nur die regionalen Mächte des Landes, sondern auch die internationalen Behörden einbeziehen muss. Jenseits dieser an Scheinheiligkeit anhaftenden Erwägungen bleibt die Rolle Pakistans zentral für den Einfluss der neuen Regierung in Kabul, wenn es ihr gelungen ist, diese zu bilden, vor allem aber in den Beziehungen zu den Taliban und damit auch auf die Beziehungen die Islamabad mit der gesamten internationalen Gemeinschaft erreichen kann.

Pakistan et talibans : une relation aux retombées potentielles

 La satisfaction des dirigeants pakistanais que les talibans aient brisé les chaînes de l'esclavage est une autre confirmation de la façon dont Islamabad est un pays peu fiable dans la lutte contre le terrorisme et un allié avec d'autres objectifs que les États-Unis. Ce n'est pas une nouvelle nouvelle, mais qui prend une autre signification avec la chute de Kaboul aux mains des forces islamistes radicales. Le soutien des services secrets pakistanais a été continu et constant et parallèle au combat mené avec Washington contre Al-Qaïda, mais le moment est venu de clarifier, tant au sein d'Islamabad qu'aux États-Unis, les relations de collaboration mutuelle et l'avenir. relations entre les deux pays. La Maison Blanche le doit à son propre pays, mais aussi à ses alliés occidentaux, qui ont toujours suivi leur engagement en Afghanistan, avec la menace actuelle de l'attitude pakistanaise ; certes le danger à évaluer est celui de laisser trop de place à la Chine au Pakistan, en cas d'aggravation des relations : mais c'est un risque à calculer, aussi de mettre Pékin en crise, envers lequel l'attitude pakistanaise, dans le Question afghane, ça ne changera certainement pas. Cependant, il est également nécessaire de mener une analyse au sein même du Pakistan, qui, en tant que problème premier et le plus immédiat, est confronté à un exode massif de réfugiés fuyant l'extrémisme islamique, après avoir connu des améliorations significatives, grâce à l'intervention américaine. cet aspect est étroitement lié aux probables griefs internationaux pour le manque de respect des droits humains, pour la discrimination des femmes et pour la proximité avec des groupes islamistes radicaux et violents. Ces considérations doivent nécessairement être présentes dans les appréciations qu'Islamabad doit faire du rapport coût/bénéfice, relatif à la relation avec les talibans, qui est considérée comme stratégique dans une fonction anti-indienne : un gouvernement afghan favorable au Pakistan, dans cette perspective, elle est considérée comme extrêmement fonctionnelle aux intérêts de la politique géostratégique du pays ; cependant, cela a permis le développement d'un mouvement taliban pakistanais, jugé par divers analystes comme un facteur possible de déstabilisation nationale, précisément en raison de la montée en puissance des talibans afghans. L'impression est que le Pakistan a perdu le contrôle d'un phénomène qu'il croyait savoir maîtriser et qui oblige désormais le gouvernement à mener des réflexions concrètes, tant sur les relations avec le nouvel ordre afghan, tant sur les problèmes internes que sur la dialectique avec les États-Unis États. Concernant l'origine tribale des talibans afghans, il faut noter que la composante pachtoune est majoritaire, mais elle est aussi très présente sur le territoire pakistanais. La question alarme, et pas qu'une petite partie, les autres principaux alliés d'Islamabad, ainsi que, bien sûr, les États-Unis susmentionnés ; L'Arabie saoudite et la Chine craignent concrètement l'exportation du terrorisme, qui s'est déjà propagé au-delà de la région avec l'expulsion des talibans du gouvernement afghan en 2001. La vraie crainte est que l'enthousiasme pour la prise du pouvoir par les talibans en Afghanistan, il puisse agir comme stimulant pour les groupes islamistes radicaux opérant dans d'autres pays ; d'où la probable pression de Pékin et Riyad sur Islamabad pour empêcher le soutien du nouveau pouvoir afghan à des groupes armés ayant des cibles potentielles hors des frontières de Kaboul. Il est clair que ces pressions peuvent se matérialiser par des mesures économiques, capables de mettre en grande difficulté un pays avec de sérieux déficits sur ses données économiques. Pour toutes ces raisons, l'enthousiasme pour la conquête talibane de Kaboul et du pays afghan a été officiellement contenu, à tel point qu'une reconnaissance officielle des talibans a été réalisée, sur laquelle la définition d'un groupe terroriste reste par les Nations unies. Le gouvernement d'Islamabad, concernant la reconnaissance des talibans, semble être orienté vers une concertation qui devra inclure, non seulement les pouvoirs régionaux du pays, mais aussi les instances internationales. Au-delà de ces considérations qui semblent entachées d'hypocrisie, le rôle du Pakistan reste central dans l'influence du nouveau gouvernement à Kaboul, lorsqu'il a pu le former, mais surtout dans ses relations avec les talibans et, par conséquent, sur les relations qu'Islamabad pourra faire avec l'ensemble de la communauté internationale.

Paquistão e Talibã: uma relação com possíveis consequências negativas

 A satisfação dos líderes paquistaneses com o fato de o Talibã ter rompido as cadeias da escravidão é mais uma confirmação de como Islamabad é um país não confiável na luta contra o terrorismo e um aliado com propósitos bem diferentes dos Estados Unidos. Esta não é uma notícia nova, mas assume um significado diferente com a queda de Cabul nas mãos de forças islâmicas radicais. O apoio dos serviços secretos do Paquistão tem sido contínuo e constante e paralelo à luta travada com Washington contra a Al Qaeda, mas é chegado o momento de esclarecer, tanto em Islamabad como nos Estados Unidos, as relações de colaboração mútua e o futuro. relações entre os dois países. A Casa Branca deve isso ao seu próprio país, mas também aos seus aliados ocidentais, que sempre seguiram seu compromisso no Afeganistão, com a atual ameaça da atitude do Paquistão; certamente o perigo a ser avaliado é o de deixar muito espaço para a China no Paquistão, em caso de agravamento das relações: mas este é um risco a ser calculado, também para colocar Pequim em crise, em relação à qual a atitude do Paquistão, no Questão afegã, certamente não mudará. No entanto, é também necessário fazer uma análise no próprio Paquistão, que, como primeiro e mais imediato problema, enfrenta um enorme êxodo de refugiados que fogem do extremismo islâmico, depois de ter experimentado melhorias significativas, graças à intervenção americana. este aspecto está intimamente ligado às prováveis ​​queixas internacionais pela falta de respeito pelos direitos humanos, pela discriminação das mulheres e pela proximidade de grupos islâmicos radicais e violentos. Essas considerações devem necessariamente estar presentes nas avaliações que Islamabad deve fazer sobre a relação custo e benefício, referente à relação com o Talibã, que é considerado estratégico em uma função anti-indiana: um governo afegão favorável ao Paquistão, nesta perspectiva, é considerado extremamente funcional aos interesses da política geoestratégica do país; no entanto, isso permitiu o desenvolvimento de um movimento do Taleban paquistanês, considerado por vários analistas como um possível fator de desestabilização nacional, precisamente por causa do aumento do poder do Taleban afegão. A impressão é que o Paquistão perdeu o controle sobre um fenômeno que acreditava saber controlar e que agora obriga o governo a fazer reflexões concretas, tanto sobre as relações com a nova ordem afegã, quanto sobre os problemas internos e sobre a dialética com os Estados Unidos. Estados. Em relação à origem tribal do Taleban afegão, deve-se destacar que o componente pashtun é majoritário, mas também está muito presente em território paquistanês. A questão alarma, e não pouco, os outros principais aliados de Islamabad, bem como, é claro, os já mencionados Estados Unidos; A Arábia Saudita e a China temem concretamente a exportação do terrorismo, que já se espalhou para fora da região com a expulsão do Talibã do governo afegão em 2001. O verdadeiro temor é que o entusiasmo pela tomada do poder do Talibã no Afeganistão possa agir como um estímulo para grupos islâmicos radicais operando em outros países; daí a provável pressão de Pequim e Riade em Islamabad para impedir o apoio da nova potência afegã a grupos armados com alvos potenciais fora das fronteiras de Cabul. É claro que essas pressões podem se materializar em medidas econômicas, capazes de colocar em grande dificuldade um país com graves déficits de dados econômicos. Por todas essas razões, o entusiasmo pela conquista talibã de Cabul e do país afegão foi oficialmente contido, tanto que foi realizado um reconhecimento oficial do Talibã, sobre o qual permanece a definição de grupo terrorista pelas Nações Unidas. O governo de Islamabad, a respeito do reconhecimento do Talibã, parece estar orientado para uma consulta que deverá incluir, não só as potências regionais do país, mas também as autoridades internacionais. Para além destas considerações, que parecem viciadas pela hipocrisia, o papel do Paquistão continua a ser central para a influência do novo governo em Cabul, quando o conseguiu formá-lo, mas sobretudo nas relações com o Taliban e, consequentemente, nas relações que Islamabad poderá fazer. ter com toda a comunidade internacional.

Пакистан и Талибан: отношения с потенциальными последствиями

 Удовлетворение пакистанских лидеров тем, что талибы разорвали оковы рабства, является еще одним подтверждением того, что Исламабад является ненадежной страной в борьбе с терроризмом и союзником с совершенно другими целями, чем Соединенные Штаты. Это не новая новость, но она приобретает иное значение с падением Кабула в руках радикальных исламистских сил. Поддержка секретных служб Пакистана была непрерывной и постоянной, параллельно с борьбой, которую ведет Вашингтон против Аль-Каиды, но пришло время прояснить, как в Исламабаде, так и в Соединенных Штатах, отношения взаимного сотрудничества и будущее. отношения между двумя странами. Белый дом в долгу перед своей страной, но также и перед своими западными союзниками, которые всегда следовали своим обязательствам в Афганистане, учитывая нынешнюю угрозу пакистанской позиции; Безусловно, опасность, которую следует оценить, заключается в том, что в случае ухудшения отношений Китаю будет оставлено слишком много места в Пакистане: но это риск, который необходимо просчитать, а также вызвать кризис в Пекине, к которому пакистанское отношение Афганский вопрос, конечно, не изменится. Однако необходимо также провести анализ внутри самого Пакистана, который, как первая и самая неотложная проблема, сталкивается с огромным исходом беженцев, спасающихся от исламского экстремизма, после значительных улучшений благодаря американскому вмешательству. этот аспект тесно связан с вероятными жалобами международного сообщества на несоблюдение прав человека, дискриминацию женщин и близость к радикальным и агрессивным исламистским группировкам. Эти соображения обязательно должны присутствовать в оценках, которые Исламабад должен сделать в отношении соотношения затрат и выгод, относящихся к отношениям с Талибаном, которое считается стратегическим в антииндийской функции: афганское правительство, благоприятное для Пакистана, с этой точки зрения, считается чрезвычайно функциональным для интересов геостратегической политики страны; однако это позволило развитию пакистанского движения «Талибан», которое, по мнению различных аналитиков, стало возможным фактором национальной дестабилизации, именно из-за возросшей мощи афганских талибов. Создается впечатление, что Пакистан потерял контроль над явлением, которое, как он считал, знает, как контролировать, и которое теперь заставляет правительство делать конкретные размышления, как об отношениях с новым афганским порядком, так и о внутренних проблемах и о диалектике с Соединенными Штатами. Состояния. Что касается племенного происхождения афганских талибов, следует отметить, что пуштунский компонент составляет большинство, но он также широко присутствует на территории Пакистана. Этот вопрос тревожит и немало других главных союзников Исламабада, а также, конечно же, вышеупомянутые Соединенные Штаты; Саудовская Аравия и Китай конкретно опасаются экспорта терроризма, который уже распространился за пределы региона с изгнанием талибов из афганского правительства в 2001 году. Реальный страх состоит в том, что энтузиазм по поводу захвата власти талибами в Афганистане может действовать как стимул для радикальных исламистских группировок, действующих в других странах; отсюда вероятное давление Пекина и Эр-Рияда на Исламабад, чтобы помешать поддержке новой афганской державой вооруженных групп с потенциальными целями за пределами Кабула. Ясно, что это давление может материализоваться в виде экономических мер, способных поставить страну с серьезным дефицитом экономических данных в большие трудности. По всем этим причинам энтузиазм по поводу завоевания Талибаном Кабула и афганской страны был официально сдержан, настолько, что было осуществлено официальное признание Талибана, определение террористической группы остается за Организацией Объединенных Наций. Правительство Исламабада в отношении признания Талибана, похоже, ориентировано на консультации, в которых должны будут участвовать не только региональные власти страны, но и международные власти. Помимо этих соображений, которые кажутся искаженными лицемерием, роль Пакистана остается центральной для влияния нового правительства в Кабуле, когда он смог его сформировать, но прежде всего в отношениях с Талибаном и, следовательно, в отношениях что Исламабад сможет сделать со всем международным сообществом.

巴基斯坦和塔利班:有潛在後果的關係

 巴基斯坦領導人對塔利班打破奴隸制鎖鏈感到滿意,再次證實了伊斯蘭堡在打擊恐怖主義方面是一個不可靠的國家,也是一個與美國有著完全不同目的的盟友。這不是新消息,但隨著喀布爾落入激進的伊斯蘭勢力手中,它具有不同的意義。巴基斯坦特工部門的支持一直持續不斷,與華盛頓對基地組織的鬥爭並行不悖,但現在是在伊斯蘭堡和美國澄清相互合作關係和未來的時候了。兩國的關係。白宮欠它自己的國家,也欠它的西方盟友,他們一直恪守在阿富汗的承諾,現在巴基斯坦態度的威脅;當然,要評估的危險是,如果關係惡化,會給中國在巴基斯坦留下太多空間:但這是一個需要計算的風險,也會使北京陷入危機,巴基斯坦對此的態度是阿富汗問題,肯定不會改變。然而,也有必要在巴基斯坦內部進行分析,作為第一個也是最緊迫的問題,由於美國的干預,在經歷了重大改善之後,巴基斯坦正面臨大量逃離伊斯蘭極端主義的難民。這方面與國際上可能因不尊重人權、歧視婦女以及接近激進和暴力的伊斯蘭團體而引起的不滿密切相關。這些考慮必須體現在伊斯蘭堡必須對成本和收益比率進行的評估中,涉及與塔利班的關係,塔利班在反印度職能中被認為具有戰略意義:從這個角度來看,阿富汗政府對巴基斯坦有利,它被認為對國家地緣戰略政策的利益極為有用;然而,這使得巴基斯坦塔利班運動的發展,被各種分析人士判斷為國家不穩定的可能因素,正是因為阿富汗塔利班的力量增加。給人的印像是,巴基斯坦已經失去了對一種它自認為知道如何控制的現象的控制,這迫使政府現在就與阿富汗新秩序的關係、內部問題和與美國的辯證法進行具體反思。狀態。關於阿富汗塔利班的部落起源,應該指出的是,普什圖族成分佔多數,但在巴基斯坦領土上也非常存在。這個問題令伊斯蘭堡的其他主要盟友,當然還有前面提到的美國感到震驚。沙特阿拉伯和中國具體擔心恐怖主義的輸出,隨著 2001 年塔利班被阿富汗政府驅逐,恐怖主義已經蔓延到該地區。真正的恐懼是塔利班在阿富汗奪權的熱情,它可以採取行動作為對在其他國家活動的激進伊斯蘭團體的刺激;因此,北京和利雅得可能會向伊斯蘭堡施加壓力,以阻止新的阿富汗力量支持在喀布爾邊界以外擁有潛在目標的武裝團體。很明顯,這些壓力可以在經濟措施中體現出來,能夠讓一個嚴重赤字的國家在其經濟數據上陷入困境。由於所有這些原因,塔利班征服喀布爾和阿富汗國家的熱情被正式遏制,以至於對塔利班進行了正式承認,恐怖組織的定義仍然由聯合國決定。關於承認塔利班,伊斯蘭堡政府似乎傾向於進行協商,不僅要包括該國的地區力量,還要包括國際當局。除了這些似乎因虛偽而受到損害的考慮之外,巴基斯坦的作用仍然是喀布爾新政府影響的核心,當時它已經能夠組建新政府,但最重要的是與塔利班的關係,因此,與塔利班的關係伊斯蘭堡將能夠做到的。與整個國際社會合作。

パキスタンとタリバン:潜在的な放射性降下物との関係

 タリバンが奴隷制の連鎖を断ち切ったというパキスタンの指導者たちの満足は、イスラマバードがテロとの戦いにおいて信頼できない国であり、米国以外の目的を持つ同盟国であることのさらに別の確認です。これは新しいニュースではありませんが、過激なイスラム勢力の手にカブールが陥落したことで、異なる重要性を帯びています。パキスタンの秘密奉仕の支援は、アルカイダに対するワシントンとの戦いと並行して継続的かつ継続的であったが、イスラマバードと米国の両方で、相互協力と将来の関係を明らかにする時が来た。両国間の関係。ホワイトハウスはそれを自国だけでなく、パキスタンの態度の現在の脅威で常にアフガニスタンでの彼らのコミットメントに従った西側の同盟国にも負っている。確かに評価されるべき危険は、関係が悪化した場合に、パキスタンに中国のためにあまりにも多くのスペースを残すことです:しかし、これは計算されるべきリスクであり、パキスタンの態度がアフガニスタンの質問、それは確かに変わらないでしょう。しかし、パキスタン自体の中で分析を行う必要もあります。パキスタンは、最初の最も差し迫った問題として、アメリカの介入のおかげで大幅な改善を経験した後、イスラム過激派から逃れる難民の大規模な流出に直面しています。この側面は、人権の尊重の欠如、女性の差別、過激で暴力的なイスラム主義グループへの近さに対する国際的な不満の可能性と密接に関連しています。これらの考慮事項は、反インド機能において戦略的であると考えられているタリバンとの関係に関連して、イスラマバードが費用便益比に対して行わなければならない評価に必然的に存在しなければなりません。それは国の戦略的政策の利益のために非常に機能的であると考えられています。しかし、これは、まさにアフガニスタンのタリバンの力の増大のために、さまざまなアナリストによって国家の不安定化の可能性のある要因であると判断されたパキスタンのタリバン運動の発展を可能にしました。印象は、パキスタンが制御方法を知っていると信じていた現象に対する制御を失い、現在、政府は、内部問題と米国との弁証法の両方について、新しいアフガニスタン秩序との関係の両方について具体的な反省を強いられているということです。州。アフガニスタンのタリバンの部族起源に関しては、パシュトゥーン人の構成要素が大多数であるが、パキスタンの領土にも非常に存在していることに注意する必要があります。この問題は、イスラマバードの他の主要な同盟国、そしてもちろん、前述の米国に少なからず警告を発している。サウジアラビアと中国は、2001年にタリバンがアフガニスタン政府から追放されたことですでに地域を越えて広がっているテロの輸出を具体的に恐れている。本当の恐れは、アフガニスタンでのタリバンの権力の掌握に対する熱意が行動できることである。他の国で活動している過激なイスラム教徒グループへの刺激として。したがって、カブールの国境の外に潜在的な標的を持つ武装グループのための新しいアフガニスタンの力の支援を妨げるようにイスラマバードに北京とリヤドからの圧力がかかる可能性があります。これらの圧力が経済対策に具体化する可能性があり、経済データに深刻な赤字を抱えている国を非常に困難にする可能性があることは明らかです。これらすべての理由から、カブールとアフガニスタンの国のタリバン征服への熱意は公式に封じ込められたので、タリバンの公式の承認が行われ、テロリストグループの定義は国連によって残っています。イスラマバード政府は、タリバンの承認に関して、国の地域大国だけでなく国際当局も含めなければならない協議に向けられているように思われる。偽善によって損なわれているように見えるこれらの考慮事項を超えて、パキスタンの役割は、それが形成されたとき、カブールの新政府の影響の中心であり続けますが、とりわけタリバンとの関係、そして結果として関係イスラマバードができること。国際社会全体と一緒に。

باكستان وطالبان: علاقة مع تداعيات محتملة

 إن ارتياح القادة الباكستانيين لأن طالبان كسرت قيود العبودية هو تأكيد آخر على أن إسلام أباد بلد لا يمكن الاعتماد عليه في الحرب ضد الإرهاب وحليف له أغراض أخرى غير الولايات المتحدة. هذا ليس خبرا جديدا ، لكنه يأخذ أهمية مختلفة مع سقوط كابول في أيدي القوى الإسلامية المتطرفة. لقد كان دعم الأجهزة السرية الباكستانية متواصلاً ومستمراً ومتوازيًا مع القتال الدائر مع واشنطن ضد القاعدة ، لكن الوقت قد حان لتوضيح علاقات التعاون المتبادل والمستقبل داخل إسلام أباد والولايات المتحدة. العلاقات بين البلدين. يدين البيت الأبيض بذلك لبلده ، ولكن أيضًا لحلفائه الغربيين ، الذين اتبعوا دائمًا التزامهم في أفغانستان ، بالتهديد الحالي للموقف الباكستاني ؛ من المؤكد أن الخطر الذي يجب تقييمه هو ترك مساحة كبيرة للصين في باكستان ، في حالة تدهور العلاقات: لكن هذا خطر يجب حسابه ، وكذلك لوضع بكين في أزمة ، والتي تجاهها الموقف الباكستاني ، في السؤال الأفغاني ، بالتأكيد لن يتغير. ومع ذلك ، من الضروري أيضًا إجراء تحليل داخل باكستان نفسها ، والتي ، باعتبارها المشكلة الأولى والأكثر إلحاحًا ، تواجه نزوحًا جماعيًا للاجئين الفارين من التطرف الإسلامي ، بعد أن شهدت تحسنًا كبيرًا بفضل التدخل الأمريكي. يرتبط هذا الجانب ارتباطًا وثيقًا بالمظالم الدولية المحتملة من عدم احترام حقوق الإنسان والتمييز ضد المرأة والقرب من الجماعات الإسلامية المتطرفة والعنيفة. يجب أن تكون هذه الاعتبارات حاضرة بالضرورة في التقييمات التي يجب على إسلام أباد إجراؤها تجاه نسبة التكلفة والفائدة ، المتعلقة بالعلاقة مع طالبان ، والتي تعتبر استراتيجية في وظيفة معادية للهند: حكومة أفغانية مؤيدة لباكستان ، من هذا المنظور ، تعتبر فعالة للغاية لمصالح السياسة الجيوستراتيجية للبلاد ؛ ومع ذلك ، فقد سمح ذلك بتطور حركة طالبان الباكستانية ، والتي اعتبرها محللون مختلفون عاملاً محتملاً لزعزعة الاستقرار الوطني ، وتحديداً بسبب القوة المتزايدة لطالبان الأفغانية. الانطباع هو أن باكستان فقدت السيطرة على ظاهرة اعتقدت أنها تعرف كيفية السيطرة عليها والتي تجبر الحكومة الآن على التفكير بشكل ملموس ، سواء في العلاقات مع النظام الأفغاني الجديد ، في كل من المشاكل الداخلية والجدل مع الولايات المتحدة. تنص على. فيما يتعلق بالأصل القبلي لطالبان الأفغانية ، تجدر الإشارة إلى أن عنصر البشتون يشكل الأغلبية ، ولكنه موجود أيضًا بشكل كبير على الأراضي الباكستانية. هذه القضية تثير القلق ، وليس قليلاً ، الحلفاء الرئيسيين الآخرين لإسلام أباد ، وكذلك ، بالطبع ، الولايات المتحدة المذكورة أعلاه ؛ تخشى المملكة العربية السعودية والصين بشكل ملموس من تصدير الإرهاب ، الذي انتشر بالفعل خارج المنطقة مع طرد طالبان من الحكومة الأفغانية في عام 2001. والخوف الحقيقي هو أن الحماسة لاستيلاء طالبان على السلطة في أفغانستان ، يمكن أن تعمل. كحافز للجماعات الإسلامية الراديكالية العاملة في بلدان أخرى ؛ ومن هنا يأتي الضغط المحتمل من بكين والرياض على إسلام أباد لمنع دعم القوة الأفغانية الجديدة للجماعات المسلحة ذات الأهداف المحتملة خارج حدود كابول. من الواضح أن هذه الضغوط يمكن أن تتجسد في إجراءات اقتصادية قادرة على وضع دولة تعاني من عجز خطير في بياناتها الاقتصادية في صعوبة كبيرة. لكل هذه الأسباب ، تم احتواء الحماس رسميًا لغزو طالبان لكابول والدولة الأفغانية ، لدرجة أنه تم الاعتراف رسميًا بطالبان ، والذي يبقى تعريف الجماعة الإرهابية من قبل الأمم المتحدة. يبدو أن حكومة إسلام أباد ، فيما يتعلق بالاعتراف بطالبان ، تتجه نحو التشاور الذي يجب أن يشمل ، ليس فقط القوى الإقليمية في البلاد ، ولكن أيضًا السلطات الدولية. إلى جانب هذه الاعتبارات ، التي يبدو أنها أفسدها النفاق ، يظل دور باكستان محوريًا في تأثير الحكومة الجديدة في كابول ، عندما تمكنت من تشكيلها ، ولكن قبل كل شيء في العلاقات مع طالبان ، وبالتالي على العلاقات. التي ستكون إسلام أباد قادرة على القيام بها مع المجتمع الدولي بأسره.

giovedì 19 agosto 2021

Ripensare la politica estera USA: necessità per l'occidente

 L’evoluzione verso il basso della politica estera americana, culminata con la precipitosa ritirata dall’Afghanistan, è una vera e propria parabola discendente, che avvicina sempre più il paese nordamericano alla perdita della leadership mondiale. Sebbene Washington sia ancora la prima potenza mondiale il gap, non solo della Cina, con altre superpotenze sta diminuendo considerevolmente. Si è passati da uno scenario di bipolarismo negli anni Ottanta, con gli USA in competizione con l’URSS, ad una fase, seguita al crollo del gigante sovietico, di sostanziale ruolo di unica grande potenza planetaria ad un prossimo scenario multipolare, dove la Casa Bianca, difficilmente potrà influire in maniera decisiva su tutte le questioni di portata internazionali. Gli USA, probabilmente, resteranno la prima potenza mondiale, ma con la Cina molto vicino e con una serie di protagonisti regionali in grado di fare sentire il proprio ruolo in ambiti più ristretti, ma dove la specificità dell’esercizio del proprio peso rappresenterà un ostacolo a chi vorrà recitare un ruolo di supremazia planetaria. Ciò vale sia per le strategie geopolitiche, che comprendono gli assetti militari, che per quelli economici, spesso indissolubilmente legati ad equilibri di natura politica, dove è emergente anche la componente religiosa. Il declino americano è iniziato in modo evidente con Obama, che non ha voluto impegnarsi nel conflitto siriano, Trump ha continuato con la sua visione di tralasciare la politica estera, con l’idea di stornare risorse nell’economia interna, sbagliando i calcoli e la visione, che per essere i primi è necessario impegnarsi anche nei teatri esterni; alla fine è arrivato Biden, che ha vanificato anni di lotta al terrorismo, con un ritiro che doveva stabilizzare il proprio consenso, ottenendo, invece, il risultato inaspettato di una avversione generale a questa decisione anche all’interno del proprio partito. Tre presidenti, uno di seguito all’altro, hanno sbagliato perché hanno valutato troppo il peso dei sondaggi, adeguandosi alla tendenza generale della visione di breve periodo, non hanno stimolato in maniera efficace gli alleati, si sono fossilizzati su tattiche esclusivamente militari, senza considerare l’adeguata importanza delle infrastrutture sociali ed il coinvolgimento della parte buona delle popolazioni locali, atteggiamento che ha favorito una burocrazia inefficace e corrotta. Questi errori non sono stati fatti una volta sola, ma si sono ripetuti in diversi scenari di intervento e protratti nel tempo e denunciano chiaramente una inadeguatezza sia del ceto politico, che amministrativo americano: mancanze che uno stato che vuole esercitare la leadership mondiale non può permettersi; tuttavia questi errori sono ancora più gravi in una situazione internazionale molto cambiata, che ha visto arrivare nuovi competitor in grado di fare vacillare la supremazia americana. Certamente la Cina è la principale concorrente: l’avanzata sul piano dell’economia di Pechino, doveva, però, evitare agli USA di rimanere in uno stato di mancata variazione, caratterizzato dalla mancanza di lucidità e previsione, si è preferito, cioè, una navigazione di piccolo cabotaggio che ha fatto perdere di vista l’intero insieme ed ha determinato una chiusura in se stessa, che ha anche compromesso per lunghi tratti i rapporti con i principali alleati, gli europei. Ma proprio l’Europa si è rivelato un anello debole della politica estera americana, non che questo fosse un aspetto sconosciuto e che avesse anche fatto comodo agli americani, soltanto che nel contesto mutato, avere alleati sempre troppo dipendenti si è rivelato deleterio. Gli USA hanno bisogno dell’Europa e viceversa, non fosse altro per cercare di rallentare l’avanzata economica cinese, ma questo obiettivo è troppo limitante se si vuole fare prevalere i valori occidentali, ed è su questo tema che gli USA devono interrogarsi: oltrepassare i propri interessi immediati per raccogliere di più in futuro, anche dal punto di vista geostrategico, oltre che quello economico. Soltanto integrando maggiormente l’azione di USA e Europa si può riaffermare una supremazia, non più americana ma occidentale. Occorre un grande lavoro di mediazione perché le sfide e gli scenari saranno multipli e non su tutti si potrà imporre  una sintesi non sempre raggiungibile, ma questa è l’unica strada per potere cercare di contenere il terrorismo e le dittature e trovare nuove via per l’affermazione della democrazia, anche in forme diverse ma tali da superare forme dittatoriali politiche e religiose, che vogliono infiltrarsi nelle nostre imperfette democrazie.

Rethinking US foreign policy: a necessity for the West

 The downward evolution of American foreign policy, culminating in the hasty retreat from Afghanistan, is a downward trend that brings the North American country ever closer to the loss of world leadership. Although Washington is still the first world power, the gap, not only of China, with other superpowers is decreasing considerably. We went from a bipolar scenario in the Eighties, with the USA competing with the USSR, to a phase, following the collapse of the Soviet giant, of a substantial role as the only major planetary power to an upcoming multipolar scenario, where the House Bianca, is unlikely to have a decisive influence on all international issues. The USA will probably remain the first world power, but with China very close and with a series of regional players able to make their role felt in more restricted areas, but where the specificity of exercising their own weight will represent an obstacle. to those who want to play a role of planetary supremacy. This is true both for geopolitical strategies, which include military assets, and for economic ones, often inextricably linked to balances of a political nature, where the religious component is also emerging. The American decline began evidently with Obama, who did not want to engage in the Syrian conflict, Trump continued with his vision of leaving foreign policy, with the idea of ​​diverting resources into the domestic economy, miscalculating and vision, that in order to be the first, it is also necessary to engage in external theaters; in the end Biden arrived, who thwarted years of fighting terrorism, with a withdrawal that was supposed to stabilize his consensus, obtaining, instead, the unexpected result of a general aversion to this decision even within his own party. Three presidents, one after the other, were wrong because they evaluated the weight of the polls too much, adapting to the general trend of the short-term vision, they did not stimulate the allies effectively, they fossilized on exclusively military tactics, without considering the adequate importance of social infrastructures and the involvement of the good part of the local populations, an attitude that has favored an ineffective and corrupt bureaucracy. These mistakes have not been made just once, but have been repeated in various intervention scenarios and protracted over time and clearly denounce an inadequacy of both the American political and administrative class: shortcomings that a state that wants to exercise world leadership cannot afford. ; however, these errors are even more serious in a greatly changed international situation, which has seen the arrival of new competitors capable of shaking American supremacy. Certainly China is the main competitor: Beijing's economic advance, however, had to prevent the US from remaining in a state of lack of variation, characterized by a lack of clarity and foresight, that is, a small-scale coastal navigation which has made one lose sight of the whole whole and has determined a closure in itself, which has also compromised for long stretches relations with the main allies, the Europeans. But Europe itself proved to be a weak link in American foreign policy, not that this was an unknown aspect and that it had also been convenient for the Americans, only that in the changed context, having allies that are always too dependent has proved deleterious. The US needs Europe and vice versa, if only to try to slow down the Chinese economic advance, but this goal is too limiting if Western values ​​are to prevail, and it is on this issue that the US must ask itself: to go beyond its immediate interests to collect more in the future, also from a geostrategic point of view, as well as an economic one. Only by further integrating the action of the US and Europe can a supremacy be reaffirmed, no longer American but Western. A great deal of mediation work is needed because the challenges and scenarios will be multiple and not all of them will be able to impose a synthesis that is not always reachable, but this is the only way to be able to try to contain terrorism and dictatorships and find new ways for the affirmation of democracy, even in different forms but such as to overcome political and religious dictatorial forms, which want to infiltrate our imperfect democracies.

Repensar la política exterior de Estados Unidos: una necesidad para Occidente

 La evolución a la baja de la política exterior estadounidense, que culmina con la apresurada retirada de Afganistán, es una tendencia a la baja, que acerca cada vez más al país norteamericano a la pérdida del liderazgo mundial. Aunque Washington sigue siendo la primera potencia mundial, la brecha, no solo de China, con otras superpotencias está disminuyendo considerablemente. Pasamos de un escenario bipolar en los años ochenta, con Estados Unidos compitiendo con la URSS, a una fase, tras el colapso del gigante soviético, de un papel sustancial como única gran potencia planetaria a un escenario multipolar inminente, donde la Casa Bianca , es poco probable que tenga una influencia decisiva en todos los asuntos internacionales. Estados Unidos probablemente seguirá siendo la primera potencia mundial, pero con China muy cerca y con una serie de actores regionales capaces de hacer sentir su papel en áreas más restringidas, pero donde la especificidad de ejercer su propio peso representará un obstáculo. quieren jugar un papel de supremacía planetaria. Esto es cierto tanto para las estrategias geopolíticas, que incluyen activos militares, como para las económicas, a menudo indisolublemente ligadas a equilibrios de índole política, donde también está emergiendo el componente religioso. El declive estadounidense comenzó evidentemente con Obama, quien no quiso involucrarse en el conflicto sirio, Trump continuó con su visión de dejar la política exterior, con la idea de desviar recursos hacia la economía doméstica, mal de cálculo y visión, que con el fin de sea ​​el primero, también es necesario participar en teatros externos; al final llegó Biden, quien frustró años de lucha contra el terrorismo, con una retirada que se suponía estabilizaría su consenso, obteniendo, en cambio, el inesperado resultado de una aversión generalizada a esta decisión incluso dentro de su propio partido. Tres presidentes, uno tras otro, se equivocaron porque evaluaron demasiado el peso de las encuestas, adaptándose a la tendencia general de la visión de corto plazo, no estimularon eficazmente a los aliados, se fosilizaron en tácticas exclusivamente militares, sin considerar la adecuada importancia de las infraestructuras sociales y la implicación de buena parte de la población local, actitud que ha favorecido una burocracia ineficaz y corrupta. Estos errores no se han cometido una sola vez, sino que se han repetido en diversos escenarios de intervención y se han prolongado en el tiempo y denuncian claramente una inadecuación tanto de la clase política como administrativa estadounidense: carencias que un Estado que quiere ejercer el liderazgo mundial no puede permitirse. sin embargo, estos errores son aún más graves en una situación internacional muy cambiada, que ha visto la llegada de nuevos competidores capaces de sacudir la supremacía estadounidense. Ciertamente China es el principal competidor: el avance económico de Pekín, sin embargo, tuvo que evitar que EE. UU. Se mantuviera en un estado de falta de variación, caracterizado por una falta de claridad y previsión, es decir, una navegación costera a pequeña escala que ha hecho que perder de vista el conjunto y ha determinado un cierre en sí mismo, que también ha comprometido durante largos tramos las relaciones con los principales aliados, los europeos. Pero la propia Europa resultó ser un eslabón débil en la política exterior estadounidense, no que este fuera un aspecto desconocido y que también hubiera sido conveniente para los estadounidenses, solo que en el contexto cambiado, tener aliados que siempre son demasiado dependientes ha resultado perjudicial. . Estados Unidos necesita a Europa y viceversa, aunque solo sea para intentar frenar el avance económico chino, pero este objetivo es demasiado limitante para que prevalezcan los valores occidentales, y es sobre este tema que Estados Unidos debe preguntarse: ir más allá de sus intereses inmediatos para recaudar más en el futuro, también desde un punto de vista geoestratégico, así como económico. Solo integrando aún más la acción de Estados Unidos y Europa se podrá reafirmar una supremacía, ya no estadounidense sino occidental. Se necesita mucho trabajo de mediación porque los desafíos y escenarios serán múltiples y no todos ellos podrán imponer una síntesis no siempre alcanzable, pero esta es la única forma de poder intentar contener el terrorismo y las dictaduras. y encontrar nuevos caminos para la afirmación de la democracia, incluso en formas diferentes pero como la superación de formas dictatoriales políticas y religiosas, que quieren infiltrarse en nuestras democracias imperfectas.

Umdenken in der US-Außenpolitik: eine Notwendigkeit für den Westen

Die Abwärtsentwicklung der amerikanischen Außenpolitik, die im überstürzten Rückzug aus Afghanistan gipfelt, ist ein Abwärtstrend, der das nordamerikanische Land dem Verlust der Weltführung immer näher bringt. Obwohl Washington noch immer die erste Weltmacht ist, nimmt der Abstand nicht nur Chinas zu anderen Supermächten deutlich ab. Wir gingen von einem bipolaren Szenario in den achtziger Jahren, in dem die USA mit der UdSSR konkurrierten, über zu einer Phase, die nach dem Zusammenbruch des sowjetischen Riesen eine wesentliche Rolle als einzige große Planetenmacht spielte, zu einem bevorstehenden multipolaren Szenario, in dem das Haus Bianca , wird wohl keinen entscheidenden Einfluss auf alle internationalen Fragen haben. Die USA werden wahrscheinlich die erste Weltmacht bleiben, aber mit China ganz in der Nähe und mit einer Reihe von regionalen Akteuren, die ihre Rolle in engeren Bereichen geltend machen können, wo jedoch die Besonderheit der Ausübung ihres eigenen Gewichts ein Hindernis darstellen wird eine Rolle der planetarischen Vorherrschaft spielen wollen. Dies gilt sowohl für geopolitische Strategien, die militärische Vermögenswerte beinhalten, als auch für wirtschaftliche Strategien, die oft untrennbar mit politischen Gleichgewichten verbunden sind, bei denen auch die religiöse Komponente entsteht. Der amerikanische Niedergang begann offenbar mit Obama, der sich nicht auf den Syrienkonflikt einlassen wollte, Trump setzte seine Vision vom Ausstieg aus der Außenpolitik fort, mit der Idee, Ressourcen in die Binnenwirtschaft umzuleiten, sich verkalkuliert und visionär als erster ist es auch notwendig, sich in externen Theatern zu engagieren; am Ende kam Biden, der die jahrelange Terrorismusbekämpfung mit einem Rückzug vereitelte, der seinen Konsens stabilisieren sollte, und erhielt stattdessen das unerwartete Ergebnis einer allgemeinen Abneigung gegen diese Entscheidung auch innerhalb seiner eigenen Partei. Drei Präsidenten, einer nach dem anderen, lagen falsch, weil sie das Gewicht der Umfragen zu sehr einschätzten, sich dem allgemeinen Trend der kurzfristigen Vision anpassten, die Verbündeten nicht effektiv stimulierten, sie auf ausschließlich militärische Taktiken verharrten, ohne nachzudenken die angemessene Bedeutung sozialer Infrastrukturen und die Einbeziehung des guten Teils der lokalen Bevölkerung, eine Haltung, die eine ineffektive und korrupte Bürokratie begünstigt hat. Diese Fehler sind nicht nur einmal gemacht worden, sondern haben sich in verschiedenen Interventionsszenarien wiederholt und sich über die Zeit hingezogen und prangern eindeutig eine Unzulänglichkeit sowohl der amerikanischen politischen als auch der administrativen Klasse an: Mängel, die sich ein Staat, der Weltführerschaft ausüben will, nicht leisten kann. Diese Fehler sind jedoch in einer stark veränderten internationalen Situation noch schwerwiegender, in der neue Konkurrenten hinzugekommen sind, die die amerikanische Vormachtstellung erschüttern können. Sicherlich ist China der Hauptkonkurrent: Pekings wirtschaftlicher Fortschritt musste jedoch verhindern, dass die USA in einem Zustand der Variationslosigkeit verharren, der von mangelnder Klarheit und Weitsicht geprägt ist, also einer kleinen Küstenschifffahrt, die es geschafft hat das Ganze aus den Augen verlieren und in sich eine Abschottung beschlossen haben, die auch die Beziehungen zu den wichtigsten Verbündeten, den Europäern, auf lange Zeit kompromittiert hat. Aber Europa selbst erwies sich als schwaches Glied in der amerikanischen Außenpolitik, nicht dass dies ein unbekannter Aspekt und auch für die Amerikaner bequem gewesen wäre, nur dass sich in dem veränderten Kontext die immer zu abhängigen Verbündeten als schädlich erwiesen haben . Die USA brauchen Europa und umgekehrt, und sei es nur, um den wirtschaftlichen Fortschritt Chinas zu bremsen, aber dieses Ziel ist zu einschränkend, wenn westliche Werte sich durchsetzen sollen, und in dieser Frage müssen sich die USA fragen: Gehen über ihre unmittelbaren Interessen hinaus, in Zukunft mehr zu sammeln, auch aus geostrategischer und wirtschaftlicher Sicht. Nur durch eine weitere Integration des Vorgehens der USA und Europas kann eine Vormachtstellung bestätigt werden, nicht mehr amerikanisch, sondern westlich. Da die Herausforderungen und Szenarien vielfältig sein werden und nicht alle eine nicht immer erreichbare Synthese aufzwingen können, ist viel Vermittlungsarbeit nötig, aber nur so kann versucht werden, Terrorismus und Diktaturen einzudämmen und neue Wege zur Bestätigung der Demokratie zu finden, auch in unterschiedlichen Formen, aber etwa zur Überwindung politischer und religiöser diktatorischer Formen, die unsere unvollkommenen Demokratien unterwandern wollen.

Repenser la politique étrangère américaine : une nécessité pour l'Occident

 L'évolution à la baisse de la politique étrangère américaine, culminant avec le retrait précipité d'Afghanistan, est une tendance à la baisse, qui rapproche de plus en plus le pays nord-américain de la perte du leadership mondial. Bien que Washington soit toujours la première puissance mondiale, l'écart, pas seulement de la Chine, avec les autres superpuissances se réduit considérablement. On est passé d'un scénario bipolaire dans les années 80, avec les États-Unis en concurrence avec l'URSS, à une phase, après l'effondrement du géant soviétique, d'un rôle substantiel comme seule grande puissance planétaire à un scénario multipolaire à venir, où la Maison Bianca , est peu susceptible d'avoir une influence décisive sur toutes les questions internationales. Les USA resteront probablement la première puissance mondiale, mais avec la Chine très proche et avec une série d'acteurs régionaux capables de faire sentir leur rôle dans des zones plus restreintes, mais où la spécificité d'exercer leur propre poids représentera un obstacle pour ceux qui veulent jouer un rôle de suprématie planétaire. Cela vaut tant pour les stratégies géopolitiques, qui incluent des atouts militaires, que pour les stratégies économiques, souvent indissociables d'équilibres d'ordre politique, où la composante religieuse est également en train d'émerger. Le déclin américain a commencé évidemment avec Obama, qui ne voulait pas s'engager dans le conflit syrien, Trump a continué avec sa vision de sortir de la politique étrangère, avec l'idée de détourner des ressources vers l'économie nationale, erreur de calcul et vision, qu'afin de être le premier, il faut aussi s'engager dans des théâtres extérieurs ; Finalement, Biden est arrivé, qui a contrecarré des années de lutte contre le terrorisme, avec un retrait censé stabiliser son consensus, obtenant au contraire le résultat inattendu d'une aversion générale pour cette décision même au sein de son propre parti. Trois présidents, l'un après l'autre, se sont trompés car ils ont trop évalué le poids des sondages, s'adaptant à la tendance générale de la vision à court terme, ils n'ont pas stimulé efficacement les alliés, ils se sont fossilisés sur des tactiques exclusivement militaires, sans considérer l'importance adéquate des infrastructures sociales et l'implication de la bonne partie des populations locales, une attitude qui a favorisé une bureaucratie inefficace et corrompue. Ces erreurs n'ont pas été commises une seule fois, mais se sont répétées dans divers scénarios d'intervention et se sont prolongées dans le temps et dénoncent clairement une insuffisance à la fois de la classe politique et administrative américaine : des manquements qu'un État qui veut exercer un leadership mondial ne peut se permettre. cependant, ces erreurs sont encore plus graves dans un contexte international très modifié, qui a vu l'arrivée de nouveaux concurrents capables d'ébranler la suprématie américaine. Certes, la Chine est le principal concurrent : l'avancée économique de Pékin a cependant dû empêcher les Etats-Unis de rester dans un état d'absence de variation, caractérisé par un manque de clarté et de prévoyance, c'est-à-dire une petite navigation côtière qui a fait un perdre de vue l'ensemble et a déterminé une fermeture en soi, qui a également compromis pendant de longues périodes les relations avec les principaux alliés, les Européens. Mais l'Europe elle-même s'est avérée être un maillon faible de la politique étrangère américaine, non pas qu'il s'agissait d'un aspect inconnu et qu'il ait aussi été commode pour les Américains, seulement que dans le nouveau contexte, avoir des alliés toujours trop dépendants s'est avéré délétère . Les USA ont besoin de l'Europe et inversement, ne serait-ce que pour essayer de ralentir l'avancée économique chinoise, mais cet objectif est trop limitatif pour que les valeurs occidentales prévalent, et c'est sur cette question que les USA doivent se poser la question : aller au-delà de ses intérêts immédiats pour collecter davantage dans le futur, également d'un point de vue géostratégique, mais aussi économique. Ce n'est qu'en intégrant davantage l'action des États-Unis et de l'Europe que l'on pourra réaffirmer une suprématie, non plus américaine mais occidentale. Un gros travail de médiation est nécessaire car les enjeux et les scénarios seront multiples et tous ne sauront imposer une synthèse qui n'est pas toujours atteignable, mais c'est le seul moyen de pouvoir essayer de contenir le terrorisme et les dictatures et trouver de nouvelles voies pour l'affirmation de la démocratie, même sous des formes différentes mais de nature à dépasser les formes dictatoriales politiques et religieuses, qui veulent s'infiltrer dans nos démocraties imparfaites.

Repensando a política externa dos EUA: uma necessidade para o Ocidente

 A evolução descendente da política externa americana, culminando na retirada precipitada do Afeganistão, é uma tendência descendente, que aproxima o país norte-americano da perda da liderança mundial. Embora Washington ainda seja a primeira potência mundial, a distância, não só da China, com outras superpotências está diminuindo consideravelmente. Passamos de um cenário bipolar nos anos 80, com os EUA competindo com a URSS, para uma fase, após o colapso do gigante soviético, de um papel substancial como a única grande potência planetária para um cenário multipolar vindouro, onde a Casa Bianca , é improvável que tenha uma influência decisiva em todas as questões internacionais. Os EUA provavelmente continuarão a ser a primeira potência mundial, mas com a China muito próxima e com uma série de atores regionais capazes de fazer sentir o seu papel em áreas mais restritas, mas onde a especificidade de exercer o seu próprio peso representará um obstáculo. quer desempenhar um papel de supremacia planetária. Isso vale tanto para as estratégias geopolíticas, que incluem recursos militares, quanto para as econômicas, muitas vezes inextricavelmente ligadas a equilíbrios de natureza política, onde também surge o componente religioso. O declínio americano começou evidentemente com Obama, que não queria se envolver no conflito sírio, Trump continuou com sua visão de sair da política externa, com a ideia de desviar recursos para a economia doméstica, calculando mal e com visão, que para seja o primeiro, também é necessário se engajar em cinemas externos; no final chegou Biden, que frustrou anos de luta contra o terrorismo, com uma retirada que deveria estabilizar seu consenso, obtendo, em vez disso, o resultado inesperado de uma aversão geral a essa decisão até mesmo dentro de seu próprio partido. Três presidentes, um após o outro, erraram porque avaliaram muito o peso das pesquisas, adaptando-se à tendência geral da visão de curto prazo, não estimularam efetivamente os aliados, fossilizaram em táticas exclusivamente militares, sem considerar a adequada importância das infra-estruturas sociais e o envolvimento de boa parte das populações locais, atitude que tem favorecido uma burocracia ineficaz e corrupta. Esses erros não foram cometidos apenas uma vez, mas se repetiram em vários cenários de intervenção e se prolongaram ao longo do tempo e denunciam claramente uma inadequação da classe política e administrativa americana: deficiências que um estado que deseja exercer a liderança mundial não pode suportar. no entanto, esses erros são ainda mais graves em uma situação internacional muito alterada, que viu a chegada de novos concorrentes capazes de abalar a supremacia americana. Certamente a China é o principal competidor: o avanço econômico de Pequim, porém, teve que impedir que os EUA permanecessem em um estado de indefinição, caracterizado por uma falta de clareza e previsão, ou seja, uma pequena navegação costeira que o tornou perdeu de vista o todo e determinou um fechamento em si mesmo, que comprometeu também por muito tempo as relações com os principais aliados, os europeus. Mas a própria Europa acabou se revelando um elo fraco na política externa americana, não que isso fosse um aspecto desconhecido e que também tivesse sido conveniente para os americanos, apenas que, no contexto alterado, ter aliados sempre muito dependentes se mostrou deletério . Os EUA precisam da Europa e vice-versa, nem que seja para tentar desacelerar o avanço econômico chinês, mas essa meta é muito restritiva para que os valores ocidentais prevaleçam, e é sobre essa questão que os EUA devem se perguntar: ir para além dos seus interesses imediatos de arrecadar mais no futuro, também do ponto de vista geoestratégico, mas também económico. Somente integrando ainda mais a ação dos Estados Unidos e da Europa pode-se reafirmar uma supremacia, não mais americana, mas ocidental. É necessário muito trabalho de mediação porque os desafios e cenários serão múltiplos e nem todos poderão impor uma síntese nem sempre alcançável, mas esta é a única forma de tentar conter o terrorismo e as ditaduras e encontrar novos caminhos para a afirmação da democracia, mesmo em formas diferentes, mas de forma a superar as formas ditatoriais políticas e religiosas, que querem se infiltrar em nossas democracias imperfeitas.

Переосмысление внешней политики США: необходимость для Запада

 Нисходящая эволюция американской внешней политики, завершившаяся поспешным уходом из Афганистана, представляет собой тенденцию к снижению, которая приближает североамериканскую страну к потере мирового лидерства. Хотя Вашингтон по-прежнему остается первой мировой державой, разрыв, не только Китая, с другими сверхдержавами значительно сокращается. Мы перешли от биполярного сценария восьмидесятых, когда США конкурировали с СССР, к фазе после краха советского гиганта, играющей существенную роль единственной крупной планетарной державы, к грядущему многополярному сценарию, в котором Дом Бьянки , вряд ли будет иметь решающее влияние на все международные вопросы. США, вероятно, останутся первой мировой державой, но с Китаем очень близко и с рядом региональных игроков, способных проявить свою роль в более ограниченных областях, но где специфика использования собственного веса будет препятствием для тех, кто хотят играть роль планетарного превосходства. Это верно как для геополитических стратегий, включающих военные активы, так и для экономических, часто неразрывно связанных с балансами политического характера, где также проявляется религиозный компонент. Упадок Америки начался, очевидно, с Обамы, который не хотел участвовать в сирийском конфликте, Трамп продолжил свое видение ухода из внешней политики, с идеей отвлечения ресурсов во внутреннюю экономику, просчетов и видения, чтобы быть первым, также необходимо заниматься во внешних театрах; в конце концов прибыл Байден, который помешал многолетней борьбе с терроризмом, с уходом, который должен был стабилизировать его консенсус, получив вместо этого неожиданный результат всеобщего отвращения к этому решению даже внутри его собственной партии. Три президента, один за другим, ошибались, потому что они слишком высоко оценивали вес опросов, адаптируясь к общей тенденции краткосрочного видения, они не эффективно стимулировали союзников, они окаменели исключительно военной тактикой, не учитывая адекватное значение социальной инфраструктуры и участие значительной части местного населения, позиция, которая благоприятствовала неэффективной и коррумпированной бюрократии. Эти ошибки были совершены не один раз, а повторялись в различных сценариях интервенции, затягивались с течением времени и ясно осуждали неадекватность как американского политического, так и административного класса: недостатки, которые государство, желающее осуществлять мировое лидерство, не может себе позволить. однако эти ошибки становятся еще более серьезными в сильно изменившейся международной ситуации, когда появились новые конкуренты, способные поколебать американское превосходство. Безусловно, Китай является главным конкурентом: тем не менее, экономический прогресс Пекина должен был помешать США оставаться в состоянии отсутствия вариативности, характеризуемого отсутствием ясности и дальновидности, то есть мелкомасштабного прибрежного судоходства, которое сделало так. потерять из виду целое и определило закрытие в себе, что также на долгое время поставило под угрозу отношения с главными союзниками, европейцами. Но сама Европа оказалась слабым звеном в американской внешней политике, не потому, что это был неизвестный аспект и что он также был удобен для американцев, а только потому, что в изменившемся контексте наличие союзников, которые всегда слишком зависимы, оказалось пагубным . США нужна Европа, и наоборот, хотя бы для того, чтобы попытаться замедлить экономический рост Китая, но эта цель слишком ограничивает, если западные ценности должны преобладать, и именно в этом вопросе США должны спросить себя: идти За пределами его непосредственных интересов собирать больше в будущем, как с геостратегической, так и с экономической точки зрения. Только путем дальнейшей интеграции действий США и Европы может быть подтверждено превосходство уже не Америки, а Запада. Необходима большая работа по посредничеству, потому что вызовов и сценариев будет множество, и не все из них смогут навязать синтез, который не всегда достижим, но это единственный способ попытаться сдержать терроризм и диктатуры. и найти новые способы утверждения демократии, даже в различных формах, но такие, чтобы преодолеть политические и религиозные диктаторские формы, которые хотят проникнуть в наши несовершенные демократии.

重新思考美國的外交政策:西方的必然

 美國外交政策的下行演變,最終導致阿富汗倉促撤軍,呈下降趨勢,使這個北美國家離失去世界領導地位越來越近。儘管華盛頓仍是世界第一強國,但不僅是中國,與其他超級大國的差距正在大幅縮小。我們從 80 年代美國與蘇聯競爭的兩極情景,到蘇聯巨人垮台後作為唯一主要行星大國發揮重要作用的階段,再到即將到來的多極情景,比安卡家族 (House Bianca) ,不太可能對所有國際問題產生決定性影響。美國可能仍將是世界第一強國,但與中國非常接近,並且有一系列地區參與者能夠在更受限制的地區發揮作用,但在那裡行使自身權重的特殊性將成為障礙。想發揮行星霸權的作用。地緣政治戰略(包括軍事資產)和經濟戰略都是如此,通常與政治性質的平衡密不可分,其中宗教成分也正在出現。美國的衰落顯然始於不想捲入敘利亞衝突的奧巴馬,特朗普繼續他的離開外交政策的願景,帶著將資源轉移到國內經濟的想法,誤判和願景,為了首先,還要搞外部影院;最終拜登來了,他挫敗了多年來與恐怖主義的鬥爭,退出本應穩定他的共識,反而獲得了意外結果,即使在他自己的黨內也普遍反對這一決定。三位總統一個接一個地錯了,因為他們對民意調查的權重評估太多,適應短期願景的大趨勢,沒有有效地刺激盟友,他們只停留在軍事戰術上,沒有考慮社會基礎設施的充分重要性和當地大部分人口的參與,這種態度有利於無效和腐敗的官僚機構。這些錯誤並非只犯過一次,而是在各種干預情景中重演,並且隨著時間的推移而曠日持久,並明確譴責美國政治和行政階層的不足:一個想要行使世界領導權的國家無法承受的缺點。然而,在國際形勢發生巨大變化的情況下,這些錯誤更加嚴重,已經出現了能夠撼動美國霸權的新競爭者。中國當然是主要的競爭者:然而,北京的經濟進步不得不阻止美國停留在缺乏變化的狀態,其特點是缺乏清晰和遠見,即小規模的沿海航行使忽視整體並決定關閉自身,這也損害了與主要盟友歐洲的長期關係。但事實證明,歐洲本身是美國外交政策中的薄弱環節,並不是說這是一個未知的方面,對美國人來說也很方便,只是在變化的背景下,擁有總是過於依賴的盟友已被證明是有害的.美國需要歐洲,反之亦然,如果只是為了減緩中國經濟的發展,但如果西方價值觀要佔上風,這個目標就太局限了,正是在這個問題上,美國必須問自己:走超越其眼前利益,在未來收集更多,也是從地緣戰略的角度以及經濟的角度來看。只有進一步整合美國和歐洲的行動,才能重申霸權,不再是美國,而是西方。需要進行大量的調解工作,因為挑戰和情景將是多重的,並非所有挑戰和情景都能強加一種並非總是可以實現的綜合,但這是能夠試圖遏制恐怖主義和獨裁統治的唯一途徑並找到新的方式來肯定民主,即使是以不同的形式,但例如克服想要滲透到我們不完善的民主國家的政治和宗教獨裁形式。

米国の外交政策を再考する:西側の必要性

 アフガニスタンからの急いでの撤退で最高潮に達するアメリカの外交政策の下降傾向は下降傾向であり、それは北米の国を世界のリーダーシップの喪失にこれまで以上に近づけます。ワシントンは依然として最初の世界大国ですが、中国だけでなく、他の超大国とのギャップは大幅に縮小しています。私たちは80年代の双極シナリオから、米国がソ連と競争する段階に移行しました。ソビエト連邦の巨人が崩壊した後、唯一の主要な惑星の力としての重要な役割を果たし、次の多極シナリオに移行しました。 、すべての国際問題に決定的な影響を与える可能性は低いです。米国はおそらく最初の世界大国であり続けるでしょうが、中国は非常に近く、一連の地域のプレーヤーがより制限された地域で彼らの役割を感じさせることができますが、自重を行使することの特異性が障害となるでしょう。惑星の覇権の役割を果たすことを望みます。これは、軍事資産を含む地政学的戦略と、宗教的要素も出現している政治的性質のバランスに密接に関連していることが多い経済戦略の両方に当てはまります。アメリカの衰退は明らかにシリアの紛争に関与したくないオバマから始まりました、トランプは外交政策を離れるという彼のビジョンを続けました、そしてそれはまず第一に、外部の劇場に従事することも必要です。結局、何年にもわたるテロとの戦いを阻止したバイデンが到着し、彼のコンセンサスを安定させるはずの撤退を行い、代わりに、彼自身の党内でさえこの決定に対する一般的な嫌悪の予期せぬ結果を得た。 3人の大統領は、世論調査の重みを評価しすぎて、短期ビジョンの一般的な傾向に適応し、同盟国を効果的に刺激せず、考慮せずに専ら軍事戦術に化石化したため、次々と間違っていた社会的インフラの適切な重要性と地元住民の大部分の関与、効果がなく腐敗した官僚機構を支持してきた態度。これらの過ちは一度だけではなく、さまざまな介入シナリオで繰り返され、時間の経過とともに長引いて、アメリカの政治的および行政的階級の両方の不十分さを明確に非難しました。しかし、これらのエラーは、アメリカの覇権を揺るがすことができる新しい競争相手の到着を見た、大きく変化した国際的な状況ではさらに深刻です。確かに中国が主要な競争相手です。しかし、北京の経済発展は、米国が明確さと先見性の欠如を特徴とする変化のない状態にとどまるのを防ぐ必要がありました。全体を見失い、それ自体が閉鎖を決定しました。これはまた、主要な同盟国であるヨーロッパ人との長期にわたる関係を危うくしました。しかし、ヨーロッパ自体はアメリカの外交政策における弱いつながりであることが判明しました。これは未知の側面であり、アメリカ人にとっても便利だったということではありません。 。中国の経済発展を遅らせるためだけに、米国はヨーロッパを必要とし、その逆も同様ですが、西洋の価値観が優勢である場合、この目標は制限が多すぎます。米国が自問しなければならないのはこの問題です。将来的にもっと収集するという当面の利益を超えて、また地政学的な観点から、そして経済的な観点からも。アメリカとヨーロッパの行動をさらに統合することによってのみ、もはやアメリカ人ではなく西洋人である覇権を再確認することができます。課題とシナリオは複数あり、すべてが常に到達可能とは限らない統合を課すことができるわけではないため、多くの調停作業が必要ですが、これがテロと独裁を封じ込めようとする唯一の方法です。そして、たとえ異なる形態であっても、私たちの不完全な民主主義に浸透したい政治的および宗教的独裁形態を克服するなど、民主主義を肯定するための新しい方法を見つけます。

إعادة التفكير في السياسة الخارجية للولايات المتحدة: ضرورة بالنسبة للغرب

 إن التطور الهبوطي للسياسة الخارجية الأمريكية ، والذي بلغ ذروته بالانسحاب المتسرع من أفغانستان ، هو اتجاه هبوطي ، يجعل الدولة الواقعة في أمريكا الشمالية أقرب إلى فقدان زعامة العالم. على الرغم من أن واشنطن لا تزال القوة العالمية الأولى ، إلا أن الفجوة ، وليس فقط الصين ، مع القوى العظمى الأخرى تتقلص بشكل كبير. لقد انتقلنا من سيناريو ثنائي القطب في الثمانينيات ، حيث تتنافس الولايات المتحدة مع الاتحاد السوفيتي ، إلى مرحلة ، بعد انهيار العملاق السوفيتي ، لدور كبير كقوة كوكبية رئيسية وحيدة إلى سيناريو متعدد الأقطاب قادم ، حيث ، من غير المرجح أن يكون لها تأثير حاسم على جميع القضايا الدولية. من المحتمل أن تظل الولايات المتحدة القوة العالمية الأولى ، ولكن مع قرب الصين من وجود سلسلة من اللاعبين الإقليميين القادرين على جعل دورهم محسوسًا في مناطق أكثر تقييدًا ، ولكن حيث ستشكل خصوصية ممارسة وزنهم عقبة. تريد أن تلعب دور السيادة الكوكبية. وينطبق هذا على كل من الاستراتيجيات الجيوسياسية ، التي تشمل الأصول العسكرية ، وعلى الاستراتيجيات الاقتصادية ، التي غالبًا ما ترتبط ارتباطًا وثيقًا بالتوازنات ذات الطبيعة السياسية ، حيث يظهر المكون الديني أيضًا. بدأ الانحدار الأمريكي بشكل واضح مع أوباما ، الذي لم يرغب في الانخراط في الصراع السوري ، واصل ترامب رؤيته لترك السياسة الخارجية ، بفكرة تحويل الموارد إلى الاقتصاد المحلي ، وسوء التقدير ، والرؤية ، وذلك من أجل كن الأول ، من الضروري أيضًا الانخراط في المسارح الخارجية ؛ في النهاية وصل بايدن ، الذي أحبط سنوات من محاربة الإرهاب ، بانسحاب كان من المفترض أن يثبت توافقه ، وحصل بدلاً من ذلك على النتيجة غير المتوقعة للنفور العام من هذا القرار حتى داخل حزبه. ثلاثة رؤساء ، واحدًا تلو الآخر ، كانوا مخطئين لأنهم قيموا وزن استطلاعات الرأي كثيرًا ، وتكيفوا مع الاتجاه العام للرؤية قصيرة المدى ، ولم يحفزوا الحلفاء بشكل فعال ، فقد تحجروا على تكتيكات عسكرية حصرية ، دون التفكير الأهمية الكافية للبنى التحتية الاجتماعية وإشراك جزء كبير من السكان المحليين ، وهو موقف فضل بيروقراطية غير فعالة وفاسدة. لم يتم ارتكاب هذه الأخطاء مرة واحدة فقط ، ولكنها تكررت في سيناريوهات مختلفة للتدخل وطول أمدها بمرور الوقت وتندد بوضوح بعدم كفاية كل من الطبقة السياسية والإدارية الأمريكية: أوجه القصور التي لا تستطيع الدولة التي تريد ممارسة القيادة العالمية تحملها. ومع ذلك ، فإن هذه الأخطاء تكون أكثر خطورة في ظل الوضع الدولي المتغير بشكل كبير ، والذي شهد وصول منافسين جدد قادرين على زعزعة التفوق الأمريكي. من المؤكد أن الصين هي المنافس الرئيسي: ومع ذلك ، كان على التقدم الاقتصادي لبكين منع الولايات المتحدة من البقاء في حالة من الافتقار إلى الاختلاف ، والتي تتميز بعدم الوضوح والبصيرة ، أي ملاحة ساحلية صغيرة الحجم مما جعلها واحدة. تغفل عن الكل وقرر إغلاقًا في حد ذاته ، الأمر الذي أدى أيضًا إلى تسوية العلاقات الممتدة مع الحلفاء الرئيسيين ، الأوروبيين. لكن تبين أن أوروبا نفسها كانت حلقة ضعيفة في السياسة الخارجية الأمريكية ، ليس لأن هذا كان جانبًا غير معروف وأنه كان مناسبًا أيضًا للأمريكيين ، ولكن في السياق المتغير ، ثبت أن وجود حلفاء يعتمدون بشكل كبير دائمًا على أمر ضار. . تحتاج الولايات المتحدة إلى أوروبا والعكس صحيح ، حتى لو كانت تحاول فقط إبطاء التقدم الاقتصادي الصيني ، لكن هذا الهدف مقيد للغاية إذا أريد للقيم الغربية أن تسود ، وفي هذه القضية يجب على الولايات المتحدة أن تسأل نفسها: أن تذهب بما يتجاوز مصالحها المباشرة لجمع المزيد في المستقبل ، أيضًا من وجهة نظر جيوستراتيجية ، وكذلك من وجهة نظر اقتصادية. فقط من خلال مزيد من التكامل بين عمل الولايات المتحدة وأوروبا يمكن إعادة تأكيد السيادة ، لم تعد أمريكية بل غربية. هناك حاجة إلى قدر كبير من أعمال الوساطة لأن التحديات والسيناريوهات ستكون متعددة ولن تكون جميعها قادرة على فرض توليفة لا يمكن الوصول إليها دائمًا ، ولكن هذه هي الطريقة الوحيدة لتكون قادرًا على محاولة احتواء الإرهاب والديكتاتوريات وإيجاد طرق جديدة لتأكيد الديمقراطية ، حتى في أشكال مختلفة ولكن مثل التغلب على الأشكال الديكتاتورية السياسية والدينية ، التي تريد التسلل إلى ديمقراطياتنا غير الكاملة.

martedì 17 agosto 2021

Unione Europea in difficoltà con i nuovi flussi migratori dall'Afghanistan

 Unione Europea in allarme per le possibili conseguenze, soprattutto a livello interno, delle migrazioni provenienti dall’Afghanistan, che si preannunciano numericamente molto consistenti. Potenzialmente si prevede una situazione molto complicata da gestire: nell’immediato a preoccupare è la gestione dei flussi migratori, ma molto più preoccupante è giudicata l’evoluzione dei rapporti tra gli stati europei, molti dei quali hanno già affermato di non avere intenzione di ospitare profughi ed anzi di operare respingimenti e rimpatri. Sul breve termine l’intenzione di Bruxelles è quella di rafforzare il sostegno economico alle nazioni che saranno immediatamente coinvolte nei movimenti migratori, con l’intenzione di favorire la permanenza in quei paesi immediatamente coinvolti, ma si tratta, evidentemente, di una soluzione che non ha una visione di lungo periodo; lo scopo è quello di prendere tempo per elaborare tattiche e strategie capaci di conciliare le esigenze di tutti i membri europei, trascurando, però, i principi di solidarietà tra gli stati, alla base della permanenza stessa all’interno dell’Unione. Il paese con il maggiore numero di afghani sul proprio territorio è la Germania, che si è detta indisponibile ad incrementare i migranti provenienti da questo paese. Al momento i ministri degli esteri dei paesi europei, con l’esclusione di Bulgheria ed Ungheria, hanno firmato una dichiarazione, insieme agli USA, che dovrebbe permettere a tutti i cittadini afghani che hanno intenzione di abbandonare il loro paese di poterlo fare, attraverso i confini dei paesi confinanti, ma si tratta di una dichiarazione di principio, che non prevede una soluzione materiale per il ricovero e l’assistenza dei migranti in fuga dai talebani. Una posizione ipocrita, anche se le responsabilità americane sono evidenti: il comportamento di Washington, oltre ad abbandonare i civili afghani alla dittatura religiosa dei talebani, espone prima i paesi confinanti e l’Europa dopo, ad un impatto migratorio notevole, che è la tragica replica di quanto avvenuto con la Siria, quando l’ignavia dell’amministrazione Obama ha permesso una guerra tragica, che si è allargata a gran parte del Medioriente. L’Europa rischia una nuova sospensione del trattato di Schengen e su questo elemento Biden dovrebbe riflettere molto, dopo quello che sembrava un atteggiamento favorevole con i vecchi alleati. Queste considerazioni devono tenere conto della questione all’interno dell’Europa, rappresentata dalle prossime elezioni tedesche, che decideranno il successore della cancelliera Merkel: a Berlino il dibattito sulle scelte dell’Alleanza Atlantica si è rivelato molto critico con Washington e ciò potrebbe diventare un problema per Biden, che potrebbe acuirsi con la questione migratoria. Come al solito Bruxelles segue Berlino e, seppure in maniera meno dura, condanna l’azione americana, confortata dai dati che la ritirata USA produrrà: si stima che i 12 milioni della popolazione afghana che aveva già difficoltà a reperire generi alimentari con il vecchio regime, aumenterà fino a 18 milioni di abitanti, con i talebani al governo. L’emergenza migratoria, così, non sarà solo politica ma anche alimentare e la relativa breve distanza, 4.500 chilometri, che separa il paese afghano dall’Europa si trasformerà in una nuova rotta dei profughi.  In questo scenario il ruolo di paesi come Iran e Pakistan, diventa cruciale per offrire sostegno ai migranti ed evitare pericolosi sviluppi dei rapporti interni all’Europa. Al momento l’Iran ospita almeno 3,5 milioni di profughi e per questo motivo Bruxelles finanzia Teheran con circa 15 milioni di euro, se il ruolo iraniano diventerà ancora più importante per ridurre la pressione migratoria, oltre ad un aumento, necessario, dei finanziamenti, non è escluso che Teheran non possa pretendere anche una revisione delle sanzioni, provocando una collisione tra Europa ed USA: un argomento che la Casa Bianca non dovrebbe sottovalutare. Importante è anche il ruolo pakistano, che ospita altri 3 milioni di rifugiati ed ha già ricevuto 20 milioni di euro nel 2020 e 7, fino ad ora, nel 2021. La concomitanza dei finanziamenti inadeguati delle Nazioni Unite, impone per l’Europa ad innalzare i finanziamenti verso i paesi che gli permettono di alleviarne la pressione migratoria. Certo una tattica unicamente impostata in questo modo espone Bruxelles a potenziali ricatti e la debolezza internazionale dell’Unione non aiuta a superare questo pericolo: una ragione in più per impostare in modo differente la politica europea, in maniera di diventare soggetto politico di prima grandezza, oltre il ruolo prettamente economico attuale.  

European Union in difficulty with new migratory flows from Afghanistan

 The European Union is alarmed by the possible consequences, especially at the internal level, of migrations from Afghanistan, which are expected to be very substantial in number. Potentially a very complicated situation is expected to manage: the immediate concern is the management of migratory flows, but the evolution of relations between European states, many of which have already stated that they have no intention of hosting, is considered to be much more worrying. refugees and indeed to operate rejections and repatriations. In the short term, the intention of Brussels is to strengthen the economic support to the nations that will be immediately involved in migratory movements, with the intention of favoring the permanence in those countries immediately involved, but this is obviously a solution that does not has a long-term vision; the aim is to take time to develop tactics and strategies capable of reconciling the needs of all European members, while neglecting, however, the principles of solidarity between states, at the basis of the very stay within the Union. The country with the largest number of Afghans on its territory is Germany, which has said it is unwilling to increase migrants from this country. At the moment the foreign ministers of European countries, with the exclusion of Hungary and Hungary, have signed a declaration, together with the USA, which should allow all Afghan citizens who intend to leave their country to do so, through borders of neighboring countries, but it is a declaration of principle, which does not provide for a material solution for the shelter and assistance of migrants fleeing the Taliban. A hypocritical position, even if the American responsibilities are evident: the behavior of Washington, in addition to abandoning Afghan civilians to the religious dictatorship of the Taliban, exposes the neighboring countries first and Europe later, to a significant migratory impact, which is the tragic he replies of what happened with Syria, when the sloth of the Obama administration allowed a tragic war, which spread to a large part of the Middle East. Europe risks a new suspension of the Schengen treaty and Biden should reflect a lot on this element, after what seemed to be a favorable attitude with his old allies. These considerations must take into account the issue within Europe, represented by the forthcoming German elections, which will decide the successor of Chancellor Merkel: in Berlin the debate on the choices of the Atlantic Alliance proved to be very critical with Washington and this could become a problem for Biden, which could worsen with the migration issue. As usual, Brussels follows Berlin and, albeit in a less harsh way, condemns the American action, supported by the data that the US withdrawal will produce: it is estimated that the 12 million of the Afghan population who already had difficulty in finding food under the old regime , will increase to 18 million inhabitants, with the Taliban in government. Thus, the migratory emergency will not only be political but also food and the relative short distance, 4,500 kilometers, which separates the Afghan country from Europe will turn into a new refugee route. In this scenario, the role of countries such as Iran and Pakistan becomes crucial in offering support to migrants and avoiding dangerous developments in relations within Europe. At the moment Iran hosts at least 3.5 million refugees and for this reason Brussels finances Tehran with about 15 million euros, if the Iranian role becomes even more important to reduce migratory pressure, as well as a necessary increase in funding. , it is not excluded that Tehran cannot also demand a revision of the sanctions, causing a collision between Europe and the USA: an argument that the White House should not underestimate. The Pakistani role is also important, hosting another 3 million refugees and has already received 20 million euros in 2020 and 7, so far, in 2021. The concomitance of inadequate United Nations funding requires Europe to raise funding to countries that allow them to alleviate their migratory pressure. Of course, a tactic solely set up in this way exposes Brussels to potential blackmail and the international weakness of the Union does not help to overcome this danger: one more reason to set up European politics in a different way, in order to become a political subject of the first magnitude, beyond the current purely economic role.

Unión Europea en dificultades con los nuevos flujos migratorios desde Afganistán

 La Unión Europea está alarmada por las posibles consecuencias, especialmente a nivel interno, de las migraciones desde Afganistán, que se espera sean muy importantes en número. Potencialmente, se espera gestionar una situación muy complicada: la preocupación inmediata es la gestión de los flujos migratorios, pero la evolución de las relaciones entre los estados europeos, muchos de los cuales ya han manifestado que no tienen intención de acoger, se considera mucho más preocupantes refugiados y de hecho operar rechazos y repatriaciones. En el corto plazo, la intención de Bruselas es fortalecer el apoyo económico a las naciones que se verán inmediatamente involucradas en los movimientos migratorios, con la intención de favorecer la permanencia en aquellos países inmediatamente involucrados, pero esta es, obviamente, una solución que no tiene. una visión a largo plazo; el objetivo es tomarse el tiempo para desarrollar tácticas y estrategias capaces de conciliar las necesidades de todos los miembros europeos, pero descuidando, sin embargo, los principios de solidaridad entre Estados, en la base de la propia permanencia dentro de la Unión. El país con la mayor cantidad de afganos en su territorio es Alemania, que ha dicho que no está dispuesta a aumentar los migrantes de este país. De momento los cancilleres de los países europeos, con exclusión de Hungría y Hungría, han firmado una declaración, junto con EE.UU., que debería permitir que todos los ciudadanos afganos que pretendan salir de su país lo hagan, a través de las fronteras de los países vecinos. pero es una declaración de principios, que no ofrece una solución material para el refugio y la asistencia de los migrantes que huyen de los talibanes. Una posición hipócrita, aunque las responsabilidades estadounidenses son evidentes: el comportamiento de Washington, además de abandonar a los civiles afganos a la dictadura religiosa de los talibanes, expone primero a los países vecinos y luego a Europa, a un impacto migratorio significativo, que es el trágico responde de lo que sucedió con Siria, cuando la pereza de la administración Obama permitió una guerra trágica, que se extendió a gran parte del Medio Oriente. Europa corre el riesgo de una nueva suspensión del tratado de Schengen y Biden debería reflexionar mucho sobre este elemento, después de lo que parecía ser una actitud favorable con sus antiguos aliados. Estas consideraciones deben tener en cuenta el tema dentro de Europa, representado por las próximas elecciones alemanas, que decidirán el sucesor de la canciller Merkel: en Berlín el debate sobre las opciones de la Alianza Atlántica ha demostrado ser muy crítico con Washington y esto podría convertirse en un problema para Biden, que podría empeorar con el tema de la migración. Como es habitual, Bruselas sigue a Berlín y, aunque de forma menos dura, condena la acción estadounidense, respaldada por los datos que producirá la retirada estadounidense: se estima que los 12 millones de la población afgana que ya tenían dificultades para encontrar comida bajo el antiguo régimen, aumentará a 18 millones de habitantes, con los talibanes en el gobierno. Así, la emergencia migratoria no solo será política sino también alimentaria y la relativamente corta distancia, 4.500 kilómetros, que separa el país afgano de Europa se convertirá en una nueva ruta de refugiados. En este escenario, el papel de países como Irán y Pakistán se vuelve crucial para ofrecer apoyo a los migrantes y evitar desarrollos peligrosos en las relaciones dentro de Europa. En estos momentos Irán acoge al menos a 3,5 millones de refugiados y por ello Bruselas financia a Teherán con unos 15 millones de euros, si el papel iraní se vuelve aún más importante para reducir la presión migratoria, así como un necesario incremento de la financiación., No se excluye. que Teherán no puede exigir también una revisión de las sanciones, provocando un choque entre Europa y Estados Unidos: un argumento que la Casa Blanca no debe subestimar. El papel de Pakistán también es importante, acogiendo a otros 3 millones de refugiados y ya ha recibido 20 millones de euros en 2020 y 7, hasta ahora, en 2021. La concomitancia de una financiación inadecuada de las Naciones Unidas requiere que Europa recaude fondos para los países que les permitan aliviar su presión migratoria. Por supuesto, una táctica establecida únicamente de esta manera expone a Bruselas a un posible chantaje y la debilidad internacional de la Unión no ayuda a superar este peligro: una razón más para configurar la política europea de otra manera, con el fin de convertirse en un político. tema de primera magnitud, más allá del actual rol puramente económico.

Europäische Union in Schwierigkeiten mit neuen Migrationsströmen aus Afghanistan

 Die Europäische Union ist beunruhigt über die möglichen Folgen der Migration aus Afghanistan, die vor allem auf innerstaatlicher Ebene voraussichtlich sehr zahlreich sein wird. Potenziell ist eine sehr komplizierte Situation zu bewältigen: Das unmittelbare Anliegen ist die Steuerung der Migrationsströme, aber die Entwicklung der Beziehungen zwischen den europäischen Staaten, von denen viele bereits erklärt haben, dass sie keine Aufnahmeabsicht haben, wird als viel mehr angesehen besorgniserregend, Flüchtlinge und in der Tat Abweisungen und Rückführungen zu betreiben. Kurzfristig beabsichtigt Brüssel, die wirtschaftliche Unterstützung der Länder, die unmittelbar an Migrationsbewegungen beteiligt sind, zu verstärken, um den Verbleib in den unmittelbar betroffenen Ländern zu fördern, aber dies ist offensichtlich eine Lösung, die nicht eine langfristige Vision; Ziel ist es, sich Zeit zu nehmen, um Taktiken und Strategien zu entwickeln, die geeignet sind, die Bedürfnisse aller europäischen Mitglieder in Einklang zu bringen, wobei jedoch die Prinzipien der Solidarität zwischen den Staaten als Grundlage für den Aufenthalt in der Union vernachlässigt werden. Das Land mit den meisten Afghanen auf seinem Territorium ist Deutschland, das erklärt hat, es sei nicht bereit, Migranten aus diesem Land zu erhöhen. Derzeit haben die Außenminister der europäischen Länder mit Ausnahme Ungarns und Ungarns gemeinsam mit den USA eine Erklärung unterzeichnet, die es allen afghanischen Staatsbürgern, die ihr Land verlassen wollen, über die Grenzen der Nachbarländer aber es ist eine Grundsatzerklärung, die keine materielle Lösung für die Unterbringung und Unterstützung von Migranten bietet, die vor den Taliban fliehen. Eine heuchlerische Position, auch wenn die amerikanische Verantwortung offensichtlich ist: Das Verhalten Washingtons setzt nicht nur die afghanische Zivilbevölkerung der religiösen Diktatur der Taliban aus, sondern setzt zunächst die Nachbarländer und später Europa einem erheblichen Migrationsdruck aus, der tragisch antwortet er auf das, was mit Syrien passiert ist, als die Trägheit der Obama-Administration einen tragischen Krieg zuließ, der sich auf einen großen Teil des Nahen Ostens ausweitete. Europa riskiert eine erneute Aussetzung des Schengen-Vertrags, und Biden sollte viel über dieses Element nachdenken, nachdem er gegenüber seinen alten Verbündeten anscheinend eine positive Einstellung hatte. Diese Überlegungen müssen die Frage innerhalb Europas berücksichtigen, repräsentiert durch die bevorstehenden deutschen Wahlen, die über die Nachfolge von Kanzlerin Merkel entscheiden werden: In Berlin hat sich die Debatte über die Entscheidungen des Atlantischen Bündnisses mit Washington als sehr kritisch erwiesen und dies könnte ein Problem für Biden, das sich mit der Migrationsfrage verschlimmern könnte. Brüssel folgt wie üblich Berlin und verurteilt, wenn auch weniger hart, das amerikanische Vorgehen, gestützt durch die Daten, die der Rückzug der USA hervorbringen wird: Schätzungen zufolge sind die 12 Millionen der afghanischen Bevölkerung, die bereits Schwierigkeiten hatten, Nahrung zu finden, unter das alte Regime wird auf 18 Millionen Einwohner anwachsen, mit den Taliban an der Regierung. So wird die Migrationsnot nicht nur politisch, sondern auch Nahrungsmittel sein und die relativ kurze Distanz von 4.500 Kilometern, die das afghanische Land von Europa trennt, wird zu einer neuen Flüchtlingsroute. In diesem Szenario wird die Rolle von Ländern wie dem Iran und Pakistan entscheidend, um Migranten zu unterstützen und gefährliche Entwicklungen in den Beziehungen innerhalb Europas zu vermeiden. Derzeit nimmt der Iran mindestens 3,5 Millionen Flüchtlinge auf und aus diesem Grund finanziert Brüssel Teheran mit rund 15 Millionen Euro, falls die iranische Rolle zur Reduzierung des Migrationsdrucks noch wichtiger wird, sowie eine notwendige Aufstockung der Mittel. , ist nicht ausgeschlossen dass Teheran nicht auch eine Revision der Sanktionen fordern kann, was zu einer Kollision zwischen Europa und den USA führt: ein Argument, das das Weiße Haus nicht unterschätzen sollte. Wichtig ist auch die pakistanische Rolle, die weitere 3 Millionen Flüchtlinge beherbergt und bereits 20 Millionen Euro im Jahr 2020 und 7 bis jetzt im Jahr 2021 erhalten hat. Die damit einhergehende unzureichende Finanzierung der Vereinten Nationen erfordert, dass Europa Gelder an Länder aufbringt, die es ihnen ermöglichen, zu lindern ihren Migrationsdruck. Natürlich setzt eine allein so angelegte Taktik Brüssel einer möglichen Erpressung aus, und die internationale Schwäche der Union hilft nicht, diese Gefahr zu überwinden: Ein Grund mehr, die europäische Politik anders aufzustellen, um ein politischer zu werden Thema erster Größenordnung, über die derzeitige rein wirtschaftliche Rolle hinaus.

L'Union européenne en difficulté avec les nouveaux flux migratoires en provenance d'Afghanistan

 L'Union européenne s'alarme des conséquences possibles, notamment au niveau interne, des migrations en provenance d'Afghanistan, qui devraient être très nombreuses. Potentiellement, une situation très compliquée est attendue à gérer : la préoccupation immédiate est la gestion des flux migratoires, mais l'évolution des relations entre les États européens, dont beaucoup ont déjà déclaré qu'ils n'ont pas l'intention d'accueillir, est considérée comme beaucoup plus des réfugiés inquiétants et même d'opérer des rejets et des rapatriements. A court terme, l'intention de Bruxelles est de renforcer le soutien économique aux nations qui seront immédiatement impliquées dans les mouvements migratoires, avec l'intention de favoriser la permanence dans les pays immédiatement impliqués, mais c'est évidemment une solution qui n'a pas une vision à long terme ; il s'agit de prendre le temps de développer des tactiques et des stratégies capables de concilier les besoins de tous les membres européens, en négligeant toutefois les principes de solidarité entre les Etats, à la base même du séjour au sein de l'Union. Le pays qui compte le plus grand nombre d'Afghans sur son territoire est l'Allemagne, qui a déclaré ne pas vouloir augmenter le nombre de migrants en provenance de ce pays. À l'heure actuelle, les ministres des Affaires étrangères des pays européens, à l'exclusion de la Hongrie et de la Hongrie, ont signé une déclaration, avec les États-Unis, qui devrait permettre à tous les citoyens afghans qui ont l'intention de quitter leur pays de le faire, à travers les frontières des pays voisins, mais c'est une déclaration de principe, qui n'apporte pas de solution matérielle pour l'accueil et l'assistance des migrants fuyant les talibans. Une position hypocrite, même si les responsabilités américaines sont évidentes : le comportement de Washington, en plus d'abandonner les civils afghans à la dictature religieuse des talibans, expose d'abord les pays voisins et plus tard l'Europe, à un impact migratoire important, qui est le tragique, il répond de ce qui s'est passé avec la Syrie, lorsque la paresse de l'administration Obama a permis une guerre tragique, qui s'est étendue à une grande partie du Moyen-Orient. L'Europe risque une nouvelle suspension du traité de Schengen et Biden devrait beaucoup réfléchir sur cet élément, après ce qui semblait être une attitude favorable avec ses anciens alliés. Ces considérations doivent tenir compte de l'enjeu au sein de l'Europe, représenté par les prochaines élections allemandes, qui décideront du successeur de la chancelière Merkel : à Berlin, le débat sur les choix de l'Alliance atlantique s'est avéré très critique avec Washington et cela pourrait devenir un problème pour Biden, qui pourrait s'aggraver avec le problème de la migration. Comme à son habitude, Bruxelles suit Berlin et, quoique de manière moins sévère, condamne l'action américaine, étayée par les données que produira le retrait américain : on estime que les 12 millions d'Afghans qui avaient déjà du mal à se nourrir sous l'ancien régime, passera à 18 millions d'habitants, avec les talibans au gouvernement. Ainsi, l'urgence migratoire ne sera pas seulement politique mais aussi alimentaire et la distance relativement courte, 4 500 kilomètres, qui sépare le pays afghan de l'Europe se transformera en une nouvelle route des réfugiés. Dans ce scénario, le rôle de pays comme l'Iran et le Pakistan devient crucial pour offrir un soutien aux migrants et éviter des développements dangereux dans les relations au sein de l'Europe. Pour l'instant l'Iran accueille au moins 3,5 millions de réfugiés et pour cette raison Bruxelles finance Téhéran à hauteur d'environ 15 millions d'euros, si le rôle iranien devient encore plus important pour réduire la pression migratoire, ainsi qu'une nécessaire augmentation des financements, cela n'est pas exclu. que Téhéran ne peut pas non plus exiger une révision des sanctions, provoquant une collision entre l'Europe et les États-Unis : un argument que la Maison Blanche ne doit pas sous-estimer. Le rôle du Pakistan est également important, accueillant 3 millions de réfugiés supplémentaires et a déjà reçu 20 millions d'euros en 2020 et 7, jusqu'à présent, en 2021. La concomitance d'un financement inadéquat des Nations Unies oblige l'Europe à lever des fonds pour les pays qui leur permettent leur pression migratoire. Bien entendu, une tactique uniquement ainsi mise en place expose Bruxelles à un chantage potentiel et la faiblesse internationale de l'Union ne permet pas de surmonter ce danger : une raison de plus pour mettre en place la politique européenne autrement, afin de devenir un sujet de première ampleur, au-delà du rôle purement économique actuel.

União Europeia em dificuldade com novos fluxos migratórios do Afeganistão

 A União Europeia está alarmada com as possíveis consequências, especialmente a nível interno, das migrações do Afeganistão, que se prevê que sejam em número muito significativo. Potencialmente, espera-se uma situação muito complicada de gerir: a preocupação imediata é a gestão dos fluxos migratórios, mas a evolução das relações entre os Estados europeus, muitos dos quais já afirmaram não ter intenção de acolher, é considerada muito mais preocupantes refugiados e, na verdade, operar rejeições e repatriações. No curto prazo, a intenção de Bruxelas é fortalecer o apoio econômico às nações que se envolverão imediatamente nos movimentos migratórios, com o intuito de favorecer a permanência nos países imediatamente envolvidos, mas esta é obviamente uma solução que não tem. uma visão de longo prazo; o objetivo é levar tempo para desenvolver táticas e estratégias capazes de conciliar as necessidades de todos os membros europeus, mas negligenciando os princípios da solidariedade entre os Estados, na base da própria permanência na União. O país com o maior número de afegãos em seu território é a Alemanha, que disse não querer aumentar o número de migrantes desse país. Neste momento, os chanceleres dos países europeus, com exclusão da Hungria e da Hungria, assinaram uma declaração, juntamente com os EUA, que deverá permitir a todos os cidadãos afegãos que pretendam deixar o seu país, através das fronteiras dos países vizinhos, mas é uma declaração de princípio, que não oferece uma solução material para o abrigo e assistência aos migrantes que fogem do Talibã. Posição hipócrita, ainda que as responsabilidades americanas sejam evidentes: o comportamento de Washington, além de abandonar os civis afegãos à ditadura religiosa do Talibã, primeiro expõe os países vizinhos e depois a Europa, a um significativo impacto migratório, que é o Trágico ele responde sobre o que aconteceu com a Síria, quando a preguiça do governo Obama permitiu uma guerra trágica, que se espalhou por grande parte do Oriente Médio. A Europa corre o risco de uma nova suspensão do tratado de Schengen e Biden deve refletir muito sobre este elemento, depois do que parecia ser uma atitude favorável com seus antigos aliados. Essas considerações devem levar em conta a questão dentro da Europa, representada pelas próximas eleições alemãs, que decidirão o sucessor da Chanceler Merkel: em Berlim o debate sobre as escolhas da Aliança Atlântica tem se mostrado muito crítico com Washington e isso pode se tornar um problema para Biden, que pode piorar com o problema da migração. Como de costume, Bruxelas segue Berlim e, embora de forma menos dura, condena a ação americana, amparada nos dados que a retirada dos Estados Unidos vai produzir: estima-se que os 12 milhões da população afegã que já teve dificuldade em encontrar comida na o antigo regime, aumentará para 18 milhões de habitantes, com o Taleban no governo. Assim, a emergência migratória não será apenas política, mas também alimentar e a relativa curta distância de 4.500 quilômetros que separa o país afegão da Europa se transformará em uma nova rota de refugiados. Nesse cenário, o papel de países como Irã e Paquistão torna-se crucial para oferecer apoio aos migrantes e evitar desdobramentos perigosos nas relações dentro da Europa. No momento o Irã acolhe pelo menos 3,5 milhões de refugiados e por isso Bruxelas financia Teerã com cerca de 15 milhões de euros, se o papel iraniano se tornar ainda mais importante para reduzir a pressão migratória, bem como um necessário aumento de financiamento., Não está excluído que Teerã não pode exigir também uma revisão das sanções, causando um choque entre a Europa e os EUA: um argumento que a Casa Branca não deve subestimar. O papel do Paquistão também é importante, recebendo mais 3 milhões de refugiados e já recebeu 20 milhões de euros em 2020 e 7, até agora, em 2021. A concomitância de financiamento insuficiente das Nações Unidas obriga a Europa a levantar fundos para países que lhes permitem aliviar sua pressão migratória. Evidentemente, uma tática criada exclusivamente desta forma expõe Bruxelas a uma potencial chantagem e a fragilidade internacional da União não ajuda a ultrapassar este perigo: mais uma razão para configurar a política europeia de uma forma diferente, para se tornar um político assunto de primeira grandeza, para além do atual papel puramente econômico.