Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 25 agosto 2022

La Commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, denuncia pressioni da parte cinese per non pubblicare un rapporto sugli uiguri

 Praticamente alla vigilia della fine del suo mandato come Commissario per i diritti umani, che scade il 31 agosto, Michelle Bachelet, già presidente del Cile, ha rivelato di avere ricevuto pressioni per non pubblicare un rapporto già pronto, che denuncerebbe gli abusi di Pechino contro la minoranza musulmana uigura, che conta una popolazione di circa dodici milioni di persone presenti nella regione settentrionale dello Xinjiang. La Cina avrebbe inviato una lettera, firmata anche da altri quaranta paesi di cui non sono stati rivelati i nomi, dove l’intento era di dissuadere il Commissario per i diritti umani a non pubblicare il rapporto. L’elaborazione del rapporto in questione è in corso da tre anni, ma comprende anche i risultati della visita del Commissario effettuata lo scorso maggio, che ha provocato pesanti critiche da parte di Amnesty International, Human Rights Watch ed anche del Dipartimento di Stato USA, per l’atteggiamento ritenuto troppo accomodante da parte dell’inviata delle Nazioni Unite verso le autorità cinesi, che sono state fatte oggetto di critiche con toni ritenuti troppo moderati. Malgrado il periodo di lavorazione piuttosto ampio per l’elaborazione del rapporto, la pubblicazione è stata rimandata più volte per ragioni ufficiali non conosciute, anche se si ipotizza che Pechino ed i suoi alleati, abbiano operato materialmente in questo senso. Una giustificazione fornita dalla stessa Commissaria è che il ritardo è dovuto alla necessità di integrare al rapporto i risultati della visita contestata di maggio, in ogni caso l’obiettivo della pubblicazione sarebbe entro la fine del mandato della Commissaria, cioè entro la fine del mese di agosto, anche se mancano conferme ufficiali in tal senso. Molti paesi occidentali hanno richiesto espressamente la pubblicazione del rapporto ma il governo cinese avrebbe espresso richieste per esaminare più attentamente i risultati della ricerca; a complicare la situazione è intervenuta una ricerca da parte di quattordici testate giornalistiche internazionali, che sono riusciti ad esaminare documenti ufficiali cinesi che avrebbero confermato la persecuzione degli uiguri, attraverso continue e sistematiche violazioni dei diritti umani subite da almeno più di due milioni di persone con la pratica dell’internamento, anche patita da minorenni, in centri di rieducazione, dove oltre la somministrazione di violenza fisica e psicologica, gli uiguri vengono utilizzati come forza lavoro senza retribuzione, in una condizione paragonabile alla schiavitù. Pechino nega queste ultime accuse definendo i centri di detenzione come istituti di formazione professionale. L’accusa a Bachelet da parte del Segretario di Stato degli USA è quella di non avere chiesto conto alla Cina notizie sugli uiguri scomparsi e su quelli deportati in altre regioni cinesi, sradicati dai loro luoghi di origine, anche alcune Organizzazioni per i diritti umani hanno definito la gestione della Commissaria come troppo arrendevole verso la Cina e chiedendone la sostituzione con persone più determinate. La volontà di dimettersi dal suo ruolo di Commissaria per i diritti umani si sarebbe materializzata proprio dopo il suo ritorno dalla missione in Cina e sarebbe stata giustificata con motivi personali. La coincidenza appare quanto meno sospetta, potrebbe essere proprio stato il caso di una pressione cinese troppo forte a determinare la vera ragione delle dimissioni e la consapevolezza di non sapere affrontare una prova del genere, cioè di non essere in grado di affrontare le conseguenze di un rapporto troppo poco severo da parte dei paesi occidentali o il contrario da parte dei cinesi. In ogni caso una fine ingloriosa per il suo mandato di Commissario dei diritti umani, che in un modo o nell’altro segnerà la figura politica della Bachelet.

The United Nations Commissioner for Human Rights denounces pressure from the Chinese side not to publish a report on Uyghurs

 Practically on the eve of the end of her mandate as Commissioner for Human Rights, which expires on August 31, Michelle Bachelet, former president of Chile, revealed that she was pressured not to publish a ready-made report, which would denounce Beijing's abuses against the Muslim Uyghur minority, which has a population of about twelve million people present in the northern region of Xinjiang. China has reportedly sent a letter, also signed by forty other countries whose names have not been revealed, in which the intent was to dissuade the Commissioner for Human Rights from not publishing the report. The drafting of the report in question has been underway for three years, but also includes the results of the Commissioner's visit last May, which provoked heavy criticism from Amnesty International, Human Rights Watch and also from the US State Department. for the attitude considered too accommodating on the part of the UN envoy towards the Chinese authorities, which have been criticized with tones considered too moderate. Despite the rather long processing period for the preparation of the report, publication has been postponed several times for unknown official reasons, although it is assumed that Beijing and its allies have materially operated in this sense. A justification provided by the Commissioner herself is that the delay is due to the need to integrate the results of the disputed May visit into the report, in any case the objective of publication would be by the end of the Commissioner's mandate, i.e. by the end of the month of August, even if there is no official confirmation to this effect. Many Western countries have specifically requested the publication of the report but the Chinese government has expressed requests to examine the research results more closely; to complicate the situation, a search by fourteen international newspapers intervened, which managed to examine official Chinese documents that would have confirmed the persecution of Uyghurs, through continuous and systematic violations of human rights suffered by at least more than two million people with the practice of internment, also suffered by minors, in re-education centers, where in addition to the administration of physical and psychological violence, the Uighurs are used as a workforce without pay, in a condition comparable to slavery. Beijing denies these allegations by defining the detention centers as vocational training institutes. The accusation against Bachelet by the US Secretary of State is that he did not ask China for news of missing Uyghurs and those deported to other Chinese regions, uprooted from their places of origin, even some human rights organizations have defined the management of the Commissioner as too compliant towards China and asking for her to be replaced by more determined people. The willingness to step down from her role as Commissioner for Human Rights would materialize right after her return from the mission in China and would be justified on personal grounds. The coincidence appears at least suspicious, it could have been the case of too strong Chinese pressure to determine the real reason for the resignation and the awareness of not knowing how to face such a test, that is, not being able to face the consequences of a too little severe relationship on the part of Western countries or the opposite on the part of the Chinese. In any case, an inglorious end to his mandate as Commissioner of Human Rights, which in one way or another will mark the political figure of Bachelet.

El Comisionado de Naciones Unidas para los Derechos Humanos denuncia presiones de la parte china para no publicar un informe sobre los uigures

 Prácticamente en vísperas del término de su mandato como Comisionada de Derechos Humanos, que vence el 31 de agosto, Michelle Bachelet, expresidenta de Chile, reveló que fue presionada para no publicar un informe ya elaborado, que denunciaría los abusos de Beijing contra la minoría musulmana uigur, que tiene una población de unos doce millones de personas presente en la región norte de Xinjiang. Según los informes, China envió una carta, también firmada por otros cuarenta países cuyos nombres no han sido revelados, en la que la intención era disuadir al Comisionado de Derechos Humanos de no publicar el informe. La redacción del informe en cuestión lleva tres años en marcha, pero también incluye los resultados de la visita del Comisionado en mayo pasado, que provocó fuertes críticas de Amnistía Internacional, Human Rights Watch y también del Departamento de Estado de EE.UU. por la actitud demasiado considerada. complaciente por parte del enviado de la ONU hacia las autoridades chinas, que han sido criticadas con tonos considerados demasiado moderados. A pesar del período de procesamiento bastante largo para la preparación del informe, la publicación se ha pospuesto varias veces por razones oficiales desconocidas, aunque se supone que Beijing y sus aliados han operado materialmente en este sentido. Una justificación aportada por la propia Comisaria es que el retraso se debe a la necesidad de integrar en el informe los resultados de la controvertida visita de mayo, en cualquier caso el objetivo de publicación sería al final del mandato de la Comisaria, es decir, al final del mes de agosto, aunque no haya confirmación oficial al respecto. Muchos países occidentales han solicitado específicamente la publicación del informe, pero el gobierno chino ha expresado solicitudes para examinar los resultados de la investigación más de cerca; Para complicar la situación, intervino una búsqueda de catorce periódicos internacionales, que logró examinar documentos oficiales chinos que habrían confirmado la persecución de los uigures, a través de continuas y sistemáticas violaciones a los derechos humanos que sufren al menos más de dos millones de personas con la práctica de el internamiento, también sufrido por los menores, en centros de reeducación, donde además de la administración de violencia física y psíquica, los uigures son utilizados como mano de obra sin remuneración, en una condición equiparable a la esclavitud. Beijing niega estas acusaciones al definir los centros de detención como institutos de formación profesional. La acusación contra Bachelet por parte de la secretaria de Estado estadounidense es que no pidió a China noticias de uigures desaparecidos y deportados a otras regiones chinas, desarraigados de sus lugares de origen, incluso algunos organismos de derechos humanos han definido la gestión de la comisionada como demasiado complaciente con China y pidiendo que sea reemplazada por personas más decididas. La voluntad de renunciar a su cargo de Comisionada de Derechos Humanos se materializó justo después de su regreso de la misión en China y se justificaría por motivos personales. La coincidencia parece cuando menos sospechosa, podría haber sido el caso de una presión china demasiado fuerte para determinar el verdadero motivo de la renuncia y la conciencia de no saber cómo afrontar tal prueba, es decir, no poder hacer frente a las consecuencias de una relación demasiado poco severa por parte de los países occidentales o lo contrario por parte de los chinos. En todo caso, un fin sin gloria a su mandato como Comisionada de Derechos Humanos, que de una forma u otra marcará la figura política de Bachelet.

Der Menschenrechtskommissar der Vereinten Nationen weist den Druck von chinesischer Seite zurück, keinen Bericht über Uiguren zu veröffentlichen

 Praktisch am Vorabend des Endes ihres Mandats als Menschenrechtskommissarin, das am 31. August ausläuft, gab Michelle Bachelet, ehemalige Präsidentin von Chile, bekannt, dass sie unter Druck gesetzt wurde, keinen vorgefertigten Bericht zu veröffentlichen, der Pekings Menschenrechtsverletzungen anprangern würde die muslimische Minderheit der Uiguren, die in der nördlichen Region Xinjiang eine Bevölkerung von etwa zwölf Millionen Menschen hat. Berichten zufolge hat China einen Brief geschickt, der ebenfalls von vierzig anderen Ländern unterzeichnet wurde, deren Namen nicht bekannt gegeben wurden, in dem die Absicht bestand, den Menschenrechtskommissar davon abzubringen, den Bericht nicht zu veröffentlichen. Die Ausarbeitung des fraglichen Berichts ist seit drei Jahren im Gange, beinhaltet aber auch die Ergebnisse des Besuchs des Kommissars im vergangenen Mai, der heftige Kritik von Amnesty International, Human Rights Watch und auch vom US-Außenministerium für die in Betracht gezogene Haltung hervorgerufen hat Entgegenkommen seitens des UN-Gesandten gegenüber den chinesischen Behörden, die mit als zu moderat empfundenen Tönen kritisiert wurden. Trotz der recht langen Bearbeitungszeit für die Erstellung des Berichts wurde die Veröffentlichung aus unbekannten offiziellen Gründen mehrfach verschoben, obwohl davon auszugehen ist, dass Peking und seine Verbündeten im Wesentlichen in diesem Sinne agiert haben. Eine von der Kommissarin selbst angeführte Begründung ist, dass die Verzögerung auf die Notwendigkeit zurückzuführen ist, die Ergebnisse des umstrittenen Mai-Besuchs in den Bericht zu integrieren, das Ziel der Veröffentlichung wäre in jedem Fall bis zum Ende der Amtszeit der Kommissarin, also bis zum Ende des Monats August, auch wenn keine offizielle Bestätigung darüber vorliegt. Viele westliche Länder haben ausdrücklich um die Veröffentlichung des Berichts gebeten, aber die chinesische Regierung hat Bitten geäußert, die Forschungsergebnisse genauer zu untersuchen; Um die Situation zu verkomplizieren, intervenierte eine Suche von vierzehn internationalen Zeitungen, die es schafften, offizielle chinesische Dokumente zu untersuchen, die die Verfolgung von Uiguren durch kontinuierliche und systematische Menschenrechtsverletzungen bestätigt hätten, unter denen mindestens mehr als zwei Millionen Menschen mit der Praxis leiden Internierung, auch von Minderjährigen, in Umerziehungszentren, wo die Uiguren neben der Anwendung physischer und psychischer Gewalt als unbezahlte Arbeitskräfte unter sklavenähnlichen Bedingungen eingesetzt werden. Peking weist diese Vorwürfe zurück, indem es die Haftanstalten als Berufsbildungseinrichtungen definiert. Der Vorwurf des US-Außenministers gegen Bachelet lautet, er habe China nicht um Nachrichten über vermisste Uiguren und in andere chinesische Regionen Abgeschobene gebeten, entwurzelt von ihren Herkunftsorten, sogar einige Menschenrechtsorganisationen haben die Führung des Kommissars als definiert gegenüber China zu gefügig und verlangt, dass es durch entschlossenere Leute ersetzt wird. Die Bereitschaft, von ihrem Amt als Menschenrechtskommissarin zurückzutreten, habe sich unmittelbar nach ihrer Rückkehr aus der Mission in China ergeben und sei aus persönlichen Gründen gerechtfertigt. Der Zufall erscheint zumindest verdächtig, es könnte sich um einen zu starken chinesischen Druck gehandelt haben, den wahren Grund für den Rücktritt zu ermitteln, und das Bewusstsein, einer solchen Prüfung nicht gewachsen zu sein, also die Konsequenzen nicht tragen zu können ein zu wenig strenges Verhältnis seitens der westlichen Länder oder das Gegenteil seitens der Chinesen. In jedem Fall ein unrühmliches Ende seines Mandats als Menschenrechtskommissar, das die politische Figur Bachelet auf die eine oder andere Weise prägen wird.

Le commissaire des Nations unies aux droits de l'homme dénonce les pressions de la partie chinoise pour ne pas publier de rapport sur les Ouïghours

 Pratiquement à la veille de la fin de son mandat de commissaire aux droits de l'homme, qui expire le 31 août, Michelle Bachelet, ancienne présidente du Chili, a révélé avoir subi des pressions pour ne pas publier un rapport tout fait, qui dénoncerait les exactions de Pékin contre la minorité musulmane ouïghoure, qui compte une population d'environ douze millions de personnes présente dans la région nord du Xinjiang. La Chine aurait envoyé une lettre, également signée par quarante autres pays dont les noms n'ont pas été révélés, dans laquelle l'intention était de dissuader le Commissaire aux droits de l'homme de ne pas publier le rapport. La rédaction du rapport en question est en cours depuis trois ans, mais comprend également les résultats de la visite du commissaire en mai dernier, qui a provoqué de vives critiques de la part d'Amnesty International, de Human Rights Watch et aussi du département d'État américain pour l'attitude jugée trop accommodant de la part de l'émissaire de l'ONU envers les autorités chinoises, qui ont été critiquées avec des tons jugés trop modérés. Malgré la période de traitement assez longue pour la préparation du rapport, la publication a été reportée à plusieurs reprises pour des raisons officielles inconnues, bien qu'il soit supposé que Pékin et ses alliés ont matériellement opéré dans ce sens. Une justification fournie par la commissaire elle-même est que le retard est dû à la nécessité d'intégrer les résultats de la visite contestée de mai dans le rapport, en tout état de cause l'objectif de publication serait d'ici la fin du mandat de la commissaire, c'est-à-dire d'ici la fin du mois d'août, même s'il n'y a pas de confirmation officielle à cet effet. De nombreux pays occidentaux ont spécifiquement demandé la publication du rapport, mais le gouvernement chinois a exprimé des demandes pour examiner de plus près les résultats de la recherche ; pour compliquer la situation, une recherche par quatorze journaux internationaux est intervenue, qui a réussi à examiner des documents officiels chinois qui auraient confirmé la persécution des Ouïghours, à travers des violations continues et systématiques des droits de l'homme subies par au moins plus de deux millions de personnes avec la pratique de l'internement, également subi par des mineurs, dans des centres de rééducation, où en plus de l'administration de violences physiques et psychologiques, les Ouïghours sont utilisés comme main-d'œuvre sans rémunération, dans une condition comparable à l'esclavage. Pékin dément ces allégations en définissant les centres de détention comme des instituts de formation professionnelle. L'accusation contre Bachelet par le secrétaire d'État américain est qu'il n'a pas demandé à la Chine des nouvelles des Ouïghours disparus et de ceux déportés vers d'autres régions chinoises, déracinés de leurs lieux d'origine, même certaines organisations de défense des droits de l'homme ont défini la gestion du commissaire comme trop docile envers la Chine et demandant qu'elle soit remplacée par des personnes plus déterminées. La volonté de démissionner de son rôle de commissaire aux droits de l'homme s'est matérialisée juste après son retour de la mission en Chine et serait justifiée par des raisons personnelles. La coïncidence apparaît pour le moins suspecte, il aurait pu s'agir d'une trop forte pression chinoise pour déterminer la vraie raison de la démission et la conscience de ne pas savoir affronter une telle épreuve, c'est-à-dire de ne pas pouvoir affronter les conséquences de une relation trop peu sévère de la part des pays occidentaux ou l'inverse de la part des chinois. En tout cas, une fin peu glorieuse de son mandat de commissaire aux droits de l'homme, qui d'une manière ou d'une autre marquera la figure politique de Bachelet.

O comissário das Nações Unidas para os Direitos Humanos denuncia pressão do lado chinês para não publicar um relatório sobre os uigures

 Praticamente às vésperas do término de seu mandato como comissária de Direitos Humanos, que termina em 31 de agosto, Michelle Bachelet, ex-presidente do Chile, revelou que foi pressionada a não publicar um relatório pronto, que denunciaria os abusos de Pequim contra a minoria muçulmana uigur, que tem uma população de cerca de doze milhões de pessoas presentes na região norte de Xinjiang. A China teria enviado uma carta, também assinada por outros quarenta países cujos nomes não foram revelados, na qual a intenção era dissuadir o Comissário de Direitos Humanos de não publicar o relatório. A elaboração do relatório em questão está em andamento há três anos, mas também inclui os resultados da visita do Comissário em maio passado, que suscitou fortes críticas da Anistia Internacional, Human Rights Watch e também do Departamento de Estado dos EUA. acomodatícia por parte do enviado da ONU às autoridades chinesas, que foram criticadas com tons considerados demasiado moderados. Apesar do período de processamento bastante longo para a preparação do relatório, a publicação foi adiada várias vezes por motivos oficiais desconhecidos, embora se suponha que Pequim e seus aliados tenham operado materialmente nesse sentido. Uma justificativa apresentada pela própria Comissária é que o atraso se deve à necessidade de integrar no relatório os resultados da controvertida visita de maio, de qualquer forma o objetivo da publicação seria até o final do mandato da Comissária, ou seja, até o final do mês de agosto, ainda que não haja confirmação oficial nesse sentido. Muitos países ocidentais solicitaram especificamente a publicação do relatório, mas o governo chinês expressou pedidos para examinar os resultados da pesquisa mais de perto; para complicar a situação, interveio uma busca de quatorze jornais internacionais, que conseguiu examinar documentos oficiais chineses que teriam confirmado a perseguição aos uigures, por meio de violações contínuas e sistemáticas de direitos humanos sofridas por pelo menos mais de dois milhões de pessoas com a prática de internação, também sofrida por menores, em centros de reeducação, onde além da administração da violência física e psicológica, os uigures são utilizados como mão de obra sem remuneração, em condição comparável à escravidão. Pequim nega essas alegações definindo os centros de detenção como institutos de treinamento vocacional. A acusação contra Bachelet pelo secretário de Estado dos EUA é que ele não pediu à China notícias de uigures desaparecidos e deportados para outras regiões chinesas, desenraizados de seus locais de origem, até mesmo algumas organizações de direitos humanos definiram a gestão do comissário como complacente demais com a China e pedindo que ela seja substituída por pessoas mais determinadas. A vontade de deixar o cargo de Comissária para os Direitos Humanos se materializou logo após seu retorno da missão na China e seria justificada por motivos pessoais. A coincidência parece no mínimo suspeita, poderia ter sido o caso de uma pressão chinesa muito forte para determinar o real motivo da demissão e a consciência de não saber como enfrentar tal prova, ou seja, não poder enfrentar as consequências de uma relação muito pouco severa por parte dos países ocidentais ou o contrário por parte dos chineses. De qualquer forma, um fim inglório de seu mandato como Comissário de Direitos Humanos, que de uma forma ou de outra marcará a figura política de Bachelet.

Комиссар ООН по правам человека осуждает давление со стороны Китая с целью не публиковать доклад об уйгурах

 Практически накануне окончания своего мандата на посту Уполномоченного по правам человека, который истекает 31 августа, бывший президент Чили Мишель Бачелет заявила, что на нее оказывали давление, чтобы она не публиковала готовый доклад, в котором осуждались бы злоупотребления Пекина в отношении мусульманское уйгурское меньшинство, население которого составляет около двенадцати миллионов человек, проживающих в северном регионе Синьцзяна. Сообщается, что Китай направил письмо, также подписанное сорока другими странами, имена которых не разглашаются, в котором цель состояла в том, чтобы отговорить Комиссара по правам человека от публикации доклада. Составление рассматриваемого доклада велось в течение трех лет, но также включает в себя результаты визита Комиссара в мае прошлого года, что вызвало резкую критику со стороны Amnesty International, Human Rights Watch, а также со стороны Государственного департамента США. уступчивость со стороны посланника ООН по отношению к китайским властям, которые подверглись критике в слишком умеренном тоне. Несмотря на достаточно долгий период подготовки доклада, его публикация несколько раз откладывалась по неизвестным официальным причинам, хотя предполагается, что Пекин и его союзники существенно действовали в этом смысле. Обоснование, предоставленное самой Комиссаром, состоит в том, что задержка вызвана необходимостью включения результатов спорного майского визита в отчет, в любом случае цель публикации была бы к концу мандата Комиссара, т.е. к концу августа месяца, даже если нет официального подтверждения на этот счет. Многие западные страны специально запросили публикацию отчета, но правительство Китая выразило просьбу более внимательно изучить результаты исследования; чтобы осложнить ситуацию, вмешался поиск четырнадцати международных газет, которым удалось изучить официальные китайские документы, которые подтвердили бы преследование уйгуров посредством непрерывных и систематических нарушений прав человека, от которых страдают по меньшей мере более двух миллионов человек с практикой помещение, от которого страдают и несовершеннолетние, в центры перевоспитания, где, помимо применения физического и психологического насилия, уйгуры используются в качестве рабочей силы без оплаты, в условиях, сравнимых с рабством. Пекин отвергает эти обвинения, определяя центры содержания под стражей как институты профессионального обучения. Обвинение госсекретаря США против Бачелет заключается в том, что он не запрашивал у Китая новости о пропавших без вести уйгурах и депортированных в другие китайские регионы, изгнанных из мест своего происхождения, даже некоторые правозащитные организации определили руководство комиссара как слишком уступчивы по отношению к Китаю и просят заменить ее более решительными людьми. Готовность уйти с поста Уполномоченного по правам человека материализовалась сразу после ее возвращения из миссии в Китае и была бы оправдана личными соображениями. Совпадение выглядит как минимум подозрительным, это могло быть связано со слишком сильным давлением со стороны Китая, чтобы определить истинную причину отставки, и осознанием незнания того, как выдержать такое испытание, то есть неспособности столкнуться с последствиями слишком мало строгого отношения со стороны западных стран или наоборот со стороны китайцев. В любом случае бесславный конец его мандату уполномоченного по правам человека, которым так или иначе будет отмечена политическая фигура Бачелет.

聯合國人權專員譴責中方施壓不要發表有關維吾爾人的報告

 智利前總統米歇爾·巴切萊特 (Michelle Bachelet) 幾乎在她作為人權專員的任期即將結束前夕(將於 8 月 31 日到期)透露,她被迫不發表一份現成的報告,該報告將譴責北京對穆斯林維吾爾少數民族,在新疆北部地區擁有約1200萬人口。據報導,中國已發出一封信,也由其他 40 個未透露姓名的國家簽署,其目的是勸阻人權專員不要發表該報告。該報告的起草已經進行了三年,但也包括專員去年5月訪問的結果,這引起了國際特赦組織、人權觀察和美國國務院的嚴厲批評。聯合國特使對中國當局的包容,中國當局被批評的語氣被認為過於溫和。儘管準備報告的處理時間相當長,但由於未知的官方原因,出版已被推遲數次,儘管假設北京及其盟友在這個意義上已經進行了實質性操作。專員本人提供的理由是延遲是由於需要將有爭議的梅訪問的結果整合到報告中,無論如何發布的目標是在專員的任務結束時,即在結束時八月,即使沒有官方確認。許多西方國家明確要求發表該報告,但中國政府表示要求更仔細地審查研究結果;使情況復雜化的是,14 家國際報紙進行了搜索,他們設法審查了中國官方文件,這些文件將證實維吾爾人受到迫害,至少超過 200 萬人遭受了持續和系統的侵犯人權行為維吾爾人也被關押在再教育中心,除了實施身體和心理暴力外,維吾爾人還被用作無薪勞動力,其條件堪比奴隸制。北京否認這些指控,將拘留中心定義為職業培訓機構。美國國務卿對巴切萊特的指責是,他沒有向中國詢問失踪維吾爾人以及被驅逐到中國其他地區、背井離鄉的人的消息,甚至一些人權組織將專員的管理定義為對中國過於順從,並要求她被更堅定的人取代。在她從中國代表團返回後,辭去人權專員一職的意願就實現了,並且出於個人原因是合理的。巧合至少顯得可疑,可能是中國壓力太大,無法確定辭職的真正原因,以及不知道如何面對這樣的考驗,即無法面對後果的意識。西方國家的關係太少,中國的關係則相反。無論如何,他作為人權專員的使命光榮地結束了,這在某種程度上將標誌著巴切萊特的政治人物。

国連人権委員会は、ウイグル人に関する報告書を公表しないよう中国側からの圧力を非難する

 8 月 31 日に期限が切れる人権委員会の任期が終了する直前に、ミシェル・バチェレ元チリ大統領は、既成の報告書を公表しないよう圧力をかけられたことを明らかにした。新疆ウイグル自治区の北部地域に存在する約 1,200 万人の人口を持つイスラム教徒のウイグル族の少数民族。伝えられるところによると、中国は書簡を送ったと伝えられており、その目的は、人権委員会が報告書を公表しないことを思いとどまらせることでした.問題の報告書の起草は 3 年間進行中であるが、アムネスティ・インターナショナル、ヒューマン・ライツ・ウォッチ、そして米国国務省からの激しい批判を引き起こした昨年 5 月のコミッショナーの訪問の結果も含まれている.穏健すぎると考えられている口調で批判されてきた中国当局に対する国連特使の側の対応。報告書の作成にはかなり長い処理期間がかかったにもかかわらず、公式な理由は不明ですが、公開は何度か延期されましたが、北京とその同盟国はこの意味で実質的に機能していると考えられています。コミッショナー自身によって提供された正当化は、遅延は論争の的となっている5月の訪問の結果をレポートに統合する必要があるためであり、いずれにせよ出版の目的はコミッショナーの任務の終わりまで、すなわち終わりまでであるということです。この趣旨の正式な確認がない場合でも、8 月の月の。多くの西側諸国は報告書の発行を具体的に要求していますが、中国政府は研究結果をより綿密に調査するよう要求を表明しています。状況を複雑にするために、14 の国際紙による調査が介入し、少なくとも 200 万人以上の人々が継続的かつ組織的に人権を侵害され、ウイグル人への迫害が行われていることを確認したであろう中国の公式文書を調べることができました。再教育センターでは、身体的および心理的暴力の管理に加えて、ウイグル人は奴隷制に匹敵する状態で無給の労働力として使用されています。北京は、拘置所を職業訓練機関と定義することで、これらの主張を否定している。米国国務長官によるバチェレに対する非難は、ウイグル人が行方不明になり、中国の他の地域に強制送還されたウイグル人が出身地から追い出されたというニュースを彼が中国に求めなかったというものであり、一部の人権団体でさえ、コミッショナーの管理を次のように定義している。中国に対してあまりにも従順であり、彼女をより断固たる人々に置き換えるよう求めています。彼女が中国での任務から戻った直後に、人権委員会の役割を喜んで辞任し、個人的な理由で正当化されるだろう.この偶然の一致は、少なくとも疑わしいと思われる。辞任の本当の理由と、そのような試練に直面する方法を知らないという認識、つまり、その結果に直面することができないという意識を決定するには、中国の圧力が強すぎる場合だった可能性がある。西側諸国の側ではあまりにも厳しい関係であり、中国側ではその反対です。いずれにせよ、人権委員会としての彼の任務の不名誉な終わりは、何らかの形でバチェレの政治的人物をマークするでしょう.

مفوض الأمم المتحدة لحقوق الإنسان يستنكر ضغوط الجانب الصيني لعدم نشر تقرير عن الأويغور

 عمليا ، عشية انتهاء ولايتها كمفوضة لحقوق الإنسان ، التي تنتهي في 31 أغسطس ، كشفت ميشيل باتشيليت ، الرئيسة السابقة لشيلي ، أنها تعرضت لضغوط لعدم نشر تقرير جاهز يدين انتهاكات بكين ضدها. أقلية الأويغور المسلمة ، التي يبلغ عدد سكانها حوالي اثني عشر مليون نسمة الموجودة في المنطقة الشمالية من شينجيانغ. وبحسب ما ورد ، أرسلت الصين رسالة ، موقعة أيضًا من قبل أربعين دولة أخرى لم يتم الكشف عن أسمائها ، وكان القصد من ذلك إقناع مفوض حقوق الإنسان بعدم نشر التقرير. تجري صياغة التقرير المعني منذ ثلاث سنوات ، ولكنه يتضمن أيضًا نتائج زيارة المفوض في مايو الماضي ، والتي أثارت انتقادات شديدة من منظمة العفو الدولية وهيومن رايتس ووتش وكذلك من وزارة الخارجية الأمريكية. للموقف الذي تم النظر فيه أيضًا. مهادنة من جانب المبعوث الأممي تجاه السلطات الصينية التي تعرضت لانتقادات بنبرة اعتبرت معتدلة للغاية. على الرغم من فترة المعالجة الطويلة لإعداد التقرير ، فقد تم تأجيل النشر عدة مرات لأسباب رسمية غير معروفة ، على الرغم من افتراض أن بكين وحلفائها قد عملوا ماديًا بهذا المعنى. التبرير الذي قدمته المفوضة نفسها هو أن التأخير يرجع إلى الحاجة إلى دمج نتائج زيارة مايو المتنازع عليها في التقرير ، وعلى أي حال سيكون هدف النشر بنهاية ولاية المفوض ، أي بنهاية من شهر أغسطس ، حتى لو لم يكن هناك تأكيد رسمي بهذا المعنى. وقد طلبت العديد من الدول الغربية على وجه التحديد نشر التقرير لكن الحكومة الصينية أعربت عن طلباتها لفحص نتائج البحث عن كثب ؛ ولتعقيد الموقف ، تدخلت أربع عشرة صحيفة دولية بحثت ، نجحت في فحص الوثائق الصينية الرسمية التي كانت ستؤكد اضطهاد الأويغور ، من خلال الانتهاكات المستمرة والمنهجية لحقوق الإنسان التي عانى منها ما لا يقل عن مليوني شخص بممارسة الاعتقال ، الذي يعاني منه القاصرون أيضًا ، في مراكز إعادة التعليم ، حيث يتم استخدام الأويغور كقوة عاملة بدون أجر ، بالإضافة إلى ممارسة العنف الجسدي والنفسي ، في حالة مماثلة للعبودية. وتنفي بكين هذه المزاعم من خلال تعريف مراكز الاحتجاز على أنها معاهد تدريب مهني. الاتهام لباشيليت من قبل وزير الخارجية الأمريكية هو أنه لم يطلب من الصين أنباء عن فقد الأويغور والمرحلين إلى مناطق صينية أخرى ، واقتلعوا من موطنهم الأصلي ، حتى أن بعض منظمات حقوق الإنسان حددت إدارة المفوض بأنها ممتثلة للغاية تجاه الصين وتطلب استبدالها بأشخاص أكثر تصميماً. لقد تجسدت الرغبة في التنحي عن دورها كمفوضة لحقوق الإنسان بعد عودتها من البعثة في الصين وسيكون لها ما يبررها على أسس شخصية. تبدو المصادفة على الأقل مشبوهة ، فقد تكون حالة الضغط الصيني القوي للغاية لتحديد السبب الحقيقي للاستقالة والوعي بعدم معرفة كيفية مواجهة مثل هذا الاختبار ، أي عدم القدرة على مواجهة عواقب علاقة ضيقة جدًا من جانب الدول الغربية أو العكس من جانب الصينيين. على أي حال ، إنها نهاية مزعجة لولايته كمفوض لحقوق الإنسان ، والتي ستمثل بطريقة أو بأخرى الشخصية السياسية لباشيليت.

mercoledì 24 agosto 2022

I dubbi sull'attentato di Mosca

 Sull’attentato che ha ucciso la figlia del principale ideologo della supremazia russa sull’Eurasia, non possono non venire dubbi circa la sua strumentalità a sostegno della rivitalizzazione del consenso alla guerra contro l’Ucraina. Contribuisce a rafforzare questi dubbi anche la quasi immediata risoluzione del caso, da parte dei servizi segreti russi, avvenuta con una rapidità, che poteva essere utilizzata per sventare l’accaduto in maniera preventiva. Ad essere colpita è l’area più estremista che sostiene il presidente Putin, quella che risponde al padre della vittima he si richiama alla teoria, sviluppata con il crollo dell’impero zarista e messa da parte nel periodo comunista, di una Russia contrafforte dell’occidente liberale. Sebbene al padre della vittima, a cui poteva essere diretto l’attentato, sia stato da più parti indicato come l’ideologo di Putin, non esistono prove concrete di questo legame, tuttavia all’inquilino del Cremlino la presenza attiva di questa parte estremista dei suoi sostenitori è direttamente funzionale a quello che è sempre stato il suo programma elettorale, basato sul riportare la Russia a quello che è ritenuto il suo ruolo di grande potenza ed, attualmente, al programma militare e geopolitico di riconquistare il paese ucraino e riportarlo direttamente sotto la sua influenza, per mettere in pratica di ristabilire la zona di influenza che già apparteneva all’Unione Sovietica. La guerra contro Kiev, che doveva andare in tutt’altro modo, è anche una guerra contro l’occidente, ma per importanza Putin la ritiene obiettivo primario come più funzionale a diventare un esempio per tutti i popoli e le nazioni di quella che è ritenuta da Mosca la propria zona di influenza esclusiva: sottomettere l’Ucraina è un monito per tutti quei paesi che nutrono ambizioni di staccarsi dal dominio russo e, magari, andare verso l’occidente. Certo l’obiettivo è anche fermare l’espansione e la presenza occidentale sul confine russo, ma gli obiettivi, per forza di cosa vanno di pari passo. Il consenso generale dei russi verso l’operazione militare speciale appare sempre meno convinto, nonostante il divieto alla pubblica protesta, ci sono segnali di malessere per le sanzioni, che hanno provocato un abbassamento della qualità della vita della popolazione, e, soprattutto, la difficoltà di reperire i combattenti necessari per portare avanti il conflitto in Ucraina. L’obbligo di rivolgersi alle popolazioni più povere che forniscono militari impreparati, provenienti dalla parte orientale del paese è un segnale eloquente del rifiuto di arruolarsi e, quindi di condividere la guerra di Putin, da parte delle popolazioni russe più abbienti e colte; inoltre cresce l’ostilità dei familiari dei caduti e dei militari fatti prigionieri degli ucraini, che sempre più spesso ricorrono ad ogni mezzo per avere notizie dei loro congiunti. Putin si trova in una situazione senza via di uscita: un eventuale ritiro equivarrebbe ad una sconfitta ed una sconfitta potrebbe fare cadere tutto l’impianto di potere della Russia, questa valutazione porta a due considerazioni sull’attentato: malgrado Mosca abbia fin da subito accusato l’Ucraina, appare difficile che Kiev avere portato a compimento una operazione così difficile, senza, poi neppure rivendicarla. Esiste anche l’eventualità che l’ordigno possa essere stato collocato da terroristi russi contrari al regime di Putin, ma questa possibilità appare ancora più difficile in un regime dove il controllo degli apparati di sicurezza è molto stringente ed utilizza strumenti tecnologici di alto livello, come il riconoscimento facciale. Se si escludono queste ipotesi, quindi, non si può che presupporre un attentato provocato dallo stesso apparato russo per sollecitare un maggiore risentimento verso il paese ucraino, del resto le dichiarazioni minacciose dei sovranisti e nazionalisti presenti al funerale sono state particolarmente violente verso Kiev. Se ciò, però, dovesse essere vero, vorrebbe dire che Putin avverte cedimenti anche dalla parte più nazionalista e favorevole alla guerra dei suoi sostenitori: un fatto tanto preoccupante perché denuncia la distanza dal presidente russo dai suoi seguaci più convinti della giustezza dell’operazione militare, tanto da dovere avere bisogno di un atto provocatorio per suscitare lo sdegno necessario per il sostegno al conflitto. L’altra ipotesi è che con l’attentato si dia concretezza alla speranza di assicurare un maggiore sostegno nelle fasce di popolazione più restie alla guerra, ma comunque sensibili al nazionalismo russo. In ogni caso un gesto disperato del regime del Cremlino che segnala una crescente difficoltà sul terreno di battaglia e su quello del gradimento in patria, che potrebbe rappresentare l’inizio della fine per il capo del Cremlino e della sua banda. 

Doubts about the Moscow attack

 Concerning the attack that killed the daughter of the main ideologue of Russian supremacy over Eurasia, there can be no doubt about its instrumentality in supporting the revitalization of the consensus for the war against Ukraine. The almost immediate resolution of the case by the Russian secret services, which took place with a rapidity, which could be used to prevent the incident in a preventive manner, also contributes to reinforcing these doubts. The most extremist area that supports President Putin is affected, the one that responds to the victim's father who refers to the theory, developed with the collapse of the Tsarist empire and set aside in the communist period, of a Russia buttress of the liberal west. Although the father of the victim, to whom the attack could have been directed, has been indicated by many as Putin's ideologue, there is no concrete evidence of this link, nevertheless the active presence of this extremist part of the Kremlin his supporters is directly functional to what has always been his electoral program, based on restoring Russia to what is believed to be its role as a great power and, currently, the military and geopolitical program of reconquering the Ukrainian country and bringing it back directly under its influence, to put into practice to re-establish the zone of influence that already belonged to the Soviet Union. The war against Kiev, which was supposed to go the other way, is also a war against the West, but for importance Putin considers it the primary objective as more functional to become an example for all peoples and nations than what is considered from Moscow its own zone of exclusive influence: submitting Ukraine is a warning to all those countries that have ambitions to break away from Russian domination and, perhaps, go to the West. Of course, the objective is also to stop the expansion and the Western presence on the Russian border, but the objectives, of course, go hand in hand. The general consensus of the Russians towards the special military operation appears less and less convinced, despite the ban on public protest, there are signs of malaise for the sanctions, which have caused a lowering of the quality of life of the population, and, above all, the difficulty to find the necessary fighters to carry on the conflict in Ukraine. The obligation to address the poorest populations who supply unprepared soldiers from the eastern part of the country is an eloquent signal of the refusal to enlist and, therefore, to share Putin's war, on the part of the wealthiest and most educated Russian populations; furthermore, the hostility of the relatives of the fallen and of the soldiers taken prisoner of the Ukrainians is growing, who increasingly resort to every means to get news of their relatives. Putin finds himself in a situation with no way out: a possible withdrawal would be equivalent to a defeat and a defeat could bring down the entire power plant of Russia, this assessment leads to two considerations on the attack: despite Moscow immediately accused Ukraine, it seems unlikely that Kiev have completed such a difficult operation, without even claiming it. There is also the possibility that the bomb may have been placed by Russian terrorists opposed to the Putin regime, but this possibility appears even more difficult in a regime where the control of the security apparatus is very stringent and uses high-level technological tools, such as facial recognition. If these hypotheses are excluded, therefore, one cannot but assume an attack provoked by the Russian apparatus itself to solicit greater resentment towards the Ukrainian country, after all, the threatening statements of the sovereign and nationalists present at the funeral were particularly violent towards Kiev. If this were to be true, however, it would mean that Putin is also feeling the collapse of even the most nationalist and war-friendly side of his supporters: a very worrying fact because it denounces the distance from the Russian president from his followers who are more convinced of the rightness of the military operation. , so much so that they need a provocative act to arouse the outrage necessary to support the conflict. The other hypothesis is that with the attack, the hope of securing greater support in the most war-reluctant sections of the population, but still sensitive to Russian nationalism, is given concrete form. In any case, a desperate gesture by the Kremlin regime that signals a growing difficulty on the battlefield and on that of approval at home, which could represent the beginning of the end for the head of the Kremlin and his gang.

Dudas sobre el atentado de Moscú

 En cuanto al ataque que mató a la hija del principal ideólogo de la supremacía rusa sobre Eurasia, no puede haber dudas sobre su instrumentalidad para apoyar la revitalización del consenso para la guerra contra Ucrania. La resolución casi inmediata del caso por parte de los servicios secretos rusos, que se produjo con una rapidez que podría ser utilizada para prevenir el incidente de forma preventiva, también contribuye a reforzar estas dudas. Se ve afectada la zona más extremista que apoya al presidente Putin, la que responde al padre de la víctima que se refiere a la teoría, desarrollada con el derrumbe del imperio zarista y dejada de lado en la época comunista, de una Rusia contrafuerte del occidente liberal. Aunque el padre de la víctima, a quien podría haber ido dirigido el ataque, ha sido señalado por muchos como el ideólogo de Putin, no hay pruebas concretas de este vínculo, sin embargo, la presencia activa de esta parte extremista del Kremlin es directamente funcional a sus seguidores. al que ha sido siempre su programa electoral, basado en devolver a Rusia lo que se cree que es su papel de gran potencia y, actualmente, el programa militar y geopolítico de reconquistar el país ucraniano y volver a ponerlo directamente bajo su influencia, para poner en la práctica para restablecer la zona de influencia que ya pertenecía a la Unión Soviética. La guerra contra Kiev, que se suponía iba a ir en sentido contrario, es también una guerra contra Occidente, pero por importancia Putin la considera el objetivo principal como más funcional convertirse en un ejemplo para todos los pueblos y naciones que lo que se considera desde Moscú su propia zona de influencia exclusiva: someter a Ucrania es una advertencia a todos aquellos países que tienen ambiciones de romper con la dominación rusa y, quizás, pasarse a Occidente. Por supuesto, el objetivo también es detener la expansión y la presencia occidental en la frontera rusa, pero los objetivos, por supuesto, van de la mano. El consenso general de los rusos hacia la operación militar especial parece cada vez menos convencido, a pesar de la prohibición de la protesta pública, hay señales de malestar por las sanciones, que han provocado un empeoramiento de la calidad de vida de la población, y, sobre todo, todo, la dificultad de encontrar los combatientes necesarios para llevar adelante el conflicto en Ucrania. La obligación de dirigirse a las poblaciones más pobres que suministran soldados no preparados desde la zona este del país es una señal elocuente de la negativa a alistarse y, por tanto, a compartir la guerra de Putin, por parte de las poblaciones rusas más ricas y educadas; además, crece la hostilidad de los familiares de los caídos y de los soldados hechos prisioneros de los ucranianos, que recurren cada vez más a todos los medios para tener noticias de sus familiares. Putin se encuentra en una situación sin salida: una posible retirada equivaldría a una derrota y una derrota podría derribar toda la central eléctrica de Rusia, esta evaluación lleva a dos consideraciones sobre el ataque: a pesar de que Moscú acusó inmediatamente a Ucrania, Parece poco probable que Kiev haya completado una operación tan difícil, sin siquiera reclamarlo. También existe la posibilidad de que la bomba haya sido colocada por terroristas rusos opuestos al régimen de Putin, pero esta posibilidad parece aún más difícil en un régimen donde el control del aparato de seguridad es muy estricto y utiliza herramientas tecnológicas de alto nivel, como como reconocimiento facial. Si se excluyen estas hipótesis, por lo tanto, no se puede dejar de asumir un ataque provocado por el propio aparato ruso para solicitar un mayor resentimiento hacia el país ucraniano, después de todo, las declaraciones amenazantes del soberano y los nacionalistas presentes en el funeral fueron particularmente violentas hacia Kiev. Si esto fuera cierto, sin embargo, significaría que Putin también está sintiendo el derrumbe incluso del lado más nacionalista y belicista de sus seguidores: un hecho muy preocupante porque denuncia la distancia del presidente ruso con sus seguidores que están más convencidos de la rectitud de la operación militar, tanto que necesitan un acto de provocación para despertar la indignación necesaria para apoyar el conflicto. La otra hipótesis es que con el atentado se concreta la esperanza de conseguir un mayor apoyo en los sectores de la población más reacios a la guerra, pero aún sensibles al nacionalismo ruso. En todo caso, un gesto desesperado del régimen del Kremlin que señala una creciente dificultad en el campo de batalla y en el de aprobación en casa, que podría representar el principio del fin para el jefe del Kremlin y su banda.

Zweifel am Anschlag von Moskau

 In Bezug auf den Angriff, bei dem die Tochter des Hauptideologen der russischen Vorherrschaft über Eurasien getötet wurde, kann es keinen Zweifel daran geben, dass er dazu beigetragen hat, die Wiederbelebung des Konsenses für den Krieg gegen die Ukraine zu unterstützen. Zur Verstärkung dieser Zweifel trägt auch die fast umgehende und mit einer Schnelligkeit erfolgte Aufklärung des Falls durch die russischen Geheimdienste bei, die genutzt werden könnte, um den Vorfall präventiv zu verhindern. Betroffen ist der extremistischste Bereich, der Präsident Putin unterstützt, derjenige, der auf den Vater des Opfers reagiert, der sich auf die mit dem Zusammenbruch des Zarenreichs entwickelte und in der kommunistischen Zeit beiseite gelegte Theorie eines russischen Stützpfeilers des liberalen Westens beruft. Obwohl der Vater des Opfers, auf den der Angriff gerichtet sein könnte, von vielen als Putins Ideologe bezeichnet wurde, gibt es keine konkreten Beweise für diese Verbindung, dennoch ist die aktive Präsenz dieses extremistischen Teils des Kremls seiner Unterstützer direkt funktional sein Wahlprogramm, das auf der Wiederherstellung Russlands zu seiner vermeintlichen Rolle als Großmacht basiert, und derzeit das militärische und geopolitische Programm, das ukrainische Land zurückzuerobern und direkt unter seinen Einfluss zu bringen, zu setzen in die Praxis umzusetzen, um die bereits zur Sowjetunion gehörende Einflusszone wiederherzustellen. Der Krieg gegen Kiew, der in die andere Richtung gehen sollte, ist auch ein Krieg gegen den Westen, aber der Bedeutung nach betrachtet Putin es als vorrangiges Ziel, ein Vorbild für alle Völker und Nationen zu werden, als das, was von Moskau aus angenommen wird eigene exklusive Einflusszone: Die Unterwerfung der Ukraine ist eine Warnung an alle Länder, die Ambitionen haben, sich von der russischen Vorherrschaft zu lösen und vielleicht in den Westen zu gehen. Natürlich geht es auch darum, die Expansion und die westliche Präsenz an der russischen Grenze zu stoppen, aber die Ziele gehen natürlich Hand in Hand. Der allgemeine Konsens der Russen gegenüber dem militärischen Sondereinsatz scheint immer weniger überzeugt zu sein, trotz des Verbots öffentlicher Proteste gibt es Anzeichen von Unwohlsein für die Sanktionen, die zu einer Verringerung der Lebensqualität der Bevölkerung geführt haben, und darüber hinaus vor allem die Schwierigkeit, die notwendigen Kämpfer zu finden, um den Konflikt in der Ukraine fortzusetzen. Die Verpflichtung, sich an die ärmsten Bevölkerungsgruppen zu wenden, die unvorbereitete Soldaten aus dem östlichen Teil des Landes liefern, ist ein beredtes Signal für die Weigerung der wohlhabendsten und gebildetsten russischen Bevölkerung, sich zu melden und damit Putins Krieg zu teilen; außerdem wächst die Feindseligkeit der Angehörigen der Gefallenen und der gefangenen Soldaten der Ukrainer, die zunehmend zu allen Mitteln greifen, um Nachrichten über ihre Angehörigen zu erhalten. Putin befindet sich in einer Situation ohne Ausweg: Ein möglicher Rückzug käme einer Niederlage gleich und eine Niederlage könnte das gesamte Kraftwerk Russlands zum Einsturz bringen, diese Einschätzung führt zu zwei Überlegungen zum Angriff: Obwohl Moskau die Ukraine sofort beschuldigt, es scheint unwahrscheinlich, dass Kiew eine so schwierige Operation abgeschlossen hat, ohne es überhaupt zu behaupten. Es besteht auch die Möglichkeit, dass die Bombe von russischen Terroristen platziert wurde, die gegen das Putin-Regime sind, aber diese Möglichkeit erscheint noch schwieriger in einem Regime, in dem die Kontrolle des Sicherheitsapparats sehr streng ist und technologische Werkzeuge auf hohem Niveau verwendet werden, wie z als Gesichtserkennung. Wenn man diese Hypothesen ausschließt, muss man also von einem Angriff ausgehen, den der russische Apparat selbst provoziert hat, um größere Ressentiments gegen das ukrainische Land zu schüren, schließlich waren die Drohungen des Souveräns und der Nationalisten, die bei der Beerdigung anwesend waren, besonders heftig gegenüber Kiew. Sollte dies jedoch zutreffen, würde das bedeuten, dass Putin auch den Zusammenbruch selbst der nationalistischsten und kriegsfreundlichsten Seite seiner Anhänger spürt: eine sehr besorgniserregende Tatsache, weil sie die Distanz des russischen Präsidenten von seinen Anhängern anprangert mehr von der Richtigkeit der Militäroperation überzeugt sind, so sehr, dass sie einen provokativen Akt brauchen, um die Empörung zu erregen, die notwendig ist, um den Konflikt zu unterstützen. Die andere Hypothese ist, dass mit dem Angriff die Hoffnung auf größere Unterstützung in den kriegsscheuesten, aber dennoch für den russischen Nationalismus sensiblen Bevölkerungsschichten konkretisiert wird. Jedenfalls eine verzweifelte Geste des Kremlregimes, die wachsende Schwierigkeiten auf dem Schlachtfeld und auf dem der Zustimmung im Inland signalisiert, was für den Kremlchef und seine Bande den Anfang vom Ende bedeuten könnte.

Des doutes sur l'attentat de Moscou

 Concernant l'attentat qui a tué la fille du principal idéologue de la suprématie russe sur l'Eurasie, il ne fait aucun doute qu'il a joué un rôle déterminant dans le soutien à la revitalisation du consensus pour la guerre contre l'Ukraine. La résolution quasi immédiate de l'affaire par les services secrets russes, qui s'est déroulée avec une rapidité qui a pu être mise à profit pour prévenir l'incident de manière préventive, contribue également à renforcer ces doutes. La zone la plus extrémiste qui soutient le président Poutine est touchée, celle que répond le père de la victime qui se réfère à la théorie, développée avec l'effondrement de l'empire tsariste et mise de côté à l'époque communiste, d'une Russie contrefort de l'ouest libéral. Bien que le père de la victime, à qui l'attaque aurait pu être dirigée, ait été désigné par beaucoup comme l'idéologue de Poutine, il n'existe aucune preuve concrète de ce lien, néanmoins la présence active de cette partie extrémiste du Kremlin ses partisans est directement fonctionnelle à ce qui a toujours été son programme électoral, basé sur la restauration de la Russie dans ce qu'elle pense être son rôle de grande puissance et, actuellement, le programme militaire et géopolitique de reconquête du pays ukrainien et de le ramener directement sous son influence, pour remettre en pratique pour rétablir la zone d'influence qui appartenait déjà à l'Union soviétique. La guerre contre Kiev, qui était censée aller dans l'autre sens, est aussi une guerre contre l'Occident, mais pour l'importance Poutine considère que l'objectif premier est plus fonctionnel de devenir un exemple pour tous les peuples et nations que ce qui est considéré de Moscou comme son propre zone d'influence exclusive : soumettre l'Ukraine est un avertissement à tous ces pays qui ont l'ambition de rompre avec la domination russe et, peut-être, d'aller à l'Ouest. Bien sûr, l'objectif est aussi d'arrêter l'expansion et la présence occidentale à la frontière russe, mais les objectifs, bien sûr, vont de pair. Le consensus général des Russes envers l'opération militaire spéciale semble de moins en moins convaincu, malgré l'interdiction de manifester publiquement, il y a des signes de malaise face aux sanctions, qui ont causé une baisse de la qualité de vie de la population, et, surtout tout, la difficulté de trouver les combattants nécessaires pour poursuivre le conflit en Ukraine. L'obligation de s'adresser aux populations les plus pauvres qui fournissent des soldats non préparés de l'Est du pays est un signal éloquent du refus de s'enrôler et donc de partager la guerre de Poutine, de la part des populations russes les plus riches et les plus éduquées ; de plus, l'hostilité des proches des morts et des soldats faits prisonniers des Ukrainiens va grandissante, qui recourent de plus en plus à tous les moyens pour avoir des nouvelles de leurs proches. Poutine se retrouve dans une situation sans issue : un éventuel retrait équivaudrait à une défaite et une défaite pourrait faire tomber toute la centrale électrique de la Russie, ce bilan conduit à deux considérations sur l'attaque : bien que Moscou ait aussitôt accusé l'Ukraine, elle semble peu probable que Kiev ait mené à bien une opération aussi difficile, sans même la réclamer. Il est également possible que la bombe ait été placée par des terroristes russes opposés au régime de Poutine, mais cette possibilité apparaît encore plus difficile dans un régime où le contrôle de l'appareil de sécurité est très strict et utilise des outils technologiques de haut niveau, tels que la reconnaissance faciale. Si ces hypothèses sont exclues, on ne peut donc que supposer une attaque provoquée par l'appareil russe lui-même pour solliciter un plus grand ressentiment envers le pays ukrainien, après tout, les déclarations menaçantes du souverain et des nationalistes présents aux funérailles ont été particulièrement violentes envers Kiev. Si cela devait être vrai, cependant, cela signifierait que Poutine ressent également l'effondrement même du côté le plus nationaliste et le plus belliciste de ses partisans : un fait très inquiétant car il dénonce la distance entre le président russe et ses partisans qui sont plus convaincus de la justesse de l'opération militaire., à tel point qu'il leur faut un acte de provocation pour susciter l'indignation nécessaire au soutien du conflit. L'autre hypothèse est qu'avec l'attentat se concrétise l'espoir d'obtenir un plus grand soutien dans les couches de la population les plus réticentes à la guerre, mais encore sensibles au nationalisme russe. En tout cas, un geste désespéré du régime du Kremlin qui signale une difficulté croissante sur le champ de bataille et sur celui de l'agrément chez lui, qui pourrait représenter le début de la fin pour le chef du Kremlin et sa bande.

Dúvidas sobre o ataque de Moscou

 Em relação ao atentado que matou a filha do principal ideólogo da supremacia russa sobre a Eurásia, não há dúvida de sua instrumentalidade no apoio à revitalização do consenso para a guerra contra a Ucrânia. A resolução quase imediata do caso pelos serviços secretos russos, que ocorreu com rapidez, que poderia ser usada para prevenir o incidente de forma preventiva, também contribui para reforçar essas dúvidas. A área mais extremista que apoia o presidente Putin é afetada, aquela que responde ao pai da vítima que se refere à teoria, desenvolvida com o colapso do império czarista e deixada de lado no período comunista, de um contraforte russo do ocidente liberal. Embora o pai da vítima, a quem o ataque poderia ter sido dirigido, tenha sido indicado por muitos como o ideólogo de Putin, não há evidências concretas dessa ligação, no entanto, a presença ativa dessa parte extremista do Kremlin seus apoiadores é diretamente funcional ao que sempre foi seu programa eleitoral, baseado em devolver à Rússia o que se acredita ser seu papel de grande potência e, atualmente, o programa militar e geopolítico de reconquistar o país ucraniano e trazê-lo de volta diretamente sob sua influência, para colocar em prática para restabelecer a zona de influência que já pertencia à União Soviética. A guerra contra Kiev, que deveria ir para o outro lado, também é uma guerra contra o Ocidente, mas, por importância, Putin considera o objetivo principal como mais funcional para se tornar um exemplo para todos os povos e nações do que o que é considerado de Moscou seu própria zona de influência exclusiva: submeter a Ucrânia é um alerta para todos aqueles países que têm ambições de romper com a dominação russa e, talvez, ir para o Ocidente. É claro que o objetivo também é impedir a expansão e a presença ocidental na fronteira russa, mas os objetivos, é claro, andam de mãos dadas. O consenso geral dos russos para a operação militar especial parece cada vez menos convencido, apesar da proibição de protestos públicos, há sinais de mal-estar pelas sanções, que causaram uma diminuição da qualidade de vida da população e, acima de tudo, enfim, a dificuldade de encontrar os combatentes necessários para continuar o conflito na Ucrânia. A obrigação de dirigir-se às populações mais pobres que fornecem soldados despreparados do leste do país é um sinal eloquente da recusa de se alistar e, portanto, de compartilhar a guerra de Putin, por parte das populações russas mais ricas e instruídas; além disso, cresce a hostilidade dos parentes dos mortos e dos soldados feitos prisioneiros dos ucranianos, que cada vez mais recorrem a todos os meios para obter notícias de seus parentes. Putin se encontra em uma situação sem saída: uma possível retirada equivaleria a uma derrota e uma derrota poderia derrubar toda a usina da Rússia, essa avaliação leva a duas considerações sobre o ataque: apesar de Moscou acusar imediatamente a Ucrânia, parece improvável que Kiev tenha concluído uma operação tão difícil, sem sequer reivindicá-la. Há também a possibilidade de que a bomba tenha sido colocada por terroristas russos contrários ao regime de Putin, mas essa possibilidade parece ainda mais difícil em um regime onde o controle do aparato de segurança é muito rigoroso e utiliza ferramentas tecnológicas de alto nível, como como reconhecimento facial. Excluídas essas hipóteses, portanto, não se pode deixar de supor um ataque provocado pelo próprio aparato russo para provocar maior ressentimento em relação ao país ucraniano, afinal, as declarações ameaçadoras do soberano e nacionalistas presentes no funeral foram particularmente violentas em relação a Kiev. Se isso for verdade, no entanto, significaria que Putin também está sentindo o colapso até mesmo do lado mais nacionalista e favorável à guerra de seus apoiadores: um fato muito preocupante porque denuncia o distanciamento do presidente russo de seus seguidores que estão mais convencidos do acerto da operação militar. , tanto que precisam de um ato provocativo para despertar a indignação necessária para sustentar o conflito. A outra hipótese é que, com o ataque, a esperança de obter maior apoio nas camadas da população mais relutantes em guerra, mas ainda sensíveis ao nacionalismo russo, ganha forma concreta. De qualquer forma, um gesto desesperado do regime do Kremlin que sinaliza uma dificuldade crescente no campo de batalha e no de aprovação em casa, o que pode representar o começo do fim para o chefe do Kremlin e sua gangue.

Сомнения по поводу теракта в Москве

 Что касается нападения, в результате которого погибла дочь главного идеолога российского господства над Евразией, то не может быть никаких сомнений в его содействии активизации консенсуса для войны против Украины. Усилению этих сомнений способствует и почти немедленное раскрытие дела российскими спецслужбами, которое произошло с такой скоростью, которую можно было бы использовать для превентивного предотвращения инцидента. Затронута наиболее экстремистская область, поддерживающая президента Путина, та, которая отвечает отцу жертвы, ссылающемуся на теорию, выработанную с крушением царской империи и отброшенную в коммунистический период, о опоре России на либеральный Запад. Хотя отец погибшего, на которого могло быть направлено нападение, многими указан как идеолог Путина, конкретных доказательств этой связи нет, тем не менее активное присутствие этой экстремистской части Кремля, его сторонников, имеет прямое функциональное значение. к тому, что всегда было его предвыборной программой, основанной на восстановлении России в том, что считается ее ролью великой державы, и, в настоящее время, военной и геополитической программой отвоевания украинской страны и возвращения ее непосредственно под свое влияние, чтобы поставить на практике восстановить зону влияния, которая уже принадлежала Советскому Союзу. Война против Киева, которая должна была пойти в другую сторону, это тоже война против Запада, но по важности Путин считает ее первоочередной задачей как более функциональную стать примером для всех народов и наций, чем то, что из Москвы считают своим собственную зону исключительного влияния: подчинение Украины — это предупреждение всем тем странам, у которых есть амбиции вырваться из-под российского господства и, возможно, уйти на Запад. Конечно, цель также в том, чтобы остановить экспансию и западное присутствие на границе с Россией, но цели, конечно, идут рука об руку. Общий консенсус россиян в отношении спецоперации выглядит все менее убедительным, несмотря на запрет на публичные протесты, есть признаки недовольства санкциями, вызвавшими снижение качества жизни населения, и, кроме того, все, сложность найти нужных бойцов для ведения конфликта в Украине. Обязательство обратиться к беднейшим слоям населения, которые поставляют неподготовленных солдат из восточной части страны, является красноречивым сигналом отказа от призыва и, следовательно, участия в путинской войне со стороны самого богатого и наиболее образованного населения России; кроме того, растет враждебность родственников погибших и взятых в плен солдат к украинцам, которые все чаще прибегают к любым средствам, чтобы получить известие о своих родственниках. Путин оказывается в безвыходной ситуации: возможный уход был бы равносилен поражению, а поражение могло бы вывести из строя всю электростанцию ​​России, эта оценка приводит к двум соображениям по поводу нападения: несмотря на то, что Москва сразу же обвинила Украину, она Кажется маловероятным, чтобы Киев завершил столь сложную операцию, даже не заявив об этом. Существует также вероятность того, что бомба могла быть заложена российскими террористами, противостоящими путинскому режиму, но эта возможность кажется еще более сложной в режиме, когда контроль за аппаратом безопасности очень строг и использует высокоуровневые технологические инструменты, такие как как распознавание лиц. Если исключить эти гипотезы, следовательно, нельзя не предположить выпад, спровоцированный самим российским аппаратом, чтобы вызвать большую обиду на украинскую страну, ведь угрожающие высказывания государя и националистов, присутствовавших на похоронах, были особенно жестокими по отношению к Киеву. Однако, если бы это было правдой, это означало бы, что Путин также чувствует крах даже самой националистической и дружественной к войне части своих сторонников: очень тревожный факт, поскольку он осуждает дистанцию ​​между российским президентом и его последователями, которые более убеждены в правоте военной операции., настолько, что им нужен провокационный акт, чтобы вызвать возмущение, необходимое для поддержки конфликта. Другая гипотеза заключается в том, что с нападением конкретизируется надежда на большую поддержку наиболее неохотных на войну слоев населения, но все же чувствительных к русскому национализму. В любом случае, это отчаянный поступок кремлевского режима, свидетельствующий о возрастающих трудностях на поле боя и одобрении дома, который может стать началом конца для главы Кремля и его банды.

對莫斯科襲擊的懷疑

 關於殺害俄羅斯主導歐亞大陸的主要理論家女兒的襲擊事件,毫無疑問,它在支持恢復對烏克蘭戰爭的共識方面發揮了作用。俄羅斯特工部門幾乎立即解決了此案,而且進展迅速,可以用來預防性地阻止事件發生,這也加劇了這些疑慮。支持普京總統的最極端主義地區受到影響,該地區回應了受害者父親提到的理論,該理論是隨著沙皇帝國的崩潰而發展起來的,並在共產主義時期被擱置,是自由西方的俄羅斯支柱。儘管受害者的父親(可能是針對他的襲擊對象)已被許多人表示為普京的理論家,但沒有具體證據表明這種聯繫,但他的支持者克里姆林宮的這個極端分子的積極存在是直接起作用的他的選舉計劃一直是他的選舉計劃,其基礎是讓俄羅斯恢復被認為是大國的角色,以及目前重新征服烏克蘭國家並將其直接置於其影響之下的軍事和地緣政治計劃,在實踐中重建已經屬於蘇聯的影響區。對基輔的戰爭,本來應該是相反的,也是對西方的戰爭,但就重要性而言,普京認為它的首要目標是成為所有人民和國家的榜樣,而不是莫斯科認為的它的主要目標。自己的專屬影響區:提交烏克蘭是對所有有野心擺脫俄羅斯統治並可能走向西方的國家的警告。當然,目標也是阻止擴張和西方在俄羅斯邊境的存在,但目標當然是齊頭並進的。俄羅斯人對特別軍事行動的普遍共識似乎越來越不相信,儘管禁止公眾抗議,但有跡象表明製裁措施令人不安,這導致人們的生活質量下降,並且,以上總而言之,很難找到必要的戰士來進行烏克蘭的衝突。解決從該國東部提供毫無準備的士兵的最貧困人口的義務是一個雄辯的信號,表明最富有和受過最多教育的俄羅斯人口拒絕入伍,因此拒絕參與普京的戰爭;此外,陣亡者的親屬和被烏克蘭俘虜的士兵的敵意越來越大,他們越來越多地採取各種手段來獲取他們親屬的消息。普京發現自己陷入了無路可退的境地:可能撤軍等於失敗,失敗可能導致俄羅斯整個發電廠倒塌,這種評估導致對襲擊的兩個考慮:儘管莫斯科立即指責烏克蘭,但它基輔似乎不太可能完成如此艱鉅的行動,甚至沒有聲稱它。炸彈也有可能是由反對普京政權的俄羅斯恐怖分子放置的,但在安全機構控制非常嚴格並使用高級技術工具的政權中,這種可能性似乎更加困難,例如作為面部識別。因此,如果排除這些假設,人們只能假設俄羅斯機器本身挑起攻擊,以引起對烏克蘭國家的更大不滿,畢竟,出席葬禮的主權和民族主義者的威脅性言論對基輔特別暴力。然而,如果這是真的,那將意味著普京也感受到了他支持者中最民族主義和最友好的一面的崩潰:這是一個非常令人擔憂的事實,因為它譴責了俄羅斯總統與其追隨者之間的距離他們更加相信軍事行動的正確性,以至於他們需要採取挑釁行為來激起支持衝突所必需的憤怒。另一個假設是,通過這次襲擊,希望在最不情願但仍對俄羅斯民族主義敏感的人口中獲得更多支持的希望得到了具體的體現。無論如何,克里姆林宮政權的絕望姿態表明戰場上的困難和國內的批准越來越困難,這可能代表著克里姆林宮首領和他的幫派終結的開始。

モスクワ攻撃への疑惑

 ユーラシアに対するロシアの覇権の主なイデオロギーの娘を殺した攻撃に関して、ウクライナとの戦争のためのコンセンサスの再活性化を支援するのに、それが手段であったことに疑いの余地はありません。ロシアの諜報機関による事件のほぼ即時の解決が迅速に行われ、予防的な方法で事件を防ぐために使用できることも、これらの疑念を強化することに貢献しています。プーチン大統領を支持する最も過激な地域は影響を受けている。犠牲者の父親が理論に言及している地域は、ツァーリスト帝国の崩壊とともに発展し、共産主義時代に脇に置かれた、リベラルな西側のロシアのバットレスの影響を受けている。攻撃が向けられた可能性のある犠牲者の父親は、プーチンのイデオローグとして多くの人によって指摘されてきましたが、この関連の具体的な証拠はありません。ロシアを大国としての役割であると信じられているものに戻すこと、そして現在、ウクライナの国を再征服し、その影響下に直接戻すという軍事的および地政学的プログラムに基づいて、常に彼の選挙プログラムであったものに、すでにソビエト連邦に属していた勢力圏を再確立することを実際に行う.逆の方向に進むはずだったキエフに対する戦争は、西側に対する戦争でもありますが、重要なこととして、プーチンは、モスクワから考えられているものよりも、すべての人々と国家の模範になることが主な目的であると考えています。排他的影響力の独自のゾーン:ウクライナを提出することは、ロシアの支配から脱却し、おそらく西側に行くという野心を持っているすべての国への警告です.もちろん、目的はロシア国境での拡大と西側の存在を止めることでもありますが、もちろん目的は密接に関連しています。特別な軍事作戦に対するロシア人の一般的なコンセンサスは、市民の抗議が禁止されているにもかかわらず、ますます確信が持てなくなっているように見えます。すべて、ウクライナでの紛争を継続するために必要な戦闘員を見つけることの難しさ。国の東部から準備不足の兵士を供給する最も貧しい人々に対処する義務は、ロシアの最も裕福で最も教育を受けた人々の側で、入隊を拒否し、したがってプーチンの戦争を共有することを拒否する雄弁な合図です。さらに、戦没者の親族や、ウクライナ人の捕虜となった兵士の敵意が高まっており、親族の消息を得るためにあらゆる手段にますます頼るようになっている。プーチン大統領は、出口のない状況に陥っていることに気づきました。撤退の可能性は敗北に相当し、敗北はロシアの発電所全体をダウンさせる可能性があります。この評価は、攻撃に関する2つの考慮事項につながります。モスクワはすぐにウクライナを非難しましたが、キエフが、それを主張することなく、そのような困難な作戦を完了した可能性は低いようです。爆弾がプーチン政権に反対するロシアのテロリストによって置かれた可能性もあるが、この可能性は、治安機関の管理が非常に厳しく、高レベルの技術ツールを使用している政権ではさらに困難に見える.顔認識として。したがって、これらの仮説が除外された場合、ウクライナの国に対するより大きな反感を募らせるために、ロシアの組織自体によって引き起こされた攻撃を想定せざるを得ません。結局のところ、葬式に出席した主権者と民族主義者の脅迫的な発言は、キエフに対して特に暴力的でした。しかし、もしこれが本当なら、プーチンは彼の支持者の最も国家主義的で戦争に好意的な側でさえも崩壊を感じていることを意味する.彼らは軍事作戦の正しさを確信している.もう1つの仮説は、攻撃によって、戦争に最も消極的であるが依然としてロシアのナショナリズムに敏感な人々の層でより大きな支持を確保するという希望が具体的な形で与えられたというものです.いずれにせよ、クレムリン政権による絶望的なジェスチャーは、戦場での困難の増大と家庭での承認の困難さを示しており、クレムリンと彼のギャングの首長にとって終わりの始まりを表している可能性がある.

شكوك حول هجوم موسكو

 فيما يتعلق بالهجوم الذي أودى بحياة ابنة المنظر الرئيسي للسيطرة الروسية على أوراسيا ، لا يمكن أن يكون هناك شك في فعاليته في دعم إحياء الإجماع على الحرب ضد أوكرانيا. كما أن الحل شبه الفوري للقضية من قبل الأجهزة السرية الروسية ، والذي تم بسرعة ، والذي يمكن استخدامه لمنع الحادث بطريقة وقائية ، يساهم أيضًا في تعزيز هذه الشكوك. تتأثر المنطقة الأكثر تطرفاً التي تدعم الرئيس بوتين ، وهي المنطقة التي تستجيب لوالد الضحية الذي يشير إلى النظرية ، التي تطورت مع انهيار الإمبراطورية القيصرية ووضعها جانباً في الفترة الشيوعية ، لدعم روسيا للغرب الليبرالي. على الرغم من أن والد الضحية ، الذي كان من الممكن أن يوجه الهجوم إليه ، قد أشار إليه الكثيرون على أنه منظّر بوتين ، إلا أنه لا يوجد دليل ملموس على هذا الارتباط ، ومع ذلك فإن الوجود النشط لهذا الجزء المتطرف من الكرملين مؤيديه يعمل بشكل مباشر. إلى ما كان دائمًا برنامجه الانتخابي ، القائم على إعادة روسيا إلى ما يُعتقد أنه دورها كقوة عظمى ، وحاليًا ، البرنامج العسكري والجيوسياسي لإعادة احتلال الدولة الأوكرانية وإعادتها مباشرة إلى نفوذها ، لوضع في الممارسة العملية لإعادة إنشاء منطقة النفوذ التي كانت تنتمي بالفعل إلى الاتحاد السوفيتي. الحرب ضد كييف ، التي كان من المفترض أن تسير في الاتجاه الآخر ، هي أيضًا حرب ضد الغرب ، ولكن من الأهمية بمكان أن بوتين يعتبرها الهدف الأساسي لأن تصبح نموذجًا لجميع الشعوب والأمم أكثر مما تعتبره موسكو مثالًا لها. منطقة نفوذها الحصري: إن تسليم أوكرانيا هو تحذير لجميع تلك الدول التي لديها طموحات للانفصال عن الهيمنة الروسية ، وربما الذهاب إلى الغرب. بالطبع الهدف هو أيضًا وقف التوسع والوجود الغربي على الحدود الروسية ، لكن الأهداف بالطبع تسير جنبًا إلى جنب. يبدو الإجماع العام للروس تجاه العملية العسكرية الخاصة أقل اقتناعا ، على الرغم من الحظر المفروض على الاحتجاج العام ، إلا أن هناك علامات على الشعور بالضيق من العقوبات ، التي تسببت في تدهور نوعية حياة السكان ، وما فوق. كل ذلك ، صعوبة العثور على المقاتلين الضروريين لمواصلة الصراع في أوكرانيا. إن الالتزام بمعالجة أفقر السكان الذين يزودون بجنود غير مستعدين من الجزء الشرقي من البلاد هو إشارة بليغة لرفض التجنيد ، وبالتالي ، مشاركة حرب بوتين ، من جانب أغنى السكان الروس وأكثرهم تعليماً ؛ علاوة على ذلك ، فإن عداء أقارب القتلى والجنود الأسرى من الأوكرانيين آخذ في الازدياد ، الذين يلجأون بشكل متزايد إلى كل الوسائل للحصول على أخبار أقاربهم. يجد بوتين نفسه في موقف بلا مخرج: الانسحاب المحتمل سيكون معادلاً للهزيمة والهزيمة يمكن أن تسقط محطة الطاقة الروسية بأكملها ، وهذا التقييم يؤدي إلى اعتبارين بشأن الهجوم: على الرغم من اتهام موسكو لأوكرانيا على الفور ، يبدو من غير المحتمل أن تكون كييف قد أكملت مثل هذه العملية الصعبة ، دون المطالبة بها. هناك أيضًا احتمال أن يكون الإرهابيون الروس المعارضون لنظام بوتين قد وضعوا القنبلة ، لكن هذا الاحتمال يبدو أكثر صعوبة في نظام تكون فيه السيطرة على الأجهزة الأمنية صارمة للغاية وتستخدم أدوات تقنية عالية المستوى ، مثل كتعرف على الوجه. إذا تم استبعاد هذه الفرضيات ، فلا يسع المرء إلا أن يفترض هجومًا استفزه الجهاز الروسي نفسه لإثارة استياء أكبر تجاه الدولة الأوكرانية ، بعد كل شيء ، كانت التصريحات التهديدية للسيادة والقوميين الحاضرين في الجنازة عنيفة بشكل خاص تجاه كييف. ومع ذلك ، إذا كان هذا صحيحًا ، فهذا يعني أن بوتين يشعر أيضًا بانهيار حتى الجانب الأكثر قومية وودية من مؤيديه: حقيقة مقلقة للغاية لأنها تندد بالبعد عن الرئيس الروسي وأتباعه الذين هم أكثر اقتناعًا بصواب العملية العسكرية ، لدرجة أنهم بحاجة إلى عمل استفزازي لإثارة الغضب اللازم لدعم الصراع. الفرضية الأخرى هي أنه مع الهجوم ، يتم إعطاء الأمل في الحصول على دعم أكبر في أكثر شرائح السكان رفضًا للحرب ، والتي لا تزال حساسة تجاه القومية الروسية ، شكلاً ملموسًا. على أي حال ، لفتة يائسة من قبل نظام الكرملين تشير إلى صعوبة متزايدة في ساحة المعركة وعلى الموافقة في الداخل ، والتي يمكن أن تمثل بداية النهاية لرئيس الكرملين وعصابته.

mercoledì 10 agosto 2022

Le esercitazioni cinesi su Taiwan mettono in pericolo la pace mondiale

 Sebbene Pechino non si sia mai allontanata dalla retorica di “una sola Cina”, che considera Taiwan parte della propria nazione, i limiti ufficiosi delle acque territoriali e dello spazio aereo, fino ad ora erano stati più o meno rispettati in modo continuativo. L’occasione della visita non concordata della speaker della Camera americana, Nancy Pelosi, a Taipei ha scatenato la reazione della Cina, che ha intrapreso la simulazione dell’invasione dell’isola con esercitazioni che, è stato annunciato, proseguiranno in maniera regolare. L’uso  volontario di proiettili veri aumenta il rischio di un incidente militare, che comprende la tattica volontaria di scatenare una reazione dalla parte delle forze di Taiwan, che fornirebbe a Pechino l’alibi per il tanto annunciato attacco. Nel frattempo le intenzioni cinesi sono sempre più evidenti, dato che l’annunciata fine del blocco militare dell’isola, protratto già per 72 ore e mai accaduto finora, è stato prolungato con ulteriori esercitazioni che rappresentano una dimostrazione di prova di forza e mettono in pericolo la pace in maniera consistente. La giustificazione cinese di queste esercitazioni, che, secondo Pechino, avvengono nel rispetto delle normative internazionali, risiedono nell’obiettivo di mettere sull’avviso chi nuoce alle mire di Pechino, in sostanza gli USA, ed intensificare le azioni contro quelli che sono considerati secessionisti. Le esercitazioni lambiscono il territorio della Corea del Sud ed alcuni missili cinesi sono entrati nella zona esclusiva del mare del Giappone, indirettamente l’intenzione è quella di intimidire gli alleati degli americani e dimostrare a Washington di non temere le forze armate statunitensi presenti nei paesi limitrofi alla Cina. Da parte di Tokyo ci sono state proteste ufficiali ed è stato coinvolto anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, in visita nella capitale giapponese; il pericolo di uno scontro nucleare è tornato concreto dopo decenni e la massima carica delle Nazioni Unite ha pubblicamente invitato gli stati che sono dotati dell’arma atomica ad astenersene dall’uso, per evitare una escalation nucleare. Anche Taiwan, però, ha condotto esercitazioni per la sua artiglieria, utilizzando armamenti fabbricati negli USA: ancora un fatto ulteriore che mette a rischio la pace nella regione per la possibilità che questi lanci possano colpire obiettivi di Pechino. Dal punto di vista diplomatico Pechino ha interrotto con Washington il dialogo comune sulla sicurezza, instaurato proprio per evitare incidenti militari, potenzialmente in grado di portare le due potenze al conflitto; secondo il ministero della Difesa cinese, questo fatto è la diretta conseguenza della condotta americana, che con la visita di Nancy Pelosi, ha contravvenuto ai patti tra i due paesi. In realtà la mossa americana è stata effettuata come un preciso calcolo politico, che testimonia la volontà di proteggere Taiwan da una invasione militare, che potrebbe avvicinarsi pericolosamente e che la Cina potrebbe intraprendere per l’impegno americano maggiormente concentrato sulla guerra ucraina: anche in questo caso potrebbe trattarsi di un calcolo pericoloso perché  gli USA hanno più volte dichiarato, che in caso di  invasione di Taiwan l’impegno militare di Washington sarà diretto, al contrario di quello verso Kiev, che si è limitato a forniture, anche ingenti, di armamenti. La Casa Bianca, per il momento, continua a non riconoscere ufficialmente Taiwan, anche se la visita della Speaker della Camera è un riconoscimento implicito, così come, per ora, non ha ancora messo in dubbio il principio cinese di una sola nazione, comprendente anche Taiwan; tuttavia un riconoscimento formale potrebbe essere un argine diplomatico alle mire di Pechino, anche se esistono una serie di ragionamenti da fare circa le implicazioni economiche dei rapporti tra occidente ed oriente. Anche l’Europa dovrebbe assumere un ruolo più deciso sulla questione, anziché restare sempre nelle retrovie. Interrompere i commerci dalla Cina sarebbe una decisione certamente più svantaggiosa per Pechino, soprattutto in un momento come l’attuale dove al crescita economica è fortemente contratta; è chiaro che lo sforzo diplomatico dovrebbe essere enorme, specie se affiancato alla questione del conflitto ucraino, ma Bruxelles deve trovare il modo di recitare un ruolo da protagonista in questa vicenda, se vuole aumentare il suo peso politico a livello globale. E’ giunto il momento che l’invadenza cinese venga in qualche modo contenuta e la strada diplomatica ed economica è quella che appare più percorribile.

Chinese exercises on Taiwan endanger world peace

 Although Beijing has never strayed from the "one China" rhetoric, which considers Taiwan to be part of its own nation, the unofficial limits of territorial waters and airspace have until now been more or less continuously respected. The occasion of the unscheduled visit of the speaker of the American House, Nancy Pelosi, to Taipei sparked the reaction of China, which has undertaken the simulation of the invasion of the island with exercises that, it has been announced, will continue on a regular basis. The voluntary use of live bullets increases the risk of a military accident, which includes the voluntary tactic of unleashing a reaction from the side of the Taiwanese forces, which would provide Beijing with an alibi for the much-heralded attack. Meanwhile, Chinese intentions are increasingly evident, given that the announced end of the military blockade of the island, which has already lasted for 72 hours and has never happened before, has been prolonged with further exercises that represent a show of strength and put in place I threaten peace in a consistent way. The Chinese justification for these exercises, which, according to Beijing, take place in compliance with international regulations, lies in the objective of warning those who harm Beijing's aims, essentially the US, and intensify actions against those who are considered secessionists. . The exercises touch the territory of South Korea and some Chinese missiles have entered the exclusive area of ​​the sea of ​​Japan, indirectly the intention is to intimidate the allies of the Americans and demonstrate to Washington that it does not fear the US armed forces present in neighboring countries. to China. On the part of Tokyo there were official protests and the Secretary General of the United Nations, visiting the Japanese capital, was also involved; the danger of a nuclear confrontation has returned to concrete after decades and the highest office of the United Nations has publicly called on states that are equipped with nuclear weapons to refrain from using it, to avoid a nuclear escalation. However, Taiwan has also conducted exercises for its artillery, using US-made weapons: yet another fact that jeopardizes the peace in the region due to the possibility that these launches could hit Beijing targets. From a diplomatic point of view, Beijing has interrupted the common dialogue on security with Washington, established precisely to avoid military incidents, potentially capable of bringing the two powers to conflict; according to the Chinese Ministry of Defense, this fact is the direct consequence of the American conduct, which with the visit of Nancy Pelosi, contravened the agreements between the two countries. In reality, the American move was carried out as a precise political calculation, which testifies the desire to protect Taiwan from a military invasion, which could come dangerously close and that China could undertake due to the American commitment more focused on the Ukrainian war: also in this the case could be a dangerous calculation because the US has repeatedly declared that in the event of an invasion of Taiwan, Washington's military commitment will be directed, as opposed to that towards Kiev, which was limited to supplies, even large ones, of armaments . The White House, for the moment, continues not to officially recognize Taiwan, even if the visit of the Speaker of the House is an implicit recognition, just as, for now, it has not yet questioned the Chinese principle of one nation, which also includes Taiwan; however, formal recognition could be a diplomatic barrier to Beijing's aims, even if there are a number of arguments to be made about the economic implications of relations between West and East. Europe should also take a more decisive role on the issue, rather than always remaining in the sidelines. Stopping trade from China would certainly be a more disadvantageous decision for Beijing, especially at a time like the present where economic growth is severely contracted; it is clear that the diplomatic effort should be enormous, especially if coupled with the question of the Ukrainian conflict, but Brussels must find a way to play a leading role in this affair if it is to increase its political weight globally. The time has come for Chinese intrusiveness to be contained in some way and the diplomatic and economic path is the one that appears to be more viable.

Ejercicios chinos en Taiwán ponen en peligro la paz mundial

 Aunque Beijing nunca se ha desviado de la retórica de "una sola China", que considera a Taiwán como parte de su propia nación, los límites no oficiales de las aguas territoriales y el espacio aéreo se han respetado hasta ahora de forma más o menos continua. Con motivo de la visita no programada de la presidenta de la Cámara estadounidense, Nancy Pelosi, a Taipéi suscitó la reacción de China, que ha emprendido el simulacro de la invasión de la isla con ejercicios que, se ha anunciado, continuarán de forma regular base. El uso voluntario de balas reales aumenta el riesgo de un accidente militar, que incluye la táctica voluntaria de desencadenar una reacción del lado de las fuerzas taiwanesas, lo que proporcionaría a Beijing una coartada para el tan anunciado ataque. Mientras tanto, las intenciones chinas son cada vez más evidentes, dado que el anunciado fin del bloqueo militar a la isla, que ya dura 72 horas y nunca antes había sucedido, se ha prolongado con más ejercicios que representan una demostración de fuerza y ​​han puesto en marcha Amenazo la paz de manera consistente. La justificación china de estos ejercicios, que, según Pekín, se desarrollan en cumplimiento de la normativa internacional, radica en el objetivo de advertir a quienes perjudican los objetivos de Pekín, fundamentalmente EE.UU., e intensificar las acciones contra quienes son considerados secesionistas. Los ejercicios tocan territorio de Corea del Sur y algunos misiles chinos han entrado en la zona exclusiva del mar de Japón, indirectamente la intención es amedrentar a los aliados de los estadounidenses y demostrarle a Washington que no le teme al ejército estadounidense. fuerzas presentes en los países vecinos a China. Por parte de Tokio hubo protestas oficiales y también intervino el Secretario General de las Naciones Unidas, de visita en la capital japonesa; el peligro de una confrontación nuclear ha vuelto a concretarse después de décadas y la máxima oficina de las Naciones Unidas ha llamado públicamente a los estados que están equipados con armas nucleares a abstenerse de usarlas, para evitar una escalada nuclear. Sin embargo, Taiwán también ha realizado ejercicios para su artillería, utilizando armas de fabricación estadounidense: otro hecho más que pone en peligro la paz en la región por la posibilidad de que estos lanzamientos alcancen objetivos de Pekín. Desde el punto de vista diplomático, Pekín ha interrumpido el diálogo común sobre seguridad con Washington, establecido precisamente para evitar incidentes militares, potencialmente capaces de poner en conflicto a las dos potencias; según el Ministerio de Defensa chino, este hecho es consecuencia directa de la conducta estadounidense, que con la visita de Nancy Pelosi, contravino los acuerdos entre ambos países. En realidad, la jugada estadounidense se llevó a cabo como un cálculo político preciso, que atestigua el deseo de proteger a Taiwán de una invasión militar, que podría acercarse peligrosamente y que China podría emprender debido al compromiso estadounidense más centrado en la guerra de Ucrania: también en este caso podría ser un cálculo peligroso porque EE.UU. ha declarado en repetidas ocasiones que en caso de una invasión de Taiwán, el compromiso militar de Washington se dirigirá, en contraposición al de Kiev, que se limitó a suministros, incluso grandes, de armamentos La Casa Blanca, por el momento, sigue sin reconocer oficialmente a Taiwán, aunque la visita del Presidente de la Cámara es un reconocimiento implícito, al igual que, por ahora, aún no ha cuestionado el principio chino de nación única, que también incluye Taiwán; sin embargo, el reconocimiento formal podría ser una barrera diplomática para los objetivos de Beijing, incluso si hay una serie de argumentos sobre las implicaciones económicas de las relaciones entre Occidente y Oriente. Europa también debería asumir un papel más decisivo en la cuestión, en lugar de permanecer siempre al margen. Detener el comercio de China sin duda sería una decisión más desventajosa para Beijing, especialmente en un momento como el actual donde el crecimiento económico está severamente contraído; está claro que el esfuerzo diplomático debe ser enorme, sobre todo si va acompañado de la cuestión del conflicto ucraniano, pero Bruselas debe encontrar la manera de desempeñar un papel de liderazgo en este asunto si quiere aumentar su peso político a nivel mundial. Ha llegado el momento de contener de alguna manera el intrusismo chino y la vía diplomática y económica es la que parece más viable.

Chinesische Übungen auf Taiwan gefährden den Weltfrieden

 Obwohl Peking nie von der „Ein-China“-Rhetorik abgewichen ist, die Taiwan als Teil seiner eigenen Nation betrachtet, wurden die inoffiziellen Grenzen der Hoheitsgewässer und des Luftraums bisher mehr oder weniger kontinuierlich respektiert. Die Gelegenheit des außerplanmäßigen Besuchs der Sprecherin des amerikanischen Repräsentantenhauses, Nancy Pelosi, in Taipeh löste die Reaktion Chinas aus, das die Simulation der Invasion der Insel mit Übungen unternommen hat, die, wie angekündigt, regelmäßig fortgesetzt werden sollen Basis. Der freiwillige Einsatz von scharfen Kugeln erhöht das Risiko eines militärischen Unfalls, was die freiwillige Taktik einschließt, eine Reaktion von Seiten der taiwanesischen Streitkräfte auszulösen, die Peking ein Alibi für den viel angekündigten Angriff liefern würde. Inzwischen werden die chinesischen Absichten immer deutlicher, da das angekündigte Ende der Militärblockade der Insel, die bereits 72 Stunden andauert und noch nie zuvor stattgefunden hat, mit weiteren Übungen verlängert und in Kraft gesetzt wurde, die eine Demonstration der Stärke darstellen Ich bedrohe den Frieden konsequent. Die chinesische Rechtfertigung für diese Übungen, die Peking zufolge unter Einhaltung internationaler Vorschriften stattfinden, liegt in dem Ziel, diejenigen zu warnen, die den Zielen Pekings, im Wesentlichen den USA, schaden, und die Maßnahmen gegen diejenigen zu intensivieren, die als Sezessionisten gelten. Die Übungen berühren das Territorium Südkoreas und einige chinesische Raketen sind in das exklusive Gebiet des Japanischen Meeres eingedrungen. Indirekt sollen die Verbündeten der Amerikaner eingeschüchtert und Washington demonstriert werden, dass es die US-Armee nicht fürchtet Kräfte in den Nachbarländern nach China. Seitens Tokios gab es offizielle Proteste und auch der Generalsekretär der Vereinten Nationen, der die japanische Hauptstadt besuchte, war daran beteiligt; die Gefahr einer nuklearen Konfrontation ist nach Jahrzehnten wieder konkret geworden und das höchste Amt der Vereinten Nationen hat Staaten, die mit Atomwaffen ausgestattet sind, öffentlich aufgefordert, auf deren Einsatz zu verzichten, um eine nukleare Eskalation zu vermeiden. Taiwan hat jedoch auch Übungen für seine Artillerie mit in den USA hergestellten Waffen durchgeführt: eine weitere Tatsache, die den Frieden in der Region gefährdet, da die Möglichkeit besteht, dass diese Raketen Peking-Ziele treffen könnten. Aus diplomatischer Sicht hat Peking den gemeinsamen Sicherheitsdialog mit Washington unterbrochen, der gerade eingerichtet wurde, um militärische Zwischenfälle zu vermeiden, die möglicherweise die beiden Mächte in Konflikt bringen könnten; Laut dem chinesischen Verteidigungsministerium ist diese Tatsache die direkte Folge des amerikanischen Verhaltens, das mit dem Besuch von Nancy Pelosi gegen die Vereinbarungen zwischen den beiden Ländern verstoßen hat. In Wirklichkeit wurde der amerikanische Schritt als präzises politisches Kalkül durchgeführt, was von dem Wunsch zeugt, Taiwan vor einer Militärinvasion zu schützen, die sich gefährlich nähern könnte und die China aufgrund des amerikanischen Engagements stärker auf den Ukrainekrieg unternehmen könnte: auch insofern könnte der Fall ein gefährliches Kalkül sein, weil die USA wiederholt erklärt haben, dass sich Washingtons militärisches Engagement im Falle einer Invasion Taiwans richten wird, im Gegensatz zu dem auf Kiew, das sich auf Lieferungen, auch große, beschränkte Rüstung . Das Weiße Haus erkennt Taiwan derzeit weiterhin nicht offiziell an, auch wenn der Besuch des Sprechers des Hauses eine implizite Anerkennung ist, ebenso wie es das chinesische Prinzip einer Nation vorerst noch nicht in Frage gestellt hat, was auch umfasst Taiwan; Eine formelle Anerkennung könnte jedoch ein diplomatisches Hindernis für Pekings Ziele darstellen, auch wenn es eine Reihe von Argumenten über die wirtschaftlichen Auswirkungen der Beziehungen zwischen West und Ost gibt. Auch Europa sollte in dieser Frage eine entschiedenere Rolle einnehmen, anstatt immer nur am Rande zu bleiben. Den Handel mit China zu stoppen, wäre sicherlich eine nachteiligere Entscheidung für Peking, insbesondere in einer Zeit wie der jetzigen, in der das Wirtschaftswachstum stark zurückgeht; Es ist klar, dass die diplomatischen Anstrengungen enorm sein sollten, insbesondere in Verbindung mit der Frage des Ukraine-Konflikts, aber Brüssel muss einen Weg finden, in dieser Angelegenheit eine führende Rolle zu spielen, wenn es sein politisches Gewicht weltweit erhöhen will. Es ist an der Zeit, die chinesische Einmischung in irgendeiner Weise einzudämmen, und der diplomatische und wirtschaftliche Weg scheint gangbarer zu sein.

Les exercices chinois à Taïwan mettent en danger la paix mondiale

 Si Pékin ne s'est jamais écarté de la rhétorique « une Chine », qui considère Taïwan comme faisant partie de sa propre nation, les limites non officielles des eaux territoriales et de l'espace aérien ont jusqu'à présent été plus ou moins continuellement respectées. L'occasion de la visite imprévue de la présidente de la Maison américaine, Nancy Pelosi, à Taipei a suscité la réaction de la Chine, qui a entrepris la simulation de l'invasion de l'île avec des exercices qui, a-t-on annoncé, se poursuivront régulièrement base. L'utilisation volontaire de balles réelles augmente le risque d'accident militaire, ce qui inclut la tactique volontaire consistant à déclencher une réaction du côté des forces taïwanaises, ce qui fournirait à Pékin un alibi pour l'attaque tant annoncée. Pendant ce temps, les intentions chinoises sont de plus en plus évidentes, étant donné que la fin annoncée du blocus militaire de l'île, qui dure déjà depuis 72 heures et ne s'est jamais produite auparavant, s'est prolongée avec de nouveaux exercices qui représentent une démonstration de force et mis en place Je menace la paix de manière cohérente. La justification chinoise de ces exercices qui, selon Pékin, se déroulent dans le respect des réglementations internationales, réside dans l'objectif de mettre en garde ceux qui nuisent aux visées de Pékin, essentiellement les USA, et d'intensifier les actions contre ceux qui sont considérés comme des sécessionnistes. Les exercices touchent le territoire de la Corée du Sud et certains missiles chinois sont entrés dans la zone exclusive de la mer du Japon, indirectement l'intention est d'intimider les alliés des Américains et de démontrer à Washington qu'il ne craint pas l'armée américaine forces présentes dans les pays voisins vers la Chine. De la part de Tokyo, il y a eu des protestations officielles et le secrétaire général des Nations Unies, en visite dans la capitale japonaise, a également été impliqué ; le danger d'une confrontation nucléaire est redevenu concret après des décennies et la plus haute instance des Nations unies a publiquement appelé les États dotés d'armes nucléaires à s'abstenir de l'utiliser, afin d'éviter une escalade nucléaire. Cependant, Taïwan a également mené des exercices pour son artillerie, en utilisant des armes fabriquées aux États-Unis : un autre fait qui met en péril la paix dans la région en raison de la possibilité que ces lancements puissent toucher des cibles de Pékin. D'un point de vue diplomatique, Pékin a interrompu le dialogue commun sur la sécurité avec Washington, établi précisément pour éviter des incidents militaires, potentiellement capables d'opposer les deux puissances ; selon le ministère chinois de la Défense, ce fait est la conséquence directe de la conduite américaine, qui avec la visite de Nancy Pelosi, a contrevenu aux accords entre les deux pays. En réalité, la manœuvre américaine a été menée comme un calcul politique précis, qui témoigne de la volonté de protéger Taïwan d'une invasion militaire, qui pourrait s'approcher dangereusement et que la Chine pourrait entreprendre en raison de l'engagement américain plus axé sur la guerre ukrainienne : aussi dans ce cas, le calcul pourrait être dangereux car les États-Unis ont déclaré à plusieurs reprises qu'en cas d'invasion de Taïwan, l'engagement militaire de Washington serait dirigé, par opposition à celui vers Kiev, qui se limitait à des fournitures, même importantes, de armements. La Maison Blanche, pour l'instant, continue de ne pas reconnaître officiellement Taïwan, même si la visite du président de la Chambre est une reconnaissance implicite, tout comme, pour l'instant, elle n'a pas encore remis en cause le principe chinois d'une nation, qui comprend Taïwan ; cependant, la reconnaissance formelle pourrait être une barrière diplomatique aux objectifs de Pékin, même s'il y a un certain nombre d'arguments à faire valoir sur les implications économiques des relations entre l'Ouest et l'Est. L'Europe devrait également jouer un rôle plus décisif sur la question, plutôt que de rester toujours sur la touche. Arrêter le commerce en provenance de Chine serait certainement une décision plus désavantageuse pour Pékin, surtout à une époque comme la nôtre où la croissance économique est sévèrement contractée ; il est clair que l'effort diplomatique doit être énorme, surtout s'il est couplé à la question du conflit ukrainien, mais Bruxelles doit trouver le moyen de jouer un rôle de premier plan dans cette affaire si elle veut accroître son poids politique au niveau mondial. Le moment est venu de contenir d'une certaine manière l'intrusion chinoise et la voie diplomatique et économique est celle qui apparaît la plus viable.

Exercícios chineses em Taiwan colocam em risco a paz mundial

 Embora Pequim nunca tenha se desviado da retórica de "uma China", que considera Taiwan parte de sua própria nação, os limites não oficiais das águas territoriais e do espaço aéreo têm sido até agora mais ou menos respeitados continuamente. A ocasião da visita não programada da presidente da Câmara Americana, Nancy Pelosi, a Taipei despertou a reação da China, que empreendeu a simulação da invasão da ilha com exercícios que, foi anunciado, continuarão de forma regular. base. O uso voluntário de balas reais aumenta o risco de um acidente militar, que inclui a tática voluntária de desencadear uma reação do lado das forças taiwanesas, o que forneceria a Pequim um álibi para o tão anunciado ataque. Entretanto, as intenções chinesas são cada vez mais evidentes, uma vez que o anunciado fim do bloqueio militar à ilha, que já dura 72 horas e nunca aconteceu antes, foi prolongado com novos exercícios que representam uma demonstração de força e postos em prática Ameaço a paz de forma consistente. A justificação chinesa para estes exercícios, que, segundo Pequim, decorrem em conformidade com os regulamentos internacionais, reside no objetivo de alertar aqueles que prejudicam os objetivos de Pequim, essencialmente os EUA, e intensificar as ações contra aqueles que são considerados secessionistas. Os exercícios tocam o território da Coreia do Sul e alguns mísseis chineses entraram na área exclusiva do mar do Japão, indiretamente a intenção é intimidar os aliados dos americanos e demonstrar a Washington que não teme os EUA armados forças presentes em países vizinhos. para a China. Por parte de Tóquio houve protestos oficiais e o Secretário Geral das Nações Unidas, em visita à capital japonesa, também esteve envolvido; o perigo de um confronto nuclear voltou a ser concreto depois de décadas e o mais alto escritório das Nações Unidas pediu publicamente aos Estados equipados com armas nucleares que se abstenham de usá-las, para evitar uma escalada nuclear. No entanto, Taiwan também realizou exercícios para sua artilharia, usando armas fabricadas nos EUA: mais um fato que põe em risco a paz na região devido à possibilidade de esses lançamentos atingirem alvos de Pequim. Do ponto de vista diplomático, Pequim interrompeu o diálogo comum sobre segurança com Washington, estabelecido justamente para evitar incidentes militares, potencialmente capazes de colocar as duas potências em conflito; segundo o Ministério da Defesa chinês, este fato é consequência direta da conduta norte-americana, que com a visita de Nancy Pelosi, desrespeitou os acordos entre os dois países. Na realidade, o movimento americano foi realizado como um cálculo político preciso, que atesta o desejo de proteger Taiwan de uma invasão militar, que poderia se aproximar perigosamente e que a China poderia empreender devido ao compromisso americano mais voltado para a guerra ucraniana: também neste caso, o caso poderia ser um cálculo perigoso porque os EUA declararam repetidamente que, no caso de uma invasão de Taiwan, o compromisso militar de Washington será direcionado, ao contrário daquele para Kiev, que se limitou a suprimentos, mesmo grandes, de armamentos. A Casa Branca, por enquanto, continua não reconhecendo oficialmente Taiwan, mesmo que a visita do Presidente da Câmara seja um reconhecimento implícito, assim como, por enquanto, ainda não questionou o princípio chinês de uma nação, que também inclui Taiwan; no entanto, o reconhecimento formal pode ser uma barreira diplomática aos objetivos de Pequim, mesmo que haja uma série de argumentos a serem feitos sobre as implicações econômicas das relações entre Ocidente e Oriente. A Europa também deve ter um papel mais decisivo na questão, em vez de ficar sempre à margem. Parar o comércio da China certamente seria uma decisão mais desvantajosa para Pequim, especialmente em um momento como o atual, onde o crescimento econômico está severamente contraído; é claro que o esforço diplomático deve ser enorme, especialmente se for associado à questão do conflito ucraniano, mas Bruxelas deve encontrar uma maneira de desempenhar um papel de liderança neste caso se quiser aumentar seu peso político globalmente. Chegou a hora de conter de alguma forma a intromissão chinesa e o caminho diplomático e econômico é o que parece mais viável.

Китайские учения на Тайване угрожают миру во всем мире

 Хотя Пекин никогда не отклонялся от риторики «одного Китая», согласно которой Тайвань является частью его собственной нации, неофициальные границы территориальных вод и воздушного пространства до сих пор более или менее постоянно соблюдаются. Случай незапланированного визита спикера Американской палаты Нэнси Пелоси в Тайбэй вызвал реакцию Китая, который предпринял имитацию вторжения на остров с учениями, которые, как было объявлено, будут продолжаться на регулярной основе. основа. Добровольное использование боевых пуль увеличивает риск военной аварии, что включает в себя добровольную тактику развязывания реакции со стороны тайваньских сил, которая обеспечила бы Пекину алиби для широко разрекламированного нападения. Между тем намерения Китая становятся все более очевидными, учитывая, что объявленное окончание военной блокады острова, которая уже длилась 72 часа и никогда ранее не случалось, было продлено дальнейшими учениями, которые представляют собой демонстрацию силы и введены в действие Я постоянно угрожаю миру. Китайское оправдание этих учений, которые, по мнению Пекина, проводятся в соответствии с международными правилами, заключается в том, чтобы предупредить тех, кто вредит целям Пекина, в основном США, и активизировать действия против тех, кого считают сепаратистами. Учения касаются территории Южной Кореи и некоторые китайские ракеты вошли в эксклюзивную зону Японского моря, косвенно намерение запугать союзников американцев и продемонстрировать Вашингтону, что он не боится вооруженных сил США сил, присутствующих в соседних странах, в Китай. Со стороны Токио были официальные протесты, к ним также был причастен генеральный секретарь ООН, посетивший японскую столицу; опасность ядерного противостояния вернулась в бетон спустя десятилетия, и высший офис ООН публично призвал государства, обладающие ядерным оружием, воздержаться от его применения, чтобы избежать ядерной эскалации. Однако Тайвань также провел учения для своей артиллерии с использованием оружия американского производства: еще один факт, который ставит под угрозу мир в регионе из-за возможности того, что эти пуски могут поразить цели Пекина. С дипломатической точки зрения Пекин прервал общий диалог по безопасности с Вашингтоном, налаженный именно во избежание военных инцидентов, потенциально способных привести две державы к конфликту; По мнению Минобороны Китая, этот факт является прямым следствием поведения американцев, которые с визитом Нэнси Пелоси противоречили соглашениям между двумя странами. В действительности же американский шаг осуществлялся как точный политический расчет, свидетельствующий о стремлении защитить Тайвань от военного вторжения, которое могло опасно приблизиться и которое Китай мог предпринять благодаря американским обязательствам, более сосредоточенным на украинской войне: в данном случае расчет может быть опасным, поскольку США неоднократно заявляли, что в случае вторжения на Тайвань военные обязательства Вашингтона будут направлены, а не на Киев, который ограничивался поставками, пусть и крупными, вооружение . Белый дом на данный момент продолжает официально не признавать Тайвань, даже если визит спикера палаты является имплицитным признанием, точно так же, как на данный момент он еще не поставил под сомнение китайский принцип единой нации, который также включает Тайвань; однако формальное признание могло бы стать дипломатическим барьером для целей Пекина, даже если есть ряд аргументов, касающихся экономических последствий отношений между Западом и Востоком. Европа также должна играть более решающую роль в этом вопросе, а не всегда оставаться в стороне. Прекращение торговли с Китаем, безусловно, было бы более невыгодным решением для Пекина, особенно в такое время, как нынешнее, когда экономический рост резко сократился; Понятно, что дипломатические усилия должны быть огромными, особенно в сочетании с вопросом об украинском конфликте, но Брюссель должен найти способ сыграть ведущую роль в этом деле, если он хочет увеличить свой политический вес в мире. Пришло время каким-то образом сдержать китайское вмешательство, и дипломатический и экономический путь представляется более жизнеспособным.