Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 27 marzo 2019

La rivolta algerina non è seguita dai governi stranieri come le primavere arabe

Ad alcuni anni di distanza dalle primavere arabe la situazione algerina ritorna di attualità. La rivolta popolare contro un presidente non abile al ruolo sembra interessare soltanto i mezzi di informazione ma non, almeno direttamente, i governi vicini o quelli di matrice islamica.  Esiste una differenza con le rivolte del 2011, dove alcuni stati, anche per tutelare i propri interessi geopolitici, appoggiavano apertamente i manifestanti: era il caso della Turchia, che inseguiva il suo progetto di esercitare la sua influenza sui territori dell’ex impero ottomano e si appoggiava alla fede religiosa comune, come mezzo per raggiungere i suoi fini. Così come il Qatar, che voleva proporsi come alleato, con una visione moderna in aperto contrasto con le dittature che restringevano le libertà. Attualmente, sul piano internazionale, vi è una maggiore cautela ed i governi, che prima si impegnavano direttamente, manifestano una maggiore cautela.  Il timore più diffuso è quello di appoggiare una rivoluzione che possa diventare di matrice religiosa, capace di portare al governo movimenti come i Fratelli musulmani, dove la connotazione religiosa appare troppo esasperata; si tratta di una paura giustificata, dato che questi movimenti sono molto radicati nelle società arabe, perchè vanno a coprire il vuoto sociale causato dalla repressione contro partiti e sindacati. Si deve anche ricordare che quando sono stati al potere in Egitto i Fratelli musulmani, pur vincendo le elezioni in maniera democratica, hanno inteso la vittoria elettorale in maniera esclusiva, non rispettando le minoranze ed imponendo la legge islamica senza alcun rispetto verso le parti laiche della società. A questo stato di cose è poi seguito il colpo di stato che ha portato al governo in Egitto i militari, facendo passare il paese dalla dittatura di Mubarak a quella religiosa, per finire con la dittatura militare. L’attuale congiuntura politica non favorisce comunque, un interessamento da parte di Ankara e Doha: per i turchi, al momento, le priorità sono altre, come la questione curda all’interno e sui propri confini, mentre il Qatar ha in corso la disputa con l’Arabia Saudita ed i suoi alleati, che hanno isolato il paese, e la scelta di mantenere un atteggiamento defilato appare come obbligatoria. Le stesse monarchie del golfo si limitano a guardare con sospetto la rivoluzione algerina per il solo timore che questa produca una deriva islamista. Al limite chi è più interessata è la Tunisia, per ragioni di vicinato e per lo scambio economico che ha con l’Algeria, ma le dimensioni del paese tunisiono sono troppo più piccole per potere influenzare Algeri. Essendo una cirisi isolata e non inserita in un movimento più vasto, come era accaduto per le primavere arabe, occorre considerare la scarsa propensione del paese algerino ad essere influenzato da enetità esterne, grazie anche alla disponibilità di materie prime energetiche, gli idrocarburi, che gli consentono un commercio redditizio con i paesi occidentali. Del resto proprio in occidente vi è molta cautela, i media seguono l’evoluzione della crisi algerina, ma i governi mantengono un profilo distaccato in attesa di una maggiore definizione degli eventi: l’appoggio incondizionato dato alle primavere arabe ha prodotto diverse delusioni, perchè non si è tenuto conto della scarsa pratica con la democrazia delle popolazioni arabe, tenute sotto regimi dittatoriali per troppo tempo, società dove le strutture sociali necessarie all’attività politica, erano state cancellate con la conseguenza della mancanza di un retroterra culturale necessario per la vita democratica. I guasti prodotti in Libia ed in Egitto hanno avuto ripercussioni sul continente europeo, anche per una scarsa coordinazione degli stati del vecchio continente occupati a rincorrere i propri interessi particolari anzichè elaborare una maniera comune capace di affrontare il problema. La prospettiva di una mancata stabilità del paese algerino potrebbe portare nuove inquietudini sulla sponda meridionale del Mediterraneo, Algeri potrebbe riprendere le ostilità con Rabat per l’egemonia nel Maghreb, ma sopratutto potrebbe diventare un’altra Libia per il traffico dei migranti mettendo in ulteriore pericolo gli assetti nell’Unione Europea. La presa di posizione dei militari contro il presidentein carica sembra assumere un ruolo di stabilizzazione del paese, sperando che ciò non comporti una involuzione come accaduto a Il Cairo.

The Algerian revolt is not followed by foreign governments like the Arab springs

A few years after the Arab springs, the Algerian situation returns to the top. The popular revolt against a non-able president seems to affect only the media but not, at least directly, neighboring governments or those of Islamic origin. There is a difference with the 2011 uprisings, where some states, also to protect their geopolitical interests, openly supported the protesters: it was the case of Turkey, which was pursuing its project to exert its influence on the territories of the former Ottoman Empire and he leaned on the common religious faith, as a means to achieve his ends. As well as Qatar, which wanted to present itself as an ally, with a modern vision in open contrast with the dictatorships that restricted liberties. Currently, on the international level, there is greater caution and the governments, which previously committed themselves directly, show greater caution. The most widespread fear is that of supporting a revolution that can become a religious matrix, capable of bringing to the government movements such as the Muslim Brotherhood, where the religious connotation appears too exaggerated; this is a justified fear, given that these movements are deeply rooted in Arab societies, because they cover the social void caused by repression against parties and trade unions. It should also be remembered that when the Muslim Brotherhood were in power in Egypt, even though they won the elections in a democratic manner, they understood the electoral victory in an exclusive manner, not respecting minorities and imposing Islamic law without any respect for the secular parties of the society. This state of affairs was followed by the coup d'état that led to the government in Egypt the military, passing the country from the Mubarak dictatorship to the religious one, ending with the military dictatorship. However, the current political situation does not favor an interest on the part of Ankara and Doha: for the Turks, at the moment, the priorities are others, such as the Kurdish question inside and on its borders, while Qatar has a dispute underway with Saudi Arabia and its allies, who have isolated the country, and the choice to maintain a defiliated attitude appears as mandatory. The gulf monarchies themselves limit themselves to looking with suspicion at the Algerian revolution for the sole fear that it will produce an Islamist drift. At the limit those who are more interested are Tunisia, for reasons of neighborhood and for the economic exchange it has with Algeria, but the size of the tuning country is too small to influence Algiers. Being a cirisi isolated and not inserted in a wider movement, as had happened for the Arab springs, it is necessary to consider the scarce propensity of the Algerian country to be influenced by external enetities, thanks also to the availability of energy raw materials, hydrocarbons, which allow a profitable trade with western countries. Moreover, in the West there is a lot of caution, the media follow the evolution of the Algerian crisis, but the governments maintain a detached profile waiting for a greater definition of the events: the unconditional support given to the Arab springs has produced several disappointments, because the poor practice with democracy of the Arab populations, held under dictatorial regimes for too long, was not taken into account, societies where the social structures necessary for political activity had been canceled with the consequence of the lack of a cultural background necessary for life democratic. The failures produced in Libya and in Egypt have had repercussions on the European continent, also due to a poor coordination of the states of the old continent busy chasing after their own particular interests rather than elaborating a common way capable of facing the problem. The prospect of a lack of stability in the Algerian country could bring new concerns to the southern shores of the Mediterranean, Algiers could resume hostilities with Rabat for hegemony in the Maghreb, but above all it could become another Libya for migrant trafficking, putting further danger the assets in the European Union. The position taken by the military against the incumbent president seems to assume a stabilizing role in the country, hoping that this does not lead to an involution as happened in Cairo.

La revuelta argelina no es seguida por gobiernos extranjeros como las fuentes árabes.

Pocos años después de las fuentes árabes, la situación argelina vuelve a la cima. La revuelta popular contra un presidente incapaz parece afectar solo a los medios de comunicación pero no, al menos directamente, a los gobiernos vecinos o los de origen islámico. Hay una diferencia con los levantamientos de 2011, donde algunos estados, también para proteger sus intereses geopolíticos, apoyaron abiertamente a los manifestantes: fue el caso de Turquía, que estaba persiguiendo su proyecto para ejercer su influencia en los territorios del antiguo Imperio Otomano y se apoyó en la fe religiosa común, como un medio para lograr sus fines. Así como Qatar, que quería presentarse como un aliado, con una visión moderna en abierto contraste con las dictaduras que restringían las libertades. Actualmente, a nivel internacional, existe una mayor cautela y los gobiernos, que previamente se comprometieron directamente, muestran mayor cautela. El temor más extendido es el de apoyar una revolución que puede convertirse en una matriz religiosa, capaz de aportar a los movimientos gubernamentales como la Hermandad Musulmana, donde la connotación religiosa parece demasiado exagerada; Este es un temor justificado, dado que estos movimientos están profundamente arraigados en las sociedades árabes, porque cubren el vacío social causado por la represión contra partidos y sindicatos. También debe recordarse que cuando los Hermanos Musulmanes estaban en el poder en Egipto, a pesar de que ganaron las elecciones de manera democrática, entendieron la victoria electoral de manera exclusiva, sin respetar a las minorías e imponiendo la ley islámica sin ningún respeto por los partidos laicos de la República. empresas. Este estado de cosas fue seguido por el golpe de estado que llevó al gobierno de Egipto a los militares, pasando el país de la dictadura de Mubarak a la religiosa, terminando con la dictadura militar. Sin embargo, la situación política actual no favorece el interés de Ankara y Doha: para los turcos, en este momento, las prioridades son otras, como la cuestión kurda dentro y en sus fronteras, mientras que Qatar tiene una disputa en curso. con Arabia Saudita y sus aliados, que han aislado el país, y la opción de mantener una actitud deshonrada aparece como obligatoria. Las monarquías del golfo se limitan a mirar con recelo a la revolución argelina por el único temor de que produzca una deriva islamista. En el límite, los que están más interesados ​​son Túnez, por razones de vecindad y por el intercambio económico que tiene con Argelia, pero el tamaño del país en sintonía es demasiado pequeño para influir en Argelia. Al ser un cirisi aislado y no insertado en un movimiento más amplio, como sucedió con los manantiales árabes, es necesario considerar la escasa propensión del país argelino a ser influenciado por enetidades externas, gracias también a la disponibilidad de materias primas energéticas, hidrocarburos, que Permitir un comercio rentable con los países occidentales. Además, en Occidente hay mucha cautela, los medios de comunicación siguen la evolución de la crisis argelina, pero los gobiernos mantienen un perfil independiente en espera de una mayor definición de los eventos: el apoyo incondicional dado a los manantiales árabes ha producido varias decepciones, porque la mala práctica con la democracia de las poblaciones árabes, mantenida bajo regímenes dictatoriales durante demasiado tiempo, no se tuvo en cuenta, las sociedades donde las estructuras sociales necesarias para la actividad política se habían cancelado con la consecuencia de la falta de un fondo cultural necesario para la vida democrático. Los fracasos producidos en Libia y en Egipto han tenido repercusiones en el continente europeo, también debido a una mala coordinación de los estados del viejo continente que persiguen sus propios intereses particulares en lugar de elaborar una manera común capaz de enfrentar el problema. La perspectiva de una falta de estabilidad en el país argelino podría traer nuevas preocupaciones a las costas del sur del Mediterráneo, Argelia podría reanudar las hostilidades con Rabat por la hegemonía en el Magreb, pero sobre todo podría convertirse en otra Libia para el tráfico de migrantes, poniendo más peligro. Los activos en la Unión Europea. La posición adoptada por los militares contra el actual presidente parece asumir un papel estabilizador en el país, esperando que esto no lleve a una involución como sucedió en El Cairo.

Dem algerischen Aufstand folgen keine ausländischen Regierungen wie die arabischen Quellen

Einige Jahre nach den arabischen Quellen kehrt die algerische Situation an die Spitze zurück. Der Aufstand der Bevölkerung gegen einen nicht fähigen Präsidenten scheint nur die Medien zu beeinflussen, nicht aber die Nachbarregierungen oder Regierungen islamischen Ursprungs. Es gibt einen Unterschied zu den Aufständen von 2011, bei denen einige Staaten, um ihre geopolitischen Interessen zu schützen, die Demonstranten offen unterstützten: Es war der Fall der Türkei, die ihr Projekt verfolgte, um ihren Einfluss auf die Gebiete des ehemaligen Osmanischen Reiches auszuüben er stützte sich auf den gemeinsamen religiösen Glauben als Mittel, um seine Ziele zu erreichen. So wie Katar, das sich als Verbündeter präsentieren wollte, mit einer modernen Vision, die sich offen gegenüber den Diktaturen stellt, die die Freiheiten einschränkten. Derzeit ist auf internationaler Ebene größere Vorsicht geboten, und die Regierungen, die sich zuvor direkt verpflichtet haben, zeigen größere Vorsicht. Am weitesten verbreitet ist die Befürchtung, eine Revolution zu unterstützen, die zu einer religiösen Matrix werden kann, die in der Lage ist, Regierungsbewegungen wie der Muslimbruderschaft zu bringen, wo die religiöse Konnotation zu übertrieben erscheint. Dies ist eine berechtigte Angst, da diese Bewegungen tief in den arabischen Gesellschaften verwurzelt sind, weil sie die soziale Lücke abdecken, die durch die Unterdrückung von Parteien und Gewerkschaften verursacht wird. Es sei auch daran erinnert, dass die Muslimbruderschaft, als sie in Ägypten an der Macht war, die Wahlen auf demokratische Weise gewonnen hatte, den Wahlsieg auf ausschließliche Weise verstand, ohne Minderheiten zu respektieren und ohne Beachtung der weltlichen Parteien des Islam das islamische Recht aufzuerlegen Unternehmen. Diesem Stand der Dinge folgte der Staatsstreich, der die Regierung in Ägypten zum Militär führte, das Land von der Mubarak-Diktatur auf die religiöse übertrug und mit der Militärdiktatur endete. Die derzeitige politische Situation spricht jedoch für kein Interesse von Ankara und Doha: Für die Türken sind derzeit andere Prioritäten wie die kurdische Frage innerhalb und an den Grenzen, während Katar Streitigkeiten hat Mit Saudi-Arabien und seinen Verbündeten, die das Land isoliert haben, erscheint die Wahl einer defiliaten Haltung zwingend. Die Golfmonarchien selbst beschränken sich darauf, die algerische Revolution nur mit Argwohn zu betrachten, nur weil sie befürchten, dass sie einen islamistischen Drift hervorrufen wird. Am Limit sind diejenigen, die mehr Interesse haben, Tunesien, aus Gründen der Nachbarschaft und des wirtschaftlichen Austausches mit Algerien, aber die Größe des Stimmlandes ist zu gering, um Algier zu beeinflussen. Da es sich hierbei um einen isolierten Zirkel handelt, der nicht in eine breitere Bewegung eingebettet ist, wie dies bei den arabischen Quellen der Fall war, ist es notwendig, die knappe Neigung des algerischen Landes von äußeren Einflüssen zu beeinflussen, auch dank der Verfügbarkeit von Energierohstoffen und Kohlenwasserstoffen einen profitablen Handel mit westlichen Ländern ermöglichen. Darüber hinaus gibt es im Westen viel Vorsicht, die Medien verfolgen die Entwicklung der algerischen Krise, aber die Regierungen halten ein distanziertes Profil aufrecht und warten auf eine genauere Definition der Ereignisse: Die bedingungslose Unterstützung der arabischen Quellen hat einige Enttäuschungen hervorgerufen, weil Die unzulängliche demokratische Praxis der arabischen Bevölkerung, die zu lange unter diktatorischen Regimes stand, wurde nicht berücksichtigt. Gesellschaften, in denen die für politische Aktivitäten notwendigen sozialen Strukturen aufgelöst worden waren, hatten sie keinen kulturell notwendigen Hintergrund demokratisch. Die in Libyen und Ägypten entstandenen Misserfolge hatten Auswirkungen auf den europäischen Kontinent, auch aufgrund einer schlechten Koordination der Staaten des alten Kontinents, die damit beschäftigt waren, ihren eigenen besonderen Interessen nachzujagen, anstatt einen gemeinsamen Weg zu finden, der geeignet ist, sich dem Problem zu stellen. Die Aussicht auf einen Mangel an Stabilität im algerischen Land könnte neue Sorgen an die Südküste des Mittelmeers bringen, Algiers könnte die Auseinandersetzung mit Rabat wegen Hegemonie im Maghreb wiederaufnehmen, könnte aber vor allem zu einem weiteren Libyen für den Migrantenhandel werden, wodurch weitere Gefahren entstehen die Vermögenswerte in der Europäischen Union. Die Position des Militärs gegen den amtierenden Präsidenten scheint eine stabilisierende Rolle im Land einzunehmen, in der Hoffnung, dass dies nicht zu einer Invasion wie in Kairo führt.

La révolte algérienne n'est pas suivie par les gouvernements étrangers comme les ressorts arabes

Quelques années après les printemps arabes, la situation algérienne revient au sommet. La révolte populaire contre un président non capable semble ne toucher que les médias mais pas, du moins directement, les gouvernements voisins ou d'origine islamique. Il y a une différence avec les soulèvements de 2011, où certains États, également pour protéger leurs intérêts géopolitiques, ont ouvertement soutenu les manifestants: c'est le cas de la Turquie, qui poursuivait son projet d'influencer les territoires de l'ancien empire ottoman et il s'est appuyé sur la foi religieuse commune, comme moyen d'atteindre ses objectifs. Ainsi que Qatar, qui a voulu se présenter comme un allié, avec une vision moderne contrastant ouvertement avec les dictatures limitant les libertés. Actuellement, au niveau international, la prudence est de mise et les gouvernements, qui s’engageaient directement auparavant, font preuve de plus de prudence. La crainte la plus répandue est celle de soutenir une révolution qui peut devenir une matrice religieuse, capable d’apporter au gouvernement des mouvements tels que les Frères musulmans, où la connotation religieuse semble trop exagérée; c'est une crainte justifiée, étant donné que ces mouvements sont profondément enracinés dans les sociétés arabes, car ils couvrent le vide social causé par la répression contre les partis et les syndicats. Il convient également de rappeler que, lorsque les Frères musulmans étaient au pouvoir en Égypte, même s'ils avaient remporté les élections de manière démocratique, ils comprenaient la victoire électorale de manière exclusive, ne respectant pas les minorités et imposant la loi islamique sans aucun respect pour les partis laïques du pouvoir. entreprises. Cet état de fait a été suivi par le coup d'État qui a conduit le gouvernement égyptien au pouvoir en passant du pays de la dictature de Moubarak à la dictature religieuse pour se terminer par la dictature militaire. Cependant, la situation politique actuelle ne favorise pas les intérêts d'Ankara et de Doha: pour les Turcs, les priorités sont pour le moment d'autres priorités, telles que la question kurde à l'intérieur et à ses frontières, tandis que le Qatar est en conflit avec l’Arabie saoudite et ses alliés, qui ont isolé le pays, et le choix de maintenir une attitude défigurée apparaît comme obligatoire. Les monarchies du Golfe se limitent elles-mêmes à regarder avec suspicion la révolution algérienne, craignant uniquement de provoquer une dérive islamiste. Ceux qui sont le plus intéressés sont la Tunisie, pour des raisons de voisinage et pour les échanges économiques qu’elle a avec l’Algérie, mais la taille du pays tuning est trop petite pour influencer Alger. En tant que cirisi isolé et non inséré dans un mouvement plus large, comme ce fut le cas pour les sources arabes, il est nécessaire de prendre en compte la faible propension du pays algérien à être influencé par des ressources extérieures, grâce également à la disponibilité de matières premières énergétiques, d'hydrocarbures, permettre un commerce rentable avec les pays occidentaux. De plus, en Occident, il y a beaucoup de prudence, les médias suivent l'évolution de la crise algérienne, mais les gouvernements conservent un profil détaché dans l'attente d'une définition plus précise des événements: le soutien inconditionnel accordé aux sources arabes a suscité plusieurs déceptions, car la mauvaise pratique de démocratie des populations arabes, maintenue trop longtemps sous des régimes dictatoriaux, n'a pas été prise en compte, sociétés où les structures sociales nécessaires à l'activité politique avaient été annulées avec pour conséquence l'absence de fond culturel nécessaire à la vie démocratique. Les échecs produits en Libye et en Égypte ont eu des répercussions sur le continent européen, en raison également d’une mauvaise coordination des États du vieux continent occupés à défendre leurs intérêts particuliers plutôt qu’à élaborer un moyen commun de faire face au problème. La perspective d'un manque de stabilité dans le pays algérien pourrait susciter de nouvelles préoccupations sur la rive sud de la Méditerranée. Alger pourrait reprendre les hostilités avec Rabat pour l'hégémonie au Maghreb, mais pourrait devenir avant tout une autre Libye pour le trafic de migrants, mettant en danger les actifs dans l'Union européenne. La position prise par l'armée contre le président en exercice semble assumer un rôle stabilisateur dans le pays, en espérant que cela ne conduira pas à une involution comme ce fut le cas au Caire.

A revolta argelina não é seguida por governos estrangeiros como as nascentes árabes

Alguns anos depois das nascentes árabes, a situação argelina volta ao topo. A revolta popular contra um presidente não-capaz parece afetar apenas a mídia, mas não, pelo menos diretamente, os governos vizinhos ou de origem islâmica. Há uma diferença com as revoltas de 2011, onde alguns estados, também para proteger seus interesses geopolíticos, abertamente apoiaram os manifestantes: foi o caso da Turquia, que estava seguindo seu projeto para exercer sua influência sobre os territórios do antigo Império Otomano e Ele se inclinou na fé religiosa comum, como um meio para alcançar seus fins. Bem como o Qatar, que queria se apresentar como um aliado, com uma visão moderna em franco contraste com as ditaduras que restringiam as liberdades. Atualmente, no nível internacional, há maior cautela e os governos, que antes se comprometiam diretamente, demonstram maior cautela. O medo mais difundido é o de apoiar uma revolução que pode se tornar uma matriz religiosa, capaz de trazer para o governo movimentos como a Irmandade Muçulmana, onde a conotação religiosa parece exagerada demais; isso é um medo justificado, dado que esses movimentos estão profundamente enraizados nas sociedades árabes, porque cobrem o vazio social causado pela repressão contra partidos e sindicatos. Também deve ser lembrado que quando a Irmandade Muçulmana estava no poder no Egito, mesmo tendo vencido as eleições de maneira democrática, eles compreenderam a vitória eleitoral de maneira exclusiva, não respeitando as minorias e impondo a lei islâmica sem qualquer respeito pelos partidos seculares do país. empresas. Este estado de coisas foi seguido pelo golpe de Estado que levou ao governo no Egito os militares, passando o país da ditadura de Mubarak para o religioso, terminando com a ditadura militar. No entanto, a situação política atual não favorece um interesse por parte de Ancara e Doha: para os turcos, no momento, as prioridades são outras, como a questão curda dentro e fora de suas fronteiras, enquanto o Catar tem uma disputa em andamento. com a Arábia Saudita e seus aliados, que isolaram o país, e a escolha de manter uma atitude desfilhada parece ser obrigatória. As próprias monarquias do golfo limitam-se a olhar com desconfiança para a revolução argelina, com o único temor de que ela produzirá uma tendência islâmica. No limite, aqueles que estão mais interessados ​​são a Tunísia, por razões de vizinhança e pelo intercâmbio econômico que tem com a Argélia, mas o tamanho do país de ajuste é muito pequeno para influenciar Argel. Sendo uma circunvolução isolada e não inserida em um movimento mais amplo, como aconteceu com as nascentes árabes, é necessário considerar a escassa propensão do país argelino a ser influenciada por externalidades externas, graças também à disponibilidade de matérias-primas energéticas, hidrocarbonetos, que permitir um comércio lucrativo com os países ocidentais. Além disso, no Ocidente há muita cautela, a mídia segue a evolução da crise argelina, mas os governos mantêm um perfil destacado à espera de uma maior definição dos eventos: o apoio incondicional dado às nascentes árabes tem produzido várias decepções, porque as más práticas com a democracia das populações árabes, mantidas sob regimes ditatoriais por tempo demais, não foram levadas em conta, sociedades onde as estruturas sociais necessárias para a atividade política foram canceladas com a conseqüência da falta de um background cultural necessário à vida. democrática. Os fracassos produzidos na Líbia e no Egito tiveram repercussões no continente europeu, também devido a uma má coordenação dos estados do velho continente, ocupados em perseguir seus próprios interesses particulares, em vez de elaborar um caminho comum capaz de enfrentar o problema. A perspectiva de falta de estabilidade no país argelino poderia trazer novas preocupações para a costa sul do Mediterrâneo, Argel poderia retomar as hostilidades com Rabat para a hegemonia no Magreb, mas acima de tudo poderia se tornar outra Líbia para o tráfico de migrantes, colocando mais perigo os activos na União Europeia. A posição assumida pelos militares contra o presidente em exercício parece assumir um papel estabilizador no país, esperando que isso não leve a uma involução como aconteceu no Cairo.

Алжирское восстание не сопровождается иностранными правительствами, такими как арабские источники

Спустя несколько лет после появления арабских источников ситуация в Алжире возвращается на самый верх. Народное восстание против неспособного президента, похоже, затрагивает только средства массовой информации, но не, по крайней мере, напрямую, соседние правительства или правительства исламского происхождения. Существует различие с восстаниями 2011 года, когда некоторые государства, также для защиты своих геополитических интересов, открыто поддерживали протестующих: это был случай Турции, которая осуществляла свой проект по оказанию влияния на территории бывшей Османской империи и он опирался на общую религиозную веру, как средство для достижения своих целей. А также Катар, который хотел представить себя в качестве союзника, с современным видением в прямом контрасте с диктатурами, которые ограничивали свободы. В настоящее время на международном уровне проявляется большая осторожность, а правительства, которые ранее обязались напрямую, проявляют большую осторожность. Наиболее распространенным опасением является поддержка революции, которая может стать религиозной матрицей, способной привлечь к правительственным движениям, таким как «Братья-мусульмане», где религиозный оттенок кажется слишком преувеличенным; это оправданный страх, учитывая, что эти движения глубоко укоренились в арабских обществах, потому что они охватывают социальную пустоту, вызванную репрессиями против партий и профсоюзов. Следует также помнить, что, когда «Братья-мусульмане» были у власти в Египте, несмотря на то, что они победили на выборах демократическим путем, они понимали победу на выборах исключительно, не уважая меньшинства и навязывая исламский закон без какого-либо уважения к светским партиям. компании. Это положение дел сопровождалось государственным переворотом, который привел к правительству в Египте военных, передавая страну от диктатуры Мубарака к религиозной, заканчивая военной диктатурой. Однако текущая политическая ситуация не способствует интересам со стороны Анкары и Дохи: для турков на данный момент приоритетами являются другие, такие как курдский вопрос внутри и на его границах, в то время как в Катаре идет спор. с Саудовской Аравией и ее союзниками, которые изолировали страну, и выбор сохранения дефилированного отношения представляется обязательным. Сами монархии Персидского залива ограничиваются тем, что с подозрением смотрят на алжирскую революцию, опасаясь, что она приведет к исламистскому дрейфу. В пределе те, кто более заинтересован в этом, - это Тунис по причинам соседства и экономического обмена, который он имеет с Алжиром, но размер настраивающейся страны слишком мал, чтобы влиять на Алжир. Будучи изолированным и не включенным в более широкое движение, как это произошло с арабскими источниками, необходимо учитывать ограниченную склонность алжирской страны к влиянию внешних раздражителей, в том числе благодаря наличию энергетического сырья, углеводородов, которые разрешить выгодную торговлю с западными странами. Более того, на Западе есть большая осторожность, СМИ следят за развитием алжирского кризиса, но правительства сохраняют независимый профиль, ожидая более четкого определения событий: безоговорочная поддержка арабских источников породила несколько разочарований, потому что плохая практика с демократией арабского населения, удерживаемая при диктаторских режимах слишком долго, не была принята во внимание, общества, где социальные структуры, необходимые для политической деятельности, были отменены из-за отсутствия культурного фона, необходимого для жизни демократичный. Неудачи, произошедшие в Ливии и в Египте, отразились на европейском континенте, в том числе из-за плохой координации государств старого континента, занятых охотой за своими собственными интересами, а не выработкой общего пути, способного противостоять этой проблеме. Перспектива отсутствия стабильности в алжирской стране может вызвать новые опасения на южных берегах Средиземного моря, Алжир может возобновить военные действия с Рабатом за гегемонию в Магрибе, но, прежде всего, он может стать еще одной Ливией для торговли мигрантами, что создает дополнительную опасность активы в Европейском Союзе. Позиция, занятая военными против действующего президента, похоже, играет стабилизирующую роль в стране, надеясь, что это не приведет к инволюции, как это произошло в Каире.

阿爾及利亞起義不是像阿拉伯之泉那樣的外國政府

在阿拉伯人的春天過後幾年,阿爾及利亞的局勢重新回到了頂峰。反對一個不能勝任的總統的民眾反抗似乎只影響媒體,但至少不直接影響鄰國政府或伊斯蘭血統的政府。與2011年起義有所不同,一些國家也為保護其地緣政治利益而公開支持抗議者:土耳其的情況就是這樣,土耳其正在推行其對前奧斯曼帝國領土施加影響的項目。他傾向於共同的宗教信仰,作為實現其目的的手段。與想要將自己展現為盟友的卡塔爾一樣,現代視野與限制自由的獨裁政權形成鮮明對比。目前,在國際層面上,更加謹慎,以前直接承諾的政府表現出更大的謹慎態度。最普遍的恐懼是支持一場可以成為宗教矩陣的革命,能夠帶來政府運動,例如穆斯林兄弟會,其宗教內涵顯得過於誇張;鑑於這些運動深深植根於阿拉伯社會,因為它們涵蓋了對黨派和工會的鎮壓造成的社會空白,這是一種合理的恐懼。還應該記住,當穆斯林兄弟會在埃及掌權時,即使他們以民主方式贏得選舉,他們也會以獨有的方式理解選舉勝利,而不是尊重少數民族並強加伊斯蘭法律,而不尊重伊斯蘭法律的世俗政黨。公司。這種狀況之後是政變,導致埃及政府軍隊,將國家從穆巴拉克獨裁政權傳遞到宗教政權,最終以軍事獨裁統治結束。然而,目前的政治局勢不利於安卡拉和多哈的利益:對於土耳其人來說,目前優先考慮的是其他問題,例如內部和邊境的庫爾德問題,而卡塔爾正在進行爭議與沙特阿拉伯及其盟國隔離了這個國家,選擇保持誹謗態度似乎是強制性的。海灣君主製本身僅限於懷疑阿爾及利亞革命,因為它擔心會產生伊斯蘭教的漂移。在極限情況下,那些更感興趣的是突尼斯,出於鄰里的原因以及與阿爾及利亞的經濟交流,但調整國家的規模太小而無法影響阿爾及爾。正如阿拉伯泉水所發生的那樣,孤立而沒有被插入更廣泛的運動中,有必要考慮到阿爾及利亞國家的稀缺傾向受到外部因素的影響,這也要歸功於能源原料碳氫化合物的可用性。允許與西方國家進行有利可圖的貿易。此外,在西方有很多謹慎,媒體跟隨阿爾及利亞危機的演變,但政府保持一種超然的形像等待對事件的更大定義:對阿拉伯之泉的無條件支持產生了一些失望,因為由於缺乏生活必需的文化背景,政治活動所必需的社會結構被取消的社會沒有考慮到長期在獨裁政權下長期存在的阿拉伯人民民主的不良做法。民主。利比亞和埃及產生的失敗對歐洲大陸產生了影響,也是由於舊大陸各州忙於追逐自己特殊利益的協調不力,而不是詳細闡述能夠面對這一問題的共同方式。阿爾及利亞國家缺乏穩定的前景可能會給地中海南岸帶來新的擔憂,阿爾及爾可以恢復與拉巴特在馬格里布爭霸的敵對行動,但最重要的是它可能成為移民販運的另一個利比亞,進一步帶來危險歐盟的資產。軍方對現任總統採取的立場似乎在該國發揮穩定作用,希望這不會導致開羅發生的內捲化。

アルジェリアの反乱はアラブの泉のような外国政府によって続かれていません

アラブの泉が湧き始めて数年後、アルジェリアの状況は頂点に戻ります。できない大統領に対する反乱はメディアだけに影響を及ぼしているように見えますが、少なくとも直接的には近隣諸国の政府やイスラム起源の政府には影響を及ぼしていません。 2011年の暴動との違いは、地政学的利益を保護するためにも、抗議者たちを公然と支持したことである。旧オスマン帝国の領土に影響を与えるためにプロジェクトを追求していたトルコの場合彼は彼の目的を達成するための手段として、共通の宗教的信仰を頼りにしました。自由を制限した独裁政権とは対照的に、現代的なビジョンで、同盟国としての存在を提示したいと考えていたカタールと同様に。現在、国際的なレベルでは、より大きな注意が払われており、以前は直接的にコミットしていた政府がより大きな注意を示しています。最も広まった恐れは、宗教的な意味合いが誇張されすぎるように見えるムスリム同胞団のような政府の動きをもたらすことができる宗教的なマトリックスになり得る革命を支持することです。これはアラブ社会に深く根差していることを考えると、これは正当化された恐怖です。なぜなら、それは党や労働組合に対する抑圧によって引き起こされる社会的ボイドをカバーするからです。ムスリム同胞団がエジプトで政権を握っていたとき、彼らが民主的な方法で選挙に勝利したにもかかわらず、彼らは少数派を尊重せず、イスラム法を課すことなく排他的な方法で選挙の勝利を理解した。企業。この事態に続いてクーデターが続き、それが軍隊をエジプトの政府に導き、ムバラク独裁制から宗教統治へと移行し、軍事独裁制で終わった。しかし、現在の政治状況はアンカラとドーハの側に関心を向けていません。現時点では、優先順位はクルド人の質問のように国境を越えていますが、カタールでは論争が進行中です。サウジアラビアとその同盟国との間では、この国を孤立させています。湾岸の君主制自体は、それがイスラム主義の漂流を生み出すであろうという唯一の恐れのためにアルジェリア革命を疑うことに目を向けることに彼ら自身を制限します。極限的には、近隣の事情やアルジェリアとの経済的なやりとりのために、より興味を持っているのはチュニジアですが、チューニング国の大きさはアルジェに影響を与えるには小さすぎます。アラビアの温泉で起こっていたように、孤立していてより広い運動に挿入されていない円周であることから、エネルギー原料である炭化水素の利用可能性のおかげで、アルジェリア国の希少性向は外部の影響に影響されると考える必要がある。西側諸国との有益な取引を許可します。さらに西側では、メディアはアルジェリア危機の進展を追って注意を払っているが、政府は出来事のより詳細な定義を待つ独立したプロファイルを維持している。アラブの泉への無条件支援は失望をもたらした。政治活動に必要な社会構造が生活に必要な文化的背景の欠如のために取り消されていた社会民主主義。リビアとエジプトで生じた失敗は、ヨーロッパ大陸にも波及してきました。これは、問題に直面することができる一般的な方法を練るのではなく、彼ら自身の特定の利益の後に追いかけることに忙しい旧大陸の州の調整不良のためです。アルジェリアの国で安定性の欠如の見通しは地中海の南岸に新たな懸念をもたらす可能性があります、マグレブでの覇権のためにラバトとの敵意を再開することができましたが、何よりもさらに危険を置き、移民の人身売買の別のリビアになる可能性があります欧州連合の資産カイロで起こったようにこれが革命につながらないことを望んで、現職の大統領に対して軍によってとられた立場は安定した役割を担うように思われる。

الثورة الجزائرية لا تتبعها حكومات أجنبية مثل الينابيع العربية

بعد سنوات قليلة من الينابيع العربية ، يعود الوضع الجزائري إلى القمة. يبدو أن التمرد الشعبي ضد رئيس غير قادر على التأثير فقط على وسائل الإعلام ولكن ليس ، على الأقل بشكل مباشر ، على الحكومات المجاورة أو تلك ذات الأصول الإسلامية. هناك اختلاف مع انتفاضات 2011 ، حيث قامت بعض الدول ، لحماية مصالحها الجيوسياسية ، بدعم المتظاهرين علنًا: لقد كانت حالة تركيا ، التي كانت تسعى إلى تنفيذ مشروعها لممارسة نفوذها على أراضي الإمبراطورية العثمانية السابقة و لقد استند إلى الإيمان الديني المشترك ، كوسيلة لتحقيق غاياته. وكذلك قطر ، التي أرادت أن تقدم نفسها كحليف ، مع رؤية حديثة في تناقض مفتوح مع الديكتاتوريات التي تقيد الحريات. حاليًا ، على المستوى الدولي ، هناك قدر أكبر من الحذر والحكومات ، التي التزمت سابقًا بشكل مباشر ، تبدي مزيدًا من الحذر. الخوف الأكثر انتشارًا هو دعم الثورة التي يمكن أن تصبح مصفوفة دينية ، قادرة على جلب الحركات الحكومية مثل جماعة الإخوان المسلمين ، حيث يبدو أن الدلالة الدينية مبالغ فيها للغاية ؛ هذا خوف مبرر ، بالنظر إلى أن هذه الحركات لها جذور عميقة في المجتمعات العربية ، لأنها تغطي الفراغ الاجتماعي الناجم عن القمع ضد الأحزاب والنقابات. يجب أن نتذكر أنه عندما كان الإخوان المسلمون في السلطة في مصر ، على الرغم من فوزهم في الانتخابات بطريقة ديمقراطية ، فهموا النصر الانتخابي بطريقة حصرية ، وليس احترام الأقليات وفرض الشريعة الإسلامية دون أي احترام للأحزاب العلمانية في الشركات. تبع هذا الوضع الانقلاب الذي أدى إلى قيام الحكومة العسكرية في مصر بتمرير البلاد من دكتاتورية مبارك إلى الدينية ، وانتهاء بالدكتاتورية العسكرية. ومع ذلك ، فإن الوضع السياسي الحالي لا يحبذ مصلحة أنقرة والدوحة: بالنسبة للأتراك ، في الوقت الحالي ، الأولويات هي الأخرى ، مثل المسألة الكردية داخل وخارج حدودها ، في حين أن قطر لديها نزاع مستمر مع المملكة العربية السعودية وحلفائها ، الذين عزلوا البلاد ، وخيار الحفاظ على موقف منحرف يبدو إلزاميًا. إن الملكيات الخليجية نفسها تقصر نفسها على النظر بعين الريبة في الثورة الجزائرية خوفًا وحيدًا من أنها ستنتج انجرافًا إسلاميًا. من أكثر المهتمين هم تونس ، لأسباب تتعلق بالجوار والتبادل الاقتصادي الذي تربطه بالجزائر ، لكن حجم الدولة المضبوطة صغير جدًا بحيث لا يمكن التأثير على الجزائر العاصمة. كونها معزولة وليست مُدرجة في حركة أوسع ، كما حدث للينابيع العربية ، من الضروري اعتبار النزعة الشحيحة للبلد الجزائري متأثرة بالتهديدات الخارجية ، وذلك بفضل توافر المواد الخام للطاقة والهيدروكربونات التي السماح للتجارة مربحة مع الدول الغربية. علاوة على ذلك ، هناك الكثير من الحذر في الغرب ، حيث تتبع وسائل الإعلام تطور الأزمة الجزائرية ، لكن الحكومات تحتفظ بملف تعريف منفصل في انتظار تعريف أكبر للأحداث: الدعم غير المشروط المقدم للينابيع العربية تسبب في خيبات أمل عديدة ، لأن لم تؤخذ الممارسات السيئة مع ديمقراطية السكان العرب ، التي كانت تخضع للأنظمة الديكتاتورية لفترة طويلة ، في الاعتبار ، حيث تم إلغاء الهياكل الاجتماعية اللازمة للنشاط السياسي نتيجة لعدم وجود خلفية ثقافية ضرورية للحياة ديمقراطية. كان للفشل الناتج في ليبيا وفي مصر تداعيات على القارة الأوروبية ، ويرجع ذلك أيضًا إلى ضعف التنسيق بين دول القارة القديمة التي كانت مشغولة بمطاردة مصالحها الخاصة بدلاً من وضع طريقة مشتركة قادرة على مواجهة المشكلة. احتمال عدم الاستقرار في الجزائر قد يثير مخاوف جديدة على السواحل الجنوبية للبحر الأبيض المتوسط ​​، يمكن للجزائر أن تستأنف الأعمال القتالية مع الرباط للهيمنة في المغرب الكبير ، لكن قبل كل شيء قد تصبح ليبيا أخرى لتهريب المهاجرين ، مما يزيد من الخطر الأصول في الاتحاد الأوروبي. يبدو أن الموقف الذي اتخذه الجيش ضد الرئيس الحالي يفترض دورًا مستقرًا في البلاد ، على أمل ألا يؤدي ذلك إلى حدوث أي تغيير كما حدث في القاهرة.

martedì 26 marzo 2019

La vittoria di Trump sulla questione russa, è anche la sconfitta dei democratici

Con la questione dell'influenza russa sulle elezioni ormai virtualmente conclusa, Trump esce da una situazione di oggettiva difficoltà, che non aveva, però, una corrispondenza nella percezione dei cittadini statunitensi. Secondo i più recenti sodaggi, infatti, soltanto il 28% degli intervistati era favorevole ad una procedura di censura contro il presidente o, peggio, l’avvio dell’impeachement; questo malgrado soltanto il 30% credesse alle ragioni di Trump, circa i suoi legami con Mosca. Anche se si tratta di una piccola parte, seppure selzionata a fini statistici, l’opinione che ne è risultata segnala come la questione dell’influenza russa sull’elezione di Trump sia un argomento che non incide sul giudizio dell’inquilino della Casa Bianca. La percezione è che gli americani siano lontani dal credere che la Russia sia effettivamente capace di influenzare gli Stati Uniti come nazione e come linea politica. In effetti gli ultimi tempi hanno segnato una distanza sempre maggiore nelle relazioni tra i due paesi, sopratutto lontano dalle aspettative dello stesso Trump e di Putin. Se, da un lato, i meccanismi previsti dal sistema politico americano dimostrano di funzionare, mantenendo una linea diplomatica sempre distante da Mosca, dall’altro lato la sensazione che vi sia una assenza di necessità di avere un presidente lontano da ogni dubbio sulla sua elezione, dimostra come gli americani siano condizionati da una visione lontana dagli affari politici, i quali sembra siano sostituiti da un senso di maggiore pragmaticità verso gli aspetti pratici della vita. Risulta essere significativo che il gradimento attuale di Trump si attesti sul valore del 39%, certamente lontano, ma non troppo dal 47% sul quale si attestava Obama nello stesso momento della sua presidenza. Occorre considerare i tanti elementi negativi, sopratutto di immagine, che hanno contraddistinto, fino a questo momento la presidenza Trump: un presidente che ha seriamente rischiato di essere inquisito e che è ancora seguito con molta attenzione critica dai media americani, proprio per i sospetti di avere mentito sui legami con la Russia durante la coampagna elettorale, argomento non certo esaurito con l’indagine della procura. Tuttavia il dato della fiducia a Trump, se si collega al sondaggio che ha espresso il 70% dei dati nella mancata fiducia delle ragioni del presidente, mette in evidenza anche che il paese americano non è solo pragmatico, ma anche sconnesso con la realtà politica, vi è, cioè, una discrepanza tra fiducia nelle isituzioni, che dovrebbe essere pretesa, e comportamento reale. Se si prende atto di questo fatto, si deve ragionare come  la questione russa sia diventata avulsa al pubblico americano e, quindi, le strategie dei democratici possano essere controproducenti. Ma il problema non riguarda soltanto la sfera interna del paese statunitense: la prima potenza mondiale del pianeta ha evidenziato una debolezza intrinseca, che soltanto i meccanismi istituzionali hanno, in parte, protetto. L’elezione di Trump, che si sia verificata sotto l’influenza del Cremlino o no, ha alterato il panorama della politica internazionale in generale e di quella occidentale in particolare. L’attualità presenta il caso di Israele per il  quale Trump sancisce la sovranità su il Golan: un atto contrario a qualsiasi prassi di diplomazia, ma che non è il primo e non sarà l’ultimo. Il presidente americano rappresenta una variabile sullo scacchiere internazionale, che non è sempre prevedbile e chi sperava in una sua messa in stato d’accusa deve rinunciare a questa possibilità, primi fra tutti i democratici, che devono concentrarsi su temi con una visuale più ampia ed uscire dalla logica legata alle vicende russe, per avere un orizzonte in grado di convincere una platea elettorale tutt’altro che sintonizzata sulle ragioni contro Trump. Se su di una parte dell’elettorato l’avversione a Trump è un aspetto vincente, ciò non basterà per scalzare il presidente in carica dalla sua attuale posizione nelle prossime elezioni. Ciò rivela l’esigenza di una strategia nuova, che potrà essere di rottura con candidature come Sanders o di continuità, ma niente dovrà essere dato per scontato.

Trump's victory over the Russian question is also the defeat of the Democrats

With the question of Russian influence on the elections now virtually concluded, Trump emerges from a situation of objective difficulty, which did not, however, correspond to the perception of US citizens. According to the most recent reports, in fact, only 28% of those interviewed were in favor of a censorship procedure against the president or, worse, the start of the impeachement; this despite only 30% believed Trump's reasons for his ties with Moscow. Even if it is a small part, although selected for statistical purposes, the resulting opinion indicates that the issue of Russian influence over Trump's election is a subject that does not affect the judgment of the White House tenant. The perception is that Americans are far from believing that Russia is actually capable of influencing the United States as a nation and as a political line. In fact, recent times have marked an ever greater distance in the relations between the two countries, especially far from the expectations of Trump himself and Putin. If, on the one hand, the mechanisms provided by the American political system prove to work, maintaining a diplomatic line always distant from Moscow, on the other hand the feeling that there is an absence of need to have a president far from any doubt about his election , shows how Americans are conditioned by a vision far from political affairs, which seems to be replaced by a sense of greater pragmatism towards the practical aspects of life. It turns out to be significant that Trump's current appreciation stands at 39%, certainly far, but not too much from the 47% that Obama stood at the same time as his presidency. It is necessary to consider the many negative elements, above all of image, which have characterized, until now the Trump presidency: a president who has seriously risked being investigated and who is still followed with great critical attention by the American media, precisely because of the suspicions of to have lied about ties with Russia during the electoral campaign, a topic that was certainly not exhausted with the prosecution's investigation. However, the figure of confidence in Trump, if it is linked to the survey that expressed 70% of the data in the lack of confidence in the president's reasons, also highlights that the American country is not only pragmatic, but also disconnected with political reality, that is, there is a discrepancy between trust in institutions, which should be demanded, and real behavior. If we take note of this fact, we must think about how the Russian question has become detached from the American public and, therefore, the strategies of the democrats can be counterproductive. But the problem does not concern only the internal sphere of the American country: the first world power of the planet has highlighted an intrinsic weakness, which only the institutional mechanisms have partly protected. The election of Trump, whether it occurred under the influence of the Kremlin or not, has altered the landscape of international politics in general and of Western politics in particular. Current events present the case of Israel for which Trump sanctions sovereignty over the Golan: an act contrary to any diplomatic practice, but which is not the first and will not be the last. The American president represents a variable on the international chessboard, which is not always predictable and those who hoped for his impeachment must renounce this possibility, first of all the democrats, who must concentrate on issues with a broader view and get out of the logic linked to Russian affairs, to have a horizon that can convince an electoral audience that is anything but attuned to the reasons against Trump. If on one side of the electorate the aversion to Trump is a winning aspect, this will not be enough to oust the incumbent president from his current position in the upcoming elections. This reveals the need for a new strategy, which may break with candidates like Sanders or continuity, but nothing should be taken for granted.

La victoria de Trump sobre la cuestión rusa es también la derrota de los demócratas.

Con la cuestión de la influencia rusa en las elecciones ya concluidas, Trump surge de una situación de dificultad objetiva que, sin embargo, no correspondía a la percepción de los ciudadanos estadounidenses. Según los informes más recientes, de hecho, solo el 28% de los entrevistados estaba a favor de un procedimiento de censura contra el presidente o, lo que es peor, el inicio de la acusación; esto a pesar de que solo el 30% creyó las razones de Trump para sus lazos con Moscú. Incluso si es una parte pequeña, aunque se seleccione con fines estadísticos, la opinión resultante indica que el tema de la influencia rusa sobre la elección de Trump es un tema que no afecta el juicio del inquilino de la Casa Blanca. La percepción es que los estadounidenses están lejos de creer que Rusia es realmente capaz de influir en los Estados Unidos como nación y como línea política. De hecho, los tiempos recientes han marcado una distancia cada vez mayor en las relaciones entre los dos países, especialmente lejos de las expectativas del propio Trump y de Putin. Si, por un lado, los mecanismos provistos por el sistema político estadounidense prueban que funcionan, manteniendo una línea diplomática siempre alejada de Moscú, por otro lado, la sensación de que no hay necesidad de tener un presidente lejos de cualquier duda sobre su elección. , muestra cómo los estadounidenses están condicionados por una visión lejos de los asuntos políticos, que parece ser reemplazada por un sentido de mayor pragmatismo hacia los aspectos prácticos de la vida. Resulta significativo que la apreciación actual de Trump sea del 39%, sin duda muy lejos, pero no demasiado del 47% que Obama tenía al mismo tiempo que su presidencia. Es necesario considerar los muchos elementos negativos, sobre todo de la imagen, que han caracterizado, hasta ahora, la presidencia de Trump: un presidente que se ha arriesgado seriamente a ser investigado y al que los medios estadounidenses siguen con gran atención crítica, precisamente debido a las sospechas de haber mentido sobre los vínculos con Rusia durante la campaña electoral, un tema que ciertamente no se agotó con la investigación de la fiscalía. Sin embargo, la cifra de confianza en Trump, si está vinculada a la encuesta que expresó el 70% de los datos en la falta de confianza en las razones del presidente, también destaca que el país estadounidense no solo es pragmático, sino también desconectado de la realidad política. es decir, existe una discrepancia entre la confianza en las instituciones, que debe exigirse, y el comportamiento real. Si tomamos nota de este hecho, debemos pensar en cómo la cuestión rusa se ha separado del público estadounidense y, por lo tanto, las estrategias de los demócratas pueden ser contraproducentes. Pero el problema no concierne únicamente a la esfera interna del país estadounidense: la primera potencia mundial del planeta ha puesto de relieve una debilidad intrínseca, que solo los mecanismos institucionales han protegido en parte. La elección de Trump, ya sea bajo la influencia del Kremlin o no, ha alterado el panorama de la política internacional en general y de la política occidental en particular. Los acontecimientos actuales presentan el caso de Israel para el cual Trump sanciona la soberanía sobre el Golán: un acto contrario a cualquier práctica diplomática, pero que no es el primero y no será el último. El presidente estadounidense representa una variable en el tablero de ajedrez internacional, que no siempre es predecible y los que esperaban su destitución deben renunciar a esta posibilidad, en primer lugar, los demócratas, que deben concentrarse en temas con una visión más amplia y Salga de la lógica vinculada a los asuntos rusos, para tener un horizonte que pueda convencer a una audiencia electoral que no esté en sintonía con las razones contra Trump. Si en un lado del electorado la aversión a Trump es un aspecto ganador, esto no será suficiente para expulsar al actual presidente de su actual cargo en las próximas elecciones. Esto revela la necesidad de una nueva estrategia, que puede romper con candidatos como Sanders o la continuidad, pero nada debe darse por sentado.

Trumps Sieg über die russische Frage ist auch die Niederlage der Demokraten

Mit der Frage des russischen Einflusses auf die Wahlen ist die Situation praktisch abgeschlossen. Trump geht aus einer Situation objektiver Schwierigkeiten hervor, die jedoch nicht der Wahrnehmung der US-Bürger entspricht. Nach den neuesten Berichten befürworteten nur 28% der Befragten ein Zensurverfahren gegen den Präsidenten oder, schlimmer noch, den Beginn der Amtsenthebung; Trotz nur 30% glaubten Trumps Gründe für seine Beziehungen zu Moskau. Auch wenn es sich um einen kleinen Teil handelt, der zwar zu statistischen Zwecken ausgewählt wurde, deutet die daraus resultierende Stellungnahme jedoch darauf hin, dass die Frage des russischen Einflusses auf Trumps Wahl ein Thema ist, das das Urteil des Mieters des Weißen Hauses nicht berührt. Die Wahrnehmung ist, dass die Amerikaner weit davon entfernt sind zu glauben, dass Russland tatsächlich in der Lage ist, die Vereinigten Staaten als Nation und als politische Linie zu beeinflussen. Tatsächlich hat die jüngste Zeit eine immer größere Distanz in den Beziehungen zwischen den beiden Ländern erreicht, besonders weit entfernt von den Erwartungen von Trump selbst und Putin. Wenn sich einerseits die vom amerikanischen politischen System gebotenen Mechanismen als funktionierend erweisen und eine stets von Moskau entfernte diplomatische Linie aufrechterhalten wird, andererseits das Gefühl, dass es keinen Bedarf an einem Präsidenten gibt, weit entfernt von jeglichem Zweifel an seiner Wahl zeigt, wie die Amerikaner von einer Vision fernab von politischen Angelegenheiten abhängig sind, die scheinbar durch einen größeren Pragmatismus gegenüber den praktischen Aspekten des Lebens ersetzt wird. Es stellt sich als bedeutsam heraus, dass Trumps gegenwärtige Aufwertung bei 39% liegt, sicherlich weit, aber nicht zu viel von den 47%, die Obama zur gleichen Zeit wie seine Präsidentschaft vertrat. Es ist notwendig, die vielen negativen Elemente, vor allem das Image, zu berücksichtigen, die bis jetzt die Präsidentschaft von Trump charakterisiert haben: Ein Präsident, der ernsthaft eine Untersuchung riskiert hat und von den amerikanischen Medien immer noch mit großer kritischer Aufmerksamkeit verfolgt wird, gerade wegen des Verdachts auf über die Beziehungen zu Russland während des Wahlkampfs gelogen zu haben, ein Thema, das mit der Untersuchung der Staatsanwaltschaft sicherlich nicht erschöpft war. Die Zahl des Vertrauens in Trump zeigt jedoch, dass das amerikanische Land nicht nur pragmatisch ist, sondern auch mit der politischen Realität verbunden ist, wenn es an die Umfrage gebunden ist, in der 70% der Daten aus mangelndem Vertrauen in die Gründe des Präsidenten ausgedrückt wurden. Das heißt, es besteht eine Diskrepanz zwischen Vertrauen in Institutionen, die gefordert werden sollten, und tatsächlichem Verhalten. Wenn wir diese Tatsache zur Kenntnis nehmen, müssen wir darüber nachdenken, wie die russische Frage sich von der amerikanischen Öffentlichkeit losgelöst hat, und daher können die Strategien der Demokraten kontraproduktiv sein. Das Problem betrifft jedoch nicht nur den inneren Bereich des amerikanischen Landes: Die erste Weltmacht des Planeten hat eine inhärente Schwäche hervorgehoben, die nur die institutionellen Mechanismen teilweise geschützt haben. Die Wahl von Trump, ob sie nun unter dem Einfluss des Kreml stattgefunden hat oder nicht, hat die Landschaft der internationalen Politik im Allgemeinen und der westlichen Politik im Besonderen verändert. Die aktuellen Ereignisse stellen den Fall Israels dar, für den Trump die Souveränität über den Golan sanktioniert: eine Handlung, die einer diplomatischen Praxis widerspricht, die aber nicht die erste ist und nicht die letzte sein wird. Der amerikanische Präsident stellt eine Variable auf dem internationalen Schachbrett dar, die nicht immer vorhersehbar ist. Wer auf seine Amtsenthebung gehofft hat, muss auf diese Möglichkeit verzichten, vor allem die Demokraten, die sich auf Fragen mit einer breiteren Sichtweise konzentrieren müssen raus aus der mit russischen Angelegenheiten verbundenen Logik, um einen Horizont zu haben, der ein Wahlpublikum überzeugen kann, das alles andere als auf die Gründe gegen Trump abgestimmt ist. Wenn auf einer Seite der Wählerschaft die Abneigung gegen Trump ein gewinnender Aspekt ist, wird dies nicht ausreichen, um den amtierenden Präsidenten von seinen derzeitigen Positionen in den anstehenden Wahlen zu verdrängen. Dies zeigt die Notwendigkeit einer neuen Strategie, die mit Kandidaten wie Sanders oder Kontinuität brechen kann, aber nichts sollte als selbstverständlich betrachtet werden.

La victoire de Trump sur la question russe est aussi la défaite des démocrates

La question de l’influence de la Russie sur les élections étant pratiquement pratiquement réglée, Trump émerge d’une situation de difficulté objective qui, toutefois, ne correspondait pas à la perception des citoyens américains. Selon les rapports les plus récents, 28% seulement des personnes interrogées étaient en faveur d'une procédure de censure contre le président ou, pire, du début de la procédure de destitution; malgré 30% seulement, Trump était convaincu des raisons de ses liens avec Moscou. Même s'il s'agit d'une petite partie, bien que sélectionnée à des fins statistiques, l'opinion qui en résulte indique que la question de l'influence de la Russie sur l'élection de Trump est un sujet qui n'affecte pas le jugement du locataire de la Maison Blanche. La perception est que les Américains sont loin de croire que la Russie est réellement capable d'influencer les États-Unis en tant que nation et en tant que ligne politique. En fait, la période récente a marqué une distance toujours plus grande dans les relations entre les deux pays, notamment loin des attentes de Trump lui-même et de Poutine. Si, d’une part, les mécanismes mis en place par le système politique américain s’avèrent efficaces, en maintenant une ligne diplomatique toujours éloignée de Moscou, d’autre part, le sentiment qu’il n’est pas nécessaire d’avoir un président loin de douter de son élection , montre comment les Américains sont conditionnés par une vision éloignée des affaires politiques, qui semble être remplacée par un sentiment de plus grand pragmatisme à l’égard des aspects pratiques de la vie. Il est significatif que l'appréciation actuelle de Trump soit de 39%, certes loin, mais pas trop des 47% d'Obama en même temps que sa présidence. Il est nécessaire de prendre en compte les nombreux éléments négatifs, principalement d'image, qui ont caractérisé jusqu'à présent la présidence Trump: un président qui a sérieusement risqué d'être étudié et qui est toujours suivi avec une grande attention critique par les médias américains, justement à cause des soupçons de avoir menti sur les liens avec la Russie pendant la campagne électorale, un sujet qui n'a certainement pas été épuisé avec l'enquête de l'accusation. Cependant, le chiffre de confiance dans Trump, s'il est lié à l'enquête qui exprime 70% des données dans le manque de confiance dans les raisons du président, souligne également que le pays américain est non seulement pragmatique, mais également déconnecté de la réalité politique, c'est-à-dire qu'il existe un décalage entre la confiance dans les institutions, qui devrait être exigée, et un comportement réel. Si nous prenons acte de ce fait, nous devons réfléchir à la manière dont la question russe s'est détachée de l'opinion publique américaine et, par conséquent, les stratégies des démocrates peuvent être contre-productives. Mais le problème ne concerne pas que la sphère interne du pays américain: la première puissance mondiale de la planète a mis en évidence une faiblesse intrinsèque, que seuls les mécanismes institutionnels ont partiellement protégée. L'élection de Trump, qu'elle ait eu lieu sous l'influence du Kremlin ou non, a modifié le paysage de la politique internationale en général et de la politique occidentale en particulier. L'actualité présente le cas d'Israël pour lequel Trump sanctionne la souveraineté sur le Golan: un acte contraire à toute pratique diplomatique, mais qui n'est pas le premier et ne sera pas le dernier. Le président américain représente une variable sur l'échiquier international, ce qui n'est pas toujours prévisible et ceux qui espéraient sa destitution doivent renoncer à cette possibilité, en premier lieu les démocrates, qui doivent se concentrer sur des problèmes avec une vision plus large et sortez de la logique liée aux affaires russes pour avoir un horizon qui puisse convaincre un public électoral qui n’est pas à l’écoute des raisons qui militent contre Trump. Si d’un côté de l’électorat l’aversion pour Trump est un facteur gagnant, cela ne suffira pas pour évincer le président en place de son poste actuel aux prochaines élections. Cela révèle la nécessité d'une nouvelle stratégie, qui pourrait rompre avec des candidats tels que Sanders ou la continuité, mais rien ne doit être pris pour acquis.

A vitória de Trump sobre a questão russa é também a derrota dos democratas

Com a questão da influência russa nas eleições agora praticamente concluídas, Trump emerge de uma situação de dificuldade objetiva, que, no entanto, não corresponde à percepção dos cidadãos norte-americanos. De acordo com os relatórios mais recentes, de fato, apenas 28% dos entrevistados eram a favor de um processo de censura contra o presidente ou, pior, o início do impasse; isso apesar de apenas 30% acreditarem nas razões de Trump para seus laços com Moscou. Mesmo que seja uma pequena parte, embora selecionada para fins estatísticos, a opinião resultante indica que a questão da influência russa sobre a eleição de Trump é um assunto que não afeta o julgamento do inquilino da Casa Branca. A percepção é de que os americanos estão longe de acreditar que a Rússia é realmente capaz de influenciar os Estados Unidos como nação e como linha política. De fato, os tempos recentes marcaram uma distância cada vez maior nas relações entre os dois países, especialmente longe das expectativas do próprio Trump e de Putin. Se, por um lado, os mecanismos fornecidos pelo sistema político norte-americano funcionam, mantendo uma linha diplomática sempre distante de Moscou, por outro lado, a sensação de que não há necessidade de ter um presidente longe de qualquer dúvida sobre sua eleição. , mostra como os americanos são condicionados por uma visão longe dos assuntos políticos, o que parece ser substituído por um senso de maior pragmatismo em relação aos aspectos práticos da vida. Acontece que é significativo que a atual apreciação de Trump seja de 39%, certamente longe, mas não muito dos 47% que Obama manteve ao mesmo tempo que sua presidência. É necessário considerar os muitos elementos negativos, sobretudo da imagem, que caracterizaram, até agora, a presidência Trump: um presidente que corre sério risco de ser investigado e que ainda é seguido com grande atenção crítica pela mídia americana, justamente por causa das suspeitas de ter mentido sobre os laços com a Rússia durante a campanha eleitoral, um assunto que certamente não se esgotou com a investigação da promotoria. No entanto, a figura da confiança em Trump, se estiver ligada à pesquisa que expressou 70% dos dados na falta de confiança nas razões do presidente, também destaca que o país americano não é apenas pragmático, mas também desconectado da realidade política, ou seja, há uma discrepância entre a confiança nas instituições, que deve ser exigida, e o comportamento real. Se tomarmos nota deste fato, devemos pensar em como a questão russa se destacou do público americano e, portanto, as estratégias dos democratas podem ser contraproducentes. Mas o problema não diz respeito apenas à esfera interna do país americano: a primeira potência mundial do planeta destacou uma fraqueza intrínseca, que apenas os mecanismos institucionais protegeram parcialmente. A eleição de Trump, se ocorreu sob a influência do Kremlin ou não, alterou a paisagem da política internacional em geral e da política ocidental em particular. Os acontecimentos atuais apresentam o caso de Israel pelo qual Trump sanciona a soberania sobre o Golã: um ato contrário a qualquer prática diplomática, mas que não é o primeiro e não será o último. O presidente americano representa uma variável no tabuleiro de xadrez internacional, o que nem sempre é previsível e aqueles que esperavam por seu impeachment devem renunciar a essa possibilidade, em primeiro lugar os democratas, que devem se concentrar em questões com uma visão mais ampla e saia da lógica ligada aos assuntos russos, para ter um horizonte que possa convencer um público eleitoral que é tudo menos sintonizado com as razões contra Trump. Se de um lado do eleitorado a aversão a Trump é um aspecto vitorioso, isso não será suficiente para expulsar o atual presidente de sua posição atual nas próximas eleições. Isso revela a necessidade de uma nova estratégia, que pode romper com candidatos como Sanders ou continuidade, mas nada deve ser considerado garantido.

Победа Трампа над русским вопросом также является поражением демократов

С вопросом о влиянии России на выборы, который теперь практически завершен, Трамп выходит из ситуации объективной трудности, которая, однако, не соответствует восприятию граждан США. Согласно последним сообщениям, на самом деле, только 28% опрошенных высказались за процедуру цензуры против президента или, что еще хуже, за начало импичмента; это несмотря на то, что только 30% верили в причины Трампа для его связей с Москвой. Даже если это небольшая часть, хотя и отобранная для статистических целей, итоговое мнение указывает на то, что вопрос влияния России на выборы Трампа является вопросом, который не влияет на решение арендатора Белого дома. Существует мнение, что американцы далеки от убеждения, что Россия действительно способна влиять на Соединенные Штаты как нацию и как политическую линию. Фактически, в последнее время отмечается все большая дистанция в отношениях между двумя странами, особенно вдали от ожиданий самого Трампа и Путина. Если, с одной стороны, механизмы, предоставляемые американской политической системой, сработают, сохраняя дипломатическую линию, всегда удаленную от Москвы, с другой стороны, возникает ощущение, что нет необходимости в президенте, далеком от каких-либо сомнений относительно его избрания. , показывает, как американцы обусловлены видением, далеким от политических дел, которое, похоже, заменяется чувством большего прагматизма в отношении практических аспектов жизни Оказывается значительным, что нынешняя оценка Трампа составляет 39%, безусловно, далеко, но не слишком сильно по сравнению с 47%, которые Обама стоял в то же время, что и его президентство. Необходимо рассмотреть множество негативных элементов, прежде всего имиджа, которые до сих пор характеризовали президентство Трампа: президента, который серьезно рискует быть расследованным и за которым все еще пристально следят американские СМИ, именно из-за подозрений в лгать о связях с Россией во время избирательной кампании, тема, которая, конечно, не была исчерпана расследованием обвинения. Тем не менее, показатель доверия к Трампу, если он связан с опросом, который выразил 70% данных в отсутствии доверия к причинам президента, также подчеркивает, что американская страна не только прагматична, но и не связана с политической реальностью, то есть существует несоответствие между доверием к институтам, которое должно быть востребовано, и реальным поведением. Если мы примем к сведению этот факт, мы должны подумать о том, как русский вопрос отделился от американской общественности, и поэтому стратегии демократов могут быть контрпродуктивными. Но проблема касается не только внутренней сферы американской страны: первая мировая держава планеты высветила внутреннюю слабость, которую частично защитили только институциональные механизмы. Выборы Трампа, независимо от того, произошли они под влиянием Кремля или нет, изменили картину международной политики в целом и западной политики в частности. Нынешние события представляют собой случай Израиля, в отношении которого Трамп санкционирует суверенитет над Голанами: акт, противоречащий любой дипломатической практике, но который не является первым и не будет последним. Американский президент представляет переменную на международной шахматной доске, что не всегда предсказуемо, и те, кто надеется на его импичмент, должны отказаться от этой возможности, прежде всего демократы, которые должны сосредоточиться на вопросах с более широкой точкой зрения и выйти из логики, связанной с российскими делами, иметь горизонт, который может убедить избирательную аудиторию в том, что она не настроена на причины против Трампа. Если на одной стороне электората отвращение к Трампу является выигрышным аспектом, этого будет недостаточно, чтобы вытеснить действующего президента с его нынешней должности на предстоящих выборах. Это показывает необходимость новой стратегии, которая может порвать с такими кандидатами, как Сандерс или преемственность, но ничего не следует воспринимать как должное.

特朗普對俄羅斯問題的勝利也是民主黨人的失敗

由於俄羅斯對選舉的影響現在幾乎已經結束,特朗普擺脫了客觀困難的局面,但這並不符合美國公民的看法。事實上,根據最新的報導,只有28%的受訪者贊成對總統採取審查程序,或者更糟糕的是,開始採取措施;儘管只有30%的人認為特朗普與莫斯科有關係的原因。即使它只是一小部分,雖然選擇用於統計目的,但由此產生的意見表明俄羅斯對特朗普選舉的影響問題是一個不影響白宮租戶判斷的主題。人們認為,美國人並不相信俄羅斯實際上有能力影響美國作為一個國家和政治路線。事實上,近來兩國關係的距離越來越遠,特別是與特朗普本人和普京的期望相差甚遠。一方面,如果美國政治制度提供的機制證明是有效的,那麼保持外交關係總是遠離莫斯科,另一方面,感覺沒有必要讓總統對他的選舉毫無疑問,展示了美國人如何以遠離政治事務的願景為條件,這似乎被對實際生活方面更加務實的感覺所取代。事實證明,特朗普目前的升值幅度為39%,當然遠遠超過奧巴馬在擔任總統期間所持的47%。有必要考慮許多負面因素,尤其是形象,這些因素已經成為特朗普總統任期的特徵:一位嚴重受到調查風險的總統,以及仍然受到美國媒體極大批評關注的總統,正是因為懷疑在競選期間曾與俄羅斯發生過謊言,這一話題在檢察機關的調查中肯定沒有用盡。然而,對於特朗普的信心,如果與總統的原因缺乏信心表達了70%數據的調查有關,也凸顯出美國不僅務實,而且與政治現實脫節,也就是說,應該要求的機構信任與實際行為之間存在差異。如果我們注意到這一事實,我們必須考慮俄羅斯問題如何脫離美國公眾,因此,民主人士的策略可能適得其反。但問題並不僅僅涉及美國國家的內部領域:地球的第一世界力量突出了內在的弱點,只有體制機制才得到部分保護。特朗普的選舉無論是否在克里姆林宮的影響下發生,都改變了國際政治的格局,特別是西方政治。目前的事件是以色列特朗普對戈蘭制裁主權的案件:違反任何外交慣例的行為,但這不是第一次,也不會是最後一次。美國總統代表國際棋盤上的一個變量,這並不總是可預測的,希望彈劾的人必須放棄這種可能性,首先是民主人士,他們必須集中精力處理更廣泛的問題和擺脫與俄羅斯事務有關的邏輯,有一個可以說服選舉觀眾的視野,這種視野與特朗普的理由相呼應。如果在選民的一邊,對特朗普的厭惡是一個勝利的方面,這將不足以將現任總統趕下他即將舉行的選舉中的現任立場。這表明需要一種新戰略,這種戰略可能會破壞像桑德斯這樣的候選人或連續性,但任何事情都不應該被視為理所當然。

ロシアの問題に対するトランプの勝利は民主党員の敗北でもある

ロシアが選挙に与えた影響が事実上結論づけられたので、トランプは客観的に困難な状況から出てきましたが、それは米国市民の認識に対応するものではありませんでした。最近の報告によると、事実、インタビューを受けた人々の28%だけが大統領に対する検閲手続き、あるいはさらに悪いことに弾劾の開始を支持していた。トランプがモスクワとの関係を築いた理由は、たった30%しか信じていなかった。たとえそれがごく一部であっても、統計的な目的のために選択されたとしても、結果としての意見はトランプの選挙に対するロシアの影響の問題はホワイトハウステナントの判断に影響を及ぼさない主題であることを示している。その認識は、アメリカ人がロシアが実際に国家としてそして政治的な行として米国に影響を与えることができると信じることからかけ離れているということです。実際、最近では、特にトランプ自身とプーチン大統領の期待からは程遠い、両国間の関係がますます遠くなっています。一方で、アメリカの政治システムによって提供されるメカニズムが、モスクワから常に遠い外交路線を維持しながら機能することを証明するならば、他方では彼の選挙について疑う余地のない大統領を持つ必要性がないという感覚は、アメリカ人が政治問題からかけ離れたビジョンによってどのように条件付けられているかを示しています。それは人生の実際的な側面に対するより大きな実用主義の感覚によって置き換えられるようです。トランプ氏の現在の評価が39%であることは明らかですが、オバマ大統領が大統領と同時に立っていた47%からはそれほど多くはありません。これまでトランプ大統領を特徴としてきたイメージの中でもとりわけ、多くの否定的な要素を考慮する必要があります。選挙運動の間にロシアとの関係についてうそをついたこと、これは検察の捜査では決して疲れきったことではなかった。しかし、トランプへの信頼の数字は、大統領の理由に自信がないというデータの70%を表明した調査にリンクされているならば、アメリカの国は実用的であるだけでなく政治的現実と切り離されていることも強調する。つまり、要求されるべき機関への信頼と実際の行動との間には食い違いがあります。この事実に注意を払うならば、ロシアの問題がどのようにしてアメリカの大衆から切り離されたのかを考えなければならず、したがって民主党の戦略は逆効果になる可能性がある。しかし、問題はアメリカの国内圏だけに関係するわけではありません。惑星の最初の世界的権力は本質的な弱さを強調しました。それは制度的メカニズムだけが部分的に保護しています。トランプの選挙は、それがクレムリンの影響下で行われたかどうかにかかわらず、一般的には国際政治の、そして特に西側の政治の風景を変えた。現在の出来事は、トランプの制裁がゴランに対する主権であるイスラエルの事件を示しています:いかなる外交慣行にも反する行為ですが、それは最初ではなく最後ではないでしょう。アメリカの大統領は常に予測できるとは限らない国際的なチェス盤上の変数を表しており、彼の弾劾を望んだ人々は、まず広い視野を持つ問題に集中しなければならない民主主義者のこの可能性を放棄しなければならない。ロシア情勢に関連した論理から抜け出して、トランプに対する理由に他ならない選挙の聴衆を納得させることができる地平線を得ること。選挙人の一方の側でトランプへの嫌悪が勝利の側面であるならば、これは現職の大統領を次の選挙での現在の立場から追い払うのに十分ではないでしょう。これは新しい戦略の必要性を明らかにします、それはサンダースまたは継続性のような候補で破るかもしれません、しかし当然のことと考えられるべきではありません。

فوز ترامب على المسألة الروسية هو أيضا هزيمة الديمقراطيين

مع اختتام مسألة التأثير الروسي على الانتخابات الآن تقريبًا ، يخرج ترامب من حالة من الصعوبة الموضوعية ، والتي لم تتوافق مع تصور المواطنين الأمريكيين. وفقا لأحدث التقارير ، في الواقع ، كان 28 ٪ فقط من الذين تمت مقابلتهم يؤيدون إجراء الرقابة ضد الرئيس أو ، والأسوأ من ذلك ، بدء الإقالة ؛ هذا على الرغم من 30 ٪ فقط يعتقدون أسباب ترامب لعلاقاته مع موسكو. حتى لو كان جزءًا صغيرًا ، على الرغم من أنه تم اختياره لأغراض إحصائية ، فإن الرأي الناتج يشير إلى أن مسألة التأثير الروسي على انتخاب ترامب هي موضوع لا يؤثر على حكم مستأجر البيت الأبيض. التصور هو أن الأميركيين أبعد ما يكونون عن الاعتقاد بأن روسيا قادرة فعلاً على التأثير على الولايات المتحدة كدولة وكخط سياسي. في الواقع ، شهدت الأيام الأخيرة مسافة أكبر من أي وقت مضى في العلاقات بين البلدين ، لا سيما بعيدًا عن توقعات ترامب نفسه وبوتين. من ناحية ، إذا أثبتت الآليات التي يوفرها النظام السياسي الأمريكي نجاحها ، مع الحفاظ على الخط الدبلوماسي بعيدًا دائمًا عن موسكو ، فمن ناحية أخرى ، هناك شعور بعدم وجود حاجة لوجود رئيس بعيد عن أي شك في انتخابه. يوضح كيف أن الأمريكيين مشروطون برؤية بعيدة عن الشؤون السياسية ، والتي يبدو أنها تحل محلها شعور براجماتية أكبر نحو الجوانب العملية للحياة. اتضح أن تقدير ترامب الحالي يبلغ 39٪ ، وبالتأكيد بعيدًا ، لكن ليس بدرجة كبيرة عن نسبة الـ 47٪ التي كان أوباما يقف عليها في نفس الوقت الذي كانت فيه رئاسته. من الضروري النظر في العديد من العناصر السلبية ، قبل كل شيء في الصورة ، التي تميزت حتى الآن برئاسة ترامب: الرئيس الذي خاطر على نحو خطير بالتحقيق ولا يزال يتبعه اهتمام كبير من قبل وسائل الإعلام الأمريكية ، على وجه التحديد بسبب الشكوك حول أن تكذب بشأن العلاقات مع روسيا خلال الحملة الانتخابية ، وهو موضوع لم يستنفد بالتأكيد مع تحقيق الادعاء. ومع ذلك ، فإن رقم الثقة في ترامب ، إذا كان مرتبطًا بالمسح الذي عبر عن 70٪ من البيانات في حالة عدم الثقة في أسباب الرئيس ، يسلط الضوء أيضًا على أن البلد الأمريكي ليس براغماتيًا فحسب ، بل إنه متصل أيضًا بالواقع السياسي ، وهذا هو ، هناك تعارض بين الثقة في المؤسسات ، والتي ينبغي أن تكون مطلوبة ، والسلوك الحقيقي. إذا أخذنا علما بهذه الحقيقة ، يجب أن نفكر في كيف أصبحت المسألة الروسية منفصلة عن الرأي العام الأمريكي ، وبالتالي ، فإن استراتيجيات الديمقراطيين يمكن أن تأتي بنتائج عكسية. لكن المشكلة لا تتعلق فقط بالمجال الداخلي للبلد الأمريكي: فقد أبرزت القوة العالمية الأولى على الكوكب ضعفًا جوهريًا ، حيث أن الآليات المؤسسية فقط هي التي تحميها جزئيًا. إن انتخاب ترامب ، سواء حدث تحت تأثير الكرملين أم لا ، قد غير المشهد السياسي الدولي بشكل عام والسياسة الغربية بشكل خاص. تمثل الأحداث الحالية حالة إسرائيل التي فرض عليها ترامب السيادة على الجولان: فعل مخالف لأي ممارسة دبلوماسية ، لكنه ليس الأول ولن يكون الأخير. يمثل الرئيس الأمريكي متغيرًا على رقعة الشطرنج الدولية ، وهو أمر لا يمكن التنبؤ به دائمًا وأولئك الذين كانوا يأملون في عزله يجب أن يتخلىوا عن هذا الاحتمال ، أولاً وقبل كل الديمقراطيين ، الذين يجب عليهم التركيز على القضايا ذات الرؤية الأوسع و ابتعد عن المنطق المرتبط بالشؤون الروسية ، ولديك أفقًا يمكن أن يقنع جمهورًا انتخابيًا لا يتوافق إلا مع أسباب ترامب. إذا كان النفور من ترامب على جانب واحد من الناخبين جانبًا رابحًا ، فلن يكون هذا كافيًا لطرد الرئيس الحالي من منصبه الحالي في الانتخابات المقبلة. هذا يكشف عن الحاجة إلى استراتيجية جديدة ، والتي قد تنفصل عن المرشحين مثل ساندرز أو الاستمرارية ، ولكن لا ينبغي اعتبار أي شيء مفروغ منه.

venerdì 22 marzo 2019

L'Unione europea dà un ultimatum al Regno Unito

La scadenza del 29 marzo 2019, concordata circa due anni prima, dopo l’esito del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, potrebbe cambiare se sarà raggiunto il nuovo accordo tra Bruxelles e Londra. Aldilà della valutazionedel fallimento del governo inglese, incapace di trovare una modalità per uscire da Bruxelles in un tempo così lungo, la concessione dei membri del Consiglio europeo dimostra che a Bruxelles, oltre una infinita pazienza, ci siano tutte le migliori predisposizioni verso Londra; tra i motivi rientra anche la volontà di togliere ogni possibile scusante al governo inglese per le conseguenze che potranno verificarsi. Occorre ricordare che l’uscita del Regno Unito costerà all’intera Unione circa qurante miliardi di euro, ma il prezzo per la sola Inghilterra sarà di circa cinquantasette miliarsi di euro. Se entrambe le parti hanno tanto da perdere è facile verificare chi farà l’affare peggiore. Bruxelles ha fornito due opzioni a Londra: se l’accordo già concordato tra le parti, ma rifiutato dal parlamento inglese, dovesse essere approvato la data di uscita sarebbe il 22 Maggio; con questa opzione il Regno Unito resterebbe legato, in qualche modo, all’Unione, opzione a cui sono contrari i fautori dell’uscita ad ogni costo, che ravvisano, comunque, una perdita di sovranità o, meglio, l’impossibilità di ritornare ad una sovranità assoluta del Regno Unito sul proprio territorio. La seconda opzione, prevista in caso di ulteriore rifiuto dell’accordo da parte del parlamento inglese, riguarda l data del 12 Aprile, quale ultimo giorno possibile per la convocazione delle elezioni europee. In questo caso si aprirebbero quattro possibilità per il Regno Unito: accettare l’accordo (eventualità quasi impossibile dopo i tanti rifiuti), lasciare l’Unione senza accordo (hard Brexit), richiedere un nuovo rinvio (difficile che il Consiglio europeo dimostri altra disponibilità) ed infine rinunciare all’uscita ddall’Unione. Peraltro con una proroga più lunga, in teoria, il Regno Unito dovrebbe partecipare  alle elezioni europee e ciò sarebbe una sconfessione implicita, ma pubblica, dell’uscita dall’Europa.  Tra i ventisetti membri del Consiglio europeo non sembra registrarsi  ottimismo per il raggiungimento dell’accordo, i colloqui avuti con gli inglesi non hanno fornito garanzie ed il governo di Londra è sembrato essere nella più totale incertezza; questa percezione ha suscitato reazioni irritate in alcuni rappresentanti del Consiglio europeo, che hanno ritenuto l’esecutivo inglese inaffidabile e la proroga una sostanziale perdita di tempo. Resta il fatto che il tempo è quasi scaduto e che le questioni tattiche dei singoli partiti o, peggio, delle singole fazioni all’interno dei partiti, che hanno tenuto in ostaggio sia il paese inglese che l’Unione, non possono più continuare. Dal lato dell’immagine internazionale il Regno Unito esce screditato per non avere saputo risolvere una questione di vitale importanza, che coinvolgeva anche altri paesi; si deve ricordare che Londra aveva delle condizioni più vantaggiose rispetto agli altri membri, proprio in considerazione dell’importanza che veniva attribuita alla sua partecipazione all’Unione. La realtà è che il Regno Unito ha sempre approffittato del suo status all’interno di Bruxelles, prendendo i vantaggi e ritenendoli come dovuti, ma le reali convinzioni sull’Unione sono sempre state improntate allo scetticismo. Le modalità di uscita dall’Unione hanno confermato questo atteggiamento ambiguo: da un lato i duri e puri, i fautori della necessità di riappropiarsi della sovranità perduta, dall’altro chi teme le ripercussioni che il distacco da Bruxelles potranno generare.  In tutto questo quello che è mancato è stata la considerzaione per quel 48% che aveva votato per restare in Europa, prediligendo una soluzione derivata da un referendum che era consultivo e non vincolante, ma che è stato trasformato a livello politico in una sorta di legge inderogabile. Non si è considerato nemmeno la leggerezza con cui è stato deciso e  neppure le necessarie spiegazioni alla popolazione, che sono state omesse in maniera voluta, sia dagli organizzatori del quesito referendario che dallo stesso governo allora in carica. La via più logica sarebbe stata una ripetizione del referendum, questa volta in maniera non consultiva, con una completa informazione del corpo elettorale. In ogni caso questa vicenda resta una grande lezione per Bruxelles e pone delle serie riflessioni sul funzionamento del sistema politico del paese che è ritenuto la culla della democrazia.

The European Union gives an ultimatum to the United Kingdom

The deadline of 29 March 2019, agreed about two years before, after the outcome of the referendum on the United Kingdom's exit from the Union, could change if the new agreement between Brussels and London is reached. Beyond the assessment of the failure of the British government, unable to find a way out of Brussels in such a long time, the granting of the members of the European Council shows that in Brussels, beyond an infinite patience, there are all the best predispositions towards London; the reasons also include the desire to remove any possible excuse for the British government for the consequences that may occur. It should be remembered that the United Kingdom's output will cost the entire Union about billions of euros, but the price for England alone will be around fifty-seven million euros. If both sides have so much to lose it is easy to see who will make the deal worse. Brussels has provided two options in London: if the agreement already agreed between the parties, but rejected by the English parliament, should be approved, the release date would be May 22; with this option the United Kingdom would remain tied, in some way, to the Union, an option to which the supporters of the exit at any cost are opposed, which recognize, however, a loss of sovereignty or, better, the impossibility of returning to an absolute sovereignty of the United Kingdom on its territory. The second option, envisaged in the event of further refusal of the agreement by the English parliament, concerns the date of 12 April, as the last possible day for the convocation of the European elections. In this case, four possibilities would open up for the United Kingdom: accepting the agreement (which is almost impossible after all the rubbish), leaving the Union without agreement (hard Brexit), requesting a new postponement (it is unlikely that the European Council will show any other availability ) and finally renounce the exit from the Union. Moreover, with a longer extension, in theory, the United Kingdom should participate in the European elections and this would be an implicit, but public, defeat of the exit from Europe. Among the twenty-seven members of the European Council, there does not seem to be optimism for reaching the agreement, the talks with the British did not provide guarantees and the London government seemed to be in complete uncertainty; this perception has provoked irritated reactions in some representatives of the European Council, who considered the English executive unreliable and extended a substantial waste of time. The fact remains that the time has almost run out and that the tactical questions of the individual parties or, worse, of the individual factions within the parties, which have held both the English country and the Union hostage, can no longer continue. On the international image side, the United Kingdom is discredited for not having been able to solve a vital issue, which also involved other countries; it must be remembered that London had more advantageous conditions than the other members, precisely in view of the importance that was attributed to its participation in the Union. The reality is that the United Kingdom has always taken advantage of its status within Brussels, taking the advantages and considering them as due, but the real convictions about the Union have always been based on skepticism. The way out of the Union has confirmed this ambiguous attitude: on the one hand the tough and pure, the advocates of the need to regain the sovereignty lost, on the other who fears the repercussions that the detachment from Brussels will be able to generate. In all this, what was missing was the consideration for the 48% who had voted to stay in Europe, preferring a solution derived from a referendum that was consultative and not binding, but which was transformed at a political level into a kind of law mandatory. Not even the lightness with which it was decided was considered, nor the necessary explanations to the population, which were omitted on purpose, both by the organizers of the referendum question and by the government itself then in office. The most logical way would have been a repetition of the referendum, this time in a non-consultative way, with complete information of the electorate. In any case, this story remains a great lesson for Brussels and poses serious reflections on the functioning of the political system of the country which is considered the cradle of democracy.

La Unión Europea da un ultimátum al Reino Unido.

La fecha límite del 29 de marzo de 2019, acordada aproximadamente dos años antes, después del resultado del referéndum sobre la salida del Reino Unido de la Unión, podría cambiar si se alcanza el nuevo acuerdo entre Bruselas y Londres. Más allá de la evaluación del fracaso del gobierno británico, incapaz de encontrar una salida de Bruselas en tanto tiempo, el otorgamiento de los miembros del Consejo Europeo demuestra que en Bruselas, más allá de una paciencia infinita, existen las mejores predisposiciones hacia Londres; Las razones también incluyen el deseo de eliminar cualquier excusa posible para el gobierno británico por las consecuencias que pueden ocurrir. Cabe recordar que la producción del Reino Unido costará a toda la Unión unos miles de millones de euros, pero el precio de Inglaterra solo será de unos cincuenta y siete millones de euros. Si ambas partes tienen tanto que perder, es fácil ver quién empeorará el trato. Bruselas ha proporcionado dos opciones en Londres: si el acuerdo ya acordado entre las partes, pero rechazado por el parlamento inglés, debería ser aprobado, la fecha de lanzamiento sería el 22 de mayo; con esta opción, el Reino Unido permanecería vinculado, de alguna manera, a la Unión, una opción a la que se oponen los partidarios de la salida a cualquier costo, que reconocen, sin embargo, una pérdida de soberanía o, mejor, la imposibilidad de regresar a Una soberanía absoluta del Reino Unido en su territorio. La segunda opción, prevista en caso de que el parlamento inglés rechace el acuerdo, se refiere a la fecha del 12 de abril, como el último día posible para la convocatoria de las elecciones europeas. En este caso, se abrirían cuatro posibilidades para el Reino Unido: aceptar el acuerdo (que es casi imposible después de toda la basura), dejar a la Unión sin acuerdo (duro Brexit), solicitar un nuevo aplazamiento (es poco probable que el Consejo Europeo muestre alguna otra disponibilidad) ) y, finalmente, renunciar a la salida de la unión. Además, con una extensión más larga, en teoría, el Reino Unido debería participar en las elecciones europeas y esto sería una derrota implícita, pero pública, de la salida de Europa. Entre los veintisiete miembros del Consejo Europeo, no parece haber optimismo para alcanzar el acuerdo, las conversaciones con los británicos no proporcionaron garantías y el gobierno de Londres parecía estar en completa incertidumbre; esta percepción ha provocado reacciones irritadas en algunos representantes del Consejo Europeo, que consideraron que el ejecutivo inglés no era confiable y extendió una pérdida sustancial de tiempo. El hecho es que el tiempo casi se ha agotado y que las preguntas tácticas de las partes individuales o, peor aún, de las facciones individuales dentro de las partes, que han mantenido al país inglés y al rehén de la Unión, ya no pueden continuar. En lo que respecta a la imagen internacional, el Reino Unido está desacreditado por no haber podido resolver un problema vital, que también involucraba a otros países; debe recordarse que Londres tenía condiciones más ventajosas que los otros miembros, precisamente en vista de la importancia que se atribuyó a su participación en la Unión. La realidad es que el Reino Unido siempre ha aprovechado su estatus dentro de Bruselas, aprovechando las ventajas y considerándolas como debidas, pero las convicciones reales sobre la Unión siempre se han basado en el escepticismo. La salida de la Unión ha confirmado esta ambigua actitud: por un lado la dura y pura, los defensores de la necesidad de recuperar la soberanía perdida, por el otro, que teme las repercusiones que el desprendimiento de Bruselas podrá generar. En todo esto, lo que faltaba era la consideración del 48% que había votado por quedarse en Europa, prefiriendo una solución derivada de un referéndum consultivo y no vinculante, pero que se transformó a nivel político en una especie de ley. obligatorio. No se consideró ni la ligereza con la que se decidió, ni las explicaciones necesarias para la población, que fueron omitidas a propósito, tanto por los organizadores de la cuestión del referéndum como por el propio gobierno en ese momento. La forma más lógica habría sido una repetición del referéndum, esta vez de forma no consultiva, con información completa del electorado. En cualquier caso, esta historia sigue siendo una gran lección para Bruselas y plantea serias reflexiones sobre el funcionamiento del sistema político del país, que se considera la cuna de la democracia.

Die Europäische Union stellt dem Vereinigten Königreich ein Ultimatum

Die rund zwei Jahre zuvor vereinbarte Frist vom 29. März 2019, nach dem Ergebnis des Referendums über den Austritt des Vereinigten Königreichs aus der Union, könnte sich ändern, wenn das neue Abkommen zwischen Brüssel und London erreicht wird. Abgesehen von der Bewertung des Scheiterns der britischen Regierung, die in so langer Zeit keinen Ausweg aus Brüssel finden konnte, zeigt die Gewährung der Mitglieder des Europäischen Rates, dass es in Brüssel über eine unendliche Geduld hinaus alle besten Voraussetzungen für London gibt. Zu den Gründen gehört auch der Wunsch, der britischen Regierung jegliche mögliche Entschuldigung für die möglichen Folgen aufzuheben. Es sei daran erinnert, dass die Produktion des Vereinigten Königreichs die gesamte Union mit Milliardenbeträgen belasten wird, aber allein der Preis für England liegt bei rund siebenundfünfzig Millionen Euro. Wenn beide Seiten so viel zu verlieren haben, kann man leicht erkennen, wer den Deal verschlimmert. Brüssel hat zwei Optionen in London zur Verfügung gestellt: Wenn die bereits zwischen den Parteien vereinbarte, aber vom englischen Parlament abgelehnte Vereinbarung genehmigt werden sollte, wäre der Veröffentlichungstermin der 22. Mai. Mit dieser Option wäre das Vereinigte Königreich in gewisser Weise an die Union gebunden, eine Option, der die Befürworter des Ausstiegs um jeden Preis entgegenstehen, die jedoch einen Souveränitätsverlust oder, besser gesagt, die Unmöglichkeit der Rückkehr erkennen eine absolute Souveränität des Vereinigten Königreichs auf seinem Hoheitsgebiet. Die zweite Option, die im Falle einer weiteren Ablehnung des Abkommens durch das englische Parlament vorgesehen ist, betrifft den 12. April als den letzten möglichen Tag für die Einberufung der Europawahlen. In diesem Fall eröffnen sich vier Möglichkeiten für das Vereinigte Königreich: Die Annahme des Abkommens (was nach dem ganzen Müll fast unmöglich ist), die Union ohne Einigung zu verlassen (harter Brexit) und eine erneute Verschiebung verlangen (es ist unwahrscheinlich, dass der Europäische Rat eine andere Verfügbarkeit zeigen wird ) und schließlich auf den Austritt aus der Union verzichten. Darüber hinaus sollte das Vereinigte Königreich mit einer längeren Verlängerung theoretisch an den Europawahlen teilnehmen, und dies wäre eine implizite, aber öffentliche Niederlage des Austritts aus Europa. Unter den siebenundzwanzig Mitgliedern des Europäischen Rates scheint es nicht optimistisch zu sein, das Abkommen zu erreichen, die Gespräche mit den Briten haben keine Garantien gegeben und die Londoner Regierung schien völlig unsicher zu sein; Diese Wahrnehmung hat bei einigen Vertretern des Europäischen Rates irritierte Reaktionen hervorgerufen, die die englische Exekutive für unzuverlässig hielten und eine erhebliche Zeitverschwendung auslösten. Tatsache bleibt, dass die Zeit fast abgelaufen ist und dass die taktischen Fragen der einzelnen Parteien oder, noch schlimmer, der einzelnen Fraktionen innerhalb der Parteien, die sowohl das englische Land als auch die Union als Geisel gehalten haben, nicht länger bestehen können. Auf internationaler Ebene ist das Vereinigte Königreich diskreditiert, weil es nicht gelungen ist, ein wichtiges Problem zu lösen, an dem auch andere Länder beteiligt waren. Es muss daran erinnert werden, dass London günstigere Bedingungen als die anderen Mitglieder hatte, gerade im Hinblick auf die Bedeutung, die seiner Beteiligung in der Union beigemessen wurde. Die Realität ist, dass das Vereinigte Königreich seinen Status in Brüssel stets ausgenutzt hat, um die Vorteile zu nutzen und als gebührend zu betrachten, aber die wirklichen Überzeugungen der Union basierten immer auf Skepsis. Der Ausweg aus der Union hat diese zweideutige Haltung bestätigt: Zum einen die Harten und Reinen, die Befürworter der Notwendigkeit, die verlorene Souveränität wiederzuerlangen, zum anderen die Befürchtungen, welche Auswirkungen die Ablösung von Brüssel haben kann. Was dabei fehlte, war die Gegenleistung für die 48%, die für einen Aufenthalt in Europa gestimmt hatten, und zog eine Lösung vor, die aus einem Referendum abgeleitet war, das beratend und nicht verbindlich war, aber auf politischer Ebene in eine Art Gesetz umgewandelt wurde obligatorisch. Nicht einmal die Leichtigkeit, mit der entschieden wurde, oder die notwendigen Erklärungen für die Bevölkerung, die absichtlich ausgelassen wurden, sowohl von den Organisatoren der Referendum-Frage als auch von der damals im Amt befindlichen Regierung, wurden nicht berücksichtigt. Der logischste Weg wäre eine Wiederholung des Referendums gewesen, diesmal auf nicht konsultative Weise, mit vollständigen Informationen der Wähler. In jedem Fall bleibt diese Geschichte eine wichtige Lektion für Brüssel und wirft ernsthafte Überlegungen über das Funktionieren des politischen Systems des Landes auf, das als Wiege der Demokratie gilt.

L'Union européenne donne un ultimatum au Royaume-Uni

L'échéance du 29 mars 2019, convenue environ deux ans avant, après l'issue du référendum sur la sortie du Royaume-Uni du Royaume-Uni, pourrait changer si le nouvel accord entre Bruxelles et Londres est conclu. Au-delà de l'évaluation de l'échec du gouvernement britannique, incapable de trouver une issue à Bruxelles depuis si longtemps, l'octroi des membres du Conseil européen montre qu'à Bruxelles, au-delà d'une patience infinie, il existe toutes les meilleures prédispositions pour Londres; les raisons incluent également le désir d'éliminer toute excuse possible du gouvernement britannique pour les conséquences qui pourraient en découler. Il convient de rappeler que la production du Royaume-Uni coûtera des milliards d'euros à l'ensemble de l'Union, mais que le prix pour l'Angleterre se situera autour de cinquante-sept millions d'euros. Si les deux parties ont tant à perdre, il est facile de voir qui aggravera la situation. Bruxelles a proposé deux options à Londres: si l'accord déjà conclu entre les parties, mais rejeté par le parlement anglais, devait être approuvé, la date de publication serait le 22 mai; avec cette option, le Royaume-Uni resterait lié, d'une certaine manière, à l'Union, option à laquelle s'opposent à tout prix les partisans de la sortie, qui reconnaît toutefois une perte de souveraineté ou, mieux, l'impossibilité de revenir une souveraineté absolue du Royaume-Uni sur son territoire. La deuxième option, envisagée en cas de nouveau refus de l'accord par le parlement anglais, concerne la date du 12 avril, dernier jour possible pour la convocation des élections européennes. Dans ce cas, quatre possibilités s'offriraient au Royaume-Uni: accepter l'accord (ce qui est presque impossible après toutes les ordures), laisser l'Union sans accord (Brexit dur), demander un nouveau report (il est peu probable que le Conseil européen montre d'autres disponibilités ) et enfin renoncer à la sortie de l’Union. En outre, avec une extension plus longue, le Royaume-Uni devrait en principe participer aux élections européennes, ce qui constituerait une défaite implicite, mais publique, de la sortie de l'Europe. Parmi les vingt-sept membres du Conseil européen, il ne semble pas y avoir d'optimisme quant à la conclusion d'un accord, les pourparlers avec les Britanniques n'ont pas apporté de garanties et le gouvernement de Londres a semblé être dans une totale incertitude. cette perception a provoqué des réactions irritées chez certains représentants du Conseil européen, qui estimaient que l'exécutif anglais était peu fiable et prenait beaucoup de temps. Il reste que le temps est presque écoulé et que les questions tactiques des différentes parties ou, pire encore, des factions individuelles au sein des parties, qui ont tenu à la fois le pays anglais et le syndicat en otage, ne peuvent plus continuer. Du côté de l'image internationale, le Royaume-Uni est discrédité pour n'avoir pas été en mesure de résoudre un problème vital, qui impliquait également d'autres pays; Il faut se rappeler que Londres avait des conditions plus avantageuses que les autres membres, précisément en raison de l'importance attribuée à sa participation à l'Union. La réalité est que le Royaume-Uni a toujours profité de son statut au sein de Bruxelles pour en tirer les avantages et les considérer comme dus, mais les véritables convictions concernant l'Union ont toujours été fondées sur le scepticisme. La sortie de l'Union a confirmé cette attitude ambiguë: d'un côté les durs et les purs, les défenseurs de la nécessité de recouvrer la souveraineté perdue, de l'autre qui craint les répercussions que le détachement de Bruxelles pourra générer. Dans tout cela, il manquait la considération pour les 48% qui avaient voté pour rester en Europe, préférant une solution issue d'un référendum consultatif et non contraignant, mais transformée au niveau politique en une sorte de loi obligatoire. Même la légèreté avec laquelle il a été décidé n'a pas été prise en compte, pas plus que les explications nécessaires à la population, qui ont été volontairement omises, à la fois par les organisateurs de la question référendaire et par le gouvernement lui-même alors en place. La manière la plus logique aurait été de répéter le référendum, cette fois de manière non consultative, avec une information complète de l'électorat. En tout état de cause, cette histoire reste une grande leçon pour Bruxelles et pose de sérieuses réflexions sur le fonctionnement du système politique du pays qui est considéré comme le berceau de la démocratie.

A União Europeia dá um ultimato ao Reino Unido

O prazo de 29 de março de 2019, acordado cerca de dois anos antes, após o resultado do referendo sobre a saída do Reino Unido da União, poderia mudar se o novo acordo entre Bruxelas e Londres fosse alcançado. Para além da avaliação do fracasso do governo britânico, incapaz de encontrar uma saída de Bruxelas em tanto tempo, a concessão dos membros do Conselho Europeu mostra que em Bruxelas, para além de uma paciência infinita, existem as melhores predisposições para Londres; as razões também incluem o desejo de remover qualquer desculpa possível para o governo britânico pelas consequências que podem ocorrer. Deve ser lembrado que a produção do Reino Unido custará à União inteira cerca de bilhões de euros, mas o preço para a Inglaterra será de cerca de cinquenta e sete milhões de euros. Se ambos os lados tiverem muito a perder, é fácil ver quem fará o negócio piorar. Bruxelas forneceu duas opções em Londres: se o acordo já acordado entre as partes, mas rejeitado pelo parlamento inglês, fosse aprovado, a data de lançamento seria 22 de maio; com essa opção, o Reino Unido continuaria vinculado, de alguma forma, à União, opção a que se opõem os partidários da saída a qualquer custo, que reconhecem, no entanto, uma perda de soberania ou, melhor, a impossibilidade de retornar ao país. soberania absoluta do Reino Unido em seu território. A segunda opção, prevista no caso de recusa adicional do acordo pelo parlamento inglês, diz respeito à data de 12 de abril, como o último dia possível para a convocação das eleições europeias. Neste caso, quatro possibilidades se abririam para o Reino Unido: aceitar o acordo (o que é quase impossível depois de todo o lixo), deixando a União sem acordo (Brexit duro), solicitando um novo adiamento (é improvável que o Conselho Europeu mostre qualquer outra disponibilidade ) e, finalmente, renunciar à saída da União. Além disso, com uma extensão mais longa, em teoria, o Reino Unido deveria participar nas eleições europeias e isso seria uma derrota implícita, mas pública, da saída da Europa. Entre os vinte e sete membros do Conselho Europeu, parece não haver otimismo em alcançar o acordo, as negociações com os britânicos não deram garantias e o governo de Londres parecia estar em completa incerteza; esta percepção provocou reações irritadas em alguns representantes do Conselho Europeu, que consideraram o executivo inglês pouco confiável e prolongou uma perda substancial de tempo. O fato é que o tempo quase se esgotou e que as questões táticas dos partidos individuais ou, pior ainda, das facções individuais dentro das partes, que mantiveram o país inglês e a União como reféns, não podem mais continuar. Do lado da imagem internacional, o Reino Unido está desacreditado por não ter conseguido resolver uma questão vital, que também envolveu outros países; Deve ser lembrado que Londres tinha condições mais vantajosas do que os outros membros, justamente em vista da importância que foi atribuída à sua participação na União. A realidade é que o Reino Unido sempre se aproveitou de seu status dentro de Bruxelas, considerando as vantagens e considerando-as como devidas, mas as verdadeiras convicções sobre a União sempre se basearam no ceticismo. A saída da União confirmou esta atitude ambígua: por um lado, os duros e puros, os defensores da necessidade de recuperar a soberania perdida, por outro, temem as repercussões que o destacamento de Bruxelas poderá gerar. Em tudo isso, o que faltava era a consideração pelos 48% que haviam votado pela permanência na Europa, preferindo uma solução derivada de um referendo consultivo e não vinculante, mas transformada em nível político em uma espécie de lei. obrigatório. Nem mesmo a leveza com que foi decidido foi considerada, nem as explicações necessárias à população, que foram omitidas de propósito, tanto pelos organizadores da questão do referendo quanto pelo próprio governo então em exercício. O caminho mais lógico teria sido uma repetição do referendo, desta vez de forma não consultiva, com informação completa do eleitorado. Seja como for, esta história continua a ser uma grande lição para Bruxelas e coloca sérias reflexões sobre o funcionamento do sistema político do país, que é considerado o berço da democracia.

Европейский Союз ставит ультиматум Соединенному Королевству

Крайний срок 29 марта 2019 года, согласованный примерно двумя годами ранее, после итогов референдума о выходе Великобритании из Союза, может измениться, если будет достигнуто новое соглашение между Брюсселем и Лондоном. Помимо оценки провала британского правительства, неспособного найти выход из Брюсселя в течение столь длительного времени, предоставление членов Европейского совета показывает, что в Брюсселе, помимо бесконечного терпения, есть все лучшие предрасположенности к Лондону; причины также включают в себя желание устранить любые возможные оправдания для британского правительства за возможные последствия. Следует помнить, что выпуск продукции Соединенного Королевства обойдется всему Союзу в миллиарды евро, но цена для одной Англии составит около 57 миллионов евро. Если обеим сторонам так много можно потерять, легко понять, кто ухудшит сделку. Брюссель предоставил два варианта в Лондоне: если соглашение, уже согласованное сторонами, но отклоненное английским парламентом, должно быть одобрено, дата выпуска будет 22 мая; с этим вариантом Соединенное Королевство будет каким-то образом привязано к Союзу, варианту, которому противостоят сторонники выхода любой ценой, которые признают, однако, потерю суверенитета или, что еще лучше, невозможность возвращения к абсолютный суверенитет Соединенного Королевства на его территории. Второй вариант, предусматриваемый в случае дальнейшего отказа от соглашения английским парламентом, касается даты 12 апреля, как последнего возможного дня для созыва европейских выборов. В этом случае Соединенному Королевству откроются четыре возможности: принять соглашение (что практически невозможно после всего мусора), оставить Союз без согласия (жесткая Brexit), запросить новую отсрочку (маловероятно, что Европейский совет покажет какую-либо другую готовность) ) и, наконец, отказаться от выхода из Союза. Более того, теоретически Соединенное Королевство с более продолжительным расширением должно участвовать в европейских выборах, и это будет неявным, но публичным поражением выхода из Европы. Среди двадцати семи членов Европейского Совета, похоже, нет оптимизма в отношении достижения соглашения, переговоры с британцами не предоставили гарантий, и лондонское правительство, похоже, находилось в полной неопределенности; это восприятие вызвало раздраженную реакцию у некоторых представителей Европейского Совета, которые посчитали английский исполнительный орган ненадежным и продлили значительную трата времени. Факт остается фактом: время почти истекло и что тактические вопросы отдельных партий или, что еще хуже, отдельных фракций в партиях, которые держали в заложниках и английскую страну, и Союз, больше не могут продолжаться. Что касается международного имиджа, Соединенное Королевство дискредитировано тем, что оно не смогло решить жизненно важную проблему, в которую также были вовлечены другие страны; Следует помнить, что в Лондоне были более выгодные условия, чем у других членов, именно с учетом важности, которая была приписана его участию в Союзе. Реальность такова, что Соединенное Королевство всегда использовало свой статус в Брюсселе, используя преимущества и считая их должными, но реальные убеждения в отношении Союза всегда основывались на скептицизме. Выход из Союза подтвердил эту неоднозначную позицию: с одной стороны, жесткие и чистые, сторонники необходимости вернуть утраченный суверенитет, с другой стороны, которые опасаются последствий, которые сможет создать отряд из Брюсселя. Во всем этом не хватало рассмотрения 48%, которые проголосовали за то, чтобы остаться в Европе, и предпочли решение, принятое на референдуме, которое было консультативным и не обязывающим, но которое было преобразовано на политическом уровне в своего рода закон. обязательно. Не учитывалась даже легкость, с которой было принято решение, и необходимые объяснения населению, которые специально не были указаны ни организаторами вопроса о референдуме, ни самим правительством, действовавшим тогда у власти. Самым логичным способом было бы повторение референдума, на этот раз без консультации, с полной информацией избирателей. В любом случае, эта история остается большим уроком для Брюсселя и дает серьезные размышления о функционировании политической системы страны, которая считается колыбелью демократии.