Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 25 gennaio 2024

Se cade l'Ucraina, la Russia potrebbe avanzare verso i paesi dell'Alleanza Atlantica

 Il mancato successo della contro avanzata di Kiev ha provocato i giustificati allarmi per un attacco di Mosca verso i paesi europei ed appartenenti all’Alleanza Atlantica; secondo i tedeschi un successo in Ucraina potrebbe portare i russi a decidere una avanzata verso un paese vicino della Russia: i maggiori indiziati sono i paesi baltici, ma anche in Polonia la tensione è in aumento. Queste analisi non rappresentano una novità: il ministero della Difesa tedesco, ha da tempo elaborato una previsione di un possibile attacco al fianco orientale dell’Alleanza Atlantica, che potrebbe avvenire entro il 2025. La condizione necessaria perché questa previsione possa avverarsi è la vittoria russa in Ucraina, nel febbraio 2024 è prevista una forte mobilitazione, capace di portare al fronte 200.000 soldati, per poi lanciare una offensiva primaverile decisiva per le sorti del conflitto a favore di Mosca. Se questo scenario dovesse avverarsi, Putin potrebbe decidere di avanzare verso obiettivi contigui, anche se restano alcuni dubbi sulle reali capacità di reintegrare rapidamente gli arsenali russi. Anche la possibilità di una avanzata soltanto parziale avvantaggerebbe il Cremlino, perché potrebbe convincere Kiev alla decisione di concedere qualcosa alla Russia per evitare la perdita completa dei territori contesi, mentre l’Unione Europea potrebbe ammorbidire il proprio atteggiamento per evitare l’arrivo di un gran numero di rifugiati, in grado di destabilizzare i fragili equilibri interni. L’utilizzo di forme di guerra ibrida come attacchi informatici, verso Bruxelles e la ricerca di pretesti con i paesi baltici, completerebbero l’azione russa; in particolare Mosca, potrebbe ripetere la tattica operata prima della guerra in Ucraina, quando furono sobillate le popolazione russe nelle zone di confine, cosa che potrebbe di nuovo accadere con i russi residenti in Estonia, Lettonia, Lituania ed anche Finlandia e Polonia; ciò rappresenterebbe la scusa per effettuare manovre congiunte, sui confini di questi stati, coinvolgendo anche l’esercito bielorusso. Questi pericoli sono ben presenti nella visione dell’Alleanza Atlantica, un ulteriore fattore di preoccupazione, rispetto all’Ucraina, è che, in un potenziale attacco russo, vi è una variabile geografica importante costituita dalla regione di Kaliningrad, territorio russo compreso tra Polonia e Lituania, senza continuità territoriale con la madrepatria. Per Mosca, dal punto di vista strategico la conquista del così detto corridoio di Suwalki, che collega direttamente i paesi baltici agli alleati della NATO, sarebbe prioritario. Schierare truppe e missili a corto e medio raggio nella regione di Kaliningrad permetterebbe al Cremlino di lanciare un’offensiva, che in grado di vittoria unirebbe la regione isolata all’alleato bielorusso. La coincidenza delle elezioni presidenziali americane è ritenuta un altro fattore a favore di Putin: la Russia, potrebbe attaccare nel momento elettorale o di passaggio dei poteri, compromettendo i tempi di reazione della maggiore forza militare dell’Alleanza Atlantica; anche una possibile elezione di Trump viene vista come una facilitazione per i russi, che potrebbe portare ad un disimpegno americano perfino all’interno della NATO, senza che l’Unione Europea sia ancora in grado di sostenere l’attacco di Mosca. Su questo tema il ritardo di Bruxelles è sconfortante, la mancanza di un esercito comune, unito alla mancanza di una azione comune in politica estera, lascia la UE disorganizzata di fronte alle emergenze mondiali e, in più, la continua divisione tra gli stati membri crea una mancanza di coesione fortemente deleteria ad un progetto di difesa comune non dipendente dalla presenza USA. Parlando di numeri la previsione è di uno schieramento di circa 70.000 militari russi sul territorio bielorusso, al confine con gli stati baltici entro il marzo 2025, a questo contingente l’Alleanza Atlantica ha già previsto una risposta sostanziosa di circa 300.000 uomini a protezione del corridoio lituano, per difendere l’integrità degli paesi baltici, ma si tratta di numeri ingenti, che potrebbero riaprire la strada alla coercizione obbligatoria del servizio militare, che molti stati prevedono di ripristinare, proprio per controbilanciare i numeri russi. Il fenomeno della guerra incentrato sui modelli della prima e seconda guerra mondiale, che sembrava superato dallo schieramento degli armamenti super tecnologici, sembra possa ritornare prepotentemente sovvertendo ogni previsione. Per evitare questo scenario è importante sostenere l’Ucraina in tutto e per tutto per contenere le ambizioni di Putin ed impedire la terza guerra mondiale.

If Ukraine falls, Russia could advance towards the countries of the Atlantic Alliance

 The failure of Kiev's counter-advance caused justified alarms about an attack by Moscow on European countries and those belonging to the Atlantic Alliance; according to the Germans, a success in Ukraine could lead the Russians to decide to advance towards a country neighboring Russia: the main suspects are the Baltic countries, but tension is also increasing in Poland. These analyzes are nothing new: the German Ministry of Defense has long developed a forecast of a possible attack on the eastern flank of the Atlantic Alliance, which could take place by 2025. The necessary condition for this forecast to come true is a Russian victory in Ukraine, a strong mobilization is expected in February 2024, capable of bringing 200,000 soldiers to the front, and then launching a spring offensive that will be decisive for the outcome of the conflict in Moscow's favor. If this scenario were to come true, Putin could decide to advance towards adjacent objectives, even if some doubts remain about the real ability to quickly replenish Russian arsenals. Even the possibility of only a partial advance would benefit the Kremlin, because it could convince Kiev to decide to concede something to Russia to avoid the complete loss of the disputed territories, while the European Union could soften its attitude to avoid the arrival of a large number of refugees, capable of destabilizing the fragile internal balance. The use of forms of hybrid warfare such as cyber attacks, towards Brussels and the search for pretexts with the Baltic countries, would complete the Russian action; in particular, Moscow could repeat the tactics operated before the war in Ukraine, when the Russian population in the border areas was incited, which could happen again with the Russians residing in Estonia, Latvia, Lithuania and also Finland and Poland; this would represent the excuse to carry out joint maneuvers on the borders of these states, also involving the Belarusian army. These dangers are well present in the vision of the Atlantic Alliance, a further factor of concern, with respect to Ukraine, is that, in a potential Russian attack, there is an important geographical variable constituted by the Kaliningrad region, a Russian territory between Poland and Lithuania, without territorial continuity with the motherland. For Moscow, from a strategic point of view the conquest of the so-called Suwalki corridor, which directly connects the Baltic countries to the NATO allies, would be a priority. Deploying troops and short- and medium-range missiles in the Kaliningrad region would allow the Kremlin to launch an offensive, capable of uniting the isolated region with its Belarusian ally. The coincidence of the American presidential elections is considered another factor in Putin's favour: Russia could attack at the time of the election or transfer of power, compromising the reaction times of the major military force of the Atlantic Alliance; even a possible election of Trump is seen as an facilitation for the Russians, which could lead to an American disengagement even within NATO, without the European Union yet being able to support Moscow's attack. On this issue, Brussels' delay is disheartening, the lack of a common army, combined with the lack of common action in foreign policy, leaves the EU disorganized in the face of global emergencies and, furthermore, the continuous division between member states creates a lack of cohesion that is highly detrimental to a common defense project not dependent on the US presence. Speaking of numbers, the forecast is for a deployment of around 70,000 Russian soldiers on Belarusian territory, on the border with the Baltic states by March 2025. The Atlantic Alliance has already foreseen a substantial response to this contingent of around 300,000 men to protect the corridor Lithuanian, to defend the integrity of the Baltic countries, but these are huge numbers, which could reopen the way to compulsory military service, which many states plan to reinstate, precisely to counterbalance the Russian numbers. The phenomenon of war centered on the models of the First and Second World Wars, which seemed overcome by the deployment of super-technological armaments, seems to be able to forcefully return, subverting all predictions. To avoid this scenario it is important to support Ukraine in every way to contain Putin's ambitions and prevent the Third World War.

Si Ucrania cae, Rusia podría avanzar hacia los países de la Alianza Atlántica

 El fracaso del contraataque de Kiev provocó justificadas alarmas sobre un ataque de Moscú a países europeos y de la Alianza Atlántica; Según los alemanes, un éxito en Ucrania podría llevar a los rusos a decidir avanzar hacia un país vecino de Rusia: los principales sospechosos son los países bálticos, pero la tensión también está aumentando en Polonia. Estos análisis no son nada nuevo: el Ministerio de Defensa alemán viene elaborando desde hace tiempo una previsión de un posible ataque al flanco oriental de la Alianza Atlántica, que podría tener lugar en 2025. La condición necesaria para que esta previsión se haga realidad es una victoria rusa en Ucrania, se espera una fuerte movilización en febrero de 2024, capaz de llevar 200.000 soldados al frente y luego lanzar una ofensiva de primavera que será decisiva para el resultado del conflicto a favor de Moscú. Si este escenario se cumpliera, Putin podría decidir avanzar hacia objetivos adyacentes, aunque persisten algunas dudas sobre la capacidad real de reponer rápidamente los arsenales rusos. Incluso la posibilidad de un avance sólo parcial beneficiaría al Kremlin, porque podría convencer a Kiev de decidir conceder algo a Rusia para evitar la pérdida total de los territorios en disputa, mientras que la Unión Europea podría suavizar su actitud para evitar la llegada de una gran número de refugiados, capaz de desestabilizar el frágil equilibrio interno. El uso de formas de guerra híbrida como los ciberataques, hacia Bruselas y la búsqueda de pretextos con los países bálticos, completarían la acción rusa; en particular, Moscú podría repetir las tácticas utilizadas antes de la guerra en Ucrania, cuando se incitaba a la población rusa en las zonas fronterizas, lo que podría repetirse con los rusos que residen en Estonia, Letonia, Lituania y también en Finlandia y Polonia; esto representaría la excusa para realizar maniobras conjuntas en las fronteras de estos estados, en las que también participaría el ejército bielorruso. Estos peligros están bien presentes en la visión de la Alianza Atlántica, otro factor de preocupación, con respecto a Ucrania, es que, ante un potencial ataque ruso, existe una importante variable geográfica constituida por la región de Kaliningrado, un territorio ruso entre Polonia y Polonia. y Lituania, sin continuidad territorial con la patria. Para Moscú, desde un punto de vista estratégico, la conquista del llamado corredor de Suwalki, que conecta directamente a los países bálticos con los aliados de la OTAN, sería una prioridad. El despliegue de tropas y misiles de corto y medio alcance en la región de Kaliningrado permitiría al Kremlin lanzar una ofensiva capaz de unir la aislada región con su aliado bielorruso. La coincidencia de las elecciones presidenciales americanas se considera otro factor a favor de Putin: Rusia podría atacar en el momento de las elecciones o del traspaso de poder, comprometiendo los tiempos de reacción de la principal fuerza militar de la Alianza Atlántica; Incluso una posible elección de Trump se considera una facilitación para los rusos, que podría conducir a una retirada estadounidense incluso dentro de la OTAN, sin que la Unión Europea pueda todavía apoyar el ataque de Moscú. En esta cuestión, el retraso de Bruselas es desalentador, la falta de un ejército común, combinada con la falta de acción común en política exterior, deja a la UE desorganizada ante las emergencias globales y, además, la continua división entre los Estados miembros crea una una falta de cohesión muy perjudicial para un proyecto de defensa común que no depende de la presencia estadounidense. Hablando de cifras, se prevé un despliegue de unos 70.000 soldados rusos en territorio bielorruso, en la frontera con los Estados bálticos, de aquí a marzo de 2025. La Alianza Atlántica ya ha previsto una respuesta sustancial a este contingente de unos 300.000 hombres para proteger el corredor. lituanos, para defender la integridad de los países bálticos, pero se trata de cifras enormes que podrían reabrir el camino al servicio militar obligatorio, que muchos Estados planean restablecer, precisamente para contrarrestar las cifras rusas. El fenómeno de la guerra, centrado en los modelos de la Primera y la Segunda Guerra Mundial, que parecía superado por el despliegue de armamentos supertecnológicos, parece poder regresar con fuerza, subvirtiendo todas las predicciones. Para evitar este escenario es importante apoyar a Ucrania en todos los sentidos para contener las ambiciones de Putin y evitar la Tercera Guerra Mundial.

Sollte die Ukraine fallen, könnte Russland auf die Länder des Atlantischen Bündnisses vorrücken

 Das Scheitern des Gegenvorstoßes Kiews löste berechtigte Befürchtungen vor einem Angriff Moskaus auf europäische Länder und die Länder des Atlantischen Bündnisses aus; Nach Ansicht der Deutschen könnte ein Erfolg in der Ukraine die Russen dazu veranlassen, in Richtung eines Nachbarlandes Russlands vorzurücken: Die Hauptverdächtigen sind die baltischen Länder, aber auch in Polen nehmen die Spannungen zu. Diese Analysen sind nichts Neues: Das deutsche Verteidigungsministerium hat seit langem eine Prognose für einen möglichen Angriff auf die Ostflanke des Atlantischen Bündnisses entwickelt, der bis zum Jahr 2025 erfolgen könnte. Voraussetzung dafür, dass diese Prognose wahr wird, ist ein Sieg Russlands In der Ukraine wird im Februar 2024 mit einer starken Mobilisierung gerechnet, die in der Lage ist, 200.000 Soldaten an die Front zu bringen und dann eine Frühjahrsoffensive zu starten, die für den Ausgang des Konflikts zugunsten Moskaus entscheidend sein wird. Sollte dieses Szenario wahr werden, könnte Putin beschließen, benachbarte Ziele anzustreben, auch wenn weiterhin Zweifel an der tatsächlichen Fähigkeit bestehen, die russischen Arsenale schnell wieder aufzufüllen. Selbst die Möglichkeit eines nur teilweisen Vorstoßes würde dem Kreml zugute kommen, da er Kiew davon überzeugen könnte, sich zu einem Zugeständnis an Russland zu entschließen, um den vollständigen Verlust der umstrittenen Gebiete zu vermeiden, während die Europäische Union ihre Haltung mildern könnte, um die Ankunft eines großen Vorstoßes zu verhindern Zahl der Flüchtlinge, die das fragile innere Gleichgewicht destabilisieren können. Der Einsatz von Formen hybrider Kriegsführung wie Cyber-Angriffe gegen Brüssel und die Suche nach Vorwänden mit den baltischen Ländern würden das russische Vorgehen vervollständigen; insbesondere könnte Moskau die Taktiken wiederholen, die vor dem Krieg in der Ukraine angewendet wurden, als die russische Bevölkerung in den Grenzgebieten aufgehetzt wurde, was erneut passieren könnte, wenn die Russen in Estland, Lettland, Litauen und auch Finnland und Polen lebten; Dies wäre ein Vorwand, um an den Grenzen dieser Staaten gemeinsame Manöver durchzuführen, an denen auch die belarussische Armee beteiligt ist. Diese Gefahren sind in der Vision des Atlantischen Bündnisses durchaus vorhanden. Ein weiterer besorgniserregender Faktor im Hinblick auf die Ukraine besteht darin, dass bei einem möglichen russischen Angriff die Region Kaliningrad, ein russisches Territorium zwischen Polen, eine wichtige geografische Variable darstellt und Litauen, ohne territoriale Kontinuität mit dem Mutterland. Für Moskau wäre aus strategischer Sicht die Eroberung des sogenannten Suwalki-Korridors, der die baltischen Staaten direkt mit den NATO-Verbündeten verbindet, von vorrangiger Bedeutung. Die Stationierung von Truppen sowie Kurz- und Mittelstreckenraketen in der Region Kaliningrad würde es dem Kreml ermöglichen, eine Offensive zu starten, die die isolierte Region mit ihrem belarussischen Verbündeten vereinen könnte. Das Zusammentreffen der amerikanischen Präsidentschaftswahlen gilt als weiterer Faktor, der für Putin spricht: Russland könnte zum Zeitpunkt der Wahl oder der Machtübergabe angreifen und so die Reaktionszeiten der größten Militärmacht des Atlantischen Bündnisses gefährden; selbst eine mögliche Wahl Trumps wird als Erleichterung für die Russen gesehen, die zu einem amerikanischen Rückzug auch innerhalb der NATO führen könnte, ohne dass die Europäische Union den Angriff Moskaus noch unterstützen könnte. In dieser Frage ist die Verzögerung Brüssels entmutigend, das Fehlen einer gemeinsamen Armee in Verbindung mit dem Fehlen gemeinsamer Maßnahmen in der Außenpolitik führt dazu, dass die EU angesichts globaler Notfälle desorganisiert ist, und darüber hinaus führt die ständige Spaltung zwischen den Mitgliedstaaten zu einer Mangel an Zusammenhalt, der einem gemeinsamen Verteidigungsprojekt, das nicht von der Präsenz der USA abhängig ist, äußerst abträglich ist. Apropos Zahlen: Die Prognose geht davon aus, dass bis März 2025 rund 70.000 russische Soldaten auf belarussischem Territorium an der Grenze zu den baltischen Staaten stationiert werden. Das Atlantische Bündnis hat bereits eine substanzielle Reaktion auf dieses Kontingent von rund 300.000 Mann zum Schutz des Korridors vorgesehen Litauisch, um die Integrität der baltischen Länder zu verteidigen, aber das sind riesige Zahlen, die den Weg zur Wehrpflicht wieder ebnen könnten, die viele Staaten wieder einführen wollen, genau um die russischen Zahlen auszugleichen. Das an den Vorbildern des Ersten und Zweiten Weltkriegs orientierte Kriegsphänomen, das durch den Einsatz hochtechnologischer Rüstungsgüter überwunden zu sein schien, scheint gewaltsam zurückkehren zu können und alle Vorhersagen zunichte zu machen. Um dieses Szenario zu vermeiden, ist es wichtig, die Ukraine in jeder Hinsicht zu unterstützen, um Putins Ambitionen einzudämmen und den Dritten Weltkrieg zu verhindern.

Si l’Ukraine tombe, la Russie pourrait avancer vers les pays de l’Alliance atlantique

 L'échec de la contre-avancée de Kiev a suscité des inquiétudes justifiées quant à une attaque de Moscou contre les pays européens et ceux appartenant à l'Alliance atlantique ; selon les Allemands, un succès en Ukraine pourrait conduire les Russes à décider d'avancer vers un pays voisin de la Russie : les principaux suspects sont les pays baltes, mais la tension monte également en Pologne. Ces analyses ne sont pas nouvelles : le ministère allemand de la Défense a élaboré depuis longtemps une prévision d'une éventuelle attaque sur le flanc oriental de l'Alliance atlantique, qui pourrait avoir lieu d'ici 2025. La condition nécessaire pour que cette prévision se réalise est une victoire russe en En Ukraine, une forte mobilisation est attendue en février 2024, capable d'amener 200 000 soldats au front, puis de lancer une offensive de printemps qui sera décisive pour l'issue du conflit en faveur de Moscou. Si ce scénario devait se réaliser, Poutine pourrait décider d’avancer vers des objectifs adjacents, même si quelques doutes subsistent quant à la réelle capacité à reconstituer rapidement les arsenaux russes. Même la possibilité d'une avancée seulement partielle bénéficierait au Kremlin, car cela pourrait convaincre Kiev de décider de concéder quelque chose à la Russie pour éviter la perte totale des territoires contestés, tandis que l'Union européenne pourrait adoucir son attitude pour éviter l'arrivée d'un grand nombre de pays. nombre de réfugiés, susceptible de déstabiliser le fragile équilibre interne. Le recours à des formes de guerre hybride comme les cyberattaques, contre Bruxelles et la recherche de prétextes avec les pays baltes, viendrait compléter l’action russe ; en particulier, Moscou pourrait répéter la tactique utilisée avant la guerre en Ukraine, lorsque la population russe des zones frontalières était incitée, ce qui pourrait se reproduire avec les Russes résidant en Estonie, en Lettonie, en Lituanie mais aussi en Finlande et en Pologne ; cela constituerait un prétexte pour mener des manœuvres conjointes aux frontières de ces États, impliquant également l'armée biélorusse. Ces dangers sont bien présents dans la vision de l'Alliance atlantique. Un autre facteur de préoccupation, en ce qui concerne l'Ukraine, est que, dans une éventuelle attaque russe, il existe une variable géographique importante constituée par la région de Kaliningrad, un territoire russe entre la Pologne et la Pologne. et la Lituanie, sans continuité territoriale avec la mère patrie. Pour Moscou, d’un point de vue stratégique, la conquête du corridor dit de Suwalki, qui relie directement les pays baltes aux alliés de l’OTAN, serait une priorité. Le déploiement de troupes et de missiles à courte et moyenne portée dans la région de Kaliningrad permettrait au Kremlin de lancer une offensive, capable d'unir la région isolée à son allié biélorusse. La coïncidence des élections présidentielles américaines est considérée comme un autre facteur en faveur de Poutine : la Russie pourrait attaquer au moment des élections ou du transfert du pouvoir, compromettant les temps de réaction de la principale force militaire de l'Alliance atlantique ; même une éventuelle élection de Trump est considérée comme une facilitation pour les Russes, qui pourrait conduire à un désengagement américain même au sein de l'OTAN, sans que l'Union européenne ne soit encore en mesure de soutenir l'attaque de Moscou. Sur cette question, le retard de Bruxelles est décourageant, l'absence d'une armée commune, combinée à l'absence d'action commune en matière de politique étrangère, laisse l'UE désorganisée face aux urgences mondiales et, en outre, la division continue entre les États membres crée un un manque de cohésion très préjudiciable à un projet de défense commune non dépendant de la présence américaine. En parlant de chiffres, on prévoit un déploiement d'environ 70 000 soldats russes sur le territoire biélorusse, à la frontière avec les pays baltes, d'ici mars 2025. L'Alliance atlantique a déjà prévu une réponse substantielle à ce contingent d'environ 300 000 hommes pour protéger le corridor. lituaniens, pour défendre l’intégrité des pays baltes, mais ce sont des chiffres énormes, qui pourraient ouvrir la voie au service militaire obligatoire, que de nombreux États envisagent de rétablir, justement pour contrebalancer le nombre russe. Le phénomène de guerre centré sur les modèles de la Première et de la Seconde Guerre mondiale, qui semblait surmonté par le déploiement d’armements super-technologiques, semble pouvoir revenir avec force, bouleversant tous les pronostics. Pour éviter ce scénario, il est important de soutenir l’Ukraine par tous les moyens afin de contenir les ambitions de Poutine et d’empêcher une Troisième Guerre mondiale.

Se a Ucrânia cair, a Rússia poderá avançar em direção aos países da Aliança Atlântica

 O fracasso do contra-avanço de Kiev provocou alarmes justificados sobre um ataque de Moscovo aos países europeus e aos pertencentes à Aliança Atlântica; segundo os alemães, um sucesso na Ucrânia poderia levar os russos a decidir avançar para um país vizinho da Rússia: os principais suspeitos são os países bálticos, mas a tensão também está a aumentar na Polónia. Estas análises não são novidade: o Ministério da Defesa alemão há muito que desenvolve uma previsão de um possível ataque ao flanco oriental da Aliança Atlântica, que poderá ocorrer até 2025. A condição necessária para que esta previsão se concretize é uma vitória russa em Na Ucrânia, prevê-se uma forte mobilização em Fevereiro de 2024, capaz de trazer 200 mil soldados para a frente, e depois lançar uma ofensiva de primavera que será decisiva para o desfecho do conflito a favor de Moscovo. Se este cenário se concretizasse, Putin poderia decidir avançar para objectivos adjacentes, mesmo que subsistam algumas dúvidas sobre a real capacidade de reabastecer rapidamente os arsenais russos. Mesmo a possibilidade de um avanço apenas parcial beneficiaria o Kremlin, porque poderia convencer Kiev a decidir conceder algo à Rússia para evitar a perda total dos territórios disputados, enquanto a União Europeia poderia suavizar a sua atitude para evitar a chegada de um grande número de refugiados, capaz de desestabilizar o frágil equilíbrio interno. A utilização de formas de guerra híbrida, como os ataques cibernéticos, contra Bruxelas e a procura de pretextos com os países bálticos, completaria a acção russa; em particular, Moscovo poderia repetir as tácticas utilizadas antes da guerra na Ucrânia, quando a população russa nas zonas fronteiriças foi incitada, o que poderia acontecer novamente com os russos residentes na Estónia, Letónia, Lituânia e também Finlândia e Polónia; isto representaria a desculpa para realizar manobras conjuntas nas fronteiras destes estados, envolvendo também o exército bielorrusso. Estes perigos estão bem presentes na visão da Aliança Atlântica, um outro factor de preocupação, no que diz respeito à Ucrânia, é que, num potencial ataque russo, existe uma importante variável geográfica constituída pela região de Kaliningrado, um território russo entre a Polónia e Lituânia, sem continuidade territorial com a pátria. Para Moscovo, do ponto de vista estratégico, a conquista do chamado corredor Suwalki, que liga directamente os países bálticos aos aliados da NATO, seria uma prioridade. O envio de tropas e mísseis de curto e médio alcance na região de Kaliningrado permitiria ao Kremlin lançar uma ofensiva, capaz de unir a região isolada com o seu aliado bielorrusso. A coincidência das eleições presidenciais americanas é considerada outro factor a favor de Putin: a Rússia poderia atacar no momento da eleição ou transferência de poder, comprometendo os tempos de reacção da principal força militar da Aliança Atlântica; mesmo uma possível eleição de Trump é vista como uma facilitação para os russos, o que poderia levar a um desligamento americano mesmo dentro da NATO, sem que a União Europeia ainda pudesse apoiar o ataque de Moscovo. Nesta questão, o atraso de Bruxelas é desanimador, a falta de um exército comum, combinada com a falta de acção comum na política externa, deixa a UE desorganizada face às emergências globais e, além disso, a divisão contínua entre os Estados-membros cria uma falta de coesão que é altamente prejudicial para um projecto de defesa comum que não depende da presença dos EUA. Falando em números, a previsão é de um destacamento de cerca de 70 mil soldados russos em território bielorrusso, na fronteira com os estados bálticos, até março de 2025. A Aliança Atlântica já previu uma resposta substancial a este contingente de cerca de 300 mil homens para proteger o corredor. Lituano, para defender a integridade dos países bálticos, mas trata-se de números enormes, que poderão reabrir o caminho ao serviço militar obrigatório, que muitos Estados planeiam restabelecer, precisamente para contrabalançar os números russos. O fenómeno da guerra centrado nos modelos da Primeira e Segunda Guerras Mundiais, que parecia superado pelo emprego de armamentos supertecnológicos, parece poder regressar com força, subvertendo todas as previsões. Para evitar este cenário é importante apoiar a Ucrânia de todas as formas para conter as ambições de Putin e evitar a Terceira Guerra Mundial.

Если Украина падет, Россия может продвинуться в сторону стран Атлантического альянса

 Провал контрнаступления Киева вызвал обоснованную тревогу по поводу нападения Москвы на европейские страны и страны, входящие в Атлантический альянс; По мнению немцев, успех на Украине может привести к тому, что россияне решат продвинуться в сторону соседней с Россией страны: главными подозреваемыми являются страны Балтии, но напряженность растет и в Польше. В этих анализах нет ничего нового: министерство обороны Германии уже давно разработало прогноз возможного нападения на восточный фланг Атлантического альянса, которое может состояться к 2025 году. Необходимым условием для того, чтобы этот прогноз сбылся, является победа России в Украине в феврале 2024 года ожидается сильная мобилизация, способная перебросить на фронт 200 000 солдат, а затем начать весеннее наступление, которое станет решающим для исхода конфликта в пользу Москвы. Если бы этот сценарий стал реальностью, Путин мог бы принять решение о продвижении к смежным целям, даже если остаются некоторые сомнения относительно реальной способности быстро пополнить российские арсеналы. Даже возможность лишь частичного продвижения пошла бы на пользу Кремлю, поскольку она могла бы убедить Киев принять решение о каких-то уступках России, чтобы избежать полной потери спорных территорий, в то время как Европейский Союз мог бы смягчить свою позицию, чтобы избежать прихода крупной количество беженцев, способных дестабилизировать хрупкий внутренний баланс. Использование форм гибридной войны, таких как кибератаки, против Брюсселя и поиск предлогов со странами Балтии завершили бы действия России; в частности, Москва могла бы повторить тактику, действовавшую до войны на Украине, когда было возбуждено русское население в приграничных районах, что могло повториться с русскими, проживающими в Эстонии, Латвии, Литве, а также в Финляндии и Польше; это станет поводом для проведения совместных маневров на границах этих государств, в том числе с участием белорусской армии. Эти опасности хорошо присутствуют в видении Атлантического Альянса. Еще одним фактором беспокойства в отношении Украины является то, что при потенциальном нападении России существует важная географическая переменная, представленная Калининградской областью, российской территорией между Польшей и Польшей. и Литва, без территориальной преемственности с Родиной. Для Москвы со стратегической точки зрения приоритетом было бы завоевание так называемого Сувалкского коридора, который напрямую соединяет страны Балтии с союзниками по НАТО. Размещение войск и ракет малой и средней дальности в Калининградской области позволило бы Кремлю начать наступление, способное объединить изолированный регион с его белорусским союзником. Совпадение с американскими президентскими выборами считается еще одним фактором в пользу Путина: Россия может атаковать в момент выборов или передачи власти, ставя под угрозу время реакции главной военной силы Атлантического альянса; даже возможное избрание Трампа рассматривается как облегчение для русских, что может привести к уходу Америки даже внутри НАТО, при этом Европейский Союз пока не сможет поддержать атаку Москвы. В этом вопросе задержка Брюсселя разочаровывает: отсутствие общей армии в сочетании с отсутствием общих действий во внешней политике приводит к дезорганизации ЕС перед лицом глобальных чрезвычайных ситуаций, и, кроме того, постоянный раскол между государствами-членами создает отсутствие сплоченности, что крайне вредно для общего оборонного проекта, не зависящего от присутствия США. Говоря о цифрах, прогнозируется размещение около 70 000 российских солдат на территории Беларуси, на границе со странами Балтии, к марту 2025 года. Атлантический альянс уже предусмотрел существенный ответ на этот контингент численностью около 300 000 человек для защиты коридора. Литовцы, чтобы защитить целостность стран Балтии, но это огромные цифры, которые могут вновь открыть путь к обязательной военной службе, которую многие государства планируют восстановить, именно для того, чтобы уравновесить численность русских. Феномен войны, основанный на моделях Первой и Второй мировых войн, которые, казалось, были преодолены благодаря использованию сверхтехнологичных вооружений, похоже, способен насильственно вернуться, ниспровергая все прогнозы. Чтобы избежать этого сценария, важно всячески поддерживать Украину, чтобы сдержать амбиции Путина и предотвратить Третью мировую войну.

如果烏克蘭垮台,俄羅斯可能會向大西洋聯盟國家挺進

 基輔反攻的失敗引起了人們對莫斯科襲擊歐洲國家和大西洋聯盟國家的合理警報; 德國人認為,烏克蘭的成功可能會導致俄羅斯人決定向俄羅斯鄰國挺進:主要嫌疑犯是波羅的海國家,但波蘭的緊張局勢也在加劇。 這些分析並不是什麼新鮮事:德國國防部長期以來就預測大西洋聯盟東翼可能會在 2025 年之前受到攻擊。這項預測實現的必要條件是俄羅斯在烏克蘭預計將在2024 年2 月進行強力動員,能夠將20 萬名士兵帶到前線,然後發動春季攻勢,這對於衝突的結果對莫斯科來說至關重要。 如果這種情況成為現實,普丁可能會決定向鄰近的目標推進,即使對於快速補充俄羅斯核武庫的真正能力仍然存在一些疑問。 即使只是部分推進的可能性也會對克里姆林宮有利,因為它可以說服基輔決定向俄羅斯讓步,以避免完全失去爭議領土,而歐盟則可以軟化態度,避免大規模軍事行動的到來。難民人數眾多,有能力破壞脆弱的內部平衡。 使用混合戰爭形式,例如針對布魯塞爾的網路攻擊以及與波羅的海國家尋找藉口,將完成俄羅斯的行動; 特別是,莫斯科可能會重複烏克蘭戰爭前的策略,當時邊境地區的俄羅斯民眾受到煽動,這種情況可能會在居住在愛沙尼亞、拉脫維亞、立陶宛以及芬蘭和波蘭的俄羅斯人身上再次發生; 這將成為在這些國家邊境進行聯合演習的藉口,白俄羅斯軍隊也參與其中。 這些危險在大西洋聯盟的願景中很明顯地存在,就烏克蘭而言,另一個令人擔憂的因素是,在俄羅斯潛在的攻擊中,加里寧格勒地區構成了一個重要的地理變量,加里寧格勒地區是波蘭與波蘭之間的俄羅斯領土。和立陶宛,與祖國沒有領土連續性。 對莫斯科來說,從戰略角度來看,征服所謂的蘇瓦烏基走廊將是優先事項,走廊直接連接波羅的海國家與北約盟國。 在加里寧格勒地區部署部隊和短程和中程飛彈將使克里姆林宮能夠發動攻勢,從而將這個孤立的地區與其白俄羅斯盟友聯合起來。 美國總統選舉的巧合被認為是對普丁有利的另一個因素:俄羅斯可能會在選舉或權力移交時發動攻擊,從而損害大西洋聯盟主要軍事力量的反應時間; 甚至川普可能當選也被視為對俄羅斯有利,這可能導緻美國甚至在北約內部脫離接觸,而歐盟尚無法支持莫斯科的攻擊。 在這個問題上,布魯塞爾的拖延令人沮喪,缺乏共同軍隊,加上外交政策上缺乏共同行動,使得歐盟在面對全球緊急情況時組織混亂,而且成員國之間的持續分裂造成了缺乏凝聚力,這對不依賴美國存在的共同防禦項目非常不利。 說到數字,預計到2025 年3 月,將在與波羅的海國家接壤的白俄羅斯領土上部署約70,000 名俄羅斯士兵。大西洋聯盟已經預見到將對這支約300,000 名士兵的部隊做出實質性反應,以保護走廊立陶宛人,以捍衛波羅的海國家的完整性,但這些數字巨大,這可能會重新開啟義務兵役制的道路,許多國家計劃恢復義務兵役制,正是為了抗衡俄羅斯的人數。 以第一次世界大戰和第二次世界大戰為中心的戰爭現象,似乎因超技術武器的部署而被克服,似乎能夠強力回歸,顛覆所有預測。 為了避免這種情況的發生,以各種方式支持烏克蘭以遏制普丁的野心並防止第三次世界大戰非常重要。

ウクライナが崩壊すれば、ロシアは大西洋同盟諸国に向かって前進する可能性がある

 キエフの反撃の失敗は、ヨーロッパ諸国と大西洋同盟に属する国々に対するモスクワによる攻撃についての正当な警戒を引き起こした。 ドイツ人らによれば、ウクライナでの成功により、ロシア人はロシアの隣国への進軍を決断する可能性があるという。主な容疑者はバルト三国だが、ポーランドでも緊張が高まっている。 これらの分析は新しいものではない。ドイツ国防省は長い間、大西洋同盟の東側への攻撃の可能性についての予測を立てており、それは2025年までに起こる可能性がある。この予測が現実になるために必要な条件は、ロシアが太平洋戦争で勝利することである。ウクライナでは、2024年2月に20万人の兵士を前線に送り込むことができる強力な動員が予想されており、その後、モスクワに有利な紛争の結果を決定づける春季攻勢を開始することができる。 もしこのシナリオが実現すれば、ロシアの兵器を迅速に補充する実際の能力に多少の疑問が残るとしても、プーチン大統領は隣接する目標に向かって前進することを決定する可能性がある。 たとえ部分的な前進にとどまる可能性であっても、クレムリンにとっては利益となるだろう。なぜなら、それがキエフに係争地域の完全な喪失を避けるためにロシアに何かを譲歩する決断をさせる可能性があるからだ。一方、欧州連合は大規模な進軍の到来を避けるために態度を軟化させることができるからだ。難民の数は脆弱な国内バランスを不安定にする可能性があります。 ブリュッセルに対するサイバー攻撃などのハイブリッド戦争の形態の使用と、バルト三国との口実の探索により、ロシアの行動は完了するだろう。 特に、ロシアは戦前、国境地帯のロシア国民を扇動した際にウクライナで行った戦術を繰り返す可能性があり、それがエストニア、ラトビア、リトアニア、そしてフィンランドやポーランドに住むロシア人にも再び起こる可能性がある。 これは、これらの州の国境でベラルーシ軍も参加する共同演習を実施する口実となるだろう。 これらの危険は大西洋同盟のビジョンの中に十分に存在しており、ウクライナに関するさらなる懸念要因は、潜在的なロシアの攻撃において、ポーランドとポーランドの間のロシア領土であるカリーニングラード地域によって構成される重要な地理的変数があることである。そして祖国との領土の連続性のないリトアニア。 モスクワにとって、戦略的観点からは、バルト三国とNATO同盟国を直接結ぶ、いわゆるスヴァウキ回廊の征服が優先事項となるだろう。 カリーニングラード地域に軍隊と短・中距離ミサイルを配備すれば、クレムリンは攻撃を開始することができ、孤立した地域をベラルーシの同盟国と統一することができるだろう。 アメリカ大統領選挙との偶然の一致も、プーチン大統領に有利なもう一つの要因と考えられている。ロシアは選挙や権力移譲の瞬間に攻撃し、大西洋同盟の主要軍事力の反応時間を損なう可能性がある。 トランプ氏の当選の可能性さえロシアにとっての便宜とみなされており、欧州連合がまだロシアの攻撃を支援できなければ、NATO内でも米国の関与解除につながる可能性がある。 この問題に関しては、ブリュッセルの遅れは残念であり、共通の軍隊の欠如と外交政策における共通の行動の欠如が相まって、世界的緊急事態に直面してEUを混乱に陥れ、さらに加盟国間に継続的な分裂が生じている。結束力の欠如は、米国の駐留に依存しない共通の防衛プロジェクトにとって非常に有害である。 数字で言えば、2025年3月までにバルト三国との国境にあるベラルーシ領土に約7万人のロシア兵が配備されると予測されている。大西洋同盟はすでに、この回廊を守るための約30万人のこの部隊への相当な対応を予見している。リトアニア人はバルト三国の健全性を守るためだが、この人数は膨大であり、多くの国がまさにロシアの人数と釣り合うために兵役義務の復活を計画しているが、これは兵役義務への道を再び開く可能性がある。 第一次世界大戦と第二次世界大戦をモデルとした戦争現象は、超科学技術兵器の配備によって克服されたかに見えたが、すべての予測を覆して強制的に復活する可能性があるようだ。 このシナリオを回避するには、プーチン大統領の野望を封じ込め、第三次世界大戦を防ぐためにあらゆる方法でウクライナを支援することが重要である。

وإذا سقطت أوكرانيا، فمن الممكن أن تتقدم روسيا نحو دول الحلف الأطلسي

 تسبب فشل التقدم المضاد لكييف في إطلاق إنذارات مبررة بشأن هجوم موسكو على الدول الأوروبية وتلك المنتمية إلى حلف الأطلسي. وفقًا للألمان، فإن النجاح في أوكرانيا قد يدفع الروس إلى اتخاذ قرار بالتقدم نحو دولة مجاورة لروسيا: المشتبه بهم الرئيسيون هم دول البلطيق، لكن التوتر يتزايد أيضًا في بولندا. هذه التحليلات ليست جديدة: فقد وضعت وزارة الدفاع الألمانية منذ فترة طويلة توقعات لهجوم محتمل على الجناح الشرقي للحلف الأطلسي، والذي يمكن أن يحدث بحلول عام 2025. والشرط الضروري لتحقيق هذه التوقعات هو انتصار روسيا في أما أوكرانيا، فمن المتوقع حدوث تعبئة قوية في فبراير/شباط 2024، قادرة على جلب 200 ألف جندي إلى الجبهة، ثم شن هجوم الربيع الذي سيكون حاسما لنتيجة الصراع لصالح موسكو. إذا تحقق هذا السيناريو، فقد يقرر بوتين التقدم نحو أهداف مجاورة، حتى لو ظلت بعض الشكوك قائمة حول القدرة الحقيقية على تجديد الترسانات الروسية بسرعة. وحتى احتمال التقدم الجزئي فقط من شأنه أن يفيد الكرملين، لأنه قد يقنع كييف باتخاذ قرار بالتنازل عن شيء ما لروسيا لتجنب الخسارة الكاملة للأراضي المتنازع عليها، في حين يمكن للاتحاد الأوروبي أن يخفف من موقفه لتجنب وصول دفعة كبيرة. عدد اللاجئين، قادر على زعزعة التوازن الداخلي الهش. إن استخدام أشكال الحرب الهجينة، مثل الهجمات السيبرانية، تجاه بروكسل والبحث عن الذرائع مع دول البلطيق، من شأنه أن يكمل العمل الروسي؛ على وجه الخصوص، يمكن لموسكو أن تكرر التكتيكات التي تم اتباعها قبل الحرب في أوكرانيا، عندما تم تحريض السكان الروس في المناطق الحدودية، وهو ما يمكن أن يحدث مرة أخرى مع الروس المقيمين في إستونيا ولاتفيا وليتوانيا وكذلك فنلندا وبولندا؛ وهذا من شأنه أن يمثل ذريعة لإجراء مناورات مشتركة على حدود هذه الدول، يشارك فيها أيضًا الجيش البيلاروسي. هذه المخاطر حاضرة بشكل جيد في رؤية حلف الأطلسي، وهناك عامل آخر مثير للقلق، فيما يتعلق بأوكرانيا، وهو أنه في أي هجوم روسي محتمل، هناك متغير جغرافي مهم يشكل منطقة كالينينغراد، وهي منطقة روسية تقع بين بولندا. وليتوانيا، دون استمرارية إقليمية مع الوطن الأم. بالنسبة لموسكو، من وجهة نظر استراتيجية، سيكون الاستيلاء على ما يسمى بممر سووالكي، الذي يربط دول البلطيق مباشرة بحلفاء الناتو، أولوية. إن نشر القوات والصواريخ القصيرة والمتوسطة المدى في منطقة كالينينجراد من شأنه أن يسمح للكرملين بشن هجوم قادر على توحيد المنطقة المعزولة مع حليفتها بيلاروسيا. تعتبر تزامن الانتخابات الرئاسية الأمريكية عاملاً آخر لصالح بوتين: يمكن لروسيا أن تهاجم وقت الانتخابات أو انتقال السلطة، مما يضر بأوقات رد الفعل للقوة العسكرية الرئيسية في حلف الأطلسي؛ وحتى انتخاب ترامب المحتمل يُنظر إليه على أنه تسهيل للروس، الأمر الذي قد يؤدي إلى فك الارتباط الأمريكي حتى داخل الناتو، دون أن يتمكن الاتحاد الأوروبي بعد من دعم هجوم موسكو. وفيما يتعلق بهذه القضية، فإن تأخير بروكسل أمر محبط، والافتقار إلى جيش مشترك، إلى جانب الافتقار إلى العمل المشترك في السياسة الخارجية، يترك الاتحاد الأوروبي غير منظم في مواجهة حالات الطوارئ العالمية، وعلاوة على ذلك، فإن الانقسام المستمر بين الدول الأعضاء يخلق فوضى. الافتقار إلى التماسك الذي يضر بشدة بمشروع دفاعي مشترك لا يعتمد على الوجود الأمريكي. وبالحديث عن الأرقام، تشير التوقعات إلى نشر حوالي 70 ألف جندي روسي على الأراضي البيلاروسية، على الحدود مع دول البلطيق بحلول مارس 2025. وقد توقع حلف الأطلسي بالفعل ردًا كبيرًا على هذه الوحدة المكونة من حوالي 300 ألف رجل لحماية الممر. الليتوانية، للدفاع عن سلامة دول البلطيق، لكن هذه أعداد ضخمة، والتي يمكن أن تفتح الطريق أمام الخدمة العسكرية الإجبارية، والتي تخطط العديد من الدول لإعادتها، على وجه التحديد لموازنة الأعداد الروسية. ويبدو أن ظاهرة الحرب المتمركزة على نماذج الحربين العالميتين الأولى والثانية، والتي بدا أن انتشار الأسلحة الفائقة التكنولوجيا قد تغلب عليها، تبدو قادرة على العودة بقوة، لتنقض كل التوقعات. ولتجنب هذا السيناريو فمن المهم دعم أوكرانيا بكل السبل لاحتواء طموحات بوتين ومنع الحرب العالمية الثالثة.

mercoledì 24 gennaio 2024

Iraq terreno di scontro tra USA ed Iran

 L’Iraq, nonostante la sottovalutazione della stampa, è destinato a diventare un fronte molto importante del conflitto mediorientale e, specificatamente, del confronto tra USA ed Iran. La situazione, che le autorità irakene hanno definito di violazione della propria sovranità, ha visto reciproci attacchi tra Washington e Teheran, condotti proprio sul suolo dell’Iraq. L’Iran non sopporta la presenza militare americana ai suoi confini, sul suolo irakeno il regime degli Ajatollah è presente con milizie filo-iraniane, finanziate da Teheran, la cui presenza è ritenuta strategicamente importante, nel quadro delle azioni contro l’occidente ed Israele. Tra i compiti di queste milizie ci sono atti di disturbo contro le forze americane e quelle della coalizione contro i jihadisti, presenti sul suolo irakeno. Recentemente queste operazioni militari, in realtà già in corso da ottobre, hanno colpito basi americane con droni e razzi, provocando feriti nel personale statunitense e danneggiamenti delle infrastrutture delle basi. Pur senza la firma iraniana gli attacchi sono stati facilmente ricondotti a Teheran e ciò ha aggravato una situazione di contrasto capace di degenerare in maniera pericolosa. Gli USA hanno risposto, colpendo le Brigate Hezbollah, presenti sul territorio irakeno in una regione al confine con la Siria, provocando due vittime tra i miliziani; tuttavia altre vittime si sarebbero registrate in milizie scite, che sono entrate a fare parte dell’esercito regolare irakeno. Queste ritorsioni americane hanno suscitato le proteste del governo di Bagdad, che è stato eletto grazie ai voti degli sciiti irakeni e che teme la reazione dei propri sostenitori. L’accusa di violazione della sovranità nazionale, se appare giustificata contro le azioni di Washington, dovrebbe valere anche contro Teheran, in quanto mandante degli attentati contro le installazioni americane e, allargando il discorso, anche contro i turchi, che hanno condotto più volte azioni contro i curdi, cosa, peraltro imitata dagli iraniani. La realtà è che la situazione attuale in Iraq, ma anche in Siria ed in Libano, da parte degli israeliani, vede una continua violazione delle norme del diritto internazionale in una di serie di guerre non dichiarate ufficialmente, che sfuggono alla prassi prevista dalla legislazione internazionale. Questa situazione presente il rischio maggiore di una estensione del conflitto mediorientale, capace di provocare la deflagrazione di una guerra dichiarata, come fattore successivo a questi episodi, purtroppo sempre più frequenti, di conflitti a bassa intensità. Lasciare l’Iraq fuori da un conflitto appare determinante per evitare un conflitto mondiale, la posizione geografica del paese, tra le due maggiorie contrapposte potenze islamiche, porterebbe ad un confronto diretto, che avrebbe come prima conseguenza il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e la possibilità, per Teheran, di avvicinare le sue basi missilistiche ad Israele. Uno dei maggiori protagonisti, per evitare questa pericolosa deriva è il primo ministro iracheno Mohamed Chia al-Soudani, che pur godendo dell’appoggio dell’elettorato sciita, ha bisogno di preservare i legami tra Bagdad e Washington. In realtà questi legami, nelle intenzioni del premier irakeno dovrebbero essere soltanto di natura diplomatica, giacché circa la presenza della coalizione militare internazionale, il capo dell’esecutivo ne ha più volte sottolineato il ritiro per favorire le condizioni di stabilità e sicurezza dell’Iraq. La questione è però di difficile soluzione: con la presenza di milizie finanziate ed addestrate nel paese, l’Iraq rischia di perdere la propria indipendenza, garantita proprio dalla presenza delle forze occidentali; se il paese irakeno cadesse nelle mani di Teheran sarebbe un grosso problema di natura geopolitica per Washington, che deve per forza mantenere il proprio presidio sul suolo irakeno, fatto rafforzato dalla questione di Gaza, che ha provocato le azioni degli Houti e l’autoproclamazione da parte di Teheran di difensore dei palestinesi, nonostante la differenza religiosa. Bagdad è diventata così una vittima indiretta della situazione che si è creata a Gaza, dopo avere attraversato tutta la fase della presenza dello Stato islamico, peraltro ancora presente in determinate zone. Per disinnescare questo rischio occorrerebbe uno sforzo diplomatico della parte più responsabile di quelle in causa: gli USA; tale sforzo diplomatico dovrebbe essere diretto, non tanto verso l’Iran, ma verso Israele per fermare la carneficina di Gaza, favorire gli aiuti alla popolazione, anche con l’utilizzo di caschi blu dell’ONU ed accelerare, anche in maniera unilaterale la soluzione dei due stati, l’unica capace di fermare l’escalation internazionale ed eliminare ogni scusa per creare i presupposti dell’instabilità regionale.

Iraq, a battleground between the USA and Iran

 Iraq, despite the underestimation of the press, is destined to become a very important front in the Middle Eastern conflict and, specifically, in the confrontation between the USA and Iran. The situation, which the Iraqi authorities defined as a violation of their sovereignty, saw mutual attacks between Washington and Tehran, conducted right on Iraqi soil. Iran cannot tolerate the American military presence on its borders, on Iraqi soil the Ajatollah regime is present with pro-Iranian militias, financed by Tehran, whose presence is considered strategically important, in the context of actions against the West and Israel . Among the tasks of these militias are acts of disturbance against American forces and those of the coalition against the jihadists present on Iraqi soil. Recently these military operations, in reality already underway since October, have hit American bases with drones and rockets, causing injuries to US personnel and damage to the infrastructure of the bases. Even without the Iranian signature, the attacks were easily traced back to Tehran and this aggravated a conflict situation capable of degenerating into a dangerous manner. The USA responded by striking the Hezbollah Brigades, present on Iraqi territory in a region on the border with Syria, causing two victims among the militiamen; however, other victims would have been recorded in Scythian militias, which have become part of the regular Iraqi army. These American retaliations have sparked protests from the Baghdad government, which was elected thanks to the votes of Iraqi Shiites and which fears the reaction of its supporters. The accusation of violation of national sovereignty, if it appears justified against Washington's actions, should also apply against Tehran, as the instigator of the attacks against American installations and, broadening the discussion, also against the Turks, who have carried out actions several times against the Kurds, something also imitated by the Iranians. The reality is that the current situation in Iraq, but also in Syria and Lebanon, by the Israelis, sees a continuous violation of the rules of international law in a series of unofficially declared wars, which escape the practice established by international law . This situation presents the greatest risk of an extension of the Middle Eastern conflict, capable of provoking the explosion of a declared war, as a subsequent factor to these, unfortunately increasingly frequent, episodes of low intensity conflicts. Leaving Iraq out of a conflict appears crucial to avoiding a world conflict; the geographical position of the country, between the two major opposing Islamic powers, would lead to a direct confrontation, which would have as its first consequence the direct involvement of the United States and the possibility , for Tehran, to bring its missile bases closer to Israel. One of the major protagonists to avoid this dangerous drift is the Iraqi Prime Minister Mohamed Chia al-Soudani, who, despite enjoying the support of the Shiite electorate, needs to preserve ties between Baghdad and Washington. In reality, these ties, in the intentions of the Iraqi prime minister, should only be of a diplomatic nature, since regarding the presence of the international military coalition, the head of the executive has repeatedly underlined its withdrawal to favor the conditions of stability and security in Iraq. However, the issue is difficult to resolve: with the presence of financed and trained militias in the country, Iraq risks losing its independence, guaranteed precisely by the presence of Western forces; if the Iraqi country fell into the hands of Tehran it would be a major problem of a geopolitical nature for Washington, which must necessarily maintain its presence on Iraqi soil, a fact strengthened by the issue of Gaza, which provoked the actions of the Houthis and the self-proclamation by part of Tehran as defender of the Palestinians, despite the religious difference. Baghdad thus became an indirect victim of the situation that was created in Gaza, after having gone through the entire phase of the presence of the Islamic State, which is still present in certain areas. To defuse this risk, a diplomatic effort would be needed from the most responsible party of those involved: the USA; this diplomatic effort should be directed, not so much towards Iran, but towards Israel to stop the carnage in Gaza, encourage aid to the population, also with the use of UN peacekeepers and accelerate the solution, even unilaterally of the two states, the only one capable of stopping international escalation and eliminating any excuse for creating the conditions for regional instability.

Irak, campo de batalla entre EE.UU. e Irán

 Irak, a pesar de la infravaloración de la prensa, está llamado a convertirse en un frente muy importante en el conflicto de Oriente Medio y, en concreto, en el enfrentamiento entre Estados Unidos e Irán. La situación, que las autoridades iraquíes definieron como una violación de su soberanía, provocó ataques mutuos entre Washington y Teherán, llevados a cabo en suelo iraquí. Irán no puede tolerar la presencia militar estadounidense en sus fronteras; en suelo iraquí el régimen de Ajatollah está presente con milicias proiraníes, financiadas por Teherán, cuya presencia se considera estratégicamente importante, en el contexto de acciones contra Occidente e Israel. Entre las tareas de estas milicias se encuentran los actos de disturbios contra las fuerzas estadounidenses y los de la coalición contra los yihadistas presentes en suelo iraquí. Recientemente, estas operaciones militares, en realidad ya en marcha desde octubre, han atacado bases estadounidenses con drones y cohetes, provocando heridos al personal estadounidense y daños a la infraestructura de las bases. Incluso sin la firma iraní, los ataques se remontaron fácilmente a Teherán y esto agravó una situación de conflicto capaz de degenerar de manera peligrosa. Estados Unidos respondió atacando a las Brigadas de Hezbolá, presentes en territorio iraquí, en una región fronteriza con Siria, provocando dos víctimas entre los milicianos; sin embargo, otras víctimas se habrían registrado en las milicias escitas, que han pasado a formar parte del ejército regular iraquí. Estas represalias estadounidenses han provocado protestas del Gobierno de Bagdad, elegido gracias a los votos de los chiítas iraquíes y que teme la reacción de sus partidarios. La acusación de violación de la soberanía nacional, si parece justificada frente a las acciones de Washington, debería aplicarse también a Teherán, como instigador de los ataques contra las instalaciones estadounidenses y, ampliando el debate, también a los turcos, que han llevado a cabo varias veces acciones contra los kurdos, algo que también imitaron los iraníes. La realidad es que la situación actual en Irak, pero también en Siria y Líbano, por parte de los israelíes, se caracteriza por una violación continua de las normas del derecho internacional en una serie de guerras declaradas extraoficialmente, que escapan a la práctica establecida por el derecho internacional. Esta situación presenta el mayor riesgo de una extensión del conflicto de Oriente Medio, capaz de provocar la explosión de una guerra declarada, como factor posterior a estos episodios, lamentablemente cada vez más frecuentes, de conflictos de baja intensidad. Dejar a Irak fuera de un conflicto parece crucial para evitar un conflicto mundial; la posición geográfica del país, entre las dos grandes potencias islámicas enfrentadas, llevaría a un enfrentamiento directo, que tendría como primera consecuencia la implicación directa de Estados Unidos. y la posibilidad, para Teherán, de acercar sus bases de misiles a Israel. Uno de los principales protagonistas para evitar esta peligrosa deriva es el primer ministro iraquí Mohamed Chia al-Soudani, quien, a pesar de contar con el apoyo del electorado chií, necesita preservar los vínculos entre Bagdad y Washington. En realidad, estos vínculos, en las intenciones del primer ministro iraquí, deberían ser sólo de carácter diplomático, ya que respecto a la presencia de la coalición militar internacional, el jefe del ejecutivo ha subrayado repetidamente su retirada para favorecer las condiciones de estabilidad y seguridad en Irak. Sin embargo, la cuestión es difícil de resolver: con la presencia en el país de milicias financiadas y entrenadas, Irak corre el riesgo de perder su independencia, garantizada precisamente por la presencia de fuerzas occidentales; si el país iraquí cayera en manos de Teherán sería un gran problema de carácter geopolítico para Washington, que necesariamente debe mantener su presencia en suelo iraquí, hecho reforzado por la cuestión de Gaza, que provocó las acciones de los hutíes y la autoproclamación por parte de Teherán como defensor de los palestinos, a pesar de la diferencia religiosa. Bagdad se convirtió así en una víctima indirecta de la situación creada en Gaza, después de haber pasado por toda la fase de presencia del Estado Islámico, que todavía está presente en determinadas zonas. Para desactivar este riesgo, sería necesario un esfuerzo diplomático por parte de la parte más responsable de los involucrados: Estados Unidos; este esfuerzo diplomático debería dirigirse, no tanto hacia Irán, sino hacia Israel para detener la matanza en Gaza, fomentar la ayuda a la población, también con el uso de fuerzas de paz de la ONU y acelerar la solución, incluso unilateralmente, de los dos estados, la única uno capaz de detener la escalada internacional y eliminar cualquier excusa para crear las condiciones para la inestabilidad regional.

Irak, ein Schlachtfeld zwischen den USA und dem Iran

 Der Irak ist trotz der Unterschätzung in der Presse dazu bestimmt, eine sehr wichtige Front im Nahostkonflikt und insbesondere in der Konfrontation zwischen den USA und dem Iran zu werden. In der Situation, die die irakischen Behörden als Verletzung ihrer Souveränität betrachteten, kam es zu gegenseitigen Angriffen zwischen Washington und Teheran, die direkt auf irakischem Boden verübt wurden. Iran kann die amerikanische Militärpräsenz an seinen Grenzen nicht dulden, auf irakischem Boden ist das Ajatollah-Regime mit pro-iranischen Milizen präsent, die von Teheran finanziert werden, dessen Präsenz im Rahmen von Aktionen gegen den Westen und Israel als strategisch wichtig angesehen wird. Zu den Aufgaben dieser Milizen zählen Unruhen gegen amerikanische Streitkräfte und solche der Koalition gegen die auf irakischem Boden präsenten Dschihadisten. Kürzlich haben diese Militäroperationen, die in Wirklichkeit bereits seit Oktober laufen, amerikanische Stützpunkte mit Drohnen und Raketen getroffen, was zu Verletzungen des US-Personals und Schäden an der Infrastruktur der Stützpunkte geführt hat. Auch ohne die iranische Unterschrift konnten die Angriffe leicht auf Teheran zurückgeführt werden, was eine Konfliktsituation verschärfte, die gefährlich ausarten konnte. Die USA reagierten mit einem Angriff auf die Hisbollah-Brigaden, die auf irakischem Territorium in einer Region an der Grenze zu Syrien stationiert waren, und forderten zwei Opfer unter den Milizionären; Weitere Opfer dürften jedoch bei skythischen Milizen registriert worden sein, die Teil der regulären irakischen Armee geworden sind. Diese amerikanischen Vergeltungsmaßnahmen haben Proteste der Bagdad-Regierung ausgelöst, die dank der Stimmen irakischer Schiiten gewählt wurde und die Reaktion ihrer Anhänger fürchtet. Der Vorwurf der Verletzung der nationalen Souveränität sollte, wenn er gegen das Vorgehen Washingtons gerechtfertigt erscheint, auch gegen Teheran als Auslöser der Angriffe auf amerikanische Einrichtungen und, die Diskussion erweiternd, auch gegen die Türken gelten, die mehrfach gegen sie vorgegangen sind die Kurden, was auch von den Iranern nachgeahmt wurde. Die Realität ist, dass die aktuelle Situation im Irak, aber auch in Syrien und im Libanon durch die Israelis zu einer kontinuierlichen Verletzung der Regeln des Völkerrechts durch eine Reihe inoffiziell erklärter Kriege führt, die der durch das Völkerrecht festgelegten Praxis entgehen. Diese Situation birgt das größte Risiko einer Ausweitung des Nahostkonflikts, der als Folgefaktor für diese leider immer häufiger auftretenden Episoden von Konflikten geringer Intensität den Ausbruch eines erklärten Krieges provozieren könnte. Um einen weltweiten Konflikt zu vermeiden, scheint es von entscheidender Bedeutung zu sein, den Irak aus einem Konflikt herauszunehmen; die geografische Lage des Landes zwischen den beiden großen islamischen Großmächten würde zu einer direkten Konfrontation führen, die als erste Konsequenz die direkte Beteiligung der Vereinigten Staaten zur Folge hätte und die Möglichkeit für Teheran, seine Raketenbasen näher an Israel heranzuführen. Einer der wichtigsten Protagonisten, um diese gefährliche Entwicklung zu verhindern, ist der irakische Premierminister Mohamed Chia al-Soudani, der trotz der Unterstützung der schiitischen Wählerschaft die Beziehungen zwischen Bagdad und Washington aufrechterhalten muss. In Wirklichkeit sollten diese Beziehungen nach den Absichten des irakischen Premierministers nur diplomatischer Natur sein, da der Chef der Exekutive in Bezug auf die Präsenz der internationalen Militärkoalition wiederholt deren Rückzug betont hat, um die Bedingungen für Stabilität und Stabilität zu fördern Sicherheit im Irak. Allerdings ist das Problem schwer zu lösen: Durch die Präsenz finanzierter und ausgebildeter Milizen im Land besteht für den Irak die Gefahr, seine Unabhängigkeit zu verlieren, die gerade durch die Präsenz westlicher Streitkräfte garantiert wird; Wenn das irakische Land in die Hände Teherans fiele, wäre das ein großes Problem geopolitischer Natur für Washington, das unbedingt seine Präsenz auf irakischem Boden aufrechterhalten muss, eine Tatsache, die durch die Gaza-Frage, die das Vorgehen der Houthis provozierte, noch verstärkt wurde die Selbsterklärung eines Teils Teherans zum Verteidiger der Palästinenser, trotz der religiösen Differenz. Bagdad wurde somit ein indirektes Opfer der in Gaza entstandenen Situation, nachdem es die gesamte Phase der Präsenz des Islamischen Staates durchgemacht hatte, der in bestimmten Gebieten immer noch präsent ist. Um dieses Risiko zu entschärfen, wäre eine diplomatische Anstrengung der verantwortlichsten Partei der Beteiligten erforderlich: der USA; Diese diplomatischen Bemühungen sollten nicht so sehr auf den Iran, sondern auf Israel gerichtet sein, um das Blutbad in Gaza zu stoppen, die Hilfe für die Bevölkerung zu fördern, auch unter Einsatz von UN-Friedenstruppen, und die Lösung, auch einseitig, der beiden Staaten, der einzigen eine, die in der Lage ist, die internationale Eskalation zu stoppen und jeden Vorwand für die Schaffung der Voraussetzungen für regionale Instabilität zu beseitigen.

L'Irak, champ de bataille entre les États-Unis et l'Iran

 L'Irak, malgré la sous-estimation de la presse, est destiné à devenir un front très important dans le conflit du Moyen-Orient et, en particulier, dans la confrontation entre les États-Unis et l'Iran. Cette situation, que les autorités irakiennes ont qualifiée de violation de leur souveraineté, a donné lieu à des attaques mutuelles entre Washington et Téhéran, menées directement sur le sol irakien. L'Iran ne peut tolérer la présence militaire américaine à ses frontières, sur le sol irakien le régime Ajatollah est présent avec des milices pro-iraniennes, financées par Téhéran, dont la présence est considérée comme stratégiquement importante, dans le contexte d'actions contre l'Occident et Israël. Parmi les tâches de ces milices figurent des actes de perturbation contre les forces américaines et celles de la coalition contre les jihadistes présents sur le sol irakien. Récemment, ces opérations militaires, en réalité déjà en cours depuis octobre, ont frappé des bases américaines avec des drones et des roquettes, causant des blessés parmi le personnel américain et des dommages aux infrastructures des bases. Même sans la signature iranienne, les attaques pouvaient facilement être attribuées à Téhéran, ce qui a aggravé une situation de conflit susceptible de dégénérer de manière dangereuse. Les États-Unis ont répondu en frappant les Brigades du Hezbollah, présentes sur le territoire irakien dans une région frontalière avec la Syrie, faisant deux victimes parmi les miliciens ; cependant, d'autres victimes auraient été enregistrées dans les milices scythes, devenues partie intégrante de l'armée régulière irakienne. Ces représailles américaines ont suscité des protestations de la part du gouvernement de Bagdad, élu grâce aux votes des chiites irakiens et qui craint la réaction de ses partisans. L'accusation de violation de la souveraineté nationale, si elle apparaît justifiée face aux actions de Washington, devrait également s'appliquer à Téhéran, en tant qu'instigateur des attaques contre les installations américaines et, en élargissant le débat, également aux Turcs, qui ont mené à plusieurs reprises des actions contre les Kurdes, quelque chose également imité par les Iraniens. La réalité est que la situation actuelle en Irak, mais aussi en Syrie et au Liban, par les Israéliens, voit une violation continue des règles du droit international dans une série de guerres officieusement déclarées, qui échappent à la pratique établie par le droit international. Cette situation présente le plus grand risque d’extension du conflit au Moyen-Orient, susceptible de provoquer l’explosion d’une guerre déclarée, facteur ultérieur à ces épisodes malheureusement de plus en plus fréquents de conflits de faible intensité. Sortir l'Irak d'un conflit apparaît crucial pour éviter un conflit mondial ; la position géographique du pays, entre les deux grandes puissances islamiques opposées, conduirait à un affrontement direct, qui aurait pour première conséquence l'implication directe des États-Unis. et la possibilité, pour Téhéran, de rapprocher ses bases de missiles d'Israël. L'un des principaux protagonistes pour éviter cette dérive dangereuse est le Premier ministre irakien Mohamed Chia al-Soudani qui, bien que bénéficiant du soutien de l'électorat chiite, doit préserver les liens entre Bagdad et Washington. En réalité, ces liens, dans les intentions du premier ministre irakien, ne devraient être que de nature diplomatique, puisque concernant la présence de la coalition militaire internationale, le chef de l'exécutif a souligné à plusieurs reprises son retrait pour favoriser les conditions de stabilité et sécurité en Irak. Mais la question est difficile à résoudre : avec la présence de milices financées et entraînées dans le pays, l'Irak risque de perdre son indépendance, garantie justement par la présence des forces occidentales ; si le pays irakien tombait aux mains de Téhéran, cela constituerait un problème géopolitique majeur pour Washington, qui doit nécessairement maintenir sa présence sur le sol irakien, fait renforcé par la question de Gaza, qui a provoqué les actions des Houthis et l'autoproclamation d'une partie de Téhéran comme défenseur des Palestiniens, malgré la différence religieuse. Bagdad est ainsi devenue une victime indirecte de la situation créée à Gaza, après avoir traversé toute la phase de présence de l’État islamique, toujours présent dans certaines zones. Pour désamorcer ce risque, un effort diplomatique serait nécessaire de la part de la partie la plus responsable parmi les acteurs impliqués : les États-Unis ; cet effort diplomatique devrait être dirigé, non pas tant vers l'Iran, mais vers Israël pour arrêter le carnage à Gaza, encourager l'aide à la population, également avec le recours aux casques bleus de l'ONU et accélérer la solution, même unilatérale des deux États, la seule capable d’arrêter l’escalade internationale et d’éliminer toute excuse pour créer les conditions d’une instabilité régionale.

Iraque, um campo de batalha entre os EUA e o Irão

 O Iraque, apesar da subestimação da imprensa, está destinado a tornar-se uma frente muito importante no conflito do Médio Oriente e, especificamente, no confronto entre os EUA e o Irão. A situação, que as autoridades iraquianas definiram como uma violação da sua soberania, assistiu a ataques mútuos entre Washington e Teerão, conduzidos directamente em solo iraquiano. O Irão não pode tolerar a presença militar americana nas suas fronteiras, em solo iraquiano o regime do Ajatollah está presente com milícias pró-iranianas, financiadas por Teerão, cuja presença é considerada estrategicamente importante, no contexto de ações contra o Ocidente e Israel. Entre as tarefas destas milícias estão atos de perturbação contra as forças americanas e as da coligação contra os jihadistas presentes em solo iraquiano. Recentemente, estas operações militares, na realidade já em curso desde Outubro, atingiram bases americanas com drones e foguetes, causando ferimentos ao pessoal dos EUA e danos à infra-estrutura das bases. Mesmo sem a assinatura iraniana, os ataques foram facilmente rastreados até Teerão e isso agravou uma situação de conflito capaz de degenerar de forma perigosa. Os EUA responderam atacando as Brigadas do Hezbollah, presentes em território iraquiano numa região na fronteira com a Síria, causando duas vítimas entre os milicianos; no entanto, outras vítimas teriam sido registadas nas milícias citas, que se tornaram parte do exército regular iraquiano. Estas retaliações americanas suscitaram protestos do governo de Bagdad, que foi eleito graças aos votos dos xiitas iraquianos e que teme a reacção dos seus apoiantes. A acusação de violação da soberania nacional, se parecer justificada contra as acções de Washington, deverá aplicar-se também contra Teerão, como instigador dos ataques contra instalações americanas e, alargando a discussão, também contra os turcos, que realizaram diversas acções contra os curdos, algo também imitado pelos iranianos. A realidade é que a situação actual no Iraque, mas também na Síria e no Líbano, por parte dos israelitas, vê uma violação contínua das regras do direito internacional numa série de guerras declaradas não oficialmente, que fogem à prática estabelecida pelo direito internacional. Esta situação apresenta o maior risco de prolongamento do conflito no Médio Oriente, capaz de provocar a explosão de uma guerra declarada, como factor subsequente a estes episódios, infelizmente cada vez mais frequentes, de conflitos de baixa intensidade. Deixar o Iraque fora de um conflito parece crucial para evitar um conflito mundial; a posição geográfica do país, entre as duas grandes potências islâmicas opostas, levaria a um confronto directo, que teria como primeira consequência o envolvimento directo dos Estados Unidos e a possibilidade, para Teerão, de aproximar as suas bases de mísseis de Israel. Um dos grandes protagonistas para evitar esta perigosa deriva é o primeiro-ministro iraquiano, Mohamed Chia al-Soudani, que, apesar de contar com o apoio do eleitorado xiita, precisa de preservar os laços entre Bagdad e Washington. Na realidade, estes laços, nas intenções do primeiro-ministro iraquiano, deveriam ser apenas de natureza diplomática, já que relativamente à presença da coligação militar internacional, o chefe do executivo tem sublinhado repetidamente a sua retirada para favorecer as condições de estabilidade e segurança no Iraque. Contudo, a questão é difícil de resolver: com a presença de milícias financiadas e treinadas no país, o Iraque corre o risco de perder a sua independência, garantida precisamente pela presença de forças ocidentais; se o país iraquiano caísse nas mãos de Teerã seria um grande problema de natureza geopolítica para Washington, que deve necessariamente manter a sua presença em solo iraquiano, fato reforçado pela questão de Gaza, que provocou as ações dos Houthis e a autoproclamação de parte de Teerã como defensora dos palestinos, apesar da diferença religiosa. Bagdad tornou-se assim vítima indirecta da situação que se criou em Gaza, depois de ter passado por toda a fase da presença do Estado Islâmico, que ainda está presente em certas zonas. Para neutralizar este risco, seria necessário um esforço diplomático da parte mais responsável dos envolvidos: os EUA; este esforço diplomático deve ser dirigido, não tanto para o Irão, mas para que Israel pare a carnificina em Gaza, incentive a ajuda à população, também com o recurso a forças de manutenção da paz da ONU e acelere a solução, mesmo unilateral, dos dois estados, o único capaz de travar a escalada internacional e eliminar qualquer desculpa para criar condições para a instabilidade regional.

Ирак – поле битвы между США и Ираном

 Ираку, несмотря на недооценку прессы, суждено стать важнейшим фронтом в ближневосточном конфликте и, в частности, в противостоянии США и Ирана. Ситуация, которую иракские власти расценили как нарушение своего суверенитета, привела к взаимным атакам Вашингтона и Тегерана, проведенным прямо на иракской земле. Иран не может терпеть американское военное присутствие на своих границах, на иракской земле присутствует режим Аджатоллы с проиранскими формированиями, финансируемыми Тегераном, присутствие которых считается стратегически важным в контексте действий против Запада и Израиля. Среди задач этих ополчений - акты беспорядков против американских сил и сил коалиции против джихадистов, присутствующих на иракской земле. Недавно эти военные операции, которые на самом деле уже ведутся с октября, нанесли удары по американским базам с помощью дронов и ракет, причинив ранения американскому персоналу и нанеся ущерб инфраструктуре баз. Даже без иранской подписи теракты легко были прослежены до Тегерана, что усугубляло конфликтную ситуацию, способную перерасти в опасную форму. США ответили ударом по бригадам «Хезболлы», находящимся на территории Ирака в районе на границе с Сирией, в результате чего двое боевиков пострадали; однако другие жертвы были бы зафиксированы в скифских ополчениях, ставших частью регулярной иракской армии. Эти американские ответные меры вызвали протесты со стороны правительства Багдада, которое было избрано благодаря голосам иракских шиитов и которое опасается реакции своих сторонников. Обвинение в нарушении национального суверенитета, если оно окажется оправданным на фоне действий Вашингтона, должно быть также применимо против Тегерана как зачинщика атак на американские объекты и, расширяя дискуссию, также против турок, которые несколько раз осуществляли действия против курды, чему иранцы тоже подражали. Реальность такова, что нынешняя ситуация в Ираке, а также в Сирии и Ливане со стороны израильтян представляет собой постоянное нарушение норм международного права в виде серии неофициально объявленных войн, которые выходят за рамки практики, установленной международным правом. Эта ситуация представляет собой наибольший риск расширения ближневосточного конфликта, способного спровоцировать взрыв объявленной войны в качестве последующего фактора этих, к сожалению, все более частых эпизодов конфликтов низкой интенсивности. Выход Ирака из конфликта представляется решающим для предотвращения мирового конфликта; географическое положение страны между двумя основными противоборствующими исламскими державами приведет к прямой конфронтации, первым следствием которой станет прямое вмешательство Соединенных Штатов. и возможность для Тегерана приблизить свои ракетные базы к Израилю. Одним из главных сторонников предотвращения этого опасного дрейфа является премьер-министр Ирака Мохамед Чиа аль-Судани, которому, несмотря на поддержку шиитского электората, необходимо сохранить связи между Багдадом и Вашингтоном. В действительности эти связи, по замыслу иракского премьер-министра, должны носить лишь дипломатический характер, поскольку относительно присутствия международной военной коалиции глава исполнительной власти неоднократно подчеркивал ее выход в пользу условий стабильности и безопасности. безопасности в Ираке. Однако вопрос решить сложно: при наличии в стране финансируемых и обученных ополченцев Ирак рискует потерять свою независимость, гарантированную именно присутствием западных сил; если бы иракская страна попала в руки Тегерана, это стало бы серьезной проблемой геополитического характера для Вашингтона, который обязательно должен сохранить свое присутствие на иракской земле, факт, усиленный проблемой Газы, спровоцировавшей действия хуситов и самопровозглашение частью Тегерана защитником палестинцев, несмотря на религиозные различия. Таким образом, Багдад стал косвенной жертвой ситуации, создавшейся в секторе Газа, пройдя всю фазу присутствия Исламского государства, которое до сих пор присутствует в определенных районах. Чтобы снизить этот риск, потребуются дипломатические усилия со стороны наиболее ответственной стороны: США; эти дипломатические усилия должны быть направлены не столько на Иран, сколько на Израиль, чтобы остановить бойню в Газе, стимулировать помощь населению, в том числе с использованием миротворцев ООН, и ускорить решение, даже в одностороннем порядке двух государств, единственного способный остановить международную эскалацию и устранить любые оправдания для создания условий для региональной нестабильности.

伊拉克是美國和伊朗之間的戰場

 儘管媒體低估了伊拉克,但它注定會成為中東衝突,特別是美國和伊朗之間對抗的一個非常重要的前線。 伊拉克當局將這種情況定義為侵犯其主權,華盛頓和德黑蘭之間在伊拉克領土上進行了相互攻擊。 伊朗不能容忍美國在其邊境駐軍,阿賈圖拉政權在伊拉克領土上駐紮著由德黑蘭資助的親伊朗民兵,在針對西方和以色列的行動中,這些民兵的存在被認為具有戰略重要性。 這些民兵的任務之一是對美軍和聯軍針對伊拉克領土上的聖戰士進行騷亂。 最近,這些軍事行動實際上從10月起就已經開始,用無人機和火箭襲擊了美國基地,造成美軍人員受傷和基地基礎設施損壞。 即使沒有伊朗的簽名,襲擊也很容易追溯到德黑蘭,這加劇了衝突局勢,並有可能惡化為危險的情況。 作為回應,美國襲擊了駐紮在伊拉克境內與敘利亞邊境地區的真主黨旅,造成民兵中的兩名受害者; 然而,其他受害者可能是斯基泰民兵,這些民兵已成為伊拉克正規軍的一部分。 美國的這些報復行動引發了巴格達政府的抗議,巴格達政府是透過伊拉克什葉派的選票來當選的,並且擔心其支持者的反應。 侵犯國家主權的指控,如果對華盛頓的行動來說似乎是合理的,那麼也應該適用於德黑蘭,因為德黑蘭是針對美國設施的襲擊的煽動者,並且擴大討論範圍,也適用於土耳其人,土耳其人曾多次對伊朗採取行動。庫德人,伊朗人也跟進。 現實情況是,目前伊拉克以及敘利亞和黎巴嫩的局勢,以色列人在一系列非正式宣戰的戰爭中不斷違反國際法規則,逃避了國際法既定的慣例。 這種情況帶來了中東衝突擴大的最大風險,可能引發宣戰的爆發,作為這些不幸的是日益頻繁的低強度衝突事件的後續因素。 將伊拉克排除在衝突之外似乎對於避免世界衝突至關重要;該國位於兩個主要伊斯蘭強國之間的地理位置將導致直接對抗,其第一個後果是美國的直接參與德黑蘭有可能將其飛彈基地拉近以色列。 避免這種危險傾向的主要人物之一是伊拉克總理穆罕默德·恰亞·蘇達尼,儘管他得到了什葉派選民的支持,但他需要保持巴格達和華盛頓之間的關係。 事實上,按照伊拉克總理的意圖,這些關係應該只是外交性質的,因為關於國際軍事聯盟的存在,行政首腦一再強調其撤出是為了有利於穩定和安全的條件。伊拉克的安全。 然而,這個問題很難解決:由於該國存在有資金和訓練有素的民兵,伊拉克面臨著失去獨立的風險,而這正是由西方軍隊的存在所保證的; 如果伊拉克國家落入德黑蘭手中,這對華盛頓來說將是一個地緣政治性質的重大問題,華盛頓必須維持其在伊拉克領土上的存在,加薩問題加劇了這一事實,加薩問題引發了胡塞武裝和胡塞武裝的行動。儘管有宗教差異,德黑蘭部分地區仍自稱是巴勒斯坦人的捍衛者。 因此,巴格達在經歷了伊斯蘭國存在的整個階段之後,成為加薩局勢的間接受害者,伊斯蘭國仍然存在於某些地區。 為了化解這項風險,最負責任的一方需要做出外交努力:美國; 這項外交努力不應主要針對伊朗,而應針對以色列,以製止加薩的大屠殺,鼓勵向民眾提供援助,同時動用聯合國維和人員,並加速解決問題,即使是兩國單方面的解決,也是唯一的解決方案。一個能夠阻止國際局勢升級並消除為地區不穩定創造條件的任何藉口的國家。

アメリカとイランの激戦地イラク

 マスコミの過小評価にもかかわらず、イラクは中東紛争、特に米国とイランの対立において非常に重要な前線となる運命にある。 イラク当局が主権の侵害と定義したこの状況は、ワシントンとテヘランの間で相互攻撃がイラク本土で行われたものである。 イランは国境でのアメリカ軍の駐留を容認できず、イラクの国土ではアジャトラ政権が親イラン民兵を派遣しており、テヘランの資金援助を受けており、西側諸国とイスラエルに対する行動の文脈でその駐留は戦略的に重要であると考えられている。 これら民兵組織の任務の中には、アメリカ軍に対する撹乱行為や、イラク国内に存在するジハード戦士に対する連合軍の任務も含まれる。 最近、これらの軍事作戦は実際には10月からすでに進行しており、無人機やロケット弾で米軍基地を攻撃し、米軍人に負傷を与えたり、基地のインフラに損害を与えたりしている。 イランの署名がなくても、攻撃はテヘランに遡ることが容易であり、これにより紛争状況が悪化して危険な状況に陥る可能性がある。 米国はこれに応じて、シリアとの国境にある地域のイラク領土に駐留するヒズボラ旅団を攻撃し、民兵のうち2名が犠牲となった。 しかし、イラク正規軍の一部となったスキタイ民兵組織には他の犠牲者も記録されていただろう。 こうしたアメリカの報復は、イラクのシーア派の投票によって選出されたバグダッド政府の抗議を引き起こしており、支持者の反応を懸念している。 国家主権侵害の告発が、もしワシントンの行動に対して正当であると思われるのであれば、アメリカ施設に対する攻撃の扇動者としてのテヘランに対しても適用されるべきであり、さらに議論を広げて、トルコに対して何度も行動を起こしているトルコに対しても適用されるべきである。クルド人、イラン人も真似したもの。 現実には、イラクだけでなくシリアやレバノンでも、イスラエル人が一連の非公式宣戦布告において国際法の規則に継続的に違反しており、これらの戦争は国際法で確立された慣行を逃れている。 この状況は、中東紛争の拡大という最大のリスクをもたらしており、残念なことに、ますます頻繁になっている低強度の紛争の続発要因として、宣戦布告の爆発を引き起こす可能性があります。 イラクを紛争から離脱することは、世界紛争を回避するために極めて重要であると思われる;対立する二大イスラム勢力の間にあるこの国の地理的位置は直接対決につながり、その最初の結果として米国の直接関与が生じるだろう。そしてテヘランにとっては、ミサイル基地をイスラエルに近づける可能性がある。 この危険な漂流を回避するための主要な主役の一人は、イラクのモハメド・チア・アル・スダーニー首相であり、彼はシーア派有権者の支持を得ているにもかかわらず、バグダッドとワシントンの関係を維持する必要がある。 実際のところ、イラク首相の意向によれば、これらの関係は外交的な性質のものにすぎないはずである。というのは、国際軍事連合の存在に関して、行政長官は安定と状況を優先するためにその撤退を繰り返し強調しているからである。イラクの治安。 しかし、この問題は解決が難しい。資金提供され訓練を受けた民兵組織が国内に存在するため、イラクは独立を失う危険があり、まさに西側軍の存在によって保証されている。 もしイラクの国がテヘランの手に落ちれば、それはワシントンにとって地政学的性質の大きな問題となるだろう。ワシントンは必然的にイラクの土壌での存在を維持しなければならないが、その事実はフーシ派とフーシ派の行動を誘発したガザ問題によってさらに強化された。宗教の違いにもかかわらず、テヘランの一部がパレスチナ人の擁護者であると自己宣言した。 このようにバグダッドは、イスラム国(現在も一部の地域に存在)の存在の全段階を経て、ガザで生み出された状況の間接的な犠牲者となった。 このリスクを軽減するには、関係者の中で最も責任のある当事者である米国の外交努力が必要となるだろう。 この外交努力は、イランではなくイスラエルに向けられ、ガザでの大虐殺を止め、国連平和維持軍の活用も含めて住民への援助を奨励し、唯一の両国の一方的であっても解決を加速するべきである。それは、国際的なエスカレーションを阻止し、地域の不安定の状況を生み出すあらゆる言い訳を排除することができるものです。

العراق ساحة معركة بين الولايات المتحدة وإيران

 إن العراق، على الرغم من الاستهانة بالصحافة، مقدر له أن يصبح جبهة مهمة للغاية في الصراع في الشرق الأوسط، وعلى وجه التحديد، في المواجهة بين الولايات المتحدة وإيران. وشهد الوضع، الذي وصفته السلطات العراقية بأنه انتهاك لسيادتها، هجمات متبادلة بين واشنطن وطهران، على الأراضي العراقية. ولا يمكن لإيران أن تتسامح مع الوجود العسكري الأمريكي على حدودها، فعلى الأراضي العراقية يتواجد نظام آيات الله مع ميليشيات موالية لإيران، تمولها طهران، ويعتبر وجودها ذا أهمية استراتيجية، في سياق التحركات ضد الغرب وإسرائيل. ومن بين مهام هذه الميليشيات أعمال الاضطراب ضد القوات الأمريكية وقوات التحالف ضد الجهاديين المتواجدين على الأراضي العراقية. في الآونة الأخيرة، ضربت هذه العمليات العسكرية، التي بدأت بالفعل منذ أكتوبر، القواعد الأمريكية بطائرات بدون طيار وصواريخ، مما تسبب في إصابة أفراد أمريكيين وإلحاق أضرار بالبنية التحتية للقواعد. وحتى بدون التوقيع الإيراني، كان من السهل إرجاع الهجمات إلى طهران، مما أدى إلى تفاقم حالة الصراع القادرة على التدهور إلى طريقة خطيرة. وردت الولايات المتحدة بضرب كتائب حزب الله المتواجدة على الأراضي العراقية في منطقة على الحدود مع سوريا، مما أدى إلى سقوط قتيلين من عناصر الميليشيات؛ إلا أنه تم تسجيل ضحايا آخرين في صفوف الميليشيات السكيثية، التي أصبحت جزءاً من الجيش العراقي النظامي. وأثارت هذه الأعمال الانتقامية الأميركية احتجاجات من جانب حكومة بغداد، التي انتخبت بفضل أصوات الشيعة العراقيين والتي تخشى ردة فعل مؤيديها. إن الاتهام بانتهاك السيادة الوطنية، إذا بدا مبررًا ضد تصرفات واشنطن، يجب أن ينطبق أيضًا على طهران، باعتبارها المحرض على الهجمات ضد المنشآت الأمريكية، وتوسيع المناقشة، أيضًا ضد الأتراك، الذين نفذوا أعمالًا عدة مرات ضد الأكراد، وهو أمر قلده الإيرانيون أيضًا. والحقيقة هي أن الوضع الحالي في العراق، ولكن أيضًا في سوريا ولبنان، من قبل الإسرائيليين، يشهد انتهاكًا مستمرًا لقواعد القانون الدولي في سلسلة من الحروب المعلنة بشكل غير رسمي، والتي تفلت من الممارسة التي أقرها القانون الدولي. ويمثل هذا الوضع الخطر الأكبر المتمثل في امتداد الصراع في الشرق الأوسط، وهو ما قد يؤدي إلى انفجار حرب معلنة، كعامل لاحق لهذه الأحداث، التي تتكرر للأسف على نحو متزايد، من الصراعات المنخفضة الحدة. إن ترك العراق خارج الصراع يبدو أمراً حاسماً لتجنب صراع عالمي؛ فالموقع الجغرافي للبلاد، بين القوتين الإسلاميتين الرئيسيتين المتعارضتين، من شأنه أن يؤدي إلى مواجهة مباشرة، والتي ستكون نتيجتها الأولى التدخل المباشر للولايات المتحدة. وإمكانية قيام طهران بتقريب قواعدها الصاروخية من إسرائيل. وأحد الأطراف الرئيسية التي تسعى إلى تجنب هذا الانجراف الخطير هو رئيس الوزراء العراقي محمد شيا السوداني، الذي يحتاج، على الرغم من تمتعه بدعم الناخبين الشيعة، إلى الحفاظ على العلاقات بين بغداد وواشنطن. وفي الواقع، فإن هذه العلاقات، في نوايا رئيس الوزراء العراقي، يجب أن تكون ذات طبيعة دبلوماسية فقط، إذ فيما يتعلق بوجود التحالف العسكري الدولي، أكد رئيس السلطة التنفيذية مراراً وتكراراً انسحابه لصالح ظروف الاستقرار والأمن. الأمن في العراق. ومع ذلك، فإن هذه القضية يصعب حلها: فمع وجود ميليشيات ممولة ومدربة في البلاد، يخاطر العراق بفقدان استقلاله، الذي يضمنه على وجه التحديد وجود القوات الغربية؛ وإذا سقط البلد العراقي في أيدي طهران فسيكون ذلك مشكلة كبيرة ذات طبيعة جيوسياسية لواشنطن، التي يجب عليها بالضرورة أن تحافظ على وجودها على الأراضي العراقية، وهي حقيقة تعززها قضية غزة التي استفزت تصرفات الحوثيين وإيران. إعلان جزء من طهران نفسها مدافعاً عن الفلسطينيين، على الرغم من الاختلاف الديني. وهكذا أصبحت بغداد ضحية غير مباشرة للوضع الذي نشأ في غزة، بعد أن مرت بمرحلة تواجد تنظيم الدولة الإسلامية الذي لا يزال حاضرا في بعض المناطق. ولنزع فتيل هذا الخطر، ستكون هناك حاجة إلى جهد دبلوماسي من جانب الطرف الأكثر مسؤولية بين الأطراف المعنية: الولايات المتحدة؛ ويجب توجيه هذا الجهد الدبلوماسي، ليس نحو إيران، بل نحو إسرائيل لوقف المذبحة في غزة، وتشجيع المساعدات للسكان، وكذلك باستخدام قوات حفظ السلام التابعة للأمم المتحدة، وتسريع الحل، حتى ولو من جانب واحد بين الدولتين، الحل الوحيد. واحد قادر على وقف التصعيد الدولي وإزالة أي مبرر لتهيئة الظروف لعدم الاستقرار الإقليمي.

martedì 23 gennaio 2024

Trump sempre più favorito, anche senza il consenso dei repubblicani moderati

 Quello, che era l’antagonista più accreditato di Trump, il repubblicano Ron DeSantis, governatore dello stato della Florida, si è ufficialmente ritirato dalla corsa alla nomination per partecipare all’elezione presidenziale USA. Dopo la consultazione repubblicana nello Iowa, dove ha riscosso scarsi consensi, i sondaggi per il voto in New Hampshire gli accreditavano soltanto una percentuale del 5,2 e ciò ha determinato il suo ritiro; DeSantis ha comunicato che il suo sostegno andrà, quindi, a Trump. DeSantis, che alcuni vedevano in grado di contrastare Trump nella corsa alla nomina a sfidante di Biden, proviene da posizioni politiche simili a Trump e si identifica con il nuovo corso che sta dominando nel Partito Repubblicano, influenzato dalle idee del Tea party e, per questo, assicura il suo appoggio all’ex presidente, in aperto contrasto con la candidatura di Nikky Halley, da lui ritenuta troppo moderata e rappresentante della vecchia impostazione dei Repubblicani. DeSantis si era guadagnato un certo credito, grazie alla sua elezione come governatore della Florida, proprio contro i candidati indicati da Trump, tuttavia la sconfitta, distanziato di circa 30 punti percentuali nello Iowa, ha dimostrato che gli elettori repubblicani lo hanno percepito come una copia di Trump, proprio per posizioni molto simili su temi come immigrazione ed aborto. La perdita di consensi, dopo che i sondaggi lo distanziavano di soli 10 punti da Trump, è iniziata proprio con la difesa dell’ex presidente dalle accuse penali, facendo, quindi, perdere i consensi degli elettori più moderati. Sebbene formalmente DeSantis avesse già rinunciato alle primarie del New Hampshire, per concentrarsi su quelle della Carolina del Sud, la distanza di circa 55 punti percentuali registrata nei sondaggi ha provocato la decisione del ritiro, anche per occuparsi a tempo pieno della sua carica di governatore della Florida. DeSantis è il terzo candidato a ritirarsi dalla contesa repubblicana, determinando così un confronto a due tra Trump, sempre più favorito e Nikky Halley, già governatrice della Carolina del Sud ed ambasciatrice USA alle Nazioni Unite. La strategia elettorale di Nikky Halley è quella di riscuotere i voti dei repubblicani più moderati, che non si riconoscono nella maniera istrionica di governare di Trump e sono contrari alle sue posizioni oltranziste contrassegnate dallo scarso rispetto per le leggi federali. Il caos creato dalle vicende giudiziarie di Trump non incontra il favore degli elettori repubblicani più tradizionalisti, che preferirebbero un personaggio più misurato e più affidabile, tuttavia la platea conquistata da Trump appare più ampia perché trasversale all’elettorato repubblicano classico, capace di riscuotere consensi nei ceti più diversi ed anche dagli elettori più poveri. Nonostante queste analisi Nikky Halley prova a presentarsi come una sorta di cambio generazionale, forte della sua età, 51 anni e di una sostanziosa esperienza politica. Una affermazione netta di Trump nel New Hampshire potrebbe togliere, però, ogni velleità alla sfidante, riducendone notevolmente le possibilità di raggiungere la nomination. Questa vicenda dimostra come quello che era, una volta, il ceto politico dominante del  partito repubblicano non abbia ancora recuperato le proprie posizioni ed, anzi, assista quasi in maniera passiva alla trasformazione del partito, iniziata con il Tea party, fino ad arrivare ad una formazione politica personalistica dello stesso Trump e, sostanzialmente, in suo ostaggio. Se questa analisi sociopolitica è valida Nikky Halley ha poche possibilità di vincere, proprio perché troppo vicino alle istanze di una parte del partito che appare come minoritaria. Per gli USA e per il mondo, questa non è una buona notizia perché rileva il proseguimento della tendenza di radicalizzazione del partito repubblicano, nonostante la sconfitta di Trump alle ultime elezioni ed i suoi guai giudiziari. Dopo quattro anni, la mancanza di un ricambio politico e generazionale, esclusa la figura della Halley, dimostra come il partito sia in ostaggio di Trump e ciò provochi preoccupazione a livello internazionale. Dal punto di vista del Partito Democratico, forse una candidatura di Trump può convenire, perché porterà alla mobilitazione l’elettorato non abituato ad andare alle urne, che voterebbe qualsiasi candidato per evitare il bis di Trump alla Casa Bianca; in questa ottica un successo, anche se difficile, della Halley potrebbe favorirla alla corsa per la carica di presidente, proprio perché elemento più moderato. Entrambi soluzioni, Biden o Halley, sarebbero certamente gradite alla maggior parte del panorama internazionale, che teme con Trump, un sovvertimento degli equilibri occidentali. 

Trump increasingly favored, even without the consent of moderate Republicans

 Trump's most accredited opponent, Republican Ron DeSantis, governor of the state of Florida, has officially withdrawn from the nomination race to participate in the US presidential election. After the Republican elections in Iowa, where he received little support, the polls for the vote in New Hampshire gave him only a percentage of 5.2 and this led to his withdrawal; DeSantis has announced that his support will therefore go to Trump. DeSantis, who some saw as capable of countering Trump in the race to be nominated as Biden's challenger, comes from similar political positions to Trump and identifies with the new course that is dominating in the Republican Party, influenced by the ideas of the Tea Party and, for this reason , assures his support for the former president, in open contrast with the candidacy of Nikky Halley, which he considers too moderate and representative of the old approach of the Republicans. DeSantis had earned a certain credit, thanks to his election as governor of Florida, against the candidates indicated by Trump, however the defeat, distanced by about 30 percentage points in Iowa, demonstrated that Republican voters perceived him as a copy of Trump, precisely for very similar positions on issues such as immigration and abortion. The loss of support, after the polls distanced him by only 10 points from Trump, began with the defense of the former president from criminal charges, thus causing him to lose the support of more moderate voters. Although formally DeSantis had already given up on the New Hampshire primaries, to concentrate on those of South Carolina, the distance of around 55 percentage points recorded in the polls led to the decision to withdraw, also to take up his position as governor of the United States full time. Florida. DeSantis is the third candidate to withdraw from the Republican contest, thus determining a two-way contest between Trump, increasingly favored, and Nikky Halley, former governor of South Carolina and US ambassador to the United Nations. Nikky Halley's electoral strategy is to collect the votes of the more moderate Republicans, who do not recognize themselves in Trump's histrionic way of governing and are against his extremist positions marked by little respect for federal laws. The chaos created by Trump's judicial affairs does not find favor with the more traditional Republican voters, who would prefer a more measured and more reliable character, however the audience conquered by Trump appears broader because it cuts across the classic Republican electorate, capable of gaining consensus in the more diverse classes and also by the poorest voters. Despite these analyses, Nikky Halley tries to present herself as a sort of generational change, thanks to her age, 51 years and a substantial political experience. However, a clear victory by Trump in New Hampshire could take away any ambition from his challenger, significantly reducing his chances of reaching the nomination. This story demonstrates how what was once the dominant political class of the Republican Party has not yet recovered its positions and, on the contrary, is almost passively assisting the transformation of the party, which began with the Tea Party, up to a personalistic political formation of Trump himself and, essentially, his hostage. If this sociopolitical analysis is valid Nikky Halley has little chance of winning, precisely because he is too close to the demands of a part of the party that appears to be a minority. For the USA and the world, this is not good news because it highlights the continuation of the trend of radicalization of the Republican Party, despite Trump's defeat in the last elections and his judicial troubles. After four years, the lack of political and generational change, excluding the figure of Halley, demonstrates how the party is hostage to Trump and this causes concern at an international level. From the point of view of the Democratic Party, perhaps a Trump candidacy may be worthwhile, because it will lead to the mobilization of the electorate not accustomed to going to the polls, who would vote for any candidate to avoid Trump's repeat in the White House; from this perspective, a success, even if difficult, for Halley could favor her in the run for the office of president, precisely because she is a more moderate element than her. Both solutions, Biden or Halley, would certainly be appreciated by the majority of the international scene, which fears with Trump an upheaval of Western balances.

Trump cada vez más favorecido, incluso sin el consentimiento de los republicanos moderados

 El oponente más acreditado de Trump, el republicano Ron DeSantis, gobernador del estado de Florida, se retiró oficialmente de la carrera por la nominación para participar en las elecciones presidenciales de Estados Unidos. Después de las elecciones republicanas en Iowa, donde recibió poco apoyo, las encuestas para el voto en New Hampshire le dieron sólo un porcentaje del 5,2 y esto provocó su retirada; DeSantis ha anunciado que, por tanto, su apoyo irá a parar a Trump. DeSantis, a quien algunos ven como capaz de contrarrestar a Trump en la carrera por ser nominado como rival de Biden, proviene de posiciones políticas similares a las de Trump y se identifica con el nuevo rumbo que domina en el Partido Republicano, influido por las ideas del Tea Party y Por ello, asegura su apoyo al expresidente, en abierto contraste con la candidatura de Nikky Halley, que considera demasiado moderada y representativa del viejo enfoque de los republicanos. DeSantis se había ganado cierto crédito, gracias a su elección como gobernador de Florida, frente a los candidatos indicados por Trump, pero la derrota, distanciada por unos 30 puntos porcentuales en Iowa, demostró que los votantes republicanos lo percibían como una copia de Trump, precisamente por posiciones muy similares en temas como la inmigración y el aborto. La pérdida de apoyo, después de que las encuestas le distanciaran sólo 10 puntos de Trump, comenzó con la defensa del expresidente de cargos penales, lo que le hizo perder el apoyo de los votantes más moderados. Aunque formalmente DeSantis ya había renunciado a las primarias de New Hampshire para concentrarse en las de Carolina del Sur, la distancia de alrededor de 55 puntos porcentuales registrada en las encuestas llevó a la decisión de retirarse, también para asumir su cargo de gobernador de los Estados Unidos. Estados Unidos tiempo completo Florida. DeSantis es el tercer candidato que se retira de la contienda republicana, determinando así una contienda bidireccional entre Trump, cada vez más favorecido, y Nikky Halley, exgobernadora de Carolina del Sur y embajadora de Estados Unidos ante las Naciones Unidas. La estrategia electoral de Nikky Halley pasa por recoger los votos de los republicanos más moderados, que no se reconocen en la forma histriónica de gobernar de Trump y se oponen a sus posiciones extremistas marcadas por el poco respeto a las leyes federales. El caos creado por los asuntos judiciales de Trump no encuentra el favor de los votantes republicanos más tradicionales, que preferirían un personaje más mesurado y más fiable, pero el público conquistado por Trump parece más amplio porque atraviesa al electorado republicano clásico, capaz de lograr consenso. en las clases más diversas y también por los votantes más pobres. A pesar de estos análisis, Nikky Halley intenta presentarse como una especie de relevo generacional, gracias a su edad, 51 años y una importante experiencia política. Sin embargo, una clara victoria de Trump en New Hampshire podría quitarle cualquier ambición a su rival, reduciendo significativamente sus posibilidades de alcanzar la nominación. Esta historia demuestra cómo la que alguna vez fue la clase política dominante del Partido Republicano aún no ha recuperado sus posiciones y, por el contrario, está ayudando casi pasivamente a la transformación del partido, que comenzó con el Tea Party, hasta convertirse en una formación política personalista. del propio Trump y, esencialmente, de su rehén. Si este análisis sociopolítico es válido, Nikky Halley tiene pocas posibilidades de ganar, precisamente porque está demasiado cerca de las demandas de una parte del partido que parece minoritaria. Para Estados Unidos y el mundo, esta no es una buena noticia porque pone de relieve la continuación de la tendencia de radicalización del Partido Republicano, a pesar de la derrota de Trump en las últimas elecciones y sus problemas judiciales. Después de cuatro años, la falta de relevo político y generacional, excluyendo la figura de Halley, demuestra cómo el partido es rehén de Trump y esto genera preocupación a nivel internacional. Desde el punto de vista del Partido Demócrata, tal vez una candidatura de Trump pueda valer la pena, porque provocará la movilización de un electorado no acostumbrado a acudir a las urnas, que votaría por cualquier candidato para evitar la repetición de Trump en la Casa Blanca. ; Desde esta perspectiva, un éxito, aunque difícil, para Halley podría favorecerla en su candidatura a la presidencia, precisamente porque es un elemento más moderado. Ambas soluciones, Biden o Halley, serían sin duda apreciadas por la mayoría de la escena internacional, que teme con Trump un trastorno de los equilibrios occidentales.

Trump favorisierte zunehmend, auch ohne die Zustimmung gemäßigter Republikaner

 Trumps stärkster Gegner, der Republikaner Ron DeSantis, Gouverneur des Bundesstaates Florida, hat sich offiziell aus dem Nominierungsrennen für die Teilnahme an der US-Präsidentschaftswahl zurückgezogen. Nach den republikanischen Wahlen in Iowa, wo er wenig Unterstützung erhielt, ergaben die Umfragen für die Wahl in New Hampshire für ihn nur einen Prozentsatz von 5,2, was zu seinem Rückzug führte; DeSantis hat angekündigt, dass seine Unterstützung daher an Trump gehen werde. DeSantis, den einige für fähig hielten, Trump im Rennen um die Nominierung als Bidens Herausforderer entgegenzutreten, vertritt ähnliche politische Positionen wie Trump und identifiziert sich mit dem neuen Kurs, der in der Republikanischen Partei vorherrscht, beeinflusst von den Ideen der Tea Party und Aus diesem Grund sichert er dem ehemaligen Präsidenten seine Unterstützung zu, im klaren Gegensatz zur Kandidatur von Nikky Halley, die er für zu gemäßigt und repräsentativ für den alten Ansatz der Republikaner hält. DeSantis hatte sich durch seine Wahl zum Gouverneur von Florida gegenüber den von Trump genannten Kandidaten eine gewisse Anerkennung erworben, doch die um etwa 30 Prozentpunkte liegende Niederlage in Iowa zeigte, dass die republikanischen Wähler ihn als eine Kopie von Trump wahrnahmen, und zwar gerade deshalb Sehr ähnliche Positionen zu Themen wie Einwanderung und Abtreibung. Der Verlust an Unterstützung, nachdem er in den Umfragen nur 10 Punkte von Trump entfernt war, begann mit der Verteidigung des ehemaligen Präsidenten vor Strafanzeigen, was dazu führte, dass er die Unterstützung gemäßigterer Wähler verlor. Obwohl DeSantis formell bereits auf die Vorwahlen in New Hampshire verzichtet hatte, um sich auf die Vorwahlen in South Carolina zu konzentrieren, führte der in den Umfragen verzeichnete Abstand von rund 55 Prozentpunkten zu der Entscheidung, sich zurückzuziehen und auch sein Amt als Gouverneur der Vereinigten Staaten anzutreten Staaten Vollzeit. Florida. DeSantis ist der dritte Kandidat, der sich aus dem Wahlkampf der Republikaner zurückzieht und damit einen Zweikampf zwischen Trump, der immer beliebter wird, und Nikky Halley, der ehemaligen Gouverneurin von South Carolina und US-Botschafterin bei den Vereinten Nationen, auslöst. Nikky Halleys Wahlstrategie besteht darin, die Stimmen der gemäßigteren Republikaner zu sammeln, die sich nicht mit Trumps theatralischer Regierungsführung identifizieren und gegen seine extremistischen Positionen sind, die sich durch wenig Respekt vor Bundesgesetzen auszeichnen. Das durch Trumps Justizangelegenheiten verursachte Chaos findet bei den traditionelleren republikanischen Wählern keinen Anklang, die einen maßvolleren und verlässlicheren Charakter bevorzugen würden. Allerdings scheint das von Trump eroberte Publikum breiter zu sein, da es sich um die klassische republikanische Wählerschaft handelt, die konsensfähig ist in den vielfältigeren Schichten und auch von den ärmsten Wählern. Trotz dieser Analysen versucht Nikky Halley, sich dank seines Alters von 51 Jahren und seiner umfangreichen politischen Erfahrung als eine Art Generationswechsel darzustellen. Allerdings könnte ein klarer Sieg Trumps in New Hampshire seinem Herausforderer jeglichen Ehrgeiz nehmen und seine Chancen auf die Nominierung deutlich verringern. Diese Geschichte zeigt, wie die einst dominierende politische Klasse der Republikanischen Partei ihre Positionen noch nicht wiedererlangt hat und im Gegenteil die Transformation der Partei, die mit der Tea Party begann, hin zu einer personalistischen politischen Formation fast passiv unterstützt von Trump selbst und im Wesentlichen seiner Geisel. Wenn diese gesellschaftspolitische Analyse zutrifft, hat Nikky Halley kaum Chancen auf einen Sieg, gerade weil er den Forderungen eines scheinbar in der Minderheit stehenden Teils der Partei zu nahe steht. Für die USA und die Welt sind das keine guten Nachrichten, denn es unterstreicht die Fortsetzung des Radikalisierungstrends der Republikanischen Partei, trotz Trumps Niederlage bei den letzten Wahlen und seiner juristischen Probleme. Nach vier Jahren zeigt das Ausbleiben eines politischen und Generationswechsels, abgesehen von Halley, dass die Partei eine Geisel von Trump ist, und dies gibt auf internationaler Ebene Anlass zur Sorge. Aus Sicht der Demokratischen Partei könnte sich eine Trump-Kandidatur vielleicht lohnen, weil sie zur Mobilisierung der Wählerschaft führen wird, die es nicht gewohnt sind, zur Wahl zu gehen, und die für jeden Kandidaten stimmen würden, um eine Wiederholung Trumps im Weißen Haus zu vermeiden ; Aus dieser Perspektive ein, wenn auch schwieriger, Erfolg für Halley, der sie im Rennen um das Amt des Präsidenten begünstigen könnte, gerade weil sie ein gemäßigteres Element ist. Beide Lösungen, Biden oder Halley, würden sicherlich von der Mehrheit der internationalen Szene geschätzt werden, die mit Trump einen Umbruch westlicher Gleichgewichte befürchtet.

Trump de plus en plus favorisé, même sans le consentement des républicains modérés

 L'opposant le plus accrédité de Trump, le républicain Ron DeSantis, gouverneur de l'État de Floride, s'est officiellement retiré de la course à l'investiture pour participer à l'élection présidentielle américaine. Après les élections républicaines dans l'Iowa, où il a reçu peu de soutien, les sondages pour le vote dans le New Hampshire ne lui ont donné qu'un pourcentage de 5,2, ce qui a conduit à son retrait ; DeSantis a annoncé que son soutien irait donc à Trump. DeSantis, que certains considéraient comme capable de contrer Trump dans la course à la nomination comme challenger de Biden, vient de positions politiques similaires à celles de Trump et s'identifie au nouveau cours qui domine au sein du Parti républicain, influencé par les idées du Tea Party et C'est pour cela qu'il assure son soutien à l'ancien président, en contraste flagrant avec la candidature de Nikky Halley, qu'il juge trop modérée et représentative de l'ancienne approche des Républicains. DeSantis avait gagné un certain crédit, grâce à son élection comme gouverneur de Floride, face aux candidats indiqués par Trump, mais la défaite, distancé d'environ 30 points de pourcentage dans l'Iowa, a démontré que les électeurs républicains le percevaient comme une copie de Trump, précisément pour des positions très similaires sur des questions telles que l’immigration et l’avortement. La perte de soutien, après que les sondages ne l’ont éloigné que de 10 points de Trump, a commencé avec la défense de l’ancien président contre des accusations criminelles, lui faisant ainsi perdre le soutien des électeurs plus modérés. Bien que DeSantis ait formellement déjà renoncé aux primaires du New Hampshire pour se concentrer sur celles de Caroline du Sud, l'écart d'environ 55 points de pourcentage enregistré dans les sondages a conduit à la décision de se retirer et de prendre également ses fonctions de gouverneur des États-Unis. États-Unis à temps plein, Floride. DeSantis est le troisième candidat à se retirer de la course républicaine, déterminant ainsi une compétition à double sens entre Trump, de plus en plus favorisé, et Nikky Halley, ancienne gouverneure de Caroline du Sud et ambassadrice des États-Unis auprès des Nations Unies. La stratégie électorale de Nikky Halley est de recueillir les voix des républicains les plus modérés, qui ne se reconnaissent pas dans la manière histrionique de gouverner de Trump et s'opposent à ses positions extrémistes marquées par le peu de respect des lois fédérales. Le chaos créé par les affaires judiciaires de Trump ne trouve pas grâce auprès des électeurs républicains plus traditionnels, qui préféreraient un personnage plus mesuré et plus fiable, mais le public conquis par Trump apparaît plus large car il traverse l'électorat républicain classique, capable de parvenir à un consensus. dans les classes les plus diverses et aussi par les électeurs les plus pauvres. Malgré ces analyses, Nikky Halley tente de se présenter comme une sorte de changement générationnel, grâce à son âge, 51 ans et une expérience politique conséquente. Cependant, une nette victoire de Trump dans le New Hampshire pourrait enlever toute ambition à son challenger, réduisant considérablement ses chances d’accéder à l’investiture. Cette histoire montre comment ce qui était autrefois la classe politique dominante du Parti républicain n'a pas encore retrouvé ses positions et, au contraire, assiste presque passivement la transformation du parti, amorcée avec le Tea Party, jusqu'à une formation politique personnaliste. de Trump lui-même et, essentiellement, de son otage. Si cette analyse sociopolitique est valable, Nikky Halley a peu de chances de l'emporter, précisément parce qu'il est trop proche des revendications d'une partie du parti qui apparaît minoritaire. Pour les États-Unis et le monde, ce n’est pas une bonne nouvelle car cela met en évidence la poursuite de la tendance à la radicalisation du Parti républicain, malgré la défaite de Trump aux dernières élections et ses ennuis judiciaires. Après quatre ans, l’absence de changement politique et générationnel, à l’exclusion de la figure de Halley, démontre à quel point le parti est l’otage de Trump et cela suscite des inquiétudes au niveau international. Du point de vue du Parti démocrate, peut-être qu'une candidature de Trump en vaut la peine, car elle conduirait à la mobilisation d'un électorat peu habitué à aller aux urnes, qui voterait pour n'importe quel candidat afin d'éviter une répétition de Trump à la Maison Blanche. ; de ce point de vue, un succès, même s'il est difficile, car Halley pourrait la favoriser dans la course à la présidence, précisément parce qu'elle est un élément plus modéré. Les deux solutions, Biden ou Halley, seraient certainement appréciées par la majorité de la scène internationale, qui craint avec Trump un bouleversement des équilibres occidentaux.