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venerdì 22 novembre 2019

Le possibili conseguenze internazionali della crisi di Hong Kong

L’evoluzione delle proteste di Hong Kong porta direttamente ad una crisi tra Stati Uniti e Cina, peggiorando i rapporti bilaterali, con possibili conseguenze dirette sul piano commerciale. Il parlamento americano, infatti, è in procinto di approvare una legge relativa al rispetto dei diritti umani nell’ex colonia britannica. Senza la garanzia del rispetto dei diritti umani gli USA sanzioneranno Hong Kong e la sua economia che gode di uno status speciale con Washington. Questa legge prevede, infatti, una revisione periodica di questo status particolare, connesso a vantaggi economici, nel caso della violazione di diritti umani ed anche sanzioni contro le autorità di Hong Kong e della Cina, oltre al divieto di vendita da parte di aziende statunitensi di prodotti che possano essere usati nella repressione delle manifestazioni, come proiettili di gomma o pistole elettriche. Pechino ha reagito a parole in modo molto duro all’eventualità che questa legge entri in vigore,  ma nella pratica la minaccia si è limitata a non meglio precisate sanzioni, dimostrando di non avere previsto l’intensità dell’iniziativa americana. La Cina ha già da tempo accusato gli americani di fomentare le proteste di Hong Kong, ma una simile intromissione nella propria politica interna non è mai avvenuta e nonostante l’impreparazione iniziale Pechino non si può limitare a subire passivamente l’azione di Washington; tuttavia il governo cinese si trova in situazione molto scomoda, Hong Kong ha una ribalta mediatica che non può consentire impunemente le repressioni che la Cina ha inflitto ai musulmani cinesi, anche se l’intenzione di risolvere la questione andrebbe in quel senso. Per la Cina è senz’altro una situazione nuova, perchè non ha la piena libertà d’azione su di un territorio, che, seppure con un diverso ordinamento, fa parte della sua sovranità. Appare impossibile non rilevare come Pechino abbia gestito male la situazione prima delle proteste oltre che nella fase attuale, segno di una improvvisazione che denota una reale incapacità di muoversi al di fuori dei confini della Cina continentale, protetti dalle regole del sistema dittatoriale vigente. La situazione potrebbe essere risolta soltanto con il dialogo, ma ciò significherebbe una sorta di cedimento del governo centrale di fronte agli altri oppositori presenti nel continente e potrebbe aprire concrete possibilità perfino l’area della dissidenza. Poi c’è la questione economica, che finora è stata il primo pensiero dei governanti cinesi: il loro dilemma è se sacrificare la crescita economica alla solidità politica o viceversa. Se l’occidente, che è la parte ricca delpianeta, ha finora non troppo contestato le repressioni dei musulmani, con Hong Kong non potrà avere un atteggiamento analogo e la spirale negativa che rischia di innescarsi, come conseguenza delle sanzioni e della censura contro la Cina, potrà porre il problema per Pechino verso quale parte orientarsi. Può essere credibile la situazione di una Cina che mantiene il suo ordine su Hong Kong, attraverso repressioni violente, ma che nel  contempo non è sanzionata nell’aspetto economico? Questa situazione sembra impossibile, anche perchè è impossibile che gli Stati Uniti non sfruttino una tale occasione dove Pechino si è infilata da sola. Comunque agisca la Cina perderà qualcosa ed a Washignton ne sono ben consapevoli: per gli USA, la vicenda di Hong Kong può essere un modo per un ridimensionamento della Cina, sopratutto in Occidente, dove Pechino, tramite investimenti massicci, sta tentando di insidiare l’influenza americana. D’altro canto è pure vero che le democrazie occidentali prendano atto che la controparte cinese è governata da un sistema totalmente incompatibile con i loro valori e soprassedere su una repressione in un territorio che fino a poco tempo prima  era una democrazia deve indurre a ragionamenti e riflessioni che possono oltrepassare la convenienza economica. Attraverso questi temi gli Stati Uniti potranno fare pressione sugli stati occidentali e specialmente europei per operare una strategia di contrasto alla Cina a livello internazionale. Per questo Hong Kong significherà molto per gli equilibri globali.

The possible international consequences of the Hong Kong crisis

The evolution of the Hong Kong protests leads directly to a crisis between the United States and China, worsening bilateral relations, with possible direct commercial consequences. The American parliament, in fact, is in the process of approving a law concerning respect for human rights in the former British colony. Without the guarantee of respect for human rights, the US will sanction Hong Kong and its economy which enjoys a special status with Washington. This law provides, in fact, a periodic review of this particular status, connected to economic advantages, in the case of the violation of human rights and also sanctions against the authorities of Hong Kong and China, in addition to the prohibition of sales by US companies of products that can be used in repression of demonstrations, such as rubber bullets or electric guns. Beijing reacted in words very hard to the eventuality that this law comes into force, but in practice the threat has been limited to unspecified sanctions, showing that it did not foresee the intensity of the American initiative. China has long accused the Americans of fomenting the protests in Hong Kong, but such an interference in their domestic politics has never happened and despite the initial lack of preparation, Beijing cannot be limited to passively suffer Washington's action; however, the Chinese government is in a very uncomfortable situation, Hong Kong has a media spotlight that cannot allow the repression that China has inflicted on Chinese Muslims with impunity, even if the intention to resolve the issue would be in that sense. For China it is undoubtedly a new situation, because it does not have full freedom of action on a territory, which, although with a different order, is part of its sovereignty. It seems impossible not to notice how Beijing has badly managed the situation before the protests as well as in the current phase, a sign of an improvisation that denotes a real inability to move outside the borders of mainland China, protected by the rules of the current dictatorial system. The situation could only be resolved through dialogue, but this would mean a sort of collapse of the central government in the face of other opponents present on the continent and could even open concrete possibilities for the area of ​​dissidence. Then there is the economic question, which until now has been the first thought of the Chinese rulers: their dilemma is whether to sacrifice economic growth to political solidity or vice versa. If the West, which is the rich part of the planet, has so far not too disputed the repressions of the Muslims, with Hong Kong it will not be able to have a similar attitude and the negative spiral that risks triggering, as a result of sanctions and censorship against China , will be able to pose the problem for Beijing towards which side to orientate. Can the situation of a China that maintains its order on Hong Kong, through violent repression, but at the same time not be sanctioned in the economic aspect be credible? This situation seems impossible, also because it is impossible for the United States not to take advantage of such an occasion where Beijing has slipped by itself. However China is acting, it will lose something and in Washignton they are well aware of it: for the USA, the story of Hong Kong can be a way of reducing China, especially in the West, where Beijing, through massive investments, is trying to undermine the American influence. On the other hand, it is also true that the Western democracies take note that the Chinese counterpart is governed by a system totally incompatible with their values ​​and postpone a repression in a territory that until recently was a democracy must lead to reasoning and reflections that can go beyond economic convenience. Through these themes, the United States will be able to put pressure on Western and especially European states to implement a strategy to combat China internationally. This is why Hong Kong will mean a lot to global balances.

Las posibles consecuencias internacionales de la crisis de Hong Kong

La evolución de las protestas de Hong Kong conduce directamente a una crisis entre Estados Unidos y China, empeorando las relaciones bilaterales, con posibles consecuencias comerciales directas. El parlamento estadounidense, de hecho, está en proceso de aprobar una ley sobre el respeto de los derechos humanos en la antigua colonia británica. Sin la garantía del respeto de los derechos humanos, Estados Unidos sancionará a Hong Kong y su economía, que goza de un estatus especial con Washington. Esta ley proporciona, de hecho, una revisión periódica de este estado particular, relacionado con las ventajas económicas, en el caso de la violación de los derechos humanos y también sanciones contra las autoridades de Hong Kong y China, además de la prohibición de ventas por parte de compañías estadounidenses de Productos que pueden utilizarse para la represión de manifestaciones, como balas de goma o pistolas eléctricas. Beijing reaccionó con palabras muy duras ante la eventualidad de que esta ley entre en vigor, pero en la práctica la amenaza se ha limitado a sanciones no especificadas, lo que demuestra que no preveía la intensidad de la iniciativa estadounidense. China ha acusado durante mucho tiempo a los estadounidenses de fomentar las protestas en Hong Kong, pero tal interferencia en su política interna nunca ha sucedido y, a pesar de la falta inicial de preparación, Beijing no puede limitarse a sufrir pasivamente la acción de Washington; sin embargo, el gobierno chino se encuentra en una situación muy incómoda, Hong Kong tiene una atención mediática que no puede permitir la represión que China ha infligido a los musulmanes chinos con impunidad, incluso si la intención de resolver el problema fuera en ese sentido. Para China, sin duda, es una situación nueva, porque no tiene plena libertad de acción en un territorio que, aunque con un orden diferente, es parte de su soberanía. Parece imposible no darse cuenta de cómo Beijing ha manejado mal la situación antes de las protestas, así como en la fase actual, una señal de una improvisación que denota una incapacidad real para salir de las fronteras de China continental, protegida por las reglas del sistema dictatorial actual. La situación solo podría resolverse mediante el diálogo, pero esto significaría una especie de colapso del gobierno central frente a otros opositores presentes en el continente e incluso podría abrir posibilidades concretas para el área de disidencia. Luego está la cuestión económica, que hasta ahora ha sido el primer pensamiento de los gobernantes chinos: su dilema es si sacrificar el crecimiento económico a la solidez política o viceversa. Si Occidente, que es la parte rica del planeta, hasta ahora no ha disputado demasiado las represiones de los musulmanes, con Hong Kong no podrá tener una actitud similar y la espiral negativa que corre el riesgo de desencadenarse, como resultado de las sanciones y la censura contra China , será capaz de plantear el problema para Beijing hacia qué lado orientarse. ¿Puede la situación de una China que mantiene su orden en Hong Kong, a través de la represión violenta, pero al mismo tiempo no ser sancionada en el aspecto económico ser creíble? Esta situación parece imposible, también porque es imposible que Estados Unidos no aproveche una ocasión en la que Beijing se ha resbalado por sí misma. Sin embargo, China está actuando, perderá algo y en Washignton lo saben: para Estados Unidos, la historia de Hong Kong puede ser una forma de reducir el tamaño de China, especialmente en Occidente, donde Beijing, a través de inversiones masivas, está tratando de socavar Influencia americana. Por otro lado, también es cierto que las democracias occidentales toman nota de que la contraparte china se rige por un sistema totalmente incompatible con sus valores y pospone una represión en un territorio que hasta hace poco era una democracia que debe conducir al razonamiento y reflexiones que pueden ir más allá de la conveniencia económica. A través de estos temas, Estados Unidos podrá presionar a los estados occidentales y especialmente a los europeos para que implementen una estrategia para combatir a China internacionalmente. Es por eso que Hong Kong significará mucho para los equilibrios globales.

Die möglichen internationalen Folgen der Hongkong-Krise

Die Entwicklung der Proteste in Hongkong führt unmittelbar zu einer Krise zwischen den Vereinigten Staaten und China, die die bilateralen Beziehungen verschlechtert und möglicherweise unmittelbare wirtschaftliche Folgen hat. Das amerikanische Parlament ist in der Tat dabei, ein Gesetz über die Achtung der Menschenrechte in der ehemaligen britischen Kolonie zu verabschieden. Ohne die Garantie der Achtung der Menschenrechte werden die USA Hongkong und seine Wirtschaft sanktionieren, die in Washington einen Sonderstatus genießt. Dieses Gesetz sieht in der Tat eine regelmäßige Überprüfung dieses besonderen Status vor, die mit wirtschaftlichen Vorteilen im Falle der Verletzung der Menschenrechte und auch mit Sanktionen gegen die Behörden von Hongkong und China verbunden ist, zusätzlich zum Verkaufsverbot von US - amerikanischen Unternehmen Produkte, die zur Unterdrückung von Demonstrationen verwendet werden können, wie Gummigeschosse oder Elektrogewehre. Peking reagierte mit Worten sehr heftig auf den Fall, dass dieses Gesetz in Kraft treten würde, aber in der Praxis beschränkte sich die Bedrohung auf nicht näher festgelegte Sanktionen und zeigte, dass die Intensität der amerikanischen Initiative nicht vorhergesehen wurde. China hat die Amerikaner lange Zeit beschuldigt, die Proteste in Hongkong angefacht zu haben, aber eine solche Einmischung in ihre Innenpolitik ist nie eingetreten, und Peking kann trotz anfänglicher mangelnder Vorbereitung nicht darauf beschränkt werden, Washingtons Aktionen passiv zu erleiden. Die chinesische Regierung befindet sich jedoch in einer sehr unangenehmen Situation. Hongkong verfügt über ein Medienrampenlicht, das die Unterdrückung, die China den chinesischen Muslimen ungestraft auferlegt hat, nicht zulässt, selbst wenn die Absicht, das Problem zu lösen, in diesem Sinne wäre. Für China ist es zweifellos eine neue Situation, da es nicht die volle Handlungsfreiheit auf einem Territorium hat, das, obwohl es eine andere Ordnung hat, Teil seiner Souveränität ist. Es scheint unmöglich, nicht zu bemerken, wie schlecht Peking die Situation vor den Protesten und in der gegenwärtigen Phase gemeistert hat, ein Zeichen einer Improvisation, die eine echte Unfähigkeit anzeigt, sich außerhalb der Grenzen des chinesischen Festlandes zu bewegen, geschützt durch die Regeln des gegenwärtigen diktatorischen Systems. Die Situation könnte nur durch einen Dialog gelöst werden, aber dies würde eine Art Zusammenbruch der Zentralregierung gegenüber anderen auf dem Kontinent anwesenden Gegnern bedeuten und könnte sogar konkrete Möglichkeiten für den Bereich der Meinungsverschiedenheiten eröffnen. Dann ist da die wirtschaftliche Frage, an die die chinesischen Machthaber bis jetzt als erstes gedacht haben: Ihr Dilemma ist, ob das Wirtschaftswachstum der politischen Solidität geopfert werden soll oder umgekehrt. Wenn der Westen, der der reiche Teil des Planeten ist, die Repressionen der Muslime bisher nicht zu bestritten hat, wird er mit Hongkong keine ähnliche Haltung und die negative Spirale haben können, die durch Sanktionen und Zensur gegen China ausgelöst werden könnte , wird in der Lage sein, Peking vor das Problem zu stellen, auf welche Seite es sich zu richten gilt. Kann die Situation eines China glaubwürdig sein, das durch gewaltsame Unterdrückung seine Ordnung in Hongkong aufrechterhält, aber gleichzeitig wirtschaftlich nicht sanktioniert werden kann? Diese Situation scheint unmöglich, auch weil es für die Vereinigten Staaten unmöglich ist, einen solchen Anlass, bei dem Peking von selbst ausgerutscht ist, nicht zu nutzen. Wie auch immer China handelt, es wird etwas verlieren und in Washignton sind sie sich dessen bewusst: Für die USA kann die Geschichte von Hongkong ein Weg sein, China zu verkleinern, insbesondere im Westen, wo Peking durch massive Investitionen versucht, das zu untergraben Amerikanischer Einfluss. Andererseits stimmt es auch, dass die westlichen Demokratien zur Kenntnis nehmen, dass das chinesische Gegenstück von einem System regiert wird, das mit ihren Werten völlig unvereinbar ist, und eine Unterdrückung in einem Gebiet aufschieben, das bis vor kurzem eine Demokratie gewesen ist, die zu Überlegungen führen muss und Überlegungen, die über die wirtschaftliche Zweckmäßigkeit hinausgehen können. Durch diese Themen werden die Vereinigten Staaten in der Lage sein, Druck auf westliche und insbesondere europäische Staaten auszuüben, um eine Strategie zur internationalen Bekämpfung Chinas umzusetzen. Aus diesem Grund wird Hongkong für die globalen Bilanzen eine Menge bedeuten.

Les conséquences internationales possibles de la crise de Hong Kong

L'évolution des manifestations à Hong Kong conduit directement à une crise entre les États-Unis et la Chine, qui détériore les relations bilatérales et peut avoir des conséquences commerciales directes. En fait, le parlement américain est en train d’approuver une loi sur le respect des droits de l’homme dans l’ancienne colonie britannique. Sans la garantie du respect des droits de l'homme, les États-Unis sanctionneront Hong Kong et son économie, qui jouit d'un statut spécial avec Washington. Cette loi prévoit en effet un réexamen périodique de ce statut particulier, lié à des avantages économiques, en cas de violation des droits de l'homme, ainsi que des sanctions à l'encontre des autorités de Hong Kong et de la Chine, ainsi que l'interdiction de vente par des sociétés américaines. des produits pouvant être utilisés pour la répression de manifestations, tels que des balles en caoutchouc ou des pistolets électriques. Beijing a très mal réagi à l'éventualité de l'entrée en vigueur de cette loi, mais dans la pratique, la menace s'est limitée à des sanctions indéterminées, ce qui montre qu'elle ne prévoyait pas l'intensité de l'initiative américaine. La Chine a longtemps accusé les Américains d'avoir fomenté les manifestations à Hong Kong, mais une telle ingérence dans leur politique intérieure n'a jamais eu lieu et malgré le manque de préparation initial, Pékin ne peut se limiter à subir passivement l'action de Washington; Cependant, le gouvernement chinois est dans une situation très inconfortable. Hong Kong a une lumière médiatique qui ne peut permettre la répression que la Chine inflige impunément aux musulmans chinois, même si l'intention de résoudre le problème serait dans ce sens. Pour la Chine, il s'agit sans aucun doute d'une situation nouvelle, car elle ne jouit pas d'une totale liberté d'action sur un territoire qui, bien que d'un ordre différent, fait partie de sa souveraineté. Il semble impossible de ne pas remarquer à quel point Pékin a mal géré la situation avant les manifestations ainsi que dans la phase actuelle, signe d'une improvisation dénotant une réelle incapacité à sortir des frontières de la Chine continentale, protégée par les règles du système dictatorial actuel. La situation ne pourrait être résolue que par le dialogue, mais cela signifierait une sorte d'effondrement du gouvernement central face aux autres opposants présents sur le continent et pourrait même ouvrir des possibilités concrètes pour la zone de dissidence. Vient ensuite la question économique, qui jusqu’à présent a été la première pensée des dirigeants chinois: leur dilemme est de savoir si la croissance économique doit être sacrifiée à la solidité politique ou inversement. Si l'Occident, qui est la partie la plus riche de la planète, n'a pas jusqu'à présent trop contesté les répressions contre les musulmans, il ne sera pas possible à Hong Kong d'avoir une attitude similaire et la spirale négative qui risque de déclencher, à la suite de sanctions et de censure contre la Chine , sera en mesure de poser le problème pour Beijing vers quel côté orienter. La situation d'une Chine qui maintient son ordre sur Hong Kong par le biais d'une répression violente sans pour autant être sanctionnée du point de vue économique peut-elle être crédible? Cette situation semble impossible, notamment parce qu'il est impossible pour les États-Unis de ne pas profiter d'une telle occasion où Pékin a échoué. Quelque soit l’action de la Chine, elle perdra quelque chose et elle est bien consciente à Washignton: pour les États-Unis, l’histoire de Hong Kong peut être un moyen de réduire la taille de la Chine, en particulier dans les pays occidentaux, où Pékin tente, par des investissements massifs, de saper le Influence américaine. D'autre part, il est également vrai que les démocraties occidentales constatent que la contrepartie chinoise est régie par un système totalement incompatible avec leurs valeurs et reportent une répression sur un territoire qui était jusque-là une démocratie doit conduire à des raisonnements des réflexions qui peuvent aller au-delà de la commodité économique. Grâce à ces thèmes, les États-Unis pourront faire pression sur les États occidentaux, et en particulier européens, pour qu'ils mettent en œuvre une stratégie de lutte contre la Chine à l'échelle internationale. C’est pourquoi Hong Kong aura une grande incidence sur les équilibres mondiaux.

As possíveis consequências internacionais da crise de Hong Kong

A evolução dos protestos de Hong Kong leva diretamente a uma crise entre os Estados Unidos e a China, agravando as relações bilaterais, com possíveis conseqüências comerciais diretas. De fato, o parlamento americano está aprovando uma lei sobre o respeito aos direitos humanos na ex-colônia britânica. Sem a garantia do respeito pelos direitos humanos, os EUA sancionarão Hong Kong e sua economia, que goza de um status especial com Washington. Esta lei fornece, de fato, uma revisão periódica desse status específico, ligado a vantagens econômicas, no caso de violação de direitos humanos e também sanções contra as autoridades de Hong Kong e China, além da proibição de vendas por empresas americanas de produtos que podem ser usados ​​na repressão de manifestações, como balas de borracha ou armas elétricas. Pequim reagiu com muita força à eventualidade de que essa lei entre em vigor, mas na prática a ameaça se limitou a sanções não especificadas, mostrando que não previa a intensidade da iniciativa americana. A China há muito acusa os americanos de fomentar os protestos em Hong Kong, mas nunca houve tal interferência em sua política doméstica e, apesar da falta de preparação inicial, Pequim não pode se limitar a sofrer passivamente a ação de Washington; no entanto, o governo chinês está em uma situação muito desconfortável, Hong Kong tem um foco da mídia que não pode permitir a repressão que a China infligiu aos muçulmanos chineses com impunidade, mesmo que a intenção de resolver o problema seja nesse sentido. Para a China, sem dúvida, é uma situação nova, porque não possui total liberdade de ação em um território que, embora de ordem diferente, faz parte de sua soberania. Parece impossível não perceber como Pequim administrou mal a situação antes dos protestos, bem como na fase atual, um sinal de improvisação que denota uma real incapacidade de sair das fronteiras da China continental, protegida pelas regras do atual sistema ditatorial. A situação só poderia ser resolvida através do diálogo, mas isso significaria uma espécie de colapso do governo central diante de outros oponentes presentes no continente e poderia até abrir possibilidades concretas para a área de dissidência. Depois, há a questão econômica, que até agora foi o primeiro pensamento dos governantes chineses: seu dilema é se sacrifica o crescimento econômico à solidez política ou vice-versa. Se o Ocidente, que é a parte rica do planeta, até agora ainda não contestou as repressões dos muçulmanos, com Hong Kong não será capaz de ter uma atitude semelhante e a espiral negativa que corre o risco de desencadear, como resultado de sanções e censura contra a China. , será capaz de colocar o problema de Pequim para qual lado orientar Pode a credibilidade da situação de uma China que mantém sua ordem em Hong Kong, por meio de uma repressão violenta, mas ao mesmo tempo não ser sancionada no aspecto econômico? Essa situação parece impossível, também porque é impossível para os Estados Unidos não tirar proveito de uma ocasião em que Pequim escorregou sozinha. No entanto, a China está agindo, ela perderá algo e em Washignton eles estão bem cientes disso: para os EUA, a história de Hong Kong pode ser uma maneira de reduzir o tamanho da China, especialmente no Ocidente, onde Pequim, através de investimentos maciços, está tentando minar o Influência americana. Por outro lado, também é verdade que as democracias ocidentais observam que a contraparte chinesa é governada por um sistema totalmente incompatível com seus valores e adiam a repressão em um território que até recentemente era uma democracia deve levar ao raciocínio e reflexões que podem ir além da conveniência econômica. Por meio desses temas, os Estados Unidos poderão pressionar os países ocidentais e, principalmente, os europeus a implementar uma estratégia para combater a China internacionalmente. É por isso que Hong Kong vai significar muito para os saldos globais.

Возможные международные последствия кризиса в Гонконге

Развитие гонконгских протестов ведет непосредственно к кризису между Соединенными Штатами и Китаем, ухудшающему двусторонние отношения, с возможными прямыми коммерческими последствиями. Американский парламент, на самом деле, находится в процессе принятия закона об уважении прав человека в бывшей британской колонии. Без гарантии уважения прав человека США накажут Гонконг и его экономику, которая имеет особый статус с Вашингтоном. Фактически этот закон предусматривает периодический пересмотр этого конкретного статуса, связанного с экономическими преимуществами, в случае нарушения прав человека, а также санкций против властей Гонконга и Китая, в дополнение к запрету продаж американскими компаниями продукты, которые могут быть использованы для подавления демонстраций, такие как резиновые пули или электрические пушки. На словах Пекин очень жестко отреагировал на возможность вступления этого закона в силу, но на практике угроза была ограничена неуказанными санкциями, что свидетельствует о том, что он не предвидел интенсивности американской инициативы. Китай давно обвиняет американцев в разжигании протестов в Гонконге, но такого вмешательства в их внутреннюю политику никогда не было, и, несмотря на первоначальное отсутствие подготовки, Пекин не может ограничиваться пассивными действиями Вашингтона; тем не менее, китайское правительство находится в очень неудобной ситуации, в Гонконге есть средства массовой информации, которые не могут допустить репрессий, которые Китай нанес китайским мусульманам безнаказанно, даже если намерение решить проблему будет именно в этом смысле. Для Китая это, несомненно, новая ситуация, поскольку у него нет полной свободы действий на территории, которая, хотя и с другим порядком, является частью его суверенитета. Кажется невозможным не заметить, как Пекин плохо справился с ситуацией до протестов, а также на нынешнем этапе, признаком импровизации, которая означает реальную неспособность выйти за пределы материкового Китая, защищенного правилами нынешней диктаторской системы. Ситуация может быть разрешена только путем диалога, но это будет означать своего рода крах центрального правительства перед лицом других противников, присутствующих на континенте, и может даже открыть конкретные возможности для зоны диссидентства. Тогда возникает экономический вопрос, который до сих пор был первой мыслью китайских правителей: их дилемма заключается в том, жертвовать ли экономический рост ради политической солидности или наоборот. Если Запад, который является богатой частью планеты, пока что не слишком оспаривает репрессии мусульман, с Гонконгом он не сможет иметь аналогичную позицию и негативную спираль, которая может спровоцировать спад в результате санкций и цензуры против Китая. , сможет поставить проблему для Пекина, на какую сторону ориентироваться. Может ли быть достоверной ситуация с Китаем, который поддерживает свои порядки в Гонконге путем насильственных репрессий, но в то же время не подлежит санкциям в экономическом аспекте? Эта ситуация кажется невозможной, в том числе и потому, что США не могут не воспользоваться таким случаем, когда Пекин сам поскользнулся. Как бы то ни было, Китай действует, он что-то потеряет, и в Вашигнтоне они это прекрасно понимают: для США история Гонконга может стать способом сокращения Китая, особенно на Западе, где Пекин посредством массивных инвестиций пытается подорвать Американское влияние. С другой стороны, верно также и то, что западные демократии принимают к сведению, что китайская сторона управляется системой, совершенно несовместимой с их ценностями, и откладывают репрессии на территории, которая до недавнего времени была демократией, что должно привести к рассуждению и размышления, которые могут выходить за рамки экономического удобства. Благодаря этим темам Соединенные Штаты смогут оказать давление на западные и особенно европейские государства для реализации стратегии по борьбе с Китаем на международном уровне. Вот почему Гонконг будет много значить для мировых балансов.

香港危機可能帶來的國際後果

香港抗議活動的演變直接導致中美之間的危機,惡化了雙邊關係,並可能產生直接的商業後果。實際上,美國議會正在批准一項有關在前英國殖民地尊重人權的法律。如果不保證尊重人權,美國將製裁在華盛頓享有特殊地位的香港及其經濟。實際上,該法律提供了對這種特殊地位的定期審查,在侵犯人權的情況下,它與經濟利益有關,並且還禁止香港和中國大陸當局受到製裁,此外還禁止美國公司銷售可用於鎮壓示威遊行的產品,例如橡皮子彈或電動槍。北京對這部法律的最終生效作出了非常艱難的言語回應,但實際上威脅僅限於未指定的製裁,表明它沒有預見到美國倡議的力度。長期以來,中國一直指責美國人煽動在香港的抗議活動,但這種干預其國內政治的行動從未發生過,儘管最初缺乏準備,但北京不能僅限於被動地遭受華盛頓的行動。但是,中國政府正處在非常不舒服的境地,香港有媒體關注的焦點,即使解決問題的意圖是在這種意義上,也不能容忍中國對中國穆斯林施加的有罪不罰現象的鎮壓。對中國而言,這無疑是一個新情況,因為它在領土上沒有充分的行動自由,儘管領土具有不同的秩序,但這卻是其主權的一部分。似乎不可能不注意到北京在抗議活動之前和當前階段如何對局勢進行了不良處理,這是即興創作的跡象,表示在目前的獨裁制度規則的保護下,中國實際上無力遷出中國大陸。這種情況只能通過對話來解決,但這將意味著中央政府在面對非洲大陸其他反對者時會崩潰,甚至可能為持不同意見的地區打開具體的可能性。接下來是經濟問題,這是迄今為止中國統治者的第一個想法:他們的困境是是否要犧牲經濟增長來鞏固政治實力,反之亦然。如果西方是地球上最富裕的一部分,迄今尚未對穆斯林的鎮壓提出過太多的爭議,那麼與香港相比,由於對中國的製裁和審查制度,它就不可能有類似的態度和可能引發的負面螺旋效應,將能夠為北京朝哪個方向提出問題。通過暴力鎮壓而在經濟方面未受到製裁的同時維持香港秩序的中國的局勢是否可信?這種情況似乎是不可能的,也是因為美國不可能不利用北京自己滑倒的機會。無論中國如何行動,它都會失去一些東西,在華盛頓,他們深知這一點:對於美國而言,香港的故事可能是縮小中國規模的一種方式,尤其是在西方國家,在北京,北京通過大量投資試圖破壞中國的貿易。美國的影響力。另一方面,西方民主國家也確實注意到,中國的民主國家受到完全與其價值觀不相容的製度的支配,並推遲了對直到最近才是民主國家必須導致推理和民主的領土的鎮壓。超越經濟便利性的思考。通過這些主題,美國將能夠向西方國家,尤其是歐洲國家施加壓力,以實施在國際上與中國作戰的戰略。這就是為什麼香港對全球平衡具有重要意義的原因。

香港危機の国際的な影響の可能性

香港の抗議の進化は、直接的な商業的結果を伴う可能性のある、二国間関係を悪化させる米国と中国の間の危機に直接つながる。実際、アメリカ議会は、旧英国植民地における人権の尊重に関する法律を承認する過程にあります。人権の尊重の保証なしで、米国は香港とワシントンとの特別な地位を享受しているその経済を制裁します。実際、この法律は、人権侵害や香港と中国の当局に対する制裁の場合、経済的利点に関連するこの特定の地位の定期的な見直しを提供し、米国企業による販売の禁止に加えて、ゴム弾や電気銃など、デモの弾圧に使用できる製品。北京は、この法律が施行されるという不測の事態に非常に難しい言葉で反応したが、実際には脅威は不特定の制裁に限定されており、アメリカのイニシアチブの強さを予見しなかったことを示している。中国は長い間アメリカ人を香港での抗議行動を非難しているが、こうした国内政治への干渉は一度も起こらず、最初の準備不足にもかかわらず、北京はワシントンの行動に受動的に苦しむことに限定されない。しかし、中国政府は非常に不快な状況にあり、問題を解決する意図がその意味であるとしても、中国が中国のイスラム教徒に免責を与えた弾圧を許すことができないメディアのスポットライトを持っています。中国にとって、それは間違いなく新しい状況です。なぜなら、それは領土に対する行動の完全な自由を持っていないからです。それは、異なる順序ではありますが、その主権の一部です。北京が抗議前と現在の段階で状況をうまく管理していないことに気付かないことは不可能ではないようです。これは、現在の独裁制度の規則によって保護されている中国本土の国境の外に移動することが実際には不可能であることを示す即興の兆候です。状況は対話によってのみ解決できますが、これは大陸に存在する他の敵に直面した中央政府の一種の崩壊を意味し、反論の領域に対する具体的な可能性さえ開く可能性があります。次に、中国の支配者たちの最初の考えであった経済的問題があります。彼らのジレンマは、経済成長を政治的堅固に犠牲にするか、その逆かです。惑星の豊かな部分である西側がこれまでイスラム教徒の弾圧に異議を唱えていない場合、香港に対しては、中国に対する制裁と検閲の結果として、同様の態度と引き金を引く危険性のあるネガティブなスパイラルを持つことができません、北京がどちらの方向に向かうかという問題を提起することができます。暴力的な弾圧を通じて香港での秩序を維持しているが、同時に経済的側面で制裁を受けていない中国の状況は信頼できるのでしょうか?この状況は不可能であるように思えます。これは、米国が北京が単独で脱落したような機会を利用しないことも不可能だからです。しかし、中国は行動しているが、それは何かを失い、ワシントンで彼らはそれをよく知っている:米国にとって、香港の物語は中国、特に大規模な投資を通して北京が中国を弱体化させようとしている西側で、中国を縮小する方法になり得るアメリカの影響。一方、西側の民主主義国家は、中国のカウンターパートが彼らの価値と完全に両立しないシステムに支配されていることに注意し、最近まで民主主義であった推論につながる必要がある領土での弾圧を延期することも事実です経済的な利便性を超えた反射。これらのテーマを通じて、米国は西側諸国、特に欧州諸国に圧力をかけて、中国と国際的に戦う戦略を実行することができます。これが香港が世界のバランスに多くの意味を持つ理由です。

العواقب الدولية المحتملة لأزمة هونغ كونغ

يؤدي تطور احتجاجات هونغ كونغ مباشرة إلى أزمة بين الولايات المتحدة والصين ، مما أدى إلى تدهور العلاقات الثنائية ، مع ما يترتب على ذلك من عواقب تجارية مباشرة. البرلمان الأمريكي ، في الواقع ، بصدد الموافقة على قانون يتعلق باحترام حقوق الإنسان في المستعمرة البريطانية السابقة. بدون ضمان احترام حقوق الإنسان ، ستعاقب الولايات المتحدة هونغ كونغ واقتصادها الذي يتمتع بمكانة خاصة مع واشنطن. ينص هذا القانون ، في الواقع ، على مراجعة دورية لهذا الوضع بالذات ، والمتصلة بالمزايا الاقتصادية ، في حالة انتهاك حقوق الإنسان وكذلك العقوبات ضد سلطات هونغ كونغ والصين ، بالإضافة إلى حظر مبيعات الشركات الأمريكية المنتجات التي يمكن استخدامها في قمع المظاهرات ، مثل الرصاص المطاطي أو البنادق الكهربائية. كان رد فعل بكين بكلمات شديدة القسوة على احتمال دخول هذا القانون حيز التنفيذ ، ولكن في الممارسة العملية ، اقتصر التهديد على فرض عقوبات غير محددة ، مما يدل على أنه لم يتوقع شدة المبادرة الأمريكية. لطالما اتهمت الصين الأمريكيين بإثارة الاحتجاجات في هونغ كونغ ، لكن مثل هذا التدخل في سياستهم الداخلية لم يحدث أبدًا ، وعلى الرغم من الافتقار الأولي إلى الاستعداد ، لا يمكن أن تقتصر بكين على المعاناة السلبية لعمل واشنطن ؛ ومع ذلك ، فإن الحكومة الصينية في وضع غير مريح للغاية ، وهونغ كونغ لديها بقعة إعلامية لا يمكن أن تسمح للقمع الذي ألحقته الصين بالمسلمين الصينيين مع الإفلات من العقاب ، حتى لو كانت نية حل القضية بهذا المعنى. بالنسبة للصين ، لا شك أن هذا وضع جديد ، لأنه لا يتمتع بحرية كاملة للعمل على أرض ما ، رغم أنها بترتيب مختلف ، فهي جزء من سيادتها. يبدو من المستحيل ألا نلاحظ كيف أدارت بكين الوضع بشكل سيء قبل الاحتجاجات وكذلك في المرحلة الحالية ، وهي علامة على الارتجال الذي يشير إلى عجز حقيقي عن التحرك خارج حدود البر الرئيسي للصين ، محميًا بقواعد النظام الديكتاتوري الحالي. لا يمكن حل الوضع إلا من خلال الحوار ، لكن هذا سيعني نوعًا من الانهيار للحكومة المركزية في مواجهة خصوم آخرين موجودين في القارة وقد يفتح إمكانيات ملموسة لمنطقة الانشقاق. ثم هناك السؤال الاقتصادي ، الذي كان حتى الآن أول فكرة للحكام الصينيين: معضلةهم هي ما إذا كان يجب التضحية بالنمو الاقتصادي من أجل التضامن السياسي أم العكس. إذا كان الغرب ، وهو الجزء الغني من الكوكب ، لم يشكك حتى الآن في قمع المسلمين ، فلن يكون بوسع هونج كونج اتخاذ موقف مماثل والدوران السلبي الذي يخاطر بإثارته ، نتيجة للعقوبات والرقابة على الصين ، سوف تكون قادرة على طرح مشكلة بكين تجاه أي جانب لتوجيه. هل يمكن أن يكون وضع الصين التي تحافظ على نظامها في هونغ كونغ ، من خلال القمع العنيف ، ولكن في الوقت نفسه لا يعاقب عليها في الجانب الاقتصادي ، ذا مصداقية؟ يبدو هذا الوضع مستحيلًا ، لأنه أيضًا من المستحيل على الولايات المتحدة ألا تستفيد من هذه المناسبة التي انزلقت فيها بكين بنفسها. على الرغم من أن الصين تتصرف ، فإنها ستخسر شيئًا وفي ووشينتون يدركون ذلك جيدًا: بالنسبة للولايات المتحدة الأمريكية ، يمكن أن تكون قصة هونج كونج وسيلة للحد من الصين ، وخاصة في الغرب ، حيث تحاول بكين ، من خلال استثمارات ضخمة ، تقويض النفوذ الأمريكي. من ناحية أخرى ، صحيح أيضًا أن الديمقراطيات الغربية تحيط علما بأن النظير الصيني يحكمه نظام لا يتوافق تمامًا مع قيمها ويؤجل القمع في منطقة كانت الديمقراطية حتى وقت قريب يجب أن تؤدي إلى التفكير و الانعكاسات التي يمكن أن تتجاوز الراحة الاقتصادية. من خلال هذه المواضيع ، ستكون الولايات المتحدة قادرة على الضغط على الدول الغربية وخاصة الأوروبية لتنفيذ استراتيجية لمكافحة الصين دوليا. هذا هو السبب في أن هونج كونج ستعني الكثير بالنسبة للتوازنات العالمية.

mercoledì 20 novembre 2019

La politica USA sulle colonie israeliane cambia direzione

Quanto dichiarato dal Segretario di stato americano, circa la legittimità delle colonie israeliane sul territorio palestinese, segna una deviazione significativa della politica estera americana in quanto va sancisce e legittima una posizione in palese violazione del diritto internazionale. Nonostante che gli Stati Uniti si siano premurati di dichiarare che questa nuova posizione non costituisce un precedente, nella realtà Washington crea la variazione di una situazione, che nonostante la violazione israeliana, era stata regolata in maniera ufficiale tramite il diritto internazionale e che lo stesso dipartimento di stato americano, tramite un parere legale ufficiale, aveva ritenuto valido fin dal 1978. Su quel parere legale il paese statunitense aveva basato la sua politica estera relativa alla materia degli insediamenti di Tel Aviv nei territori che erano stati conquistati dal conflitto del 1967. Dal punto di vista politico è l’ennesimo comportamento ambiguo di Trump, che non riesce a dotarsi di quel carattere istituzionale necessario per dirigere un paese e che ne denota l’assoluta inaffidabiltà sul piano internazionale, come già dimostrato con l’abbandono degli alleati curdi. L’intenzione del presidente USA è, senza dubbio, quella di favorire Benjamin Netanyahu, un politico con il quale Trump ha molte affinità, ma che risulta in grave crisi dopo le ultime due elezioni, che hanno bloccato il paese israeliano. Non è dato sapere se la mossa di Trump possa aiutare effettivamente l’ex premier di Tel Aviv, mentre è sicuramente certa la critica della comunità internazionale, con possibili ripercussioni, politiche e commerciali, anche su Israele, e l’atteggiamento di profonda ostilità dei palestinesi. D’altro canto affermare che l’insediamento delle colonie non rappresenta una contrarietà al diritto internazionale e, nello stesso tempo, dire che gli USA non intendono prendere una posizione sullo status dei territori occupati, che è lasciato al negoziato israelo-palestinese, rappresenta una contraddizione in termini, che denuncia tutta l’approssimazione ed il dilettantismo dell’amministrazione americana. Bisogna ricordare che la questione palestinese, pur affinacata da altre emergenze internazionali, rimane centrale nello scenario diplomatico mondiale e fondamentale per gli equilibri regionali; ma questa dichiarazione contribuisce ad allontanare la soluzione dei due stati, che è probabilmente temuta da Washington. Forse gli USA di Trump temono che uno stato palestinese autonomo possa rappresentare un pericolo maggiore per Israele e la politica americana ed allontanano così questa soluzione, appoggiando uno stato che infrange il diritto internazionale. Questa soluzione può essere funzionale al mandato dell’attuale presidente americano, cioè sul breve periodo, ma sul lungo periodo lascia uno stato di cose che non prevede soluzioni e, nell’immediato, spinge i palestinesi verso atti di violenza e possibili alleanze pericolose per gli equilibri regionali. L’indirizzo che viene dato alla questione rischia di peggiorare le cose per le due parti, mentre la credibilità americana è ormai definitivamente compromessa e con la parzialità esperessa nella dichiarazione a favore degli israeliani, gli USA si pongono al di fuori del processo di pace, perchè non più imparziali. Una delle ragioni di questa svolta potebbero essere le esigenze elettorali di Trump, che dopo le recenti sconfitte elettorali, tenterebbe di recuperare l’appoggio dell’influente comunità ebraica statunitense, che, dai sondaggi, sembra propendere per il partito democratico. In ogni caso, qualunque sia la ragione, la mossa di dare legittimità alle colonie israeliane sacrifica anni di prestigio internazionale per la politica americana e conferma i dubbi per una amministrazione che è senza un indirizzo sicuro e certo grazie all’assenza di un progetto con una visione ampia sulle dinamiche internazionali e che si muove in maniera sclerotica e funzionale soltanto ad esigenze del momento. Con queste caratteristiche il ruolo di prima potenza mondiale può essere sostenuto soltanto dalla capacità militare ed economica, ma solo con queste caratteristiche gli USA si adeguano alla Cina e perdono credibilità e prestigio, qualità essenziali per per essere il soggetto mondiale di maggiore rilevanza.

US policy on Israeli settlements changes direction

As stated by the US Secretary of State, regarding the legitimacy of Israeli settlements on Palestinian territory, marks a significant deviation of American foreign policy as it establishes and legitimizes a position in clear violation of international law. Despite the fact that the United States has taken care to declare that this new position does not constitute a precedent, in reality Washington creates the variation of a situation, which despite the Israeli violation, had been regulated in an official manner through international law and that the same department American state, through an official legal opinion, had considered valid since 1978. On that legal opinion the US country had based its foreign policy on the matter of the settlements of Tel Aviv in the territories that had been conquered by the 1967 conflict. political point of view is yet another ambiguous behavior of Trump, who fails to equip himself with the institutional character necessary to run a country and which denotes its absolute unreliability on the international level, as already demonstrated with the abandonment of the Kurdish allies. The intention of the US president is, without doubt, to favor Benjamin Netanyahu, a politician with whom Trump has many affinities, but who is in serious crisis after the last two elections, which have blocked the Israeli country. It is not known whether Trump's move can actually help the former prime minister of Tel Aviv, while the criticism of the international community is certainly certain, with possible political and commercial repercussions, including on Israel, and the attitude of profound hostility of the Palestinian. On the other hand, to affirm that the settlement of the colonies does not represent an opposition to international law and, at the same time, to say that the USA does not intend to take a position on the status of the occupied territories, which is left to the Israeli-Palestinian negotiations, represents a contradiction in terms, which denounces all the approximation and dilettantism of the American administration. It must be remembered that the Palestinian question, although associated with other international emergencies, remains central in the world diplomatic scenario and fundamental for regional balances; but this declaration helps to push back the two-state solution, which is probably feared by Washington. Perhaps the USA of Trump fear that an autonomous Palestinian state may represent a greater danger to Israel and American politics and thus remove this solution, supporting a state that breaks international law. This solution may be functional to the mandate of the current American president, that is, in the short term, but in the long run leaves a state of affairs that does not provide solutions and, immediately, pushes the Palestinians towards acts of violence and possible dangerous alliances for the regional balances. The address given to the question risks making things worse for the two sides, while American credibility is now definitively compromised and with the partiality expressed in the declaration in favor of the Israelis, the US places itself outside the peace process, because no longer impartial. One of the reasons for this change could be the electoral needs of Trump, who after the recent electoral defeats would try to recover the support of the influential US Jewish community, which, according to the polls, seems to favor the Democratic party. In any case, whatever the reason, the move to give legitimacy to the Israeli colonies sacrifices years of international prestige for American politics and confirms the doubts for an administration that is without a secure and certain address thanks to the absence of a project with a broad view on international dynamics and that moves sclerotic and functional only to the needs of the moment. With these characteristics the role of the first world power can be sustained only by military and economic capacity, but only with these characteristics does the USA adapt to China and lose credibility and prestige, essential qualities for being the most important global subject.

La política estadounidense sobre los asentamientos israelíes cambia de dirección

Según lo declarado por el Secretario de Estado de los Estados Unidos, con respecto a la legitimidad de los asentamientos israelíes en territorio palestino, marca una desviación significativa de la política exterior estadounidense, ya que establece y legitima una posición en clara violación del derecho internacional. A pesar de que Estados Unidos se ha preocupado de declarar que esta nueva posición no constituye un precedente, en realidad Washington crea la variación de una situación que, a pesar de la violación israelí, se había regulado de manera oficial a través del derecho internacional y que el mismo departamento El estado estadounidense, a través de una opinión legal oficial, se había considerado válido desde 1978. En esa opinión legal, el país estadounidense había basado su política exterior en el asunto de los asentamientos de Tel Aviv en los territorios que habían sido conquistados por el conflicto de 1967. El punto de vista político es otro comportamiento ambiguo de Trump, que no se equipa con el carácter institucional necesario para dirigir un país y que denota su absoluta falta de fiabilidad a nivel internacional, como ya se demostró con el abandono de los aliados kurdos. La intención del presidente de Estados Unidos es, sin duda, favorecer a Benjamin Netanyahu, un político con el que Trump tiene muchas afinidades, pero que está en una grave crisis después de las últimas dos elecciones, que han bloqueado al país israelí. No se sabe si la medida de Trump realmente puede ayudar al ex primer ministro de Tel Aviv, mientras que las críticas a la comunidad internacional son ciertamente ciertas, con posibles repercusiones políticas y comerciales, incluso en Israel, y la actitud de profunda hostilidad de la comunidad. palestina. Por otro lado, afirmar que el asentamiento de las colonias no representa una oposición al derecho internacional y, al mismo tiempo, decir que Estados Unidos no tiene la intención de tomar una posición sobre el estado de los territorios ocupados, que se deja a las negociaciones israelo-palestinas, representa un contradicción en los términos, que denuncia toda la aproximación y diletantismo de la administración estadounidense. Debe recordarse que la cuestión palestina, aunque está asociada con otras emergencias internacionales, sigue siendo central en el escenario diplomático mundial y fundamental para los equilibrios regionales; pero esta declaración ayuda a retrasar la solución de dos estados, que probablemente sea temida por Washington. Quizás los EE. UU. De Trump temen que un estado palestino autónomo pueda representar un mayor peligro para la política israelí y estadounidense y, por lo tanto, eliminar esta solución, apoyando a un estado que infringe el derecho internacional. Esta solución puede ser funcional al mandato del actual presidente estadounidense, es decir, a corto plazo, pero a la larga deja un estado de cosas que no proporciona soluciones e, inmediatamente, empuja a los palestinos hacia actos de violencia y posibles alianzas peligrosas para el saldos regionales. La dirección dada a la pregunta corre el riesgo de empeorar las cosas para las dos partes, mientras que la credibilidad estadounidense ahora está definitivamente comprometida y con la parcialidad expresada en la declaración a favor de los israelíes, Estados Unidos se coloca fuera del proceso de paz, porque ya no es imparcial. Una de las razones de este cambio podrían ser las necesidades electorales de Trump, quien después de las recientes derrotas electorales trataría de recuperar el apoyo de la influyente comunidad judía de Estados Unidos, que, según las encuestas, parece favorecer al partido demócrata. En cualquier caso, cualquiera sea la razón, el movimiento para dar legitimidad a las colonias israelíes sacrifica años de prestigio internacional para la política estadounidense y confirma las dudas de una administración que no tiene una dirección segura y segura gracias a la ausencia de un proyecto con un Visión amplia de la dinámica internacional y que se mueve esclerótica y funcional solo a las necesidades del momento. Con estas características, el papel de la primera potencia mundial puede ser sostenido solo por la capacidad militar y económica, pero solo con estas características Estados Unidos se adapta a China y pierde credibilidad y prestigio, cualidades esenciales para ser el sujeto global más importante.

Die US-Politik in Bezug auf israelische Siedlungen ändert die Richtung

Wie der US-Außenminister in Bezug auf die Legitimität israelischer Siedlungen auf palästinensischem Gebiet feststellt, stellt dies eine erhebliche Abweichung der amerikanischen Außenpolitik dar, da eine Position in klarer Verletzung des Völkerrechts begründet und legitimiert wird. Trotz der Tatsache, dass die Vereinigten Staaten sorgfältig erklärt haben, dass diese neue Position keinen Präzedenzfall darstellt, schafft Washington in Wirklichkeit die Variation einer Situation, die trotz des israelischen Verstoßes auf offizielle Weise durch internationales Recht geregelt worden war und dass dieselbe Abteilung Der amerikanische Staat galt nach einem offiziellen Rechtsgutachten seit 1978 als gültig. Nach diesem Rechtsgutachten hatte das US-amerikanische Land seine Außenpolitik auf die Siedlungen von Tel Aviv in den vom Konflikt von 1967 eroberten Gebieten gestützt. Der politische Standpunkt ist ein weiteres zweideutiges Verhalten von Trump, der sich nicht mit dem institutionellen Charakter ausstattet, der für die Führung eines Landes erforderlich ist, und der seine absolute Unzuverlässigkeit auf internationaler Ebene anzeigt, wie bereits mit dem Abzug der kurdischen Verbündeten gezeigt wurde. Der US-Präsident beabsichtigt zweifellos, Benjamin Netanjahu zu bevorzugen, einen Politiker, mit dem Trump viele Affinitäten hat, der sich jedoch nach den letzten beiden Wahlen, die das israelische Land blockiert haben, in einer schweren Krise befindet. Es ist nicht bekannt, ob Trumps Schritt tatsächlich dem ehemaligen Premierminister von Tel Aviv helfen kann, während die Kritik an der internationalen Gemeinschaft mit Sicherheit mit möglichen politischen und kommerziellen Auswirkungen, einschließlich auf Israel, und der Haltung der tiefgreifenden Feindseligkeit der Vereinigten Staaten von Amerika einhergeht Palästinenser. Auf der anderen Seite zu behaupten, dass die Ansiedlung der Kolonien keinen Widerspruch gegen das Völkerrecht darstellt und gleichzeitig zu sagen, dass die USA nicht die Absicht haben, eine Position zum Status der besetzten Gebiete einzunehmen, die den israelisch-palästinensischen Verhandlungen überlassen bleibt, ist ein Widerspruch in Begriffen, der alle Annäherung und Dilettantismus der amerikanischen Regierung anprangert. Es muss daran erinnert werden, dass die palästinensische Frage, auch wenn sie mit anderen internationalen Notfällen in Verbindung gebracht wird, im weltweiten diplomatischen Szenario von zentraler Bedeutung bleibt und für regionale Gleichgewichte von grundlegender Bedeutung ist. Aber diese Erklärung hilft, die Zwei-Staaten-Lösung, die Washington wahrscheinlich befürchtet, zurückzudrängen. Vielleicht befürchten die USA von Trump, dass ein autonomer palästinensischer Staat eine größere Gefahr für die israelische und amerikanische Politik darstellt, und entfernen diese Lösung, indem sie einen Staat unterstützen, der gegen das Völkerrecht verstößt. Diese Lösung mag für das Mandat des derzeitigen amerikanischen Präsidenten zweckmäßig sein, das heißt, auf kurze Sicht, aber auf lange Sicht bleibt ein Zustand, der keine Lösungen bietet und die Palästinenser sofort zu Gewaltakten und möglichen gefährlichen Allianzen für die Palästinenser drängt regionale Bilanzen. Die Antwort auf die Frage könnte die Lage für beide Seiten verschlechtern, während die amerikanische Glaubwürdigkeit nun endgültig gefährdet ist und sich die USA mit der in der Erklärung zugunsten der Israelis zum Ausdruck gebrachten Befangenheit außerhalb des Friedensprozesses befinden. weil nicht mehr unparteiisch. Einer der Gründe für diese Änderung könnte das Wahlbedürfnis von Trump sein, der nach den jüngsten Wahlniederlagen versuchen würde, die Unterstützung der einflussreichen jüdischen Gemeinde in den USA wiederzugewinnen, die den Umfragen zufolge die Demokratische Partei zu bevorzugen scheint. Wie auch immer, der Schritt, den israelischen Kolonien Legitimität zu verleihen, opfert jahrelanges internationales Prestige für die amerikanische Politik und bestätigt die Zweifel an einer Regierung, die aufgrund des Fehlens eines Projekts mit einer sicheren Adresse keine sichere Adresse hat breiter blick auf die internationale dynamik und das bewegt sich sklerotisch und funktional nur auf die bedürfnisse des augenblicks. Mit diesen Merkmalen kann die Rolle der Ersten Weltmacht nur durch militärische und wirtschaftliche Kapazitäten aufrechterhalten werden, aber nur mit diesen Merkmalen passen sich die USA China an und verlieren Glaubwürdigkeit und Prestige, wesentliche Eigenschaften, um das wichtigste globale Thema zu sein.

La politique américaine sur les colonies israéliennes change de direction

Comme l’a déclaré le secrétaire d’État américain, en ce qui concerne la légitimité des colonies de peuplement israéliennes sur le territoire palestinien, il s’agit d’une déviation importante de la politique étrangère américaine qui établit et légitimise une position en violation flagrante du droit international. Bien que les États-Unis aient pris soin de déclarer que cette nouvelle position ne constituait pas un précédent, Washington crée en réalité la variation d'une situation qui, malgré la violation israélienne, avait été réglementée de manière officielle par le droit international et que le même département L’État américain, par un avis juridique officiel, est considéré comme valide depuis 1978. Sur cet avis juridique, le pays américain avait fondé sa politique étrangère sur la question des colonies de peuplement de Tel-Aviv sur les territoires conquis par le conflit de 1967. Le point de vue politique est un autre comportement ambigu de Trump, qui ne s’est pas doté du caractère institutionnel nécessaire pour diriger un pays et qui dénote son manque absolu de fiabilité sur le plan international, comme cela a déjà été démontré avec l’abandon des alliés kurdes. L'intention du président américain est, sans aucun doute, de favoriser Benjamin Netanyahu, un homme politique avec lequel Trump a de nombreuses affinités, mais qui connaît une grave crise après les deux dernières élections, qui bloquent le pays israélien. On ignore si le geste de Trump peut réellement aider l'ancien Premier ministre de Tel-Aviv, alors que les critiques de la communauté internationale sont certainement certaines, avec de possibles répercussions politiques et commerciales, y compris sur Israël, et l'attitude d'une profonde hostilité de la part du gouvernement. palestinien. Par ailleurs, affirmer que le règlement des colonies ne représente pas une opposition au droit international et, parallèlement, dire que les États-Unis n’entendent pas prendre position sur le statut des territoires occupés, laissé aux négociations israélo-palestiniennes, contradiction dans les termes, qui dénonce toute approximation et dilettantisme de l'administration américaine. Il convient de rappeler que la question palestinienne, bien que associée à d’autres urgences internationales, reste centrale dans le scénario diplomatique mondial et fondamentale pour les équilibres régionaux; mais cette déclaration contribue à repousser la solution des deux États, qui est probablement redoutée par Washington. Les États-Unis d’Amérique de Trump craignent peut-être qu’un État palestinien autonome ne représente un plus grand danger pour Israël et la politique américaine et supprime ainsi cette solution, en soutenant un État qui enfreint le droit international. Cette solution peut être fonctionnelle pour le mandat du président américain actuel, c'est-à-dire à court terme, mais laisse à long terme un état de fait qui ne fournit pas de solutions et, immédiatement, pousse les Palestiniens à des actes de violence et à de possibles alliances dangereuses pour les Etats-Unis. équilibres régionaux. L’adresse donnée à la question risque d’aggraver les choses pour les deux parties, alors que la crédibilité de l’Amérique est désormais définitivement compromise et que la partialité exprimée dans la déclaration en faveur des Israéliens a permis aux États-Unis de se placer en dehors du processus de paix, parce que plus impartial. Une des raisons de ce changement pourrait être les besoins électoraux de Trump qui, après les récentes défaites électorales, tenterait de récupérer le soutien de la communauté juive influente aux États-Unis, qui, selon les sondages, semble favoriser le parti démocrate. En tout état de cause, quelle qu'en soit la raison, le fait de légitimer les colonies israéliennes sacrifie des années de prestige international pour la politique américaine et confirme les doutes d'une administration sans adresse sûre et certaine grâce à l'absence de projet vision large sur la dynamique internationale et qui se déplace sclérosée et fonctionnelle uniquement aux besoins du moment. Avec ces caractéristiques, le rôle de la première puissance mondiale ne peut être maintenu que par la capacité militaire et économique, mais ce n’est qu’à ces caractéristiques que les États-Unis s’adaptent à la Chine et perdent leur crédibilité et leur prestige, qualités essentielles pour être le sujet mondial le plus important.

Política dos EUA sobre assentamentos israelenses muda de direção

Conforme declarado pelo Secretário de Estado dos EUA, em relação à legitimidade dos assentamentos israelenses no território palestino, marca um desvio significativo da política externa americana, pois estabelece e legitima uma posição em clara violação do direito internacional. Apesar de os Estados Unidos terem tomado o cuidado de declarar que essa nova posição não constitui um precedente, na realidade Washington cria a variação de uma situação que, apesar da violação de Israel, havia sido regulamentada de maneira oficial por meio do direito internacional e que o mesmo departamento O Estado americano, por meio de uma opinião legal oficial, considerava-se válido desde 1978. Nessa opinião legal, o país dos EUA havia baseado sua política externa na questão dos assentamentos de Tel Aviv nos territórios conquistados pelo conflito de 1967. O ponto de vista político é outro comportamento ambíguo de Trump, que falha em se equipar com o caráter institucional necessário para administrar um país e que denota sua absoluta falta de confiabilidade no nível internacional, como já demonstrado com o abandono dos aliados curdos. A intenção do presidente dos EUA é, sem dúvida, favorecer Benjamin Netanyahu, um político com quem Trump tem muitas afinidades, mas que está em séria crise após as duas últimas eleições, que bloquearam o país israelense. Não se sabe se a medida de Trump pode realmente ajudar o ex-primeiro ministro de Tel Aviv, enquanto as críticas à comunidade internacional são certamente certas, com possíveis repercussões políticas e comerciais, inclusive sobre Israel, e a atitude de profunda hostilidade do palestino. Por outro lado, afirmar que a colonização das colônias não representa uma oposição ao direito internacional e, ao mesmo tempo, afirmar que os EUA não pretendem se posicionar sobre o status dos territórios ocupados, que são deixados para as negociações israelense-palestinas, representa um contradição em termos, que denuncia toda a aproximação e diletantismo da administração americana. Deve-se lembrar que a questão palestina, embora associada a outras emergências internacionais, permanece central no cenário diplomático mundial e fundamental para o equilíbrio regional; mas esta declaração ajuda a adiar a solução de dois estados, que provavelmente é temida por Washington. Talvez os EUA de Trump temam que um estado palestino autônomo possa representar um perigo maior para Israel e a política americana e, assim, remover essa solução, apoiando um estado que viola o direito internacional. Essa solução pode ser funcional ao mandato do atual presidente americano, isto é, a curto prazo, mas a longo prazo deixa um estado de coisas que não fornece soluções e, imediatamente, empurra os palestinos para atos de violência e possíveis alianças perigosas para o saldos regionais. O endereço dado à pergunta corre o risco de piorar as coisas para os dois lados, enquanto a credibilidade americana está agora definitivamente comprometida e com a parcialidade expressa na declaração em favor dos israelenses, os EUA se colocam fora do processo de paz, porque não é mais imparcial. Uma das razões para essa mudança poderia ser as necessidades eleitorais de Trump, que após as recentes derrotas eleitorais tentariam recuperar o apoio da influente comunidade judaica dos EUA, que, segundo as pesquisas, parece favorecer o partido Democrata. De qualquer forma, qualquer que seja o motivo, a iniciativa de dar legitimidade às colônias israelenses sacrifica anos de prestígio internacional pela política americana e confirma as dúvidas de um governo sem endereço seguro e certo, graças à ausência de um projeto com visão ampla sobre a dinâmica internacional e que se move esclerótica e funcional apenas para as necessidades do momento. Com essas características, o papel da primeira potência mundial pode ser sustentado apenas pela capacidade militar e econômica, mas somente com essas características os EUA se adaptam à China e perdem credibilidade e prestígio, qualidades essenciais para ser o sujeito global mais importante.

Политика США в отношении израильских поселений меняет направление

Как заявил госсекретарь США, в отношении легитимности израильских поселений на палестинской территории отмечается значительное отклонение американской внешней политики, поскольку она устанавливает и узаконивает позицию в явном нарушении международного права. Несмотря на то, что Соединенные Штаты позаботились о том, чтобы объявить, что эта новая позиция не является прецедентом, на самом деле Вашингтон создает изменение ситуации, которая, несмотря на израильское нарушение, была официально урегулирована с помощью международного права и того же департамента. Американское государство через официальное юридическое заключение считалось действительным с 1978 года. На этом юридическом заключении американская страна основывала свою внешнюю политику на вопросе заселения Тель-Авива на территориях, завоеванных в результате конфликта 1967 года. политическая точка зрения - это еще одно неоднозначное поведение Трампа, который не в состоянии снабдить себя институциональным характером, необходимым для управления страной, и который указывает на его абсолютную ненадежность на международном уровне, что уже продемонстрировано в результате отказа от курдских союзников. Намерение президента США, без сомнения, состоит в том, чтобы поддержать Бенджамина Нетаньяху, политика, с которым у Трампа много сходств, но который находится в серьезном кризисе после двух последних выборов, которые заблокировали израильскую страну. Неизвестно, может ли этот шаг Трампа действительно помочь бывшему премьер-министру Тель-Авива, хотя критика международного сообщества, безусловно, определенная, с возможными политическими и коммерческими последствиями, в том числе для Израиля, и с позиции глубокой враждебности Палестинская. С другой стороны, утверждение о том, что урегулирование колоний не представляет собой оппозицию международному праву, и в то же время утверждение о том, что США не намерены занимать позицию в отношении статуса оккупированных территорий, оставленного на израильско-палестинских переговорах, представляет собой противоречие в терминах, осуждающих все приближение и дилетантизм американской администрации. Следует помнить, что палестинский вопрос, хотя и связан с другими международными чрезвычайными ситуациями, остается центральным в мировом дипломатическом сценарии и фундаментальным для региональных балансов; но эта декларация помогает оттолкнуть решение о двух государствах, которое, вероятно, опасается Вашингтона. Возможно, США Трампа опасаются, что автономное палестинское государство может представлять большую опасность для Израиля и американской политики и, таким образом, устранить это решение, поддерживая государство, нарушающее международное право. Это решение может быть функциональным для мандата нынешнего американского президента, то есть в краткосрочной перспективе, но в долгосрочной перспективе оставляет положение дел, которое не дает решений и немедленно подталкивает палестинцев к актам насилия и возможным опасным альянсам для региональные балансы. В ответе на этот вопрос существует опасность ухудшения ситуации для обеих сторон, в то время как доверие к Америке в настоящее время окончательно подорвано, и с учетом пристрастности, выраженной в декларации в пользу израильтян, США ставят себя вне мирного процесса, потому что больше не беспристрастный. Одной из причин этого изменения могут быть избирательные потребности Трампа, который после недавних поражений на выборах попытается заручиться поддержкой влиятельной еврейской общины США, которая, согласно опросам, похоже, поддерживает Демократическую партию. В любом случае, независимо от причины, попытка придать легитимность израильским колониям жертвует годами международного престижа американской политики и подтверждает сомнения в отношении администрации, которая не имеет надежного и определенного адреса из-за отсутствия проекта с широкий взгляд на международную динамику, и это склеротически и функционально только к потребностям момента. С этими характеристиками роль первой мировой державы может поддерживать только военный и экономический потенциал, но только с этими характеристиками США адаптируются к Китаю и теряют авторитет и престиж, необходимые качества для того, чтобы быть самым важным глобальным субъектом.

美國對以色列定居點的政策改變了方向

正如美國國務卿所說,關於以色列在巴勒斯坦領土上的定居點的合法性,標誌著美國外交政策的確立和合法化立場明顯違反國際法,這標誌著美國外交政策的重大偏離。儘管美國已謹慎宣布這一新立場並不構成先例,但實際上,華盛頓造成了局勢的變化,儘管以色列違反了該局勢,但該局勢已通過國際法以正式方式進行了管制,並且該部門自1978年以來,美國官方就通過官方法律意見認為該國家有效。美國根據該法律意見,將其外交政策基於1967年沖突所征服的特拉維夫定居點問題。政治觀點是特朗普的另一種模棱兩可的行為,他沒有賦予自己管理一個國家所必需的體制特徵,這表明該國在國際層面上絕對不可靠,正如庫爾德盟友被遺棄所表明的那樣。毫無疑問,美國總統的意圖是支持本傑明·內塔尼亞胡(Benjamin Netanyahu),他與特朗普有許多親密關係,但在最近兩次選舉之後陷入嚴重危機,這兩次選舉封鎖了以色列。目前尚不清楚特朗普的舉動是否能真正幫助特拉維夫前總理,而國際社會的批評無疑是肯定的,可能會對以色列產生政治和商業影響,包括對以色列的深深敵視。巴勒斯坦人。另一方面,要申明殖民地的定居並不代表對國際法的反對,同時要說,美國無意就留給以巴談判的被佔領土地位問題表示立場,術語上的矛盾,譴責了美國政府的所有近似和分裂主義。必須記住,巴勒斯坦問題雖然與其他國際緊急情況有關,但在世界外交形勢中仍然是核心問題,對區域平衡至關重要。但是這一聲明有助於推遲兩國解決方案,華盛頓可能對此感到擔心。也許特朗普的美國擔心一個自治的巴勒斯坦國可能對以色列和美國政治構成更大的威脅,從而取消這一解決方案,支持一個違反國際法的國家。這種解決方案可能在短期內對現任美國總統的職權起作用,但從長遠來看,將使局勢無法提供解決方案,並立即推動巴勒斯坦人採取暴力行動,並可能對巴勒斯坦人構成危險的同盟。區域平衡。這個問題的解決方案有可能使雙方惡化,儘管美國的信譽現在已經受到絕對損害,而且宣言中表達了偏愛以色列人的偏見,但美國卻置身於和平進程之外,因為不再公正。發生這種變化的原因之一可能是特朗普的選舉需求,特朗普在最近的選舉失敗後將試圖恢復有影響力的美國猶太人社區的支持,根據民意測驗,美國猶太人社區似乎偏愛民主黨。無論如何,無論出於何種原因,賦予以色列殖民地合法性的舉動都犧牲了美國政治多年的國際聲望,並由於缺乏一個有針對性的項目而對一個沒有安全和確定地址的政府產生了懷疑。對國際動態的廣泛看法,僅使硬化和功能適應當前的需求。具有這些特徵的第一世界大國的作用只能通過軍事和經濟能力來維持,但是只有具有這些特徵,美國才能適應中國,並喪失作為最重要的全球主體的基本素質和信譽。

イスラエルの入植に関する米国の政策は方向を変える

米国務長官が述べたように、パレスチナ領土でのイスラエルの入植地の正当性に関して、国際法の明確な違反の立場を確立し正当化する際に、アメリカの外交政策の著しい逸脱を示しています。米国はこの新しい地位が先例を構成しないと宣言することに注意を払ったにもかかわらず、実際にはワシントンは、イスラエルの違反にもかかわらず、国際法によって公式に規制されていた状況の変化を作成し、同じ部門アメリカの州は、公式の法的意見を通じて1978年以来有効であると考えていました。その法的意見に基づき、米国は1967年の紛争で征服された領土でのテルアビブの入植問題に外交政策を基づいていました。政治的観点は、トランプのもう一つのあいまいな行動であり、トランプはクルド同盟国の放棄ですでに実証されているように、国を運営するために必要な制度的特徴を身に着けておらず、国際レベルでの絶対的な信頼性を示しています。米国大統領の意図は、疑いなく、トランプが多くの親和性を持っているが、イスラエルの国をブロックしている最後の2つの選挙後に深刻な危機にある政治家、ベンジャミン・ネタニヤフを支持することです。トランプの動きが実際にテルアビブの元首相を助けることができるかどうかは知られていないが、国際社会の批判は確かに確かであり、イスラエルを含む政治的および商業的影響の可能性と、イスラエルの深い敵意の態度パレスチナ。一方、植民地の開拓は国際法に反対するものではなく、同時に米国はイスラエルとパレスチナの交渉に委ねられている占領地の地位について地位を取るつもりはないと言うことを確認することは、用語の矛盾。これは、アメリカ政権のすべての近似とディレッタンティズムを非難します。パレスチナ問題は、他の国際的な緊急事態に関連しているものの、世界外交シナリオの中心であり、地域バランスの基本であることに留意する必要があります。しかし、この宣言は二州の解決策を押し戻すのに役立ちます。これはおそらくワシントンによって恐れられています。おそらく、トランプのアメリカは、パレスチナ自治州がイスラエルとアメリカの政治にとってより大きな危険を表し、したがってこの解決策を取り除いて、国際法を破る国家を支持するかもしれないことを恐れています。この解決策は、現在のアメリカ大統領の任務、つまり短期的には機能するかもしれませんが、長期的には解決策を提供しない状況を残し、すぐにパレスチナ人を暴力行為と潜在的な危険な同盟に追いやる地域のバランス。質問に与えられた演説は、双方にとって事態を悪化させる危険性がありますが、アメリカの信頼性は現在、決定的に妥協されており、イスラエルに有利な宣言で表明された不公平により、アメリカは和平プロセスの外にいます。もはや公平ではないからです。この変化の理由の1つは、トランプの選挙ニーズである可能性があります。トランプは、最近の選挙敗北の後、有力な米国ユダヤ人コミュニティの支持を取り戻そうとします。いずれにせよ、理由が何であれ、イスラエルの植民地に合法性を与える動きは、アメリカの政治に対する国際的な名声の長年を犠牲にし、安全で特定のアドレスのない政権に対する疑念を確認します。国際的なダイナミクスに関する広い見方であり、それは現在のニーズにのみ硬化的かつ機能的に移行します。これらの特性により、最初の世界大国の役割は軍事的および経済的能力によってのみ維持されますが、これらの特性によってのみ、米国は中国に適応し、最も重要な世界的主題であるという信頼性と名声、本質的な資質を失います。

سياسة الولايات المتحدة بشأن المستوطنات الإسرائيلية تغير الاتجاه

كما ذكر وزير الخارجية الأمريكي ، فيما يتعلق بشرعية المستوطنات الإسرائيلية على الأرض الفلسطينية ، يمثل انحرافًا كبيرًا للسياسة الخارجية الأمريكية لأنها تنشئ وتضفي الشرعية على موقف في انتهاك واضح للقانون الدولي. على الرغم من حقيقة أن الولايات المتحدة قد حرصت على إعلان أن هذا الموقف الجديد لا يشكل سابقة ، إلا أن واشنطن تخلق في الواقع تباينًا في الموقف ، على الرغم من الانتهاك الإسرائيلي ، تم تنظيمه بطريقة رسمية من خلال القانون الدولي وأن نفس الإدارة كانت الدولة الأمريكية ، من خلال رأي قانوني رسمي ، تعتبر سارية المفعول منذ عام 1978. بناءً على هذا الرأي القانوني ، اعتمدت الدولة الأمريكية سياستها الخارجية على مسألة مستوطنات تل أبيب في المناطق التي احتلتها حرب عام 1967. وجهة النظر السياسية هي سلوك غامض آخر لترامب ، الذي فشل في تزويد نفسه بالشخصية المؤسسية اللازمة لإدارة بلد ما والذي يدل على عدم موثوقيتها المطلقة على المستوى الدولي ، كما يتضح بالفعل مع التخلي عن الحلفاء الأكراد. نية الرئيس الأمريكي هي ، بلا شك ، تفضيل بنيامين نتنياهو ، وهو سياسي له ترامب العديد من الانتماءات ، لكنه يواجه أزمة خطيرة بعد الانتخابات الأخيرة ، والتي منعت إسرائيل. لا يُعرف ما إذا كانت خطوة ترامب يمكن أن تساعد فعليًا رئيس الوزراء السابق في تل أبيب ، في حين أن نقد المجتمع الدولي مؤكد بالتأكيد ، مع تداعيات سياسية وتجارية محتملة ، بما في ذلك على إسرائيل ، وموقف العداء العميق لل الفلسطينية. من ناحية أخرى ، التأكيد على أن تسوية المستعمرات لا تمثل معارضة للقانون الدولي ، وفي الوقت نفسه ، القول بأن الولايات المتحدة لا تنوي اتخاذ موقف بشأن وضع الأراضي المحتلة ، والتي تُترك للمفاوضات الإسرائيلية الفلسطينية ، يمثل تناقض في المصطلحات ، والذي يستنكر كل تقريب الإدارة الأمريكية وتخفيفها. يجب أن نتذكر أن القضية الفلسطينية ، على الرغم من أنها مرتبطة بحالات الطوارئ الدولية الأخرى ، لا تزال مركزية في السيناريو الدبلوماسي العالمي وأساسي للتوازنات الإقليمية ؛ لكن هذا الإعلان يساعد على وقف حل الدولتين ، الذي ربما تخشاه واشنطن. ربما تخشى الولايات المتحدة الأمريكية ترامب من أن تشكل دولة فلسطينية تتمتع بالحكم الذاتي خطراً أكبر على إسرائيل والسياسة الأمريكية ، وبالتالي تزيل هذا الحل ، وتدعم دولة تخالف القانون الدولي. قد يكون هذا الحل فعالاً بالنسبة لتكليف الرئيس الأمريكي الحالي ، أي على المدى القصير ، لكن على المدى الطويل يترك وضعًا لا يوفر حلولًا ، ويدفع الفلسطينيين على الفور إلى أعمال عنف وتحالفات خطيرة وخطيرة التوازنات الإقليمية. إن الخطاب المعطى للسؤال يهدد بجعل الأمور أسوأ بالنسبة للجانبين ، في حين أن المصداقية الأمريكية أصبحت الآن مهددة بشكل قاطع وبالتحيز المعبر عنه في الإعلان لصالح الإسرائيليين ، تضع الولايات المتحدة نفسها خارج عملية السلام ، لأنه لم يعد محايدا. قد يكون أحد أسباب هذا التغيير هو الاحتياجات الانتخابية لترامب ، الذي سيحاول بعد الهزائم الانتخابية الأخيرة استعادة دعم الجالية اليهودية الأمريكية ذات النفوذ ، والتي ، حسب استطلاعات الرأي ، تبدو لصالح الحزب الديمقراطي. على أي حال ، أيا كان السبب ، فإن التحرك لإضفاء الشرعية على المستعمرات الإسرائيلية يضحى بسنوات من المكانة الدولية للسياسة الأمريكية ويؤكد الشكوك في وجود إدارة بدون عنوان آمن ومؤكد بفضل غياب مشروع مع نظرة واسعة على الديناميات الدولية والتي تنتقل بالصلب والوظيفية فقط لتلبية احتياجات اللحظة. مع هذه الخصائص ، لا يمكن الحفاظ على دور القوة العالمية الأولى إلا من خلال القدرة العسكرية والاقتصادية ، ولكن فقط مع هذه الخصائص تتكيف الولايات المتحدة مع الصين وتفقد المصداقية والهيبة ، والصفات الأساسية لكونها الموضوع العالمي الأكثر أهمية.

lunedì 18 novembre 2019

Considerazioni sull'Alleanza Atlantica

Ormai è diventato interrogarsi sulla reale necessità dell’Alleanza Atlantica; fino a qualche decennio prima questa domanda era tipica degli ambienti di estrema sinistra, ma ora le ragioni di opportunità di una alleanza transatlantica, con queste carrateristiche sembrano venire ogni giorno sempre di meno. Ciò investe diversi ragionamenti, influenzati dall’emersione di troppe variabili che possono condizionare l’opinione sull’argomento. La tendenza di Trump di volere sganciarsi da una visione di difesa dove la parte occidentale è centrale, risulta essere cosa molto nota, ma le elezioni americane sono molto vicine, tuttavia aspettare un periodo così lungo senza pensare una riorganizzazione potrebbe essere molto deleterio per l’Europa; infatti la possibile, ma non certa rielezione dell’attuale presidente USA, non deve diventare un fattore in grado di procrastinare una decisione senza dubbio necessaria. Certamente i tempi per ridiscutere ed eventualmente ripensare l’alleanza non devono essere brevi: l’Alleanza Atlantica assicura un funzionamento più che positivo, sopratutto in termini militari, ma certamente meno soddisfacente per quanto riguarda i rapporti tra gli stati e le decisioni comuni. In questo momennto appare centrale la questione del ritiro dei militari americani dalle zone curde al confine con la Turchia, lasciando degli alleati fedeli e sopratutto fondamentali nellalotta allo Stato islamico, in balia di un membro dell’Alleanza, che si è rivelato più volte inaffidabile. La questione fondamentale è che il ritiro di una forza che operava in un teatro di guerra di interesse comune, non è stato deciso con gli alleati, ma in maniera autonoma da Washington. Certo non basta questo a mettere in crisi una alleanza pluriennale sulla quale si è fondata l’idea stessa dell’occidente, ma ciò rappresenta l’ennesimo importante segnale di una situazione che sembra sempre più deteriorata. La questione è che il funzionamento dell’Alleanza dovrebbe avere ricadute su tutti i suoi membri, invece l’azionista di maggioranza, gli USA, ne condizionano troppo le finalità. Se le richieste di Trump circa una maggiore partecipazione finanziaria possono essere corrette, alla pari dovrebbe esserci un atteggiamento altrettanto corretto nei rapporti con l’Unione Europea in quanto istiutuzione e soggetto internazionale e cardine dell’alleanza, al contrario l’amministrazione americana ha impostato una politica di divisione tra gli stati membri, che denota l’inaffidabilità dell’alleato principale. Sul fronte europeo ilpresidente francese è quello ceh più spinge per una indipendenza militare europea, raggiungibilecon la costituzione di una forza autonoma e l’unitarietà della politica estera continentale. Effettivamente questi sono i due presupposti necessari, ma l’attivismo francese potrebbe indurre qualche sospetto per la probabile volontà di una intenzione di esercitare la supremazia francese in ambito europeo. La Germania, l’unico paese che può esercitare una leadership continentale, sta vivendo un periodo di incertezza, dovuto al declino della cancelliera Merkel e da una direzione della politica estera incerta, dovuta anche alle tensioni interne ed al rallentamento dell’economia. Il fattore che potrebbe cancellare i sospetti sulle reali intenzioni francesi è quello sulla volontà di Parigi di condividere il proprio ordigno atomico a livello comunitario. La Francia è l’unica potenza nucleare continentale, a causa della scelta, avvenuta nella seconda metà degli anni cinquanta dello scorso secolo, di procedere singolarmente, anziché assieme ad Italia e Germania, nella costruzione della bomba atomica. Ora un esercito comune europeo, per avere un peso geopolitico consistente, ha tutt’altra consistenza se può disporre, a livello deterrente, dell’arma nucleare. Occorre però anche fare delle considerazioni sul perimetro di una forza militare comune europea, infatti si potrebbe pensaread un coinvolgimento ridotto sulla base del convincimento dell’adesione a Bruxelles, attualmente, infatti, gli stati dell’Europa dell’Est, non sembrano presentare quella condivisione necessaria dei valori europei e ciò porta al ragionamento di una ridiscussione degli standard di accesso all’Unione o a soluzioni del tipo dell’Europa a velocità differenti da applicare non solo sui temi economici, ma anche a quelli politici e militari. Come si vede la costruzione dell’alternativa all’Alleanza Atlantica, ancorché necessaria, presenta diversi punti interrogativi, che dovranno essere risolti se si vorrà arrivare ad una soluzione positiva, che consenta all’Unione di recitare un ruolo autonomo e di rilievo nella politica internazionale. 

Considerations on the Atlantic Alliance

It has now become a question of the real need of the Atlantic Alliance; until a few decades earlier this question was typical of far-left circles, but now the reasons for the opportunity of a transatlantic alliance, with these features seem to come less and less every day. This involves different reasoning, influenced by the emergence of too many variables that can influence opinion on the subject. Trump's tendency to want to break away from a vision of defense where the western part is central, turns out to be a very well-known thing, but the American elections are very close, however to wait for such a long period without thinking a reorganization could be very deleterious for the Europe; in fact the possible, but not certain re-election of the current US president, must not become a factor capable of delaying a decision that is undoubtedly necessary. Certainly the time to re-discuss and eventually rethink the alliance must not be short: the Atlantic Alliance ensures a more than positive functioning, above all in military terms, but certainly less satisfactory as regards relations between states and common decisions. At this moment, the issue of the withdrawal of the American military from the Kurdish areas on the border with Turkey appears to be central, leaving loyal and above all fundamental allies to the Islamic State, at the mercy of a member of the Alliance, which has proved repeatedly unreliable. The fundamental question is that the withdrawal of a force operating in a theater of war of common interest has not been decided with the allies, but independently by Washington. Certainly this is not enough to undermine a multi-year alliance on which the very idea of ​​the West was founded, but this represents yet another important sign of a situation that seems increasingly deteriorated. The question is that the operation of the Alliance should have repercussions on all its members, instead the majority shareholder, the USA, too much condition its aims. If Trump's requests for greater financial participation can be corrected, there should be an equally correct attitude in relations with the European Union as an international institution and cornerstone of the alliance, on the contrary the US administration has set a policy of division between member states, which denotes the unreliability of the main ally. On the European front, the French president is the one who most urges for European military independence, achievable with the establishment of an autonomous force and the unity of continental foreign policy. Indeed these are the two necessary presuppositions, but French activism could induce some suspicion for the probable will of an intention to exercise the French supremacy in European ambit. Germany, the only country that can exercise continental leadership, is experiencing a period of uncertainty, due to the decline of Chancellor Merkel and an uncertain foreign policy direction, also due to internal tensions and the slowdown of the economy. The factor that could erase suspicions about the real French intentions is that of Paris's willingness to share its atomic bomb at the community level. France is the only continental nuclear power, due to the choice, made in the second half of the fifties of the last century, to proceed individually, rather than together with Italy and Germany, in the construction of the atomic bomb. Now a common European army, in order to have a consistent geopolitical weight, has a completely different consistency if it can dispose, at the deterrent level, of the nuclear weapon. However, it is also necessary to make considerations on the perimeter of a common European military force, in fact we could think of a reduced involvement on the basis of the conviction of Brussels membership, currently, in fact, the Eastern European states do not seem to present that sharing necessary European values ​​and this leads to the reasoning of a re-discussion of the standards of access to the Union or solutions of the European type at different speeds to be applied not only on economic issues, but also to political and military ones. As we can see, the construction of the alternative to the Atlantic Alliance, although necessary, presents several question marks, which will have to be solved if we want to arrive at a positive solution, which allows the Union to play an autonomous and important role in international politics .

Consideraciones sobre la Alianza Atlántica

Ahora se ha convertido en una cuestión de la necesidad real de la Alianza Atlántica; Hasta hace unas décadas, esta pregunta era típica de los círculos de extrema izquierda, pero ahora las razones de la oportunidad de una alianza transatlántica, con estas características, parecen ser cada vez menos. Esto implica un razonamiento diferente, influenciado por la aparición de demasiadas variables que pueden influir en la opinión sobre el tema. La tendencia de Trump a querer romper con una visión de defensa donde la parte occidental es central, resulta ser algo muy conocido, pero las elecciones estadounidenses están muy cerca, sin embargo, esperar un período tan largo sin pensar que una reorganización podría ser muy perjudicial para el gobierno. Europa; De hecho, la posible, pero no segura, reelección del actual presidente de Estados Unidos, no debe convertirse en un factor capaz de retrasar una decisión que sin duda es necesaria. Ciertamente, el tiempo para volver a discutir y repensar la alianza no debe ser corto: la Alianza Atlántica asegura un funcionamiento más que positivo, sobre todo en términos militares, pero ciertamente menos satisfactorio en cuanto a las relaciones entre los estados y las decisiones comunes. En este momento, el tema de la retirada del ejército estadounidense de las áreas kurdas en la frontera con Turquía parece ser central, dejando aliados leales y sobre todo fundamentales al Estado Islámico, a merced de un miembro de la Alianza, que ha demostrado ser repetidamente poco confiable. La pregunta fundamental es que la retirada de una fuerza que opera en un teatro de guerra de interés común no ha sido decidida con los aliados, sino independientemente por Washington. Ciertamente, esto no es suficiente para socavar una alianza de varios años sobre la cual se fundó la idea misma de Occidente, pero esto representa otro signo importante de una situación que parece cada vez más deteriorada. La cuestión es que el funcionamiento de la Alianza debería tener repercusiones en todos sus miembros, en cambio, el accionista mayoritario, Estados Unidos, condiciona demasiado sus objetivos. Si las solicitudes de Trump para una mayor participación financiera pueden corregirse, debe haber una actitud igualmente correcta en las relaciones con la Unión Europea como institución internacional y piedra angular de la alianza, por el contrario, la administración de los Estados Unidos ha establecido un política de división entre los estados miembros, que denota la falta de fiabilidad del aliado principal. En el frente europeo, el presidente francés es el que más insta a la independencia militar europea, que se puede lograr con el establecimiento de una fuerza autónoma y la unidad de la política exterior continental. De hecho, estos son los dos presupuestos necesarios, pero el activismo francés podría inducir cierta sospecha sobre la probable voluntad de una intención de ejercer la supremacía francesa en el ámbito europeo. Alemania, el único país que puede ejercer el liderazgo continental, está experimentando un período de incertidumbre, debido al declive de la canciller Merkel y una dirección incierta de política exterior, también debido a las tensiones internas y la desaceleración de la economía. El factor que podría borrar las sospechas sobre las verdaderas intenciones francesas es la voluntad de París de compartir su bomba atómica a nivel comunitario. Francia es la única potencia nuclear continental, debido a la elección, hecha en la segunda mitad de los años cincuenta del siglo pasado, para proceder individualmente, en lugar de junto con Italia y Alemania, en la construcción de la bomba atómica. Ahora, un ejército europeo común, para tener un peso geopolítico constante, tiene una consistencia completamente diferente si puede deshacerse, a nivel disuasorio, del arma nuclear. Sin embargo, también es necesario hacer consideraciones en el perímetro de una fuerza militar europea común, de hecho, podríamos pensar en una menor participación sobre la base de la convicción de ser miembro de Bruselas, actualmente, de hecho, los estados de Europa del Este no parecen presentar ese intercambio valores europeos necesarios y esto lleva al razonamiento de una nueva discusión de los estándares de acceso a la Unión o soluciones de tipo europeo a diferentes velocidades para ser aplicados no solo en cuestiones económicas, sino también políticas y militares. Como podemos ver, la construcción de la alternativa a la Alianza Atlántica, aunque necesaria, presenta varios signos de interrogación, que deberán resolverse si queremos llegar a una solución positiva, que permita a la Unión desempeñar un papel autónomo e importante en la política internacional. .

Überlegungen zum Atlantischen Bündnis

Es ist jetzt eine Frage des wirklichen Bedarfs der Atlantischen Allianz geworden; bis vor ein paar Jahrzehnten war diese Frage typisch für ganz linke Kreise, aber jetzt scheinen die Gründe für die Möglichkeit eines transatlantischen Bündnisses mit diesen Merkmalen von Tag zu Tag weniger zu werden. Dies beinhaltet unterschiedliche Überlegungen, die durch die Entstehung zu vieler Variablen beeinflusst werden, die die Meinung zu diesem Thema beeinflussen können. Trumps Tendenz, sich von einer Verteidigungsvision lösen zu wollen, bei der der westliche Teil im Mittelpunkt steht, erweist sich als sehr bekannt, aber die amerikanischen Wahlen stehen kurz bevor. Allerdings könnte es für die USA sehr schädlich sein, so lange zu warten, ohne zu glauben, dass eine Neuorganisation erfolgt Europa; Tatsächlich darf die mögliche, aber nicht sichere Wiederwahl des derzeitigen US-Präsidenten kein Faktor werden, der eine zweifellos notwendige Entscheidung verzögern kann. Die Zeit, um das Bündnis zu überdenken und letztendlich zu überdenken, darf nicht kurz sein: Das Atlantische Bündnis gewährleistet ein mehr als positives Funktionieren, vor allem in militärischer Hinsicht, aber sicherlich weniger zufriedenstellend in Bezug auf die Beziehungen zwischen Staaten und gemeinsame Entscheidungen. In diesem Moment scheint die Frage des Abzugs des amerikanischen Militärs aus den kurdischen Gebieten an der Grenze zur Türkei von zentraler Bedeutung zu sein, da dem islamischen Staat loyale und vor allem grundlegende Verbündete ausgeliefert sind, die sich immer wieder als unzuverlässig erwiesen haben. Die grundlegende Frage ist, dass der Rückzug einer Truppe, die in einem Kriegsschauplatz von gemeinsamem Interesse operiert, nicht mit den Verbündeten, sondern unabhängig von Washington entschieden wurde. Dies ist sicherlich nicht genug, um ein mehrjähriges Bündnis zu untergraben, auf dem die Idee des Westens beruht, aber dies ist ein weiteres wichtiges Zeichen für eine Situation, die sich zunehmend zu verschlechtern scheint. Die Frage ist, dass die Operation des Bündnisses Auswirkungen auf alle seine Mitglieder haben sollte, stattdessen die Mehrheitsaktionäre, die USA, ihre Ziele zu sehr bedingen. Wenn Trumps Forderung nach größerer finanzieller Beteiligung korrigiert werden kann, sollte es eine ebenso korrekte Haltung in den Beziehungen zur Europäischen Union als internationaler Institution und Eckpfeiler des Bündnisses geben, im Gegenteil, die US-Regierung hat eine solche Haltung festgelegt Politik der Spaltung zwischen den Mitgliedstaaten, die die Unzuverlässigkeit des Hauptverbündeten bezeichnet. An der europäischen Front ist der französische Präsident derjenige, der sich am meisten für die militärische Unabhängigkeit Europas einsetzt, was durch die Schaffung einer autonomen Kraft und die Einheit der kontinentalen Außenpolitik erreicht werden kann. In der Tat sind dies die beiden notwendigen Voraussetzungen, aber der französische Aktivismus könnte den Verdacht auf den wahrscheinlichen Willen wecken, die französische Vormachtstellung im europäischen Raum auszuüben. Deutschland, das einzige Land, das kontinentale Führung ausüben kann, befindet sich aufgrund des Niedergangs von Bundeskanzlerin Merkel und einer unsicheren außenpolitischen Ausrichtung, auch aufgrund interner Spannungen und der Verlangsamung der Wirtschaft, in einer Phase der Unsicherheit. Der Faktor, der den Verdacht über die wirklichen französischen Absichten auslöschen könnte, ist die Bereitschaft von Paris, seine Atombombe auf Gemeindeebene zu teilen. Frankreich ist die einzige kontinentale Atommacht, die aufgrund der in der zweiten Hälfte der fünfziger Jahre des letzten Jahrhunderts getroffenen Entscheidung nicht zusammen mit Italien und Deutschland, sondern einzeln am Bau der Atombombe beteiligt ist. Nun hat eine gemeinsame europäische Armee, um ein gleichbleibendes geopolitisches Gewicht zu haben, eine völlig andere Konsistenz, wenn sie auf abschreckender Ebene über die Atomwaffe verfügen kann. Es müssen jedoch auch Überlegungen zum Umfang einer gemeinsamen europäischen Streitmacht angestellt werden. Tatsächlich könnte man eine geringere Beteiligung aufgrund der Überzeugung der Brüsseler Mitgliedschaft in Betracht ziehen, gegenwärtig scheinen die osteuropäischen Staaten diese Aufteilung nicht zu präsentieren Notwendige europäische Werte, und dies führt zu der Begründung einer erneuten Erörterung der Zugangsnormen zur Union oder von Lösungen des europäischen Typs mit unterschiedlicher Geschwindigkeit, die nicht nur in wirtschaftlichen, sondern auch in politischen und militärischen Fragen angewendet werden sollen. Wie wir sehen können, wirft der Aufbau der Alternative zum Atlantischen Bündnis, obwohl notwendig, mehrere Fragen auf, die gelöst werden müssen, wenn wir zu einer positiven Lösung gelangen wollen, die es der Union ermöglicht, eine autonome und wichtige Rolle in der internationalen Politik zu spielen .

Considérations sur l'Alliance atlantique

C’est maintenant devenu une question de besoin réel de l’Alliance atlantique; Il y a quelques décennies à peine, cette question était typique des cercles d'extrême gauche, mais les raisons de l'opportunité d'une alliance transatlantique, avec ces caractéristiques, semblent de moins en moins fréquentes chaque jour. Cela implique un raisonnement différent, influencé par l'émergence d'un trop grand nombre de variables pouvant influencer l'opinion sur le sujet. La tendance de Trump à vouloir rompre avec une vision de la défense où la partie occidentale est centrale s’avère être une chose très connue, mais les élections américaines sont très proches, mais attendre si longtemps sans penser qu'une réorganisation pourrait être très préjudiciable pour le europe; en fait, la réélection possible mais non certaine de l'actuel président des États-Unis ne doit pas devenir un facteur susceptible de retarder une décision sans aucun doute nécessaire. Certes, le temps nécessaire pour repenser et finalement repenser l’alliance ne doit pas être court: l’Alliance atlantique assure un fonctionnement plus que positif, surtout sur le plan militaire, mais certainement moins satisfaisant en ce qui concerne les relations entre les États et les décisions communes. À l'heure actuelle, la question du retrait de l'armée américaine des zones kurdes situées à la frontière avec la Turquie semble être centrale, laissant des alliés loyaux et avant tout fondamentaux à l'État islamique, à la merci d'un membre de l'Alliance, qui s'est maintes fois révélée douteuse. La question fondamentale est que le retrait d'une force opérant sur un théâtre de guerre d'intérêt commun n'a pas été décidé avec les alliés, mais de manière indépendante par Washington. Certes, cela ne suffit pas pour saper une alliance pluriannuelle sur laquelle l’idée même de l’Occident a été fondée, mais c’est un autre signe important d’une situation qui semble se détériorer de plus en plus. La question est que le fonctionnement de l'Alliance devrait avoir des répercussions sur tous ses membres. L'actionnaire majoritaire, les États-Unis, conditionne trop ses objectifs. Si les demandes de participation financière accrue de Trump peuvent être corrigées, il devrait exister une attitude tout aussi correcte dans les relations avec l'Union européenne en tant qu'institution internationale et pierre angulaire de l'alliance. Au contraire, l'administration américaine a fixé politique de division entre les États membres, qui dénote le manque de fiabilité du principal allié. Sur le front européen, le président français est celui qui plaide le plus en faveur d'une indépendance militaire européenne, réalisable avec la mise en place d'une force autonome et l'unité de la politique étrangère continentale. Ce sont en effet les deux présupposés nécessaires, mais l'activisme français pourrait susciter un soupçon quant à la volonté probable d'une intention d'exercer la suprématie française dans le cadre européen. L'Allemagne, seul pays à pouvoir exercer un leadership continental, traverse une période d'incertitude liée au déclin de la chancelière Merkel et à une orientation incertaine de la politique étrangère, également en raison de tensions internes et du ralentissement de l'économie. Le facteur qui pourrait effacer les soupçons sur les véritables intentions françaises est celui de la volonté de Paris de partager sa bombe atomique au niveau communautaire. La France est la seule puissance nucléaire continentale, en raison du choix fait dans la seconde moitié des années cinquante du siècle dernier de procéder individuellement, plutôt qu'avec l'Italie et l'Allemagne, à la construction de la bombe atomique. Or, une armée européenne commune, pour avoir un poids géopolitique cohérent, a une consistance complètement différente si elle peut disposer, au niveau dissuasif, de l'arme nucléaire. Cependant, il est également nécessaire de réfléchir au périmètre d'une force militaire européenne commune. En fait, on pourrait penser à une implication réduite sur la base de la conviction de l'adhésion à Bruxelles. En fait, actuellement, les États d'Europe orientale ne semblent pas présenter ce partage. les valeurs européennes nécessaires, ce qui conduit à raisonner dans le sens d'une nouvelle discussion des normes d'accès à l'Union ou de solutions de type européen à des vitesses différentes, à appliquer non seulement sur les questions économiques, mais aussi sur les questions politiques et militaires. Comme on peut le constater, la construction de l’alternative à l’Alliance atlantique, bien que nécessaire, pose plusieurs problèmes qui devront être résolus si nous voulons parvenir à une solution positive, qui permette à l’Union de jouer un rôle important et autonome dans la politique internationale. .

Considerações sobre a Aliança Atlântica

Tornou-se agora uma questão da real necessidade da Aliança Atlântica; até algumas décadas antes, essa questão era típica dos círculos de extrema esquerda, mas agora as razões para a oportunidade de uma aliança transatlântica, com essas características, parecem cada vez menos a cada dia. Isso envolve raciocínio diferente, influenciado pelo surgimento de muitas variáveis ​​que podem influenciar a opinião sobre o assunto. A tendência de Trump de querer romper com uma visão de defesa onde a parte ocidental é central, acaba por ser uma coisa muito conhecida, mas as eleições americanas estão muito próximas, no entanto, esperar por um período tão longo sem pensar que uma reorganização poderia ser muito prejudicial para o país. Europa; de fato, a possível, mas não certa reeleição do atual presidente dos EUA, não deve se tornar um fator capaz de atrasar uma decisão que é indubitavelmente necessária. Certamente, o tempo para re-discutir e finalmente repensar a aliança não deve ser curto: a Aliança Atlântica assegura um funcionamento mais do que positivo, sobretudo em termos militares, mas certamente menos satisfatório no que diz respeito às relações entre Estados e decisões comuns. Neste momento, a questão da retirada das forças armadas americanas das áreas curdas na fronteira com a Turquia parece central, deixando aliados leais e, acima de tudo, fundamentais ao Estado Islâmico, à mercê de um membro da Aliança, que se mostrou repetidamente pouco confiável. A questão fundamental é que a retirada de uma força que opera em um teatro de guerra de interesse comum não foi decidida pelos aliados, mas de forma independente por Washington. Certamente isso não é suficiente para minar uma aliança plurianual na qual a própria idéia do Ocidente foi fundada, mas isso representa mais um sinal importante de uma situação que parece cada vez mais deteriorada. A questão é que o funcionamento da Aliança deve ter repercussões em todos os seus membros, em vez de o acionista majoritário, os EUA, condicionar demais seus objetivos. Se os pedidos de Trump para maior participação financeira puderem ser corrigidos, deve haver uma atitude igualmente correta nas relações com a União Europeia como instituição internacional e pedra angular da aliança, pelo contrário, o governo dos EUA estabeleceu um política de divisão entre os estados membros, o que denota a falta de confiabilidade do principal aliado. Na frente européia, o presidente francês é quem mais apela à independência militar européia, alcançável com o estabelecimento de uma força autônoma e a unidade da política externa continental. De fato, esses são os dois pressupostos necessários, mas o ativismo francês poderia induzir alguma suspeita pela provável vontade de uma intenção de exercer a supremacia francesa no âmbito europeu. A Alemanha, o único país que pode exercer liderança continental, está passando por um período de incerteza, devido ao declínio do chanceler Merkel e a uma direção incerta da política externa, também devido às tensões internas e à desaceleração da economia. O fator que poderia apagar as suspeitas sobre as reais intenções francesas é o desejo de Paris de compartilhar sua bomba atômica no nível da comunidade. A França é a única energia nuclear continental, devido à escolha, feita na segunda metade dos anos cinquenta do século passado, de proceder individualmente, em vez de juntamente com a Itália e a Alemanha, na construção da bomba atômica. Agora, um exército europeu comum, para ter um peso geopolítico consistente, tem uma consistência completamente diferente se puder dispor, ao nível dissuasor, da arma nuclear. No entanto, também é necessário fazer considerações sobre o perímetro de uma força militar européia comum; de fato, poderíamos pensar em um envolvimento reduzido com base na convicção de ser membro de Bruxelas; atualmente, de fato, os estados da Europa Oriental não parecem apresentar esse compartilhamento. valores europeus necessários e isso leva ao raciocínio de uma re-discussão dos padrões de acesso à União ou de soluções do tipo europeu em velocidades diferentes, a serem aplicadas não apenas em questões econômicas, mas também políticas e militares. Como podemos ver, a construção da alternativa à Aliança Atlântica, embora necessária, apresenta vários pontos de interrogação, que deverão ser resolvidos se quisermos chegar a uma solução positiva, que permita à União desempenhar um papel autônomo e importante na política internacional. .

Соображения по поводу Атлантического альянса

Теперь это стало вопросом реальной потребности Атлантического альянса; Если несколько десятилетий назад этот вопрос был типичным для крайне левых кругов, то теперь причины возможности трансатлантического альянса с этими особенностями, похоже, приходят с каждым днем ​​все реже и реже. Это связано с различными рассуждениями, обусловленными появлением слишком большого количества переменных, которые могут повлиять на мнение по этому вопросу. Тенденция Трампа хотеть отойти от видения защиты, где западная часть занимает центральное место, оказывается очень известной вещью, но американские выборы очень близки, однако ждать такого длительного периода, не думая, что реорганизация может быть очень вредной для Европа; фактически возможное, но не определенное переизбрание нынешнего президента США, не должно стать фактором, способным отложить принятие решения, которое, несомненно, необходимо. Конечно, время для повторного обсуждения и в конечном итоге переосмысления альянса не должно быть коротким: Атлантический альянс обеспечивает более чем позитивное функционирование, прежде всего в военном отношении, но, безусловно, менее удовлетворительно с точки зрения отношений между государствами и общих решений. В настоящий момент вопрос о выводе американских военных из курдских районов на границе с Турцией представляется центральным, оставляя лояльных и прежде всего фундаментальных союзников Исламскому государству во власти члена Альянса, который неоднократно оказывался ненадежным. Основной вопрос заключается в том, что вывод сил, действующих на театре военных действий, представляющих общий интерес, решался не союзниками, а независимо от Вашингтона. Конечно, этого недостаточно, чтобы подорвать многолетний альянс, на котором была основана сама идея Запада, но это представляет собой еще один важный признак ситуации, которая кажется все более ухудшающейся. Вопрос в том, что деятельность Альянса должна иметь последствия для всех его членов, а мажоритарный акционер США слишком сильно обусловливает свои цели. Если просьбы Трампа о большем финансовом участии могут быть исправлены, в отношениях с Европейским союзом как международным институтом и краеугольным камнем альянса должно быть одинаково правильное отношение, напротив, администрация США установила политика разделения между государствами-членами, которая обозначает ненадежность основного союзника. На европейском фронте президент Франции - тот, кто больше всего стремится к европейской военной независимости, достижимой с созданием автономных сил и единства континентальной внешней политики. На самом деле это две необходимые предпосылки, но французская активность может вызвать некоторое подозрение в отношении вероятной воли к намерению осуществить превосходство Франции в европейских отношениях. Германия, единственная страна, которая может осуществлять континентальное лидерство, переживает период неопределенности из-за падения канцлера Меркель и неопределенного направления внешней политики, также из-за внутренней напряженности и замедления экономики. Фактором, который может стереть подозрения о реальных намерениях Франции, является желание Парижа поделиться своей атомной бомбой на уровне сообщества. Франция является единственной континентальной ядерной державой, благодаря тому, что во второй половине 50-х годов прошлого века был сделан выбор в отношении создания атомной бомбы в индивидуальном порядке, а не вместе с Италией и Германией. Теперь общая европейская армия, чтобы иметь постоянный геополитический вес, имеет совершенно иную согласованность, если она может на ядерном оружии уничтожить ядерное оружие. Тем не менее, необходимо также рассмотреть вопрос о периметре общих европейских вооруженных сил, фактически мы могли бы подумать о сокращении участия на основе убежденности в членстве в Брюсселе, в настоящее время, на самом деле, восточноевропейские государства, похоже, не представляют, что разделение необходимые европейские ценности, и это приводит к необходимости пересмотра стандартов доступа к Союзу или решений европейского типа с разной скоростью, которые должны применяться не только к экономическим, но и к политическим и военным вопросам. Как мы видим, строительство альтернативы Атлантическому альянсу, хотя и необходимо, но ставит несколько вопросительных знаков, которые необходимо будет решить, если мы хотим прийти к позитивному решению, которое позволит Союзу играть автономную и важную роль в международной политике. ,