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giovedì 25 febbraio 2021

L'occidente deve ridurre la sua dipendenza produttiva dalla Cina

 L’avvento di Biden alla presidenza statunitense, coinciso con la seconda fase della pandemia, ha soltanto evidenziato la reale necessità di una maggiore indipendenza dai prodotti cinesi per l’autonomia del tessuto produttivo americano, in particolare, ma di tutto l’occidente in generale. La questione ormai è antica: lo spostamento di produzione, anche di prodotti strategici, condizionato soltanto dalla volontà di abbassare i costi del lavoro, ha determinato una dipendenza dal paese cinese, che non è mai stata regolata dai paesi occidentali, attratti dalla deregolamentazione per favorire il guadagno facile delle imprese. Aldilà dei costi sociali e dell’impoverimento del tessuto produttivo occidentale, la questione è sempre stata ben presente ai governi, che sono stati però attratti dalla disponibilità di investimenti cinesi a compensazione della perdita di posti di lavoro, di conoscenze e, soprattutto, di autonomia operativa della produzione industriale. Questo squilibrio doveva prima o poi emergere e l’arrivo della situazione pandemica è stato l’elemento scatenante, che ha reso non più rinviabile una revisione dell’attuale stato di cose. Un esempio pratico è stato costituito nella sospensione della produzione, in alcuni stabilimenti automobilistici americani, a causa della mancanza di pezzi di ricambio provenienti dalla Cina e poi, come non ricordare, l’assoluta penuria di mascherine chirurgiche nella prima fase della pandemia, proprio perché la produzione di questi presidi medici era stata del tutto spostata in territori al di fuori dell’occidente.  La strategia di Biden ha individuato sei aree strategiche su cui operare la revisione della produzione e poi della fornitura, si tratta dei prodotti relativi alla difesa, sanità pubblica e biotecnologia, tecnologie delle telecomunicazioni, energia, trasporti e produzione alimentare e fornitura di materie prime agricole. La scelta appare scontata per avere una autonomia operativa e decisionale da praticare sul proprio territorio e per gli alleati. Certo le ultime tensioni politiche e commerciali hanno imposto questo percorso, ma anche un’analisi sommaria può permettere di affermare come questo processo sia in ritardo per gli equilibri mondiale e per recuperare il gap prodotto fino ad ora dalla situazione pregressa. La strategia del presidente americano si completa con la volontà di collaborare, prima di tutto su queste sei aree strategiche, con gli alleati europei, quelli dell’America latina e quelli asiatici. Si tratta di una inversione di tendenza, rispetto all’isolazionismo portato avanti da Trump, che ha involontariamente sostenuto il predominio cinese della produzione industriale; tuttavia il problema della delocalizzazione non sembra del tutto superato: infatti il coinvolgimento legittimo di paesi con basso costo del lavoro, rischia di spostare delle produzioni dalla Cina presso altri paesi, che, oltretutto, non dispongono delle conoscenze produttive cinesi. Il percorso da affrontare deve essere sostenuto dagli stati per riportare le produzioni essenziali per prime entro i confini occidentali, ma ciò non basta, occorre anche procedere sulla via di una nuova industrializzazione più completa, che deve ricomprendere anche produzioni ritenute meno essenziali, ma complementari ed in grado di assicurare una ancora maggiore autonomia. Certamente non si può pensare che ogni membro degli alleati occidentali possa ricreare un tessuto produttivo del tutto autonomo sul proprio territorio, ma questa strategia deve essere pensata ed attuata a livello di alleanza globale, tenendo conto, però delle peculiarità dei tessuti industriali locali, che devono aumentare la propria autonomia potendo contare su di una qualità produttiva dei prodotti da assemblare almeno pari a quella cinese. Il processo, quindi non è breve e non è agevole e prevede cospicui trasferimenti finanziari e di conoscenza verso i nuovi partner produttivi, di cui deve, però, essere verificata la sicura affidabilità, non solo in termini di alleanza, ma di condivisione dei principi politici circa il rispetto dei diritti umani. Su questo tema si gioca molto, infatti, sul confronto dei paesi occidentali, con gli USA come interprete principale, il confronto con la Cina, da cui discende la necessità di prevenire eventuali blocchi di parti di produzione necessarie all’industria occidentale. Naturalmente il confine tra necessità commerciale e rivalità politica è divenuto sempre più labile e la voglia di aumentare il proprio peso politico da parte di Pechino sarà un fattore determinante per i rapporti con la Cina, che devono essere improntati ad un maggiore galateo diplomatico, senza però arretrare sulle qualità distintive occidentali, primi fra tutti i diritti umani anche al di fuori del perimetro dell’alleanza occidentale.

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The West must reduce its productive dependence on China

 Biden's advent to the US presidency, which coincided with the second phase of the pandemic, only highlighted the real need for greater independence from Chinese products for the autonomy of the American productive fabric, in particular, but of the whole West in general. . The question is now ancient: the shift in production, including strategic products, conditioned only by the desire to lower labor costs, has determined a dependence on the Chinese country, which has never been regulated by Western countries, attracted by deregulation to favor the easy earning of businesses. Beyond the social costs and the impoverishment of the Western productive fabric, the question has always been very present to governments, which have however been attracted by the availability of Chinese investments to compensate for the loss of jobs, knowledge and, above all, autonomy operational of industrial production. This imbalance had to emerge sooner or later and the arrival of the pandemic situation was the trigger, which made a review of the current state of affairs no longer postponable. A practical example was the suspension of production, in some American car factories, due to the lack of spare parts from China and then, how can we forget, the absolute shortage of surgical masks in the first phase of the pandemic, precisely because the production of these medical devices had been completely moved to territories outside the West. Biden's strategy has identified six strategic areas on which to operate the review of production and then of supply, these are products related to defense, public health and biotechnology, telecommunications technologies, energy, transport and food production and the supply of agricultural raw materials. . The choice appears obvious in order to have operational and decision-making autonomy to be practiced on one's own territory and for allies. Of course, the latest political and commercial tensions have imposed this path, but even a summary analysis can allow us to affirm how this process is overdue for the world balance and to recover the gap produced up to now by the previous situation. The strategy of the American president is completed by the desire to collaborate, first of all in these six strategic areas, with European, Latin American and Asian allies. This is a reversal of the trend, with respect to the isolationism carried on by Trump, which unwittingly supported the Chinese dominance of industrial production; however, the problem of delocalization does not seem completely overcome: in fact, the legitimate involvement of countries with low labor costs risks moving production from China to other countries, which, moreover, do not have Chinese production knowledge. The path to be faced must be supported by the states to bring essential productions back to the western borders first, but this is not enough, it is also necessary to proceed on the path of a new more complete industrialization, which must also include productions considered less essential, but complementary and able to ensure even greater autonomy. Certainly one cannot think that every member of the Western allies can recreate a completely autonomous productive fabric on its own territory, but this strategy must be conceived and implemented at the level of a global alliance, taking into account, however, the peculiarities of local industrial fabrics, which increase its autonomy by being able to count on a production quality of the products to be assembled at least equal to that of China. The process, therefore, is not short and not easy and involves substantial financial and knowledge transfers to the new production partners, whose reliable reliability must, however, be verified, not only in terms of alliance, but of sharing political principles. about respect for human rights. In fact, a lot is played out on this issue on the comparison of Western countries, with the US as the main interpreter, the comparison with China, which leads to the need to prevent any blocks of production parts necessary for Western industry. Naturally, the boundary between commercial necessity and political rivalry has become increasingly blurred and Beijing's desire to increase its political weight will be a determining factor for relations with China, which must be marked by greater diplomatic etiquette, without however to withdraw from the distinctive western qualities, first of all human rights even outside the perimeter of the western alliance.

Occidente debe reducir su dependencia productiva de China

 

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La llegada de Biden a la presidencia estadounidense, que coincidió con la segunda fase de la pandemia, solo puso de relieve la necesidad real de una mayor independencia de los productos chinos para la autonomía del tejido productivo estadounidense, en particular, pero de todo Occidente en general. La pregunta es ya antigua: el cambio en la producción, incluso de productos estratégicos, condicionado solo por el deseo de bajar los costos laborales, ha determinado una dependencia del país chino, que nunca ha sido regulado por los países occidentales, atraído por la desregulación para favorecer la economía. fácil obtención de negocios. Más allá de los costes sociales y el empobrecimiento del tejido productivo occidental, la cuestión siempre ha estado muy presente para los gobiernos, que sin embargo se han visto atraídos por la disponibilidad de inversiones chinas para compensar la pérdida de puestos de trabajo, conocimientos y, sobre todo, autonomía operativa. de la producción industrial. Este desequilibrio tenía que surgir tarde o temprano y la llegada de la situación pandémica fue el detonante, lo que hizo que la revisión de la situación actual ya no fuera postergable. Un ejemplo práctico fue la suspensión de la producción, en algunas fábricas de automóviles estadounidenses, por la falta de repuestos de China y luego, cómo olvidar, la absoluta escasez de mascarillas quirúrgicas en la primera fase de la pandemia, precisamente por la producción de estos dispositivos médicos se habían trasladado completamente a territorios fuera de Occidente. La estrategia de Biden ha identificado seis áreas estratégicas sobre las que operar la revisión de la producción y luego de la oferta, estos son productos relacionados con la defensa, salud pública y biotecnología, tecnologías de telecomunicaciones, energía, transporte y producción de alimentos y el suministro de materias primas agrícolas. La elección parece obvia para tener una autonomía operativa y de toma de decisiones para ser practicada en el propio territorio y para los aliados. Por supuesto, las últimas tensiones políticas y comerciales han impuesto este camino, pero incluso un análisis sumario puede permitirnos afirmar cómo este proceso está atrasado para el equilibrio mundial y recuperar la brecha producida hasta ahora por la situación anterior. La estrategia del presidente estadounidense se completa con el deseo de colaborar, en primer lugar en estas seis áreas estratégicas, con los aliados europeos, latinoamericanos y asiáticos. Se trata de una inversión de la tendencia, con respecto al aislacionismo perseguido por Trump, que sin saberlo apoyó el dominio chino de la producción industrial; sin embargo, el problema de la deslocalización no parece superado por completo: de hecho, la participación legítima de países con bajos costos laborales corre el riesgo de trasladar la producción de China a otros países que, además, no tienen conocimiento de producción china. El camino a afrontar debe ser apoyado por los estados para traer primero las producciones esenciales a las fronteras occidentales, pero esto no es suficiente, también es necesario avanzar por el camino de una nueva industrialización más completa, que debe incluir también las producciones consideradas. menos esencial, pero complementario y capaz de garantizar una autonomía aún mayor. Ciertamente no se puede pensar que cada miembro de los aliados occidentales pueda recrear un tejido productivo completamente autónomo en su propio territorio, pero esta estrategia debe ser concebida e implementada a nivel de alianza global, teniendo en cuenta, sin embargo, las peculiaridades de la industria local. tejidos, que debe incrementar su autonomía al poder contar con una calidad de producción de los productos a ensamblar al menos igual a la de China. El proceso, por lo tanto, no es corto ni fácil e implica importantes transferencias financieras y de conocimiento a los nuevos socios de producción, cuya confiabilidad debe, sin embargo, verificarse, no solo en términos de alianza, sino de compartir principios políticos. derechos humanos. Mucho se juega en este tema, de hecho, en el enfrentamiento de los países occidentales, con EE. UU. Como principal intérprete, el enfrentamiento con China, de ahí la necesidad de evitar los bloqueos de piezas de producción necesarios para la industria occidental. Naturalmente, el límite entre la necesidad comercial y la rivalidad política se ha vuelto cada vez más difuso y el deseo de Pekín de aumentar su peso político será un factor determinante para las relaciones con China, que deben estar marcadas por una mayor etiqueta diplomática, sin por ello apartarse de las cualidades occidentales distintivas. , en primer lugar los derechos humanos incluso fuera del perímetro de la alianza occidental.

Der Westen muss seine produktive Abhängigkeit von China verringern

 Bidens Amtsantritt in den USA, der mit der zweiten Phase der Pandemie zusammenfiel, unterstrich nur die tatsächliche Notwendigkeit einer größeren Unabhängigkeit von chinesischen Produkten für die Autonomie des amerikanischen Produktivgefüges im Besonderen, aber des gesamten Westens im Allgemeinen. Die Frage ist jetzt uralt: Die Verlagerung der Produktion, selbst strategischer Produkte, die nur durch den Wunsch nach Senkung der Arbeitskosten bedingt ist, hat eine Abhängigkeit von dem chinesischen Land festgestellt, das von westlichen Ländern nie reguliert wurde und von der Deregulierung angezogen wurde, um das zu begünstigen einfaches Verdienen von Unternehmen. Abgesehen von den sozialen Kosten und der Verarmung des westlichen Produktionsgefüges war die Frage für die Regierungen immer sehr präsent, die jedoch von der Verfügbarkeit chinesischer Investitionen angezogen wurden, um den Verlust von Arbeitsplätzen, Wissen und vor allem der operativen Autonomie auszugleichen der industriellen Produktion. Dieses Ungleichgewicht musste früher oder später auftreten, und das Eintreffen der Pandemiesituation war der Auslöser, der eine Überprüfung des aktuellen Zustands nicht mehr aufschob. Ein praktisches Beispiel war die Einstellung der Produktion in einigen amerikanischen Autofabriken aufgrund des Mangels an Ersatzteilen aus China und, wie wir vergessen können, der absolute Mangel an Operationsmasken in der ersten Phase der Pandemie, gerade wegen der Produktion von diesen medizinischen Geräten waren vollständig in Gebiete außerhalb des Westens verlegt worden. Bidens Strategie hat sechs strategische Bereiche identifiziert, in denen die Überprüfung der Produktion und dann der Versorgung durchgeführt werden soll. Dies sind Produkte in den Bereichen Verteidigung, öffentliche Gesundheit und Biotechnologie, Telekommunikationstechnologien, Energie, Transport und Lebensmittelproduktion sowie die Lieferung landwirtschaftlicher Rohstoffe. Die Wahl liegt auf der Hand, um auf dem eigenen Territorium und für Verbündete operative und Entscheidungsautonomie zu üben. Natürlich haben die jüngsten politischen und kommerziellen Spannungen diesen Weg aufgezwungen, aber selbst eine zusammenfassende Analyse kann es uns ermöglichen, zu bestätigen, wie überfällig dieser Prozess für das Weltgleichgewicht ist, und die Lücke zu schließen, die bisher durch die vorherige Situation entstanden ist. Die Strategie des amerikanischen Präsidenten wird durch den Wunsch vervollständigt, zunächst in diesen sechs strategischen Bereichen mit den europäischen, lateinamerikanischen und asiatischen Verbündeten zusammenzuarbeiten. Dies ist eine Umkehrung des Trends in Bezug auf den von Trump verfolgten Isolationismus, der die chinesische Dominanz der Industrieproduktion unwissentlich unterstützte. Das Problem der Delokalisierung scheint jedoch nicht vollständig überwunden zu sein: Tatsächlich besteht die legitime Beteiligung von Ländern mit niedrigen Arbeitskosten die Gefahr, die Produktion von China in andere Länder zu verlagern, die darüber hinaus keine chinesischen Produktionskenntnisse haben. Der Weg, dem wir uns stellen müssen, muss von den Staaten unterstützt werden, um wesentliche Produktionen zuerst an die westlichen Grenzen zurückzubringen. Dies reicht jedoch nicht aus, sondern es ist auch notwendig, den Weg einer neuen, vollständigeren Industrialisierung einzuschlagen, zu der auch die berücksichtigten Produktionen gehören müssen weniger wichtig, aber komplementär und in der Lage, eine noch größere Autonomie zu gewährleisten. Man kann sicherlich nicht glauben, dass jedes Mitglied der westlichen Verbündeten auf seinem eigenen Territorium ein völlig autonomes Produktivgefüge schaffen kann, aber diese Strategie muss auf der Ebene eines globalen Bündnisses konzipiert und umgesetzt werden, wobei jedoch die Besonderheiten der lokalen Industrie berücksichtigt werden Stoffe, die ihre Autonomie erhöhen müssen, indem sie auf eine Produktionsqualität der zu montierenden Produkte zählen können, die mindestens der von China entspricht. Der Prozess ist daher nicht kurz und nicht einfach und beinhaltet einen erheblichen finanziellen und Wissenstransfer zu den neuen Produktionspartnern, deren verlässliche Zuverlässigkeit jedoch nicht nur im Hinblick auf das Bündnis, sondern auch auf den Austausch politischer Grundsätze über die Einhaltung überprüft werden muss Menschenrechte. In dieser Frage wird viel über die Konfrontation westlicher Länder mit den USA als Hauptdolmetscher, die Konfrontation mit China und damit die Notwendigkeit, jegliche für die westliche Industrie notwendigen Blockaden von Produktionsteilen zu verhindern, ausgespielt. Natürlich ist die Grenze zwischen kommerzieller Notwendigkeit und politischer Rivalität zunehmend verschwommen, und Pekings Wunsch, sein politisches Gewicht zu erhöhen, wird ein entscheidender Faktor für die Beziehungen zu China sein, die durch eine größere diplomatische Etikette gekennzeichnet sein müssen, ohne sich jedoch von den charakteristischen westlichen Qualitäten zurückzuziehen vor allem Menschenrechte auch außerhalb des westlichen Bündnisses.

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L'Occident doit réduire sa dépendance productive à l'égard de la Chine

 L'avènement de Biden à la présidence américaine, qui a coïncidé avec la deuxième phase de la pandémie, n'a fait que mettre en évidence le besoin réel d'une plus grande indépendance vis-à-vis des produits chinois pour l'autonomie du tissu productif américain, en particulier, mais de tout l'Occident en général. La question est désormais ancienne: le déplacement de la production, même des produits stratégiques, conditionné uniquement par la volonté de baisser les coûts salariaux, a déterminé une dépendance à l'égard du pays chinois, qui n'a jamais été régulé par les pays occidentaux, attiré par la dérégulation pour favoriser la revenus faciles des entreprises. Au-delà des coûts sociaux et de l'appauvrissement du tissu productif occidental, la question a toujours été très présente aux gouvernements, qui ont pourtant été attirés par la disponibilité des investissements chinois pour compenser la perte d'emplois, de connaissances et, surtout, d'autonomie opérationnelle. de la production industrielle. Ce déséquilibre devait apparaître tôt ou tard et l’arrivée de la situation pandémique en était le déclencheur, ce qui ne permettait plus de reporter l’examen de l’état actuel des choses. Un exemple concret a été la suspension de la production, dans certaines usines automobiles américaines, en raison du manque de pièces détachées en provenance de Chine et puis, comment oublier, la pénurie absolue de masques chirurgicaux dans la première phase de la pandémie, précisément parce que la production de ces dispositifs médicaux avaient été complètement déplacés vers des territoires en dehors de l'Ouest. La stratégie de Biden a identifié six domaines stratégiques sur lesquels opérer la revue de la production puis de l'approvisionnement, il s'agit des produits liés à la défense, à la santé publique et aux biotechnologies, aux technologies des télécommunications, à l'énergie, aux transports et à la production alimentaire et à l'approvisionnement en matières premières agricoles. Le choix apparaît évident afin de disposer d'une autonomie opérationnelle et décisionnelle à pratiquer sur son propre territoire et pour ses alliés. Certes, les dernières tensions politiques et commerciales ont imposé cette voie, mais même une analyse sommaire peut nous permettre d'affirmer combien ce processus est en retard pour l'équilibre mondial et de combler l'écart produit jusqu'à présent par la situation antérieure. La stratégie du président américain est complétée par la volonté de collaborer, tout d'abord dans ces six domaines stratégiques, avec les alliés européens, latino-américains et asiatiques. Il s'agit d'un renversement de tendance, par rapport à l'isolationnisme poursuivi par Trump, qui soutenait involontairement la domination chinoise de la production industrielle; cependant, le problème de la délocalisation ne semble pas totalement résolu: en fait, l'implication légitime de pays à faibles coûts de main-d'œuvre risque de déplacer la production de la Chine vers d'autres pays qui, de plus, n'ont pas de connaissances en production chinoise. Le chemin à parcourir doit être soutenu par les Etats pour ramener les productions essentielles aux frontières occidentales en premier, mais cela ne suffit pas, il faut aussi avancer sur la voie d'une nouvelle industrialisation plus complète, qui doit également inclure des productions envisagées. moins indispensable, mais complémentaire et capable d'assurer une autonomie encore plus grande. Certes, on ne peut pas penser que chaque membre des alliés occidentaux puisse recréer un tissu productif complètement autonome sur son propre territoire, mais cette stratégie doit être conçue et mise en œuvre au niveau d'une alliance globale, en tenant compte cependant des particularités de l'industrie locale. tissus, qui doit augmenter son autonomie en pouvant compter sur une qualité de production des produits à assembler au moins égale à celle de la Chine. Le processus n'est donc ni court ni facile et implique d'importants transferts financiers et de connaissances vers les nouveaux partenaires de production, dont la fiabilité fiable doit cependant être vérifiée, non seulement en termes d'alliance, mais de partage de principes politiques. droits humains. Beaucoup se joue sur cette question, en fait, sur la confrontation des pays occidentaux, avec les États-Unis comme principal interprète, la confrontation avec la Chine, d'où la nécessité de prévenir les blocages de pièces de production nécessaires à l'industrie occidentale. Naturellement, la frontière entre nécessité commerciale et rivalité politique s'est estompée de plus en plus et la volonté de Pékin d'accroître son poids politique sera un facteur déterminant pour les relations avec la Chine, qui doivent être marquées par une plus grande étiquette diplomatique, sans pour autant se retirer des qualités occidentales distinctives. , tout d'abord les droits de l'homme même en dehors du périmètre de l'alliance occidentale.

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O Ocidente deve reduzir sua dependência produtiva da China

 

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A chegada de Biden à presidência dos Estados Unidos, que coincidiu com a segunda fase da pandemia, apenas destacou a real necessidade de maior independência dos produtos chineses para a autonomia do tecido produtivo americano, em particular, mas de todo o Ocidente em geral. A questão agora é antiga: o deslocamento da produção, mesmo de produtos estratégicos, condicionada apenas pelo desejo de baratear o custo da mão de obra, determinou uma dependência do país chinês, que nunca foi regulamentado pelos países ocidentais, atraídos pela desregulamentação para favorecer os fácil obtenção de negócios. Para além dos custos sociais e do empobrecimento do tecido produtivo ocidental, a questão sempre esteve muito presente aos governos, que no entanto têm sido atraídos pela disponibilidade de investimentos chineses para compensar a perda de empregos, conhecimento e, sobretudo, autonomia operacional da produção industrial. Este desequilíbrio teve de surgir mais cedo ou mais tarde e a chegada da situação de pandemia foi o estopim, o que fez com que a revisão da situação atual não fosse mais adiada. Um exemplo prático foi a suspensão da produção, em algumas fábricas de automóveis americanas, por falta de peças sobressalentes da China e depois, como não podemos esquecer, a falta absoluta de máscaras cirúrgicas na primeira fase da pandemia, justamente pela produção desses dispositivos médicos foram completamente movidos para territórios fora do Ocidente. A estratégia de Biden identificou seis áreas estratégicas para operar a revisão da produção e depois do abastecimento, que são produtos relacionados à defesa, saúde pública e biotecnologia, tecnologias de telecomunicações, energia, transporte e produção de alimentos e fornecimento de matérias-primas agrícolas. A escolha parece óbvia para que haja autonomia operacional e decisória a ser exercida no próprio território e para os aliados. É claro que as últimas tensões políticas e comerciais impuseram esse caminho, mas mesmo uma análise sumária pode nos permitir afirmar o quanto esse processo está atrasado para o equilíbrio mundial e recuperar a lacuna produzida até agora pela situação anterior. A estratégia do presidente americano se completa com a vontade de colaborar, antes de mais nada nessas seis áreas estratégicas, com os aliados europeus, latino-americanos e asiáticos. Esta é uma reversão da tendência, no que diz respeito ao isolacionismo perseguido por Trump, que involuntariamente apoiou o domínio chinês da produção industrial; no entanto, o problema da deslocalização não parece totalmente superado: de fato, o envolvimento legítimo de países com baixos custos de mão de obra corre o risco de transferir a produção da China para outros países, que, aliás, não têm conhecimento da produção chinesa. O caminho a ser percorrido deve ser apoiado pelos estados para trazer primeiro as produções essenciais de volta às fronteiras ocidentais, mas isso não basta, é preciso também avançar no caminho de uma nova industrialização mais completa, que deve incluir também as produções consideradas. menos essenciais, mas complementares e capazes de garantir uma autonomia ainda maior. Certamente não se pode pensar que cada membro dos aliados ocidentais possa recriar um tecido produtivo totalmente autônomo em seu próprio território, mas essa estratégia deve ser concebida e implementada no nível de uma aliança global, levando em conta, no entanto, as peculiaridades da indústria local. tecidos, que deve aumentar sua autonomia por poder contar com uma qualidade de produção dos produtos a serem montados pelo menos igual à da China. O processo, portanto, não é curto e nem fácil e envolve substanciais transferências financeiras e de conhecimento para os novos parceiros de produção, cuja confiabilidade confiável deve, no entanto, ser verificada, não apenas em termos de aliança, mas de compartilhamento de princípios políticos. direitos humanos. Muito se joga nesta questão, aliás, no confronto dos países ocidentais, tendo os EUA como principal intérprete, o confronto com a China, daí a necessidade de se evitar quaisquer blocos de peças de produção necessários à indústria ocidental. Naturalmente, a fronteira entre necessidade comercial e rivalidade política tornou-se cada vez mais tênue e o desejo de Pequim de aumentar seu peso político será um fator determinante para as relações com a China, que devem ser marcadas por uma maior etiqueta diplomática, sem, no entanto, se afastar das características distintivas do Ocidente. , em primeiro lugar os direitos humanos, mesmo fora do perímetro da aliança ocidental.

Запад должен уменьшить свою производительную зависимость от Китая

 Приход Байдена на пост президента США, который совпал со второй фазой пандемии, только высветил реальную потребность в большей независимости от китайских товаров для автономии производственной ткани Америки, в частности, и всего Запада в целом. Вопрос теперь древний: изменение производства, даже стратегической продукции, обусловленное только желанием снизить затраты на рабочую силу, определило зависимость от китайской страны, которая никогда не регулировалась западными странами, привлеченная дерегулированием в пользу страны. легкий заработок на бизнесе. Помимо социальных издержек и обнищания производственной структуры Запада, этот вопрос всегда был очень актуален для правительств, которых, однако, привлекала доступность китайских инвестиций для компенсации потери рабочих мест, знаний и, прежде всего, автономии. промышленного производства. Этот дисбаланс должен был рано или поздно проявиться, и возникновение пандемической ситуации стало спусковым крючком, сделавшим обзор текущего положения дел более не откладываемым. Практическим примером была приостановка производства на некоторых американских автомобильных заводах из-за отсутствия запасных частей из Китая, а затем, как мы можем забыть, абсолютная нехватка хирургических масок на первом этапе пандемии именно потому, что производство из этих медицинских устройств были полностью вывезены за пределы Запада. Стратегия Байдена определила шесть стратегических областей, по которым следует проводить обзор производства, а затем поставок, это продукты, связанные с обороной, общественным здравоохранением и биотехнологиями, телекоммуникационными технологиями, энергетикой, транспортом и производством продуктов питания, а также поставками сельскохозяйственного сырья. Выбор кажется очевидным, чтобы иметь оперативную автономию и автономию в принятии решений, которую можно было бы практиковать на своей собственной территории и для союзников. Конечно, последняя политическая и коммерческая напряженность навязала этот путь, но даже сводный анализ может позволить нам подтвердить, насколько этот процесс запоздалым для мирового баланса, и восстановить разрыв, возникший до сих пор из-за предыдущей ситуации. Стратегия американского президента дополняется желанием сотрудничать, прежде всего в этих шести стратегических областях, с европейскими, латиноамериканскими и азиатскими союзниками. Это полная противоположность тенденции изоляционизма, проводимого Трампом, который невольно поддерживал доминирование Китая в промышленном производстве; однако проблема делокализации, похоже, не решена полностью: на самом деле, законное участие стран с низкими затратами на рабочую силу грозит перемещением производства из Китая в другие страны, которые, к тому же, не обладают знаниями китайского производства. Государства должны поддержать путь, который предстоит пройти, чтобы сначала вернуть основные производства к западным границам, но этого недостаточно, необходимо также продолжить путь новой, более полной индустриализации, которая также должна включать рассматриваемые производства. менее важен, но дополняет и может обеспечить еще большую автономность. Конечно, нельзя думать, что каждый член западных союзников может воссоздать полностью автономную производственную структуру на своей собственной территории, но эта стратегия должна быть задумана и реализована на уровне глобального альянса с учетом, однако, особенностей местных промышленных предприятий. ткани, которые должны повысить свою автономию, имея возможность рассчитывать на качество производства собираемых продуктов, по крайней мере, такое же, как в Китае. Таким образом, этот процесс не является коротким и непростым и включает в себя значительную финансовую передачу и передачу знаний новым производственным партнерам, надежность которых, однако, должна быть проверена не только с точки зрения альянса, но и общих политических принципов. права человека. В этом вопросе много разыгрывается, фактически, на конфронтации западных стран, с США в качестве основного интерпретатора, противостояния с Китаем, отсюда и необходимость предотвращения любых блоков производства деталей, необходимых для западной промышленности. Естественно, граница между коммерческой необходимостью и политическим соперничеством становится все более размытой, и желание Пекина увеличить свой политический вес станет определяющим фактором для отношений с Китаем, которые должны быть отмечены более строгим дипломатическим этикетом, но без отказа от отличительных качеств Запада. , в первую очередь, права человека даже вне периметра западного альянса.

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西方必須減少對中國的生產依賴

 

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拜登在第二次大流行期間恰逢美國當選總統,這突顯出了真正的需要,即從美國產品中獲得更大的獨立性,以實現美國生產性織物(尤其是整個西方國家)的自治。現在的問題是古老的:僅出於降低勞動力成本的願望而產生的生產,甚至戰略產品的轉移,就決定了對中國的依賴,而中國從未受到西方國家的管制,而放鬆管制吸引了對中國的依賴。輕鬆賺錢的企業。除了社會成本和西方生產結構的貧困之外,向政府提出的問題一直很嚴峻,然而,中國為彌補工作,知識的損失以及最重要的是自主經營的損失而吸引了他們的投資工業生產。這種失衡遲早要浮出水面,大流行病的到來是觸發因素,這使得對目前狀況的審查不再可推遲。一個實際的例子是,由於缺乏從中國的備件,一些美國汽車製造廠暫停了生產,然後我們怎麼會忘記大流行第一階段手術口罩的絕對短缺,恰恰是因為生產這些醫療設備已經完全轉移到西方以外的地區。拜登的戰略確定了六個戰略領域,可根據這些戰略領域對生產進行評估,然後對供應進行評估,這些領域涉及與國防,公共衛生和生物技術,電信技術,能源,運輸和食品生產以及農業原料供應有關的產品。為了在自己的領土上和對盟友實行業務和決策自主權,這一選擇看來是顯而易見的。當然,最新的政治和商業緊張局勢已經強加了這條道路,但是即使是總結分析也可以使我們確認這一過程對於世界平衡而言是遲到的,並且可以彌補迄今為止由先前情況造成的差距。美國總統的戰略是基於渴望與歐洲,拉丁美洲和亞洲盟友在這六個戰略領域進行合作的願望而完成的。就特朗普所追求的孤立主義而言,這是趨勢的逆轉,後者無意間支持了中國在工業生產中的主導地位;但是,離域化問題似乎並未完全解決:實際上,勞動力成本低的國家的合法參與有將生產從中國轉移到其他國家的風險,而這些國家也不具備中國的生產知識。國家必須支持要走的道路,首先將基本生產帶回西部邊界,但這還不夠,還必須繼續進行新的更完整的工業化道路,其中還必須包括考慮在內的生產不太重要,但互補且能夠確保更大的自治權。當然,不能以為西方盟國的每個成員都可以在自己的領土上重建完全自主的生產結構,但是這一戰略必須在全球聯盟的水平上構思和實施,但是要考慮到當地工業的特殊性。面料,必須依靠能夠至少等於中國的組裝產品的生產質量來提高其自主性。因此,這個過程並不短且不容易,需要向新的生產合作夥伴進行大量的財務和知識轉移,但是,不僅在聯盟方面,而且在分享關於尊重的政治原則方面,還必須驗證其可靠的可靠性。人權。在這個問題上,實際上是在西方國家(以美國為主要解釋者)的對抗,與中國的對抗方面,已經發生了很多事情,因此有必要防止西方工業所必需的任何生產部件的生產。自然,商業必要性與政治對抗之間的界限變得越來越模糊,北京渴望增加其政治影響力的願望將成為與中國關係的決定因素,這必須以更大的外交禮節為標誌,而不能從西方獨特的品質中退縮,首先是人權,甚至在西方聯盟的邊界之外。
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西側は中国への生産的な依存を減らす必要があります

 パンデミックの第2段階と一致したバイデンの米国大統領への出現は、特にアメリカの生産的な織物の自律性のために、中国の製品からのより大きな独立の本当の必要性を強調しただけでした。問題は今や古くからある。人件費を下げたいという願望によってのみ条件付けられた戦略的製品の生産の変化は、規制緩和によって引き付けられた、西洋諸国によって規制されたことのない中国の国への依存を決定した。ビジネスの簡単な稼ぎ。社会的費用と西側の生産構造の貧困を超えて、問題は常に政府に非常に存在していましたが、雇用、知識、そしてとりわけ自律的な運用の喪失を補うための中国の投資の利用可能性に惹かれてきました工業生産の。この不均衡は遅かれ早かれ現れる必要があり、パンデミック状況の到来が引き金となり、現在の状況の見直しはもはや延期されなくなりました。実際の例は、中国からのスペアパーツの不足による一部のアメリカの自動車工場での生産の停止でした。そして、パンデミックの最初の段階でのサージカルマスクの絶対的な不足を忘れることができます。これらの医療機器のうち、完全に西部以外の地域に移動されていました。 Bidenの戦略は、生産と供給のレビューを行う6つの戦略的分野を特定しました。これらは、防衛、公衆衛生とバイオテクノロジー、通信技術、エネルギー、輸送と食品の生産、および農業原料の供給に関連する製品です。自分の領土で、そして同盟国のために、運用上および意思決定上の自律性を実践するために、選択は明白に見えます。もちろん、最近の政治的および商業的緊張がこの道を押し付けましたが、要約分析でさえ、このプロセスが世界のバランスのためにどのように遅れているかを確認し、以前の状況によってこれまでに生じたギャップを回復することができます。アメリカ大統領の戦略は、まず第一にこれらの6つの戦略分野で、ヨーロッパ、ラテンアメリカ、アジアの同盟国と協力したいという願望によって完成します。これは、トランプが追求した孤立主義に関して、無意識のうちに中国の鉱工業生産の支配を支持したという傾向の逆転です。しかし、非局在化の問題は完全には克服されていないようです。実際、人件費の低い国の合法的な関与は、中国から中国の生産知識を持たない他の国に生産を移すリスクがあります。必要不可欠な生産物を最初に西側の国境に戻すために、直面する道は州によって支援されなければならないが、これは十分ではなく、考慮された生産物も含まなければならない新しいより完全な工業化の道を進むことも必要であるそれほど重要ではありませんが、補完的であり、さらに大きな自律性を保証することができます。確かに、西側の同盟国のすべてのメンバーが自分の領土で完全に自律的な生産的ファブリックを再現できるとは考えられませんが、この戦略は、ローカル産業の特性を考慮して、グローバルな同盟のレベルで考案および実装する必要があります少なくとも中国と同等の組み立て製品の生産品質を期待できるようにすることで、その自律性を高める必要のあるファブリック。したがって、このプロセスは短くも簡単でもなく、新しい生産パートナーへの実質的な財政的および知識の移転を伴いますが、その信頼性は、同盟の観点からだけでなく、政治的原則の共有の観点からも検証する必要があります。人権。実際、この問題については、米国を主な通訳者とする西側諸国の対立、中国との対立について多くのことが行われているため、西側産業に必要な生産部品のブロックを防ぐ必要があります。当然のことながら、商業的必要性と政治的競争の境界はますます曖昧になり、その政治的重みを高めたいという北京の願望は、中国との関係の決定要因となるでしょう。 、まず第一に、西側同盟の境界の外でさえ人権。

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يجب على الغرب أن يقلل من اعتماده الإنتاجي على الصين

 إن وصول بايدن إلى رئاسة الولايات المتحدة ، والذي تزامن مع المرحلة الثانية من الوباء ، سلط الضوء فقط على الحاجة الحقيقية لمزيد من الاستقلال عن المنتجات الصينية من أجل استقلالية النسيج الإنتاجي الأمريكي ، على وجه الخصوص ، ولكن للغرب كله بشكل عام. السؤال قديم الآن: إن التحول في الإنتاج ، بما في ذلك المنتجات الاستراتيجية ، المشروط فقط بالرغبة في خفض تكاليف العمالة ، قد حدد الاعتماد على الدولة الصينية ، التي لم تنظمها أبدًا الدول الغربية ، التي اجتذبت بإلغاء القيود لصالح السهل. كسب الأعمال. إلى جانب التكاليف الاجتماعية وإفقار النسيج الإنتاجي الغربي ، لطالما كان السؤال حاضرًا للغاية بالنسبة للحكومات ، التي اجتذبت مع ذلك توافر الاستثمارات الصينية للتعويض عن فقدان الوظائف والمعرفة ، وقبل كل شيء ، الاستقلالية التشغيلية. من الإنتاج الصناعي. كان لابد من ظهور هذا الخلل عاجلاً أم آجلاً ، وكان وصول حالة الوباء هو الدافع ، الأمر الذي جعل مراجعة الوضع الحالي غير قابل للتأجيل. ومثال عملي كان تعليق الإنتاج في بعض مصانع السيارات الأمريكية بسبب نقص قطع الغيار من الصين ثم كيف ننسى النقص المطلق في الأقنعة الجراحية في المرحلة الأولى من الجائحة ، وذلك بسبب الإنتاج على وجه التحديد من هذه الأجهزة الطبية تم نقلها بالكامل إلى مناطق خارج الغرب. حددت استراتيجية بايدن ستة مجالات استراتيجية لتشغيل مراجعة الإنتاج ومن ثم الإمداد ، وهي منتجات تتعلق بالدفاع والصحة العامة والتكنولوجيا الحيوية وتقنيات الاتصالات والطاقة والنقل وإنتاج الغذاء وتوريد المواد الخام الزراعية. يبدو الخيار واضحًا من أجل الحصول على الاستقلال التشغيلي وصنع القرار الذي يمكن ممارسته على أرضه ولحلفائه. بالطبع ، فرضت التوترات السياسية والتجارية الأخيرة هذا المسار ، ولكن حتى التحليل الموجز يمكن أن يسمح لنا بتأكيد كيف تأخرت هذه العملية عن الموازنة العالمية واستعادة الفجوة التي أحدثها الوضع السابق حتى الآن. تكتمل استراتيجية الرئيس الأمريكي بالرغبة في التعاون ، أولاً وقبل كل شيء في هذه المجالات الاستراتيجية الستة ، مع الحلفاء الأوروبيين وأمريكا اللاتينية والآسيويين. هذا انعكاس للاتجاه ، فيما يتعلق بالانعزالية التي يمارسها ترامب ، والتي دعمت عن غير قصد الهيمنة الصينية على الإنتاج الصناعي ؛ ومع ذلك ، لا يبدو أن مشكلة إلغاء التمركز قد تم التغلب عليها تمامًا: في الواقع ، فإن المشاركة المشروعة للبلدان ذات تكاليف العمالة المنخفضة تخاطر بنقل الإنتاج من الصين إلى بلدان أخرى ، والتي ، علاوة على ذلك ، ليس لديها معرفة بالإنتاج الصيني. يجب أن تدعم الدول الطريق الذي يجب مواجهته لإعادة المنتجات الأساسية إلى الحدود الغربية أولاً ، لكن هذا لا يكفي ، بل من الضروري أيضًا المضي قدمًا في مسار تصنيع جديد أكثر اكتمالاً ، والذي يجب أن يشمل أيضًا المنتجات التي يتم النظر فيها. أقل أهمية ، لكنها تكميلية وقادرة على ضمان قدر أكبر من الاستقلالية. بالتأكيد لا يمكن للمرء أن يفكر في أن كل عضو من الحلفاء الغربيين يمكنه إعادة إنشاء نسيج إنتاجي مستقل تمامًا على أراضيه ، ولكن يجب تصور هذه الاستراتيجية وتنفيذها على مستوى تحالف عالمي ، مع الأخذ في الاعتبار ، مع ذلك ، خصائص الصناعة المحلية الأقمشة ، التي يجب أن تزيد من استقلاليتها من خلال القدرة على الاعتماد على جودة إنتاج المنتجات المراد تجميعها على الأقل مساوية لتلك الموجودة في الصين. وبالتالي ، فإن العملية ليست قصيرة وليست سهلة وتتضمن تحويلات مالية ومعرفية كبيرة إلى شركاء الإنتاج الجدد ، ومع ذلك ، يجب التحقق من موثوقيتهم ، ليس فقط من حيث التحالف ، ولكن من حيث تقاسم المبادئ السياسية. حول احترام حقوق الانسان. في الواقع ، تم لعب الكثير حول هذه القضية عند مقارنة الدول الغربية ، مع الولايات المتحدة كمترجم رئيسي ، المقارنة مع الصين ، مما يؤدي إلى ضرورة منع أي كتل من أجزاء الإنتاج اللازمة للصناعة الغربية. بطبيعة الحال ، أصبحت الحدود بين الضرورة التجارية والتنافس السياسي غير واضحة بشكل متزايد ، وستكون رغبة بكين في زيادة وزنها السياسي عاملاً محددًا للعلاقات مع الصين ، والتي يجب أن تتميز بآداب دبلوماسية أكبر ، دون التراجع عن الصفات الغربية المميزة ، أولا وقبل كل شيء حقوق الإنسان حتى خارج محيط التحالف الغربي.

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Calcio e diritti umani: il caso delle vittime in Qatar

 Esiste un problema morale che investe il calcio internazionale: l’organizzazione dei mondiali del 2022 in Qatar. Secondo una inchiesta del quotidiano “Guardian”, le vittime tra gli operai che lavorano alla costruzione degli stadi, sarebbero già arrivate a 6.500. Sulla triste contabilità non giungono commenti dagli atleti e dai dirigenti, che tacciono su di un’ecatombe al loro servizio. Le condizioni di lavoro, disumane al limite dello schiavismo, che riguardano lavoratori non tutelati e mossi esclusivamente dal bisogno, dovrebbero essere sufficienti per mobilitare i miliardari che saranno i protagonisti degli incontri di gioco, che si svolgeranno su strutture costruite sul sangue degli operai provenienti da Nepal, India, Bangladesh, Pakistan, Filippine e Kenya. Questi lavoratori sono privati di ogni diritto, perfino quello di licenziarsi, perché viene loro ritirato il passaporto e le condizioni igieniche in cui vengono fatti vivere, sono esse stesse una causa che contribuisce all’incremento del numero dei decessi. La media di due vittime al giorno, potrebbe essere addirittura una stima effettuata per difetto, perché le autorità non permettono la circolazione delle notizie e forniscono la cifra ufficiale di appena 37 vittime a causa degli incidenti sul lavoro. Certo la strategia di non volere ricomprendere tra i morti coloro che sono deceduti per infarto, stress, caldo ed altre patologie, seppure direttamente collegate all’attività nei cantieri, riduce il conto totale, ma la scarsa considerazione dei lavoratori stranieri, sacrificati allo svolgimento della manifestazione calcistica resta una grossa macchia sull’intero movimento calcistico internazionale. Occorre ricordare che, comunque, lo sforzo costruttivo riguarda non solo la costruzione degli impianti sportivi, ma anche tutta una serie di infrastrutture che serviranno per lo svolgimento pratico del mondiale, come strade, aeroporti, sistemi di comunicazione integrati ed hotel per accogliere le delegazioni delle squadre impegnate nelle gare. Se le smentite del Qatar possono apparire scontate in una logica di un paese che non è una democrazia, meno coerente appare il comportamento dei vertici del calcio mondiale, peraltro già avvisati da una stima, peraltro superata, del 2013, effettuata da parte di una organizzazione sindacale internazionale, che parlava di una previsione di 4.000 vittime; così come tacciono le associazioni dei calciatori: una omertà incomprensibile ed ingiustificata, se non dalla visione finanziaria del ritorno dell’investimento di un mondiale giocato a quelle latitudini. Il 2022 è molto vicino, ma una reazione giustificata, in un mondo ideale, potrebbe essere il boicottaggio degli atleti e delle nazioni ad un mondiale viziato da una situazione di partenza così pesante: una reazione che potrebbe essere compresa e capita dalla grande parte dei tifosi ed appassionati di calcio. La dirigenza internazionale, frattanto, potrebbe, almeno, effettuare una inchiesta sulle reali condizioni di lavoro di chi finora è stato impiegato nella costruzione di una manifestazione, che potrebbe ritorcersi proprio contro il calcio mondiale. Anche gli sponsor dovrebbero valutare il loro appoggio a questi mondiali, la sensibilità dei consumatori è molto aumentata di fronte a certe tematiche ed anche la risposta dei telespettatori potrebbe subire una diminuzione, che potrebbe avere spiegazioni coerenti con le reazioni a questo stato di cose. In ogni caso lo sport non doveva essere mischiato con pratiche di così basso livello per il rispetto dei diritti umani.   

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Football and human rights: the case of the victims in Qatar

 There is a moral problem that affects international football: the organization of the 2022 World Cup in Qatar. According to an investigation by the “Guardian” newspaper, the victims among the workers who work on the construction of the stadiums have already reached 6,500. On the sad accounting, there are no comments from athletes and managers, who are silent about a massacre in their service. The working conditions, inhumane bordering on slavery, which concern unprotected workers and moved exclusively by need, should be sufficient to mobilize the billionaires who will be the protagonists of the game meetings, which will take place on structures built on the blood of workers from Nepal, India, Bangladesh, Pakistan, Philippines and Kenya. These workers are deprived of every right, even the right to resign, because their passport is withdrawn and the hygienic conditions in which they are made to live are themselves a cause that contributes to the increase in the number of deaths. The average of two victims per day could even be an underestimate, because the authorities do not allow the circulation of news and provide the official figure of just 37 victims due to accidents at work. Of course the strategy of not wanting to include among the dead those who died from heart attack, stress, heat and other pathologies, even if directly connected to the activity on construction sites, reduces the total bill, but the scarce consideration of foreign workers, sacrificed to carry out the football event remains a big stain on the entire international football movement. It should be remembered that, however, the constructive effort concerns not only the construction of sports facilities, but also a whole series of infrastructures that will be used for the practical development of the world championship, such as roads, airports, integrated communication systems and hotels to welcome the delegations of the teams involved in competitions. If Qatar's denials may appear obvious in the logic of a country that is not a democracy, the behavior of the leaders of world football appears less coherent, however, already warned by an estimate, moreover outdated, of 2013, carried out by an organization international union, which spoke of a forecast of 4,000 victims; just as the football associations are silent: an incomprehensible and unjustified silence, if not from the financial vision of the return on investment of a world championship played at those latitudes. 2022 is very close, but a justified reaction, in an ideal world, could be the boycott of athletes and nations to a world championship spoiled by such a heavy starting situation: a reaction that could be understood and understood by the large part of the fans. and football fans. In the meantime, the international management could, at least, carry out an inquiry into the real working conditions of those who have hitherto been employed in the construction of an event, which could backfire precisely against world football. Sponsors should also evaluate their support for these world championships, consumer sensitivity has greatly increased in the face of certain issues and the response of viewers may also suffer a decrease, which could have explanations consistent with reactions to this state of affairs. In any case, sport should not be mixed with such low-level practices for the respect of human rights.

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Fútbol y derechos humanos: el caso de las víctimas en Qatar

 

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Hay un problema moral que afecta al fútbol internacional: la organización del Mundial 2022 en Qatar. Según una investigación del diario “Guardian”, las víctimas entre los trabajadores que trabajan en la construcción de los estadios ya llegan a 6.500. No hay comentarios sobre la triste contabilidad de los deportistas y directivos, que guardan silencio sobre una masacre a su servicio. Las condiciones de trabajo, inhumanas y rayanas en la esclavitud, que conciernen a los trabajadores desprotegidos y movidos exclusivamente por necesidad, deberían ser suficientes para movilizar a los multimillonarios que serán los protagonistas de los encuentros de juego, que tendrán lugar en estructuras construidas con sangre de trabajadores de Nepal , India, Bangladesh, Pakistán, Filipinas y Kenia. Estos trabajadores se ven privados de todos los derechos, incluso el derecho a renunciar, porque se les retira el pasaporte y las condiciones higiénicas en las que se les hace vivir son en sí mismas una causa que contribuye al aumento del número de muertes. El promedio de dos víctimas por día incluso podría ser una subestimación, porque las autoridades no permiten la circulación de noticias y brindan la cifra oficial de apenas 37 víctimas por accidentes de trabajo. Por supuesto que la estrategia de no querer incluir entre los muertos a los fallecidos por infarto, estrés, calor y otras patologías, aunque esté directamente relacionado con la actividad en las obras, reduce la factura total, pero la escasa consideración de los trabajadores extranjeros, sacrificado para llevar a cabo el evento futbolístico sigue siendo una gran mancha en todo el movimiento futbolístico internacional. Cabe recordar que, sin embargo, el esfuerzo constructivo concierne no solo a la construcción de instalaciones deportivas, sino también a toda una serie de infraestructuras que serán utilizadas para la conducción práctica del campeonato mundial, como carreteras, aeropuertos, sistemas integrados de comunicación y hoteles para recibir a las delegaciones de los equipos involucrados en las competiciones. Si las negaciones de Qatar pueden parecer obvias en la lógica de un país que no es una democracia, el comportamiento de los líderes del fútbol mundial parece menos coherente, además ya advertido por una estimación, además desfasada, de 2013, realizada por una organización sindical internacional. , que habló de una previsión de 4.000 víctimas; así como las asociaciones de fútbol guardan silencio: un silencio incomprensible e injustificado, si no desde la visión económica del retorno de la inversión de un campeonato mundial disputado en esas latitudes. 2022 está muy cerca, pero una reacción justificada, en un mundo ideal, podría ser el boicot de deportistas y naciones a un campeonato del mundo estropeado por una situación de arranque tan dura: una reacción que podría ser entendida y comprendida por gran parte de la afición. .y aficionados al fútbol. Mientras tanto, la dirección internacional podría, al menos, realizar una investigación sobre las condiciones reales de trabajo de quienes hasta ahora han trabajado en la construcción de un evento, que podría ser contraproducente precisamente contra el fútbol mundial. Los patrocinadores también deben evaluar su apoyo a estos campeonatos del mundo, la sensibilidad del consumidor ha aumentado enormemente frente a ciertos temas y la respuesta de los espectadores también puede sufrir una disminución, lo que podría tener explicaciones acordes con las reacciones a esta situación. En cualquier caso, el deporte no debe mezclarse con prácticas de tan bajo nivel para el respeto de los derechos humanos.

Fußball und Menschenrechte: der Fall der Opfer in Katar

 Es gibt ein moralisches Problem, das den internationalen Fußball betrifft: die Organisation der Weltmeisterschaft 2022 in Katar. Laut einer Untersuchung der Zeitung „Guardian“ haben die Opfer unter den Arbeitern, die am Bau der Stadien arbeiten, bereits 6.500 erreicht. Es gibt keine Kommentare zu der traurigen Bilanz von Athleten und Managern, die über ein Massaker in ihrem Dienst schweigen. Die unmenschlichen Arbeitsbedingungen, die an die Sklaverei grenzen und ungeschützte Arbeiter betreffen und ausschließlich aus Not bewegt werden, sollten ausreichen, um die Milliardäre zu mobilisieren, die die Protagonisten der Spieltreffen sein werden, die auf Strukturen stattfinden werden, die auf dem Blut von Arbeitern aus Nepal aufgebaut sind , Indien, Bangladesch, Pakistan, Philippinen und Kenia. Diesen Arbeitnehmern wird jedes Recht, sogar das Recht auf Rücktritt, entzogen, weil ihr Reisepass entzogen wird und die hygienischen Bedingungen, unter denen sie leben müssen, selbst eine Ursache sind, die zur Zunahme der Zahl der Todesfälle beiträgt. Der Durchschnitt von zwei Opfern pro Tag könnte sogar unterschätzt werden, da die Behörden die Verbreitung von Nachrichten nicht zulassen und die offizielle Zahl von nur 37 Opfern aufgrund von Arbeitsunfällen angeben. Natürlich reduziert die Strategie, diejenigen, die an Herzinfarkt, Stress, Hitze und anderen Krankheitsbildern gestorben sind, nicht zu den Toten zählen zu wollen, auch wenn sie direkt mit der Aktivität auf Baustellen zusammenhängen, die Gesamtrechnung, aber die geringe Berücksichtigung ausländischer Arbeitskräfte. Die Opferung für die Durchführung des Fußballereignisses bleibt ein großer Fleck für die gesamte internationale Fußballbewegung. Es sei daran erinnert, dass die konstruktiven Anstrengungen nicht nur den Bau von Sportanlagen betreffen, sondern auch eine ganze Reihe von Infrastrukturen, die für die praktische Durchführung der Weltmeisterschaft genutzt werden, wie Straßen, Flughäfen, integrierte Kommunikationssysteme und Hotels, um die Delegationen der an Wettbewerben beteiligten Teams zu begrüßen. Wenn Katars Ablehnung in der Logik eines Landes, das keine Demokratie ist, offensichtlich erscheint, erscheint das Verhalten der Führer des Weltfußballs weniger kohärent, darüber hinaus bereits durch eine darüber hinaus geschätzte Schätzung von 2013, die von einer internationalen Gewerkschaftsorganisation durchgeführt wurde, gewarnt , die von einer Prognose von 4.000 Opfern sprach; So wie die Fußballverbände schweigen: ein unverständliches und ungerechtfertigtes Schweigen, wenn nicht aus der finanziellen Vision der Kapitalrendite einer Weltmeisterschaft, die in diesen Breiten gespielt wird. 2022 ist sehr nah, aber eine berechtigte Reaktion in einer idealen Welt könnte der Boykott von Athleten und Nationen auf eine Weltmeisterschaft sein, die durch eine so schwere Ausgangssituation verdorben wird: eine Reaktion, die von einem großen Teil der Fans verstanden und verstanden werden kann . und Fußballfans. In der Zwischenzeit könnte das internationale Management zumindest eine Untersuchung der tatsächlichen Arbeitsbedingungen derjenigen durchführen, die bisher beim Aufbau einer Veranstaltung beschäftigt waren, die genau gegen den Weltfußball nach hinten losgehen könnte. Sponsoren sollten auch ihre Unterstützung für diese Weltmeisterschaften bewerten, die Sensibilität der Verbraucher hat vor bestimmten Themen stark zugenommen, und die Reaktion der Zuschauer kann ebenfalls abnehmen, was Erklärungen enthalten könnte, die mit den Reaktionen auf diesen Sachverhalt vereinbar sind. In jedem Fall sollte Sport nicht mit solchen Praktiken auf niedriger Ebene zur Achtung der Menschenrechte vermischt werden.

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Football et droits de l'homme: le cas des victimes au Qatar

 Il y a un problème moral qui affecte le football international: l'organisation de la Coupe du monde 2022 au Qatar. Selon une enquête du journal «Guardian», les victimes parmi les travailleurs qui travaillent à la construction des stades ont déjà atteint 6 500 personnes. Sur le triste compte rendu, il n'y a pas de commentaires d'athlètes et de managers, qui restent silencieux sur un massacre à leur service. Les conditions de travail, inhumaines à la limite de l'esclavage, qui concernent des travailleurs non protégés et déplacés exclusivement par le besoin, devraient être suffisantes pour mobiliser les milliardaires qui seront les protagonistes du jeu de rencontres, qui se dérouleront sur des structures construites sur le sang des ouvriers du Népal , Inde, Bangladesh, Pakistan, Philippines et Kenya. Ces travailleurs sont privés de tout droit, même de démission, car leur passeport est retiré et les conditions d'hygiène dans lesquelles ils sont obligés de vivre sont elles-mêmes une cause qui contribue à l'augmentation du nombre de décès. La moyenne de deux victimes par jour pourrait même être une sous-estimation, car les autorités n'autorisent pas la circulation des informations et fournissent le chiffre officiel de seulement 37 victimes d'accidents du travail. Bien sûr, la stratégie de ne pas vouloir inclure parmi les morts ceux qui sont morts de crise cardiaque, de stress, de chaleur et d'autres pathologies, même si directement liée à l'activité sur les chantiers, réduit la facture totale, mais la faible prise en compte des travailleurs étrangers, sacrifié pour mener à bien l'événement de football reste une grosse tache sur l'ensemble du mouvement footballistique international. Il convient de rappeler que l'effort constructif concerne non seulement la construction d'installations sportives, mais aussi toute une série d'infrastructures qui seront utilisées pour la conduite pratique du championnat du monde, telles que les routes, les aéroports, les systèmes de communication intégrés et hôtels pour accueillir les délégations des équipes impliquées dans les compétitions. Si les dénégations du Qatar peuvent paraître évidentes dans la logique d'un pays qui n'est pas une démocratie, le comportement des dirigeants du football mondial apparaît moins cohérent, d'ailleurs déjà averti par une estimation, d'ailleurs dépassée, de 2013, réalisée par une organisation syndicale internationale , qui parlait d'une prévision de 4 000 victimes; de même que les associations de football se taisent: un silence incompréhensible et injustifié, sinon de la vision financière du retour sur investissement d'un championnat du monde disputé sous ces latitudes. 2022 est très proche, mais une réaction justifiée, dans un monde idéal, pourrait être le boycott des athlètes et des nations à un championnat du monde gâté par une situation de départ aussi lourde: une réaction qui pourrait être comprise et comprise par une grande partie des supporters. et les fans de football. En attendant, la direction internationale pourrait, au moins, mener une enquête sur les conditions de travail réelles de ceux qui ont jusqu'à présent été employés à la construction d'un événement, qui pourrait précisément se retourner contre le football mondial. Les sponsors devraient également évaluer leur soutien à ces championnats du monde, la sensibilité des consommateurs a fortement augmenté face à certains enjeux et la réponse des téléspectateurs peut également subir une baisse, ce qui pourrait avoir des explications cohérentes avec les réactions à cet état de fait. Dans tous les cas, le sport ne doit pas être mêlé à de telles pratiques de bas niveau pour le respect des droits de l’homme.

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Futebol e direitos humanos: o caso das vítimas no Catar

 Há um problema moral que afeta o futebol internacional: a organização da Copa do Mundo de 2022 no Catar. Segundo apuração do jornal “Guardian”, as vítimas entre os operários que trabalham na construção dos estádios já chegam a 6.500. Sobre a triste contabilidade, não há comentários de atletas e dirigentes, que se calam sobre um massacre a seu serviço. As condições de trabalho, desumanas beirando a escravidão, que afetam trabalhadores desprotegidos e movidos exclusivamente pela necessidade, devem ser suficientes para mobilizar os bilionários que serão os protagonistas dos encontros do jogo, que acontecerão sobre estruturas construídas com o sangue dos trabalhadores do Nepal , Índia, Bangladesh, Paquistão, Filipinas e Quênia. Esses trabalhadores são privados de todos os direitos, até mesmo do direito de renunciar, porque seu passaporte é retirado e as condições higiênicas em que são obrigados a viver são, elas próprias, uma causa que contribui para o aumento do número de mortes. A média de duas vítimas por dia pode até ser subestimada, pois as autoridades não permitem a circulação de notícias e divulgam o número oficial de apenas 37 vítimas por acidentes de trabalho. Claro que a estratégia de não querer incluir entre os mortos os que morreram de infarto, estresse, calor e outras patologias, ainda que diretamente ligadas à atividade em canteiros de obras, reduz a conta total, mas a escassa consideração de trabalhadores estrangeiros, sacrificados para realizar o evento futebolístico continua a ser uma grande mancha em todo o movimento futebolístico internacional. Recorde-se que, no entanto, o esforço construtivo diz respeito não só à construção de instalações desportivas, mas também a todo um conjunto de infra-estruturas que serão utilizadas para a realização prática do campeonato do mundo, como estradas, aeroportos, sistemas integrados de comunicação e hotéis para receber as delegações das equipes envolvidas nas competições. Se as negativas do Catar podem parecer óbvias na lógica de um país que não é uma democracia, o comportamento dos dirigentes do futebol mundial parece menos coerente, aliás já avisado por uma estimativa, aliás desatualizada, de 2013, feita por um organismo sindical internacional , que falava de uma previsão de 4.000 vítimas; assim como as associações de futebol se calam: um silêncio incompreensível e injustificado, senão da visão financeira do retorno do investimento de um campeonato mundial disputado nessas latitudes. 2022 é muito próximo, mas uma reação justificada, em um mundo ideal, poderia ser o boicote de atletas e nações a um campeonato mundial estragado por uma partida tão pesada: uma reação que poderia ser entendida e entendida por grande parte dos fãs .e fãs de futebol. Nesse ínterim, a direção internacional poderia, pelo menos, fazer uma investigação sobre as reais condições de trabalho daqueles que até então trabalharam na construção de um evento que poderia sair pela culatra justamente contra o futebol mundial. Os patrocinadores também devem avaliar seu apoio a esses campeonatos mundiais, a sensibilidade do consumidor aumentou muito diante de certas questões e a resposta dos telespectadores também pode sofrer uma diminuição, o que poderia ter explicações consistentes com as reações a este estado de coisas. Em qualquer caso, o esporte não deve ser misturado com essas práticas de baixo nível para o respeito aos direitos humanos.

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Футбол и права человека: дело жертв в Катаре

 Есть моральная проблема, которая затрагивает международный футбол: организация чемпионата мира 2022 года в Катаре. По данным расследования газеты «Гардиан», число жертв среди рабочих, работающих на строительстве стадионов, уже достигло 6 500 человек. Никаких комментариев к грустной отчетности со стороны спортсменов и менеджеров, которые умалчивают о резне на своей службе, нет. Бесчеловечные, граничащие с рабством условия труда, которые касаются незащищенных рабочих и движимые исключительно необходимостью, должны быть достаточными для мобилизации миллиардеров, которые станут главными героями игровых встреч, которые будут проходить в структурах, построенных на крови рабочих из Непала. , Индия, Бангладеш, Пакистан, Филиппины и Кения. Эти рабочие лишены всякого права, даже права на увольнение, потому что их паспорт изымается, а гигиенические условия, в которых они живут, сами по себе являются причиной увеличения числа смертей. Среднее число двух жертв в день может быть даже заниженным, потому что власти не разрешают распространение новостей и предоставляют официальную цифру всего 37 жертв из-за несчастных случаев на работе. Конечно, стратегия нежелания включать в число погибших тех, кто умер от сердечного приступа, стресса, жары и других патологий, даже если они напрямую связаны с деятельностью на строительных площадках, снижает общий счет, но недостаточное внимание к иностранным рабочим, принесенные в жертву футбольному событию остаются большим пятном на всем международном футбольном движении. Однако следует помнить, что конструктивные усилия касаются не только строительства спортивных сооружений, но и целого ряда инфраструктур, которые будут использоваться для практического проведения чемпионата мира, таких как дороги, аэропорты, интегрированные системы связи и т. Д. гостиницы для приема делегаций команд, участвующих в соревнованиях. Если отрицание Катара может показаться очевидным с точки зрения логики страны, не являющейся демократической, то поведение лидеров мирового футбола кажется менее последовательным, более того, уже предупрежденным оценкой, причем устаревшей, за 2013 год, проведенной организацией международный союз. , в котором говорилось о прогнозе 4000 жертв; так же, как молчат футбольные ассоциации: непонятное и неоправданное молчание, если не из-за финансового видения отдачи от инвестиций в чемпионат мира, проводимый на этих широтах. 2022 год очень близок, но оправданной реакцией в идеальном мире мог бы быть бойкот спортсменов и стран чемпионата мира, испорченного такой тяжелой стартовой ситуацией: реакция, которую могла бы понять и понять большая часть болельщиков. ..и футбольные фанаты. Тем временем международное руководство могло, по крайней мере, провести расследование реальных условий труда тех, кто до сих пор участвовал в строительстве мероприятия, которое могло иметь неприятные последствия именно против мирового футбола. Спонсоры также должны оценить свою поддержку этих чемпионатов мира, чувствительность потребителей значительно возросла перед определенными проблемами, и реакция зрителей также может снизиться, что может иметь объяснения, соответствующие реакции на такое положение дел. В любом случае спорт не следует смешивать с такими низкими методами соблюдения прав человека.

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足球與人權:卡塔爾的受害者

 

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一個影響國際足球的道德問題是:2022年卡塔爾世界杯的組織。根據《衛報》的調查,從事體育館建設工作的工人中的受害者已經達到6,500人。對於運動員和管理人員的慘痛說法,沒有任何評論,他們對屠殺事件保持沉默。與奴隸制接壤的不人道的工作條件,涉及到未受保護的工人,並且僅根據需要轉移,應足以動員將成為遊戲會議主角的億萬富翁,這些遊戲將在尼泊爾工人的血脈中建立,印度,孟加拉國,巴基斯坦,菲律賓和肯尼亞。這些工人被剝奪了一切權利,甚至被辭職的權利,因為他們的護照被撤回了,他們生活的衛生條件本身就是導致死亡人數增加的原因。每天平均兩名受害者的身價甚至可能被低估了,因為當局不允許新聞傳播,並且由於工作中的事故而提供的官方數字僅為37名受害者。當然,即使將死於心髒病,壓力,熱量和其他疾病的死亡者直接與建築工地的活動聯繫在一起,也不想將死者包括在內的策略減少了總費用,但外國工人的考慮卻很少,為開展足球比賽而犧牲的精神仍然是整個國際足球運動的一大污點。應該記住的是,建設性的工作不僅涉及體育設施的建設,而且涉及將用於世界錦標賽的實際開展的一系列基礎設施,例如道路,機場,綜合通信系統和酒店歡迎參加比賽的團隊代表團。如果卡塔爾的否認可能在一個不是民主國家的邏輯中表現得很明顯,那麼世界足球領袖的行為就顯得不那麼連貫,而且已經由一個組織國際聯盟對2013年的估計(而且已經過時)發出警告。 ,其中提到了4,000名受害者的預測;就像足球協會保持沉默一樣:一種無法理解和不合理的沉默,即使不是從財務上看,也就是在那些緯度上舉辦的世界錦標賽的投資回報率方面。 2022年非常接近,但是在理想的世界中,合理的反應可能是運動員和國家抵制被如此沉重的開始情況所破壞的世界錦標賽:這種反應可以被廣大球迷理解和理解和足球迷。同時,國際管理層至少可以對迄今在活動組織中受僱的人員的實際工作條件進行調查,這可能適得其反。贊助商還應該評估他們對這些世錦賽的支持,在某些問題面前,消費者的敏感性大大提高了,觀眾的反應也可能下降,這可能與對此情況的反應相符。無論如何,體育運動不應與尊重人權的低級習俗相結合。

サッカーと人権:カタールの犠牲者の場合

 

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国際サッカーに影響を与える道徳的な問題があります:カタールでの2022年のワールドカップの組織。 「ガーディアン」紙の調査によると、スタジアムの建設に携わる労働者の犠牲者はすでに6,500人に達している。奉仕の虐殺について沈黙しているアスリートやマネージャーからの悲しい会計についてのコメントはありません。保護されていない労働者に関係し、必要に応じて独占的に移動する、奴隷制に隣接する非人道的な労働条件は、ネパールの労働者の血で建てられた構造物で行われるゲーム会議の主人公となる億万長者を動員するのに十分なはずです、インド、バングラデシュ、パキスタン、フィリピン、ケニア。これらの労働者は、パスポートが取り消され、彼らが生きるようにされている衛生状態自体が死亡者数の増加に寄与する原因であるため、すべての権利、さらには辞任する権利を奪われています。当局はニュースの流布を許可しておらず、労働災害による犠牲者37人の公式の数字を提供しているため、1日あたり平均2人の犠牲者は過小評価される可能性さえあります。もちろん、心臓発作、ストレス、熱などの病状で亡くなった人を死者の中に含めたくないという戦略は、建設現場での活動に直接関係しているとしても、総請求額を減らしますが、外国人労働者の考慮はほとんどありません、サッカーイベントを実施するために犠牲にされたものは、国際的なサッカー運動全体に大きな汚れを残しています。ただし、建設的な取り組みは、スポーツ施設の建設だけでなく、道路、空港、統合通信システム、および世界選手権の実際の実施に使用される一連のインフラストラクチャ全体にも関係することを覚えておく必要があります。大会に参加するチームの代表団を歓迎するホテル。カタールの否定が民主主義ではない国の論理で明白に見えるかもしれない場合、世界のサッカーの指導者の行動は一貫性が低いように見え、さらに組織の国際連合によって実行された2013年の見積もりによってすでに警告されています、4,000人の犠牲者の予測について話しました。サッカー協会が沈黙しているのと同じように、これらの緯度で行われる世界選手権の投資収益率の財政的ビジョンからではないにしても、理解できない不当な沈黙。 2022年は非常に近いですが、理想的な世界では、正当な反応は、そのような重い開始状況によって台無しにされた世界選手権へのアスリートと国のボイコットである可能性があります:ファンの大部分が理解し理解できる反応。そしてサッカーファン。その間、国際経営陣は、少なくとも、これまで世界のサッカーに対して正確に裏目に出る可能性のあるイベントの建設に雇用された人々の実際の労働条件について調査を行うことができました。スポンサーはまた、これらの世界選手権への支持を評価する必要があります。特定の問題の前で消費者の感性が大幅に高まり、視聴者の反応も低下する可能性があります。これは、この状況に対する反応と一致する説明がある可能性があります。いずれにせよ、スポーツは人権の尊重のためにそのような低レベルの慣行と混合されるべきではありません。

كرة القدم وحقوق الإنسان: حالة الضحايا في قطر

 هناك مشكلة أخلاقية تؤثر على كرة القدم الدولية وهي تنظيم مونديال قطر 2022. وبحسب تحقيق أجرته صحيفة "الجارديان" ، بلغ عدد الضحايا من بين العمال الذين يعملون في بناء الملاعب 6500. لا توجد تعليقات على الحساب المحزن من قبل الرياضيين والمديرين ، الذين يصمتون عن مذبحة في خدمتهم. يجب أن تكون ظروف العمل ، اللاإنسانية المتاخمة للعبودية ، والتي تهم العمال غير المحميين والتي تحركها الحاجة حصريًا ، كافية لتعبئة المليارديرات الذين سيكونون أبطال اجتماعات اللعبة ، والتي ستنعقد على هياكل مبنية على دماء العمال من نيبال والهند وبنجلاديش وباكستان والفلبين وكينيا. هؤلاء العمال محرومون من كل حق ، حتى الحق في الاستقالة ، لأن جواز سفرهم يسحب والظروف الصحية التي يُجبرون على العيش فيها هي نفسها سبب يساهم في زيادة عدد الوفيات. يمكن أن يكون متوسط ​​ضحيتين في اليوم أقل من الواقع ، لأن السلطات لا تسمح بتداول الأخبار وتقدم الرقم الرسمي لـ 37 ضحية فقط بسبب حوادث العمل. بالطبع استراتيجية عدم الرغبة في أن تضم بين الموتى من ماتوا من نوبة قلبية وتوتر وحرارة وأمراض أخرى ، حتى لو كانت مرتبطة بشكل مباشر بالنشاط في مواقع البناء ، تقلل من إجمالي الفاتورة ، ولكن ندرة مراعاة العمال الأجانب ، لا تزال التضحية بها لتنفيذ حدث كرة القدم وصمة عار كبيرة على حركة كرة القدم الدولية بأكملها. يجب أن نتذكر أنه ، مع ذلك ، فإن الجهد البناء لا يتعلق فقط ببناء المرافق الرياضية ، ولكن أيضًا بسلسلة كاملة من البنى التحتية التي سيتم استخدامها لإجراء عملي لبطولة العالم ، مثل الطرق والمطارات وأنظمة الاتصالات المتكاملة و الفنادق لاستقبال وفود الفرق المشاركة في المسابقات. إذا كان إنكار قطر يبدو واضحًا في منطق دولة ليست ديمقراطية ، فإن سلوك قادة كرة القدم العالمية يبدو أقل تماسكًا ، علاوة على ذلك ، حذرهم بالفعل تقدير ، علاوة على ذلك ، عفا عليه الزمن ، لعام 2013 ، نفذته منظمة اتحاد دولي. ، والتي تحدثت عن توقع وقوع 4000 ضحية ؛ كما أن اتحادات كرة القدم صامتة: صمت غير مفهوم وغير مبرر ، إن لم يكن من الرؤية المالية لعائد الاستثمار لبطولة عالمية تقام في تلك المناطق. 2022 قريب جدًا ، لكن رد الفعل المبرر ، في عالم مثالي ، يمكن أن يكون مقاطعة الرياضيين والأمم لبطولة عالمية يفسدها مثل هذا الوضع الصعب في البداية: رد فعل يمكن فهمه وفهمه من قبل جزء كبير من الجماهير ومشجعو كرة القدم. في غضون ذلك ، يمكن للإدارة الدولية ، على الأقل ، إجراء تحقيق في ظروف العمل الحقيقية لأولئك الذين تم توظيفهم حتى الآن في بناء حدث ، والذي يمكن أن يأتي بنتائج عكسية على كرة القدم العالمية على وجه التحديد. يجب على الرعاة أيضًا تقييم دعمهم لبطولات العالم هذه ، فقد زادت حساسية المستهلك بشكل كبير أمام بعض القضايا وقد يعاني أيضًا رد فعل المشاهدين من انخفاض ، مما قد يكون له تفسيرات تتفق مع ردود الفعل على هذه الحالة. على أي حال ، لا ينبغي خلط الرياضة بممارسات منخفضة المستوى من أجل احترام حقوق الإنسان.

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martedì 23 febbraio 2021

Le sanzioni contro la Russia come metodo politico dell'Unione Europea

 L’Unione Europea intende applicare per la prima volta il provvedimento legislativo ispirato alla legge americana, che consente di colpire le violazioni dei diritti umani senza alcuna limitazione geografica. Destinataria delle valutazioni conseguenti all’applicazione della normativa sarà la Russia, che sarà colpita da un regime di sanzioni proprio a causa della violazione dei diritti umani avvenuta a causa dell’attività del governo di Mosca. La risposta di Bruxelles vuole essere una reazione alle provocazioni del Cremlino circa le repressioni delle proteste avvenute sulle piazze russe ed al trattamento recentemente riservato all’Alto rappresentante europeo durante la sua visita nella capitale della Russia. Se i fatti contingenti, che hanno provocato la reazione europea sono quelli sopracitati, anche la volontà europea di definire i prossimi rapporti con il paese russo ha contribuito con un peso rilevante, sulle ragioni che hanno provocato la determinazione dell’Unione di emettere le sanzioni contro Mosca. Quello che è in corso tra Unione Europea e Russia è un confronto non certo pacifico, determinato dal rifiuto di Mosca di rispettare le decisioni della Corte europea dei diritti umani, sia in senso generale, che particolare, soprattutto se riferita al trattamento riservato in modo plateale ai dissidenti più famosi; tuttavia le misure che saranno adottate saranno molto circoscritte ed andranno a colpire un numero limitato di alti funzionari del paese russo, senza toccare le cariche statali più elevate. Si tratta, evidentemente, più di un atto politico, che veramente sanzionatorio, una sorta di segnale verso i prossimi comportamenti di Mosca, un avvertimento diretto contro il Cremlino ma anche per dimostrare il sostegno alla politica americana del nuovo presidente, che ha reso centrale nella sua politica la lotta in difesa dei diritti umani, che deve intendersi non solo a livello generale, ma anche come strumento di pressione politica nei confronti degli avversari principali: la Russi a, appunto, e la Cina. Una maggiore valutazione della misura europea, potrà comunque essere meglio valutata quando i rappresentanti dei ventisette paesi emetteranno la lista dettagliata dei funzionari che saranno colpiti dalle sanzioni. I paesi europei sono consapevoli della necessità di non compromettere in maniera irreparabile i rapporti con Mosca, giacché la continuazione del dialogo su temi quali il cambiamento climatico e l’accordo con l’Iran per il nucleare, restano temi centrali nelle rispettive agende politiche; inoltre la vicinanza geografica impone comunque una maggiore cautela nelle rispettive relazioni; da qui deriva la necessità di un comportamento il più uniforme possibile tra i ventisette stati europei, per evitare divisioni, che potrebbero costituire occasioni da sfruttare, non solo per la Russia, ma anche per altri possibili paesi avversari. Questi fattori aiutano a capire la scelta di un approccio morbido su un tema comunque diventato centrale nella politica europea, ma la cui applicazione deve essere deve essere ponderata in relazione alle situazioni contingenti ed in special modo, in questa fase, deve essere prevalente l’esigenza del mantenimento dei contatti diplomatici, proprio come strumento fondamentale di risoluzione dei contrasti. Appare evidente come le difficoltà presenti siano cause ostative a questi processi, tra cui la prima fra tutte è la sostanziale ingerenza in affari interni dello stato russo, tuttavia nel modello internazionale, che sta emergendo con sempre maggiore forza, la necessità del rispetto dei diritti umani ha assunto una importanza sempre maggiore, che travalica la propria importanza peculiare per investire tematiche molto più vaste, come il rispetto delle minoranze politiche ed etniche fino ad arrivare ad essere un fattore di perequazione commerciale ed industriale in un mondo sempre più globalizzato. L’esempio cinese, che propugna un globalismo commerciale, con tutti i vantaggi del caso, non può essere disgiunto dal rispetto dei diritti, intesi anche come fattore capace di evitare le distorsioni delle produzioni perseguite senza il rispetto dei lavoratori, sia nei diritti, che nelle tutele, che nelle adeguate forme salariali, che possono alterare le forme di concorrenza, attraverso l’abbassamento del costo del lavoro raggiunto sia con un uso strumentale del mancato rispetto dei diritti, inteso sia come mezzo politico, che come messo di produzione. Le due dimensioni non sono slegate e spesso sommate in maniera intrinseca e proprio per questo l’Unione deve usare il favorevole momento politico della presenza di un presidente USA particolarmente sensibile all’argomento, per diventare una protagonista nella difesa dei diritti.

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Sanctions against Russia as a political method of the European Union

 

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The European Union intends to apply for the first time the legislative provision inspired by American law, which allows violations of human rights to be targeted without any geographical limitation. The recipient of the assessments resulting from the application of the legislation will be Russia, which will be hit by a regime of sanctions precisely because of the violation of human rights due to the activity of the Moscow government. Brussels' response is intended to be a reaction to the Kremlin's provocations regarding the repressions of the protests that took place in Russian squares and the treatment recently reserved to the European High Representative during his visit to the Russian capital. If the contingent facts, which provoked the European reaction are those mentioned above, also the European desire to define the next relations with the Russian country has contributed with a significant weight, on the reasons that have provoked the determination of the Union to issue sanctions against Moscow. What is underway between the European Union and Russia is certainly not a peaceful confrontation, determined by Moscow's refusal to respect the decisions of the European Court of Human Rights, both in a general and a particular sense, especially if it refers to the treatment reserved in a blatant way. to the most famous dissidents; however the measures that will be adopted will be very limited and will affect a limited number of senior officials of the Russian country, without touching the highest state offices. Obviously, it is more of a political act than a truly sanctioning one, a sort of signal towards the next behavior of Moscow, a direct warning against the Kremlin but also to demonstrate the support for the American policy of the new president, which has made central its policy is the struggle in defense of human rights, which must be understood not only on a general level, but also as an instrument of political pressure against the main adversaries: Russi a, in fact, and China. A greater evaluation of the European measure will, however, be better evaluated when the representatives of the twenty-seven countries will issue the detailed list of officials who will be affected by the sanctions. European countries are aware of the need not to irreparably compromise relations with Moscow, since the continuation of dialogue on issues such as climate change and the nuclear deal with Iran remain central issues in their respective political agendas; furthermore, the geographical proximity still requires greater caution in the respective relations; hence the need for conduct as uniform as possible among the twenty-seven European states, to avoid divisions, which could constitute opportunities to exploit, not only for Russia, but also for other possible adversary countries. These factors help to understand the choice of a soft approach on a theme that has nevertheless become central to European politics, but whose application must be weighed in relation to contingent situations and especially, in this phase, the need must prevail. maintaining diplomatic contacts, precisely as a fundamental tool for resolving disputes. It appears evident that the present difficulties are obstacles to these processes, among which the first of all is the substantial interference in the internal affairs of the Russian state, however in the international model, which is emerging with increasing force, the need for respect for human rights has assumed an ever greater importance, which goes beyond its own particular importance to invest much broader issues, such as respect for political and ethnic minorities, up to becoming a factor of commercial and industrial equalization in an increasingly globalized world. The Chinese example, which advocates a commercial globalism, with all the advantages of the case, cannot be separated from respect for rights, also understood as a factor capable of avoiding the distortions of production pursued without respect for workers, both in rights and in the protections, and in the adequate wages, which can alter the forms of competition, through the lowering of the cost of labor achieved both with an instrumental use of the non-respect of rights, understood both as a political means and as a production tool. The two dimensions are not unrelated and often intrinsically added together and for this reason the Union must use the favorable political moment of the presence of a US president particularly sensitive to the subject, to become a protagonist in the defense of rights.

Sanciones contra Rusia como método político de la Unión Europea

 La Unión Europea tiene la intención de aplicar por primera vez la disposición legislativa inspirada en la ley estadounidense, que permite que las violaciones de los derechos humanos sean dirigidas sin ninguna limitación geográfica. El destinatario de las valoraciones resultantes de la aplicación de la legislación será Rusia, que se verá afectada por un régimen de sanciones precisamente por la violación de los derechos humanos por la actividad del gobierno de Moscú. La respuesta de Bruselas pretende ser una reacción a las provocaciones del Kremlin sobre las represiones de las protestas que tuvieron lugar en las plazas rusas y el trato reservado recientemente al Alto Representante europeo durante su visita a la capital rusa. Si los hechos contingentes que provocaron la reacción europea son los mencionados anteriormente, también el afán europeo de definir las próximas relaciones con el país ruso ha contribuido con un peso significativo, sobre las razones que han provocado la determinación de la Unión de dictar sanciones contra Moscú. Lo que está ocurriendo entre la Unión Europea y Rusia ciertamente no es un enfrentamiento pacífico, determinado por la negativa de Moscú a respetar las decisiones del Tribunal Europeo de Derechos Humanos, tanto en un sentido general como en un sentido particular, especialmente si se refiere al trato reservado en de manera descarada. a los disidentes más famosos; Sin embargo, las medidas que se adoptarán serán muy limitadas y afectarán a un número limitado de altos funcionarios del país ruso, sin tocar los más altos cargos estatales. Obviamente, se trata más de un acto político que de un verdadero sancionador, una especie de señal hacia el próximo comportamiento de Moscú, una advertencia directa contra el Kremlin pero también para demostrar el apoyo a la política estadounidense del nuevo presidente, que ha hecho que Su política central es la lucha en defensa de los derechos humanos, que debe entenderse no solo a nivel general, sino también como un instrumento de presión política contra los principales adversarios: Rusia, de hecho, y China. Sin embargo, una mayor evaluación de la medida europea se valorará mejor cuando los representantes de los veintisiete países emitan la lista detallada de funcionarios que se verán afectados por las sanciones. Los países europeos son conscientes de la necesidad de no comprometer irreparablemente las relaciones con Moscú, ya que la continuación del diálogo sobre temas como el cambio climático y el acuerdo nuclear con Irán siguen siendo temas centrales en sus respectivas agendas políticas; además, la proximidad geográfica requiere aún mayor cautela en las respectivas relaciones; de ahí la necesidad de una conducta lo más uniforme posible entre los veintisiete estados europeos, para evitar divisiones, que podrían constituir oportunidades a explotar, no solo para Rusia, sino también para otros posibles países adversarios. Estos factores ayudan a comprender la elección de un enfoque suave sobre un tema que, sin embargo, se ha convertido en el centro de la política europea, pero cuya aplicación debe sopesarse en relación con situaciones contingentes y, especialmente, en esta fase, debe prevalecer la necesidad. Mantener contactos diplomáticos, precisamente como herramienta fundamental para la resolución de controversias. Parece evidente que las dificultades actuales son obstáculos para estos procesos, entre los que el primero de ellos es la injerencia sustancial en los asuntos internos del Estado ruso, sin embargo en el modelo internacional, que está emergiendo con fuerza creciente, la necesidad de respeto a Los derechos humanos han cobrado una importancia cada vez mayor, que va más allá de su propia importancia particular para invertir temas mucho más amplios, como el respeto a las minorías políticas y étnicas, hasta convertirse en un factor de igualación comercial e industrial en un mundo cada vez más globalizado. El ejemplo chino, que aboga por una globalización comercial, con todas las ventajas del caso, no puede separarse del respeto a los derechos, entendido también como un factor capaz de evitar las distorsiones de la producción perseguidas sin respeto a los trabajadores, tanto en los derechos como en los protecciones, y en los salarios adecuados, que pueden alterar las formas de competencia, a través de la rebaja del costo de la mano de obra lograda tanto con un uso instrumental del incumplimiento de derechos, entendido como un medio político y como una herramienta de producción. Las dos dimensiones no son ajenas y muchas veces se suman intrínsecamente, por lo que la Unión debe aprovechar el momento político favorable de la presencia de un presidente estadounidense particularmente sensible al tema, para convertirse en protagonista de la defensa de los derechos.

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