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giovedì 23 gennaio 2020

Le Nazioni Unite sanciscono il diritto dei migranti climatici

Il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha sottolineato come la questione delle migrazioni climatiche abbia una rilevanza giuridica tale da sollecitare i governi mondiali a considerare l’emergenza climatica come fattore giuridico in grado di diventare la causa di una possibile concessione dell’asilo a questi specifici migranti. Si tratta di una novità considerevole all’interno del diritto internazionale, perchè prende atto delle conseguenze del cambiamento climatico sui problemi relativi all’ambiente ed alle cause che costituiscono pericolo per la vita delle persone. Implictamente si tratta del riconoscimento giuridico per la categoria dei rifugiati climatici, ovvero coloro che, a causa di eventi naturali causati, ad esempio dal riscaldamento globale, vedono ridursi il terreno a loro disposizione, come per gli effetti dell’innalzamento delle acque dei mari, con la conseguenza di difficoltà abitative, problemi alle coltivazioni ed all’approvigionamento idrico. La classificazione delle conseguenze dannose del cambiamento cliamtico si articola, sostanzialmente, in due tipologie: i danni dovuti ad effetti prolungati nel tempo, come l’aumento della percentuale salina dei terreni, l’innalzamento marino  o la desertificazione ed i danni dovuti ad eventi improvvisi e non previsti come le inondazioni. Si comprende come queste calamità naturali possano costringere parti anche consistenti della popolazione a varcare i confini nazionali per trovare riparo in altre nazioni. Secondo il comitato dei diritti umani della Nazioni Unite, l’assenza di politiche nazionali ed internazionali volte a contrastre gli effetti del cambiamento climatico, giustificano il diritto dei migranti climatici a non essere respinti. Se questo pronunciamento, per certi versi rivoluzionario, anche se è fondamentalmente soltanto una presa d’atto di un problema conclamato, porta una novità nel diritto internazionale, apre contemporaneamente una vasta gamma di eccezioni ed obiezioni, sulle quali i legislatori nazionali proveranno senz’altro a regolamentare i loro ordinamenti. Una delle prime ciriticità da risolvere sono i modi ed i tempi di accoglienza, dato che, si possono presupporre, almeno in certi casi, il ripristino delle condizioni antecedenti agli eventi disastrosi. Più difficile la gestione di situazioni dove si verifichino condizioni irrimediabili, in questi casi sarebbero auspicabili forme di accordi preventivi tra gli stati, in grado di gestire i fenomeni migratori, attraverso una collocazione preordinata e con una accoglienza non limitata al primo soccorso, ma improntata ad una integrazione reale e definitiva da parte dei paesi di accoglienza. Le questioni climatiche hanno, senza dubbio, un effetto diretto sulle risorse alimentari e della disponibilità di acqua potabile, legate in maniera indissolubile alle carestie, all’impossibilità di irrrigazione e quindi della produzione agricola e zootecnica, fino ad arrivare a compromettere le normali condizioni igieniche e quindi causa di malattie a larga diffusione. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sicuramente responsabili di queste casistiche indirette di fenomeni migratori, che non rientrano direttamente nelle due casistische climatiche stilate dal comitato dei diritti umani. Tuttavia non pare possibile scindere, dal punto della gravità e delle cause generatrici del fenomeno, i migranti climatici dai migranti per mancanza di cibo e di acqua; quindi anche per coloro che sono costretti ad abbandonare i loro paesi per assenza cronica di risorse alimentari dovrebbe essere pensata una soluzione preventiva, mediante accordi internazionali da sottoscrivere da parte dei singoli stati, magari con una coordinazione delle Nazioni Unite. Ma in tempo di sovranismi ed egoismi nazionali ciò appare molto difficile, anche se la situazione contingente appare già complicata non si nota alcuno sforzo per prevenire le conseguenze del cambiamento climatico, che anzi, viene negato, e senza cambiamenti di atteggiamento la pressione migratoria è destinata ad accentuarsi. L’importanza della decisione del comitato dei diritti umani non risolve il problema pratico dell’accoglienza e neppure quello del cambiamento climatico dovuto al riscaldamento globale, ma apre una discussone sulla legittimità di rifiutare i migranti che diventano tali per cause a loro esterne e, spesso, dovute proprio ai paesi che li rifiutano.

The United Nations establishes the right of climate migrants

The United Nations Human Rights Committee stressed that the issue of climate migration has a legal relevance that urges world governments to consider the climate emergency as a legal factor capable of becoming the cause of a possible granting of asylum to these specific migrants. This is a considerable innovation within international law, because it takes note of the consequences of climate change on problems relating to the environment and the causes that pose a danger to people's lives. Implicitly it is the legal recognition for the category of climate refugees, that is those who, due to natural events caused, for example by global warming, see the soil available to them to be reduced, as for the effects of rising sea waters, with the consequence of housing difficulties, problems with crops and water supply. The classification of the harmful consequences of the cliamtic change is divided substantially into two types: the damage due to prolonged effects over time, such as the increase in the saline percentage of the soils, the sea rise or desertification and the damage due to sudden events and not as expected as floods. It is understood how these natural disasters can force even large parts of the population to cross national borders to find shelter in other nations. According to the United Nations Human Rights Committee, the absence of national and international policies aimed at countering the effects of climate change justifies the right of climate migrants not to be rejected. If this pronouncement, in some ways revolutionary, even if it is basically only an acknowledgment of a claimed problem, brings a novelty in international law, it simultaneously opens a wide range of exceptions and objections, on which the national legislators will certainly try to regulate their systems. One of the first circumstances to be resolved are the methods and times of reception, given that, at least in certain cases, the restoration of the conditions prior to the disastrous events can be assumed. It is more difficult to manage situations where irremediable conditions occur, in these cases forms of preventive agreements between states would be desirable, capable of managing migratory phenomena, through a preordained location and with a reception not limited to first aid, but marked by a real and definitive integration by the host countries. Climate issues undoubtedly have a direct effect on food resources and the availability of drinking water, inextricably linked to famines, the impossibility of irrigation and therefore of agricultural and livestock production, up to compromising normal hygiene conditions and therefore the cause of widespread diseases. The effects of climate change are certainly responsible for these indirect cases of migratory phenomena, which do not fall directly into the two climatic cases drawn up by the Human Rights Committee. However, it does not seem possible to separate, from the point of gravity and the causes that generate the phenomenon, climate migrants from migrants for lack of food and water; therefore even for those who are forced to abandon their countries due to the chronic absence of food resources, a preventive solution should be designed, through international agreements to be signed by individual states, perhaps with a coordination of the United Nations. But in times of national sovereignties and selfishness this appears very difficult, even if the contingent situation already appears complicated, no effort is noted to prevent the consequences of climate change, which is indeed denied, and without changes in attitude the migratory pressure is destined to accentuate. The importance of the decision of the human rights committee does not solve the practical problem of reception or even that of climate change due to global warming, but opens a discussion on the legitimacy of rejecting migrants who become migrants for causes external to them and, often , due precisely to the countries that reject them.

Las Naciones Unidas establecen el derecho de los migrantes climáticos

El Comité de Derechos Humanos de las Naciones Unidas enfatizó que el tema de la migración climática tiene una relevancia legal que insta a los gobiernos mundiales a considerar la emergencia climática como un factor legal capaz de convertirse en la causa de una posible concesión de asilo a estos migrantes específicos. Esta es una innovación considerable dentro del derecho internacional, porque toma nota de las consecuencias del cambio climático en los problemas relacionados con el medio ambiente y las causas que representan un peligro para la vida de las personas. Implícitamente es el reconocimiento legal de la categoría de refugiados climáticos, es decir, aquellos que, debido a eventos naturales causados, por ejemplo, por el calentamiento global, ven que se reduce el suelo disponible para ellos, en cuanto a los efectos del aumento de las aguas del mar, con la consecuencia de dificultades de vivienda, problemas con los cultivos y el suministro de agua. La clasificación de las consecuencias nocivas del cambio cliamático se divide sustancialmente en dos tipos: el daño debido a los efectos prolongados en el tiempo, como el aumento en el porcentaje de solución salina de los suelos, la subida del mar o la desertificación y el daño debido a eventos repentinos y no tan esperado como las inundaciones. Se entiende que estos desastres naturales pueden obligar incluso a grandes partes de la población a cruzar las fronteras nacionales para buscar refugio en otras naciones. Según el Comité de Derechos Humanos de las Naciones Unidas, la ausencia de políticas nacionales e internacionales destinadas a contrarrestar los efectos del cambio climático justifica el derecho de los migrantes climáticos a no ser rechazados. Si este pronunciamiento, de alguna manera revolucionario, incluso si es básicamente solo un reconocimiento de un problema reclamado, trae una novedad en el derecho internacional, simultáneamente abre una amplia gama de excepciones y objeciones, en las cuales los legisladores nacionales ciertamente intentarán para regular sus sistemas. Una de las primeras circunstancias a resolver son los métodos y los tiempos de recepción, dado que, al menos en ciertos casos, se puede asumir la restauración de las condiciones previas a los eventos desastrosos. Es más difícil manejar situaciones donde ocurren condiciones irremediables, en estos casos serían convenientes formas de acuerdos preventivos entre estados, capaces de manejar fenómenos migratorios, a través de una ubicación predeterminada y con una recepción no limitada a primeros auxilios, sino marcada por Una integración real y definitiva por parte de los países anfitriones. Los problemas climáticos indudablemente tienen un efecto directo sobre los recursos alimenticios y la disponibilidad de agua potable, indisolublemente vinculada a las hambrunas, la imposibilidad de riego y, por lo tanto, de la producción agrícola y ganadera, hasta comprometer las condiciones normales de higiene. y, por lo tanto, la causa de enfermedades generalizadas. Los efectos del cambio climático son sin duda responsables de estos casos indirectos de fenómenos migratorios, que no caen directamente en los dos casos climáticos elaborados por el Comité de Derechos Humanos. Sin embargo, no parece posible separar, desde el punto de gravedad y las causas que generan el fenómeno, los migrantes climáticos de los migrantes por falta de alimentos y agua; por lo tanto, incluso para aquellos que se ven obligados a abandonar sus países debido a la ausencia crónica de recursos alimentarios, se debe diseñar una solución preventiva, a través de acuerdos internacionales que deben firmar los estados individuales, tal vez con una coordinación de las Naciones Unidas. Pero en tiempos de soberanías nacionales y egoísmo, esto parece muy difícil, incluso si la situación contingente ya parece complicada, no se observa ningún esfuerzo para evitar las consecuencias del cambio climático, que de hecho se niega, y sin cambios de actitud, la presión migratoria está destinada acentuar La importancia de la decisión del comité de derechos humanos no resuelve el problema práctico de recepción o incluso el del cambio climático debido al calentamiento global, pero abre una discusión sobre la legitimidad de rechazar a los migrantes que se convierten en migrantes por causas externas a ellos y, a menudo , debido precisamente a los países que los rechazan.

Die Vereinten Nationen begründen das Recht der Klimamigranten

Der Menschenrechtsausschuss der Vereinten Nationen betonte, dass das Thema Klimamigration eine rechtliche Relevanz habe, die die Regierungen der Welt nachdrücklich auffordere, den Klimanotfall als Rechtsfaktor zu betrachten, der die Ursache für eine mögliche Gewährung von Asyl für diese Staaten werden könne bestimmte Migranten. Dies ist eine erhebliche Neuerung im Völkerrecht, da es die Folgen des Klimawandels für Umweltprobleme und die lebensbedrohlichen Ursachen berücksichtigt. Implizit ist es die rechtliche Anerkennung der Kategorie der Klimaflüchtlinge, dh derjenigen, die aufgrund von Naturereignissen, die zum Beispiel durch die globale Erwärmung verursacht werden, eine Verringerung des ihnen zur Verfügung stehenden Bodens erwarten, ebenso wie die Auswirkungen des Anstiegs des Meerwassers. mit der Konsequenz von Wohnproblemen, Problemen mit der Ernte und der Wasserversorgung. Die Klassifizierung der schädlichen Folgen der Klimaänderung gliedert sich im Wesentlichen in zwei Arten: die Schäden aufgrund längerer Auswirkungen im Laufe der Zeit, wie der Anstieg des Salzgehalts der Böden, der Meeresspiegelanstieg oder die Wüstenbildung und die Schäden aufgrund plötzlicher Ereignisse und nicht wie erwartet wie Überschwemmungen. Es versteht sich, dass diese Naturkatastrophen auch große Teile der Bevölkerung zwingen können, nationale Grenzen zu überschreiten, um in anderen Nationen Schutz zu finden. Dem Menschenrechtsausschuss der Vereinten Nationen zufolge rechtfertigt das Fehlen einer nationalen und internationalen Politik zur Bekämpfung der Auswirkungen des Klimawandels das Recht von Klimamigranten, nicht abgelehnt zu werden. Wenn diese in gewisser Weise revolutionäre Äußerung, auch wenn sie im Grunde nur die Anerkennung eines behaupteten Problems ist, eine Neuheit im Völkerrecht darstellt, eröffnet sie gleichzeitig eine Vielzahl von Ausnahmen und Einwänden, die die nationalen Gesetzgeber mit Sicherheit prüfen werden ihre Systeme zu regulieren. Einer der ersten Umstände, die gelöst werden müssen, sind die Empfangsmethoden und -zeiten, da zumindest in bestimmten Fällen davon ausgegangen werden kann, dass die Bedingungen vor den katastrophalen Ereignissen wiederhergestellt sind. Es ist schwieriger, Situationen zu bewältigen, in denen unheilbare Zustände eintreten. In diesen Fällen wären Formen vorbeugender Vereinbarungen zwischen Staaten wünschenswert, die in der Lage sind, Migrationsphänomene durch einen vorherbestimmten Ort und mit einem Empfang zu bewältigen, der nicht auf Erste Hilfe beschränkt ist, sondern durch gekennzeichnet ist eine echte und endgültige Integration durch die Gastländer. Zweifellos wirken sich Klimaprobleme direkt auf die Nahrungsressourcen und die Verfügbarkeit von Trinkwasser aus, die untrennbar mit Hungersnöten verbunden sind, die Unmöglichkeit der Bewässerung und damit der landwirtschaftlichen und tierischen Erzeugung bis hin zur Beeinträchtigung der normalen Hygienebedingungen und damit die Ursache für Volkskrankheiten. Die Auswirkungen des Klimawandels sind sicherlich für diese indirekten Fälle von Migrationsphänomenen verantwortlich, die nicht direkt in die beiden vom Menschenrechtsausschuss erarbeiteten Klimafälle fallen. Es scheint jedoch nicht möglich zu sein, Klimamigranten aus Mangel an Nahrung und Wasser vom Schwerkraftpunkt und den Ursachen, die das Phänomen hervorrufen, zu trennen. Daher sollte auch für diejenigen, die aufgrund des chronischen Mangels an Nahrungsmitteln gezwungen sind, ihr Land zu verlassen, eine vorbeugende Lösung entwickelt werden, indem internationale Abkommen von einzelnen Staaten unterzeichnet werden, möglicherweise unter Koordination der Vereinten Nationen. In Zeiten nationaler Souveränitäten und Egoismen erscheint dies jedoch sehr schwierig, auch wenn die bedingte Situation bereits kompliziert erscheint, es werden keine Anstrengungen unternommen, um die Folgen des Klimawandels zu verhindern, der in der Tat geleugnet wird, und ohne Einstellungsänderungen ist der Migrationsdruck bestimmt akzentuieren. Die Bedeutung der Entscheidung des Menschenrechtsausschusses löst nicht das praktische Problem der Rezeption oder gar des Klimawandels aufgrund der globalen Erwärmung, sondern eröffnet eine Diskussion über die Rechtmäßigkeit der Ablehnung von Migranten, die zu Migranten werden, aus Gründen, die außerhalb von und häufig liegen Dies liegt genau an den Ländern, die sie ablehnen.

Les Nations Unies établissent le droit des migrants climatiques

Le Comité des droits de l'homme des Nations Unies a souligné que la question de la migration climatique a une pertinence juridique qui exhorte les gouvernements du monde à considérer l'urgence climatique comme un facteur juridique susceptible de devenir la cause d'une éventuelle octroi de l'asile à ces personnes. certains migrants. Il s'agit d'une innovation considérable dans le droit international, car elle prend note des conséquences du changement climatique sur les problèmes liés à l'environnement et les causes qui mettent en danger la vie des gens. Implicitement, c'est la reconnaissance juridique de la catégorie des réfugiés climatiques, c'est-à-dire ceux qui, en raison d'événements naturels provoqués, par exemple par le réchauffement climatique, voient le sol à leur disposition être réduit, comme pour les effets de la montée des eaux marines, avec pour conséquence des difficultés de logement, des problèmes de cultures et d'approvisionnement en eau. La classification des conséquences néfastes du changement climatique est divisée essentiellement en deux types: les dommages dus à des effets prolongés dans le temps, tels que l'augmentation du pourcentage salin des sols, la montée de la mer ou la désertification et les dommages dus à des événements soudains et pas aussi attendu que les inondations. On comprend comment ces catastrophes naturelles peuvent forcer même une grande partie de la population à traverser les frontières nationales pour trouver refuge dans d'autres pays. Selon le Comité des droits de l'homme des Nations Unies, l'absence de politiques nationales et internationales visant à contrer les effets du changement climatique justifie le droit des migrants climatiques à ne pas être rejeté. Si cette déclaration, révolutionnaire à certains égards, même si elle n'est fondamentalement qu'une reconnaissance d'un problème revendiqué, apporte une nouveauté en droit international, elle ouvre simultanément un large éventail d'exceptions et d'objections, sur lesquelles les législateurs nationaux vont certainement essayer pour réguler leurs systèmes. L'une des premières circonstances à résoudre est la méthode et l'heure de réception, étant donné que, du moins dans certains cas, le rétablissement des conditions préalables aux événements désastreux peut être supposé. Il est plus difficile de gérer des situations où des conditions irrémédiables se produisent, dans ces cas des formes d'accords préventifs entre États seraient souhaitables, capables de gérer les phénomènes migratoires, à travers un lieu prédéterminé et avec un accueil non limité aux premiers secours, mais marqué par une intégration réelle et définitive des pays d'accueil. Les enjeux climatiques ont sans aucun doute un effet direct sur les ressources alimentaires et la disponibilité de l'eau potable, inextricablement liée aux famines, à l'impossibilité de l'irrigation et donc de la production agricole et animale, jusqu'à compromettre les conditions d'hygiène normales et donc la cause de maladies répandues. Les effets du changement climatique sont certainement responsables de ces cas indirects de phénomènes migratoires, qui ne relèvent pas directement des deux cas climatiques élaborés par le Comité des droits de l'homme. Cependant, il ne semble pas possible de séparer, du point de gravité et des causes qui génèrent le phénomène, les migrants climatiques des migrants par manque de nourriture et d'eau; par conséquent, même pour ceux qui sont contraints d'abandonner leur pays en raison de l'absence chronique de ressources alimentaires, une solution préventive devrait être conçue, par le biais d'accords internationaux devant être signés par chaque État, peut-être avec une coordination des Nations Unies. Mais en période de souveraineté nationale et d'égoïsme cela semble très difficile, même si la situation contingente apparaît déjà compliquée, aucun effort n'est noté pour prévenir les conséquences du changement climatique, qui est en effet nié, et sans changement d'attitude la pression migratoire est destinée accentuer. L'importance de la décision du comité des droits de l'homme ne résout pas le problème pratique de l'accueil ou même celui du changement climatique dû au réchauffement climatique, mais ouvre un débat sur la légitimité du rejet des migrants qui deviennent migrants pour des causes extérieures à eux et, souvent , précisément en raison des pays qui les rejettent.

As Nações Unidas estabelecem o direito dos migrantes climáticos

O Comitê de Direitos Humanos das Nações Unidas enfatizou que a questão da migração climática tem uma relevância legal que insta os governos mundiais a considerar a emergência climática como um fator legal capaz de se tornar a causa de uma possível concessão de asilo a esses países. migrantes específicos. Trata-se de uma inovação considerável no direito internacional, porque registra as consequências das mudanças climáticas sobre os problemas relacionados ao meio ambiente e as causas que representam um perigo para a vida das pessoas. Implicitamente, é o reconhecimento legal para a categoria de refugiados climáticos, ou seja, aqueles que, devido a eventos naturais causados, por exemplo pelo aquecimento global, veem a redução do solo disponível para eles, assim como pelos efeitos do aumento das águas do mar, com as conseqüências de dificuldades habitacionais, problemas com culturas e abastecimento de água. A classificação das conseqüências nocivas da mudança cliamática é dividida substancialmente em dois tipos: os danos causados ​​por efeitos prolongados ao longo do tempo, como o aumento da porcentagem salina dos solos, a subida do mar ou a desertificação e os danos causados ​​por eventos repentinos e não tão esperado quanto as inundações. Entende-se como esses desastres naturais podem forçar até grandes partes da população a atravessar fronteiras nacionais e encontrar abrigo em outras nações. Segundo o Comitê de Direitos Humanos das Nações Unidas, a ausência de políticas nacionais e internacionais destinadas a combater os efeitos das mudanças climáticas justifica o direito dos migrantes climáticos de não serem rejeitados. Se esse pronunciamento, de certa forma revolucionário, mesmo que seja basicamente apenas um reconhecimento de um problema alegado, traz uma novidade no direito internacional, ele abre simultaneamente uma ampla gama de exceções e objeções, sobre as quais os legisladores nacionais certamente tentarão para regular seus sistemas. Uma das primeiras circunstâncias a serem resolvidas são os métodos e os horários de recepção, uma vez que, pelo menos em certos casos, a restauração das condições anteriores aos eventos desastrosos pode ser assumida. É mais difícil administrar situações em que ocorrem condições irremediáveis; nesses casos, seriam desejáveis ​​formas de acordos preventivos entre Estados, capazes de administrar fenômenos migratórios, através de um local pré-determinado e com uma recepção não limitada a primeiros socorros, mas marcada por uma integração real e definitiva pelos países anfitriões. Sem dúvida, as questões climáticas afetam diretamente os recursos alimentares e a disponibilidade de água potável, indissociavelmente ligada à fome, à impossibilidade de irrigação e, portanto, da produção agrícola e pecuária, comprometendo as condições normais de higiene. e, portanto, a causa de doenças generalizadas. Os efeitos das mudanças climáticas são certamente responsáveis ​​por esses casos indiretos de fenômenos migratórios, que não se enquadram diretamente nos dois casos climáticos elaborados pelo Comitê de Direitos Humanos. Contudo, não parece possível separar, do ponto de gravidade e das causas que geram o fenômeno, migrantes climáticos de migrantes por falta de comida e água; portanto, mesmo para aqueles que são forçados a abandonar seus países devido à falta crônica de recursos alimentares, uma solução preventiva deve ser projetada, por meio de acordos internacionais a serem assinados por estados individuais, talvez com uma coordenação das Nações Unidas. Mas em tempos de soberanias nacionais e egoísmo isso parece muito difícil, mesmo que a situação contingente já pareça complicada, nenhum esforço é observado para evitar as consequências da mudança climática, que é de fato negada, e sem mudanças de atitude a pressão migratória é destinada para acentuar. A importância da decisão do comitê de direitos humanos não resolve o problema prático da recepção ou mesmo da mudança climática devido ao aquecimento global, mas abre uma discussão sobre a legitimidade de rejeitar migrantes que se tornam migrantes por causas externas a eles e, freqüentemente , devido justamente aos países que os rejeitam.

Организация Объединенных Наций устанавливает право климатических мигрантов

Комитет Организации Объединенных Наций по правам человека подчеркнул, что проблема климатической миграции имеет юридическое значение, и настоятельно призывает правительства стран мира рассматривать климатическую чрезвычайную ситуацию как правовой фактор, способный стать причиной возможного предоставления убежища этим лицам. конкретные мигранты. Это значительное новшество в международном праве, поскольку в нем учитываются последствия изменения климата для проблем, связанных с окружающей средой, и причины, представляющие опасность для жизни людей. Подразумевается, что это юридическое признание категории климатических беженцев, то есть тех, кто из-за природных явлений, вызванных, например, глобальным потеплением, видит, что почва, доступная для них, должна быть уменьшена, что касается последствий повышения морских вод, с последствиями жилищных трудностей, проблем с посевом и водоснабжением. Классификация вредных последствий изменения климата существенно подразделяется на два типа: ущерб, вызванный продолжительным воздействием во времени, например, увеличение содержания солей в почве, подъем или опустынивание моря и ущерб, вызванный внезапными событиями. и не так, как ожидалось, как наводнения. Понятно, что эти стихийные бедствия могут заставить даже значительную часть населения пересечь национальные границы, чтобы найти убежище в других странах. По данным Комитета ООН по правам человека, отсутствие национальной и международной политики, направленной на противодействие последствиям изменения климата, оправдывает право климатических мигрантов не быть отклоненным. Если это заявление, в некотором роде революционное, даже если оно в основном является лишь признанием заявленной проблемы, вносит новизну в международное право, оно одновременно открывает широкий спектр исключений и возражений, на которые национальные законодатели непременно попытаются регулировать свои системы. Одним из первых обстоятельств, которые должны быть разрешены, являются методы и сроки приема, учитывая, что, по крайней мере, в некоторых случаях, можно предполагать восстановление условий до катастрофических событий. Сложнее управлять ситуациями, когда возникают непоправимые условия, в этих случаях желательны формы предупредительных соглашений между государствами, способных управлять миграционными явлениями, через предопределенное место и прием, не ограниченный первой помощью, но отмеченный реальная и окончательная интеграция принимающих стран. Проблемы климата, несомненно, оказывают непосредственное влияние на продовольственные ресурсы и наличие питьевой воды, неразрывно связанной с голодом, невозможностью орошения и, следовательно, сельскохозяйственного производства и животноводства, вплоть до нарушения нормальных гигиенических условий. и, следовательно, причина широко распространенных заболеваний. Последствия изменения климата, безусловно, ответственны за эти косвенные случаи миграционных явлений, которые не попадают непосредственно в два климатических случая, разработанных Комитетом по правам человека. Однако представляется невозможным отделить от точки притяжения и причин, порождающих это явление, климатических мигрантов от мигрантов из-за недостатка пищи и воды; поэтому даже для тех, кто вынужден покинуть свои страны из-за хронического отсутствия продовольственных ресурсов, должно быть разработано превентивное решение на основе международных соглашений, подписываемых отдельными государствами, возможно, при координации с Организацией Объединенных Наций. Но во времена национальных суверенитетов и эгоизма это кажется очень трудным, даже если непредвиденная ситуация кажется уже сложной, не предпринимается никаких усилий по предотвращению последствий изменения климата, которое действительно отрицается, и без изменения отношения миграционное давление предназначено подчеркнуть. Важность решения комитета по правам человека не решает практическую проблему приема или даже проблемы изменения климата из-за глобального потепления, но открывает дискуссию о законности отказа от мигрантов, которые становятся мигрантами по внешним причинам, и зачастую Именно благодаря странам, которые их отвергают.

聯合國確立氣候移民的權利

聯合國人權委員會強調,氣候遷移問題具有法律意義,敦促世界各國政府將氣候緊急情況視為能夠成為可能為這些國家提供庇護的原因的法律因素。具體移民。這是國際法中的一項重大創新,因為它注意到了氣候變化對與環境有關的問題的後果以及對人們的生命構成威脅的原因。這暗含了對氣候難民類別的法律認可,即那些由於例如全球變暖等自然事件而看到可利用的土壤減少的人,例如海水上升帶來的影響,住房困難,農作物和供水問題。氣候變化的有害後果的分類大體上分為兩種:隨著時間的推移,長期影響所造成的破壞,例如土壤鹽分的增加,海平面上升或沙漠化以及突發事件所造成的破壞。而不像洪水那樣預期。人們了解這些自然災害如何迫使甚至很大一部分人口越過國境在其他國家尋找庇護所。據聯合國人權事務委員會稱,缺乏旨在應對氣候變化影響的國家和國際政策證明了不排斥氣候移民的權利是正當的。如果這一聲明在某種程度上具有革命性,即使基本上只是對一個已解決問題的承認,也給國際法帶來了新穎性,同時又引發了廣泛的例外和反對,國家立法者當然會嘗試來規範他們的系統。首先要解決的情況之一是接收的方法和時間,因為至少在某些情況下,可以假定災難事件之前條件的恢復。管理髮生不可補救狀況的情況更加困難,在這種情況下,需要州與州之間採取預防性協議的形式,能夠通過預定的地點並能接受不僅限於急救的接待,而且具有以下特徵:東道國進行真正的和最終的整合。毫無疑問,氣候問題直接影響糧食資源和飲用水供應,與飢荒密不可分,無法灌溉,因此無法農業和畜牧生產,直至損害正常衛生條件因此是造成廣泛疾病的原因。氣候變化的影響肯定是造成這些間接遷移現象的原因,這些現象並沒有直接歸入人權事務委員會擬定的兩個氣候案例。但是,從重力和造成這種現象的原因看來,不可能將氣候移民與缺乏糧食和水的移民區分開來;因此,即使對於那些由於長期缺乏糧食資源而被迫離開自己國家的人們,也應通過可能由聯合國簽署的國際協議,或者通過聯合國的協調,設計一種預防性解決方案。但是,在國家主權和自私的時期,這似乎非常困難,即使偶然的情況已經看起來很複雜,也沒有採取任何措施來防止氣候變化的後果,這一事實的確被否認,而且如果不改變態度,移徙壓力也將注定強調。人權事務委員會的決定的重要性並不能解決實際的問題,甚至不能解決由於全球變暖而導致的氣候變化問題,而是開始討論拒絕因其外部原因而成為移民的移民的合法性,而且常常是,正是由於拒絕它們的國家/地區。

国連は、気候移民の権利を確立します

国連人権委員会は、気候変動の問題は、世界政府が気候緊急事態を、これらへのpossible護の可能性のある原因になる可能性のある法的要因と見なすよう促す法的関連性があることを強調した。特定の移民。これは、環境に関連する問題に対する気候変動の影響と、人々の生活に危険をもたらす原因に留意するため、国際法における重要な革新です。暗黙のうちに、それは気候難民のカテゴリーに対する法的認識です。つまり、海水上昇の影響に関して、地球温暖化などによって引き起こされる自然現象により、利用可能な土壌が減少するのを見る人々です。住宅の問題、作物と水の供給の問題の結果。気候変動の有害な結果の分類は、実質的に2つのタイプに分類されます。土壌の塩分濃度の増加、海面上昇または砂漠化、突然のイベントによる損傷など、長期にわたる長期的な影響による損傷洪水ほど期待されていません。これらの自然災害は、人口の大部分でさえも国境を越えて他国の避難所を見つけることを強制することができると理解されています。国連人権委員会によると、気候変動の影響に対抗することを目的とした国内および国際的な政策の欠如は、気候移民が拒否されない権利を正当化します。この宣言が何らかの形で革命的であり、それが基本的に主張された問題の単なる承認であるとしても、国際法に新規性をもたらす場合、それは同時に広範な例外と異議を開き、国内の立法者は確かにしようとしますシステムを調整します。最初に解決すべき状況の1つは、少なくとも特定の場合、悲惨なイベントの前の状態の回復が想定されることを考えると、受信の方法と時間です。回復不可能な状況が発生する状況を管理することはより困難であり、これらの場合、国家間の予防的合意の形態が望ましく、事前に定められた場所を通じて、応急処置に限定されず、ホスト国による真の決定的な統合。気候問題は、食糧資源と飢waterと密接に関連した飲料水の入手可能性、灌漑の不可能性、したがって農業および家畜生産の不可能性に、通常の衛生状態を損なうまで直接影響することは間違いありません。したがって、広範な疾患の原因。気候変動の影響は、人権委員会によって作成された2つの気候のケースに直接該当しない、これらの移動現象の間接的なケースの原因となります。しかし、重力のポイントと現象を引き起こす原因から、気候の移住者を食物と水の不足のために移住者から分離することは不可能のようです。したがって、食料資源が慢性的に不足しているために自国を放棄せざるを得ない場合でも、おそらく国連の調整により、個々の州が署名する国際協定を通じて予防的解決策を設計する必要があります。しかし、国家主権と利己主義の時代には、これは非常に困難に見えます。たとえ偶発的な状況がすでに複雑に見えても、気候変動の結果を防ぐ努力は示されていませんが、それは実際に否定されており、態度の変化がなければ、移住圧力は運命づけられています強調する。人権委員会の決定の重要性は、地球温暖化による気候変動の受け入れという現実的な問題を解決するものではなく、彼らの外部の原因のために移民となる移民を拒否する正当性についての議論を開きます。 、正確にそれらを拒否する国のため。

تضع الأمم المتحدة حق المهاجرين في المناخ

أكدت لجنة حقوق الإنسان التابعة للأمم المتحدة أن قضية هجرة المناخ لها أهمية قانونية تحث حكومات العالم على اعتبار أن حالة الطوارئ المناخية هي عامل قانوني قادر على أن يصبح سبباً لإمكانية منح حق اللجوء إلى هؤلاء. مهاجرون معينون. هذا ابتكار كبير في القانون الدولي ، لأنه يحيط علماً بعواقب تغير المناخ على المشاكل المتعلقة بالبيئة والأسباب التي تشكل خطراً على حياة الناس. يعني ضمنيًا الاعتراف القانوني لفئة لاجئي المناخ ، وهم أولئك الذين يرون ، بسبب الأحداث الطبيعية التي تسببها ظاهرة الاحتباس الحراري على سبيل المثال ، أن التربة المتاحة لهم يمكن تقليصها ، وكذلك آثار ارتفاع مياه البحر ، نتيجة لصعوبات الإسكان ، ومشاكل في المحاصيل وإمدادات المياه. ينقسم تصنيف الآثار الضارة للتغير في المناخ إلى نوعين: الضرر الناجم عن التأثيرات المطولة مع مرور الوقت ، مثل الزيادة في نسبة الملوحة للتربة وارتفاع منسوب البحر أو التصحر والأضرار الناجمة عن الأحداث المفاجئة وليس كما هو متوقع كما الفيضانات. من المفهوم أن هذه الكوارث الطبيعية يمكن أن تجبر حتى أجزاء كبيرة من السكان على عبور الحدود الوطنية لإيجاد مأوى في دول أخرى. وفقًا للجنة الأمم المتحدة لحقوق الإنسان ، فإن عدم وجود سياسات وطنية ودولية تهدف إلى مواجهة آثار تغير المناخ يبرر حق المهاجرين في المناخ في عدم الرفض. إذا كان هذا التصريح ، الثوري في بعض النواحي ، حتى لو كان في الأساس مجرد اعتراف بمشكلة مزعومة ، يجلب حداثة في القانون الدولي ، فإنه يفتح في وقت واحد مجموعة واسعة من الاستثناءات والاعتراضات ، والتي سيحاول المشرعون الوطنيون بالتأكيد القيام بها لتنظيم أنظمتها. تتمثل إحدى الظروف الأولى التي يتعين حلها في طرق وأوقات الاستقبال ، بالنظر إلى أنه في بعض الحالات على الأقل ، يمكن افتراض استعادة الظروف السابقة للأحداث الكارثية. من الأصعب إدارة المواقف التي تحدث فيها ظروف غير قابلة للإصلاح ، في هذه الحالات تكون أشكال الاتفاقات الوقائية بين الدول مرغوبة وقادرة على إدارة ظواهر الهجرة ، من خلال موقع مسبق ومع استقبال لا يقتصر على الإسعافات الأولية ، ولكن تتميز تكامل حقيقي ونهائي من قبل البلدان المضيفة. لا شك أن قضايا المناخ لها تأثير مباشر على الموارد الغذائية ومدى توافر مياه الشرب ، والتي ترتبط ارتباطًا وثيقًا بالمجاعات ، واستحالة الري ، وبالتالي الإنتاج الزراعي والحيواني ، بما يضر بظروف النظافة الطبيعية وبالتالي سبب انتشار الأمراض. من المؤكد أن آثار تغير المناخ مسؤولة عن هذه الحالات غير المباشرة لظواهر الهجرة ، والتي لا تقع مباشرة في الحالتين المناخيتين اللتين أعدتهما لجنة حقوق الإنسان. ومع ذلك ، لا يبدو من الممكن الفصل ، من وجهة نظر الجاذبية والأسباب التي تولد هذه الظاهرة ، عن مناخ المهاجرين من المهاجرين بسبب نقص الغذاء والماء ؛ لذلك حتى بالنسبة لأولئك الذين يضطرون إلى التخلي عن بلدانهم بسبب الغياب المزمن للموارد الغذائية ، ينبغي تصميم حل وقائي ، من خلال الاتفاقات الدولية الموقعة من قبل الدول الفردية ، ربما بالتنسيق مع الأمم المتحدة. ولكن في أوقات السيادة الوطنية والأنانية ، يبدو هذا صعبًا للغاية ، حتى إذا كان الوضع الطارئ يبدو معقدًا بالفعل ، فلا يُلاحظ أي جهد لمنع عواقب تغير المناخ ، وهو ما يُنكر بالفعل ، وبدون تغييرات في المواقف ، يتم توجيه ضغوط الهجرة لإبراز. إن أهمية قرار لجنة حقوق الإنسان لا يحل المشكلة العملية المتمثلة في الاستقبال أو حتى مشكلة تغير المناخ بسبب الاحترار العالمي ، ولكنه يفتح نقاشًا حول شرعية رفض المهاجرين الذين يصبحون مهاجرين لأسباب خارجة عنهم ، وغالبًا ، على وجه التحديد للبلدان التي ترفضهم.

mercoledì 15 gennaio 2020

Pechino sconfitta a Taiwan

Con una partecipazione di oltre il 75%, la più alta dal 2008, le elezioni a Taiwan hanno confermato tutti i pronostici a favore della candidata Tsai Ing-wen, che ha vinto con oltre il 57% dei consensi ed ha raggiunto la maggioranza anche al parlamento. La vincitrice ha costruito la sua campagna elettorale contro l’ingerenza cinese ed a favore dell’indipendenza di Taiwan da Pechino. Questo programma elettorale, tuttavia, nella forma non è mai stato reso esplicito, per non irritare troppo la Cina, ma ha mantenuto un atteggiamento di fatto ambiguo in favore dello status quo: il mantenimento dell’indipendenza senza dichiararla ufficialmente. Se la forma è questa, la sostanza effettiva presentata agli elettori è per il mantenimento del distacco da Pechino, senza prevedere soluzioni fallimentari come quella di Hong Kong, riassunte nel programma mai attuato: “uno stato due sistemi”. La maggioranza degli elettori di Taiwan e sopratutto i giovani hanno inteso questa votazione come un vero e proprio referendum per il mantenimento dei valori democratici nel paese e contro la proposta di una riconciliazione con la Cina come proposto dal partito nazionalista. Questo risultato elettorale ha molte cause, delle quali la volontà di preservare l’autonomia e la democrazia rappresentano soltanto quelle interne. Per la ragioni esterne occorre analizzare il comportamento cinese tenuto sia nella madrepatria, che ad Hong Kong e, sopratutto, nei confronti della stessa Taiwan. Pechino, per mantenere la linea fissata da Xi Jingping, ha ammonito più volte Taiwan a non perseguire l’indipendenza ed ha sottolineato più volte che l’isola appartiene alla Cina come continuità territoriale del paese. Anche le repressioni ad Hong Kong vicino al voto a Taiwan hanno contribuito a spostare i consensi verso chi si è dimostrato a favore del mantenimento dei valori democratici. Quello che stupisce è proprio l’approccio cinese tutt’altro che pragmatico e che appare totalmente inadatto per esercitare il ruolo di grande potenza. Anche se è vero che Pechino considera come territorio cinese entità che non si riconoscono nella legislazione cinese, il comportamento della Cina ha evidenziato una condotta censurata da gran parte dell’opinione pubblica mondiale e la capacità di relazioni con  i paesi esteri è stata assicurata soltanto dalla grande liquidità finanziaria disponibile. Il voto di Taiwan, in realtà, sembra spaventare Pechino, che teme altre manifestazioni ad Hong Kong e sopratutto nell’interno del paese cinese, già in difficoltà per la repressione contro i musulmani ed i dissidenti. In effetti l’intesità della reazione, effettuata con uno schema prevedibile, perchè addossa la responsabilità del risultato elettorale a forze straniere, in particolare gli Stati Uniti, segnala uno spaesamento e l’assenza di argomentazioni capaci di giustificare l’atteggiamento cinese. Sul lato pratico la Cina effettua la pressione su Taiwan con minacce di ricorrere al ruolo della forza per salvaguarare l’integrità territoriale anche attraverso esercitazioni della marina militare cinese nello stretto di mare che divide la Cina continentale da Taiwan. Dal punto di vista diplomatico la vittoria degli indipendentisti di Taiwan significa che si conferma uno scenario potenzialmente pericoloso per gli equilibri dell’area: gli Stati Uniti potrebbero accelerare i legami con Taipei ed incrementare le forniture militari, che ci sono già state. Queste forniture, seppure consistenti, sono ritenute insufficenti contro un potenziale attacco di Pechino; il rischio maggiore è quello che gli USA vogliano impiantare una base americana su di un territorio che Pechino considera di sua proprietà. Ciò potrebbe rientrare anche nella negazione nel riconoscimento ufficiale di Washington della questione cinese, che si condensa nella definizione di una sola Cina. In ottica di contenimento cinese, Taiwan potrebbe garantire un fattore strategico di assoluta importanza per gli Stati Uniti, sia dalpunto di vista militare, che da quello commerciale; il punto è quanto potrà essere vantaggioso continuare su questa strada, visto l’atteggiamento di totale intransigenza di Pechino. Per la Cina, comunque, la gestione della politica interna sta diventando forse più difficile della gestione della politica internazionale, proprio perchè non appare attrezzata a gestire il dissenso e ciò potrà produrre contraccolpi inevitabili a livello diplomatico ed anche commerciale.

Beijing defeated Taiwan

With a participation of over 75%, the highest since 2008, the elections in Taiwan confirmed all the forecasts in favor of the candidate Tsai Ing-wen, who won with over 57% of the votes and reached the majority also in the parliament. The winner built her election campaign against Chinese interference and in favor of Taiwan's independence from Beijing. This electoral program, however, in form has never been made explicit, in order not to irritate China too much, but has maintained a de facto ambiguous attitude in favor of the status quo: maintaining independence without officially declaring it. If this is the form, the actual substance presented to the voters is for the maintenance of detachment from Beijing, without providing for bankruptcy solutions such as that of Hong Kong, summarized in the never implemented program: "one state two systems". The majority of Taiwanese voters and above all young people understood this vote as a real referendum for the maintenance of democratic values ​​in the country and against the proposal for a reconciliation with China as proposed by the nationalist party. This election result has many causes, of which the desire to preserve autonomy and democracy represent only internal ones. For external reasons, it is necessary to analyze the Chinese behavior both in the motherland and in Hong Kong and, above all, towards Taiwan itself. To maintain the line set by Xi Jingping, Beijing has repeatedly warned Taiwan not to pursue independence and has repeatedly stressed that the island belongs to China as the country's territorial continuity. The repressions in Hong Kong close to the vote in Taiwan have also contributed to shifting the consensus towards those who have shown themselves in favor of maintaining democratic values. What is surprising is the Chinese approach which is anything but pragmatic and which appears totally unsuitable for exercising the role of great power. Although it is true that Beijing considers entities that do not recognize themselves in Chinese legislation as Chinese territory, China's behavior has shown a conduct censored by a large part of the world public opinion and the capacity for relations with foreign countries has been ensured only by the great financial liquidity available. Taiwan's vote, in reality, seems to frighten Beijing, which fears other demonstrations in Hong Kong and especially in the interior of the Chinese country, already in difficulty due to the repression against Muslims and dissidents. In fact, the intensity of the reaction, carried out with a predictable pattern, because it places the responsibility for the election result on foreign forces, in particular the United States, indicates a disorientation and the absence of arguments capable of justifying the Chinese attitude. On the practical side, China is exerting pressure on Taiwan with threats to resort to the role of force to safeguard territorial integrity also through exercises by the Chinese navy in the sea strait that divides mainland China from Taiwan. From a diplomatic point of view, the victory of the Taiwanese independence activists means that a potentially dangerous scenario for the area's balance is confirmed: the United States could accelerate ties with Taipei and increase military supplies, which have already existed. These supplies, although substantial, are considered insufficient against a potential attack by Beijing; the greatest risk is that the US wants to set up an American base in an area that Beijing considers to be its property. This could also be part of Washington's denial of Washington's official recognition of the Chinese question, which condenses into the definition of a single China. From a Chinese containment perspective, Taiwan could guarantee a strategic factor of absolute importance for the United States, both from a military and a commercial point of view; the point is how advantageous it will be to continue on this path, given Beijing's attitude of total intransigence. For China, however, the management of internal politics is perhaps becoming more difficult than the management of international politics, precisely because it does not appear equipped to manage dissent and this can produce inevitable repercussions at a diplomatic and even commercial level.

Beijing derrotó a Taiwán

Con una participación de más del 75%, la más alta desde 2008, las elecciones en Taiwán confirmaron todos los pronósticos a favor del candidato Tsai Ing-wen, quien ganó con más del 57% de los votos y alcanzó la mayoría también en el parlamento. La ganadora construyó su campaña electoral contra la interferencia china y a favor de la independencia de Taiwán de Beijing. Este programa electoral, sin embargo, en forma nunca se ha hecho explícito, para no irritar demasiado a China, pero ha mantenido una actitud ambigua de facto a favor del status quo: mantener la independencia sin declararla oficialmente. Si esta es la forma, la sustancia real presentada a los votantes es el mantenimiento del destacamento de Beijing, sin proporcionar soluciones de bancarrota como la de Hong Kong, resumidas en el programa nunca implementado: "un estado dos sistemas". La mayoría de los votantes taiwaneses y, sobre todo, los jóvenes entendieron este voto como un verdadero referéndum para el mantenimiento de los valores democráticos en el país y en contra de la propuesta de reconciliación con China propuesta por el partido nacionalista. El resultado de esta elección tiene muchas causas, de las cuales el deseo de preservar la autonomía y la democracia representan solo las internas. Por razones externas, es necesario analizar el comportamiento chino tanto en la patria como en Hong Kong y, sobre todo, hacia Taiwán. Para mantener la línea establecida por Xi Jingping, Beijing ha advertido reiteradamente a Taiwán que no busque la independencia y ha subrayado reiteradamente que la isla pertenece a China como la continuidad territorial del país. Las represiones en Hong Kong cercanas a la votación en Taiwán también han contribuido a cambiar el consenso hacia aquellos que se han mostrado a favor de mantener los valores democráticos. Lo sorprendente es el enfoque chino que es cualquier cosa menos pragmático y que parece totalmente inadecuado para ejercer el papel de gran poder. Si bien es cierto que Beijing considera entidades que no se reconocen en la legislación china como territorio chino, el comportamiento de China ha demostrado una conducta censurada por gran parte de la opinión pública mundial y la capacidad para las relaciones con países extranjeros ha sido garantizada solo por el Gran liquidez financiera disponible. El voto de Taiwán, en realidad, parece asustar a Beijing, que teme otras manifestaciones en Hong Kong y especialmente en el interior del país chino, que ya están en dificultades debido a la represión contra musulmanes y disidentes. De hecho, la intensidad de la reacción, llevada a cabo con un patrón predecible, porque atribuye la responsabilidad del resultado electoral a las fuerzas extranjeras, en particular a los Estados Unidos, indica una desorientación y la ausencia de argumentos capaces de justificar la actitud china. Desde el punto de vista práctico, China ejerce presión sobre Taiwán con amenazas de recurrir al papel de la fuerza para salvaguardar la integridad territorial también a través de ejercicios de la armada china en el estrecho del mar que separa a China continental de Taiwán. Desde un punto de vista diplomático, la victoria de los activistas de la independencia de Taiwán significa que se confirma un escenario potencialmente peligroso para el equilibrio del área: Estados Unidos podría acelerar los lazos con Taipei y aumentar los suministros militares, que ya han existido. Estos suministros, aunque sustanciales, se consideran insuficientes contra un posible ataque de Beijing; El mayor riesgo es que EE. UU. quiera establecer una base estadounidense en un área que Pekín considera de su propiedad. Esto también podría ser parte de la negación de Washington del reconocimiento oficial de Washington de la cuestión china, que se condensa en la definición de una sola China. Desde una perspectiva de contención china, Taiwán podría garantizar un factor estratégico de importancia absoluta para los Estados Unidos, tanto desde el punto de vista militar como comercial; El punto es lo ventajoso que será continuar en este camino, dada la actitud de intransigencia total de Beijing. Para China, sin embargo, el manejo de la política interna quizás se está volviendo más difícil que el manejo de la política internacional, precisamente porque no parece equipado para manejar la disidencia y esto puede producir repercusiones inevitables a nivel diplomático e incluso comercial.

Peking besiegte Taiwan

Mit einer Beteiligung von über 75%, der höchsten seit 2008, bestätigten die Wahlen in Taiwan alle Prognosen zugunsten des Kandidaten Tsai Ing-wen, der mit über 57% der Stimmen gewann und auch in der EU die Mehrheit erreichte Parlament. Die Gewinnerin baute ihren Wahlkampf gegen chinesische Einmischung und zugunsten der Unabhängigkeit Taiwans von Peking auf. Dieses Wahlprogramm wurde jedoch nie konkretisiert, um China nicht zu sehr zu irritieren, sondern hat eine de facto zweideutige Haltung zugunsten des Status quo bewahrt: Aufrechterhaltung der Unabhängigkeit, ohne dies offiziell zu erklären. Wenn dies die Form ist, ist die tatsächliche Substanz, die den Wählern präsentiert wird, die Aufrechterhaltung der Ablösung von Peking, ohne dass Insolvenzlösungen wie die von Hongkong vorgesehen sind, zusammengefasst in dem nie umgesetzten Programm: "Ein Staat, zwei Systeme". Die Mehrheit der taiwanesischen Wähler und vor allem der Jugendlichen hat dieses Votum als ein echtes Referendum für die Wahrung demokratischer Werte im Land und gegen den von der nationalistischen Partei vorgeschlagenen Vorschlag für eine Aussöhnung mit China verstanden. Dieses Wahlergebnis hat viele Ursachen, von denen der Wunsch, Autonomie und Demokratie zu wahren, nur interne sind. Aus externen Gründen ist es notwendig, das chinesische Verhalten sowohl im Mutterland als auch in Hongkong und vor allem gegenüber Taiwan selbst zu analysieren. Um die von Xi Jingping festgelegte Linie beizubehalten, hat Peking Taiwan wiederholt gewarnt, keine Unabhängigkeit anzustreben, und wiederholt betont, dass die Insel als territoriale Kontinuität des Landes zu China gehört. Die Repressionen in Hongkong, die kurz vor der Abstimmung in Taiwan standen, haben auch dazu beigetragen, den Konsens auf diejenigen zu verlagern, die sich für die Wahrung demokratischer Werte ausgesprochen haben. Überraschend ist der alles andere als pragmatische chinesische Ansatz, der für die Ausübung der Rolle der Großmacht völlig ungeeignet erscheint. Obwohl Peking Personen betrachtet, die sich in der chinesischen Gesetzgebung nicht als chinesisches Territorium anerkennen, hat das Verhalten Chinas ein Verhalten gezeigt, das von einem großen Teil der Weltöffentlichkeit zensiert wird, und die Fähigkeit zu Beziehungen mit dem Ausland wurde nur von der Regierung sichergestellt große finanzielle Liquidität zur Verfügung. In Wirklichkeit scheint Taiwans Abstimmung Peking zu erschrecken, das andere Demonstrationen in Hongkong und insbesondere im Inneren des chinesischen Landes befürchtet, die sich aufgrund der Repression gegen Muslime und Dissidenten bereits in Schwierigkeiten befinden. Tatsächlich deutet die Intensität der Reaktion, die mit einem vorhersehbaren Muster durchgeführt wird, weil sie die Verantwortung für das Wahlergebnis auf ausländische Streitkräfte, insbesondere die Vereinigten Staaten, überträgt, auf eine Desorientierung und das Fehlen von Argumenten hin, die die chinesische Haltung rechtfertigen könnten. Auf der praktischen Seite übt China Druck auf Taiwan aus und droht, auf die Rolle der Gewalt zur Wahrung der territorialen Integrität zurückzugreifen, auch durch Übungen der chinesischen Marine in der Meerenge, die das chinesische Festland von Taiwan trennt. Aus diplomatischer Sicht bedeutet der Sieg der taiwanesischen Unabhängigkeitsaktivisten, dass sich ein potenziell gefährliches Szenario für das Gleichgewicht der Region bestätigt: Die Vereinigten Staaten könnten die Beziehungen zu Taipeh beschleunigen und die bereits vorhandenen militärischen Vorräte erhöhen. Diese Vorräte sind zwar beträchtlich, werden jedoch als unzureichend für einen möglichen Angriff Pekings angesehen. Das größte Risiko besteht darin, dass die USA einen amerikanischen Stützpunkt in einem Gebiet errichten wollen, das Peking für ihr Eigentum hält. Dies könnte auch ein Teil der Verweigerung Washingtons sein, die chinesische Frage offiziell anzuerkennen, was sich in der Definition eines einzelnen China niederschlägt. Aus chinesischer Sicht könnte Taiwan einen strategischen Faktor von absoluter Bedeutung für die Vereinigten Staaten garantieren, sowohl aus militärischer als auch aus kommerzieller Sicht. Der Punkt ist, wie vorteilhaft es sein wird, diesen Weg angesichts der Haltung Pekings zu absoluter Unnachgiebigkeit fortzusetzen. Für China wird das Management der Innenpolitik jedoch möglicherweise schwieriger als das Management der internationalen Politik, gerade weil es nicht in der Lage zu sein scheint, mit Dissens umzugehen, was unvermeidliche Auswirkungen auf diplomatischer und sogar auf wirtschaftlicher Ebene haben kann.

Pékin a battu Taiwan

Avec une participation de plus de 75%, la plus élevée depuis 2008, les élections à Taïwan ont confirmé toutes les prévisions en faveur du candidat Tsai Ing-wen, qui a remporté avec plus de 57% des voix et atteint la majorité également au Parlement. La gagnante a construit sa campagne électorale contre l'ingérence chinoise et en faveur de l'indépendance de Taiwan par rapport à Pékin. Ce programme électoral, cependant, dans sa forme, n'a jamais été explicité, afin de ne pas trop irriter la Chine, mais a maintenu une attitude ambiguë de facto en faveur du statu quo: maintenir l'indépendance sans la déclarer officiellement. Si tel est le formulaire, la substance réelle présentée aux électeurs est pour le maintien du détachement de Pékin, sans prévoir de solutions de mise en faillite comme celle de Hong Kong, résumées dans le programme jamais mis en œuvre: "un État deux systèmes". La majorité des électeurs taiwanais et surtout des jeunes ont compris ce vote comme un véritable référendum pour le maintien des valeurs démocratiques dans le pays et contre la proposition de réconciliation avec la Chine proposée par le parti nationaliste. Ce résultat électoral a de nombreuses causes, dont la volonté de préserver l'autonomie et la démocratie ne représente que des causes internes. Pour des raisons externes, il est nécessaire d'analyser le comportement chinois à la fois dans la mère patrie et à Hong Kong et, surtout, envers Taiwan lui-même. Pour maintenir la ligne fixée par Xi Jingping, Pékin a à plusieurs reprises averti Taiwan de ne pas poursuivre son indépendance et a souligné à plusieurs reprises que l'île appartient à la Chine en tant que continuité territoriale du pays. Les répressions à Hong Kong proches du vote à Taiwan ont également contribué à déplacer le consensus vers ceux qui se sont montrés favorables au maintien des valeurs démocratiques. Ce qui est surprenant, c'est précisément l'approche chinoise qui est tout sauf pragmatique et qui semble totalement inadaptée à l'exercice du rôle de grande puissance. Bien qu'il soit vrai que Pékin considère les entités qui ne se reconnaissent pas dans la législation chinoise comme un territoire chinois, le comportement de la Chine a montré une conduite censurée par une grande partie de l'opinion publique mondiale et la capacité de relations avec les pays étrangers n'a été assurée que par le grande liquidité financière disponible. Le vote de Taïwan, en réalité, semble effrayer Pékin, qui craint d'autres manifestations à Hong Kong et surtout à l'intérieur du pays chinois, déjà en difficulté en raison de la répression contre les musulmans et les dissidents. En fait, l'intensité de la réaction, menée selon un schéma prévisible, car elle confie la responsabilité du résultat des élections aux forces étrangères, en particulier aux États-Unis, indique une désorientation et l'absence d'arguments capables de justifier l'attitude chinoise. Sur le plan pratique, la Chine exerce des pressions sur Taïwan en menaçant de recourir au rôle de la force pour sauvegarder l'intégrité territoriale également par des exercices de la marine chinoise dans le détroit de la mer qui sépare la Chine continentale de Taïwan. D'un point de vue diplomatique, la victoire des militants indépendantistes taiwanais signifie qu'un scénario potentiellement dangereux pour l'équilibre de la zone se confirme: les États-Unis pourraient accélérer les liens avec Taipei et augmenter les fournitures militaires, qui ont déjà existé. Ces fournitures, bien que substantielles, sont jugées insuffisantes face à une éventuelle attaque de Pékin; le plus grand risque est que les États-Unis souhaitent établir une base américaine dans une zone que Pékin considère comme sa propriété. Cela pourrait également faire partie du déni par Washington de la reconnaissance officielle par Washington de la question chinoise, qui se condense en la définition d'une seule Chine. Du point de vue du confinement chinois, Taïwan pourrait garantir un facteur stratégique d'une importance absolue pour les États-Unis, tant d'un point de vue militaire que commercial; il s'agit de savoir à quel point il sera avantageux de poursuivre sur cette voie, étant donné l'attitude d'intransigeance totale de Pékin. Pour la Chine, cependant, la gestion de la politique intérieure devient peut-être plus difficile que la gestion de la politique internationale, précisément parce qu'elle ne semble pas équipée pour gérer la dissidence et cela peut produire des répercussions inévitables au niveau diplomatique et même commercial.

Pequim derrotou Taiwan

Com uma participação de mais de 75%, a maior desde 2008, as eleições em Taiwan confirmaram todas as previsões a favor do candidato Tsai Ing-wen, que venceu com mais de 57% dos votos e alcançou a maioria também no parlamento. A vencedora construiu sua campanha eleitoral contra a interferência chinesa e a favor da independência de Taiwan de Pequim. Esse programa eleitoral, no entanto, nunca foi explicitado de forma a não irritar muito a China, mas manteve uma atitude ambígua de fato em favor do status quo: manter a independência sem declará-la oficialmente. Se essa é a forma, a substância real apresentada aos eleitores é a manutenção do desapego de Pequim, sem fornecer soluções de falência como a de Hong Kong, resumidas no programa nunca implementado: "um estado, dois sistemas". A maioria dos eleitores de Taiwan e, sobretudo, os jovens entenderam esse voto como um verdadeiro referendo para a manutenção dos valores democráticos no país e contra a proposta de reconciliação com a China proposta pelo partido nacionalista. Esse resultado eleitoral tem muitas causas, das quais o desejo de preservar a autonomia e a democracia representa apenas as internas. Por razões externas, é necessário analisar o comportamento chinês tanto na pátria como em Hong Kong e, sobretudo, em relação a Taiwan. Para manter a linha estabelecida por Xi Jingping, Pequim alertou repetidamente Taiwan para não buscar a independência e enfatizou repetidamente que a ilha pertence à China como a continuidade territorial do país. As repressões em Hong Kong perto da votação em Taiwan também contribuíram para mudar o consenso em relação àqueles que se mostraram a favor da manutenção dos valores democráticos. O que é surpreendente é a abordagem chinesa, que é tudo menos pragmática e que parece totalmente inadequada para exercer o papel de grande poder. Embora seja verdade que Pequim considera entidades que não se reconhecem na legislação chinesa como território chinês, o comportamento da China demonstrou uma conduta censurada por grande parte da opinião pública mundial e a capacidade de relacionamento com países estrangeiros foi assegurada apenas pela grande liquidez financeira disponível. Na verdade, o voto de Taiwan parece assustar Pequim, que teme outras manifestações em Hong Kong e especialmente no interior do país chinês, já em dificuldade devido à repressão contra muçulmanos e dissidentes. De fato, a intensidade da reação, realizada com um padrão previsível, porque atribui a responsabilidade pelo resultado da eleição a forças estrangeiras, em particular os Estados Unidos, indica uma desorientação e a ausência de argumentos capazes de justificar a atitude chinesa. Do lado prático, a China está exercendo pressão sobre Taiwan com ameaças de recorrer ao papel da força para salvaguardar a integridade territorial também através de exercícios da marinha chinesa no estreito do mar que divide a China continental de Taiwan. Do ponto de vista diplomático, a vitória dos ativistas da independência de Taiwan significa que um cenário potencialmente perigoso para o equilíbrio da área é confirmado: os Estados Unidos podem acelerar os laços com Taipei e aumentar os suprimentos militares, que já existem. Esses suprimentos, embora substanciais, são considerados insuficientes contra um possível ataque de Pequim; o maior risco é que os EUA desejem estabelecer uma base americana em uma área que Pequim considera sua propriedade. Isso também pode ser parte da negação de Washington ao reconhecimento oficial da questão chinesa por Washington, que condensa na definição de uma única China. Do ponto de vista da contenção chinesa, Taiwan poderia garantir um fator estratégico de absoluta importância para os Estados Unidos, tanto do ponto de vista militar quanto comercial; o ponto é quão vantajoso será continuar nesse caminho, dada a atitude de total intransigência de Pequim. Para a China, no entanto, o gerenciamento da política interna talvez esteja se tornando mais difícil do que o gerenciamento da política internacional, precisamente porque ela não parece equipada para gerenciar discordâncias e isso pode produzir repercussões inevitáveis ​​em nível diplomático e até comercial.

Пекин победил Тайвань

При участии более 75%, самых высоких с 2008 года, выборы на Тайване подтвердили все прогнозы в пользу кандидата Цай Инь-веня, который выиграл с более чем 57% голосов и набрал большинство также в парламент. Победительница построила свою избирательную кампанию против вмешательства Китая и в пользу независимости Тайваня от Пекина. Эта предвыборная программа, однако, по форме никогда не делалась явной, чтобы не слишком сильно раздражать Китай, но де-факто поддерживала неоднозначную позицию в пользу статус-кво: сохранение независимости без ее официального провозглашения. Если это форма, то фактическое содержание, представляемое избирателям, предназначено для поддержания отделения от Пекина без предоставления решений о банкротстве, таких как Гонконг, которые обобщены в никогда не осуществляемой программе: «одно государство - две системы». Большинство тайваньских избирателей и, прежде всего, молодежь понимали, что это голосование является реальным референдумом за сохранение демократических ценностей в стране и против предложения о примирении с Китаем, предложенного националистической партией. Этот результат выборов имеет много причин, из которых стремление сохранить автономию и демократию представляют только внутренние причины. По внешним причинам необходимо проанализировать поведение Китая как на родине, так и в Гонконге и, прежде всего, в отношении самого Тайваня. Чтобы поддержать линию, установленную Си Цзиньпином, Пекин неоднократно предупреждал Тайвань не стремиться к независимости и неоднократно подчеркивал, что остров принадлежит Китаю как территориальная преемственность страны. Репрессии в Гонконге, близкие к голосованию на Тайване, также способствовали смещению консенсуса в отношении тех, кто проявил себя в пользу сохранения демократических ценностей. Что удивительно, так это китайский подход, который не является прагматичным и совершенно не подходит для выполнения роли великой державы. Хотя верно и то, что Пекин считает субъекты, которые не признают себя в китайском законодательстве, территорией Китая, поведение Китая показало поведение, подвергаемое цензуре со стороны значительной части мирового общественного мнения, а способность к отношениям с иностранными государствами обеспечивалась только отличная финансовая ликвидность. Голосование на Тайване, на самом деле, похоже, пугает Пекин, который боится других демонстраций в Гонконге и особенно в китайской стране, которые уже испытывают трудности из-за репрессий против мусульман и диссидентов. Фактически, интенсивность реакции, осуществляемой с предсказуемой закономерностью, поскольку она возлагает ответственность за результаты выборов на иностранные силы, в частности на Соединенные Штаты, указывает на дезориентацию и отсутствие аргументов, способных оправдать отношение Китая. С практической точки зрения Китай оказывает давление на Тайвань, угрожая прибегнуть к роли силы для защиты территориальной целостности, в том числе путем учений военно-морских сил Китая в морском проливе, который отделяет материковый Китай от Тайваня. С дипломатической точки зрения победа тайваньских активистов независимости означает, что потенциально опасный сценарий для баланса региона подтвержден: Соединенные Штаты могли бы ускорить связи с Тайбэем и увеличить военные поставки, которые уже существовали. Эти поставки, хотя и существенные, считаются недостаточными против потенциальной атаки со стороны Пекина; Наибольший риск заключается в том, что США хотят создать американскую базу в районе, который Пекин считает своей собственностью. Это также может быть частью отрицания Вашингтоном официального признания Вашингтоном китайского вопроса, который сводится к определению единого Китая. С точки зрения сдерживания Китая Тайвань мог бы гарантировать стратегический фактор абсолютной важности для Соединенных Штатов как с военной, так и с коммерческой точки зрения; Дело в том, насколько выгодным будет продолжать идти по этому пути, учитывая тотальное непримиримое отношение Пекина. Для Китая, однако, управление внутренней политикой, возможно, становится более сложным, чем управление международной политикой, именно потому, что оно не способно противостоять инакомыслию, и это может привести к неизбежным последствиям на дипломатическом и даже коммерческом уровне.

北京打敗台灣

台灣大選以超過75%的投票率(自2008年以來的最高水平)確認了所有的預測,而候選人蔡英文議員則以57%以上的選票獲勝,並在選舉中獲得多數票議會。獲勝者建立了她的競選活動,以反對中國的干預並支持台灣脫離北京的獨立。但是,這種選舉方案從未明確表述過,以免對中國造成太大的刺激,但實際上卻對支持現狀持含糊態度:在沒有正式宣布獨立的情況下保持獨立。如果採用這種形式,那麼向選民展示的實際內容是為了維持與北京的分離,而沒有提供從未解決過的計劃中概括的“香港一州兩制”的破產解決方案,例如香港的破產解決方案。大多數台灣選民,尤其是年輕人,都認為這次投票是對維護台灣民主價值觀,反對民族主義黨提出的與中國和解的提議的真正公投。選舉結果有多種原因,其中維護自治和民主的願望僅是內部原因。出於外部原因,有必要分析中國在祖國和香港的行為,尤其是對台灣本身的行為。為了維持習近平設定的路線,北京多次警告台灣不要追求獨立,並一再強調台灣是中國的領土連續性。在台灣投票之前,香港的鎮壓也有助於將共識轉移到那些表示自己主張維護民主價值觀的人身上。令人驚訝的是,中國的做法絕非實用主義,而且似乎完全不適合行使大國的作用。儘管北京確實認為在中國立法中不承認自己的實體是中國領土,但中國的行為表明,這一行為受到了世界上大部分公眾輿論的審查,並且只有通過以下措施才能確保與外國的關係能力:強大的財務流動性。實際上,台灣的投票似乎使北京感到恐懼。北京擔心在香港,特別是在中國大陸內部的其他示威活動,由於對穆斯林和持不同政見者的鎮壓,這些示威活動已經陷入困境。實際上,反應的強度是可以預見的,因為它將選舉結果的責任放在外國部隊,特別是美國身上,這表明方向混亂,缺乏能夠證明中國態度合理的論點。在實際方面,中國正在向台灣施加壓力,威脅要通過中國海軍在將中國大陸與台灣區分開的海峽進行的演習,訴諸武力維護領土完整。從外交角度來看,台灣獨立活動家的勝利意味著該地區平衡的潛在危險場景得以確認:美國可能會加速與台北的關係並增加已經存在的軍事物資。這些物資雖然充足,但被認為不足以抵禦北京的潛在襲擊;最大的風險是美國想在北京認為是其財產的地區建立美國基地。這也可能是華盛頓否認華盛頓對中國問題的正式承認的一部分,該問題凝結為一個單一中國的定義。從中國的遏制角度來看,從軍事和商業角度看,台灣都可以保證對美國絕對重要的戰略因素。關鍵是,鑑於北京的完全不妥協的態度,繼續這條道路將有多有利。但是,對中國而言,內部政治的管理可能比國際政治的管理變得更加困難,這恰恰是因為它似乎沒有能力處理異議,並且這可能在外交甚至商業層面產生不可避免的影響。

北京は台湾を破った

2008年以来最高の75%以上の参加で、台湾の選挙は、候補者のTsai Ing-wenに有利なすべての予測を確認しました。議会。勝者は、中国の干渉に反対し、台湾の北京からの独立を支持して、選挙運動を行いました。しかし、この選挙計画は、中国を過度に苛立たせないために、形で明確にされたことはないが、現状を支持する事実上の曖昧な態度を維持している:公式に宣言せずに独立を維持する。これが形式である場合、有権者に提示される実際の内容は、香港のような破産ソリューションを提供せずに北京からの分離を維持するためのものであり、実装されていないプログラムにまとめられています。台湾の有権者の大半、とりわけ若者は、この投票が国内の民主的価値を維持するための国民投票であり、ナショナリスト党によって提案された中国との和解の提案に反対するものであると理解しました。この選挙結果には多くの原因があり、その中で自治と民主主義を維持したいという願望は、内部的なものにすぎません。外的理由のために、祖国と香港の両方で、とりわけ台湾自体に対する中国の行動を分析する必要があります。習経平が設定した路線を維持するため、北京は台湾に独立を求めないように繰り返し警告し、島は領土の連続として中国に属していることを繰り返し強調した。台湾での投票に近い香港での弾圧は、民主的価値の維持に賛成している人々へのコンセンサスの転換にも貢献しています。驚くべきことは、実用的なものではなく、大国の役割を行使するのにまったく不適切と思われる中国のアプローチです。北京が中国の法律で認められていない事業​​体を中国の領土と見なしているのは事実ですが、中国の行動は世界の世論の大部分によって検閲された行為を示しており、外国との関係の能力は、利用可能な優れた金融流動性。台湾の投票は、実際には北京を怖がらせているようです。北京は、イスラム教徒や反体制派に対する弾圧によりすでに困難に陥っている香港、特に中国国内のその他のデモを恐れています。実際、選挙結果に対する責任を外国軍、特に米国に課しているため、予測可能なパターンで行われた反応の激しさは、中国の態度を正当化することができる見当識障害と議論の欠如を示しています。実際には、中国は台湾に圧力をかけており、中国本土と台湾を分ける海峡での中国海軍の演習を通じても、領土の完全性を守るために武力の役割に頼る脅威にさらされています。外交の観点から見ると、台湾の独立活動家の勝利は、この地域のバランスにとって潜在的に危険なシナリオが確認されたことを意味します。米国は台北との関係を加速し、すでに存在する軍事物資を増やすことができます。これらの物資は、実質的ではあるが、北京による潜在的な攻撃に対して不十分であると考えられている。最大のリスクは、米国が北京がその財産であると見なしている地域にアメリカの基地を設立したいということです。これは、単一の中国の定義に凝縮される中国の質問に対するワシントンの公式の認識のワシントンの否定の一部である可能性もあります。中国の封じ込めの観点から、台湾は軍事的および商業的観点の両方から、米国にとって絶対的に重要な戦略的要因を保証することができます。重要なのは、北京の完全な非妥協の態度を考えると、この道を続けることがどれほど有利かということです。しかし、中国にとっては、異議を管理する準備が整っていないようであり、これが外交的および商業的レベルで避けられない影響をもたらす可能性があるため、内部政治の管理はおそらく国際政治の管理よりも難しくなっています。

هزمت بكين تايوان

بمشاركة أكثر من 75 ٪ ، وهي أعلى نسبة منذ عام 2008 ، أكدت الانتخابات في تايوان جميع التوقعات لصالح المرشح تساي إنغ ون ، الذي فاز بأكثر من 57 ٪ من الأصوات ووصل إلى الأغلبية أيضا في البرلمان. بنت الفائز حملتها الانتخابية ضد التدخل الصيني لصالح استقلال تايوان عن بكين. إلا أن هذا البرنامج الانتخابي ، في شكله ، لم يكن واضحًا أبدًا ، حتى لا يغضب الصين كثيرًا ، لكنه حافظ على موقف غامض فعليًا لصالح الوضع الراهن: الحفاظ على الاستقلال دون إعلان ذلك رسميًا. إذا كان هذا هو الشكل ، فإن المادة الفعلية المقدمة للناخبين هي الحفاظ على الانفصال عن بكين ، دون تقديم حلول للإفلاس مثل حل هونج كونج ، والتي تم تلخيصها في البرنامج الذي لم يتم تنفيذه مطلقًا: "دولة واحدة نظامان". غالبية الناخبين التايوانيين وقبل كل شيء الشباب فهموا هذا التصويت على أنه استفتاء حقيقي للحفاظ على القيم الديمقراطية في البلاد وضد اقتراح المصالحة مع الصين على النحو الذي اقترحه الحزب القومي. هذه النتيجة الانتخابية لها أسباب كثيرة ، منها الرغبة في الحفاظ على الحكم الذاتي والديمقراطية لا تمثل سوى الأسباب الداخلية. لأسباب خارجية ، من الضروري تحليل السلوك الصيني في الوطن الأم وفي هونغ كونغ وقبل كل شيء تجاه تايوان نفسها. للحفاظ على الخط الذي حدده شي جينغ بينغ ، حذرت بكين تايوان مرارًا وتكرارًا من السعي لتحقيق الاستقلال ، وأكدت مرارًا وتكرارًا أن الجزيرة تابعة للصين باعتبارها استمرارية إقليمية للبلاد. كما ساهمت عمليات القمع في هونج كونج القريبة من التصويت في تايوان في تحويل الإجماع نحو أولئك الذين أظهروا تأييدهم للحفاظ على القيم الديمقراطية. الأمر المثير للدهشة هو الأسلوب الصيني الذي لا يعدو كونه عمليًا والذي يبدو غير مناسب تمامًا لممارسة دور القوة العظمى. على الرغم من أن بكين تعتبر الكيانات التي لا تعترف بنفسها في التشريعات الصينية أراضًا صينية ، إلا أن سلوك الصين أظهر سلوكًا خاضعًا للرقابة من جانب جزء كبير من الرأي العام العالمي ولم يتم ضمان القدرة على إقامة علاقات مع دول أجنبية إلا من خلال سيولة مالية كبيرة متاحة. في الواقع ، يبدو أن تصويت تايوان يخيف بكين ، التي تخشى المظاهرات الأخرى في هونج كونج وخاصة في داخل الدولة الصينية ، والتي تعاني بالفعل من صعوبات بسبب القمع ضد المسلمين والمعارضين. في الواقع ، فإن شدة رد الفعل ، التي يتم تنفيذها بنمط يمكن التنبؤ به ، لأنه يضع مسؤولية نتيجة الانتخابات على القوى الأجنبية ، ولا سيما الولايات المتحدة ، تشير إلى الارتباك وغياب الحجج القادرة على تبرير الموقف الصيني. على الجانب العملي ، تمارس الصين ضغوطًا على تايوان مع تهديدات باللجوء إلى دور القوة لحماية السلامة الإقليمية أيضًا من خلال التدريبات التي تقوم بها البحرية الصينية في المضيق البحري الذي يفصل البر الرئيسي للصين عن تايوان. من وجهة نظر دبلوماسية ، فإن انتصار نشطاء الاستقلال التايوانيين يعني تأكيد سيناريو خطير محتمل لتوازن المنطقة: يمكن للولايات المتحدة تسريع العلاقات مع تايبيه وزيادة الإمدادات العسكرية ، التي كانت موجودة بالفعل. هذه الإمدادات ، رغم أنها كبيرة ، تعتبر غير كافية ضد أي هجوم محتمل من بكين ؛ الخطر الأكبر هو أن الولايات المتحدة تريد إقامة قاعدة أمريكية في منطقة تعتبرها بكين ملكاً لها. يمكن أن يكون هذا أيضًا جزءًا من إنكار واشنطن للاعتراف الرسمي لواشنطن بالمسألة الصينية ، والذي يتكثف في تعريف الصين الواحدة. من منظور الاحتواء الصيني ، يمكن أن تضمن تايوان عاملاً استراتيجياً ذا أهمية مطلقة للولايات المتحدة ، سواء من الناحية العسكرية أو التجارية ؛ النقطة المهمة هي مدى الفائدة من الاستمرار في هذا المسار ، بالنظر إلى موقف بكين من العناد التام. بالنسبة للصين ، فإن إدارة السياسة الداخلية ربما أصبحت أكثر صعوبة من إدارة السياسة الدولية ، على وجه التحديد لأنها لا تبدو مجهزة لإدارة المعارضة ويمكن أن ينتج عن ذلك تداعيات حتمية على المستوى الدبلوماسي وحتى التجاري.

venerdì 10 gennaio 2020

Le conseguenze della mancata tregua del conflitto libico

Il problema libico si evolve in maniera negativa giorno dopo giorno. I soggetti stranieri emergenti della crisi della Libia, Russia e Turchia, anche per non arrivare ad uno scontro militare, che potrebbe avere effetti sui rispettivi rapporti diplomatici, avevano raggiunto una tregua per fare smettere l’uso delle armi. Tregua respinta dal Generale Haftar, che guida  le forze ribelli al governo di Tripoli, l’unico del paese riconosciuto dalle Nazioni Unite. La parte avversa al governo di Tripoli, rifiutando la tregua, dimostra di temere di poteere perere il vantaggio acquisito con gli ultimi sviluppi militari, che hanno portato i ribelli ad avanzare verso la capitale libica. Per giustificare il mancato assenso alla tregua, l’Esercito nazionale libico, il nome che si sono dati  i ribelli, ha parlato di lotta al terrorismo, evidenziando come, ormai, questa definizione sia abusata ed utilizzata in ogni frangente secondo convenienza. Il rifiuto della tregua preoccupa sia Mosca, al fianco dei ribelli, che Ankara, al fianco del governodi Tripoli. Probabilmente i due paesi stranieri sono scesi nel conflitto con la sicurezza di combattere soltanto contro le milizie locali o di esercitare un ruolo di deterrenza rispetto al conccorrente opposto. Un proseguimento dei combattimenti potrebbe provocare un confronto tra appartenenti dei due paesi, anche se la Russia non schiera ufficialmente le sue truppe ma personale a contratto appartenente ad agenzie russe; uno schema che ripete quello accaduto in Crimea dove combatteva personale senza insegne ufficiali. Se i ribelli proseguiranno la loro azione, Russia e Turchia dovranno prestare reciproca attenzione ad essere coinvolte soltanto in scontri contro milizie locali; ciò potrebbe prefigurare un maggiore apporto esterno, attraverso la fornitura di armamenti, logistica ed assistenza nelle retrovie. Tuttavia la Turchia avrebbe schierato sul terreno libico truppe specializzate nella conquista e nel presidio del territorio che sono già state impegate nei territori curdi al confine turco con la Siria.Ma Mosca ed Ankara non sono i soli soggetti internazionali impegnati sul terreno, secondo alcune fonti in appoggio dei ribelli ci sarebbe anche l’aviazione degli Emirati Arabi, che avrebbe compiuto dei raid sull’aeroporto della capitale libica. Dal punto di vista della poltica internazionale l’azione di Turchia e Russia ha come obiettivo quello di ampliare le rispettive influenze sul lato meridionale del Mediterraneo, andando a riempire il vuoto politico lasciato dagli europei. Il presidio della Libia consentirebbe di gestire le riserve energetiche, che sono una delle maggiori fonti di approvigionamento per gli stati europei ed anche regolare il traffico dei migranti che scelgono la rotta africana per arrivare nel vecchio continente. A Bruxelles il Presidente del Consiglio europeo ha ammesso che la necessità di una maggiore attività nella questione è un fattore preminente per l’attuale fase della diplomazia dell’Unione. Tuttavia, di fronte all’impegno concreto e sul terreno di altri soggetti internazionali, l’Unione Europea non sembra avere la prontezza di mettere in campo altre soluzioni; ciò è dovuto alla presenza di interessi contrapposti, sopratutto tra Italia e Francia, una politica poco lungimirante di Roma, che non è solo di questo governo, ma si trascina da parecchi esecutivi, un disinteresse centrale di Bruxelles, che non si è mai impegnata in prima persona, ma ha demandato troppo all’Italia, non intervenedo sulle sue lacune ed, infine, alla cronica mancanza di strumenti politici comuni, come una politica estera comunitaria e l’assenza di un esercito europeo, capace di rappresentare una forza armata di pronto intervento in casi di crisi internazionali particolarmente vicine e che possono ledere gli interessi europei. A questo punto della questione la sola azione diplomatica, oltre che tardiva, sembra essere insufficiente, per contrastare l’azione russa e turca, ma anche quella egiziana. Occorre ricordare che anche gli Stati Uniti stanno avendo un comportamento ondivago e non assicurano quella necessaria collaborazione militare, che era garantita nel passato. Questo scenario ha determinato l’avversione del governo legittimo di Tripoli verso l’Italia e  l’Europa, perchè non ha visto sostenuto in modo pratico la sua sopravvivenza, mentre i ribelli hanno avuto conferma del mancato appoggio europeo e si sono rivolti alla Russia. Allo stato attuale delle cose la Libia si è allontanata ed ora si aprono scenari molto problematici sia sul  piano energetico, che su quello del controllo dei migranti, con l’Italia, per prima, e poi l’Europa sotto ricatto da parte di Russia e Turchia. 

The consequences of the failed truce of the Libyan conflict

The Libyan problem is developing in a negative way day after day. The foreign subjects emerging from the crisis in Libya, Russia and Turkey, also in order not to arrive at a military clash, which could have effects on their respective diplomatic ties, had reached a truce to stop the use of weapons. Truce rejected by General Haftar, who leads rebel forces to the government of Tripoli, the only one in the country recognized by the United Nations. The opposing party to the government of Tripoli, by refusing the truce, demonstrates that it fears that it could lose the advantage gained with the latest military developments, which have led the rebels to advance towards the Libyan capital. To justify the lack of assent to the truce, the Libyan National Army, the name that the rebels gave themselves, spoke of the fight against terrorism, highlighting how, now, this definition is abused and used at all times according to convenience. The rejection of the truce worries both Moscow, alongside the rebels, and Ankara, alongside the Tripoli government. Probably the two foreign countries have entered into conflict with the security of fighting only against local militias or of exercising a deterrent role with respect to the opposite competitor. A continuation of the fighting could provoke a confrontation between members of the two countries, even if Russia does not formally deploy its troops but contract staff belonging to Russian agencies; a pattern that repeats what happened in the Crimea where he fought staff without official insignia. If the rebels continue their action, Russia and Turkey will have to pay mutual attention to being involved only in clashes against local militias; this could prefigure a greater external contribution, through the supply of armaments, logistics and assistance in the rear. However, Turkey allegedly deployed troops specialized in conquering and garrisoning the territory on Libyan soil that have already been employed in the Kurdish territories on the Turkish border with Syria. But Moscow and Ankara are not the only international subjects engaged on the ground, according to some sources in the rebels would also support the UAE air force, which would have carried out raids on the airport of the Libyan capital. From the point of view of international politics, the action of Turkey and Russia has the objective of expanding their respective influences on the southern side of the Mediterranean, filling the political void left by Europeans. The garrison of Libya would allow management of energy reserves, which are one of the main sources of supply for European states and also regulate the traffic of migrants who choose the African route to get to the old continent. In Brussels, the President of the European Council admitted that the need for greater activity in this matter is a pre-eminent factor for the current stage of Union diplomacy. However, faced with the concrete commitment on the ground of other international players, the European Union does not seem to have the readiness to implement other solutions; this is due to the presence of opposing interests, especially between Italy and France, a short-sighted policy of Rome, which is not only of this government, but is dragged by several executives, a central disinterest of Brussels, which has never engaged in first person, but has left too much to Italy, I do not intervene on its shortcomings and, finally, the chronic lack of common political instruments, such as a community foreign policy and the absence of a European army, capable of representing an armed ready force intervention in cases of international crises which are particularly close and which can harm European interests. At this point of the issue, the diplomatic action alone, as well as being late, seems to be insufficient to counter Russian and Turkish action, but also Egyptian action. It should be remembered that the United States is also behaving in a wave-like fashion and is not ensuring that necessary military collaboration, which was guaranteed in the past. This scenario led to the dislike of Tripoli's legitimate government towards Italy and Europe, because it did not see its survival sustained in a practical way, while the rebels confirmed the lack of European support and turned to Russia. In the current state of affairs Libya has moved away and now very problematic scenarios are opening both on the energy level and on that of the control of migrants, with Italy, first, and then Europe under blackmail by Russia and Turkey.

Las consecuencias de la fallida tregua del conflicto libio

El problema libio se está desarrollando de manera negativa día tras día. Los sujetos extranjeros que emergieron de la crisis en Libia, Rusia y Turquía, también para no llegar a un enfrentamiento militar, que podría tener efectos en sus respectivos lazos diplomáticos, habían alcanzado una tregua para detener el uso de armas. Tregua rechazada por el general Haftar, que dirige las fuerzas rebeldes al gobierno de Trípoli, el único en el país reconocido por las Naciones Unidas. La parte opositora del gobierno de Trípoli, al rechazar la tregua, demuestra que teme que pueda perder la ventaja obtenida con los últimos desarrollos militares, que han llevado a los rebeldes a avanzar hacia la capital libia. Para justificar la falta de asentimiento a la tregua, el Ejército Nacional de Libia, el nombre que se dieron los rebeldes, habló de la lucha contra el terrorismo, destacando cómo, ahora, esta definición es abusada y utilizada en todo momento según convenga. El rechazo de la tregua preocupa tanto a Moscú, junto con los rebeldes, como a Ankara, junto con el gobierno de Trípoli. Probablemente, los dos países extranjeros han entrado en conflicto con la seguridad de luchar solo contra las milicias locales o ejercer un papel disuasorio con respecto al competidor contrario. La continuación de los combates podría provocar una confrontación entre los miembros de los dos países, incluso si Rusia no despliega oficialmente sus tropas, sino que contrata personal perteneciente a agencias rusas; Un patrón que repite lo que sucedió en Crimea, donde luchó contra el personal sin insignias oficiales. Si los rebeldes continúan su acción, Rusia y Turquía deberán prestar atención mutua para involucrarse solo en enfrentamientos contra las milicias locales; esto podría prefigurar una mayor contribución externa, a través del suministro de armamento, logística y asistencia en la retaguardia. Sin embargo, Turquía supuestamente desplegó tropas especializadas en la conquista y guarnición del territorio en suelo libio que ya han sido empleados en los territorios kurdos en la frontera turca con Siria. Pero Moscú y Ankara no son los únicos sujetos internacionales involucrados en el terreno, según algunas fuentes en los rebeldes también apoyarían a la fuerza aérea de los EAU, que habría llevado a cabo incursiones en el aeropuerto de la capital libia. Desde el punto de vista de la política internacional, la acción de Turquía y Rusia tiene el objetivo de expandir sus respectivas influencias en el lado sur del Mediterráneo, llenando el vacío político dejado por los europeos. La guarnición libia permitiría la gestión de las reservas de energía, que son una de las principales fuentes de suministro para los estados europeos y también regulan el tráfico de migrantes que eligen la ruta africana para llegar al viejo continente. En Bruselas, el Presidente del Consejo Europeo admitió que la necesidad de una mayor actividad en este tema es un factor preeminente para la etapa actual de la diplomacia de la Unión. Sin embargo, ante el compromiso concreto sobre el terreno de otros actores internacionales, la Unión Europea no parece estar dispuesta a implementar otras soluciones; Esto se debe a la presencia de intereses opuestos, especialmente entre Italia y Francia, una política miope de Roma, que no es solo de este gobierno, sino que es arrastrada por varios ejecutivos, un desinterés central de Bruselas, que nunca ha participado en en primera persona, pero ha confiado demasiado a Italia, no intervengo en sus deficiencias y, finalmente, en la falta crónica de instrumentos políticos comunes, como una política exterior comunitaria y la ausencia de un ejército europeo, capaz de representar una fuerza armada preparada intervención en casos de crisis internacionales que son particularmente cercanas y que pueden dañar los intereses europeos. En este punto de la pregunta, la acción diplomática por sí sola, además de llegar tarde, parece ser insuficiente para contrarrestar la acción rusa y turca, pero también la acción egipcia. Debe recordarse que Estados Unidos también se está comportando como una ola y no está asegurando la necesaria colaboración militar, que estaba garantizada en el pasado. Este escenario condujo a la aversión del gobierno legítimo de Trípoli hacia Italia y Europa, porque no veía su supervivencia sostenida de una manera práctica, mientras que los rebeldes confirmaron la falta de apoyo europeo y se volvieron hacia Rusia. En el estado actual de las cosas, Libia se ha alejado y ahora se están abriendo escenarios muy problemáticos tanto en el nivel de energía como en el control de los migrantes, con Italia, primero, y luego Europa bajo chantaje por parte de Rusia y Turquía.

Die Folgen des gescheiterten Waffenstillstands im libyschen Konflikt

Das libysche Problem entwickelt sich Tag für Tag negativ. Die aus der Krise in Libyen, Russland und der Türkei hervorgegangenen ausländischen Subjekte hatten, auch um nicht zu einem militärischen Zusammenstoß zu kommen, der Auswirkungen auf ihre jeweiligen diplomatischen Beziehungen haben könnte, einen Waffenstillstand geschlossen. Waffenstillstand von General Haftar abgelehnt, der die Rebellentruppen zur Regierung von Tripolis führt, der einzigen im Land, die von den Vereinten Nationen anerkannt wurde. Die Gegenpartei der Regierung von Tripolis, die den Waffenstillstand ablehnt, zeigt, dass sie befürchtet, den durch die jüngsten militärischen Entwicklungen erzielten Vorteil zu verlieren, der die Rebellen veranlasst hat, in Richtung der libyschen Hauptstadt vorzustoßen. Um die mangelnde Zustimmung zum Waffenstillstand zu rechtfertigen, sprach die libysche Nationalarmee, wie sich die Rebellen nannten, über den Kampf gegen den Terrorismus und hob hervor, wie diese Definition nun nach Belieben missbraucht und jederzeit verwendet wird. Die Ablehnung des Waffenstillstands beunruhigt sowohl Moskau als auch Ankara und die Regierung von Tripolis. Wahrscheinlich sind die beiden Länder in einen Konflikt mit der Sicherheit geraten, nur gegen lokale Milizen zu kämpfen oder eine abschreckende Rolle gegenüber dem gegnerischen Konkurrenten zu spielen. Eine Fortsetzung der Kämpfe könnte zu einer Auseinandersetzung zwischen Mitgliedern beider Länder führen, auch wenn Russland seine Truppen nicht offiziell einsetzt, sondern Vertragsbedienstete russischer Agenturen; ein Muster, das wiederholt, was auf der Krim passiert ist, wo er ohne offizielle Insignien gegen Stab gekämpft hat. Wenn die Rebellen ihre Aktion fortsetzen, müssen Russland und die Türkei sich gegenseitig darauf konzentrieren, nur in Zusammenstöße mit lokalen Milizen verwickelt zu werden. Dies könnte einen größeren externen Beitrag durch die Versorgung mit Rüstungsgütern, Logistik und Unterstützung im Fond vorwegnehmen. Englisch: www.germnews.de/archive/dn/1996/03/22.html Die Türkei habe jedoch angeblich auf die Eroberung und Besetzung des Territoriums auf libyschem Boden spezialisierte Truppen eingesetzt, die bereits in den kurdischen Gebieten an der türkischen Grenze zu Syrien eingesetzt worden seien Die Rebellen würden auch die Luftwaffe der VAE unterstützen, die Razzien auf dem Flughafen der libyschen Hauptstadt durchgeführt hätte. Vom Standpunkt der internationalen Politik aus hat das Vorgehen der Türkei und Russlands das Ziel, ihre jeweiligen Einflüsse auf der Südseite des Mittelmeers auszudehnen und die von den Europäern hinterlassene politische Lücke zu füllen. Die libysche Garnison würde die Verwaltung von Energiereserven ermöglichen, die eine der Hauptversorgungsquellen für europäische Staaten darstellen, und auch den Verkehr von Migranten regulieren, die die afrikanische Route wählen, um auf den alten Kontinent zu gelangen. In Brüssel räumte der Präsident des Europäischen Rates ein, dass die Notwendigkeit größerer Aktivitäten in dieser Angelegenheit ein herausragender Faktor für den gegenwärtigen Stand der Unionsdiplomatie ist. Angesichts des konkreten Engagements anderer internationaler Akteure scheint die Europäische Union jedoch nicht bereit zu sein, andere Lösungen umzusetzen. Dies ist auf das Vorhandensein gegensätzlicher Interessen zurückzuführen, insbesondere zwischen Italien und Frankreich, einer kurzsichtigen Politik Roms, die nicht nur von dieser Regierung, sondern auch von mehreren Führungskräften betrieben wird, einem zentralen Desinteresse Brüssels, das sich nie engagiert hat erste Person, aber er hat Italien zu viel anvertraut, ich greife nicht in seine Mängel und schließlich in das chronische Fehlen gemeinsamer politischer Instrumente ein, wie eine Außenpolitik der Gemeinschaft und die Abwesenheit einer europäischen Armee, die in der Lage ist, eine bewaffnete Bereitschaftstruppe zu vertreten Eingreifen in Fällen von internationalen Krisen, die besonders eng sind und den europäischen Interessen schaden können. An diesem Punkt der Frage scheint die diplomatische Aktion allein nicht nur zu spät zu sein, sondern auch nicht ausreichend, um der russischen und türkischen Aktion, aber auch der ägyptischen Aktion entgegenzuwirken. Es sei daran erinnert, dass sich die Vereinigten Staaten ebenfalls wellenartig verhalten und nicht für die notwendige militärische Zusammenarbeit sorgen, die in der Vergangenheit gewährleistet war. Dieses Szenario führte zu einer Abneigung gegen Tripolis legitime Regierung gegenüber Italien und Europa, da das Überleben nicht in praktischer Weise aufrechterhalten werden konnte, während die Rebellen den Mangel an europäischer Unterstützung bestätigten und sich an Russland wandten. Nach dem derzeitigen Stand der Dinge ist Libyen abgewichen, und jetzt eröffnen sich sowohl auf der Energieebene als auch bei der Kontrolle von Migranten sehr problematische Szenarien, zunächst mit Italien und dann mit Europa unter Erpressung durch Russland und Türkei.

Les conséquences de l'échec de la trêve du conflit libyen

Le problème libyen évolue de manière négative jour après jour. Les sujets étrangers émergeant de la crise en Libye, en Russie et en Turquie, également pour ne pas arriver à un affrontement militaire, qui pourrait avoir des effets sur leurs relations diplomatiques respectives, avaient conclu une trêve pour arrêter l'utilisation d'armes. Trêve rejetée par le général Haftar, qui conduit les forces rebelles au gouvernement de Tripoli, le seul du pays reconnu par les Nations Unies. L'opposant au gouvernement de Tripoli, en refusant la trêve, démontre qu'il craint de perdre l'avantage acquis avec les derniers développements militaires qui ont conduit les rebelles à avancer vers la capitale libyenne. Pour justifier le manque de consentement à la trêve, l'Armée nationale libyenne, le nom que les rebelles se sont donné, a parlé de la lutte contre le terrorisme, soulignant comment, maintenant, cette définition est abusée et utilisée à tout moment selon la convenance. Le rejet de la trêve inquiète à la fois Moscou, aux côtés des rebelles, et Ankara, aux côtés du gouvernement de Tripoli. Les deux pays étrangers sont probablement entrés en conflit avec la sécurité de lutter uniquement contre les milices locales ou d'exercer un rôle dissuasif vis-à-vis du concurrent opposé. La poursuite des combats pourrait provoquer une confrontation entre les membres des deux pays, même si la Russie ne déploie pas officiellement ses troupes mais engage des agents contractuels appartenant à des agences russes; un modèle qui répète ce qui s'est passé en Crimée où il a combattu le personnel sans insigne officiel. Si les rebelles poursuivent leur action, la Russie et la Turquie devront se prêter mutuellement attention à n'être impliquées que dans des affrontements contre les milices locales; cela pourrait préfigurer une contribution extérieure plus importante, à travers la fourniture d'armements, la logistique et l'assistance à l'arrière. Cependant, la Turquie aurait déployé des troupes spécialisées dans la conquête et la garnison du territoire sur le sol libyen qui ont déjà été utilisées dans les territoires kurdes à la frontière turque avec la Syrie. Mais Moscou et Ankara ne sont pas les seuls sujets internationaux engagés sur le terrain, selon certaines sources dans les rebelles soutiendraient également l'armée de l'air des EAU, qui aurait effectué des raids sur l'aéroport de la capitale libyenne. Du point de vue de la politique internationale, l'action de la Turquie et de la Russie a pour objectif d'étendre leurs influences respectives sur le versant sud de la Méditerranée, comblant le vide politique laissé par les Européens. La garnison libyenne permettrait la gestion des réserves d'énergie, qui sont l'une des principales sources d'approvisionnement des Etats européens et régulerait également le trafic des migrants qui choisissent la route africaine pour se rendre sur le vieux continent. À Bruxelles, le président du Conseil européen a admis que la nécessité d'une plus grande activité dans ce domaine est un facteur prééminent pour le stade actuel de la diplomatie de l'Union. Cependant, face à l'engagement concret sur le terrain d'autres acteurs internationaux, l'Union européenne ne semble pas prête à mettre en œuvre d'autres solutions; cela est dû à la présence d'intérêts opposés, notamment entre l'Italie et la France, une politique à courte vue de Rome, qui n'est pas seulement de ce gouvernement, mais est entraînée par plusieurs dirigeants, un désintérêt central de Bruxelles, qui n'a jamais engagé dans première personne, mais il a trop confié à l'Italie, je n'interviens pas sur ses lacunes et, enfin, sur le manque chronique d'instruments politiques communs, comme une politique étrangère communautaire et l'absence d'une armée européenne, capable de représenter une force armée prête intervention en cas de crises internationales particulièrement proches et pouvant nuire aux intérêts européens. À ce stade du problème, l'action diplomatique seule, en plus d'être en retard, semble insuffisante pour contrer l'action russe et turque, mais aussi l'action égyptienne. Il ne faut pas oublier que les États-Unis se comportent également comme des vagues et n'assurent pas la collaboration militaire nécessaire, qui était garantie par le passé. Ce scénario a conduit à l'aversion du gouvernement légitime de Tripoli envers l'Italie et l'Europe, car il n'a pas vu sa survie durablement soutenue, tandis que les rebelles ont confirmé le manque de soutien européen et se sont tournés vers la Russie. Dans l'état actuel des choses, la Libye s'est éloignée et des scénarios désormais très problématiques s'ouvrent à la fois sur le plan énergétique et sur celui du contrôle des migrants, avec l'Italie d'abord, puis l'Europe sous le chantage de la Russie et Turquie.

As consequências da trégua fracassada do conflito na Líbia

O problema da Líbia está se desenvolvendo de maneira negativa, dia após dia. Os súditos estrangeiros emergentes da crise na Líbia, Rússia e Turquia, também para não chegar a um conflito militar, que poderia ter efeitos em seus respectivos laços diplomáticos, chegaram a uma trégua para interromper o uso de armas. Trégua rejeitada pelo general Haftar, que lidera as forças rebeldes ao governo de Trípoli, o único no país reconhecido pelas Nações Unidas. A parte contrária ao governo de Trípoli, ao recusar a trégua, demonstra que teme perder a vantagem obtida com os últimos desenvolvimentos militares, que levaram os rebeldes a avançar em direção à capital líbia. Para justificar a falta de concordância com a trégua, o Exército Nacional da Líbia, nome que os rebeldes deram a si mesmos, falou da luta contra o terrorismo, destacando como, agora, essa definição é abusada e usada em todos os momentos de acordo com a conveniência. A rejeição da trégua preocupa Moscou, ao lado dos rebeldes, e Ancara, ao lado do governo de Trípoli. Provavelmente, os dois países estrangeiros entraram em conflito com a segurança de lutar apenas contra milícias locais ou de exercer um papel dissuasor em relação ao concorrente oposto. A continuação dos combates poderia provocar um confronto entre membros dos dois países, mesmo que a Rússia não mobilize formalmente suas tropas, mas contrate funcionários pertencentes a agências russas; um padrão que repete o que aconteceu na Crimeia, onde ele lutou contra funcionários sem insígnias oficiais. Se os rebeldes continuarem sua ação, a Rússia e a Turquia terão de prestar atenção mútua ao envolvimento apenas em confrontos contra milícias locais; isso poderia prefigurar uma maior contribuição externa, através do fornecimento de armamentos, logística e assistência na retaguarda. No entanto, a Turquia supostamente enviou tropas especializadas em conquistar e guarnecer o território em solo líbio que já foram empregados nos territórios curdos na fronteira turca com a Síria, mas Moscou e Ancara não são os únicos sujeitos internacionais envolvidos no terreno, segundo algumas fontes. os rebeldes também apoiariam a força aérea dos Emirados Árabes Unidos, que teria realizado ataques no aeroporto da capital líbia. Do ponto de vista da política internacional, a ação da Turquia e da Rússia tem o objetivo de expandir suas respectivas influências no lado sul do Mediterrâneo, preenchendo o vazio político deixado pelos europeus. A guarnição da Líbia permitiria o gerenciamento de reservas de energia, que são uma das principais fontes de suprimento para os estados europeus, além de regular o tráfego de migrantes que escolhem a rota africana para chegar ao velho continente. Em Bruxelas, o Presidente do Conselho Europeu admitiu que a necessidade de maior atividade nesta matéria é um fator preeminente para o estágio atual da diplomacia da União. No entanto, diante do comprometimento concreto de outros atores internacionais, a União Européia não parece ter disposição para implementar outras soluções; isso se deve à presença de interesses opostos, especialmente entre a Itália e a França, uma política míope de Roma, que não é apenas desse governo, mas é arrastada por vários executivos, um desinteresse central de Bruxelas, que nunca se engajou em primeira pessoa, mas ele confiou demais à Itália, eu não intervi em suas deficiências e, finalmente, na falta crônica de instrumentos políticos comuns, como uma política externa da comunidade e a ausência de um exército europeu capaz de representar uma força armada pronta intervenção em casos de crises internacionais particularmente próximas e que possam prejudicar os interesses europeus. Neste ponto da questão, apenas a ação diplomática, além de estar atrasada, parece ser insuficiente para combater a ação russa e turca, mas também a ação egípcia. Deve-se lembrar que os Estados Unidos também estão se comportando de maneira ondulatória e não estão garantindo a necessária colaboração militar, que foi garantida no passado. Esse cenário levou à aversão ao governo legítimo de Trípoli em relação à Itália e à Europa, porque não via sua sobrevivência de maneira prática, enquanto os rebeldes confirmaram a falta de apoio europeu e se voltaram para a Rússia. No atual estado de coisas, a Líbia se afastou e agora cenários muito problemáticos estão se abrindo tanto no nível de energia quanto no controle de migrantes, com a Itália primeiro e depois a Europa sob chantagem da Rússia e Turquia.