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martedì 15 febbraio 2011

Cina: seconda economia del mondo

La Cina si avvicina al vertice dell’economia mondiale insediandosi al secondo posto, raggiunto grazie al sorpasso sul Giappone, che da ora è la terza economia mondiale. Non che per il paese del sol levante la situazione non sia positiva, tuttavia il boom dell’industria manifatturiera cinese è stata la ragione che ha determinato il nuovo podio. Nonostante il passaggio al numero tre in classifica il Giappone vede di buon occhio e considera di buon auspicio l’incremento cinese, anche per le sostanziose implicazioni nella regione del sud est asiatico, che stimolata dalla locomotiva di Pechino si candida ad essere una zona chiave per l’economia mondiale. I numeri cinesi però non sono tutti positivi la redistribuzione del reddito presenta elevate discrepanze e la qualità del rispetto dei diritti dei lavoratori è questione quotidiana di dissidi interni. A livello statale l’economia cinese ha valori altissimi, grande produttività, elevate riserve liquide e basso rapporto deficit/PIl, tuttavia se queste condizioni economiche restano nell’ambito dei livelli generali dello stato senza scendere alla popolazione appaiono soltanto fredde statistiche e danno la misura della stortura del sistema che si è venuto a creare. I successi economici non bastano a diventare una nazione con peso politico internazionale, in questo senso la Cina è ancora una grande incompiuta: senza che sia intrapresa una riforma sul tema dei diritti civili e politici, il precorso di trasformazione del paese resta troncato a metà. D’altro canto i dirigenti cinesi negli ultimi anni si sono preoccupati di trasformare l’economia sfruttando il gran numero di braccia a disposizione, puntando alla massima resa ottenuta senza l’applicazione, anzi stroncandola, dei diritti sociali. I primi scioperi cinesi, di cui si da poca o nulla pubblicità, segnalano che si è passati oltre alla prima fase della industrializzazione selvaggia; anche nella repubblica popolare si sta sviluppando un movimento che ha avuto il suo culmine con la consegna del premio Nobel per la pace ad un dissidente cinese. Nonostante l’aspetto granitico del sistema le prime crepe si stanno aprendo con le prime concessioni sulla legislazione del diritto del lavoro, specialmente in tema di sicurezza. Non è ancora molto ma il percorso pare inesorabile.

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