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martedì 26 novembre 2013

La difficile Grande coalizione tedesca sta per nascere

La divisione bipolare dei sistemi partitici, che doveva portare maggiore governabilità, condizionata da sistemi elettorali non adatti, obbliga sempre di più alla formazione di governi, che costringono forze di tendenze opposte a riunirsi per la formazione di un esecutivo. Si creano così dei governi che hanno orizzonti ristretti perché limitati reciprocamente dalle forze partecipanti. Sotto la definizione di “Grande coalizione”, si riuniscono forze alternative, che in nome della governabilità, sono costrette a trattative estenuanti a discapito della velocità decisionale, elemento sempre più necessario ed importante nell’azione di governo nei tempi della globalizzazione. La Germania aveva già inaugurato questa pratica nel 2005, ma con ben altro clima; allora la novità dell’unione di forze contrapposte pareva essere una occasione per unire il paese e costituire un modello politico, che poteva costituire una occasione per risolvere le tante crisi che flagellano il vecchio continente. Anche l’Italia, uscita dalle ultime elezioni con una situazione di sostanziale pareggio, sta portando avanti una esperienza analoga, che, purtroppo, non ha fornito grandi risultati pratici, proprio perché le visioni opposte sul piano economico, quello che richiede l’intervento più urgente, non permettono soluzioni, in un senso o nell’altro, capaci di attuare programmi radicali in grado di portare ad una definizione del problema. In Germania potrebbe non ripetersi il clima litigioso che sta caratterizzando i rapporti tra gli alleati di governo italiani, che continuano a restare nemici politici; tuttavia quello che si avverte nella relazione tra Cristiano democratici e Socialdemocratici ha tutto il sentore di una scelta obbligata senza alternative, con tutto quello che ne consegue. Il grado di sfiducia reciproca pare essere una costante, infatti quando si arriverà all’accordo tra i due partiti, previsto entro breve, il programma di governo dovrà essere vagliato, a posteriori, da un referendum, per i socialdemocratici e da un congresso straordinario, formato da 200 delegati, per il partito della Cancelliera Merkel. Il malcontento che attraversa, in modo uguale, le basi dei due partiti rappresenta il migliore segnale per un governo che avrà nel suo destino una costante continua di instabilità. La Merkel finge di non essere preoccupata, ma dovrà dare sfoggio di tutta la sua capacità diplomatica e di equilibrismo politico per mantenere in vita un esecutivo che appare molto gracile ancora prima di nascere. Sui provvedimenti da prendere è già iniziato un fuoco incrociato di veti e concessioni che non potrà che mettere a dura prova la convivenza futura, sempre che questa sarà accettata dagli elettori. Per l’Europa non sarà un periodo facile: dalla Germania si attendono indicazioni e soluzioni per risollevare l’economia continentale e le aspettative sul ruolo dei socialdemocratici per abbassare l’austerità, provvedimento necessario per le speranze di ripresa, appaiono, in queste condizioni esagerate. Resta pur vero che qualche concessione la Merkel la dovrà fare, ma se sceglierà di favorire provvedimenti funzionali alla sola Germania, tra quelli proposti dalla sinistra, come il salario medio, non dovrebbe cedere su misure riguardanti la UE. Tuttavia non è interesse della Cancelliera fare cadere il governo, quindi prepariamoci ad assistere a discussioni e trattative interminabili, prima sul suolo tedesco e poi su quello europeo.

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