Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 31 luglio 2024

L'uccisione del leader si Hamas rischia di vanificare il processo di pace

 All’eliminazione fisica del numero due di Hezbollah, avvenuta in Libano, è seguita quella del leader di Hamas, Hanieyh, a Teheran. La caratteristica comune è che questi omicidi siano avvenuti in territorio straniero, appartenente alla sovranità dei rispettivi stati; il rilievo è importante perché la responsabilità degli assassini, nel primo caso è stata rivendicata dagli israeliani, mentre nel secondo caso Tel Aviv per ora tace; tuttavia, diversi attori internazionali sono concordi nell’attribuirne la responsabilità alle forze armate di Israele. Rivendicare un attentato in terra iraniana significa ammettere una pericolosa violazione della sovranità di Teheran, che giustificherebbe una risposta del paese sciita. In realtà sul mandante, del razzo che ha colpito la casa della vittima, restano, oggettivamente pochi dubbi. Il razzo non proveniva dall’interno del paese iraniano, ma è giunto su di esso dall’estero, un indizio che non depone a favore di Tel Aviv. Se così fosse le conseguenze della strategia israeliana, rischierebbero concretamente di allargare paurosamente un conflitto, che ha già rischiato troppe volte di diventare letale per il mondo intero. Tel Aviv si pone davanti al mondo con una condotta sprezzante del diritto internazionale e senza alcuna volontà di ricercare una pace vera e non funzionale ai propri scopi di espansione, sia a Gaza, che in Cisgiordania. Un aspetto che gioca in maniera determinante nella condotta di Israele sono le inutili minacce dell’Europa, che non fa nulla per mettere fine ai massacri israeliani, ed all’appoggio sostanziale, seppure con critiche, degli Stati Uniti. Se la condanna e le conseguenti minacce, da parte iraniana appaiono come scontate (tra l’altro l’uccisione dell’esponente di Hamas è avvenuta in occasione dell’investitura del nuovo presidente dell’Iran), anche le reazioni di altre nazioni ed organizzazioni sono state particolarmente violente. La Turchia ha definito come ignobile l’assassinio, Erdogan aveva già condannato in maniera pesante Tel Aviv per l’uccisione del leader di Hezbollah ed in questo frangente ha rincarato la dose, l’atteggiamento del presidente turco è funzionale a riguadagnare consensi in vista delle elezioni presidenziali, ergendosi a difensore del popolo palestinese. La questione turca è particolarmente importante, perché Ankara fa parte dell’Alleanza Atlantica e la sua linea politica si discosta in maniera netta, soprattutto da quella di Washington. Naturalmente Hamas ha minacciato Israele, ma le attuali condizioni militari destano per Israele minori preoccupazioni rispetto ad attacchi kamikaze di membri isolati, così come rischia di aggravarsi pericolosamente la situazione in Cisgiordania, dove la agitazioni popolari partiranno con scioperi e manifestazioni contro il governo israeliano; più problematiche, dal punto di vista militare, le azioni di ritorsione promesse dagli Houti, che hanno già dimostrato di potere colpire Israele con i suoi droni. Anche l’Iraq ha condannato Israele, mentre gli USA hanno assicurato a Tel Aviv protezione in caso di attacco, parole che non contribuiscono a raffreddare la situazione. Teheran, da parte sua, ha affermato, che il fatto avvicinerà ulteriormente il paese sciita ai palestinesi, come sarà questo avvicinamento è questione centrale, perché se si concretizzerà con aiuti militari o interventi in appoggio ai belligeranti di Gaza, la tensione tra i due stati salirà a livelli probabilmente mai visti. In ogni caso è impensabile che Teheran non risponda con una azione almeno pari a quella israeliana, se ciò riuscirà si riaprirà la corsa alle ritorsioni, con ricadute evidenti sui colloqui e sul processo di pace per la situazione di Gaza. Nel contesto generale particolarmente efficace è la reazione del Qatar, impegnato in prima persona nei colloqui di pace, che ha sottolineato che in un negoziato dove una parte uccide un rappresentante dell’altra non ha alcuna possibilità di arrivare al successo; probabilmente è proprio quello che vuole Israele ed il suo governo composto da irresponsabili.

Killing of Hamas leader threatens to undermine peace process

 The physical elimination of Hezbollah's number two, which took place in Lebanon, was followed by that of Hamas leader Hanieyh in Tehran. The common feature is that these murders took place on foreign soil, belonging to the sovereignty of the respective states; the point is important because the responsibility for the assassins, in the first case, was claimed by the Israelis, while in the second case Tel Aviv is silent for now; however, several international actors agree in attributing responsibility to the armed forces of Israel. Claiming an attack on Iranian soil means admitting a dangerous violation of Tehran's sovereignty, which would justify a response from the Shiite country. In reality, there are objectively few doubts about the instigator of the rocket that hit the victim's house. The rocket did not come from inside the Iranian country, but arrived there from abroad, a clue that does not speak in favor of Tel Aviv. If this were the case, the consequences of the Israeli strategy would concretely risk frighteningly widening a conflict that has already risked becoming lethal for the entire world too many times. Tel Aviv presents itself to the world with a conduct that is contemptuous of international law and without any desire to seek a true peace that is not functional to its own expansionist goals, both in Gaza and in the West Bank. An aspect that plays a decisive role in Israel's conduct are the useless threats from Europe, which does nothing to put an end to the Israeli massacres, and the substantial support, albeit with criticism, of the United States. If the condemnation and the consequent threats, from the Iranian side appear to be obvious (among other things, the killing of the Hamas representative occurred on the occasion of the investiture of the new president of Iran), the reactions of other nations and organizations have also been particularly violent. Turkey has defined the assassination as despicable, Erdogan had already heavily condemned Tel Aviv for the killing of the Hezbollah leader and in this instance he has doubled the dose, the attitude of the Turkish president is functional to regain consensus in view of the presidential elections, setting himself up as a defender of the Palestinian people. The Turkish question is particularly important, because Ankara is part of the Atlantic Alliance and its political line differs significantly, especially from that of Washington. Naturally Hamas has threatened Israel, but the current military conditions are less worrying for Israel than kamikaze attacks by isolated members, just as the situation in the West Bank risks dangerously worsening, where popular unrest will start with strikes and demonstrations against the Israeli government; more problematic, from a military point of view, are the retaliatory actions promised by the Houthis, who have already demonstrated that they can hit Israel with their drones. Iraq has also condemned Israel, while the US has assured Tel Aviv of protection in the event of an attack, words that do not help to cool the situation. Tehran, for its part, has stated that the fact will bring the Shiite country even closer to the Palestinians, what this rapprochement will be like is a central question, because if it materialises with military aid or interventions in support of the belligerents in Gaza, tension between the two states will probably rise to levels never seen before. In any case, it is unthinkable that Tehran will not respond with an action at least equal to that of Israel, if this succeeds it will reopen the race for retaliation, with obvious repercussions on the talks and on the peace process for the situation in Gaza. In the general context, the reaction of Qatar, personally involved in the peace talks, is particularly effective, having underlined that in a negotiation where one party kills a representative of the other it has no chance of achieving success; this is probably exactly what Israel and its government of irresponsible people want.

El asesinato del líder de Hamás amenaza con frustrar el proceso de paz

 A la eliminación física del número dos de Hezbolá, que tuvo lugar en el Líbano, le siguió la del líder de Hamás, Hanieyh, en Teherán. La característica común es que estos asesinatos ocurrieron en territorio extranjero, perteneciente a la soberanía de los respectivos estados; el alivio es importante porque la responsabilidad de los asesinos, en el primer caso fue reivindicada por los israelíes, mientras que en el segundo Tel Aviv guarda silencio por ahora; sin embargo, varios actores internacionales coinciden en atribuir responsabilidad a las fuerzas armadas israelíes. Reivindicar un ataque en suelo iraní significa admitir una peligrosa violación de la soberanía de Teherán, lo que justificaría una respuesta del país chií. En realidad, objetivamente quedan pocas dudas sobre el autor del cohete que impactó en la casa de la víctima. El cohete no provino del interior del país iraní, sino que llegó hasta él desde el exterior, una pista que no habla a favor de Tel Aviv. Si este fuera el caso, las consecuencias de la estrategia israelí en realidad correrían el riesgo de ampliar terriblemente un conflicto que ya demasiadas veces ha corrido el riesgo de volverse letal para el mundo entero. Tel Aviv se presenta ante el mundo con una conducta despectiva del derecho internacional y sin ningún deseo de buscar una paz verdadera que no sea funcional a sus objetivos de expansión, tanto en Gaza como en Cisjordania. Un aspecto que juega un papel decisivo en la conducta de Israel son las amenazas inútiles de Europa, que no hace nada para poner fin a las masacres israelíes, y el apoyo sustancial, aunque con críticas, de Estados Unidos. Si la condena y las consiguientes amenazas por parte iraní parecen darse por sentadas (entre otras cosas, el asesinato del exponente de Hamás tuvo lugar con motivo de la investidura del nuevo presidente de Irán), las reacciones de otras naciones y Las organizaciones también fueron particularmente violentas. Turquía ha calificado el asesinato de innoble, Erdogan ya había condenado duramente a Tel Aviv por el asesinato del líder de Hezbollah y en este momento fue más allá, la actitud del presidente turco es funcional para recuperar el consenso de cara a las elecciones presidenciales, como defensor del pueblo palestino. La cuestión turca es particularmente importante, porque Ankara forma parte de la Alianza Atlántica y su línea política difiere claramente, especialmente de la de Washington. Naturalmente, Hamás ha amenazado a Israel, pero las condiciones militares actuales causan menos preocupación a Israel que los ataques kamikazes de miembros aislados, justo cuando la situación en Cisjordania corre el riesgo de empeorar peligrosamente, donde el malestar popular comenzará con ataques y manifestaciones contra el gobierno israelí; Más problemáticas, desde un punto de vista militar, son las acciones de represalia prometidas por los hutíes, que ya han demostrado que pueden atacar a Israel con sus drones. Irak también condenó a Israel, mientras que Estados Unidos aseguró a Tel Aviv protección en caso de ataque, palabras que no contribuyen a enfriar la situación. Teherán, por su parte, ha afirmado que el hecho acercará aún más al país chiita a los palestinos, cuál será este acercamiento es una cuestión central, porque si se materializa con ayuda militar o intervenciones en apoyo a los beligerantes de Gaza, la La tensión entre los dos estados aumentará a niveles probablemente nunca antes vistos. En cualquier caso, es impensable que Teherán no responda con una acción al menos igual a la de Israel. Si esto tiene éxito, se reabrirá la carrera por las represalias, con evidentes repercusiones en las conversaciones y el proceso de paz en la situación en Gaza. En el contexto general, la reacción de Qatar, personalmente involucrado en las conversaciones de paz, es particularmente eficaz, subrayando que en una negociación en la que una parte mata a un representante de la otra no tiene posibilidades de éxito; Esto es probablemente exactamente lo que quieren Israel y su gobierno formado por gente irresponsable.

Die Ermordung des Hamas-Führers könnte den Friedensprozess zunichtemachen

 Der physischen Eliminierung der Nummer zwei der Hisbollah im Libanon folgte die des Hamas-Führers Hanieyh in Teheran. Das gemeinsame Merkmal besteht darin, dass diese Morde auf fremdem Territorium stattfanden, das zur Souveränität der jeweiligen Staaten gehörte; Die Erleichterung ist wichtig, weil die Verantwortung für die Mörder im ersten Fall von den Israelis übernommen wurde, während Tel Aviv im zweiten Fall vorerst schweigt; Allerdings sind sich mehrere internationale Akteure darin einig, die Verantwortung den israelischen Streitkräften zuzuschreiben. Die Behauptung eines Angriffs auf iranischem Boden bedeutet das Eingeständnis einer gefährlichen Verletzung der Souveränität Teherans, die eine Reaktion des schiitischen Landes rechtfertigen würde. In Wirklichkeit bestehen objektiv nur wenige Zweifel über den Urheber der Rakete, die das Haus des Opfers traf. Die Rakete kam nicht aus dem Inneren des iranischen Landes, sondern aus dem Ausland, ein Hinweis, der nicht für Tel Aviv spricht. Wenn dies der Fall wäre, würden die Folgen der israelischen Strategie tatsächlich zu einer beängstigenden Ausweitung eines Konflikts führen, der bereits zu oft Gefahr läuft, für die ganze Welt tödlich zu werden. Tel Aviv präsentiert sich vor der Welt mit einem verächtlichen Verhalten gegenüber dem Völkerrecht und ohne den Wunsch, echten Frieden zu suchen, der seinen Expansionszielen sowohl im Gazastreifen als auch im Westjordanland nicht gerecht wird. Ein Aspekt, der für das Verhalten Israels eine entscheidende Rolle spielt, sind die nutzlosen Drohungen aus Europa, das nichts unternimmt, um den israelischen Massakern ein Ende zu setzen, und die erhebliche, wenn auch kritische, Unterstützung der Vereinigten Staaten. Wenn die Verurteilung und die daraus resultierenden Drohungen auf iranischer Seite als selbstverständlich angesehen werden (unter anderem fand die Ermordung des Hamas-Exponenten anlässlich der Amtseinführung des neuen Präsidenten Irans statt), sind die Reaktionen anderer Nationen und Auch Organisationen waren besonders gewalttätig. Die Türkei hat das Attentat als unwürdig bezeichnet, Erdogan hatte Tel Aviv bereits scharf für die Ermordung des Hisbollah-Führers verurteilt und zu diesem Zeitpunkt ging er noch einen Schritt weiter, die Haltung des türkischen Präsidenten sei von Bedeutung, um im Hinblick auf die bevorstehenden Präsidentschaftswahlen wieder einen Konsens zu erreichen als Verteidiger des palästinensischen Volkes. Die türkische Frage ist besonders wichtig, da Ankara Teil des Atlantischen Bündnisses ist und sich seine politische Linie insbesondere von der Washingtons deutlich unterscheidet. Natürlich hat die Hamas Israel bedroht, aber die aktuellen militärischen Bedingungen bereiten Israel weniger Sorgen als Kamikaze-Angriffe einzelner Mitglieder, ebenso wie die Situation im Westjordanland Gefahr läuft, sich gefährlich zu verschlechtern, wo Unruhen in der Bevölkerung mit Streiks und Demonstrationen gegen die israelische Regierung beginnen werden; Aus militärischer Sicht problematischer sind die versprochenen Vergeltungsmaßnahmen der Huthi, die bereits gezeigt haben, dass sie Israel mit ihren Drohnen treffen können. Auch der Irak verurteilte Israel, während die USA Tel Aviv im Falle eines Angriffs Schutz zusicherten, Worte, die nicht zur Abkühlung der Lage beitragen. Teheran hat seinerseits erklärt, dass dies das schiitische Land noch näher an die Palästinenser heranbringen wird. Wie diese Annäherung aussehen wird, ist eine zentrale Frage, denn wenn sie mit militärischer Hilfe oder Interventionen zur Unterstützung der Kriegführenden in Gaza zustande kommt, wird die … Die Spannungen zwischen den beiden Staaten werden auf ein wahrscheinlich noch nie dagewesenes Niveau ansteigen. Auf jeden Fall ist es undenkbar, dass Teheran nicht mit einer Aktion reagiert, die der Israels mindestens ebenbürtig ist. Sollte dies gelingen, wird der Wettlauf um Vergeltungsmaßnahmen erneut eröffnet, mit offensichtlichen Auswirkungen auf die Gespräche und den Friedensprozess für die Lage in Gaza. Besonders wirkungsvoll ist im Gesamtkontext die Reaktion Katars, das persönlich an den Friedensgesprächen beteiligt war und betonte, dass Verhandlungen, bei denen eine Partei einen Vertreter der anderen tötet, keine Erfolgschance haben; Das ist wahrscheinlich genau das, was Israel und seine Regierung aus verantwortungslosen Menschen wollen.

L'assassinat du leader du Hamas risque de faire échouer le processus de paix

 L'élimination physique du numéro deux du Hezbollah, survenue au Liban, a été suivie par celle du leader du Hamas, Hanieyh, à Téhéran. La caractéristique commune est que ces assassinats ont eu lieu sur un territoire étranger, appartenant à la souveraineté des États respectifs ; le soulagement est important parce que la responsabilité des meurtriers, dans le premier cas, a été revendiquée par les Israéliens, tandis que dans le second cas, Tel Aviv reste pour l'instant silencieux ; cependant, plusieurs acteurs internationaux s’accordent pour attribuer la responsabilité aux forces armées israéliennes. Revendiquer une attaque sur le sol iranien, c'est admettre une dangereuse violation de la souveraineté de Téhéran, qui justifierait une réponse du pays chiite. En réalité, objectivement, peu de doutes subsistent sur l'instigateur de la roquette qui a touché la maison de la victime. La roquette n'est pas venue de l'intérieur du pays iranien, mais est arrivée de l'étranger, un indice qui ne plaide pas en faveur de Tel Aviv. Si tel était le cas, les conséquences de la stratégie israélienne risqueraient en réalité d’élargir de manière effrayante un conflit qui a déjà trop souvent risqué de devenir mortel pour le monde entier. Tel Aviv se présente au monde avec une conduite méprisante du droit international et sans aucun désir de rechercher une véritable paix qui ne soit pas compatible avec ses objectifs d’expansion, tant à Gaza qu’en Cisjordanie. Un aspect qui joue un rôle décisif dans le comportement d'Israël sont les menaces inutiles de l'Europe, qui ne fait rien pour mettre fin aux massacres israéliens, et le soutien substantiel, quoique critique, des États-Unis. Si la condamnation et les menaces qui en résultent du côté iranien semblent aller de soi (entre autres choses, l'assassinat du représentant du Hamas a eu lieu à l'occasion de l'investiture du nouveau président iranien), les réactions des autres nations et Les organisations étaient également particulièrement violentes. La Turquie a qualifié l'assassinat d'ignoble, Erdogan avait déjà lourdement condamné Tel Aviv pour l'assassinat du leader du Hezbollah et à ce stade il est allé plus loin, l'attitude du président turc est fonctionnelle pour retrouver un consensus en vue des élections présidentielles, se présentant en tant que défenseur du peuple palestinien. La question turque est particulièrement importante, car Ankara fait partie de l’Alliance atlantique et sa ligne politique diffère clairement, notamment de celle de Washington. Bien sûr, le Hamas a menacé Israël, mais les conditions militaires actuelles préoccupent moins Israël que les attaques kamikazes perpétrées par des membres isolés, tout comme la situation en Cisjordanie risque de s'aggraver dangereusement, où l'agitation populaire commencera par des grèves et des manifestations contre le gouvernement israélien ; plus problématiques, d’un point de vue militaire, sont les actions de représailles promises par les Houthis, qui ont déjà démontré qu’ils pouvaient frapper Israël avec leurs drones. L'Irak a également condamné Israël, tandis que les États-Unis ont assuré la protection de Tel-Aviv en cas d'attaque, des propos qui ne contribuent pas à calmer la situation. Téhéran, pour sa part, a déclaré que cela rapprocherait encore davantage le pays chiite des Palestiniens, ce que sera ce rapprochement est une question centrale, car s'il se concrétise par une aide militaire ou des interventions en soutien aux belligérants de Gaza, le La tension entre les deux États va atteindre des niveaux probablement jamais vus auparavant. En tout état de cause, il est impensable que Téhéran ne réponde pas par une action au moins égale à celle d’Israël. Si cela réussit, la course aux représailles reprendra, avec des répercussions évidentes sur les pourparlers et le processus de paix sur la situation à Gaza. Dans le contexte général, la réaction du Qatar, personnellement impliqué dans les pourparlers de paix, a été particulièrement efficace, en soulignant que dans une négociation où une partie tue un représentant de l'autre, elle n'a aucune chance d'aboutir ; c’est probablement exactement ce que veulent Israël et son gouvernement composé de personnes irresponsables.

O assassinato do líder do Hamas corre o risco de frustrar o processo de paz

 À eliminação física do número dois do Hezbollah, ocorrida no Líbano, seguiu-se a do líder do Hamas, Hanieyh, em Teerão. A característica comum é que estes assassinatos ocorreram em território estrangeiro, pertencente à soberania dos respetivos estados; o alívio é importante porque a responsabilidade dos assassinos, no primeiro caso foi reivindicada pelos israelitas, enquanto no segundo caso Telavive está em silêncio por enquanto; no entanto, vários intervenientes internacionais concordam em atribuir responsabilidades às forças armadas israelitas. Reivindicar um ataque em solo iraniano significa admitir uma perigosa violação da soberania de Teerão, o que justificaria uma resposta do país xiita. Na realidade, objectivamente restam poucas dúvidas sobre o instigador do foguete que atingiu a casa da vítima. O foguetão não veio de dentro do país iraniano, mas chegou do estrangeiro, uma pista que não fala a favor de Telavive. Se assim fosse, as consequências da estratégia israelita correriam, na verdade, o risco de alargar de forma assustadora um conflito, que já demasiadas vezes correu o risco de se tornar letal para o mundo inteiro. Tel Aviv apresenta-se perante o mundo com uma conduta desdenhosa do direito internacional e sem qualquer desejo de procurar uma paz verdadeira que não seja funcional para os seus objectivos de expansão, tanto em Gaza como na Cisjordânia. Um aspecto que desempenha um papel decisivo na conduta de Israel são as ameaças inúteis da Europa, que nada faz para pôr fim aos massacres israelitas, e o apoio substancial, ainda que com críticas, dos Estados Unidos. Se a condenação e as ameaças resultantes por parte do lado iraniano parecem ser tomadas como certas (entre outras coisas, o assassinato do expoente do Hamas ocorreu por ocasião da investidura do novo presidente do Irão), as reacções de outras nações e organizações também eram particularmente violentas. A Turquia definiu o assassinato como ignóbil, Erdogan já tinha condenado fortemente Tel Aviv pelo assassinato do líder do Hezbollah e nesta conjuntura levou a questão mais longe, a atitude do presidente turco é funcional para recuperar o consenso tendo em vista as eleições presidenciais, posicionando- se como defensor do povo palestiniano. A questão turca é particularmente importante, porque Ancara faz parte da Aliança Atlântica e a sua linha política difere claramente, especialmente da de Washington. Naturalmente, o Hamas ameaçou Israel, mas as actuais condições militares causam menos preocupação a Israel do que os ataques kamikaze perpetrados por membros isolados, tal como a situação na Cisjordânia corre o risco de piorar perigosamente, onde a agitação popular começará com greves e manifestações contra o governo israelita; mais problemáticas, do ponto de vista militar, são as ações de retaliação prometidas pelos Houthis, que já demonstraram que podem atingir Israel com os seus drones. O Iraque também condenou Israel, enquanto os EUA garantiram protecção a Telavive em caso de ataque, palavras que não contribuem para arrefecer a situação. Teerão, por sua vez, afirmou que o facto aproximará ainda mais o país xiita dos palestinianos, o que será esta aproximação é uma questão central, porque se se concretizar com ajuda militar ou intervenções de apoio aos beligerantes de Gaza, a tensão entre os dois estados aumentará para níveis provavelmente nunca antes vistos. Em qualquer caso, é impensável que Teerão não responda com uma acção pelo menos igual à de Israel. Se isto for bem sucedido, a corrida à retaliação será reaberta, com repercussões óbvias nas conversações e no processo de paz para a situação em Gaza. No contexto geral, particularmente eficaz é a reacção do Qatar, pessoalmente envolvido nas conversações de paz, que sublinhou que numa negociação em que uma parte mata um representante da outra não tem qualquer hipótese de obter sucesso; isto é provavelmente exactamente o que Israel e o seu governo composto por pessoas irresponsáveis ​​querem.

Убийство лидера ХАМАС рискует сорвать мирный процесс

 За физическим уничтожением второго номера «Хезболлы», которое произошло в Ливане, последовало уничтожение лидера ХАМАС Хании в Тегеране. Общей характеристикой является то, что эти убийства произошли на чужой территории, принадлежащей суверенитету соответствующих государств; помощь важна, поскольку ответственность за убийц в первом случае взяли на себя израильтяне, а во втором Тель-Авив пока хранит молчание; однако некоторые международные игроки согласны возложить ответственность на израильские вооруженные силы. Заявить о нападении на иранскую землю означает признать опасное нарушение суверенитета Тегерана, что могло бы оправдать ответную реакцию со стороны шиитской страны. На самом деле в отношении зачинщика ракеты, попавшей в дом жертвы, объективно мало сомнений. Ракета прибыла не из иранской страны, а из-за границы, что говорит не в пользу Тель-Авива. Если бы это было так, последствия израильской стратегии фактически грозили бы опасным расширением конфликта, который уже слишком много раз рисковал стать смертельным для всего мира. Тель-Авив предстает перед миром с пренебрежительным поведением в области международного права и без какого-либо желания добиваться истинного мира, который не соответствует его целям расширения, как в Газе, так и на Западном Берегу. Аспектом, который играет решающую роль в поведении Израиля, являются бесполезные угрозы со стороны Европы, которая не делает ничего, чтобы положить конец израильской резне, а также существенная поддержка, хотя и с критикой, со стороны Соединенных Штатов. Если осуждение и вытекающие из него угрозы со стороны иранской стороны кажутся само собой разумеющимися (среди прочего, убийство представителя ХАМАСа произошло по случаю вступления в должность нового президента Ирана), реакция других стран и организации также были особенно жестокими. Турция назвала это убийство постыдным, Эрдоган уже резко осудил Тель-Авив за убийство лидера Хезболлы, и на данном этапе он пошел дальше, позиция турецкого президента функциональна для восстановления консенсуса в свете президентских выборов, как защитник палестинского народа. Турецкий вопрос особенно важен, поскольку Анкара является частью Атлантического альянса и ее политическая линия явно отличается, особенно от линии Вашингтона. Естественно, Хамас угрожает Израилю, но нынешние военные условия вызывают у Израиля меньше беспокойства, чем нападения камикадзе со стороны отдельных членов, точно так же, как ситуация на Западном Берегу рискует опасно ухудшиться, где народные волнения начнутся с забастовок и демонстраций против израильского правительства; Более проблематичными с военной точки зрения являются обещанные хуситами ответные действия, которые уже продемонстрировали, что могут поражать Израиль своими дронами. Ирак также осудил Израиль, а США заверили Тель-Авив в защите в случае нападения, слова, которые не способствуют охлаждению ситуации. Тегеран, со своей стороны, заявил, что этот факт еще больше приблизит шиитскую страну к палестинцам, и каким будет это сближение, является центральным вопросом, потому что, если оно материализуется посредством военной помощи или вмешательства в поддержку воюющих сторон Газы, Напряженность между двумя государствами поднимется до уровня, вероятно, никогда не наблюдавшегося ранее. В любом случае, немыслимо, чтобы Тегеран не ответил действиями, по крайней мере, равными действиям Израиля. Если это удастся, гонка возмездия возобновится с очевидными последствиями для переговоров и мирного процесса для ситуации в Газе. В общем контексте особенно эффективной является реакция Катара, лично участвовавшего в мирных переговорах, который подчеркнул, что в переговорах, где одна сторона убивает представителя другой, у нее нет шансов на успех; Вероятно, это именно то, чего хочет Израиль и его правительство, состоящее из безответственных людей.

哈馬斯領導人被殺可能會阻礙和平進程

 真主黨二號人物在黎巴嫩被徹底消滅,隨後哈馬斯領導人哈尼耶也在德黑蘭被消滅。共同的特徵是,這些謀殺案發生在外國領土上,屬於各自國家的主權;救濟很重要,因為以色列人聲稱對第一起案件的兇手負責,而在第二起案件中,特拉維夫目前保持沉默;然而,一些國際行為體同意將責任歸咎於以色列武裝部隊。聲稱對伊朗領土發動攻擊意味著承認對德黑蘭主權的危險侵犯,這將證明什葉派國家的回應是合理的。事實上,客觀上,對於襲擊受害者房屋的火箭的煽動者幾乎沒有什麼疑問。這枚火箭並非來自伊朗國內,而是從國外抵達,這一線索對特拉維夫不利。如果是這樣的話,以色列戰略的後果實際上將冒著擴大衝突的可怕風險,而這場衝突已經多次冒著對整個世界致命的風險。特拉維夫在世界面前表現出一種蔑視國際法的行為,並且沒有任何尋求真正和平的願望,這對其在加薩和西岸的擴張目標無濟於事。在以色列的行為中起決定性作用的一個方面是來自歐洲的無用威脅,這無助於結束以色列的屠殺,以及美國的大力支持,儘管也有批評。如果伊朗方面的譴責和由此產生的威脅似乎被認為是理所當然的(除其他外,哈馬斯代表被殺是在伊朗新總統就職之際發生的),那麼其他國家的反應和組織也特別暴力。土耳其將這次暗殺定義為不光彩的,艾爾段已經嚴厲譴責特拉維夫殺害真主黨領導人的行為,此時此刻他進一步採取行動,土耳其總統的態度有助於在總統選舉中重新獲得共識,作為巴勒斯坦人民的捍衛者。土耳其問題尤其重要,因為安卡拉是大西洋聯盟的一部分,其政治路線明顯不同,尤其是與華盛頓的政治路線不同。哈馬斯自然會威脅以色列,但以色列目前的軍事狀況比孤立成員的神風特攻隊襲擊更令人擔憂,就像約旦河西岸的局勢有危險惡化的風險一樣,那裡的民眾騷亂將從針對以色列政府的罷工和示威開始;從軍事角度來看,更大的問題是胡塞武裝承諾的報復行動,他們已經證明他們可以用無人機攻擊以色列。伊拉克也譴責以色列,而美國保證特拉維夫在發生攻擊時受到保護,但這些言論無助於局勢降溫。德黑蘭則表示,這一事實將使什葉派國家更加接近巴勒斯坦人,這種和解將是什麼是一個核心問題,因為如果透過支持加薩交戰各方的軍事援助或乾預來實現這種和解,兩國之間的緊張局勢將上升到可能從未見過的水平。無論如何,德黑蘭不採取至少與以色列相當的行動來回應是不可想像的。總體而言,特別有效的是親自參與和談的卡達的反應,它強調,在一方殺死另一方代表的談判中,它沒有取得成功的機會;這可能正是以色列及其由不負責任的人組成的政府想要的。

ハマス指導者の殺害は和平プロセスを挫折させる危険性がある

 レバノンで行われたヒズボラのナンバー2の物理的排除に続いて、テヘランでハマスの指導者ハニエイが排除された。共通の特徴は、これらの殺人事件がそれぞれの国の主権に属する外国領土で発生したことである。最初の事件では殺人犯の責任はイスラエル側が主張したが、二番目の事件ではテルアビブは今のところ沈黙しているため、救済は重要である。しかし、いくつかの国際関係者は責任をイスラエル軍に帰することに同意している。イラン領土への攻撃を主張することは、イランの主権に対する危険な侵害を認めることを意味し、シーア派国家の対応を正当化することになる。実際には、被害者の家を攻撃したロケット弾の扇動者については、客観的に見てほとんど疑いが残されていない。ロケットはイラン国内から来たのではなく、国外から到着したが、この手がかりはテルアビブに有利なものではない。もしこれが事実であれば、イスラエルの戦略の結果は実際に恐ろしいほど紛争を拡大する危険を冒すことになり、それはすでに何度も全世界にとって致命的な危険にさらされている。テルアビブは、ガザとヨルダン川西岸の両方において、その拡大目標を達成できない真の平和を求める意欲を持たず、国際法を軽蔑する行為を世界の前に示している。イスラエルの行為において決定的な役割を果たしている側面は、イスラエルの虐殺を止めるのに何の役にも立たないヨーロッパからの無益な脅迫と、批判はあるものの米国の多大な支援である。イラン側の非難とそれに伴う脅迫が当然のこととみなされているようであれば(とりわけ、ハマスの代表者の殺害はイランの新大統領就任式の機会に行われた)、他国や諸国の反応はどうなるだろうか。組織も特に暴力的でした。トルコはこの暗殺を卑劣なものと定義しており、エルドアン大統領はすでにヒズボラ指導者の殺害でテルアビブを厳しく非難していたが、この時点で彼は問題をさらに進め、トルコ大統領の態度は大統領選挙を見据えてコンセンサスを取り戻すために機能している。パレスチナ人民の擁護者として。アンカラは大西洋同盟の一部であり、その政治路線は特にワシントンの政治路線とは明らかに異なるため、トルコの問題は特に重要である。当然のことながら、ハマスはイスラエルを脅かしているが、現在の軍事情勢は孤立したメンバーによる神風攻撃よりもイスラエルにとって懸念材料ではなく、ヨルダン川西岸の状況が危険なほど悪化する危険があるのと同じように、イスラエル政府に対するストライキやデモで民衆の不安が始まるだろう。軍事的な観点からより問題なのは、フーシ派が約束した報復行動であり、フーシ派はすでに無人機でイスラエルを攻撃できることを実証している。イラクもイスラエルを非難し、米国は攻撃の際のテルアビブの保護を約束したが、この言葉は状況の沈静化には役立たない。テヘラン側は、この事実によりシーア派の国がパレスチナ人にさらに近づくことになると述べたが、この接近がどのようなものになるかが中心的な問題である。なぜなら、それが軍事援助やガザの交戦勢力を支援する介入によって実現した場合、パレスチナ側は両国間の緊張はおそらくこれまでに見たことのないレベルにまで高まるだろう。いずれにせよ、イラン政府が少なくともイスラエルと同等の行動で応じないことは考えられず、これが成功すれば報復競争が再開され、ガザ情勢の協議や和平プロセスに明らかな影響が及ぶだろう。一般的な文脈では、和平交渉に個人的に関与しているカタールの反応は特に効果的であり、一方が他方の代表を殺害するような交渉では成功する見込みがないことを強調している。おそらくこれこそ、イスラエルと無責任な人々で構成された政府が望んでいることだろう。

إن مقتل زعيم حماس يهدد بإحباط عملية السلام

 إن التصفية الجسدية للرجل الثاني في حزب الله، والتي جرت في لبنان، أعقبتها تصفية زعيم حماس هنية في طهران. السمة المشتركة هي أن جرائم القتل هذه حدثت في أراضٍ أجنبية تابعة لسيادة الدول المعنية؛ الإغاثة مهمة لأن مسؤولية القتلة في الحالة الأولى أعلنها الإسرائيليون، وفي الحالة الثانية تلتزم تل أبيب الصمت حتى الآن؛ ومع ذلك، فإن العديد من الجهات الفاعلة الدولية تتفق على إسناد المسؤولية إلى القوات المسلحة الإسرائيلية. إن ادعاء الهجوم على الأراضي الإيرانية يعني الاعتراف بانتهاك خطير لسيادة طهران، وهو ما يبرر الرد من الدولة الشيعية. في الواقع، لا تزال هناك شكوك موضوعية قليلة حول من أطلق الصاروخ الذي أصاب منزل الضحية. الصاروخ لم يأت من داخل الدولة الإيرانية، بل وصل إليها من الخارج، وهو دليل لا ينطق لصالح تل أبيب. وإذا كان الأمر كذلك، فإن العواقب المترتبة على الاستراتيجية الإسرائيلية قد تهدد في واقع الأمر بتوسيع الصراع، الذي خاطر في كثير من الأحيان بأن يصبح قاتلاً للعالم أجمع. إن تل أبيب تقدم نفسها أمام العالم بسلوك ازدراء للقانون الدولي وبدون أي رغبة في السعي إلى سلام حقيقي لا يخدم أهدافها التوسعية، سواء في غزة أو في الضفة الغربية. أحد الجوانب التي تلعب دوراً حاسماً في سلوك إسرائيل هو التهديدات عديمة الجدوى من جانب أوروبا، التي لا تفعل شيئاً لوضع حد للمذابح الإسرائيلية، والدعم الكبير، وإن كان مع انتقادات، من جانب الولايات المتحدة. إذا بدا أن الإدانة والتهديدات الناتجة عن الجانب الإيراني أمر مسلم به (من بين أمور أخرى، مقتل داعية حماس حدث بمناسبة تنصيب الرئيس الإيراني الجديد)، فإن ردود أفعال الدول الأخرى و وكانت المنظمات أيضًا عنيفة بشكل خاص. لقد وصفت تركيا عملية الاغتيال بأنها "حقيرة"، وكان أردوغان قد أدان بالفعل تل أبيب بشدة لمقتل زعيم حزب الله، وفي هذه المرحلة أخذ الأمور إلى أبعد من ذلك، فإن موقف الرئيس التركي وظيفي لاستعادة الإجماع في ضوء الانتخابات الرئاسية، كمدافع عن الشعب الفلسطيني. وتكتسب المسألة التركية أهمية خاصة، لأن أنقرة جزء من الحلف الأطلسي وخطها السياسي يختلف بشكل واضح، خاصة عن خط واشنطن. من الطبيعي أن تهدد حماس إسرائيل، لكن الظروف العسكرية الحالية تثير قلقاً أقل بالنسبة لإسرائيل مقارنة بالهجمات الانتحارية التي ينفذها أعضاء معزولون، تماماً كما يهدد الوضع في الضفة الغربية بالتفاقم إلى حد خطير، حيث ستبدأ الاضطرابات الشعبية بإضرابات ومظاهرات ضد الحكومة الإسرائيلية؛ والأكثر إشكالية، من وجهة نظر عسكرية، هي الإجراءات الانتقامية التي وعد بها الحوثيون، الذين أثبتوا بالفعل أنهم قادرون على ضرب إسرائيل بطائراتهم بدون طيار. كما أدان العراق إسرائيل، فيما أكدت الولايات المتحدة حماية تل أبيب في حال تعرضها لهجوم، وهو كلام لا يساهم في تهدئة الأوضاع. وقد صرحت طهران، من جانبها، بأن هذا الأمر سيجعل الدولة الشيعية أقرب إلى الفلسطينيين، لكن ما سيكون عليه هذا التقارب هو سؤال مركزي، لأنه إذا تحقق بمساعدة عسكرية أو تدخلات لدعم المتحاربين في غزة، فإن الأمر سيستغرق وقتا طويلا. وسوف يرتفع التوتر بين الدولتين إلى مستويات ربما لم يسبق لها مثيل من قبل. وفي كل الأحوال، فمن غير المعقول ألا ترد طهران بعمل مماثل على الأقل لعمل إسرائيلي. وإذا نجح ذلك، فإن سباق الرد سوف يشتعل من جديد، مع تداعيات واضحة على المحادثات وعملية السلام في الوضع في غزة. في السياق العام، كان رد فعل قطر، المنخرط شخصياً في محادثات السلام، مؤثراً بشكل خاص، والذي أكد أنه في المفاوضات التي يقتل فيها أحد الطرفين ممثلاً للآخر، ليس لديه فرصة لتحقيق النجاح؛ ولعل هذا هو بالضبط ما تريده إسرائيل وحكومتها المؤلفة من أشخاص غير مسؤولين.

venerdì 26 luglio 2024

Il Partito Democratico USA punta tutto sulla candidatura della Harris

 La necessità di recuperare il tempo, già irrimediabilmente, perduto durante la campagna elettorale, impone al Partito Democratico di accelerare i tempi per la candidatura di Kamala Harris e, nello stesso tempo, di rendere inefficace qualsiasi tentativo interno, che possa scalzarla dal ruolo di candidato alla presidenza degli Stati Uniti. In pratica, si tratta di elaborare e stabilire procedure che possano garantire il ruolo della Harris come candidata alla Casa Bianca, in maniera di garantirne l’efficacia in modo sicuro e, soprattutto il prima possibile; questo perché il fattore tempo è ormai diventato determinante. Il comitato che sovrintende alle regole all’interno del Partito Democratico ha stabilito una tempistica per arrivare alla nomina della Harris a candidato alle presidenziali. Insieme alla calendarizzazione sono state stabilite tre regole, che dovranno favorire il processo della candidatura ufficiale. La prima regola rende praticamente impossibile contestare la posizione della Harris, la seconda determina l’anticipazione della nomina, in modo che la Convention diventi una investitura ufficiale, celebrata insieme ad una cerimonia in cui Biden sarà omaggiato da tutto il partito per il lavoro fatto, la terza dovrà consegnare libertà assoluta alla Harris circa la nomina del proprio candidato alla vicepresidenza. Per blindare la candidatura della Harris, sono stati anticipati i tempi per presentare la candidatura alla presidenza di tre giorni, cioè dal 30 al 27 luglio, in modo che alle 18, orario della capitale statunitense, ogni sfidante dovrà avere la propria candidatura formalizzata, a questo deve aggiungersi l’anticipo al 30 luglio per avere la firma di 300 delegati, con adesioni massime per ogni singolo stato di 50 delegati, necessari per la ratifica per proporre la propria candidatura. Dopo queste fasi sarà necessario il voto dei delegati sulla candidatura, che con la sola Harris come candidata sarà previsto per il primo agosto, viceversa in presenza di più candidati, il voto avverrà il 7 Agosto. Un tempo veramente ristretto che rende praticamente impossibile effettuare una campagna elettorale a qualsiasi candidato alternativo alla Harris. Queste modalità di candidatura dimostrano come il Partito Democratico intenda mostrarsi al corpo elettorale come unito e determinato a sostenere la Vicepresidente, ormai individuata come simbolo concreto della forza politica democratica ed alternativa a Trump. Anche la famiglia Obama, che non sembrava convinta di questa ipotesi, ha dimostrato il proprio sostegno alla Harris, arrivando così a suggellare la nomination per la candidatura. Questo risultato sembra più una necessità di cui fare virtù, dettata dai tempi stringenti, che una scelta ponderata e maturata in maniera consapevole dentro tempi giusti ed adeguati. Una impressione è che la Harris, nel caso di vittoria, potrebbe diventare presidente in maniera casuale, grazie ad una serie di circostanze particolarmente favorevoli e fortunate. Esistono dubbi consistenti, che un processo della candidatura fatto nei tempi adeguati e, soprattutto, con un dibattito interno al partito capace di rappresentare i diversi punti di vista, potesse determinare la candidatura della Harris, che non godeva di una popolarità adeguata a questo compito, anche per la scarsa rilevanza di come ha interpretato il ruolo di vicepresidente. In ogni caso per il Partito Democratico, proprio la posizione di vicepresidente in carica ha determinato la successione a Biden, almeno come candidata alla presidenza; questa scelta, che appare forzata, ora deve essere sostenuta in ogni caso, soprattutto come valore simbolico di alternativa alla minacciata autocrazia di Trump. Anche la Harris è meglio del candidato repubblicano, speriamo se ne convincano anche gli elettori. 

The US Democratic Party is banking everything on Harris' candidacy

 The need to recover the time, already irretrievably lost during the electoral campaign, requires the Democratic Party to speed up the times for Kamala Harris' candidacy and, at the same time, to render ineffective any internal attempt, which could oust her from the role of candidate for the presidency of the United States. In practice, it is a matter of developing and establishing procedures that can guarantee Harris' role as candidate for the White House, in a way to guarantee its effectiveness in a safe way and, above all, as soon as possible; this is because the time factor has now become decisive. The committee that oversees the rules within the Democratic Party has established a timeframe to arrive at Harris' nomination as presidential candidate. Along with the calendar, three rules have been established, which must facilitate the process of the official candidacy. The first rule makes it virtually impossible to challenge Harris' position, the second determines the advancement of the nomination, so that the Convention becomes an official investiture, celebrated together with a ceremony in which Biden will be honored by the entire party for the work done, the third will have to give Harris absolute freedom regarding the nomination of her candidate for vice president. To secure Harris' candidacy, the times for presenting the candidacy for the presidency have been brought forward by three days, that is from July 30 to July 27, so that at 6 pm, US capital time, each challenger must have their candidacy formalized, to this must be added the advancement to July 30 to have the signature of 300 delegates, with maximum adhesions for each single state of 50 delegates, necessary for the ratification to propose their candidacy. After these phases, the vote of the delegates on the candidacy will be necessary, which with only Harris as a candidate will be scheduled for August 1, vice versa in the presence of multiple candidates, the vote will take place on August 7. : A very limited time that makes it practically impossible to carry out an electoral campaign for any alternative candidate to Harris. These methods of candidacy demonstrate how the Democratic Party intends to show itself to the electorate as united and determined to support the Vice President, now identified as a concrete symbol of the democratic political force and alternative to Trump. Even the Obama family, who did not seem convinced by this hypothesis, demonstrated their support for Harris, thus sealing the nomination for the candidacy. This result seems more like a necessity to be made a virtue of, dictated by the tight deadlines, than a considered choice that has matured consciously within the right and adequate times. One impression is that Harris, in the event of victory, could become president by chance, thanks to a series of particularly favorable and fortunate circumstances. There are significant doubts that a candidacy process carried out in adequate times and, above all, with an internal debate within the party capable of representing the different points of view, could determine the candidacy of Harris, who did not enjoy adequate popularity for this task, also due to the lack of relevance of how she interpreted the role of vice president. In any case, for the Democratic Party, it is precisely the position of vice president in office that has determined the succession to Biden, at least as a candidate for the presidency; this choice, which appears forced, must now be supported in any case, especially as a symbolic value of alternative to the threatened autocracy of Trump. Harris is also better than the Republican candidate, let's hope that voters are convinced of this too.

El Partido Demócrata de EE.UU. lo apuesta todo por la candidatura de Harris

 La necesidad de recuperar el tiempo, ya irremediablemente perdido durante la campaña electoral, exige que el Partido Demócrata acelere el proceso de candidatura de Kamala Harris y, al mismo tiempo, haga ineficaz cualquier intento interno que pueda desbancarla del cargo. de candidato a la presidencia de Estados Unidos. En la práctica, se trata de desarrollar y establecer procedimientos que puedan garantizar el papel de Harris como candidata a la Casa Blanca, para garantizar su eficacia de forma segura y, sobre todo, lo antes posible; Esto se debe a que el factor tiempo se ha vuelto decisivo. El comité que supervisa las reglas dentro del Partido Demócrata ha establecido un cronograma para nominar a Harris como candidato presidencial. Junto al calendario se han establecido tres reglas, que facilitarán el proceso oficial de candidatura. La primera regla hace prácticamente imposible impugnar la posición de Harris, la segunda determina la anticipación de la nominación, de modo que la Convención se convierte en una investidura oficial, celebrada junto con una ceremonia en la que Biden será honrado por todo el partido por el trabajo realizado. , el tercero deberá dar a Harris libertad absoluta en cuanto a la nominación de su candidato a la vicepresidencia. Para asegurar la candidatura de Harris, el plazo de presentación de la candidatura a la presidencia se ha adelantado tres días, es decir, del 30 al 27 de julio, de modo que a las 18.00 horas, hora de la capital estadounidense, cada aspirante tendrá que formalizar su candidatura, y este Al avance hasta el 30 de julio hay que sumarle la firma de 300 delegados, siendo la membresía máxima para cada estado individual de 50 delegados, necesaria para la ratificación para proponer la propia candidatura. Después de estas fases, los delegados deberán votar sobre la candidatura, que con solo Harris como candidato se programará para el 1 de agosto, y viceversa, en presencia de varios candidatos, la votación se realizará el 7 de agosto. Un tiempo verdaderamente limitado que hace prácticamente imposible realizar una campaña electoral para cualquier candidato alternativo a Harris. Estos métodos de candidatura demuestran cómo el Partido Demócrata pretende mostrarse ante el electorado unido y decidido a apoyar al vicepresidente, ahora identificado como un símbolo concreto de la fuerza política democrática y alternativa a Trump. Incluso la familia Obama, que no parecía convencida de esta hipótesis, demostró su apoyo a Harris, sellando así su nominación a la candidatura. Este resultado parece más una necesidad que hay que aprovechar, dictada por plazos ajustados, que una elección reflexiva y consciente realizada en los tiempos correctos y adecuados. Una impresión es que Harris, en caso de victoria, podría convertirse en presidente de manera casual, gracias a una serie de circunstancias particularmente favorables y afortunadas. Existen dudas sustanciales de que un proceso de candidatura llevado a cabo en los plazos adecuados y, sobre todo, con un debate interno dentro del partido capaz de representar los diferentes puntos de vista, pueda determinar la candidatura de Harris, que no gozaba de una popularidad adecuada para esta tarea, también por la falta de relevancia de cómo interpretó el rol de vicepresidente. En cualquier caso, para el Partido Demócrata, el cargo de vicepresidente en ejercicio determinó la sucesión de Biden, al menos como candidato presidencial; Esta elección, que parece forzada, ahora debe ser apoyada en cualquier caso, sobre todo como valor simbólico como alternativa a la autocracia amenazada por Trump. Harris también es mejor que el candidato republicano, esperemos que los votantes también estén convencidos de ello.

Die Demokratische Partei der USA setzt alles auf Harris‘ Kandidatur

 Die Notwendigkeit, die im Wahlkampf bereits unwiederbringlich verlorene Zeit aufzuholen, erfordert von der Demokratischen Partei, die Kandidatur von Kamala Harris zu beschleunigen und gleichzeitig jeden internen Versuch, der sie aus der Rolle verdrängen könnte, wirkungslos zu machen Kandidat für die Präsidentschaft der Vereinigten Staaten. In der Praxis geht es darum, Verfahren zu entwickeln und zu etablieren, die die Rolle von Harris als Kandidat für das Weiße Haus gewährleisten können, um ihre Wirksamkeit auf sichere Weise und vor allem so schnell wie möglich zu gewährleisten; Denn mittlerweile ist der Faktor Zeit entscheidend geworden. Der Ausschuss, der die Regeln innerhalb der Demokratischen Partei überwacht, hat einen Zeitplan für die Nominierung von Harris als Präsidentschaftskandidaten festgelegt. Zusammen mit dem Kalender wurden drei Regeln festgelegt, die den offiziellen Kandidaturprozess erleichtern sollen. Die erste Regel macht es praktisch unmöglich, Harris‘ Position anzufechten, die zweite bestimmt die Vorfreude auf die Nominierung, sodass der Konvent zu einer offiziellen Investitur wird, die zusammen mit einer Zeremonie gefeiert wird, bei der Biden von der gesamten Partei für die geleistete Arbeit geehrt wird , muss die Dritte Harris absolute Freiheit hinsichtlich der Nominierung ihres Vizepräsidentschaftskandidaten geben. Um die Kandidatur von Harris zu sichern, wurde die Frist für die Einreichung der Präsidentschaftskandidatur um drei Tage vorverlegt, d Zu dem Vorschuss bis zum 30. Juli muss noch die Unterschrift von 300 Delegierten hinzugefügt werden, wobei die maximale Mitgliederzahl für jeden einzelnen Staat 50 Delegierte beträgt, die für die Ratifizierung erforderlich ist, um die eigene Kandidatur vorzuschlagen. Nach diesen Phasen müssen die Delegierten über die Kandidatur abstimmen, die für den 1. August geplant ist, wenn nur Harris der Kandidat ist, und umgekehrt, wenn mehrere Kandidaten anwesend sind, findet die Abstimmung am 7. August statt. Eine wirklich begrenzte Zeit, die es praktisch unmöglich macht, einen Wahlkampf für einen alternativen Kandidaten zu Harris durchzuführen. Diese Kandidaturmethoden zeigen, wie die Demokratische Partei sich gegenüber der Wählerschaft geeint und entschlossen zeigen will, den Vizepräsidenten zu unterstützen, der nun als konkretes Symbol der demokratischen politischen Kraft und Alternative zu Trump gilt. Sogar die Obama-Familie, die von dieser Hypothese nicht überzeugt zu sein schien, zeigte ihre Unterstützung für Harris und besiegelte damit ihre Nominierung als Kandidatin. Dieses Ergebnis scheint eher eine Notwendigkeit zu sein, die durch die engen Fristen diktiert werden muss, als eine durchdachte und bewusste Entscheidung, die innerhalb der richtigen und angemessenen Zeit getroffen wurde. Ein Eindruck ist, dass Harris im Falle eines Sieges dank einer Reihe besonders günstiger und glücklicher Umstände ganz locker Präsident werden könnte. Es bestehen erhebliche Zweifel daran, dass ein fristgerecht durchgeführter Kandidaturprozess und vor allem eine parteiinterne Debatte, die die unterschiedlichen Standpunkte vertreten kann, über die Kandidatur von Harris entscheiden könnte, der sich nicht über eine ausreichende Popularität erfreute Diese Aufgabe löste er auch aufgrund der mangelnden Relevanz seiner Interpretation der Rolle des Vizepräsidenten. Für die Demokratische Partei jedenfalls bestimmte die Position des amtierenden Vizepräsidenten die Nachfolge von Biden, zumindest als Präsidentschaftskandidat; Diese scheinbar erzwungene Wahl muss nun in jedem Fall unterstützt werden, vor allem als symbolischer Wert als Alternative zu Trumps drohender Autokratie. Harris ist auch besser als der republikanische Kandidat, hoffen wir, dass die Wähler auch davon überzeugt sind.

Le Parti démocrate américain parie tout sur la candidature de Harris

 La nécessité de rattraper le temps déjà irrémédiablement perdu lors de la campagne électorale impose au Parti démocrate d'accélérer le processus de candidature de Kamala Harris et, en même temps, de rendre inefficace toute tentative interne susceptible de l'évincer de son poste. de candidat à la présidence des États-Unis. En pratique, il s'agit de développer et d'établir des procédures qui puissent garantir le rôle de Harris en tant que candidat à la Maison Blanche, afin de garantir son efficacité en toute sécurité et, surtout, dans les meilleurs délais ; c'est que le facteur temps est désormais devenu déterminant. Le comité qui supervise les règles au sein du Parti démocrate a établi un calendrier pour la nomination de Harris comme candidat à la présidentielle. Outre le calendrier, trois règles ont été établies pour faciliter le processus de candidature officielle. La première règle rend pratiquement impossible la contestation de la position de Harris, la seconde détermine l'anticipation de la nomination, de sorte que la Convention devienne une investiture officielle, célébrée en même temps qu'une cérémonie au cours de laquelle Biden sera honoré par tout le parti pour le travail accompli. , la troisième devra donner à Harris une liberté absolue concernant la nomination de son candidat à la vice-présidence. Pour garantir la candidature de Harris, l'heure de présentation de la candidature à la présidence a été avancée de trois jours, soit du 30 au 27 juillet, de sorte qu'à 18 heures, heure de la capitale américaine, chaque challenger devra formaliser sa candidature, ce qui il faut ajouter à l'avance au 30 juillet pour avoir la signature de 300 délégués, avec un nombre maximum de membres pour chaque État individuel de 50 délégués, nécessaire à la ratification pour proposer sa candidature. Après ces phases, les délégués devront voter sur la candidature, qui avec seulement Harris comme candidat sera prévu pour le 1er août, vice versa en présence de plusieurs candidats, le vote aura lieu le 7 août. Un temps vraiment limité qui rend pratiquement impossible la réalisation d’une campagne électorale pour tout candidat alternatif à Harris. Ces modalités de candidature démontrent comment le Parti démocrate entend se montrer devant l’électorat comme uni et déterminé à soutenir le vice-président, désormais identifié comme un symbole concret de la force politique démocratique et alternative à Trump. Même la famille Obama, qui ne semblait pas convaincue de cette hypothèse, a démontré son soutien à Harris, scellant ainsi sa nomination à la candidature. Ce résultat apparaît plus comme une nécessité, dictée par des délais serrés, que comme un choix réfléchi et conscient effectué dans des délais adéquats. On a l’impression que Harris, en cas de victoire, pourrait devenir président de manière fortuite, grâce à une série de circonstances particulièrement favorables et heureuses. Il existe des doutes sérieux qu'un processus de candidature mené dans les délais appropriés et, surtout, avec un débat interne au parti capable de représenter les différents points de vue, puisse déterminer la candidature de Harris, qui n'a pas joui d'une popularité suffisante pour cette tâche, également en raison du manque de pertinence dans la manière dont il interprétait le rôle de vice-président. En tout cas, pour le Parti démocrate, la position de vice-président en exercice déterminait la succession de Biden, au moins en tant que candidat à la présidentielle ; ce choix, qui semble forcé, doit maintenant être soutenu en tout cas, avant tout comme valeur symbolique comme alternative à l'autocratie menacée de Trump. Harris est également meilleur que le candidat républicain, espérons que les électeurs en soient également convaincus.

O Partido Democrata dos EUA aposta tudo na candidatura de Harris

 A necessidade de recuperar o tempo, já irremediavelmente perdido durante a campanha eleitoral, exige que o Partido Democrata acelere o processo de candidatura de Kamala Harris e, ao mesmo tempo, torne ineficaz qualquer tentativa interna que a possa destituir do cargo. presidência dos Estados Unidos. Na prática, trata-se de desenvolver e estabelecer procedimentos que possam garantir o papel de Harris como candidato à Casa Branca, de forma a garantir a sua eficácia de forma segura e, sobretudo, o mais rapidamente possível; isto porque o factor tempo se tornou agora decisivo. O comité que supervisiona as regras do Partido Democrata estabeleceu um calendário para a nomeação de Harris como candidato presidencial. Juntamente com o calendário, foram estabelecidas três regras, que facilitarão o processo oficial de candidatura. A primeira regra torna praticamente impossível contestar a posição de Harris, a segunda determina a antecipação da nomeação, para que a Convenção se torne uma investidura oficial, celebrada juntamente com uma cerimónia em que Biden será homenageado por todo o partido pelo trabalho realizado, a terceira terá de dar a Harris liberdade absoluta quanto à nomeação do seu candidato a vice-presidente. Para assegurar a candidatura de Harris, o prazo de apresentação da candidatura à presidência foi antecipado em três dias, ou seja, de 30 para 27 de Julho, pelo que às 18 horas, hora da capital norte-americana, cada desafiante terá de ter a a sua candidatura formalizada, o que deve ser adicionado ao adiantamento até 30 de julho para ter a assinatura de 300 delegados, com uma adesão máxima para cada estado individual de 50 delegados, necessária para a ratificação para propor a sua candidatura. Após estas fases, os delegados necessitarão de votar a candidatura, que tendo apenas Harris como candidato será marcada para 1 de agosto, vice-versa na presença de múltiplos candidatos, a votação terá lugar no dia 7 de agosto. Um tempo verdadeiramente limitado que torna praticamente impossível realizar uma campanha eleitoral para qualquer candidato alternativo a Harris. Estes métodos de candidatura demonstram como o Partido Democrata pretende mostrar-se ao eleitorado como unido e determinado a apoiar o Vice-Presidente, agora identificado como um símbolo concreto da força política democrática e alternativa a Trump. Mesmo a família Obama, que não parecia convencida desta hipótese, demonstrou o seu apoio a Harris, selando assim a sua nomeação para candidatura. Este resultado parece mais uma necessidade a cumprir, ditada por prazos apertados, do que uma escolha ponderada e consciente feita nos prazos certos e adequados. Uma impressão é que Harris, em caso de vitória, poderia tornar-se presidente de forma casual, graças a uma série de circunstâncias particularmente favoráveis ​​e afortunadas. Existem dúvidas substanciais de que um processo de candidatura realizado no prazo adequado e, sobretudo, com um debate interno no partido capaz de representar os diferentes pontos de vista, pudesse determinar a candidatura de Harris, que não gozava de uma popularidade adequada para esta tarefa, também pela falta de relevância na forma como interpretava o papel de vice-presidente. De qualquer modo, para o Partido Democrata, o cargo de vice-presidente em exercício determinou a sucessão de Biden, pelo menos como candidato presidencial; esta escolha, que parece forçada, deve agora ser apoiada em qualquer caso, sobretudo como um valor simbólico como alternativa à ameaçada autocracia de Trump. Harris também é melhor do que o candidato republicano, esperemos que os eleitores também estejam convencidos disso.

Демократическая партия США делает ставку на кандидатуру Харрис

 Необходимость наверстать время, уже безвозвратно упущенное в ходе избирательной кампании, требует от Демократической партии ускорить процесс выдвижения кандидатуры Камалы Харрис и в то же время сделать неэффективными любые внутренние попытки, которые могли бы сместить ее с этой должности. кандидата в президенты США. На практике речь идет о разработке и установлении процедур, которые могут гарантировать роль Харриса как кандидата в Белый дом, чтобы гарантировать ее эффективность безопасным способом и, прежде всего, как можно скорее; это потому, что фактор времени теперь стал решающим. Комитет, который контролирует правила внутри Демократической партии, установил график выдвижения Харрис кандидатом в президенты. Вместе с календарем установлены три правила, которые облегчат официальный процесс выдвижения кандидатуры. Первое правило делает практически невозможным оспаривание позиции Харриса, второе определяет ожидание выдвижения кандидатуры, так что съезд становится официальной инвеститурой, отмечаемой вместе с церемонией, на которой вся партия будет чествовать Байдена за проделанную работу. , третий должен будет предоставить Харрис абсолютную свободу в отношении выдвижения ее кандидата в вице-президенты. Чтобы обеспечить кандидатуру Харриса, время выдвижения кандидатуры на пост президента было перенесено на три дня, то есть с 30 на 27 июля, так что в 18:00 по столичному времени США каждый претендент должен будет официально оформить свою кандидатуру. необходимо добавить к авансу до 30 июля, чтобы получить подписи 300 делегатов, с максимальным количеством членов для каждого отдельного штата в 50 делегатов, необходимых для ратификации, чтобы выдвинуть свою кандидатуру. После этих этапов делегатам необходимо будет проголосовать за кандидатуру, которая, если в качестве кандидата будет только Харрис, будет назначена на 1 августа, и наоборот, при наличии нескольких кандидатов, голосование состоится 7 августа. Действительно ограниченное время, которое делает практически невозможным проведение избирательной кампании за любого альтернативного Харрису кандидата. Эти методы выдвижения кандидатуры демонстрируют, как Демократическая партия намерена показать себя электорату единой и решительно настроенной поддержать вице-президента, которого теперь называют конкретным символом демократической политической силы и альтернативой Трампу. Даже семья Обамы, которая, похоже, не была убеждена в этой гипотезе, продемонстрировала свою поддержку Харрис, тем самым закрепив ее выдвижение в качестве кандидата. Этот результат больше похож на необходимость, продиктованную сжатыми сроками, чем на продуманный и сознательный выбор, сделанный в правильное и адекватное время. Создается впечатление, что Харрис в случае победы мог бы стать президентом случайно, благодаря ряду особо благоприятных и удачных обстоятельств. Существуют серьезные сомнения в том, что процесс выдвижения кандидатуры, проведенный в соответствующие сроки и, прежде всего, с внутренними дебатами внутри партии, способной представлять различные точки зрения, мог определить кандидатуру Харриса, который не пользовался достаточной популярностью для этой задачи, в том числе из-за неактуальности того, как он трактовал роль вице-президента. В любом случае, для Демократической партии должность вице-президента определяла преемственность Байдена, по крайней мере, как кандидата в президенты; этот выбор, который кажется вынужденным, теперь должен быть поддержан в любом случае, прежде всего как символическая ценность в качестве альтернативы угрозе автократии Трампа. Харрис также лучше кандидата от республиканцев, будем надеяться, что избиратели тоже в этом убеждены.

美國民主黨將一切賭注押在哈里斯的候選資格上

 為了彌補競選期間已經無可挽回地損失的時間,民主黨必須加快卡馬拉·哈里斯的候選進程,同時阻止任何可能將她趕下台的內部企圖。在實踐中,問題在於制定和建立能夠保證哈里斯作為白宮候選人的角色的程序,以便以安全的方式保證其有效性,最重要的是盡快保證其有效性;這是因為時間因素現在已經成為決定性的因素。負責監督民主黨內部規則的委員會已經制定了提名哈里斯為總統候選人的時間表。連同日曆一起制定了三項規則,這將促進正式的候選過程。第一條規則使得哈里斯的立場幾乎不可能受到質疑,第二條規則決定了提名的預期,以便大會成為正式的授予儀式,並與拜登一起慶祝的儀式,在儀式上拜登將因所做的工作而受到全黨的表彰,第三位將必須給予哈里斯關於副總統候選人提名的絕對自由。為了確保哈里斯的候選資格,總統候選人資格的提交時間提前三天,即從7月30日至27日,以便在美國首都時間下午6點,每位挑戰者都必須正式確定其候選資格,必須添加到7 月30 日之前的預付款中,以獲得300 名代表的簽名,每個州的最多成員人數為50 名代表,這是批准提出候選人資格所必需的。在這些階段之後,代表們需要對候選人進行投票,只有哈里斯作為候選人的投票將安排在 8 月 1 日,反之亦然,如果有多名候選人,投票將於 8 月 7 日進行。時間確實有限,幾乎不可能為哈里斯以外的任何替代候選人進行競選活動。這些候選方法表明,民主黨打算如何向選民展示自己團結一致並決心支持副總統,副總統現在被認為是民主政治力量的具體象徵和川普的替代者。就連似乎不相信這一假設的歐巴馬家族也展現了對哈里斯的支持,從而鎖定了她的候選人提名。這結果似乎更像是迫於緊迫期限的必然結果,而不是在正確和適當的時間內做出的深思熟慮和有意識的選擇。一個印像是,哈里斯如果獲勝,可以輕鬆地成為總統,這要歸功於一系列特別有利和幸運的情況。人們非常懷疑,在適當的時間範圍內進行的候選人資格程序,最重要的是,黨內進行能夠代表不同觀點的內部辯論,是否可以確定哈里斯的候選資格,因為哈里斯的聲望不夠高。這項任務,也是由於他如何解釋副總統的角色缺乏相關性。無論如何,對於民主黨來說,在任副總統的職位決定了拜登的繼任者,至少是總統候選人;這個看似被迫的選擇現在無論如何都必須得到支持,首先是作為一種象徵性價值,作為川普威脅的獨裁統治的替代方案。哈里斯也比共和黨候選人好,希望選民也相信這一點。

米民主党はハリス氏の立候補にすべてを賭けている

 選挙戦中にすでに取り返しのつかないほど失われた時間を取り戻す必要があるため、民主党はカマラ・ハリス氏の立候補手続きを加速すると同時に、彼女を役職から追放する可能性のある内部のあらゆる試みを無力化する必要がある。アメリカ合衆国大統領候補者の。実際には、安全な方法で、そして何よりもできるだけ早くその有効性を保証するために、ホワイトハウスの候補者としてのハリスの役割を保証できる手順を開発し確立することが問題である。時間という要素が決定的なものになっているからです。民主党内の規則を監督する委員会は、ハリス氏を大統領候補に指名するスケジュールを確立した。カレンダーとともに、正式な立候補プロセスを円滑化するための 3 つのルールが確立されました。最初の規則はハリス氏の立場に異議を唱えることを事実上不可能にし、二番目の規則は指名の予想を決定するため、党大会は正式な就任式となり、バイデン氏の功績が党全体で讃えられる式典とともに祝われることになる。 、3つ目は副大統領候補の指名に関してハリスに絶対的な自由を与える必要がある。ハリス氏の立候補を確実にするため、大統領選への立候補表明時期が3日間、つまり7月30日から27日まで繰り上げられ、米国首都時間の午後6時に各挑戦者は立候補を正式に表明する必要がある。立候補を提案するための批准に必要な、各州の最大議員数は50人の代議員を含む300人の代議員の署名を7月30日までに追加する必要がある。これらの段階を経た後、代議員らは候補者に投票する必要があり、ハリス氏のみが候補者となる場合は8月1日に予定され、その逆に複数の候補者がいる場合は8月7日に投票が行われる。本当に限られた時間であり、ハリス氏の代替候補者のための選挙運動を実施することは事実上不可能である。これらの立候補方法は、民主党がいかに団結し、副大統領を支持する決意を持っていることを有権者にどのように示そうとしているのかを示しており、今や副大統領は民主政治勢力の具体的な象徴であり、トランプ氏に代わるものであると認識されている。この仮説に納得していないようだったオバマ家でさえハリス氏への支持を表明し、彼女の立候補は確実となった。この結果は、適切かつ適切な時間内に思慮深く意識的に選択したというよりは、厳しい締め切りに左右されて必然的に得られたもののように思われます。一つの印象としては、ハリス氏が勝利した場合、一連の特に有利で幸運な状況のおかげで、気軽に大統領に就任できる可能性があるということである。適切な期間内に、そして何よりも、さまざまな観点を代表できる党内の議論を経て行われた立候補プロセスが、十分な人気を享受できなかったハリス氏の立候補を決定できるかについては、かなりの疑問がある。この任務は、彼が副大統領の役割をどのように解釈したかが適切でなかったためでもある。いずれにせよ、民主党にとって、少なくとも大統領候補としては、現職の副大統領の地位がバイデンの後継者を決定した。強制的に見えるこの選択は、いずれにせよ、何よりもトランプ大統領の脅威にさらされた独裁に代わるものとしての象徴的な価値として、今では支持されなければならない。ハリス氏は共和党候補者よりも優れており、有権者もこれに納得することを願いたい。

ويراهن الحزب الديمقراطي الأمريكي بكل شيء على ترشيح هاريس

 إن الحاجة إلى تعويض الوقت، الذي ضاع بالفعل بشكل لا رجعة فيه خلال الحملة الانتخابية، تتطلب من الحزب الديمقراطي تسريع ترشيح كامالا هاريس، وفي الوقت نفسه، إبطال أي محاولة داخلية يمكن أن تطيح بها من دورها. المرشح لرئاسة الولايات المتحدة. ومن الناحية العملية، يتعلق الأمر بتطوير وإنشاء إجراءات يمكن أن تضمن دور هاريس كمرشح للبيت الأبيض، من أجل ضمان فعاليته بطريقة آمنة، وقبل كل شيء، في أسرع وقت ممكن؛ وذلك لأن عامل الوقت أصبح الآن حاسما. وحددت اللجنة التي تشرف على القواعد داخل الحزب الديمقراطي جدولا زمنيا لترشيح هاريس كمرشحة رئاسية. جنبا إلى جنب مع التقويم، تم وضع ثلاث قواعد من شأنها تسهيل عملية الترشيح الرسمية. القاعدة الأولى تجعل من المستحيل عملياً الاعتراض على منصب هاريس، والثانية تحدد توقع الترشيح، بحيث يصبح المؤتمر تنصيبًا رسميًا، يتم الاحتفال به مع حفل يتم فيه تكريم بايدن من قبل الحزب بأكمله على العمل المنجز. أما الثالث فسيتعين عليه منح هاريس الحرية المطلقة فيما يتعلق بترشيح مرشحها لمنصب نائب الرئيس. ولتأمين ترشح هاريس، تم تقديم موعد تقديم الترشح للرئاسة بثلاثة أيام، أي من 30 إلى 27 يوليو/تموز، بحيث يتعين على كل منافس إضفاء الطابع الرسمي على ترشحه في الساعة 6 مساءً بتوقيت العاصمة الأمريكية، وهذا يجب إضافتها إلى التقدم حتى 30 يوليو للحصول على توقيع 300 مندوب، بحد أقصى لعضوية كل دولة على حدة يبلغ 50 مندوبًا، وهو أمر ضروري للتصديق لاقتراح ترشيح الفرد. بعد هذه المراحل، سيحتاج المندوبون إلى التصويت على الترشيح، والذي سيتم تحديد موعده في الأول من أغسطس، مع هاريس فقط كمرشح، والعكس في حالة وجود عدة مرشحين، سيتم التصويت في 7 أغسطس. وقت محدود حقا يجعل من المستحيل عمليا إجراء حملة انتخابية لأي مرشح بديل لهاريس. توضح أساليب الترشيح هذه كيف ينوي الحزب الديمقراطي إظهار نفسه للناخبين باعتباره موحدًا ومصممًا على دعم نائب الرئيس، الذي تم تحديده الآن كرمز ملموس للقوة السياسية الديمقراطية وبديل لترامب. وحتى عائلة أوباما، التي لم تبدو مقتنعة بهذه الفرضية، أبدت دعمها لهاريس، وبذلك حسمت ترشيحها للترشح. تبدو هذه النتيجة أشبه بضرورة يجب تحقيقها، تمليها المواعيد النهائية الضيقة، أكثر من كونها خيارًا مدروسًا وواعيًا يتم اتخاذه في الأوقات المناسبة والملائمة. أحد الانطباعات هو أن هاريس، في حالة الفوز، يمكن أن يصبح رئيسًا بطريقة غير رسمية، وذلك بفضل سلسلة من الظروف المواتية والمحظوظة بشكل خاص. وهناك شكوك كبيرة في أن عملية الترشيح التي تتم في الإطار الزمني المناسب، وقبل كل شيء، مع نقاش داخلي داخل الحزب قادر على تمثيل وجهات النظر المختلفة، يمكن أن تحدد ترشيح هاريس، الذي لم يتمتع بشعبية كافية لرئاسة الحزب. هذه المهمة، وذلك أيضًا بسبب عدم أهمية كيفية تفسيره لدور نائب الرئيس. على أية حال، بالنسبة للحزب الديمقراطي، فإن منصب نائب الرئيس في منصبه هو الذي حدد خلافة بايدن، على الأقل كمرشح للرئاسة؛ وهذا الاختيار، الذي يبدو قسرياً، يجب الآن دعمه على أية حال، وقبل كل شيء كقيمة رمزية كبديل لاستبداد ترامب المهدد. كما أن هاريس أفضل من المرشح الجمهوري، ونأمل أن يقتنع الناخبون بذلك أيضاً.

giovedì 25 luglio 2024

Biden si dimette ma ne esce come un gigante politico

 Il discorso di Biden, circa la decisione di non candidarsi è stato contrassegnato dalla rinuncia come atto di generosità e di salvaguardia della democrazia statunitense, in sostanza un sacrificio personale per non lasciare il paese nelle mani di Trump. Biden ha rivendicato, giustamente, i risultati, soprattutto economici della sua presidenza, promettendo di non lasciare anticipatamente la carica più importante degli USA, come più volte hanno richiesto i suoi rivali politici. In realtà le giustificazioni per il suo ritiro, pur comprendendo la giusta difesa della democrazia americana, devono, per forza di cose, vertere sullo scarso apprezzamento da parte della dirigenza dei democratici, sul basso valore dei sondaggi, su di uno stato di salute, che non sembra permettere l’adeguata conduzione di un eventuale nuovo mandato e sulla fuga degli investitori. La verità è che Biden, senza impedimenti fisici, è che avrebbe meritato una ricandidatura proprio per i risultati del suo mandato, soprattutto ottenuti nel campo interno, sempre più difficile da gestire rispetto alla politica estera; il presidente uscente, invece, è apparso più debole in politica estera, con la contestata decisione di abbandonare l’Afghanistan, non avere ottenuto sostanziali progressi sul fianco del Pacifico, non avere contrastato in maniera sufficiente la Cina dal punto di vista commerciale e non avere ottenuto una soluzione della questione ucraina ed avere mantenuto un atteggiamento insicuro nei confronti di Israele. Questi temi, sfavorevoli a Biden, hanno ottenuto per Trump, ragioni per colpire il suo ex avversario, oscurandone i meriti dei risultati ottenuti con la crescita economica e la riduzione della disoccupazione. I repubblicani si sono concentrati contro l’età anagrafica di Biden a cui si sono aggiunte le evidenti difficoltà dopo il confronto elettorale, ma occorre specificare, che, se umanamente era legittimo per Biden avere la ricandidatura, nel partito è mancato un serio esame della situazione del candidato e sulla reale capacità di sostenere lo sforzo della campagna elettorale. I segnali, abbastanza evidenti, erano presenti già da tempo ed è mancata una azione, anche coraggiosa, di mettere in discussione l’opportunità di ripresentare agli elettori il presidente uscente. Ciò anche considerando il fatto di come Trump avrebbe condotto la campagna elettorale, con toni particolarmente violenti e mistificatori. Certo non è facile non rinnovare la candidatura ad un presidente uscente, tuttavia, la pessima gestione della situazione del partito ha generato profonda incertezza in un elettorato comunque incalzato da una azione repubblicana che è stata un crescendo di consensi. Il partito democratico è risultato diviso in clan ed è stato caratterizzato da una immobilità, che se protratta, avrebbe garantito a Trump un vero e proprio plebiscito. Soltanto il timore di una deriva autoritaria, causata dallo strapotere del candidato repubblicano ha smosso i dirigenti del partito, verso una soluzione alternativa. Pur non essendo stata una decisione tempestiva e, soprattutto, irrituale, la scelta della sostituzione del candidato appare l’unica via per contrastare Trump in maniera efficace, tuttavia, non si doveva giungere a questo punto ed agire molto prima per evitare a Biden l’umiliazione del ritiro; insomma se il partito repubblicano ha perso ogni sua caratteristica originale, diventando ostaggio di Trump, anche il partito democratico non sta tanto meglio. Si comprende come la situazione politica americana sia ad una sorta di punto morto, perché in ostaggio di persone incompetenti e vogliose soltanto di assicurarsi più potere possibile per se stessi, ingannando un elettorato sempre più individualista e disinteressato. In questo quadro il passo indietro di Biden deve essere molto apprezzato, il presidente uscente ne esce come una sorta di gigante politico, capace di sacrificare le proprie ambizioni per potere evitare la consegna del paese ad una nuova presidenza Trump. Ora il partito democratico deve sapere darsi una organizzazione capace di portare alla vittoria che sarà il suo candidato o candidata. L’atto di Biden deve fornire l’abbrivio per una ricostruzione della macchina elettorale capace di superare le divisioni interne per provare a vincere e ad evitare agli USA ed al mondo la ripetizione della sciagura di una nuova presidenza Trump.

Biden Resigns But Comes Out as a Political Giant

 Biden's speech about his decision not to run was marked by his resignation as an act of generosity and protection of American democracy, essentially a personal sacrifice to avoid leaving the country in Trump's hands. Biden rightly claimed the results, especially economic ones, of his presidency, promising not to leave the most important office in the US early, as his political rivals have repeatedly requested. In reality, the justifications for his withdrawal, while including the right defense of American democracy, must, by necessity, focus on the lack of appreciation by the Democratic leadership, the low value of the polls, a state of health that does not seem to allow the adequate conduct of a possible new mandate and the flight of investors. The truth is that Biden, without physical impediments, would have deserved a re-candidacy precisely for the results of his mandate, especially obtained in the domestic field, increasingly difficult to manage compared to foreign policy; the outgoing president, on the other hand, appeared weaker in foreign policy, with the disputed decision to abandon Afghanistan, not having achieved substantial progress on the Pacific flank, not having sufficiently countered China from a commercial point of view and not having obtained a solution to the Ukrainian question and having maintained an insecure attitude towards Israel. These issues, unfavorable to Biden, have obtained for Trump, reasons to attack his former opponent, obscuring the merits of the results obtained with economic growth and the reduction of unemployment. The Republicans have focused against Biden's chronological age to which were added the evident difficulties after the electoral confrontation, but it must be specified, that, if humanly it was legitimate for Biden to be re-candidacy, the party has lacked a serious examination of the candidate's situation and of the real capacity to sustain the effort of the electoral campaign. The signs, quite evident, have been present for some time and there has been a lack of action, even courageous, to question the opportunity to re-present the outgoing president to the voters. This is also considering the fact of how Trump would have conducted the electoral campaign, with particularly violent and mystifying tones. Of course, it is not easy not to renew the candidacy of an outgoing president, however, the poor management of the party situation has generated profound uncertainty in an electorate that was in any case pressed by a Republican action that was a crescendo of consensus. The Democratic Party was divided into clans and was characterized by an immobility, which if prolonged, would have guaranteed Trump a real plebiscite. Only the fear of an authoritarian drift, caused by the excessive power of the Republican candidate, moved the party leaders towards an alternative solution. Although it was not a timely decision and, above all, an unusual one, the choice of replacing the candidate appears to be the only way to effectively counter Trump, however, it should not have reached this point and acted much earlier to avoid Biden the humiliation of withdrawal; in short, if the Republican Party has lost all its original characteristics, becoming a hostage of Trump, the Democratic Party is not much better either. It is clear that the American political situation is at a sort of standstill, because it is held hostage by incompetent people who only want to secure as much power as possible for themselves, deceiving an increasingly individualistic and disinterested electorate. In this context, Biden's step back must be greatly appreciated, the outgoing president emerges as a sort of political giant, capable of sacrificing his own ambitions in order to avoid handing the country over to a new Trump presidency. Now the Democratic Party must know how to give itself an organization capable of leading its candidate to victory. Biden's act must provide the impetus for a reconstruction of the electoral machine capable of overcoming internal divisions to try to win and avoid the USA and the world repeating the disaster of a new Trump presidency.

Biden dimite pero emerge como un gigante político

 El discurso de Biden sobre la decisión de no presentarse estuvo marcado por su renuncia como un acto de generosidad y salvaguarda de la democracia estadounidense, esencialmente un sacrificio personal para evitar dejar el país en manos de Trump. Biden reivindicó con razón los resultados, especialmente económicos, de su presidencia, prometiendo no abandonar prematuramente el cargo más importante de Estados Unidos, como han pedido reiteradamente sus rivales políticos. En realidad, las justificaciones de su retirada, si bien incluyen la correcta defensa de la democracia estadounidense, deben centrarse inevitablemente en la falta de reconocimiento por parte de los dirigentes demócratas, en el bajo valor de las encuestas, en el estado de salud, lo que no parece permitir una gestión adecuada de un posible nuevo mandato y de la fuga de inversores. Lo cierto es que Biden, sin impedimentos físicos, habría merecido ser reelegido precisamente por los resultados de su mandato, especialmente logrados en el ámbito interno, cada vez más difícil de gestionar en comparación con la política exterior; El presidente saliente, sin embargo, se mostró más débil en política exterior, con la controvertida decisión de abandonar Afganistán, no haber logrado avances sustanciales en el lado del Pacífico, no haber contrarrestado suficientemente a China desde el punto de vista comercial y no haber obtenido una solución para la crisis ucraniana. cuestión y mantuvo una actitud insegura hacia Israel. Estas cuestiones, desfavorables a Biden, han dado a Trump motivos para atacar a su antiguo oponente, oscureciendo los méritos de los resultados obtenidos en materia de crecimiento económico y reducción del desempleo. Los republicanos se centraron en la edad de Biden, a la que se sumaron las evidentes dificultades tras el enfrentamiento electoral, pero hay que precisar que, si humanamente era legítimo que Biden se presentara de nuevo, el partido careció de un examen serio de la situación del candidato y de la capacidad real de apoyar el esfuerzo de la campaña electoral. Los signos, bastante evidentes, estaban presentes desde hacía algún tiempo y faltaban acciones, incluso valientes, para cuestionar la oportunidad de volver a presentar al presidente saliente ante los votantes. Esto también tiene en cuenta cómo habría conducido Trump la campaña electoral, con tonos particularmente violentos y desconcertantes. Ciertamente no es fácil no renovar la candidatura de un presidente saliente, sin embargo, la mala gestión de la situación del partido ha generado una profunda incertidumbre en un electorado presionado por una acción republicana que ha ido en aumento de consenso. El Partido Demócrata estaba dividido en clanes y se caracterizaba por un inmovilismo que, de prolongarse, habría garantizado a Trump un verdadero plebiscito. Sólo el temor a una deriva autoritaria, provocada por el excesivo poder del candidato republicano, impulsó a los dirigentes del partido hacia una solución alternativa. Aunque no fue una decisión oportuna y, sobre todo, irregular, la elección de sustituir al candidato parece ser la única manera de contrarrestar eficazmente a Trump. Sin embargo, no era necesario llegar a este punto y actuar mucho antes para evitar la humillación de Biden. de retiro; En resumen, si el Partido Republicano ha perdido todas sus características originales, convirtiéndose en rehén de Trump, el Partido Demócrata tampoco está mucho mejor. Entendemos que la situación política estadounidense se encuentra en una especie de punto muerto, porque está secuestrada por personas incompetentes que sólo quieren asegurarse el mayor poder posible para sí mismos, engañando a un electorado cada vez más individualista y desinteresado. En este contexto, hay que valorar mucho el paso atrás de Biden: el presidente saliente se perfila como una especie de gigante político, capaz de sacrificar sus propias ambiciones para evitar entregar el país a una nueva presidencia de Trump. Ahora el partido democrático debe saber dotarse de una organización capaz de llevar a su candidato a la victoria. La ley de Biden debe proporcionar el punto de partida para una reconstrucción de la maquinaria electoral capaz de superar las divisiones internas para intentar ganar y evitar que Estados Unidos y el mundo repitan el desastre de una nueva presidencia de Trump.

Biden tritt zurück, entpuppt sich aber als politischer Gigant

 Bidens Rede bezüglich der Entscheidung, nicht zu kandidieren, war dadurch gekennzeichnet, dass sein Verzicht ein Akt der Großzügigkeit und des Schutzes der US-Demokratie war, im Wesentlichen ein persönliches Opfer, um das Land nicht in Trumps Händen zu lassen. Biden reklamierte zu Recht die insbesondere wirtschaftlichen Ergebnisse seiner Präsidentschaft und versprach, das wichtigste Amt in den USA nicht vorzeitig aufzugeben, wie es seine politischen Rivalen immer wieder gefordert hatten. In Wirklichkeit müssen sich die Rechtfertigungen für seinen Rückzug, auch wenn sie die richtige Verteidigung der amerikanischen Demokratie einschließen, zwangsläufig auf die mangelnde Wertschätzung seitens der demokratischen Führung, auf den niedrigen Wert der Umfragen, auf einen Gesundheitszustand, Dies scheint ein angemessenes Management eines möglichen neuen Mandats und der Abwanderung von Investoren nicht zu ermöglichen. Die Wahrheit ist, dass Biden ohne physische Behinderung eine erneute Nominierung gerade wegen der Ergebnisse seiner Amtszeit verdient hätte, insbesondere aufgrund der Ergebnisse im innenpolitischen Bereich, der im Vergleich zur Außenpolitik immer schwieriger zu bewältigen ist; Der scheidende Präsident schien jedoch außenpolitisch schwächer zu sein, da die umstrittene Entscheidung, Afghanistan aufzugeben, keine wesentlichen Fortschritte auf der pazifischen Seite erzielt hatte, China aus kommerzieller Sicht nicht ausreichend entgegengetreten war und keine Lösung für die Ukraine erzielt worden war Frage und behielt eine unsichere Haltung gegenüber Israel bei. Diese für Biden ungünstigen Probleme gaben Trump Anlass, seinen ehemaligen Gegner anzugreifen, und verschleierten die Vorzüge der erzielten Ergebnisse mit Wirtschaftswachstum und Rückgang der Arbeitslosigkeit. Die Republikaner konzentrierten sich auf Bidens Alter, was durch die offensichtlichen Schwierigkeiten nach der Wahlkonfrontation noch verschärft wurde. Es muss jedoch klargestellt werden, dass es der Partei an einer ernsthaften Untersuchung der Situation von Biden mangelte, wenn es menschlich gesehen legitim war, für eine erneute Nominierung zu kandidieren des Kandidaten und von der tatsächlichen Fähigkeit, die Bemühungen des Wahlkampfs zu unterstützen. Die offensichtlichen Anzeichen waren schon seit einiger Zeit vorhanden, und es fehlte an Maßnahmen, auch nur an Mut, um die Möglichkeit in Frage zu stellen, den scheidenden Präsidenten den Wählern erneut vorzustellen. Dies berücksichtigt auch die Art und Weise, wie Trump den Wahlkampf geführt hätte, mit besonders gewalttätigen und mysteriösen Tönen. Es ist sicherlich nicht einfach, die Kandidatur eines scheidenden Präsidenten nicht zu verlängern, doch die schlechte Bewältigung der Situation der Partei hat bei einer Wählerschaft, die durch eine republikanische Aktion, die ein Crescendo des Konsenses darstellte, unter Druck gesetzt wurde, zu großer Verunsicherung geführt. Die Demokratische Partei war in Clans gespalten und zeichnete sich durch eine Unbeweglichkeit aus, die, wenn sie länger andauerte, Trump eine echte Volksabstimmung garantiert hätte. Nur die Angst vor einem autoritären Abdriften, verursacht durch die übermäßige Macht des republikanischen Kandidaten, bewegte die Parteiführer zu einer alternativen Lösung. Obwohl es sich nicht um eine rechtzeitige und vor allem unregelmäßige Entscheidung handelte, scheint die Entscheidung, den Kandidaten zu ersetzen, die einzige Möglichkeit zu sein, Trump wirksam entgegenzuwirken. Allerdings war es nicht notwendig, diesen Punkt zu erreichen und viel früher zu handeln, um Bidens Demütigung zu vermeiden des Rückzugs; Kurz gesagt: Wenn die Republikanische Partei alle ihre ursprünglichen Eigenschaften verloren hat und zu Trumps Geisel geworden ist, geht es der Demokratischen Partei auch nicht viel besser. Wir verstehen, dass sich die politische Situation in Amerika in einer Art Stillstand befindet, weil sie von inkompetenten Leuten als Geiseln gehalten wird, die sich nur so viel Macht wie möglich sichern wollen und eine zunehmend individualistische und desinteressierte Wählerschaft täuschen. In diesem Zusammenhang ist Bidens Rückschritt sehr zu würdigen. Der scheidende Präsident erweist sich als eine Art politischer Riese, der in der Lage ist, seine eigenen Ambitionen zu opfern, um zu vermeiden, dass das Land einer neuen Trump-Präsidentschaft übergeben wird. Jetzt muss die demokratische Partei wissen, wie sie sich eine Organisation verschaffen kann, die in der Lage ist, ihren Kandidaten zum Sieg zu führen. Bidens Tat muss den Ausgangspunkt für einen Wiederaufbau des Wahlapparats bilden, der in der Lage ist, interne Spaltungen zu überwinden, um zu gewinnen und zu verhindern, dass die USA und die Welt das Desaster einer neuen Trump-Präsidentschaft wiederholen.

Biden démissionne mais apparaît comme un géant politique

 Le discours de Biden concernant la décision de ne pas se présenter a été marqué par son renoncement comme un acte de générosité et de sauvegarde de la démocratie américaine, essentiellement un sacrifice personnel pour éviter de laisser le pays entre les mains de Trump. Biden a revendiqué à juste titre les résultats, notamment économiques, de sa présidence, en promettant de ne pas quitter prématurément la fonction la plus importante aux États-Unis, comme ses rivaux politiques l’ont demandé à plusieurs reprises. En réalité, les justifications de son retrait, tout en incluant la bonne défense de la démocratie américaine, doivent inévitablement se concentrer sur le manque d'appréciation de la part des dirigeants démocrates, sur la faible valeur des sondages, sur l'état de santé, ce qui ne semble pas permettre la gestion adéquate d'un éventuel nouveau mandat et la fuite des investisseurs. La vérité est que Biden, sans obstacles physiques, aurait mérité d’être reconduit précisément pour les résultats de son mandat, notamment obtenus dans le domaine intérieur, de plus en plus difficile à gérer par rapport à la politique étrangère ; le président sortant est cependant apparu plus faible en politique étrangère, avec la décision controversée d'abandonner l'Afghanistan, n'ayant pas réalisé de progrès substantiels du côté du Pacifique, n'ayant pas suffisamment contré la Chine d'un point de vue commercial et n'ayant pas obtenu de solution au problème ukrainien. question et a maintenu une attitude d’insécurité à l’égard d’Israël. Ces enjeux, défavorables à Biden, ont donné à Trump des raisons d’attaquer son ancien adversaire, occultant le bien-fondé des résultats obtenus en matière de croissance économique et de réduction du chômage. Les républicains se sont concentrés sur l'âge de Biden, auquel s'ajoutaient les difficultés évidentes qui ont suivi la confrontation électorale, mais il faut préciser que, s'il était humainement légitime que Biden se présente à nouveau, le parti a manqué d'un examen sérieux de la situation du candidat et sur la capacité réelle à soutenir l'effort de la campagne électorale. Les signes, bien évidents, étaient présents depuis un certain temps et il y a eu un manque d'action, même courageuse, pour remettre en question l'opportunité de représenter le président sortant aux électeurs. Cela tient également compte de la manière dont Trump aurait mené la campagne électorale, avec des tons particulièrement violents et mystifiants. Il n'est certes pas facile de ne pas renouveler la candidature d'un président sortant, mais la mauvaise gestion de la situation du parti a généré une profonde incertitude au sein d'un électorat pressé par une action républicaine qui a été un crescendo de consensus. Le Parti démocrate était divisé en clans et se caractérisait par une immobilité qui, si elle se prolongeait, aurait garanti à Trump un véritable plébiscite. Seule la crainte d'une dérive autoritaire, provoquée par le pouvoir excessif du candidat républicain, a poussé les dirigeants du parti vers une solution alternative. Bien qu'il ne s'agisse pas d'une décision opportune et surtout irrégulière, le choix de remplacer le candidat semble être le seul moyen de contrer efficacement Trump. Cependant, il n'était pas nécessaire d'en arriver là et d'agir beaucoup plus tôt pour éviter l'humiliation de Biden. de retrait ; Bref, si le Parti républicain a perdu toutes ses caractéristiques originelles, devenant l’otage de Trump, le Parti démocrate ne s’en sort pas beaucoup mieux non plus. Nous comprenons à quel point la situation politique américaine est dans une sorte d’impasse, parce qu’elle est prise en otage par des gens incompétents qui veulent seulement s’assurer le plus de pouvoir possible, trompant un électorat de plus en plus individualiste et désintéressé. Dans ce contexte, le recul de Biden doit être grandement apprécié, le président sortant apparaît comme une sorte de géant politique, capable de sacrifier ses propres ambitions pour éviter de livrer le pays à une nouvelle présidence Trump. Désormais, le parti démocrate doit savoir se donner une organisation capable de mener son candidat à la victoire. L'acte de Biden doit constituer le point de départ d'une reconstruction de la machine électorale capable de surmonter les divisions internes pour tenter de gagner et empêcher les États-Unis et le monde de répéter le désastre d'une nouvelle présidence Trump.

Biden demite-se, mas emerge como gigante político

 O discurso de Biden relativamente à decisão de não se candidatar foi marcado pela sua demissão como um ato de generosidade e de salvaguarda da democracia norte-americana, essencialmente um sacrifício pessoal para evitar deixar o país nas mãos de Trump. Biden reivindicou, com razão, os resultados, especialmente económicos, da sua presidência, prometendo não abandonar tão cedo o cargo mais importante dos EUA, como os seus rivais políticos têm repetidamente solicitado. Na realidade, as justificações para a sua retirada, embora incluam a defesa correcta da democracia americana, devem, inevitavelmente, centrar-se na falta de apreço por parte da liderança democrata, no baixo valor das sondagens, no estado de saúde, o que não parece permitir a gestão adequada de um eventual novo mandato e a fuga de investidores. A verdade é que Biden, sem impedimentos físicos, teria merecido ser renomeado precisamente pelos resultados do seu mandato, especialmente alcançados no campo interno, cada vez mais difícil de gerir em comparação com a política externa; o presidente cessante, no entanto, parecia mais fraco na política externa, com a contestada decisão de abandonar o Afeganistão, não tendo alcançado progressos substanciais no lado do Pacífico, não tendo combatido suficientemente a China do ponto de vista comercial e não tendo obtido uma solução para o problema ucraniano questão e manteve uma atitude insegura em relação a Israel. Estas questões, desfavoráveis ​​a Biden, deram motivos a Trump para atacar o seu antigo adversário, obscurecendo o mérito dos resultados obtidos com o crescimento económico e a redução do desemprego. Os republicanos concentraram-se na idade de Biden, o que foi agravado pelas dificuldades evidentes após o confronto eleitoral, mas é preciso esclarecer que, se humanamente era legítimo que Biden se candidatasse à renomeação, faltou ao partido um exame sério da situação do candidato e na real capacidade de apoiar o esforço da campanha eleitoral. Os sinais, bastante evidentes, já estavam presentes há algum tempo e faltou ação, mesmo corajosa, para questionar a oportunidade de reapresentar o presidente cessante aos eleitores. Isto considerando também a forma como Trump terá conduzido a campanha eleitoral, com tons particularmente violentos e mistificadores. Não é certamente fácil não renovar a candidatura de um presidente cessante, no entanto, a má gestão da situação do partido tem gerado uma profunda incerteza num eleitorado pressionado por uma acção republicana que tem sido um crescendo de consenso. O Partido Democrata estava dividido em clãs e caracterizava-se por uma imobilidade que, se prolongada, teria garantido a Trump um verdadeiro plebiscito. Só o receio de uma deriva autoritária, provocada pelo poder excessivo do candidato republicano, moveu os líderes partidários para uma solução alternativa. Embora não tenha sido uma decisão oportuna e, sobretudo, irregular, a escolha de substituir o candidato parece ser a única forma de contrariar eficazmente Trump. No entanto, não foi necessário chegar a este ponto e agir muito mais cedo para evitar a humilhação de Biden. . em suma, se o Partido Republicano perdeu todas as suas características originais, tornando-se refém de Trump, o Partido Democrata também não está muito melhor. Compreendemos como a situação política americana se encontra numa espécie de impasse, porque é mantida refém de pessoas incompetentes que apenas querem garantir para si o máximo de poder possível, enganando um eleitorado cada vez mais individualista e desinteressado. Neste contexto, o passo atrás de Biden deve ser muito apreciado, o presidente cessante surge como uma espécie de gigante político, capaz de sacrificar as suas próprias ambições para evitar entregar o país a uma nova presidência de Trump. Ora o partido democrático deve saber dotar-se de uma organização capaz de conduzir o seu candidato à vitória. O ato de Biden deverá fornecer o ponto de partida para uma reconstrução da máquina eleitoral capaz de ultrapassar as divisões internas para tentar vencer e evitar que os EUA e o mundo repitam o desastre de uma nova presidência de Trump.

Байден уходит в отставку, но становится политическим гигантом

 Речь Байдена о решении не баллотироваться была отмечена его отказом как актом щедрости и защиты демократии США, по сути, личной жертвой, чтобы не оставить страну в руках Трампа. Байден справедливо заявил о результатах, особенно экономических, своего президентства, пообещав не покидать досрочно важнейший пост в США, о чем неоднократно просили его политические соперники. В действительности, оправдания его ухода, включая правильную защиту американской демократии, неизбежно должны быть сосредоточены на недостаточном признании со стороны демократического руководства, на низкой ценности опросов, на состоянии здоровья, что, похоже, не позволяет адекватно управлять возможным новым мандатом и бегством инвесторов. Правда в том, что Байден без физических препятствий заслужил бы повторного выдвижения именно за результаты своего мандата, особенно достигнутые во внутренней сфере, управлять которой становится все сложнее по сравнению с внешней политикой; уходящий президент, однако, оказался слабее во внешней политике, приняв спорное решение об уходе из Афганистана, не добившись существенного прогресса на тихоокеанской стороне, не сумев достаточно противостоять Китаю с коммерческой точки зрения и не добившись решения украинской проблемы. вопрос и сохранял неуверенное отношение к Израилю. Эти невыгодные для Байдена проблемы дали Трампу поводы для нападок на своего бывшего оппонента, затмив достоинства результатов, полученных благодаря экономическому росту и сокращению безработицы. Республиканцы сосредоточили внимание на возрасте Байдена, который усугублялся очевидными трудностями после предвыборной конфронтации, но следует отметить, что, если с человеческой точки зрения было законно баллотироваться на повторное выдвижение Байдена, партия не провела серьезного анализа ситуации с кандидата и от реальной способности поддержать усилия избирательной кампании. Признаки, совершенно очевидные, присутствовали в течение некоторого времени, и не было никаких действий, даже смелых, чтобы поставить под сомнение возможность повторного представления уходящего президента перед избирателями. Это также учитывая тот факт, как Трамп вел бы избирательную кампанию, с особенно жестокими и загадочными тонами. Конечно, нелегко не продлить кандидатуру уходящего президента, однако плохое управление ситуацией в партии породило глубокую неуверенность среди избирателей, находящихся под давлением республиканских действий, которые стали крещендо консенсуса. Демократическая партия была разделена на кланы и характеризовалась неподвижностью, которая, если бы она продлилась, гарантировала бы Трампу настоящий плебисцит. Лишь страх перед авторитарным дрейфом, вызванный чрезмерной властью кандидата от республиканской партии, побудил партийных лидеров к альтернативному решению. Хотя это решение не было своевременным и, главное, неправильным, выбор замены кандидата представляется единственным способом эффективного противодействия Трампу. Однако не нужно было доходить до этого момента и действовать гораздо раньше, чтобы избежать унижения Байдена. вывода; Короче говоря, если Республиканская партия утратила все свои первоначальные характеристики, став заложницей Трампа, то и Демократическая партия окажется в немногим лучшем положении. Мы понимаем, что политическая ситуация в Америке зашла в своего рода тупик, потому что она находится в заложниках у некомпетентных людей, которые хотят лишь обеспечить себе как можно больше власти, обманывая все более индивидуалистичный и бескорыстный электорат. В этом контексте шаг назад Байдена следует высоко оценить, уходящий президент предстает своего рода политическим гигантом, способным пожертвовать собственными амбициями, чтобы не передать страну новому президентству Трампа. Теперь демократическая партия должна знать, как создать себе организацию, способную привести своего кандидата к победе. Действия Байдена должны стать отправной точкой для реконструкции избирательной машины, способной преодолеть внутренние разногласия, чтобы попытаться победить и не дать США и миру повторить катастрофу нового президентства Трампа.

拜登辞职但成为政治巨人

 拜登關於不參選決定的演講的特點是,他的放棄是一種慷慨和維護美國民主的行為,本質上是為了避免讓國家落入川普手中而做出的個人犧牲。拜登正確地宣稱了他的總統任期的成果,尤其是經濟成果,並承諾不會像他的政治對手一再要求的那樣提前離開美國最重要的職位。事實上,他退出的理由雖然包括對美國民主的正確捍衛,但不可避免地必須集中在民主黨領導層缺乏認識、民意調查的低價值、健康狀況、這似乎不允許對可能的新任務和投資者外逃進行充分管理。事實是,拜登在沒有身體障礙的情況下,完全應該因為他的任期取得的成果而獲得連任,特別是在國內領域取得的成果,而與外交政策相比,國內領域的管理越來越困難;然而,即將卸任的總統在外交政策上顯得較弱,放棄阿富汗的決定頗有爭議,在太平洋方面沒有取得實質性進展,沒有從商業角度充分對抗中國,也沒有找到烏克蘭問題的解決方案。對以色列保持不安全的態度。這些對拜登不利的問題給了川普攻擊前對手的理由,掩蓋了經濟成長和失業率下降所取得的成果的優點。共和黨的焦點是拜登的年齡,加上選舉對抗後明顯的困難,這一點變得更加複雜,但必須指出的是,如果從人的角度來看,拜登再次參選是合法的,那麼該黨缺乏對候選人情況的認真審查,論支持競選努力的真正能力。這些跡象非常明顯,已經存在了一段時間,但缺乏行動,甚至是勇敢的行動來質疑將即將卸任的總統重新呈現給選民的機會。這也在考慮川普將如何以特別暴力和神秘的語氣進行競選活動的事實。不續任即將離任的總統的候選資格當然並不容易,然而,對黨內形勢的管理不善,在共和黨行動的壓力下給選民帶來了深刻的不確定性,而共和黨的行動已成為共識。民主黨分為不同的派別,其特點是不流動,如果這種情況持續下去,將保證川普獲得真正的公民投票。只是由於擔心共和黨候選人權力過大而導致威權主義傾向,黨派領袖才轉向另一個解決方案。雖然這不是一個及時的、最重要的是不正規的決定,但更換候選人的選擇似乎是有效對抗川普的唯一途徑,但沒有必要走到這一步並提前採取行動以避免拜登的羞辱。總之,如果共和黨失去了原有的特色,成為川普的人質,那麼民主黨也好不到哪裡去。我們理解美國的政治局勢是如何陷入僵局的,因為它被無能的人所綁架,他們只想為自己爭取盡可能多的權力,欺騙日益個人主義和無私的選民。在這種背景下,拜登的退一步必須受到高度讚賞,這位即將卸任的總統成為了政治巨人,有能力犧牲自己的野心,以避免將國家交給川普新總統。現在民主黨必須知道如何為自己建立一個能夠帶領其候選人取得勝利的組織。拜登的行動必須為重建選舉機器提供起點,使其能夠克服內部分歧,試圖贏得勝利,並防止美國和世界重蹈川普新總統任期的災難。

バイデン氏辞任、しかし政治的巨人として台頭

 不出馬の決定に関するバイデン氏の演説は、寛大な行為として米国の民主主義を守る行為としての放棄を特徴としており、本質的に国をトランプ氏の手に委ねるのを避けるための個人的な犠牲であった。バイデンは大統領としての成果、特に経済的成果を正当に主張し、政敵たちが繰り返し要求してきたように米国で最も重要な職を早期に退任しないと約束した。実際には、彼の辞任を正当化する理由は、アメリカの民主主義の正当な擁護を含む一方で、必然的に、民主党指導部の認識の欠如、世論調査の低値、健康状態、これでは、新たな任務の可能性や投資家の逃亡を適切に管理することはできないようだ。真実は、身体的な障害がなければ、バイデン氏はまさにその任務の成果、特に外交政策に比べて管理がますます困難になっている国内分野で達成された成果のために、再指名されるに値しただろうということだ。しかし、退任する大統領は、アフガニスタン放棄の決定が争点となり、太平洋側で実質的な進展が得られず、通商的な観点から中国に十分に対抗できず、ウクライナ情勢に対する解決策も得られず、外交政策においては弱体化しているように見えた。と疑問を抱き、イスラエルに対して不安定な態度を維持した。バイデンにとって不利なこれらの問題は、トランプ大統領にかつての敵対者を攻撃する理由を与え、経済成長と失業率の削減によって得られる成果のメリットを曖昧にしている。共和党はバイデンの年齢に焦点を当てたが、選挙での対立後の明らかな困難によってさらに悪化したが、もしバイデンが再出馬することが人間的に正当であるとすれば、党は候補者の状況についての真剣な検討を欠いていたことを明記しなければならない。選挙運動の努力を支援する本当の能力について。その兆候はかなり前からあったことは明らかだが、辞任する大統領を有権者に再提示する機会を問う勇気ある行動さえも、行動が欠如していた。これは、トランプ氏が特に暴力的で不可解な口調で選挙キャンペーンをどのように実施したであろうという事実も考慮している。退任する大統領の立候補を再開しないのは確かに簡単ではないが、党の状況管理がずさんなため、コンセンサスが最高潮に達した共和党の行動に圧力を受けている有権者に深刻な不確実性が生じている。民主党は派閥に分かれており、動けないという特徴があり、それが長引けばトランプ氏の本当の国民投票が確実になっていただろう。共和党候補者の過剰な力によって引き起こされる権威主義的漂流への恐怖だけが、党指導者らを別の解決策へと動かした。時宜を得たものではなく、何よりもイレギュラーな決定ではあったが、候補者を交代させるという選択がトランプに効果的に対抗する唯一の方法であるように見えるが、バイデンの屈辱を避けるためにここまで早く行動する必要はなかった。撤退のこと。つまり、共和党が本来の特徴をすべて失い、トランプの人質になったとしても、民主党もそれほど良い状況ではないということだ。私たちは、アメリカの政治状況がある種の行き詰まりに陥っていることを理解しています。なぜなら、自分たちにできるだけ多くの権力を確保したいだけの無能な人々によって人質に取られ、ますます個人主義的で無関心になっている有権者を欺いているからです。この文脈において、バイデン氏の一歩退きは大いに評価されるべきであり、退任する大統領は、国をトランプ新大統領に引き渡すことを避けるために自らの野心を犠牲にすることができる、ある種の政治的巨人として浮上している。今、民主党は候補者を勝利に導くことができる組織をどのようにして確立するかを知らなければならない。バイデン氏の行為は、勝利を目指し、米国と世界がトランプ新大統領の惨事を繰り返さないようにするために、内部分裂を克服できる選挙機構の再構築の出発点となるものでなければならない。

بايدن يستقيل لكنه يبرز كعملاق سياسي

 وقد اتسم خطاب بايدن بشأن قرار عدم الترشح بتنازله باعتباره عملاً من أعمال الكرم وحماية الديمقراطية الأمريكية، وهو في الأساس تضحية شخصية لتجنب ترك البلاد في أيدي ترامب. لقد ادعى بايدن بحق نتائج رئاسته، وخاصة الاقتصادية، ووعد بعدم ترك أهم منصب في الولايات المتحدة في وقت مبكر، كما طلب خصومه السياسيون مرارا وتكرارا. وفي الواقع، فإن مبررات انسحابه، وإن كانت تتضمن الدفاع الصحيح عن الديمقراطية الأميركية، يجب أن تركز حتماً على عدم تقدير القيادة الديمقراطية، وعلى تدني قيمة استطلاعات الرأي، وعلى الحالة الصحية، والذي لا يبدو أنه يسمح بالإدارة الكافية لولاية جديدة محتملة وهروب المستثمرين. والحقيقة هي أن بايدن، من دون عوائق مادية، كان يستحق إعادة ترشيحه على وجه التحديد لنتائج ولايته، وخاصة التي تحققت في المجال الداخلي، الذي تزداد صعوبة إدارته مقارنة بالسياسة الخارجية؛ ومع ذلك، بدا الرئيس المنتهية ولايته أضعف في السياسة الخارجية، مع القرار المثير للجدل بالتخلي عن أفغانستان، وعدم تحقيق تقدم كبير على الجانب الهادئ، وعدم مواجهة الصين بما فيه الكفاية من وجهة نظر تجارية، وعدم التوصل إلى حل للأزمة الأوكرانية. لقد تساءلوا وحافظوا على موقف غير آمن تجاه إسرائيل. هذه القضايا، غير المواتية لبايدن، أعطت ترامب الأسباب لمهاجمة خصمه السابق، مما أدى إلى حجب مزايا النتائج التي تم الحصول عليها مع النمو الاقتصادي وانخفاض البطالة. وركز الجمهوريون على عمر بايدن، الذي تفاقم بسبب الصعوبات الواضحة بعد المواجهة الانتخابية، لكن لا بد من تحديد أنه إذا كان من المشروع إنسانيا أن يترشح بايدن مرة أخرى، فإن الحزب كان يفتقر إلى فحص جدي لوضع المرشح والمرشح. على القدرة الحقيقية على دعم مجهود الحملة الانتخابية. العلامات الواضحة كانت موجودة منذ فترة، وكان هناك عدم تحرك، ولو شجاع، للتشكيك في إمكانية إعادة تقديم الرئيس المنتهية ولايته أمام الناخبين. ويأخذ هذا في الاعتبار أيضًا حقيقة الطريقة التي كان سيدير ​​بها ترامب الحملة الانتخابية، بنبرة عنيفة ومحيرة بشكل خاص. من المؤكد أنه ليس من السهل عدم تجديد ترشيح الرئيس المنتهية ولايته، إلا أن الإدارة السيئة لوضع الحزب ولدت حالة من عدم اليقين العميق لدى الناخبين الذين يتعرضون لضغوط العمل الجمهوري الذي كان بمثابة تصعيد للإجماع. كان الحزب الديمقراطي منقسما إلى عشائر، وكان يتسم بالجمود، الذي، إذا طال أمده، كان سيضمن لترامب استفتاء حقيقيا. فقط الخوف من الانجراف الاستبدادي، الناجم عن القوة المفرطة للمرشح الجمهوري، دفع قادة الحزب نحو حل بديل. ورغم أن هذا القرار لم يكن في الوقت المناسب، وقبل كل شيء، قرارا غير منتظم، يبدو أن اختيار استبدال المرشح هو السبيل الوحيد لمواجهة ترامب بشكل فعال، ومع ذلك، لم يكن من الضروري الوصول إلى هذه النقطة والتحرك في وقت مبكر لتجنب إذلال بايدن الانسحاب؛ باختصار، إذا فقد الحزب الجمهوري كل خصائصه الأصلية، وأصبح رهينة ترامب، فإن الحزب الديمقراطي ليس أفضل حالا أيضا. ونحن نتفهم كيف وصل الوضع السياسي الأميركي إلى نوع من الجمود، لأنه أصبح رهينة بين أشخاص يفتقرون إلى الكفاءة ولا يريدون إلا تأمين أكبر قدر ممكن من السلطة لأنفسهم، فيخدعون الناخبين الذين أصبحوا فرديين وغير مهتمين على نحو متزايد. وفي هذا السياق، لا بد من تقدير كبير لتراجع بايدن، حيث يظهر الرئيس المنتهية ولايته كنوع من العملاق السياسي، القادر على التضحية بطموحاته الخاصة من أجل تجنب تسليم البلاد لرئاسة ترامب الجديدة. والآن يتعين على الحزب الديمقراطي أن يعرف كيف يمنح نفسه منظمة قادرة على قيادة مرشحه إلى النصر. يجب أن يوفر تصرف بايدن نقطة انطلاق لإعادة بناء الآلة الانتخابية القادرة على التغلب على الانقسامات الداخلية لمحاولة الفوز ومنع الولايات المتحدة والعالم من تكرار كارثة رئاسة ترامب الجديدة.