Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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mercoledì 31 gennaio 2018
イスラム国家の新しい戦略
イラクとシリアの領土の主権の損失を補償するためにイスラム国家の全体的な戦略は、国家の現実に根ざしたグループ内でリーディングポジションを取るために、イスラム急進内の比較に基づいています。アフガニスタンでの目標は、タリバンの場合はイスラム国家は地元のクレームはと見られている国境を越えたイスラム教の確認を取るために国籍の外に戦いを継続する意向何ので、パレスチナではハマスの組織が、あります聖戦の普及の障害となる。 (異なる電流のタリバンがあるが)の比較を誇張しようカリフ軍のオープン敵意、それらを減算しませんタリバンの両方が、ハマスが大きいの拡散に眺めても、スンニ派の間に入るという事実潜在的な新入社員や投資を盗むことができ、これらの組織の弱体化を介して自分の理想。タリバンとハマスの両方が、戦いの目的として、シーア派とキリスト教徒に統一されていることは特異的になります。イスラム国家がこの戦略を継続し、ある程度の成功を収めれば、漸進的な不安定化の危険性は非常に具体的になる可能性がある。この文脈では、ハマスに関する宣言には、過小評価してはならない重要な意味が含まれています。まずイスラム国家のシナイ半島の領土に定住しようとしている:ハマス、エジプトとイスラエルにも自分自身を攻撃する戦略的な領域であり、最も重要なメディアの対象です。それも、選挙で始まり、どこムスリム同胞団の不満がテロにチャネリングする機会を提供するかもしれない国では、改宗するエジプトを入力しようとする意志を無視されていません。イスラム国家のハマス批判に関しては、彼らはまた、パレスチナの組織は、イランとヒズボラ、両方のシーア派のマトリックスで進めている提携に関するものです。スンニ派のメンバーであるハマスのシーア派へのアプローチは、3人の主体がイスラエル国家を主要敵としているため、強制的な動きであった。テルアビブとワシントンの結果の一つとも責任があるため、パレスチナ領土の拡大、ガザ地区の人口の差別の非常識な政策を、イランに向かってと、最近、ハマスをプッシュする正しかったです米国のユダヤ人国家の首都としてエルサレムの一方的な認識。これまでのところ限られたが、これは、成功に効果的にイスラエルと戦うための最後のチャンスの一種カリフを参照してくださいパレスチナ人、の間でイスラム国家に貢献しています。今のテルアビブで彼らは、イスラム国家イスラエルの領土から数キロの存在によって心配していないようです実際には、ハマスの脅迫的な存在について、常に主要な関心事。この詳細は、イスラエル側では、パレスチナ組織の小型化を目指して、イスラム国家とハマスの間の対立が増加することを好意的に見ることができた。シナイのイスラム国家の存在を過小評価と相まって、この可能態度は、地域のバランスとイスラエルの非常にセキュリティのために非常に危険である可能性があります。カリフによってハマスとの対決のための他の可能な理由で、初期のイスラム国家で、おそらくいくつかのスンニ派の州からの資金援助を受けていることに留意すべきで、アサド政権をダウンさせると、イラクのスンニ派の一部を不安定にすることを目指して誰シーア派を表現している政府のバガドの存在のために。地域のバランスをもかかわらず、装着していないので、歴史のこの部分は、ホワイトハウスの異なる姿勢を与え、反イランを自分自身を繰り返した後、テヘランの同盟国に対するだろうという危険性は、破棄されないチャンスですシリアの紛争の終結、または推定。多くの場合、殉教する運命に狂信者からなる、イスラム国家のようなグループを操縦、それはカリフに可能な支援によって引き起こされる可能性災害を解消う、より複雑な、あまりにも難しいようではありません。
الاستراتيجية الجديدة للدولة الإسلامية
وتستند
الاستراتيجية العالمية للدولة الإسلامية للتعويض عن فقدان السيادة على
الأراضي السورية والعراقية إلى المواجهة داخل الراديكالية الإسلامية، لتولي
مكانة بارزة داخل جماعات متجذرة في الحقائق الوطنية. إذا
كان الهدف في أفغانستان هو طالبان، في فلسطين هو منظمة حماس، وهذا لأن
الدولة الإسلامية تعتزم مواصلة معركة خارج الجنسيات لمتابعة تأكيد
الإسلاموية عبر الوطنية، حيث ينظر إلى المطالبات المحلية على أنها عقبة أمام انتشار الحرب المقدسة. حقيقة
أن كلا من حركة طالبان أن حماس تقع بين أهل السنة (على الرغم من أن حركة
طالبان من مختلف الحالي) لا طرح منهم إلى العداء السافر للقوات الخلافة،
التي تسعى إلى المبالغة في المقارنة، وأيضا مع وجهة نظر في زيادة نشر ومثلها من خلال إضعاف المنظمات التي يمكن أن تسرق المجندين والاستثمارات. يصبح من المفرد أن كل من طالبان وحماس، متحدة للشيعة والمسيحيين، كأهداف يجب محاربتها. وإذا
كان على الدولة الإسلامية أن تواصل هذه الاستراتيجية وتحقق بعض النجاح،
فإن خطر زعزعة الاستقرار التدريجي يمكن أن يكون ملموسا جدا؛ وفي هذا السياق، يتضمن إعلان الحرب على حماس آثارا هامة يجب عدم التقليل من شأنها. أولا
وقبل كل شيء، تحاول الدولة الإسلامية الاستقرار في أراضي شبه جزيرة سيناء:
فهي منطقة استراتيجية للهجوم على حماس ومصر وحتى إسرائيل نفسها، التي تعد
أهم هدف إعلامي. كما
أن الإرادة في محاولة لدخول مصر إلى التبشير، في البلد الذي سيخوض
الانتخابات، حيث يمكن أن يثير استياء جماعة الإخوان المسلمين فرصة لتوجيهها
نحو الإرهاب. وفيما
يتعلق بحماس، فإن انتقاد الدولة الإسلامية يتعلق أيضا بالتحالف الذي تقوم
به المنظمة الفلسطينية مع إيران وحزب الله، وكلاهما شيعي. لقد
كانت مقاربة حماس، التي يكون أعضائها من السنة، للشيعة تحركا قسريا لأن
جميع الموضوعات الثلاثة هي العدو الرئيسي للدولة الإسرائيلية. وكان
من عواقب ومسؤوليات تل أبيب وواشنطن على وجه التحديد دفع حماس نحو إيران،
بسبب سياسة التوسع التي لا معنى لها في الأراضي الفلسطينية، والتمييز ضد
سكان قطاع غزة، وأخيرا، والاعتراف من جانب واحد بالقدس عاصمة للدولة اليهودية من قبل الولايات المتحدة. وقد
ساهم ذلك في نجاح الدولة الإسلامية، وإن كان محدودا حتى الآن، بين
الفلسطينيين، الذين يرون في الخلافة فرصة أخيرة للقتال الإسرائيلي على نحو
فعال. في
الوقت الراهن في تل أبيب لا يبدو أنهم قلقون من وجود الدولة الإسلامية على
بعد بضعة كيلومترات من الأراضي الإسرائيلية، في الواقع أكبر المخاوف دائما
قلق التهديد وجود حماس. فإن
هذه التفاصيل يمكن أن ترى بشكل إيجابي، على الجانب الإسرائيلي، زيادة في
المواجهة بين تنظيم الدولة الإسلامية وحماس بهدف تقليص حجم التنظيم
الفلسطيني. وهذا
الموقف النهائي، إضافة إلى التقليل من شأن وجود تنظيم الدولة الإسلامية في
سيناء يمكن أن يكون خطرا جدا على التوازنات الإقليمية وأمن إسرائيل. على
الأسباب الأخرى المحتملة للمواجهة مع حماس قبل الخلافة، وتجدر الإشارة إلى
أن في وقت مبكر على دولة إسلامية تلقت ربما التمويل من عدة دول سنية، الذي
يهدف إلى إسقاط نظام الأسد وزعزعة استقرار الجزء السني في العراق ، لوجود حكومة في بغداد تعبر عن الشيعة. الخطر
أن هذا الجزء من التاريخ سوف يعيد نفسه، نظرا لموقف مختلف في البيت
الأبيض، مضاد إيران ومن ثم ضد حلفاء طهران هو فرصة لا يمكن التخلص منها،
وذلك لأن توازن المنطقة لم يجلس على الرغم من أو يفترض، أو يفترض، النزاع السوري. إن
مناورة مجموعة مثل الدولة الإسلامية، التي تتألف من متعصبين كثيرا ما
يكرسون للاستشهاد، لا تبدو صعبة للغاية، وأكثر تعقيدا هو معالجة الكوارث
المحتملة الناجمة عن دعم محتمل للخلافة.
martedì 30 gennaio 2018
Afghanistan: la pericolosa rivalità tra talebani e Stato islamico
L’evoluzione della situazione afghana pone in rilievo una competizione all’interno del terrorismo islamico, che può concretamente vanificare tutti gli sforzi per dare stabilità al paese. Il progressivo distacco degli Stati Uniti, ha determinato, sopratutto con la presidenza Trump, una diversa tattica per la salvaguardia del governo di Kabul, incentrata quasi esclusivamente sull’opzione militare, che ha preferito privilegiare le operazioni delle forza aerea con bombardamenti, che hanno spesso anche colpito i civili. La scelta della risposta militare ha notevolmente ridotto gli interventi umanitari, che avevano come scopo quello di accreditare presso la popolazione locale il governo centrale ed i suoi alleati stranieri. Ciò ha contribuito ad una diminuzione di fiducia e di consenso presso le autorità di Kabul, che ha favorito il crescente inserimento dei talebani come soggetto politico. L’intenzione dei talebani è quella di diventare una forza politica riconosciuta all’interno del processo di pacificazione nazionale, grazie anche alla componente tribale, la cui rilevanza dovrebbe essere la base per l’accredito nelle trattative con il governo. Tuttavia, se da un lato, diversi settori politici afghani si sono detti favorevoli ad una soluzione che potesse comprendere i gruppi talebani al tavolo delle trattative, le offerte fatte sono state giudicate insufficienti, anche per la contrarietà statunitense, orientamento già intrapreso con la presidenza Obama. La strategia dei gruppi talebani è così diventata quella di fare mancare la percezione della legittimità del governo centrale, creando instabilità con attentati, che, all’inizio erano mirati contro installazioni militari o governative e che non dovevano coinvolgere i civili. Nel contempo, però, l’ingresso di miliziani dello Stato islamico provenienti dalle province pakistane confinanti con il paese afghano, ha creato una situazione inedita, che ha avuto il risultato di cambiare le modalità terroristiche dei talebani. Gli obiettivi degli uomini del califfato, almeno per il momento, non sembrano avere un orizzonte politico ben definito o paragonabile alle ambizioni dei talebani, la percezione è che intendano fare dell’Afghanistan una sorta di campo di addestramento dove raccogliere i miliziani fuggiti dal territorio dove veniva esercitata la sovranità dello Stato islamico ed, allo stesso tempo, quello di reclutare gli afghani più radicalizzati. A differenza dei talebani, il califfato sembra avere focalizzato la propria attenzione sulla capitale Kabul, con attentati tipici del terrorismo che venivano eseguiti, ad esempio in Irak, prima dell’affermazione dello Stato islamico e che sono ripresi dopo la sconfitta militare del califfato. Si tratta di atti terroristici particolarmente violenti, praticati spesso da kamikaze, che colpiscono luoghi frequentati dalla popolazione locale o da stranieri e che devono avere una grande risonanza mediatica. Per competere su questo terreno i talebani hanno dovuto adeguarsi a queste tecniche terroristiche per contenere l’ascesa mediatica delle milizie del califfato presenti nel paese; lo Stato islamico ha individuato una parte della popolazione, quella più radicale, che non si trova d’accordo con l’intenzione dei talebani di diventare un soggetto politico ufficiale e quindi, seppure tra tutti le distinzioni possibili, collaborare con un governo che fonda la sua esistenza grazie all’intervento esterno. Dal punto di vista internazionale l’ingresso del califfato in Afghanistan ha una valenza molto pericolosa: se, da un lato sembra impossibile la ripetizione di quanto accaduto in Siria ed in Irak, proprio grazie alla presenza dei talebani, esiste la concreta possibilità che alcune parti del paese, le più remote e meno controllate, possano diventare una base dell’integralismo islamico presso cui ricostruire quelle ambizioni di sovranità o, comunque, che diventino il centro da cui inviare il terrorismo in tutto il mondo. La vicinanza con il Pakistan, i cui servizi segreti sono frotemente sospettati di contiguità con il radicalismo islamico, alimenta questo timore. Per una normalizzazione del paese afghano, necessaria alla stabilità regionale, occorre sfruttare questo antagonismo, cercando di integrare il movimento talebano, partendo dalle sue componenti meno estremiste e più ragionevoli, nell’amministrazione del paese: ma ciò è molto difficile perchè la condizione necessaria è che quelli che sono individuati come forza straniera di occupazione lascino il territorio nazionale. Ciò spaventa la parte della popolazione che è contro l’integralismo e non assicura al governo del paese la sopravvivenza, l’unica soluzione, purtroppo non certo veloce, è la riapertura di negoziati che abbiano come punto di partenza maggiori concessioni ai talebani e la ricerca di punti di contatto comuni. Nel mentre l’attività principale delle forze armate afghane dei suoi alleati sarà quella di cercare di sventare più attentati possibili.
Afghanistan: the dangerous rivalry between the Taliban and the Islamic State
The
evolution of the Afghan situation highlights a competition within
Islamic terrorism, which can concretely undermine all efforts to
stabilize the country. The
progressive separation of the United States, determined, especially
with the Trump presidency, a different tactic for the protection of the
Kabul government, focused almost exclusively on the military option,
which preferred to favor the operations of the air force with bombings,
which often even hit civilians. The
choice of military response has greatly reduced humanitarian
interventions, which aimed to accredit the central government and its
foreign allies with the local population. This
contributed to a decrease in trust and consensus among the Kabul
authorities, which encouraged the growing inclusion of the Taliban as a
political subject. The
intention of the Taliban is to become a recognized political force
within the process of national pacification, thanks also to the tribal
component, whose relevance should be the basis for accreditation in
negotiations with the government. However,
while on the one hand, several Afghan political sectors said they were
in favor of a solution that could include the Taliban groups at the
negotiating table, the offers made were considered insufficient, partly
because of the US opposition, an orientation already taken with the
Obama presidency . The
strategy of the Taliban groups has thus become that of missing the
perception of the legitimacy of the central government, creating
instability with attacks, which were initially targeted against military
or government installations and that did not involve civilians. At
the same time, however, the entry of militiamen of the Islamic State
from the Pakistani provinces bordering the Afghan country, has created
an unprecedented situation, which has the result of changing the
terrorist modes of the Taliban. The
objectives of the men of the caliphate, at least for the moment, do not
seem to have a clear political horizon or comparable to the ambitions
of the Taliban, the perception is that they intend to make Afghanistan a
sort of training camp where to collect the militiamen who fled from the
territory where the sovereignty of the Islamic State was exercised and, at the same time, that of recruiting the most radicalized Afghans. Unlike
the Taliban, the caliphate seems to have focused its attention on the
capital Kabul, with attacks typical of terrorism that were carried out,
for example in Iraq, before the assertion of the Islamic State and which
resumed after the military defeat of the caliphate. These
are particularly violent acts of terrorism, often practiced by
kamikaze, which affect places frequented by the local population or
foreigners and which must have a great media coverage. To
compete on this ground the Taliban had to adapt to these terrorist
techniques to contain the media rise of the caliphate militias in the
country; the
Islamic State has identified a part of the population, the most
radical, which does not agree with the intention of the Taliban to
become an official political subject and therefore, although among all
the possible distinctions, collaborate with a government that bases the its existence thanks to external intervention. From
an international point of view the entry of the caliphate in
Afghanistan has a very dangerous value: if, on the one hand, it seems
impossible to repeat what happened in Syria and in Iraq, thanks to the
presence of the Taliban, there is the concrete possibility that some
parts of
the country, the most remote and least controlled, can become a basis
of Islamic fundamentalism in which to rebuild those ambitions of
sovereignty or, however, that become the center from which to send
terrorism throughout the world. The
proximity to Pakistan, whose secret services are frivolously suspected
of being linked to Islamic radicalism, fuels this fear. For
a normalization of the Afghan country, necessary for regional
stability, this antagonism must be exploited, trying to integrate the
Taliban movement, starting from its less extremist and more reasonable
components, into the administration of the country: but this is very
difficult because the necessary condition is that those who are identified as a foreign occupation force leave the national territory. This
scares the part of the population that is against the fundamentalism
and does not guarantee the survival of the country, the only solution,
unfortunately not fast, is the reopening of negotiations that have as a
starting point more concessions to the Taliban and the research of common contact points. Meanwhile, the main activity of the Afghan armed forces of its allies will be to try to stop as many attacks as possible.
Afganistán: la peligrosa rivalidad entre los talibanes y el Estado islámico
La
evolución de la situación afgana pone de relieve una competencia dentro
del terrorismo islámico, que puede socavar concretamente todos los
esfuerzos para estabilizar el país. La
separación gradual de los Estados Unidos, ha determinado, sobre todo
con la presidencia Trump, una táctica diferente para la protección del
gobierno de Kabul, centrado casi exclusivamente en la opción militar,
que prefiere a favorecer las operaciones de los bombardeos de la fuerza
aérea, que tienen a menudo incluso golpear a civiles. La
elección de la respuesta militar ha reducido en gran medida las
intervenciones humanitarias, que tenían como objetivo acreditar al
gobierno central y sus aliados extranjeros con la población local. Esto
contribuyó a una disminución de la confianza y el consenso entre las
autoridades de Kabul, lo que alentó la creciente inclusión de los
talibanes como un tema político. La
intención de los talibanes es convertirse en una fuerza política
reconocida en el proceso de reconciliación nacional, gracias al
componente tribal, la importancia de lo que debe ser la base para su
abono en las negociaciones con el gobierno. Sin
embargo, si por una parte, varios sectores políticos afganos estaban a
favor de una solución que incluya a los grupos talibanes a la mesa de
negociación, las ofertas fueron consideradas demasiado pequeña, incluso
para la oposición de Estados Unidos, ya realizada de orientación con la
presidencia de Obama . Así
pues, la estrategia de los grupos talibanes se ha convertido en el de
perder la percepción de legitimidad del gobierno central, creando
inestabilidad y los ataques, que fueron dirigidos inicialmente a las
instalaciones militares o del gobierno y que no debe afectar a la
población civil. Al
mismo tiempo, sin embargo, la entrada de militantes del estado islámico
de las provincias paquistaníes vecinos con el país de Afganistán, ha
creado una nueva situación, que ha tenido el resultado de cambiar el
modo del terrorista talibán. Los
objetivos de los hombres del califato, al menos por el momento, parecen
tener un horizonte político bien definido o comparables a las
ambiciones de los talibanes, la percepción tiene la intención de
convertir Afganistán en una especie de campo de entrenamiento donde
reunir la milicia huyó del territorio donde se ejerció la soberanía del Estado islámico y, al mismo tiempo, la de reclutar a los afganos más radicalizados. A
diferencia de los talibanes, el califato parece haber centrado su
atención en la capital, Kabul, con ataques típicos de terrorismo que se
hicieron, por ejemplo en Irak, la primera afirmación del Estado islámico
y se reanuda después de la derrota militar del califato. Es
particularmente violentos actos terroristas, que se practica a menudo
por suicidas, los lugares frecuentados por los locales o extranjeros que
golpea y que deben tener una gran cobertura de los medios. Para
competir en este terreno, los talibanes han tenido que adaptarse a
estas técnicas terroristas para contener el ascenso de las milicias de
los medios Califato en el país; el
estado islámico ha identificado una parte de la población, la más
radical, que no está de acuerdo con la intención de los talibanes para
convertirse en un partido político oficial y luego, incluso entre todas
las posibles distinciones, colaborar con un gobierno que las bases su existencia gracias a la intervención externa. Desde
el punto de vista internacional, la entrada del califato en Afganistán
un significado muy peligroso, mientras que, por un lado, parece
imposible la repetición de lo que ocurrió en Siria e Irak, gracias a la
presencia de los talibanes, existe la posibilidad real de que algunas
partes el
país, la más remota y menos controlada, puede convertirse en una base
del fundamentalismo islámico a partir del cual reconstruir esas
ambiciones o la soberanía, sin embargo, se convierten en el centro desde
el que enviar el terrorismo en todo el mundo. La
proximidad a Pakistán, cuyos servicios secretos son sospechados
frívolamente de estar vinculados al radicalismo islámico, alimenta este
temor. Para
una normalización del país de Afganistán, necesaria para la estabilidad
regional, hay que aprovechar de este antagonismo, tratando de integrar
el movimiento talibán, a partir de sus componentes menos extremas y más
razonables, en la administración del país, pero esto es muy difícil, ya
que es la condición necesaria que aquellos que son identificados como una fuerza de ocupación extranjera abandonen el territorio nacional. Esto
asusta a la parte de la población que está en contra el fundamentalismo
y el país no asegura la supervivencia del gobierno, la única solución,
por desgracia, sin duda no es rápido, es la reapertura de las
negociaciones que tienen como punto de partida para más concesiones a
los talibanes y la investigación de puntos de contacto comunes. Mientras
tanto, la principal actividad de las fuerzas armadas afganas de sus
aliados será tratar de detener tantos ataques como sea posible.
Afghanistan: Die gefährliche Rivalität zwischen den Taliban und dem Islamischen Staat
Die
Entwicklung der Situation in Afghanistan zeigt einen Wettbewerb
innerhalb des islamischen Terrorismus, der konkret alle Bemühungen zur
Stabilisierung des Landes untergraben kann. Die
allmähliche Trennung der Vereinigten Staaten hat, vor allem mit der
Präsidentschaft Trump, eine andere Taktik für den Schutz der Regierung
in Kabul, konzentrierte sich fast ausschließlich auf die militärische
Option bestimmt, die die Operationen der Luftwaffe Bombenanschläge zu
begünstigen bevorzugt, die oft traf sogar Zivilisten. Die
Wahl der militärischen Antwort hat humanitäre Interventionen stark
reduziert, die darauf abzielten, die Zentralregierung und ihre
ausländischen Verbündeten mit der lokalen Bevölkerung zu akkreditieren. Dies
trug dazu bei, dass das Vertrauen und der Konsens unter den Kabuler
Behörden zurückgingen, was die zunehmende Einbeziehung der Taliban als
politisches Subjekt förderte. Die
Absicht der Taliban ist es, eine anerkannte politische Kraft im Prozess
der nationalen Befriedung zu werden, auch dank der tribalen Komponente,
deren Relevanz die Grundlage für die Akkreditierung in Verhandlungen
mit der Regierung sein sollte. Wenn
jedoch die einerseits mehr afghanischen politische Sektoren zugunsten
einer Lösung waren, die die Taliban-Gruppen an den Verhandlungstisch
umfassen würden, wurden die Gebote zu klein betrachtet, auch für die
US-Opposition, bereits unternommenen Orientierung mit der
Obama-Präsidentschaft . Die
Strategie der Taliban-Gruppen besteht darin, die Wahrnehmung der
Legitimität der Zentralregierung zu verfehlen und Instabilität mit
Angriffen zu schaffen, die ursprünglich gegen militärische oder
staatliche Einrichtungen gerichtet waren und Zivilisten nicht
einschlossen. Gleichzeitig
hat jedoch die Einreise von Milizionären des Islamischen Staates aus
den pakistanischen Provinzen, die an das afghanische Land angrenzen,
eine beispiellose Situation geschaffen, die zu einer Veränderung der
terroristischen Modi der Taliban geführt hat. Die
Ziele der Männer des Kalifats, zumindest für den Moment scheinen einen
wohldefinierte politischen Horizont oder vergleichbar mit den Ambitionen
der Taliban zu haben, die Wahrnehmung Afghanistan in eine Art
Trainingsplatz zu verwandeln beabsichtigt, wo die Miliz zu sammeln, das
Gebiet geflohen, wo die Souveränität des Islamischen Staates wurde ausgeübt und gleichzeitig die Rekrutierung der radikalsten Afghanen. Im
Gegensatz zu den Taliban, das Kalifat seine Aufmerksamkeit auf die
Hauptstadt konzentriert zu haben scheint, Kabul, mit typischen Angriffen
des Terrorismus, die gemacht wurden, zum Beispiel im Irak, die erste
Bestätigung des islamischen Staates und wieder nach der militärischen
Niederlage des Kalifats. Dies
sind besonders gewalttätige Terrorakte, die oft von Kamikaze
praktiziert werden, die Orte betreffen, die von der lokalen Bevölkerung
oder Ausländern frequentiert werden und die eine große
Medienberichterstattung haben müssen. Um
auf diesem Boden bestehen zu können, mussten sich die Taliban auf diese
terroristischen Techniken einstellen, um den Medienaufstand der
Kalifatsmilizen im Land einzudämmen; der
Islamische Staat hat einen Teil der Bevölkerung identifiziert, den
radikalsten, der nicht mit der Absicht der Taliban einverstanden ist,
ein offizielles politisches Subjekt zu werden, und deshalb, obwohl unter
allen möglichen Unterscheidungen, mit einer Regierung zusammenarbeitet,
die die Basis stützt seine Existenz dank externer Intervention. Vom
internationalen Sicht eine sehr gefährliche Bedeutung der Eingang des
Kalifats in Afghanistan, während auf der einen Seite scheint es
unmöglich, die Wiederholung dessen, was passiert ist in Syrien und dem
Irak, dank der Anwesenheit der Taliban besteht die reale Möglichkeit,
dass einige Teile des
Landes, das am entferntesten und am wenigsten kontrolliert wird, kann
eine Basis des islamischen Fundamentalismus werden, um diese Ambitionen
der Souveränität wieder aufzubauen oder aber das Zentrum zu werden, von
dem aus der Terrorismus in die ganze Welt geschickt wird. Die
Nähe zu Pakistan, dessen Geheimdienste leichtfertig mit dem islamischen
Radikalismus in Verbindung gebracht werden, verstärkt diese Angst. Für
eine Normalisierung des afghanischen Landes, die für die regionale
Stabilität, müssen wir die Vorteile dieses Antagonismus nehmen und
versuchen, die Taliban-Bewegung zu integrieren, aus seinen Komponenten
beginnend weniger extrem und vernünftigen, in der Verwaltung des Landes,
aber das ist sehr schwierig, weil es die notwendige Bedingung ist dass diejenigen, die als ausländische Besatzungstruppen identifiziert werden, das Staatsgebiet verlassen. Das
erschreckt den Teil der Bevölkerung, der gegen den Fundamentalismus ist
und nicht das Überleben des Landes garantiert, die einzige, leider
nicht schnelle Lösung ist die Wiederaufnahme von Verhandlungen, die den
Taliban und der Forschung mehr Zugeständnisse machen gemeinsamer Kontaktpunkte. Die Hauptaufgabe der afghanischen Streitkräfte der Alliierten wird es sein, so viele Angriffe wie möglich zu stoppen.
Afghanistan: la rivalité dangereuse entre les talibans et l'État islamique
L'évolution
de la situation afghane met en évidence une compétition au sein du
terrorisme islamique, qui peut concrètement saper tous les efforts de
stabilisation du pays. La
séparation progressive des États-Unis, a déterminé, en particulier avec
la présidence Trump, une autre tactique pour la protection du
gouvernement de Kaboul, a porté presque exclusivement sur l'option
militaire, qui a préféré favoriser les opérations des bombardements de
la force aérienne, qui ont souvent même frappé des civils. Le
choix de la réponse militaire a considérablement réduit les
interventions humanitaires, qui visaient à accréditer le gouvernement
central et ses alliés étrangers auprès de la population locale. Cela
a contribué à une diminution de la confiance et du consensus parmi les
autorités de Kaboul, ce qui a encouragé l'inclusion croissante des
talibans en tant que sujet politique. L'intention
des Talibans est de devenir une force politique reconnue dans le
processus de pacification nationale, grâce également à la composante
tribale, dont la pertinence devrait être la base de l'accréditation dans
les négociations avec le gouvernement. Toutefois,
si d'une part, plusieurs secteurs politiques afghans étaient en faveur
d'une solution qui inclurait les groupes talibans à la table des
négociations, les offres ont été jugées trop petites, même pour
l'opposition des États-Unis, déjà entrepris l'orientation avec la
présidence Obama . La
stratégie des groupes talibans est ainsi devenue celle de manquer la
perception de la légitimité du gouvernement central, créant une
instabilité avec des attaques, initialement ciblées contre des
installations militaires ou gouvernementales et qui n'impliquaient pas
les civils. En
même temps, cependant, l'entrée des militants de l'État islamique des
provinces voisines du Pakistan avec le pays afghan, a créé une situation
nouvelle, qui a eu pour résultat de changer le mode du terroriste
taliban. Les
objectifs des hommes du califat, au moins pour l'instant, semblent
avoir un horizon politique bien défini ou comparable aux ambitions des
talibans, la perception a l'intention de transformer l'Afghanistan en
une sorte de terrain d'entraînement où rassembler les milices ont fui le
territoire où la souveraineté de l'État islamique s'exerçait et, en même temps, celle de recruter les Afghans les plus radicalisés. Contrairement
à des talibans, le califat semble avoir concentré son attention sur la
capitale, Kaboul, avec des attaques typiques du terrorisme qui ont été
faites, par exemple en Irak, la première affirmation de l'Etat islamique
et a repris après la défaite militaire du califat. Ce
sont des actes de terrorisme particulièrement violents, souvent
pratiqués par des kamikazes, qui touchent des lieux fréquentés par la
population locale ou des étrangers et qui doivent avoir une grande
couverture médiatique. Pour
rivaliser sur ce terrain, les talibans ont dû s'adapter à ces
techniques terroristes pour contenir la montée des médias des milices
califes dans le pays; l'Etat
islamique a identifié une partie de la population, la plus radicale,
qui n'est pas d'accord avec l'intention des talibans de devenir un sujet
politique officiel et donc, bien que parmi toutes les distinctions
possibles, collabore avec un gouvernement qui fonde la son existence grâce à une intervention extérieure. Du
point de vue international, l'entrée du califat en Afghanistan un sens
très dangereux, alors que, d'une part, il semble impossible la
répétition de ce qui est arrivé en Syrie et en Irak, grâce à la présence
des talibans, il existe la possibilité réelle que certaines parties du
pays, le plus éloigné et le moins contrôlé, peut devenir une base du
fondamentalisme islamique dans lequel reconstruire ces ambitions de
souveraineté ou, cependant, qui deviennent le centre d'où envoyer le
terrorisme à travers le monde. La proximité du Pakistan, dont les services secrets sont soupçonnés d'être liés au radicalisme islamique, alimente cette peur. Pour
une normalisation du pays en Afghanistan, nécessaire à la stabilité
régionale, nous devons tirer profit de cet antagonisme, en essayant
d'intégrer le mouvement des talibans, à partir de ses composants moins
extrêmes et plus raisonnables, dans l'administration du pays, mais cela
est très difficile, car il est la condition nécessaire que ceux qui sont identifiés comme une force d'occupation étrangère quittent le territoire national. Ce
fait peur la partie de la population qui est contre l'intégrisme et ne
garantit pas le pays de la survie du gouvernement, la seule solution est
la réouverture malheureusement certainement pas rapide, des
négociations qui ont comme point de départ pour plus de concessions aux
talibans et à la recherche des points de contact communs. Pendant
ce temps, l'activité principale des forces armées afghanes de ses
alliés sera d'essayer d'arrêter autant d'attaques que possible.
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