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venerdì 15 maggio 2020

Pandemia, povertà e contrasto alla disuguaglianza

Gli effetti della pandemia non saranno soltanto quelli attuali, che sono ancora in corso e che sono prima di tutto di natura sanitaria. Con il solo abbassamento del contagio, non certo debellato, occorre però analizzare gli effetti, che già sono in corso, a livello economico, non solo di tipo locale ma con uno sguardo più vasto, di tipo macroeconomico. Uno degli effetti più pesanti previsti riguarda trenta milioni di persone, che vedrebbero la propria condizione peggiorare fino ad entrare nello stato di povertà estrema; questa stima, che riguarda soprattutto il continente africano, investe una moltitudine di conseguenze, che vanno ben aldilà del fondamentale aspetto morale. Una condizione così diffusa di povertà inquadrata nell’attuale contesto globalizzato non potrà non investire i flussi migratori, la maggiore facilità di reclutamento da parte di gruppi terroristici e le problematiche connesse al reperimento ed alla distribuzione delle risorse alimentari. Risulta chiaro che i paesi occidentali, specialmente quelli che si affacciano sul Mediterraneo, saranno presto sottoposti a pressioni più intense, che si rifletteranno sui rapporti tra gli stati e nelle dinamiche al loro interno; inoltre queste problematiche si sommeranno al calo del prodotto interno lordo che i paesi più ricchi stanno, peraltro già subendo. La previsione media riguarda una diminuzione circa del cinque per cento, ma per alcune nazioni questa diminuzione sarà ancora maggiore. Si capisce che le possibili conseguenze combinate dai fattori esterni ed esterni debbano essere affrontate con politiche capaci di procedere in modalità parallela e senza essere lasciate alla competenza dei singoli stati, che deve essere mitigata da organizzazioni sovranazionali, capaci di una maggiore capacità di manovra. Questo non vuole dire esautorare la sovranità dei singoli stati, che devono conservare le loro peculiarità, ma concentrare il maggior sforzo oneroso, in termini di organizzazione pratica, in organizzazioni più grandi, comunque controllate dalle singole nazioni. Il solo controllo sanitario, certamente essenziale, da solo non basta a scongiurare crisi economiche e quindi sociali; risulta essenziale la protezione dei posti di lavoro e dei redditi e quindi la capacità di spesa, specialmente a partire dai soggetti più deboli dell’insieme sociale. Questa considerazione investe a livello globale la necessità di contenere, in una prima fase, il fenomeno della diseguaglianza, per poi estendere le misure per cercare di attenuala il più possibile. Si tratta di uno sforzo enorme, che, purtroppo, non è condiviso a livello universale, sia da forze politiche, che da governi, ma che potrebbe avere effetti pratici sia dal punto di vista della politica interna, che di quella internazionale. Sul lungo periodo, cioè entro il 2030 le stime prevedono la possibilità di un aumento della povertà estrema per 130 milioni di persone, provocando uno stato di tensione sempre più alto, oltre che permanente. Secondo gli economisti delle Nazioni Unite misure di grande stimolo fiscale e monetario usate in maniera indiscriminata rischierebbero di essere deleterie, senza modalità di uso selettivo, capaci di contenere i fenomeni provocati dall’inflazione. Una iniezione di grande liquidità non orientata agli orientamenti produttivi rischierebbe di essere funzionale alla speculazione borsistica senza creare valore diffuso. Gli investimenti stanziati a seguito della pandemia devono essere orientati verso attività produttive capaci di creare lavoro e quindi reddito da redistribuire nella maniera più ampia possibile per permettere di attenuare gli effetti economici e sociale della crisi sanitaria. Ora questo è vero nelle società più evolute e complesse, ma ancora è più determinante nei paesi in via di sviluppo, che non deve vedere compressa quella tendenza economica di crescita che consente di aumentare i redditi medi pro capite, ancora troppo vicini ai redditi di sopravvivenza. Quello che è necessario comprendere è che oltre certi limiti non è più possibile comprimere i redditi dei paesi poveri, perché ciò provoca ricadute politiche in grado di compromettere equilibri già poco stabili, che si riflettono nella sfera economica e sociale globale. La pandemia, che tanti lutti e povertà ha portato sulla scena mondiale, deve essere anche una occasione per ripensare l’allocazione delle risorse globali in modo da favorire un piano complessivo di sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale in grado di assicurare un livello di redistribuzione capace di intaccare le diseguaglianze, per investire nella ricerca di un livello minimo di ricchezza da assicurare per tutti.

Pandemic, poverty and contrast to inequality

The effects of the pandemic will not only be the current ones, which are still ongoing and which are primarily of a health nature. With the mere lowering of the contagion, which is certainly not eradicated, however, it is necessary to analyze the effects, which are already underway, at an economic level, not only of the local type but with a broader, macroeconomic view. One of the heaviest effects expected concerns thirty million people, who would see their condition worsen until they enter the state of extreme poverty; this estimate, which concerns above all the African continent, involves a multitude of consequences, which go well beyond the fundamental moral aspect. Such a widespread condition of poverty framed in the current globalized context will not fail to affect migratory flows, the greater ease of recruitment by terrorist groups and the problems connected with finding and distributing food resources. It is clear that western countries, especially those bordering the Mediterranean, will soon be subjected to more intense pressure, which will reflect on relations between states and the dynamics within them; moreover, these problems will add up to the drop in gross domestic product that the richer countries are already suffering from. The average forecast is for a decrease of around five percent, but for some countries this decrease will be even greater. It is understood that the possible consequences combined by external and external factors must be addressed with policies capable of proceeding in parallel and without being left to the competence of individual states, which must be mitigated by supranational organizations capable of greater ability to maneuver. This does not mean de-authorizing the sovereignty of individual states, which must preserve their peculiarities, but concentrate the greatest onerous effort, in terms of practical organization, in larger organizations, however controlled by individual nations. Health check alone, certainly essential, alone is not enough to ward off economic and therefore social crises; protection of jobs and incomes is essential and therefore spending power, especially starting from the weakest individuals in the social whole. This consideration invests globally the need to contain, in a first phase, the phenomenon of inequality, and then extend the measures to try to mitigate it as much as possible. This is an enormous effort, which, unfortunately, is not shared universally, both by political forces and by governments, but which could have practical effects both from the point of view of internal and international politics. In the long term, that is, by 2030, estimates foresee the possibility of an increase in extreme poverty for 130 million people, causing an increasingly high, as well as permanent, state of tension. According to United Nations economists, measures of great fiscal and monetary stimulus used indiscriminately would risk being deleterious, without selective use, capable of containing the phenomena caused by inflation. An injection of great liquidity not oriented towards production orientations would risk being functional to stock exchange speculation without creating widespread value. Investments allocated following the pandemic must be oriented towards productive activities capable of creating work and therefore income to be redistributed in the widest possible way to allow the economic and social effects of the health crisis to be mitigated. Now this is true in the most advanced and complex societies, but it is still more decisive in developing countries, which must not see compressed that economic growth trend that allows to increase average per capita incomes, still too close to survival incomes. . What needs to be understood is that beyond certain limits it is no longer possible to compress the incomes of poor countries, because this causes political repercussions capable of compromising already unstable equilibriums, which are reflected in the global economic and social sphere. The pandemic, which has brought so much mourning and poverty to the world stage, must also be an opportunity to rethink the allocation of global resources in order to encourage an overall socially sustainable development plan capable of ensuring a level of redistribution. capable of affecting inequalities, to invest in the search for a minimum level of wealth to be guaranteed for all.

Pandemia, pobreza y contraste con la desigualdad.

Los efectos de la pandemia no solo serán los actuales, que todavía están en curso y que son principalmente de naturaleza saludable. Sin embargo, con la mera disminución del contagio, que ciertamente no se erradica, es necesario analizar los efectos, que ya están en marcha, a nivel económico, no solo del tipo local sino con una visión macroeconómica más amplia. Uno de los efectos más graves esperados concierne a treinta millones de personas, que verían que su condición empeora hasta que ingresen al estado de extrema pobreza; Esta estimación, que concierne sobre todo al continente africano, implica una multitud de consecuencias, que van mucho más allá del aspecto moral fundamental. Tal condición generalizada de pobreza enmarcada en el contexto globalizado actual no dejará de afectar los flujos migratorios, la mayor facilidad de reclutamiento por parte de grupos terroristas y los problemas relacionados con la búsqueda y distribución de recursos alimentarios. Está claro que los países occidentales, especialmente aquellos que bordean el Mediterráneo, pronto serán sometidos a una presión más intensa, que se reflejará en las relaciones entre los estados y la dinámica dentro de ellos; Además, estos problemas se sumarán a la caída del producto interno bruto que ya sufren los países más ricos. El pronóstico promedio es de una disminución de alrededor del cinco por ciento, pero para algunos países esta disminución será aún mayor. Se entiende que las posibles consecuencias combinadas por factores externos y externos deben abordarse con políticas capaces de proceder en paralelo y sin dejarse a la competencia de los estados individuales, que deben ser mitigadas por organizaciones supranacionales capaces de una mayor capacidad de maniobra. Esto no significa desautorizar la soberanía de los estados individuales, que deben conservar sus peculiaridades, sino concentrar el mayor esfuerzo oneroso, en términos de organización práctica, en organizaciones más grandes, sin embargo controladas por naciones individuales. El control de salud por sí solo, ciertamente esencial, por sí solo no es suficiente para evitar las crisis económicas y, por lo tanto, sociales; La protección de los empleos y los ingresos es esencial y, por lo tanto, poder adquisitivo, especialmente a partir de las personas más débiles en el conjunto social. Esta consideración invierte globalmente la necesidad de contener, en una primera fase, el fenómeno de la desigualdad, y luego extender las medidas para tratar de mitigarlo tanto como sea posible. Este es un esfuerzo enorme que, desafortunadamente, no es compartido universalmente, tanto por las fuerzas políticas como por los gobiernos, pero que podría tener efectos prácticos tanto desde el punto de vista de la política interna como internacional. A largo plazo, es decir, para 2030, las estimaciones predicen la posibilidad de un aumento de la pobreza extrema para 130 millones de personas, causando un estado de tensión cada vez más alto y permanente. Según los economistas de las Naciones Unidas, las medidas de gran estímulo fiscal y monetario utilizadas indiscriminadamente correrían el riesgo de ser perjudiciales, sin un uso selectivo, capaces de contener los fenómenos causados ​​por la inflación. Una inyección de gran liquidez no orientada hacia las orientaciones de producción correría el riesgo de ser funcional a la especulación bursátil sin crear un valor generalizado. Las inversiones asignadas después de la pandemia deben orientarse hacia actividades productivas capaces de crear trabajo y, por lo tanto, los ingresos deben redistribuirse de la manera más amplia posible para mitigar los efectos económicos y sociales de la crisis de salud. Ahora, esto es cierto en las sociedades más avanzadas y complejas, pero aún es más decisivo en los países en desarrollo, que no deben ver comprimida esa tendencia de crecimiento económico que permite aumentar el ingreso promedio per cápita, aún demasiado cerca de los ingresos de supervivencia. . Lo que debe entenderse es que, más allá de ciertos límites, ya no es posible comprimir los ingresos de los países pobres, porque esto causa repercusiones políticas capaces de comprometer equilibrios ya inestables, que se reflejan en la esfera económica y social global. La pandemia, que ha traído tanto luto y pobreza al escenario mundial, también debe ser una oportunidad para repensar la asignación de recursos globales para alentar un plan de desarrollo socialmente sostenible capaz de garantizar un nivel de redistribución. capaz de afectar las desigualdades, invertir en la búsqueda de un nivel mínimo de riqueza garantizado para todos.

Pandemie, Armut und Kontrast zur Ungleichheit

Die Auswirkungen der Pandemie werden nicht nur die aktuellen sein, die noch andauern und in erster Linie gesundheitlicher Natur sind. Mit der bloßen Senkung der Ansteckung, die sicherlich nicht beseitigt wird, ist es jedoch notwendig, die bereits laufenden Auswirkungen auf wirtschaftlicher Ebene nicht nur lokaler Art, sondern mit einer breiteren makroökonomischen Sichtweise zu analysieren. Eine der größten erwarteten Auswirkungen betrifft 30 Millionen Menschen, deren Zustand sich verschlechtern würde, bis sie in den Zustand extremer Armut eintreten. Diese Schätzung, die vor allem den afrikanischen Kontinent betrifft, hat eine Vielzahl von Konsequenzen, die weit über den grundlegenden moralischen Aspekt hinausgehen. Solch ein weit verbreiteter Zustand der Armut im gegenwärtigen globalisierten Kontext wird die Migrationsströme, die einfachere Rekrutierung durch terroristische Gruppen und die Probleme bei der Suche und Verteilung von Nahrungsmitteln unweigerlich beeinträchtigen. Es ist klar, dass westliche Länder, insbesondere diejenigen, die an das Mittelmeer grenzen, bald einem stärkeren Druck ausgesetzt sein werden, der die Beziehungen zwischen Staaten und die Dynamik in ihnen widerspiegeln wird. Darüber hinaus werden diese Probleme zu einem Rückgang des Bruttoinlandsprodukts führen, unter dem die reicheren Länder bereits leiden. Die durchschnittliche Prognose geht von einem Rückgang um rund fünf Prozent aus, in einigen Ländern wird dieser Rückgang jedoch noch größer sein. Es versteht sich, dass die möglichen Konsequenzen, die durch externe und externe Faktoren kombiniert werden, mit einer Politik angegangen werden müssen, die in der Lage ist, parallel vorzugehen, ohne der Kompetenz einzelner Staaten überlassen zu werden, die von supranationalen Organisationen gemildert werden müssen, die zu einer größeren Manövrierfähigkeit fähig sind. Dies bedeutet nicht, die Souveränität einzelner Staaten zu entautorisieren, die ihre Besonderheiten bewahren müssen, sondern die größten Anstrengungen in Bezug auf die praktische Organisation auf größere Organisationen zu konzentrieren, die jedoch von einzelnen Nationen kontrolliert werden. Gesundheitscheck allein, sicherlich unerlässlich, allein reicht nicht aus, um wirtschaftliche und damit soziale Krisen abzuwehren. Der Schutz von Arbeitsplätzen und Einkommen ist von wesentlicher Bedeutung und daher Kaufkraft, insbesondere ausgehend von den schwächsten Personen im sozialen Ganzen. Diese Überlegung investiert weltweit in die Notwendigkeit, in einer ersten Phase das Phänomen der Ungleichheit einzudämmen und dann die Maßnahmen zu erweitern, um zu versuchen, es so weit wie möglich abzumildern. Dies ist eine enorme Anstrengung, die leider nicht allgemein von politischen Kräften und Regierungen geteilt wird, die aber sowohl aus interner als auch aus internationaler Sicht praktische Auswirkungen haben könnte. Langfristig, dh bis 2030, sehen Schätzungen die Möglichkeit einer Zunahme der extremen Armut für 130 Millionen Menschen vor, was zu einem zunehmend hohen und dauerhaften Spannungszustand führen wird. Nach Ansicht der Ökonomen der Vereinten Nationen könnten wahllos angewandte Maßnahmen mit großen fiskalischen und geldpolitischen Anreizen ohne selektiven Einsatz schädlich sein und die durch die Inflation verursachten Phänomene eindämmen können. Eine Injektion von großer Liquidität, die nicht auf Produktionsorientierungen ausgerichtet ist, könnte für Börsenspekulationen funktionsfähig sein, ohne einen weit verbreiteten Wert zu schaffen. Die nach der Pandemie zugewiesenen Investitionen müssen auf produktive Aktivitäten ausgerichtet sein, die in der Lage sind, Arbeit zu schaffen, und daher müssen die Einkommen so weit wie möglich umverteilt werden, damit die wirtschaftlichen und sozialen Auswirkungen der Gesundheitskrise gemindert werden können. Dies gilt zwar für die am weitesten fortgeschrittenen und komplexesten Gesellschaften, ist jedoch in Entwicklungsländern noch entscheidender, in denen der Trend des Wirtschaftswachstums, der es ermöglicht, das durchschnittliche Pro-Kopf-Einkommen zu erhöhen, das immer noch zu nahe am Überlebenseinkommen liegt, nicht komprimiert werden darf. . Es muss verstanden werden, dass es über bestimmte Grenzen hinaus nicht mehr möglich ist, die Einkommen armer Länder zu komprimieren, da dies politische Auswirkungen hat, die bereits instabile Gleichgewichte gefährden können, die sich im globalen wirtschaftlichen und sozialen Bereich widerspiegeln. Die Pandemie, die so viel Trauer und Armut auf die Weltbühne gebracht hat, muss auch eine Gelegenheit sein, die Allokation globaler Ressourcen zu überdenken, um einen allgemeinen Plan für eine sozial nachhaltige Entwicklung zu fördern, der ein gewisses Maß an Umverteilung gewährleisten kann. in der Lage, Ungleichheiten zu beeinflussen, in die Suche nach einem Mindestmaß an Wohlstand zu investieren, das für alle garantiert ist.

Pandémie, pauvreté et contraste avec les inégalités

Les effets de la pandémie ne seront pas seulement ceux actuels, qui sont toujours en cours et qui sont principalement de nature sanitaire. Avec la seule baisse de la contagion, qui n'est certes pas éradiquée, il faut cependant analyser les effets, qui sont déjà en cours, au niveau économique, non seulement de type local mais avec un regard macroéconomique plus large. L'un des effets les plus graves attendus concerne trente millions de personnes, qui verraient leur état s'aggraver pour entrer dans l'état d'extrême pauvreté; cette estimation, qui concerne avant tout le continent africain, entraîne une multitude de conséquences qui vont bien au-delà de l'aspect moral fondamental. Une condition de pauvreté aussi répandue, encadrée dans le contexte mondialisé actuel, ne manquera pas d'affecter les flux migratoires, la plus grande facilité de recrutement par les groupes terroristes et les problèmes liés à la recherche et à la distribution des ressources alimentaires. Il est clair que les pays occidentaux, en particulier ceux qui bordent la Méditerranée, seront bientôt soumis à une pression plus intense, qui se reflétera sur les relations entre les États et la dynamique en leur sein; de plus, ces problèmes s'ajouteront à la baisse du produit intérieur brut dont les pays riches souffrent déjà. La prévision moyenne est d'une baisse d'environ cinq pour cent, mais pour certains pays, cette diminution sera encore plus importante. Il est entendu que les conséquences possibles combinées par des facteurs externes et externes doivent être traitées avec des politiques capables de fonctionner en parallèle et sans être laissées à la compétence des États individuels, qui doivent être atténuées par des organisations supranationales capables d'une plus grande capacité de manœuvre. Cela ne signifie pas de désautoriser la souveraineté des États individuels, qui doivent préserver leurs particularités, mais de concentrer le plus grand effort onéreux, en termes d'organisation pratique, dans des organisations plus grandes, cependant contrôlées par des nations individuelles. Le bilan de santé à lui seul, certes indispensable, ne suffit pas à lui seul pour parer aux crises économiques et donc sociales; la protection des emplois et des revenus est essentielle et donc de pouvoir d'achat, notamment à partir des individus les plus faibles de l'ensemble social. Cette considération investit globalement la nécessité de contenir, dans une première phase, le phénomène de l'inégalité, puis d'étendre les mesures pour tenter de l'atténuer au maximum. Il s'agit d'un effort énorme, qui, malheureusement, n'est pas partagé universellement, tant par les forces politiques que par les gouvernements, mais qui pourrait avoir des effets pratiques tant du point de vue de la politique intérieure qu'internationale. À long terme, c'est-à-dire d'ici 2030, les estimations prédisent la possibilité d'une augmentation de l'extrême pauvreté pour 130 millions de personnes, provoquant un état de tension de plus en plus élevé et permanent. Selon les économistes des Nations Unies, des mesures de grande relance budgétaire et monétaire utilisées sans discernement risqueraient d'être délétères, sans utilisation sélective, capables de contenir les phénomènes causés par l'inflation. Une injection de grande liquidité non orientée vers des orientations de production risquerait d'être fonctionnelle à la spéculation boursière sans créer de valeur généralisée. Les investissements alloués à la suite de la pandémie doivent être orientés vers des activités productives capables de créer du travail et donc des revenus à redistribuer de la manière la plus large possible pour atténuer les effets économiques et sociaux de la crise sanitaire. Or, cela est vrai dans les sociétés les plus avancées et les plus complexes, mais c'est encore plus décisif dans les pays en développement, qui ne doivent pas voir compresser cette tendance de croissance économique qui permet d'augmenter les revenus moyens par habitant, encore trop proches des revenus de survie. . Ce qu'il faut comprendre, c'est qu'au-delà de certaines limites, il n'est plus possible de comprimer les revenus des pays pauvres, car cela entraîne des répercussions politiques susceptibles de compromettre des équilibres déjà instables, qui se reflètent dans la sphère économique et sociale mondiale. La pandémie, qui a apporté tant de deuil et de pauvreté sur la scène mondiale, doit également être l'occasion de repenser l'allocation des ressources mondiales afin d'encourager un plan global de développement socialement durable capable d'assurer un niveau de redistribution. capables d'affecter les inégalités, d'investir dans la recherche d'un niveau de richesse minimum à garantir pour tous.

Pandemia, pobreza e contraste com a desigualdade

Os efeitos da pandemia não serão apenas os atuais, que ainda estão em andamento e são principalmente de natureza sanitária. Com o mero abaixamento do contágio, que certamente não é erradicado, é necessário analisar os efeitos já em andamento, no nível econômico, não apenas do tipo local, mas com uma visão macroeconômica mais ampla. Um dos efeitos mais pesados ​​esperados diz respeito a trinta milhões de pessoas, que verão sua condição piorar até que entrem no estado de extrema pobreza; esta estimativa, que preocupa sobretudo o continente africano, envolve uma multiplicidade de consequências, que vão muito além do aspecto moral fundamental. Uma condição tão difundida de pobreza enquadrada no atual contexto globalizado não deixará de afetar os fluxos migratórios, a maior facilidade de recrutamento por grupos terroristas e os problemas relacionados à busca e distribuição de recursos alimentares. É claro que os países ocidentais, especialmente os que fazem fronteira com o Mediterrâneo, logo sofrerão uma pressão mais intensa, que refletirá nas relações entre os estados e na dinâmica dentro deles; além disso, esses problemas contribuirão para a queda do produto interno bruto que os países mais ricos já sofrem. A previsão média é de uma queda de cerca de cinco por cento, mas para alguns países essa diminuição será ainda maior. Entende-se que as possíveis consequências combinadas por fatores externos e externos devem ser abordadas com políticas capazes de prosseguir em paralelo e sem serem deixadas à competência de estados individuais, que devem ser mitigadas por organizações supranacionais capazes de maior capacidade de manobra. Isso não significa desautorizar a soberania de estados individuais, que devem preservar suas peculiaridades, mas concentrar o maior esforço oneroso, em termos de organização prática, em organizações maiores, porém controladas por nações individuais. Só o exame de saúde, certamente essencial, não é suficiente para afastar as crises econômicas e, portanto, sociais; a proteção do emprego e da renda é essencial e, portanto, o poder de gasto, principalmente a partir dos indivíduos mais fracos do conjunto social. Essa consideração investe globalmente na necessidade de conter, em uma primeira fase, o fenômeno da desigualdade e depois estender as medidas para tentar mitigá-lo o máximo possível. Trata-se de um esforço enorme, que, infelizmente, não é compartilhado universalmente, nem pelas forças políticas nem pelos governos, mas que poderia ter efeitos práticos tanto do ponto de vista da política interna quanto da internacional. A longo prazo, ou seja, até 2030, as estimativas prevêem a possibilidade de um aumento da pobreza extrema para 130 milhões de pessoas, causando um estado de tensão cada vez mais alto e permanente. Segundo economistas das Nações Unidas, medidas de grande estímulo fiscal e monetário usadas indiscriminadamente arriscariam ser deletérias, sem uso seletivo, capazes de conter os fenômenos causados ​​pela inflação. Uma injeção de grande liquidez não orientada para as orientações de produção correria o risco de ser funcional para a especulação na bolsa de valores sem criar valor generalizado. Os investimentos alocados após a pandemia devem ser orientados para atividades produtivas capazes de gerar trabalho e, portanto, redistribuir a renda da maneira mais ampla possível, a fim de mitigar os efeitos econômicos e sociais da crise na saúde. Agora, isso é verdade nas sociedades mais avançadas e complexas, mas é ainda mais decisivo nos países em desenvolvimento, que não devem ver comprimida a tendência de crescimento econômico que permite aumentar a renda per capita média, ainda muito próxima da renda da sobrevivência. . O que precisa ser entendido é que, além de certos limites, não é mais possível comprimir a renda dos países pobres, porque isso causa repercussões políticas capazes de comprometer equilíbrios já instáveis, refletidos na esfera econômica e social global. A pandemia, que trouxe tanto luto e pobreza para o cenário mundial, também deve ser uma oportunidade para repensar a alocação de recursos globais, a fim de incentivar um plano geral de desenvolvimento socialmente sustentável capaz de garantir um nível de redistribuição. capazes de afetar as desigualdades, investir na busca de um nível mínimo de riqueza a ser garantido para todos.

Пандемия, бедность и контраст с неравенством

Последствия пандемии будут не только текущими, которые все еще продолжаются и носят, главным образом, медицинский характер. Однако при простом снижении распространения инфекции, которое, безусловно, не искоренено, необходимо проанализировать эффекты, которые уже имеют место, на экономическом уровне, не только местного типа, но и с более широкой макроэкономической точки зрения. Одно из самых тяжелых ожидаемых последствий касается тридцати миллионов человек, которые будут видеть, как ухудшается их состояние, пока они не войдут в состояние крайней нищеты; эта оценка, касающаяся прежде всего африканского континента, имеет множество последствий, которые выходят далеко за рамки фундаментального морального аспекта. Такое широко распространенное состояние бедности в современном глобализированном контексте не может не сказаться на миграционных потоках, большей легкости вербовки террористическими группами и проблемах, связанных с поиском и распределением продовольственных ресурсов. Ясно, что западные страны, особенно те, которые граничат со Средиземным морем, вскоре будут подвергаться более интенсивному давлению, что отразится на отношениях между государствами и динамике внутри них; более того, эти проблемы будут способствовать падению валового внутреннего продукта, от которого уже страдают более богатые страны. Средний прогноз для снижения примерно на пять процентов, но для некоторых стран это снижение будет еще больше. Понятно, что возможные последствия в сочетании с внешними и внешними факторами должны быть учтены с помощью политики, способной действовать параллельно и не оставляющейся на усмотрение отдельных государств, которая должна быть смягчена наднациональными организациями, способными к большей способности маневрировать. Это не означает отмены авторизации суверенитета отдельных государств, который должен сохранять их особенности, но при этом концентрировать наибольшие обременительные усилия с точки зрения практической организации в более крупных организациях, хотя они и контролируются отдельными нациями. Одной проверки здоровья, безусловно, необходимой, одной недостаточно, чтобы предотвратить экономический и, следовательно, социальный кризисы; Защита рабочих мест и доходов имеет важное значение и, следовательно, покупательной способности, особенно начиная с самых слабых людей в социальном целом. Это соображение учитывает во всем мире необходимость сдерживать на первом этапе явление неравенства, а затем расширять меры, чтобы попытаться как можно больше смягчить его. Это огромное усилие, которое, к сожалению, не разделяется повсеместно, как политическими силами, так и правительствами, но может иметь практические последствия как с точки зрения внутренней, так и международной политики. В долгосрочной перспективе, то есть к 2030 году, по оценкам, прогнозируется вероятность роста крайней нищеты для 130 миллионов человек, что приведет к все более высокой, а также постоянной напряженности. По мнению экономистов Организации Объединенных Наций, меры большого налогового и денежного стимулирования, применяемые без разбора, могут быть вредными, без избирательного использования, способными сдерживать явления, вызванные инфляцией. Вливание большой ликвидности, не ориентированное на производственную ориентацию, могло бы стать функциональным для спекуляции на бирже, не создавая широко распространенную ценность. Инвестиции, выделяемые после пандемии, должны быть ориентированы на производительную деятельность, способную создавать работу и, следовательно, доходы, которые должны перераспределяться как можно шире, чтобы можно было смягчить экономические и социальные последствия кризиса в области здравоохранения. Теперь это верно в отношении самых передовых и сложных обществ, но оно все еще имеет решающее значение в развивающихся странах, которые не должны видеть сжатую тенденцию экономического роста, которая позволяет увеличить средние доходы на душу населения, все еще слишком близкие к доходам от выживания. , Необходимо понимать, что за определенными границами больше невозможно сжимать доходы бедных стран, поскольку это вызывает политические последствия, способные поставить под угрозу и без того неустойчивые равновесия, которые отражаются в глобальной экономической и социальной сфере. Пандемия, которая вызвала столько горя и нищеты на мировой арене, также должна стать поводом для переосмысления распределения глобальных ресурсов, чтобы стимулировать общий социально устойчивый план развития, способный обеспечить уровень перераспределения. способные влиять на неравенство, вкладывать средства в поиск минимального уровня благосостояния, гарантируемого всем.