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Politica Internazionale
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mercoledì 10 giugno 2020
Le ultime evoluzioni del conflitto libico
La guerra libica non accenna a fermarsi. Nonostante la proposta egiziana, da parte di un governo che è parte in causa del conflitto, di una tregua, i combattimenti continuano e la situazione attuale sembra essere favorevole alle forze di Favez al-Serraj e del governo di Tripoli. A perdere terreno è l’Esercito nazionale libico ed il suo leader Khalifa Haftar. In realtà il tentativo egiziano deve essere inquadrato nella logica del conflitto libico, che è diventato una sorta di guerra per procura, dietro la quale si celano interessi diversi ed anche superiori agli attori direttamente coinvolti. Al fianco di Tripoli si sono schierati la Turchia, sempre alla ricerca affannosa di creare una propria zona di influenza geopolitica ed il Qatar, che si muove per contrastare gli interessi dei suoi avversari nel Golfo Persico, mentre ad appoggiare l’Esercito nazionale libico ci sono Egitto, Emirati Arabi Uniti ed Arabia Saudita. L’interesse principale de Il Cairo è quello di estendere la propria egemonia nella parte libica confinante con il paese egiziano; ma l’avanzata di Tripoli sta frustrando questa aspirazione ed il tentativo, fallito, di cercare una tregua con lo scopo di guadagnare tempo dimostra come le aspirazioni egiziane debbano essere ridimensionate. Quella libica promette di essere una disfatta anche per gli stati occidentali, soprattutto per l’Italia, che vedrebbero diminuita la loro influenza in una zona strategica del Mediterraneo, sia per le questioni energetiche, sia perché la Libia è la porta dove passano i maggiori flussi di immigrazione clandestina verso l’Europa, un potere potenzialmente molto elevato in ottica di ricatto e capace di condizionare i delicati equilibri in essere tra i paesi dell’Unione Europea. L’osservato speciale è la Turchia, che dopo avere fallito il progetto di Erdogan di ricreare la zona di influenza ottomana, ritenta ad assumere un ruolo primario nel Mediterraneo capace di dargli una rilevanza da media potenza regionale. Vista dalla visuale europea l’intraprendenza turca appare pericolosa, perché, prima di tutto se viene associata alla attuale logica americana di sganciamento dal Mediterraneo, Ankara avrebbe la possibilità di esercitare il suo ruolo senza il contrappeso di Washington. Occorre ricordare che l’azione politica e militare della Turchia è contraddistinta da un uso spregiudicato di fondamentalisti e radicali islamici, come si è visto in Siria; anche in Libia la presenza di queste formazioni paramilitari costituisce l’appoggio principale al governo di Tripoli, il che indica una via di dubbio valore per la sicurezza degli investimenti europei e per quanto riguarda la possibile gestione dei flussi migratori. Per ora ad essere sconfitte, oltre all’Esercito nazionale libico, sono anche le milizie militari sopravvissute alla caduta di Gheddafi, che hanno costituito la principale causa dell’instabilità libica. Ma per inquadrare meglio la situazione generale occorre considerare anche il ruolo di Usa e Russia; i primi, già con la presidenza Obama e poi con quella di Trump, che ne è stata la continuazione in una politica estera senza cambiamenti, hanno preferito concentrarsi sul contrasto alla Cina nelle regioni del Pacifico e soltanto un nuovo presidente potrebbe invertire questa tendenza ridando al Mediterraneo la sua importanza nello scacchiere mondiale. Mosca, d’altronde, ha dimostrato di volere riempire il vuoto lasciato dagli americani e continuare ad esercitare il suo ruolo nell’area mediterranea già iniziato con la politica attuata in Siria. Proprio sul terreno siriano si è rivelata l’affinità tra Mosca ed Ankara, favorita dalle similitudini di Putin ed Erdogan, che è pronta a replicarsi sul terreno libico con una spartizione delle aree di influenza, con lo scopo principale di estromettere le nazioni europee. Quindi, se gli USA hanno abbandonato volontariamente la sponda meridionale del Mediterraneo, non è stato così per gli europei, che con una politica non unitaria e caratterizzata dall’incapacità di una gestione pratica e politica dei fatti della Libia, saranno i veri sconfitti, anche se non i soli, come si è visto per Egitto, Emirati Arabi Uniti ed Arabia Saudita, che dimostrandosi meno capaci della Turchia hanno rivelato la loro debolezza militare e strategica, replicando la sconfitta siriana. Tuttavia i paesi arabi avevano l’intento, come Ankara, di aumentare la loro influenza e non verranno scacciati da una zona da dove si erano insediati, seppure con alterne fortune, fino dalla fine della seconda guerra mondiale, come accadrà per gli europei. Il grande torto dell’Unione Europea è stato quello di non impegnarsi in prima persona, ma soltanto con iniziative estemporanee e poco efficaci e, soprattutto non riuscire ad avere un obiettivo condiviso e non comprendere che il presidio della sponda meridionale del Mediterraneo doveva essere un presidio da mantenere ad ogni costo per gantire la tutela continentale energetica e preservare l'Europa dal ricatto migratorio.
The latest evolutions of the Libyan conflict
The Libyan war shows no sign of stopping. Despite the Egyptian proposal, by a government that is part of the cause of the conflict, of a truce, the fighting continues and the current situation seems to be favorable to the forces of Favez al-Serraj and the government of Tripoli. The Libyan National Army and its leader Khalifa Haftar are losing ground. In reality, the Egyptian attempt must be framed in the logic of the Libyan conflict, which has become a sort of proxy war, behind which different interests are hidden and even superior to the actors directly involved. Turkey has lined up alongside Tripoli, always in a frantic search to create its own area of geopolitical influence and Qatar, which moves to counter the interests of its opponents in the Persian Gulf, while to support the Libyan National Army there are Egypt, United Arab Emirates and Saudi Arabia. Cairo's main interest is to extend its hegemony in the Libyan part bordering the Egyptian country; but the advance of Tripoli is frustrating this aspiration and the unsuccessful attempt to seek a truce with the aim of gaining time demonstrates how Egyptian aspirations must be reduced. The Libyan one promises to be a defeat also for the western states, especially for Italy, which would see their influence diminished in a strategic area of the Mediterranean, both for energy issues and because Libya is the door where the major flows pass of illegal immigration to Europe, a potentially very high power in terms of blackmail and capable of influencing the delicate balances existing between the countries of the European Union. The special observation is Turkey, which after having failed Erdogan's project to recreate the Ottoman influence zone, tries to take on a primary role in the Mediterranean capable of giving it relevance as a medium regional power. Seen from a European perspective, Turkish initiative appears dangerous, because, first of all, if it is associated with the current American logic of detachment from the Mediterranean, Ankara would have the opportunity to exercise its role without Washington's counterweight. It should be remembered that Turkey's political and military action is characterized by an unprejudiced use of Islamic fundamentalists and radicals, as seen in Syria; also in Libya the presence of these paramilitary formations constitutes the main support for the government of Tripoli, which indicates a way of doubtful value for the security of European investments and as regards the possible management of migratory flows. For now, in addition to the Libyan National Army, the military militias that survived the fall of Gaddafi, which have been the main cause of Libyan instability, have been defeated. But to better frame the general situation, the role of the USA and Russia must also be considered; the former, already with the Obama presidency and then with that of Trump, which was its continuation in a foreign policy without changes, preferred to focus on fighting China in the Pacific regions and only a new president could reverse this trend by giving back to the Mediterranean its importance in the world chessboard. On the other hand, Moscow has shown that it wants to fill the void left by the Americans and continue to exercise its role in the Mediterranean area already started with the policy implemented in Syria. The affinity between Moscow and Ankara has been revealed precisely on Syrian soil, favored by the similarities of Putin and Erdogan, which is ready to replicate itself on Libyan soil with a division of the areas of influence, with the main purpose of ousting the European nations. So, if the USA voluntarily left the southern shore of the Mediterranean, it was not so for the Europeans, that with a non-unitary policy and characterized by the inability of a practical and political management of the facts of Libya, they will be the real losers, even if not the only ones, as seen for Egypt, the United Arab Emirates and Saudi Arabia, which by proving themselves less capable than Turkey have revealed their military and strategic weakness, replicating the Syrian defeat. However, the Arab countries had the intent, like Ankara, to increase their influence and will not be expelled from an area from which they had settled, albeit with mixed fortunes, since the end of the Second World War, as will happen for Europeans. The great wrong of the European Union was that of not engaging in the first person, but only with impromptu and ineffective initiatives and, above all, not being able to have a shared objective and not understanding that the garrison on the southern shore of the Mediterranean had to be a garrison to be maintained at all costs to guarantee continental energy protection and preserve Europe from migratory blackmail.
Las últimas evoluciones del conflicto libio.
La guerra de Libia no muestra signos de detenerse. A pesar de la propuesta egipcia, por parte de un gobierno que es parte del conflicto, de una tregua, la lucha continúa y la situación actual parece ser favorable para las fuerzas de Favez al-Serraj y el gobierno de Trípoli. El Ejército Nacional de Libia y su líder Khalifa Haftar están perdiendo terreno. En realidad, el intento egipcio debe enmarcarse en la lógica del conflicto libio, que se ha convertido en una especie de guerra de poder, detrás de la cual se ocultan diferentes intereses e incluso superiores a los actores directamente involucrados. Turquía se ha alineado junto a Trípoli, siempre en una búsqueda frenética para crear su propia área de influencia geopolítica y Qatar, que se mueve para contrarrestar los intereses de sus oponentes en el Golfo Pérsico, mientras apoya al Ejército Nacional de Libia. Egipto, Emiratos Árabes Unidos y Arabia Saudita. El principal interés de El Cairo es extender su hegemonía en la parte libia que limita con el país egipcio; pero el avance de Trípoli está frustrando esta aspiración y el intento fallido de buscar una tregua con el objetivo de ganar tiempo demuestra cómo se deben reducir las aspiraciones egipcias. El libio promete ser una derrota también para los estados occidentales, especialmente para Italia, que vería disminuida su influencia en un área estratégica del Mediterráneo, tanto por cuestiones energéticas como porque Libia es la puerta por donde pasan los principales flujos. de inmigración ilegal a Europa, un poder potencialmente muy alto en términos de chantaje y capaz de influir en los delicados equilibrios existentes entre los países de la Unión Europea. La observación especial es Turquía, que después de haber fallado el proyecto de Erdogan para recrear el área de influencia otomana, trata de asumir un papel primario en el Mediterráneo capaz de darle relevancia como potencia regional media. Visto desde una perspectiva europea, la iniciativa turca parece peligrosa, porque, en primer lugar, si está asociada con la lógica estadounidense actual de separación del Mediterráneo, Ankara tendría la oportunidad de ejercer su papel sin el contrapeso de Washington. Debe recordarse que la acción política y militar de Turquía se caracteriza por un uso sin prejuicios de fundamentalistas y radicales islámicos, como se ve en Siria; También en Libia, la presencia de estas formaciones paramilitares constituye el principal apoyo para el gobierno de Trípoli, lo que indica una forma de dudoso valor para la seguridad de las inversiones europeas y en lo que respecta a la posible gestión de los flujos migratorios. Por ahora, además del Ejército Nacional de Libia, las milicias militares que sobrevivieron a la caída de Gadafi, que han sido la principal causa de la inestabilidad de Libia, han sido derrotadas. Pero para enmarcar mejor la situación general, también debe considerarse el papel de los Estados Unidos y Rusia; el primero, ya con la presidencia de Obama y luego con el de Trump, que fue su continuación en una política exterior sin cambios, prefirió centrarse en luchar contra China en las regiones del Pacífico y solo un nuevo presidente podría revertir esta tendencia devolviendo a la Mediterráneo su importancia en el tablero de ajedrez mundial. Por otro lado, Moscú ha demostrado que quiere llenar el vacío dejado por los estadounidenses y continuar ejerciendo su papel en el área mediterránea que ya comenzó con la política implementada en Siria. La afinidad entre Moscú y Ankara se ha revelado precisamente en suelo sirio, favorecida por las similitudes de Putin y Erdogan, que está lista para replicarse en suelo libio con una división de las áreas de influencia, con el objetivo principal de expulsar a las naciones europeas. Entonces, si los EE. UU. Abandonaron voluntariamente la costa sur del Mediterráneo, no fue así para los europeos, que con una política no unitaria caracterizada por la incapacidad de una gestión práctica y política de los hechos de Libia, serán los verdaderos perdedores, incluso si no los únicos, como se vio en Egipto, los Emiratos Árabes Unidos y Arabia Saudita, que al demostrar que son menos capaces que Turquía han revelado su debilidad militar y estratégica, replicando la derrota siria. Sin embargo, los países árabes tenían la intención, como Ankara, de aumentar su influencia y no serán expulsados de un área de la que se habían asentado, aunque con fortunas mixtas, desde el final de la Segunda Guerra Mundial, como ocurrirá con los europeos. El gran error de la Unión Europea fue no involucrarse en primera persona, sino solo con iniciativas improvisadas e ineficaces y, sobre todo, no poder tener un objetivo compartido y no entender que la guarnición en la costa sur del Mediterráneo tenía que ser una guarnición. se mantendrá a toda costa para garantizar la protección energética continental y preservar a Europa del chantaje migratorio.
Die neuesten Entwicklungen des Libyenkonflikts
Der Libyenkrieg zeigt keine Anzeichen eines Stopps. Trotz des ägyptischen Vorschlags einer Regierung, die Teil des Konflikts ist, eines Waffenstillstands, werden die Kämpfe fortgesetzt und die derzeitige Situation scheint für die Streitkräfte von Favez al-Serraj und der Regierung von Tripolis günstig zu sein. Die libysche Nationalarmee und ihr Anführer Khalifa Haftar verlieren an Boden. In Wirklichkeit muss der ägyptische Versuch in die Logik des Libyenkonflikts eingebettet werden, der zu einer Art Stellvertreterkrieg geworden ist, hinter dem unterschiedliche Interessen verborgen und den direkt beteiligten Akteuren sogar überlegen sind. Die Türkei hat sich neben Tripolis aufgestellt, immer auf der Suche nach einem eigenen geopolitischen Einflussgebiet, und Katar, das sich bemüht, den Interessen seiner Gegner am Persischen Golf entgegenzuwirken und gleichzeitig die libysche Nationalarmee zu unterstützen Ägypten, Vereinigte Arabische Emirate und Saudi-Arabien. Kairos Hauptinteresse ist die Ausweitung seiner Hegemonie im libyschen Teil, der an das ägyptische Land grenzt. Aber der Vormarsch von Tripolis vereitelt dieses Streben und der erfolglose Versuch, einen Waffenstillstand mit dem Ziel, Zeit zu gewinnen, zu suchen, zeigt, wie ägyptische Bestrebungen reduziert werden müssen. Die libysche verspricht eine Niederlage auch für die westlichen Staaten, insbesondere für Italien, deren Einfluss in einem strategischen Bereich des Mittelmeers sowohl in Energiefragen als auch weil Libyen die Tür ist, an der die Hauptströme vorbeiziehen, abnehmen würde der illegalen Einwanderung nach Europa, eine potenziell sehr hohe Macht in Bezug auf Erpressung und in der Lage, das empfindliche Gleichgewicht zwischen den Ländern der Europäischen Union zu beeinflussen. Die besondere Beobachtung ist die Türkei, die, nachdem sie Erdogans Projekt zur Wiederherstellung des Gebiets des osmanischen Einflusses gescheitert ist, versucht, im Mittelmeerraum eine Hauptrolle zu übernehmen, die ihm als mittlere regionale Macht Relevanz verleihen kann. Aus europäischer Sicht erscheint die türkische Initiative gefährlich, denn zunächst einmal hätte Ankara die Möglichkeit, ihre Rolle ohne das Gegengewicht Washingtons auszuüben, wenn sie mit der gegenwärtigen amerikanischen Logik der Ablösung vom Mittelmeer verbunden wäre. Es sei daran erinnert, dass das politische und militärische Vorgehen der Türkei durch einen vorurteilsfreien Einsatz islamischer Fundamentalisten und Radikaler in Syrien gekennzeichnet ist. Auch in Libyen stellt das Vorhandensein dieser paramilitärischen Formationen die Hauptunterstützung für die Regierung von Tripolis dar, was einen Weg von zweifelhaftem Wert für die Sicherheit europäischer Investitionen und für die mögliche Steuerung von Migrationsströmen aufzeigt. Neben der libyschen Nationalarmee wurden vorerst die Milizen, die den Sturz Gaddafis überlebt haben und die Hauptursache für die libysche Instabilität waren, besiegt. Um die allgemeine Situation besser zu gestalten, muss jedoch auch die Rolle der USA und Russlands berücksichtigt werden. Ersterer, bereits mit der Obama-Präsidentschaft und dann mit der von Trump, der seine Fortsetzung in einer Außenpolitik ohne Änderungen war, konzentrierte sich lieber auf den Kampf gegen China in den pazifischen Regionen, und nur ein neuer Präsident konnte diesen Trend umkehren, indem er dem zurückgab Mittelmeer seine Bedeutung im Weltschachbrett. Auf der anderen Seite hat Moskau gezeigt, dass es die Lücke füllen will, die die Amerikaner hinterlassen haben, und weiterhin seine Rolle im Mittelmeerraum ausüben will, die bereits mit der in Syrien umgesetzten Politik begonnen hat. Gerade auf syrischem Boden hat sich die Affinität zwischen Moskau und Ankara gezeigt, begünstigt durch die Ähnlichkeiten von Putin und Erdogan, die bereit sind, sich auf libyschem Boden mit einer Aufteilung der Einflussbereiche zu wiederholen, mit dem Hauptzweck, die europäischen Nationen zu verdrängen. Wenn die USA freiwillig die Südküste des Mittelmeers verlassen, ist es für die Europäer nicht so, dass sie mit einer nicht einheitlichen Politik, die durch die Unfähigkeit eines praktischen und politischen Managements der libyschen Tatsachen gekennzeichnet ist, sogar die wirklichen Verlierer sein werden wenn nicht die einzigen, wie für Ägypten gesehen, haben die Vereinigten Arabischen Emirate und Saudi-Arabien, die sich als weniger fähig als die Türkei erwiesen haben, ihre militärische und strategische Schwäche offenbart und die syrische Niederlage wiederholt. Die arabischen Länder hatten jedoch wie Ankara die Absicht, ihren Einfluss zu erhöhen, und werden nicht aus einem Gebiet vertrieben, aus dem sie sich seit dem Ende des Zweiten Weltkriegs niedergelassen hatten, wenn auch mit gemischtem Vermögen, wie es für die Europäer der Fall sein wird. Das große Unrecht der Europäischen Union bestand darin, sich nicht auf die erste Person einzulassen, sondern nur mit spontanen und ineffektiven Initiativen, und vor allem nicht in der Lage zu sein, ein gemeinsames Ziel zu verfolgen und nicht zu verstehen, dass die Garnison am südlichen Ufer des Mittelmeers eine Garnison sein musste um jeden Preis aufrechtzuerhalten, um den Schutz der kontinentalen Energie zu gewährleisten und Europa vor wandernder Erpressung zu schützen.
Les dernières évolutions du conflit libyen
La guerre de Libye ne montre aucun signe d'arrêt. Malgré la proposition égyptienne, par un gouvernement qui fait partie du conflit, d'une trêve, les combats se poursuivent et la situation actuelle semble favorable aux forces de Favez al-Serraj et du gouvernement de Tripoli. L'armée nationale libyenne et son chef Khalifa Haftar perdent du terrain. En réalité, la tentative égyptienne doit s'inscrire dans la logique du conflit libyen, qui est devenu une sorte de guerre par procuration, derrière laquelle différents intérêts sont cachés et même supérieurs aux acteurs directement impliqués. La Turquie s'est alignée aux côtés de Tripoli, toujours dans une recherche effrénée pour créer sa propre zone d'influence géopolitique et le Qatar, qui se déplace pour contrer les intérêts de ses opposants dans le golfe Persique, tout en soutenant l'armée nationale libyenne, il y a Egypte, Emirats Arabes Unis et Arabie Saoudite. L'intérêt principal du Caire est d'étendre son hégémonie dans la partie libyenne bordant le pays égyptien; mais l'avancée de Tripoli contrarie cette aspiration et la tentative infructueuse de rechercher une trêve dans le but de gagner du temps montre comment réduire les aspirations égyptiennes. La Libye promet d'être une défaite également pour les États occidentaux, en particulier pour l'Italie, qui verrait leur influence diminuer dans une zone stratégique de la Méditerranée, à la fois pour les questions énergétiques et parce que la Libye est la porte où passent les principaux flux d'immigration clandestine en Europe, puissance potentiellement très élevée en termes de chantage et capable d'influencer les équilibres délicats existant entre les pays de l'Union européenne. L'observation particulière est la Turquie qui, après avoir échoué au projet d'Erdogan de recréer la zone d'influence ottomane, essaie d'assumer un rôle primordial en Méditerranée capable de lui donner de la pertinence en tant que puissance régionale moyenne. Dans une perspective européenne, l'initiative turque apparaît dangereuse, car, tout d'abord, si elle est associée à la logique américaine actuelle de détachement de la Méditerranée, Ankara aurait l'opportunité d'exercer son rôle sans le contrepoids de Washington. Il convient de rappeler que l'action politique et militaire de la Turquie se caractérise par une utilisation sans scrupules des fondamentalistes et radicaux islamiques, comme en Syrie; en Libye également, la présence de ces formations paramilitaires constitue le principal soutien du gouvernement de Tripoli, ce qui indique une voie de valeur douteuse pour la sécurité des investissements européens et pour la gestion possible des flux migratoires. Pour l'instant, en plus de l'armée nationale libyenne, les milices militaires qui ont survécu à la chute de Kadhafi, qui ont été la principale cause de l'instabilité libyenne, ont été vaincues. Mais pour mieux encadrer la situation générale, il faut aussi considérer le rôle des USA et de la Russie; le premier, déjà sous la présidence d'Obama puis avec celle de Trump, qui était sa continuation dans une politique étrangère sans changements, a préféré se concentrer sur la lutte contre la Chine dans les régions du Pacifique et seul un nouveau président pourrait inverser cette tendance en redonnant à la Méditerranée son importance dans l'échiquier mondial. D'un autre côté, Moscou a montré qu'elle voulait combler le vide laissé par les Américains et continuer à exercer son rôle dans la zone méditerranéenne déjà entamée avec la politique mise en œuvre en Syrie. Précisément sur le sol syrien, l'affinité entre Moscou et Ankara a été révélée, favorisée par les similitudes de Poutine et Erdogan, qui est prêt à se reproduire sur le sol libyen avec une division des zones d'influence, dans le but principal d'évincer les nations européennes. Ainsi, si les USA ont volontairement quitté la rive sud de la Méditerranée, il n'en a pas été ainsi pour les Européens, qu'avec une politique non unitaire caractérisée par l'incapacité d'une gestion pratique et politique des faits de la Libye, ils seront les vrais perdants, même sinon les seuls, comme en Egypte, aux Emirats Arabes Unis et en Arabie Saoudite, qui en se révélant moins capables que la Turquie ont révélé leur faiblesse militaire et stratégique, reproduisant la défaite syrienne. Cependant, les pays arabes avaient l'intention, comme Ankara, d'accroître leur influence et ne seront pas expulsés d'une zone d'où ils s'étaient installés, bien qu'avec des fortunes diverses, depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale, comme cela se produira pour les Européens. Le grand tort de l'Union européenne a été de ne pas s'engager à la première personne, mais uniquement avec des initiatives impromptues et inefficaces et, surtout, de ne pas pouvoir avoir un objectif commun et de ne pas comprendre que la garnison de la rive sud de la Méditerranée devait être une garnison à maintenir à tout prix pour garantir la protection de l'énergie continentale et préserver l'Europe du chantage migratoire.
As últimas evoluções do conflito na Líbia
A guerra da Líbia não mostra sinais de parada. Apesar da proposta egípcia, por um governo que faz parte da causa do conflito, uma trégua, os combates continuam e a situação atual parece favorável às forças de Favez al-Serraj e ao governo de Trípoli. O Exército Nacional da Líbia e seu líder Khalifa Haftar estão perdendo terreno. Na realidade, a tentativa egípcia deve ser enquadrada na lógica do conflito líbio, que se tornou uma espécie de guerra por procuração, por trás da qual ocultam interesses diferentes e até superiores aos atores diretamente envolvidos. A Turquia se alinhou ao lado de Trípoli, sempre em busca frenética de criar sua própria área de influência geopolítica e do Catar, que se move para combater os interesses de seus oponentes no Golfo Pérsico, enquanto apoia o Exército Nacional da Líbia. Egito, Emirados Árabes Unidos e Arábia Saudita. O principal interesse do Cairo é estender sua hegemonia na parte líbia que faz fronteira com o país egípcio; mas o avanço de Trípoli está frustrando essa aspiração e a tentativa frustrada de buscar uma trégua com o objetivo de ganhar tempo demonstra como as aspirações egípcias devem ser reduzidas. A Líbia promete ser uma derrota também para os estados ocidentais, especialmente para a Itália, que veriam sua influência diminuir em uma área estratégica do Mediterrâneo, tanto por questões de energia quanto porque a Líbia é a porta por onde passam os principais fluxos imigração ilegal para a Europa, um poder potencialmente muito alto em termos de chantagem e capaz de influenciar os delicados equilíbrios existentes entre os países da União Europeia. A observação especial é a Turquia, que depois de fracassar no projeto de Erdogan de recriar a área de influência otomana, tenta assumir um papel primordial no Mediterrâneo, capaz de dar-lhe relevância como potência regional média. Vista de uma perspectiva européia, a iniciativa turca parece perigosa porque, antes de tudo, se estiver associada à atual lógica americana de desapego do Mediterrâneo, Ancara teria a oportunidade de exercer seu papel sem o contrapeso de Washington. Deve-se lembrar que a ação política e militar da Turquia é caracterizada pelo uso inescrupuloso de fundamentalistas e radicais islâmicos, como visto na Síria; também na Líbia, a presença dessas formações paramilitares constitui o principal apoio ao governo de Trípoli, o que indica um caminho de valor duvidoso para a segurança dos investimentos europeus e no que diz respeito à possível gestão dos fluxos migratórios. Por enquanto, além do Exército Nacional da Líbia, as milícias militares que sobreviveram à queda de Kadafi, que foram a principal causa de instabilidade da Líbia, foram derrotadas. Mas, para melhor enquadrar a situação geral, o papel dos EUA e da Rússia também deve ser considerado; o primeiro, já com a presidência de Obama e depois com Trump, que era sua continuação em uma política externa sem mudanças, preferia se concentrar no combate à China nas regiões do Pacífico, e apenas um novo presidente poderia reverter essa tendência retribuindo ao Mediterrâneo sua importância no tabuleiro de xadrez do mundo. Por outro lado, Moscou mostrou que deseja preencher o vazio deixado pelos americanos e continuar exercendo seu papel na região do Mediterrâneo, já iniciada com a política implementada na Síria. A afinidade entre Moscou e Ancara foi revelada precisamente em solo sírio, favorecida pelas semelhanças de Putin e Erdogan, que está pronto para se replicar em solo líbio com uma divisão das áreas de influência, com o principal objetivo de expulsar as nações europeias. Assim, se os EUA deixaram voluntariamente a costa sul do Mediterrâneo, não foi o caso dos europeus que, com uma política não unitária caracterizada pela incapacidade de uma gestão prática e política dos fatos da Líbia, eles serão os verdadeiros perdedores, mesmo se não os únicos, como visto no Egito, nos Emirados Árabes Unidos e na Arábia Saudita, que por se mostrarem menos capazes que a Turquia, revelaram sua fraqueza militar e estratégica, replicando a derrota síria. No entanto, os países árabes tinham a intenção, como Ancara, de aumentar sua influência e não serão expulsos de uma área da qual se estabeleceram, embora com fortunas mistas, desde o final da Segunda Guerra Mundial, como acontecerá para os europeus. O grande erro da União Europeia foi o de não se envolver na primeira pessoa, mas apenas de iniciativas inesperadas e ineficazes e, acima de tudo, não ser capaz de ter um objetivo compartilhado e não entender que a guarnição na costa sul do Mediterrâneo deveria ser uma guarnição deve ser mantida a todo custo para garantir a proteção continental da energia e preservar a Europa de chantagens migratórias.
Последние эволюции ливийского конфликта
Ливийская война не показывает никаких признаков остановки. Несмотря на египетское предложение правительства перемирия, которое является частью причины конфликта, боевые действия продолжаются, и текущая ситуация, по-видимому, благоприятна для сил Фавеса аль-Серрадж и правительства Триполи. Ливийская национальная армия и ее лидер Халифа Хафтар сдают позиции. На самом деле египетская попытка должна быть основана на логике ливийского конфликта, который стал своего рода посреднической войной, за которой скрываются различные интересы и даже превосходят непосредственно вовлеченных в нее субъектов. Турция выстроилась рядом с Триполи, всегда в отчаянном поиске создания собственной зоны геополитического влияния и Катара, который пытается противостоять интересам своих противников в Персидском заливе, в то время как для поддержки Ливийской национальной армии существуют Египет, Объединенные Арабские Эмираты и Саудовская Аравия. Главный интерес Каира состоит в том, чтобы расширить его гегемонию в ливийской части, граничащей с египетской страной; но продвижение Триполи расстраивает это стремление, и неудачная попытка добиться перемирия с целью выиграть время демонстрирует, как египетские устремления должны быть уменьшены. Ливийский обещает быть поражением и для западных государств, особенно для Италии, которые увидят, что их влияние уменьшится в стратегическом районе Средиземноморья, как в энергетических вопросах, так и потому, что Ливия - это дверь, через которую проходят основные потоки. нелегальной иммиграции в Европу, потенциально очень могущественная сила с точки зрения шантажа и способная повлиять на тонкий баланс, существующий между странами Европейского Союза. Особое замечание касается Турции, которая после провала проекта Эрдогана по воссозданию зоны влияния Османской империи пытается взять на себя основную роль в Средиземноморье, способного придать ей актуальность как среднесрочной державе. С точки зрения Европы турецкая находчивость кажется опасной, потому что, прежде всего, если она будет связана с нынешней логикой отделения США от Средиземноморья, Анкара будет иметь возможность выполнять свою роль без противовеса Вашингтону. Следует помнить, что политические и военные действия Турции характеризуются недобросовестным использованием исламских фундаменталистов и радикалов, как это видно в Сирии; также в Ливии присутствие этих военизированных формирований составляет основную поддержку правительства Триполи, что указывает на сомнительную ценность безопасности европейских инвестиций и в отношении возможного управления миграционными потоками. На данный момент, помимо Ливийской национальной армии, военные ополченцы, пережившие падение Каддафи, которые были основной причиной ливийской нестабильности, потерпели поражение. Но чтобы лучше сформулировать общую ситуацию, следует также рассмотреть роль США и России; первый, уже с президентством Обамы, а затем с президентством Трампа, который был его продолжением во внешней политике без изменений, предпочитал сосредоточиться на борьбе с Китаем в тихоокеанских регионах, и только новый президент мог переломить эту тенденцию, уступив Средиземноморье его значение в мировой шахматной доске. С другой стороны, Москва показала, что она хочет заполнить пустоту, оставленную американцами, и продолжать выполнять свою роль в районе Средиземного моря, уже начатую с политикой, проводимой в Сирии. Сходство между Москвой и Анкарой было выявлено именно на сирийской земле, чему способствуют сходства Путина и Эрдогана, который готов повторить себя на ливийской земле с разделением зон влияния с главной целью вытеснения европейских наций. Таким образом, если США добровольно покинули южный берег Средиземного моря, это было бы не так для европейцев, что при неунитарной политике и неспособности практического и политического управления фактами Ливии они будут настоящими проигравшими, даже если не единственные, как в случае с Египтом, Объединенные Арабские Эмираты и Саудовская Аравия, которые, проявив себя менее способными, чем Турция, показали свою военную и стратегическую слабость, повторяя сирийское поражение. Однако арабские страны, как и Анкара, намеревались усилить свое влияние и не будут изгнаны из района, из которого они поселились, хотя и со смешанными состояниями, после окончания Второй мировой войны, как это будет происходить с европейцами. Большое зло в Европейском Союзе заключалось в том, что он не участвовал от первого лица, а только в импровизированных и неэффективных инициативах и, прежде всего, в невозможности иметь общую цель и не понимал, что гарнизон на южном берегу Средиземного моря должен быть гарнизоном. поддерживаться любой ценой, чтобы гарантировать континентальную энергетическую защиту и защитить Европу от миграционного шантажа.
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