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lunedì 6 luglio 2020

イランに対するサイバー攻撃

イランとイスラエル、それゆえ米国との間の軍事的対立は、伝統的な方法ではなく、サイバー戦争の形で続くでしょう。イスラム共和国での最近の事件は、偶然の出来事というよりは妨害行為のようでした。イランで続いて警報レベルを上げた4つの重大なイベントがあります:首都の軍事区域内のガス鉱床の爆発、医療施設での事故、19人の犠牲者をもたらした、酸素ボンベの爆発、国の南西部にある熱電発電所での火災の前に、核遠心分離機の組み立てセンターでさらに火災が発生しました。イランのセキュリティ装置が事故に傾いている最初の瞬間に最新の開発が捜査官の印象を変えた可能性があり、診療所で発生した事故だけが悪い維持管理の原因を残している可能性があります。テヘラン政府は注意と慎重の道を選択しましたが、いくつかのメディアはイスラエルを拠点とするサイバー攻撃の可能性をすでにほのめかしています。先例が存在し、イランの核開発プログラムに損害を与えたウイルスの開発の一部です。テヘランは核不拡散計画の署名国の1つであり、トランプはこれを放棄しました。国際原子力機関によれば、遠心分離機を再活性化して新しいものを設計するという決定にもかかわらず、イランは核兵器に近づいていません。アメリカがイランの核合意から撤退した後、欧州連合、中国、ロシアと調印した。遠心分離機のワークショップを開催している現場での火災に関する謎の詳細があります。実際、一部のジャーナリストは、おそらくイランの治安組織内の軍人で構成されている反体制組織が攻撃を行っていたであろうと事前に警告されていたでしょう。しかし、イランの軍隊内にそのような組織が存在する可能性は低いようです。正確には、イランの社会に存在する統制のレベル、さらにはその軍事構造に存在する統制のレベルのためです。この策略を使用することは、イランの国から身を隠すのではなく、国際世論から身を隠し、国民の非難を受けない外国勢力だったのかもしれません。一方、イスラム共和国がスンニ派とイスラエル国の非公式な同盟のバランスを取り、拡大政策の中で力として発揮するための具体的なツールを手に入れようと、核兵器を入手しようとしていることは具体的に可能です地域。妨害行為は、中東地域での新しい原子力の存在の可能性を減らすために、一種の心理的圧力に包まれます。この説明により、テヘランとの敵意の交換におけるさらなる行動として、潜在的なイスラエルの行動が理解されます。しばらくの間。同様に、イランへの挑発は、トランプの米国が選挙期間中にセンセーショナルに行動することを可能にするであろう対応を促進する可能性があります。いずれにせよ、これらは一方通行の行動ではなく、イスラエルが2ヶ月前に流れを制御し、浄化および浄化システムでコンピューターによって変更された水道橋を妨害したとしてイランを非難しました。しかし、これは、敵と国際的な非難を回避するために隠された方法で戦われた紛争であり、それによって引き起こされる可能性のある否定的な展開については非常に危険なままですが、節度と注意の感覚に訴えることは役に立たないようです、これは一部の政府の慣行と目的には存在しません。

الهجمات السيبرانية ضد إيران

ستستمر المواجهة العسكرية بين إيران وإسرائيل ، وبالتالي الولايات المتحدة ، وإن لم يكن بالطريقة التقليدية ، ولكن في شكل حرب إلكترونية. بدت الأحداث الأخيرة في الجمهورية الإسلامية وكأنها تخريب أكثر منها أحداث صدفة. هناك أربعة أحداث خطيرة أعقبت ورفعت مستوى الإنذار في إيران: انفجارات في رواسب الغاز داخل منطقة عسكرية في العاصمة ، وحادث في مرفق صحي ، أسفر عن 19 ضحية ، بسبب انفجار أسطوانات الأكسجين ، حريق في محطة توليد الطاقة الكهربائية الحرارية في المنطقة الجنوبية الغربية من البلاد ، يسبقه حريق آخر في مركز تجميع جهاز طرد مركزي نووي. إذا كانت الأنظمة الأمنية الإيرانية ، في اللحظات الأولى ، تميل نحو الحوادث ، فإن التطورات الأخيرة يمكن أن تغير انطباعات المحققين ، تاركة أسباب سوء الصيانة فقط الحادث الذي وقع في العيادة. اختارت حكومة طهران مسار الحذر والحذر ، لكن بعض وسائل الإعلام قد ألمحت بالفعل إلى احتمال وقوع هجمات إلكترونية مقرها إسرائيل. إن السوابق موجودة وهي جزء من تطور الفيروس الذي ألحق الضرر بالبرنامج النووي الإيراني. طهران هي أحد الموقعين على برنامج عدم الانتشار النووي ، الذي تخلت عنه ترامب ، ووفقًا للمنظمة الدولية للطاقة الذرية ، فإن إيران ليست قريبة من السلاح النووي ، على الرغم من قرار إعادة تنشيط بعض أجهزة الطرد المركزي وتصميم أجهزة جديدة. بعد الانسحاب الأمريكي من الاتفاق النووي الإيراني الموقع مع الاتحاد الأوروبي والصين وروسيا. هناك تفاصيل غامضة بشأن الحريق في الموقع الذي يستضيف ورش تجميع أجهزة الطرد المركزي: في الواقع ، كان سيتم تحذير بعض الصحفيين مقدمًا من أن منظمة منشقة ، ربما تتكون من أفراد عسكريين داخل الأجهزة الأمنية الإيرانية ، كانت ستشن هجومًا. لكن وجود مثل هذا التنظيم في القوات المسلحة الإيرانية ، يبدو غير محتمل ، على وجه التحديد بسبب مستوى السيطرة الموجود في المجتمع الإيراني وحتى في هياكله العسكرية. قد يكون استخدام هذه الحيلة قوى أجنبية ، ليس للاختباء من الدولة الإيرانية ، بل للاختباء من الرأي العام الدولي وعدم التعرض لإدانة علنية. من ناحية أخرى ، من الممكن بشكل ملموس أن الجمهورية الإسلامية تحاول الوصول إلى السلاح الذري ، سواء لموازنة التحالف غير الرسمي بين الدول السنية والإسرائيلية ، والحصول على أداة ملموسة لعرضها ضمن سياستها للتوسع كقوة إقليمي. بعد ذلك ، ينبغي تأطير أعمال التخريب في نوع من الضغط النفسي للحد من إمكانية وجود قوة نووية جديدة في منطقة الشرق الأوسط ، مع هذا التفسير ، سوف نفهم عملًا إسرائيليًا محتملًا كإجراء آخر في تبادل العداء مع طهران لبعض الوقت. وبالمثل ، فإن الاستفزاز لإيران يمكن أن يعزز الرد ، الذي سيسمح للولايات المتحدة ترامب بالتصرف بشكل مثير خلال فترة الانتخابات. على أي حال ، هذه ليست إجراءات ذات اتجاه واحد ، حتى قبل شهرين اتهم الإسرائيليون إيران بتخريب قنوات المياه ، التي تم تغييرها من خلال وسيلة تكنولوجيا المعلومات ، في التحكم في التدفقات وأنظمة التطهير والتنقية. ومع ذلك ، فهو صراع يخوض بطريقة خفية ، هربًا من الخصوم واللوم الدولي ، الذي لا يزال خطيرًا للغاية للتطورات السلبية التي يمكن أن يسببها ، ولكن يبدو أنه لا فائدة من مناشدة الإحساس بالاعتدال والحذر الذي لا وجود له في ممارسات وأهداف بعض الحكومات.

venerdì 3 luglio 2020

La pandemia accresce la carestia alimentare mondiale

Uno degli effetti del coronavirus, oltre l’emergenza sanitaria, è l’aumento della povertà e la conseguente insufficienza alimentare per diversi paesi, che, pur in un quadro di povertà, non erano ancora stati investiti dalla carenza di cibo. L’ampiezza del problema riguarda il numero di persone che è stata toccata dalla carenza alimentare: un numero che in crescita che ammonta già a diversi milioni di persone. L’agenzia per il cibo delle Nazioni Unite, che nel 2019 ha assistito 97 milioni di persone, prevede, per il 2020, di fornire il suo aiuto a ben 138 milioni di persone. Come si vede si tratta di una dimensione enorme, la cui crescita è coincisa con lo spostamento della pandemia dai paesi ricchi a quelli poveri del mondo. L’attuale assenza del vaccino impedisce di gestire una situazione che sconfina nel caos e che potrebbe degenerare, a livello locale, in disordini ma che potrebbe investire il mondo a livello globale attraverso un massiccio aumento delle migrazioni. Specie in questo secondo caso sarebbero investiti i paesi ricchi, che hanno dimostrato una scarsa attitudine alla gestione del problema a causa anche dell’insorgere di movimenti nazionalisti, il cui scopo principale è proprio il rifiuto degli immigrati. La contrazione della ricchezza a livello globale sta generando una chiusura progressiva che alimenta l’aumento delle diseguaglianze, un fenomeno che riguarda anche i paesi ricchi, ma che ha le maggiori ripercussioni tra quelli poveri. L’assistenza alimentare non comprende solo più le nazioni poverissime, dove già le popolazioni erano vittima delle carestie alimentari per ragioni climatiche e per la presenza di conflitti armati, ma ora riguarda anche nazioni che avevano economie poco al di sopra di quella di sussistenza o che stavano attraversando una prima fase di industrializzazione. Il blocco economico imposto dalla pandemia ha provocato la contrazione della capacità di reperire i beni primari, quelli alimentari, provocando una crescente denutrizione, che deve essere combattuta prima di tutto per ragioni sanitarie e poi per motivi sociali e politici, anche di politica internazionale, come si è visto. L’agenzia delle Nazioni Unite opera, con i suoi progetti di sostegno, in 83 paesi, ma necessita di continui finanziamenti il cui fabbisogno cresce di pari passo con l’aumento dei contagi. In questo momento per sostenere lo sforzo dell’agenzia della Nazioni Unite occorre un finanziamento di 4,9 miliardi di dollari soltanto per i prossimi sei mesi; l’appello per il reperimento di questa somma è stato lanciato soprattutto verso i paesi ricchi, che avrebbero tutta la convenienza politica a sostenere questa iniziativa, ma che dovranno superare le resistenze interne spesso rappresentate dalle formazioni di destra e populiste. Il dato su cui riflettere è che entro  la fine dell’anno le persone che avranno necessità di sostegno alimentare potrebbero arrivare a ben 270 milioni, con un aumento dell’ottantadue per cento rispetto al periodo precedente l’avvento della pandemia; peraltro dal 2016, le ricadute delle crisi economiche, i cambiamenti climatici e le guerre hanno fatto registrare un aumento del 70% di chi patisce materialmente gli effetti della diminuzione o dell’assenza della disponibilità dei generi alimentari. Si comprende come in un tale scenario le ricadute della pandemia abbiano prodotto un’accelerazione della crescita della fame nel mondo. Attualmente le ricadute sanitarie della pandemia hanno i maggiori effetti sul tema della carenza alimentare nei territori dell’America latina, dove nelle aree urbane, non nelle campagne, la perdita di un numero ingente di posti di lavoro unita al calo delle rimesse degli emigranti ha provocato una elevata necessità di assistenza alimentare. Si comprende come una economia che sta tendendo alla sussistenza ponga problemi futuri anche per i paesi ricchi che detenevano grandi quote di mercato in questi territori, per i loro prodotti commerciali. Ma, per il futuro a preoccupare è il continente africano, alla vigilia della stagione dei monsoni, il settore agricolo è già compromesso dall’invasione delle locuste e la situazione della pandemia appare in crescita, nonostante il problema di reperire dati ufficiali sicuri. L’aumento del 135% delle persone africane che sono in situazione alimentare critica impone uno sforzo da parte dei paesi occidentali che non è più rinviabile, ma per essere efficace dovrà essere solo un primo passo di un progetto più ampio, basato sulla cooperazione internazionale per assicurare ai paesi africani l’indipendenza alimentare effettiva. 

The pandemic increases the global food starvation

One of the effects of coronavirus, in addition to the health emergency, is the increase in poverty and the consequent food shortage for several countries, which, despite a situation of poverty, had not yet been hit by food shortages. The magnitude of the problem concerns the number of people who have been affected by the food shortage: a growing number that already amounts to several million people. The United Nations food agency, which has assisted 97 million people in 2019, plans to help 138 million people by 2020. As we can see, it is a huge dimension, whose growth coincided with the shift of the pandemic from the rich to the poor countries of the world. The current absence of the vaccine prevents us from managing a situation that borders on chaos and that could degenerate, at local level, into unrest but that could affect the world globally through a massive increase in migration. Especially in this second case, the rich countries would be invested, which have shown a poor aptitude for managing the problem also due to the onset of nationalist movements, whose main purpose is precisely the refusal of immigrants. The global contraction of wealth is generating a progressive closure that feeds the increase in inequalities, a phenomenon that also affects rich countries, but which has the greatest repercussions among poor ones. Food assistance no longer includes only the poorest nations, where populations were already victims of food famines for climatic reasons and due to the presence of armed conflicts, but now also concerns nations that had economies slightly above that of subsistence or which they were going through an early industrialization phase. The economic blockade imposed by the pandemic has resulted in the contraction of the ability to find primary goods, food, causing increasing malnutrition, which must be fought first of all for health reasons and then for social and political reasons, including international politics, such as it is seen. The United Nations agency operates, with its support projects, in 83 countries, but needs continuous funding whose needs grow hand in hand with the increase in infections. At this time, to support the effort of the United Nations agency, funding of 4.9 billion dollars is needed only for the next six months; the appeal for the raising of this sum was launched above all towards the rich countries, which would have all the political convenience to support this initiative, but who will have to overcome the internal resistance often represented by right-wing and populist formations. The data to reflect on is that by the end of the year people who will need food support could reach 270 million, with an increase of eighty-two percent compared to the period preceding the advent of the pandemic; moreover, since 2016, the repercussions of the economic crises, climate change and wars have recorded a 70% increase in those who suffer materially from the effects of the decrease or absence of the availability of food. It is understandable that in such a scenario, the fallout from the pandemic has produced an acceleration in the growth of hunger in the world. Currently the health consequences of the pandemic have the greatest effects on the theme of food shortages in the territories of Latin America, where in urban areas, not in the countryside, the loss of a large number of jobs combined with the drop in remittances from emigrants has resulted in a high need for food assistance. It can be understood how an economy that is tending to subsistence poses future problems also for the rich countries that had large market shares in these territories, for their commercial products. But, for the future, the African continent is worrying, on the eve of the monsoon season, the agricultural sector is already compromised by the invasion of locusts and the situation of the pandemic appears to be growing, despite the problem of finding secure official data. The increase of 135% of African people who are in a critical food situation requires an effort by western countries that can no longer be postponed, but to be effective it will only have to be a first step of a larger project, based on international cooperation for ensure effective food independence for African countries.

La pandemia aumenta la hambruna mundial de alimentos

Uno de los efectos del coronavirus, además de la emergencia sanitaria, es el aumento de la pobreza y la consiguiente escasez de alimentos para varios países, que, a pesar de una situación de pobreza, aún no se habían visto afectados por la escasez de alimentos. El alcance del problema se refiere al número de personas afectadas por la escasez de alimentos: un número creciente que ya asciende a varios millones de personas. La agencia de alimentos de las Naciones Unidas, que ha ayudado a 97 millones de personas en 2019, planea ayudar a 138 millones de personas para 2020. Como podemos ver, esta es una dimensión enorme, cuyo crecimiento coincidió con el cambio de la pandemia de los países ricos a los países pobres del mundo. La ausencia actual de la vacuna nos impide manejar una situación que bordea el caos y que podría degenerar, a nivel local, en disturbios, pero que podría afectar al mundo a nivel mundial a través de un aumento masivo de la migración. Especialmente en este segundo caso, los países ricos estarían invertidos, lo que ha demostrado una mala aptitud para manejar el problema también debido a la aparición de movimientos nacionalistas, cuyo objetivo principal es precisamente el rechazo de los inmigrantes. La contracción global de la riqueza está generando un cierre progresivo que alimenta el aumento de las desigualdades, un fenómeno que también afecta a los países ricos, pero que tiene las mayores repercusiones entre los pobres. La asistencia alimentaria ya no incluye solo a las naciones más pobres, donde las poblaciones ya fueron víctimas de hambrunas alimentarias por razones climáticas y debido a la presencia de conflictos armados, sino que ahora también se refiere a naciones que tenían economías ligeramente superiores a las de subsistencia o que estaban pasando por una fase temprana de industrialización. El bloqueo económico impuesto por la pandemia ha resultado en la contracción de la capacidad de encontrar bienes primarios, alimentos, causando una desnutrición creciente, que debe ser combatida en primer lugar por razones de salud y luego por razones sociales y políticas, incluidas políticas internacionales, como se observa. La agencia de las Naciones Unidas opera, con sus proyectos de apoyo, en 83 países, pero necesita fondos continuos cuyas necesidades crecen de la mano con el aumento de las infecciones. En este momento, para apoyar el esfuerzo de la agencia de las Naciones Unidas, se necesita una financiación de 4.900 millones de dólares solo para los próximos seis meses; El llamamiento para recaudar esta suma se lanzó sobre todo hacia los países ricos, que tendrían toda la conveniencia política para apoyar esta iniciativa, pero que tendrán que superar la resistencia interna a menudo representada por las formaciones de derecha y populistas. Los datos para reflexionar son que para fin de año las personas que necesitarán ayuda alimentaria podrían llegar a 270 millones, con un aumento del ochenta y dos por ciento en comparación con el período anterior a la llegada de la pandemia; Además, desde 2016, las repercusiones de las crisis económicas, el cambio climático y las guerras han registrado un aumento del 70% para aquellos que sufren materialmente los efectos de la disminución o ausencia de disponibilidad de alimentos. Es comprensible que en tal escenario, las consecuencias de la pandemia hayan producido una aceleración en el crecimiento del hambre en el mundo. Actualmente, las consecuencias para la salud de la pandemia tienen los mayores efectos sobre el tema de la escasez de alimentos en los territorios de América Latina, donde en las zonas urbanas, no en el campo, la pérdida de una gran cantidad de empleos combinada con la caída de las remesas de los emigrantes ha resultado en Una gran necesidad de asistencia alimentaria. Se puede entender cómo una economía que tiende a la subsistencia plantea problemas futuros también para los países ricos que tenían grandes cuotas de mercado en estos territorios, para sus productos comerciales. Pero, para el futuro, el continente africano es preocupante, en vísperas de la temporada de los monzones, el sector agrícola ya está comprometido por la invasión de langostas y la situación de la pandemia parece estar creciendo, a pesar del problema de encontrar datos oficiales seguros. El aumento del 135% de las personas africanas que se encuentran en una situación alimentaria crítica requiere un esfuerzo por parte de los países occidentales que ya no se puede posponer, pero para que sea efectivo solo tendrá que ser el primer paso de un proyecto más amplio, basado en la cooperación internacional para Garantizar una independencia alimentaria efectiva para los países africanos.

Die Pandemie erhöht den weltweiten Nahrungsmittelhunger

Eine der Auswirkungen des Coronavirus ist neben dem gesundheitlichen Notfall die Zunahme der Armut und die daraus resultierende Nahrungsmittelknappheit in mehreren Ländern, die trotz einer Armutssituation noch nicht von Nahrungsmittelknappheit betroffen waren. Das Ausmaß des Problems betrifft die Anzahl der Menschen, die von der Nahrungsmittelknappheit betroffen sind: eine wachsende Zahl, die bereits mehrere Millionen Menschen umfasst. Die Lebensmittelagentur der Vereinten Nationen, die 2019 97 Millionen Menschen unterstützt hat, plant, bis 2020 138 Millionen Menschen zu helfen. Wie wir sehen können, ist dies eine riesige Dimension, deren Wachstum mit der Verlagerung der Pandemie von den reichen in die armen Länder der Welt zusammenfiel. Das derzeitige Fehlen des Impfstoffs hindert uns daran, eine Situation zu bewältigen, die an Chaos grenzt und auf lokaler Ebene zu Unruhen ausarten könnte, die jedoch die Welt weltweit durch einen massiven Anstieg der Migration beeinträchtigen könnte. Insbesondere in diesem zweiten Fall würden die reichen Länder investiert, die auch aufgrund des Ausbruchs nationalistischer Bewegungen, deren Hauptzweck genau die Ablehnung von Einwanderern ist, eine schlechte Fähigkeit zur Bewältigung des Problems gezeigt haben. Die globale Kontraktion des Wohlstands führt zu einer fortschreitenden Schließung, die die Zunahme der Ungleichheiten begünstigt. Dieses Phänomen betrifft auch die reichen Länder, hat jedoch die größten Auswirkungen auf die armen. Die Nahrungsmittelhilfe umfasst nicht mehr nur die ärmsten Nationen, in denen die Bevölkerung aus klimatischen Gründen und aufgrund bewaffneter Konflikte bereits Opfer von Hungersnöten war, sondern betrifft nun auch Nationen, deren Volkswirtschaften leicht über denen des Lebensunterhalts lagen oder die Sie durchliefen eine frühe Industrialisierungsphase. Die durch die Pandemie verhängte Wirtschaftsblockade hat zu einer Einschränkung der Fähigkeit geführt, Primärgüter und Lebensmittel zu finden, was zu einer zunehmenden Unterernährung führt, die zunächst aus gesundheitlichen Gründen und dann aus sozialen und politischen Gründen, einschließlich der internationalen Politik, wie z es wird gesehen. Die Agentur der Vereinten Nationen ist mit ihren Unterstützungsprojekten in 83 Ländern tätig, benötigt jedoch kontinuierliche Finanzmittel, deren Bedarf mit der Zunahme von Infektionen einhergeht. Zur Unterstützung der Bemühungen der Organisation der Vereinten Nationen sind derzeit nur für die nächsten sechs Monate Mittel in Höhe von 4,9 Milliarden Dollar erforderlich. Der Aufruf zur Erhöhung dieser Summe wurde vor allem an die reichen Länder gerichtet, die alle politische Bequemlichkeit hätten, um diese Initiative zu unterstützen, aber den internen Widerstand überwinden müssen, der häufig von den rechtsgerichteten und populistischen Formationen vertreten wird. Die Daten, über die nachgedacht werden muss, besagen, dass bis Ende des Jahres Menschen, die Nahrungsmittelhilfe benötigen, 270 Millionen erreichen könnten, was einem Anstieg von zweiundachtzig Prozent gegenüber dem Zeitraum vor dem Ausbruch der Pandemie entspricht. Darüber hinaus haben die Auswirkungen der Wirtschaftskrisen, des Klimawandels und der Kriege seit 2016 einen Anstieg von 70% bei denjenigen verzeichnet, die erheblich unter den Auswirkungen des Rückgangs oder des Fehlens der Verfügbarkeit von Nahrungsmitteln leiden. Es ist verständlich, dass in einem solchen Szenario die Folgen der Pandemie das Wachstum des Hungers in der Welt beschleunigt haben. Gegenwärtig haben die gesundheitlichen Folgen der Pandemie die größten Auswirkungen auf das Thema Nahrungsmittelknappheit in den Gebieten Lateinamerikas, wo in städtischen Gebieten, nicht auf dem Land, der Verlust einer großen Anzahl von Arbeitsplätzen in Verbindung mit dem Rückgang der Überweisungen von Auswanderern dazu geführt hat ein hoher Bedarf an Nahrungsmittelhilfe. Es kann verstanden werden, wie eine Wirtschaft, die zum Lebensunterhalt neigt, auch für die reichen Länder, die in diesen Gebieten große Marktanteile hatten, für ihre Handelsprodukte künftige Probleme aufwirft. Für die Zukunft ist der afrikanische Kontinent jedoch besorgt. Am Vorabend der Monsunzeit ist der Agrarsektor bereits durch die Invasion von Heuschrecken gefährdet, und die Situation der Pandemie scheint trotz des Problems, sichere offizielle Daten zu finden, zuzunehmen. Die Zunahme von 135% der afrikanischen Bevölkerung, die sich in einer kritischen Ernährungssituation befindet, erfordert Anstrengungen westlicher Länder, die nicht mehr verschoben werden können. Um jedoch effektiv zu sein, muss dies nur ein erster Schritt eines größeren Projekts sein, das auf internationaler Zusammenarbeit für Gewährleistung einer wirksamen Lebensmittelunabhängigkeit für afrikanische Länder.

La pandémie aggrave la famine alimentaire mondiale

Un des effets du coronavirus, outre l'urgence sanitaire, est l'augmentation de la pauvreté et la pénurie alimentaire qui en résulte pour plusieurs pays qui, malgré une situation de pauvreté, n'avaient pas encore été touchés par des pénuries alimentaires. L'ampleur du problème concerne le nombre de personnes touchées par la pénurie alimentaire: un nombre croissant qui s'élève déjà à plusieurs millions de personnes. L'agence alimentaire des Nations Unies, qui a aidé 97 millions de personnes en 2019, prévoit d'aider 138 millions de personnes d'ici 2020. Comme nous pouvons le voir, il s'agit d'une dimension énorme, dont la croissance a coïncidé avec le passage de la pandémie des pays riches aux pays pauvres du monde. L'absence actuelle du vaccin nous empêche de gérer une situation qui frise le chaos et qui pourrait dégénérer, au niveau local, en troubles mais qui pourrait affecter le monde à l'échelle mondiale par une augmentation massive des migrations. Surtout dans ce deuxième cas, les pays riches seraient investis, ce qui a montré une faible aptitude à gérer le problème également en raison de l'apparition de mouvements nationalistes, dont l'objectif principal est précisément le refus des immigrés. La contraction mondiale de la richesse génère une fermeture progressive qui alimente l'augmentation des inégalités, un phénomène qui affecte également les pays riches, mais qui a les plus fortes répercussions parmi les pauvres. L'aide alimentaire ne concerne plus uniquement les pays les plus pauvres, où les populations étaient déjà victimes de famines alimentaires pour des raisons climatiques et en raison de la présence de conflits armés, mais concerne désormais également les pays dont l'économie est légèrement supérieure à celle de subsistance ou qui ils traversaient une phase d'industrialisation précoce. Le blocus économique imposé par la pandémie a entraîné la contraction de la capacité de trouver des produits primaires, de la nourriture, provoquant une malnutrition croissante, qui doit être combattue d'abord pour des raisons de santé, puis pour des raisons sociales et politiques, y compris la politique internationale, telles que C'est vu. L'agence des Nations Unies opère, avec ses projets d'appui, dans 83 pays, mais a besoin d'un financement continu dont les besoins vont de pair avec l'augmentation des infections. À l'heure actuelle, pour soutenir les efforts de l'agence des Nations Unies, un financement de 4,9 milliards de dollars n'est nécessaire que pour les six prochains mois; l'appel à la levée de cette somme a été lancé avant tout aux pays riches, qui auraient tout le confort politique pour soutenir cette initiative, mais qui devront surmonter la résistance interne souvent représentée par les formations de droite et populistes. Les données sur lesquelles réfléchir sont que d'ici la fin de l'année, les personnes qui auront besoin d'un soutien alimentaire pourraient atteindre jusqu'à 270 millions, avec une augmentation de quatre-vingt-deux pour cent par rapport à la période précédant l'avènement de la pandémie; de plus, depuis 2016, les répercussions des crises économiques, du changement climatique et des guerres ont enregistré une augmentation de 70% chez ceux qui souffrent sensiblement des effets de la diminution ou de l'absence de disponibilité de nourriture. Il est compréhensible que dans un tel scénario, les retombées de la pandémie aient entraîné une accélération de la croissance de la faim dans le monde. Actuellement, les conséquences sanitaires de la pandémie ont les effets les plus importants sur le thème des pénuries alimentaires dans les territoires d'Amérique latine, où dans les zones urbaines, et non dans les campagnes, la perte d'un grand nombre d'emplois combinée à la baisse des envois de fonds des émigrés a entraîné un besoin élevé d'aide alimentaire. On comprend comment une économie tendant à la subsistance pose également des problèmes futurs aux pays riches qui détiennent de grandes parts de marché sur ces territoires, pour leurs produits commerciaux. Mais, pour l'avenir, le continent africain est préoccupant, à la veille de la mousson, le secteur agricole est déjà compromis par l'invasion des criquets et la situation de la pandémie semble s'aggraver, malgré le problème de trouver des données officielles sécurisées. L'augmentation de 135% des Africains qui se trouvent dans une situation alimentaire critique nécessite un effort des pays occidentaux qui ne peut plus être reporté, mais pour être efficace, cela ne devra être que la première étape d'un projet plus large, basé sur la coopération internationale pour assurer une indépendance alimentaire effective aux pays africains.