في حرب ناغورنو كاراباخ ، يبدو أن أرمينيا في وضع غير مؤات مقارنة بأذربيجان ، التي يمكن أن تتمتع بتحالف تركيا المصممة على لعب دورها كبطل عثماني جديد. يبلغ عدد سكان ناغورنو كاراباخ حوالي 150.000 نسمة ، غالبيتهم من أصل أرمني ولهذا السبب بالذات يبحثون عن تقرير المصير. بالنسبة لتركيا ، لا يتعلق الأمر بخوض الحرب فقط لدعم الدولة الأذربيجانية الناطقة باللغة التركية ، ولكن إعادة التأكيد ، خاصة للرأي العام الداخلي ، على الرغبة في لعب دور يتجاوز دور القوة الإقليمية ، ولكن أيضًا للاختبار. رد فعل روسيا على غزو منطقة معيشتها أو منطقة نفوذها التي تعتبرها موسكو اختصاصها الحصري. يجب أن نتذكر أن روسيا مرتبطة بأرمينيا بتحالف وثيق للغاية ، مما قد يجبرها على التدخل شخصيًا في الصراع. يبدو أن استراتيجية أردوغان تتمثل في إثارة نوايا موسكو في مجال القضايا الإقليمية ، ويرجع ذلك في المقام الأول إلى حقيقة أن روسيا تبيع أسلحة لأرمينيا ، ولكنها في الوقت نفسه تبيعها أيضًا لأذربيجان ، وهو عنصر يبدو أنها تفكر فيه بالفعل. السلوك الروسي. في الواقع ، اختار الكرملين المسار الدبلوماسي بمسؤولية كبيرة ، وحصل على هدنة ، والتي ، مع ذلك ، لا يبدو أنها محترمة بالكامل. ادعاءات الانتهاك متبادلة ، لأنها تحدث في موقف مشروط بشدة بالنفور المتبادل الذي تجسد خلال ثلاثين عاما من الاشتباكات. يبدو أن الدخول إلى حقل تركيا استفزاز غير مفهوم على ما يبدو تجاه موسكو ، لأن مسرح القتال متاخم لمنطقة يعبرها خط أنابيب الغاز التركي الذي تم بناؤه لنقل الغاز الروسي إلى السوق الأوروبية الغنية. وبعيدًا عن الأسباب الجيوسياسية ، هل هناك أي استعداد لأنقرة للتأثير على العلاقات الاقتصادية مع موسكو لتكييف سوق الغاز الغني؟ الطلب مشروع بالنسبة لاقتصاد يمر بمرحلة ركود ، مثل الاقتصاد التركي ، الذي يجب أن يعيد إحياء موافقة الحكومة في سوقه السياسي الداخلي ، ولكنه يتحمل أيضًا تكاليف سياسته الخارجية التوسعية. في المقابل ، لا تعاني روسيا من مشاكل داخلية أقل خطورة ، مع تراجع دعم بوتين ، الذي سجل للمرة الأولى انخفاضًا مقلقًا ، فضلاً عن العلاقات الصعبة مع المعارضة المتزايدة باستمرار. في السياسة الخارجية ، تشكل المسألة البيلاروسية مصدر قلق كبير للكرملين ، الذي جربه بالفعل الالتزام في سوريا الذي لم يثر الحماس بين السكان ومسألة الأراضي الروسية في أوكرانيا ، الأمر الذي يهدد بانعكاسات دبلوماسية متزايدة الأهمية. بالنظر إلى هذه العناصر ، يمكن تحديد اختيار تركيا لدعم الصراع في ناغورنو كاراباخ ، إن لم يكن الشروع فيه ، كعنصر استراتيجي داخل ديالكتيك ليس دائمًا وحيدًا ، ولكن يبدو أنه يريد التحقق من النوايا الروسية الحقيقية في المنطقة. لا ينبغي أن ننسى أن العلاقات بين البلدين تمر في كثير من الأحيان بمراحل من التقارب والتباعد المفاجئ ، وفقًا للراحة المتبادلة ، والتي غالبًا ما تبدو متناقضة. وقد تم التحقق من أن تركيا ، العضو في الحلف الأطلسي ، اشترت ، رغما عن إرادة الحلف الأطلسي نفسه ، أجهزة دفاع روسية في صراع مفتوح مع سياسات وتوجيهات بروكسل ؛ لكنها انحازت بعد ذلك إلى جانب ضد النظام السوري المدعوم من الروس ، لأنه شيعي ، ولكن ليس فقط ، من خلال دعم الأصوليين الإسلاميين السنة ، الذين استخدموا أيضًا ضد الأكراد ، الحلفاء الرئيسيين للأمريكيين ضد الدولة الإسلامية. لكن الانتهاكات المتكررة لمصالح الحلف الأطلسي لم تسفر عن أي رد فعل ضد أنقرة ، التي شعرت بحقها في المضي على طريق الغطرسة وانتهاك القانون الدولي ، عمليا دون عقوبات من قبل المجتمع الدولي. حاليًا ، تسلط ساحة معركة ناغورنو كاراباخ الضوء مرة أخرى على ضرورة وقف تركيا ، بدءًا من العقوبات الاقتصادية الشديدة جدًا للحد من نطاق عملها ، وأيضًا لأن العواقب ، وإن كانت خطيرة للصراع الحالي ، يمكن أن تصبح أسوأ. إذا كانت الحرب يمكن أن تصبح صدامًا إقليميًا على أبواب أوروبا ، ولكن أيضًا على الحدود الإيرانية ، مع التزام مباشر بأن روسيا لن تكون قادرة على تأجيلها لفترة أطول إذا لم يستقر الوضع ، وأيضًا من خلال التخلي عن وجود أنقرة. .
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martedì 13 ottobre 2020
lunedì 12 ottobre 2020
L'Unione Europea ricattata da Polonia ed Ungheria
Una ammissione incondizionata di paesi non abituati allo stato di diritto rischia di bloccare gli aiuti economici contro la pandemia in Europa. Se il problema è quello di non scegliere tra economia e salute, con tutto ciò che comporta, analogamente non di dovrebbe scegliere tra economia e diritto. Al contrario la strategia messa in campo dagli stati del Patto di Visegrad, sembra contraddire questo secondo assunto. La volontà di bloccare gli aiuti economici per i paesi più colpiti dal virus, se non in cambio di un allentamento delle misure di monitoraggio sull’applicazione e sulla vigenza dello stato di diritto. Questa crisi nella sede delle istituzioni europee potrebbe portare effetti negativi, direttamente sugli stati coinvolti dalla pandemia, ma che non potrebbero poi non avere ripercussioni da una contrazione ancora maggiore dell’economia; occorre ricordare come le entrate che provengono dai contributi dell’Unione, siano un capitolo importante delle voci di bilancio degli stati che appartenevano al Patto di Varsavia. Appare chiaro come la strategia dei paesi orientali sia contraddistinta da un elemento di miopia politica e visione sul medio e lungo periodo. Nonostante questa evidenza le posizioni rigide degli esecutivi di Polonia ed Ungheria, in particolare, non sembrano presentare possibilità negoziali. A livello istituzionale lo scontro è tra Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione e le trattative stanno già rallentando la distribuzione dei fondi con le previsioni più ottimistiche che dicono che prima della fine di Ottobre l’accordo non potrà essere raggiunto, con la conseguenza diretta della possibilità di ritardare oltre il primo gennaio del prossimo anno l’entrata in vigore dei nuovi bilanci. Politicamente la posizione della Germania appare molto delicata, perché deve mediare tra le necessità dell’economia della zona euro e quelle dell’applicazione dello stato di diritto in tutto il territorio dell’Unione ed un cedimento di fronte ad un meccanismo difeso da Berlino significherebbe un indebolimento della leadership tedesca. Nel dialogo istituzionale entra anche la Commissione europea come mediatore tra Parlamento e Consiglio, ma i principali gruppi parlamentari, popolare, socialista, liberale e verde, condividono l’impegno di non approvare il piano finanziario fino a quando non ci sarà un accordo sul monitoraggio dell’applicazione dello stato di diritto. La partita dei fondi europei riguarda il fondo di recupero, che ha una dotazione di 750.000 milioni di euro. Si capisce come la minaccia della mancata ratifica in alcuni parlamenti di queste disposizioni sugli aiuti economici, senza una revisione del monitoraggio dello stato di diritto, rappresenti un ricatto che mette a rischio la sopravvivenza stessa dell’Europa; se non fosse per le ricadute finanziarie proprio su quei paesi restii ad approvarla, questa strategia potrebbe sembrare essere stata costruita come un piano apposito per determinare grossi problemi all’impianto istituzionale europeo. Bisogna ricordare come il Parlamento stia richiedendo che la possibilità del taglio dei fondi sia estesa oltre la cattiva gestione delle risorse, in modo da riguardare finalmente anche la violazione dei diritti fondamentali dell’Unione. Il Parlamento vede nell’attuale atteggiamento tedesco, qualificato come titubante, il principale ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo, perché l’attività Germania come presidente di turno non sembra del tutto determinata a raggiungere il necessario consenso in Consiglio. Tuttavia, nonostante gli aspetti fortemente problematici della situazione, la cosa positiva è che si stia creando un clima che oltrepassa le buone intenzioni per assumere un carattere pratico e politico nelle istituzioni europee, per affermare l’importanza fondamentale dei principi fondativi dell’Europa. Ciò rappresenta un punto di partenza per chi vuole fare rispettare il diritto e non vuole arrendersi a soluzioni di compromesso in nome dell’economia. Per ora, però, la posizione tedesca si nota per una mancanza di determinazione che ne mette in dubbio le reali intenzioni di fronte agli interessi economici, con la sensazione di prediligere questi ultimi. La necessità di una presa di posizione forte e determinata da parte del maggiore azionista europeo è, invece, una necessità inderogabile all’interno dell’attuale dibattito, che non potrà non avere un risultato ancora più severo della semplice riduzione dei contributi, per arrivare fino all’espulsione di chi usa l’Europa solo per avere finanziamenti senza rispettare gli oneri nei confronti degli altri paesi ed il diritto al loro interno, perché ciò è incompatibile con la permanenza nelle istituzioni europee.
The European Union blackmailed by Poland and Hungary
La Unión Europea chantajeada por Polonia y Hungría
La admisión incondicional de países que no están acostumbrados al estado de derecho corre el riesgo de bloquear la ayuda económica contra la pandemia en Europa. Si el problema no es elegir entre economía y salud, con todo lo que eso conlleva, tampoco se debe elegir entre economía y derecho. Por el contrario, la estrategia implementada por los estados del Pacto de Visegrad parece contradecir este segundo supuesto. El deseo de bloquear las ayudas económicas a los países más afectados por el virus, si no a cambio de una flexibilización de las medidas de seguimiento sobre la aplicación y vigencia del Estado de derecho. Esta crisis en la sede de las instituciones europeas podría tener efectos negativos, directamente sobre los estados afectados por la pandemia, pero que no podrían dejar de repercutir en una contracción aún mayor de la economía; Cabe recordar que los ingresos de las contribuciones de la Unión son un capítulo importante de las partidas presupuestarias de los estados que pertenecían al Pacto de Varsovia. Es evidente que la estrategia de los países orientales se caracteriza por un elemento de miopía política y una visión a medio y largo plazo. A pesar de esta evidencia, las rígidas posiciones de los ejecutivos de Polonia y Hungría, en particular, no parecen presentar posibilidades de negociación. A nivel institucional, el enfrentamiento es entre el Parlamento Europeo y el Consejo de la Unión y las negociaciones ya están frenando el reparto de fondos con las previsiones más optimistas que dicen que antes de finales de octubre no se alcanzará el acuerdo, con la consecuencia directa de la posibilidad de retrasar la entrada en vigor de los nuevos presupuestos más allá del 1 de enero del próximo año. Políticamente, la posición de Alemania parece muy delicada, porque debe mediar entre las necesidades de la economía de la eurozona y las de la aplicación del Estado de derecho en todo el territorio de la Unión y un fracaso ante un mecanismo defendido por Berlín supondría un debilitamiento del liderazgo alemán. La Comisión Europea también entra en el diálogo institucional como mediadora entre Parlamento y Consejo, pero los principales grupos parlamentarios, populares, socialistas, liberales y verdes, comparten el compromiso de no aprobar el plan financiero hasta que no haya un acuerdo sobre el seguimiento de la aplicación del estado de derecho. El juego de los fondos europeos concierne al fondo de recuperación, que tiene una dotación de 750.000 millones de euros. Es comprensible que la amenaza de no ratificación en algunos parlamentos de estas disposiciones sobre ayudas económicas, sin una revisión del control del Estado de derecho, represente un chantaje que pone en peligro la propia supervivencia de Europa; Si no fuera por las repercusiones financieras sobre los países reacios a aprobarla, esta estrategia podría parecer construida como un plan especial para causar grandes problemas al marco institucional europeo. Hay que recordar que el Parlamento pide que se amplíe la posibilidad de recortar fondos más allá de la mala gestión de los recursos, para cubrir finalmente la violación de los derechos fundamentales de la Unión. El Parlamento ve la actual actitud alemana, calificada de vacilante, como el principal obstáculo para lograr este objetivo, porque la actividad de Alemania como actual presidente no parece del todo decidida a alcanzar el consenso necesario en el Consejo. Sin embargo, a pesar de los aspectos altamente problemáticos de la situación, lo positivo es que se está creando un clima que va más allá de las buenas intenciones para asumir un carácter práctico y político en las instituciones europeas, para afirmar la importancia fundamental de los principios fundacionales de Europa. Esto representa un punto de partida para quienes quieren hacer cumplir la ley y no quieren entregarse a soluciones de compromiso en nombre de la economía. Por ahora, sin embargo, la posición alemana se nota por una falta de determinación que cuestiona sus verdaderas intenciones frente a los intereses económicos, con la sensación de preferir estos últimos. La necesidad de una postura firme y decidida por parte del mayor accionista europeo es, por otro lado, una necesidad imperiosa dentro del debate actual, que no puede dejar de tener un resultado aún más severo que la simple reducción de contribuciones, para llegar hasta a la expulsión de quienes usan Europa solo para tener financiación sin respetar las obligaciones hacia otros países y el derecho dentro de ellos, porque esto es incompatible con la permanencia en las instituciones europeas.
Die Europäische Union von Polen und Ungarn erpresst
Die bedingungslose Aufnahme von Ländern, die nicht an Rechtsstaatlichkeit gewöhnt sind, kann die Wirtschaftshilfe gegen die Pandemie in Europa blockieren. Wenn das Problem nicht darin besteht, zwischen Wirtschaft und Gesundheit zu wählen, sollte man bei allem, was dazu gehört, auch nicht zwischen Wirtschaft und Recht wählen. Im Gegenteil, die von den Staaten des Visegrad-Pakts verfolgte Strategie scheint dieser zweiten Annahme zu widersprechen. Der Wunsch, die Wirtschaftshilfe für die am stärksten vom Virus betroffenen Länder zu blockieren, wenn nicht im Gegenzug für eine Lockerung der Überwachungsmaßnahmen hinsichtlich der Anwendung und Gültigkeit der Rechtsstaatlichkeit. Diese Krise im Hauptquartier der europäischen Institutionen könnte negative Auswirkungen haben, direkt auf die von der Pandemie betroffenen Staaten, die jedoch Auswirkungen auf eine noch stärkere Kontraktion der Wirtschaft haben könnten. Es sei daran erinnert, dass die Einnahmen aus den Beiträgen der Union ein wichtiges Kapitel der Haushaltsposten der Staaten sind, die dem Warschauer Pakt angehörten. Es ist klar, dass die Strategie der östlichen Länder durch ein Element politischer Myopie und eine mittel- und langfristige Vision gekennzeichnet ist. Trotz dieser Beweise scheinen insbesondere die starren Positionen der Führungskräfte Polens und Ungarns keine Verhandlungsmöglichkeiten zu bieten. Auf institutioneller Ebene kommt es zu Konflikten zwischen dem Europäischen Parlament und dem Rat der Union, und die Verhandlungen verlangsamen bereits die Verteilung der Mittel mit den optimistischsten Prognosen, wonach die Einigung vor Ende Oktober nicht erzielt werden kann, mit der direkten Folge der Möglichkeit, das Inkrafttreten der neuen Haushaltspläne über den 1. Januar nächsten Jahres hinaus zu verzögern. Politisch erscheint die Position Deutschlands sehr heikel, weil sie zwischen den Bedürfnissen der Wirtschaft der Eurozone und denen der Anwendung der Rechtsstaatlichkeit im gesamten Gebiet der Union vermitteln muss und ein Versagen angesichts eines von Berlin verteidigten Mechanismus a bedeuten würde Schwächung der deutschen Führung. Die Europäische Kommission tritt auch als Vermittler zwischen dem Parlament und dem Rat in den institutionellen Dialog ein, aber die wichtigsten Fraktionen, populär, sozialistisch, liberal und grün, teilen die Verpflichtung, den Finanzplan erst zu genehmigen, wenn eine Einigung über die Überwachung des Parlaments erzielt wurde Anwendung der Rechtsstaatlichkeit. Das Spiel der europäischen Fonds betrifft den Sanierungsfonds mit einem Stiftungsvermögen von 750.000 Millionen Euro. Es ist verständlich, dass die Gefahr der Nichtratifizierung dieser Bestimmungen über Wirtschaftshilfe in einigen Parlamenten ohne Überprüfung der Überwachung der Rechtsstaatlichkeit eine Erpressung darstellt, die das Überleben Europas gefährdet. Ohne die finanziellen Auswirkungen auf die Länder, die nicht bereit sind, sie zu genehmigen, scheint diese Strategie als Sonderplan konzipiert worden zu sein, der dem europäischen institutionellen Rahmen große Probleme bereiten soll. Es muss daran erinnert werden, dass das Parlament beantragt, die Möglichkeit einer Kürzung der Mittel über die Misswirtschaft der Ressourcen hinaus auszudehnen, um die Verletzung der Grundrechte der Union endgültig abzudecken. Das Parlament sieht in der derzeit als zögernd eingestuften deutschen Haltung das Haupthindernis für die Erreichung dieses Ziels, da die Tätigkeit Deutschlands als derzeitiger Präsident nicht ganz entschlossen zu sein scheint, den notwendigen Konsens im Rat zu erreichen. Trotz der äußerst problematischen Aspekte der Situation ist das Positive, dass ein Klima geschaffen wird, das über die guten Absichten hinausgeht, in den europäischen Institutionen einen praktischen und politischen Charakter anzunehmen und die grundlegende Bedeutung der Grundprinzipien Europas zu bekräftigen. Dies ist ein Ausgangspunkt für diejenigen, die das Gesetz durchsetzen und sich nicht im Namen der Wirtschaft Kompromisslösungen ergeben wollen. Die deutsche Position macht sich jedoch vorerst durch einen Mangel an Entschlossenheit bemerkbar, der ihre wirklichen Absichten angesichts wirtschaftlicher Interessen in Frage stellt und das Gefühl hat, letztere zu bevorzugen. Die Notwendigkeit einer starken und entschlossenen Haltung des größten europäischen Aktionärs ist andererseits ein zwingendes Bedürfnis innerhalb der gegenwärtigen Debatte, die ein noch schwerwiegenderes Ergebnis als die einfache Reduzierung der Beiträge erzielen kann, um zu erreichen zur Ausweisung derjenigen, die Europa nur zur Finanzierung nutzen, ohne die Verpflichtungen gegenüber anderen Ländern und das Recht in ihnen zu respektieren, da dies mit der Beständigkeit der europäischen Institutionen unvereinbar ist.
L'Union européenne soumise au chantage de la Pologne et de la Hongrie
L'admission inconditionnelle de pays non habitués à l'état de droit risque de bloquer l'aide économique contre la pandémie en Europe. Si le problème n'est pas de choisir entre l'économie et la santé, avec tout ce que cela implique, de même, il ne faut pas choisir entre l'économie et le droit. Au contraire, la stratégie mise en œuvre par les États du Pacte de Visegrad semble contredire cette seconde hypothèse. La volonté de bloquer l'aide économique aux pays les plus touchés par le virus, sinon en échange d'un assouplissement des mesures de contrôle sur l'application et la validité de l'État de droit. Cette crise au siège des institutions européennes pourrait avoir des effets négatifs, directement sur les États touchés par la pandémie, mais qui ne pouvaient manquer d'avoir des répercussions d'une contraction encore plus forte de l'économie; il ne faut pas oublier que les recettes provenant des contributions de l'Union constituent un chapitre important des postes budgétaires des États ayant adhéré au Pacte de Varsovie. Il est clair que la stratégie des pays de l'Est se caractérise par un élément de myopie politique et une vision à moyen et long terme. Malgré ces preuves, les positions rigides des cadres de la Pologne et de la Hongrie, en particulier, ne semblent pas présenter de possibilités de négociation. Au niveau institutionnel, l'affrontement se situe entre le Parlement européen et le Conseil de l'Union et les négociations ralentissent déjà la distribution des fonds avec les prévisions les plus optimistes qui disent qu'avant fin octobre l'accord ne sera pas trouvé, avec la conséquence directe de la possibilité de retarder l'entrée en vigueur des nouveaux budgets au-delà du 1er janvier de l'année prochaine. Politiquement, la position de l'Allemagne apparaît très délicate, car elle doit faire la médiation entre les besoins de l'économie de la zone euro et ceux de l'application de l'État de droit sur tout le territoire de l'Union et un échec face à un mécanisme défendu par Berlin signifierait un affaiblissement de la direction allemande. La Commission européenne entre également dans le dialogue institutionnel en tant que médiateur entre le Parlement et le Conseil, mais les principaux groupes parlementaires, populaires, socialistes, libéraux et verts, partagent l'engagement de ne pas approuver le plan financier jusqu'à ce qu'il y ait un accord sur le suivi du l'application de l'état de droit. Le jeu des fonds européens concerne le fonds de relance, doté d'une dotation de 750 000 millions d'euros. Il est compréhensible que la menace de non-ratification dans certains parlements de ces dispositions sur l'aide économique, sans une révision du contrôle de l'Etat de droit, représente un chantage qui met en péril la survie même de l'Europe; sans les répercussions financières sur les pays réticents à l'approuver, cette stratégie pourrait sembler avoir été construite comme un plan spécial pour causer des problèmes majeurs au cadre institutionnel européen. Il ne faut pas oublier que le Parlement demande que la possibilité de couper les fonds soit étendue au-delà de la mauvaise gestion des ressources, afin de couvrir enfin la violation des droits fondamentaux de l'Union. Le Parlement voit dans l'attitude allemande actuelle, qualifiée d'hésitation, le principal obstacle à la réalisation de cet objectif, car l'activité de l'Allemagne en tant que président actuel ne semble pas tout à fait déterminée à atteindre le consensus nécessaire au Conseil. Cependant, malgré les aspects hautement problématiques de la situation, le positif est que se crée un climat qui va au-delà des bonnes intentions pour assumer un caractère pratique et politique dans les institutions européennes, pour affirmer l'importance fondamentale des principes fondateurs de l'Europe. Cela représente un point de départ pour ceux qui veulent faire appliquer la loi et ne veulent pas céder à des solutions de compromis au nom de l'économie. Pour l'instant, cependant, la position allemande se remarque par un manque de détermination qui remet en question ses intentions réelles face aux intérêts économiques, avec le sentiment de préférer ces derniers. La nécessité d'une position forte et déterminée de la part du plus grand actionnaire européen est, en revanche, une nécessité impérative dans le débat actuel, qui ne peut manquer d'avoir un résultat encore plus sévère que la simple réduction des contributions, pour atteindre à l'expulsion de ceux qui n'utilisent l'Europe que pour obtenir un financement sans respecter les obligations envers les autres pays et le droit en leur sein, car cela est incompatible avec la permanence dans les institutions européennes.
A União Europeia chantageada pela Polônia e Hungria
A admissão incondicional de países não acostumados ao Estado de Direito pode bloquear a ajuda econômica contra a pandemia na Europa. Se o problema não é escolher entre economia e saúde, com tudo o que isso acarreta, da mesma forma, não se deve escolher entre economia e direito. Ao contrário, a estratégia implementada pelos estados do Pacto de Visegrado parece contradizer esta segunda premissa. O desejo de bloquear a ajuda econômica aos países mais afetados pelo vírus, se não em troca de uma flexibilização das medidas de monitoramento sobre a aplicação e validade do Estado de Direito. Esta crise nas sedes das instituições europeias poderia ter efeitos negativos, directamente nos Estados afectados pela pandemia, mas que não poderia deixar de ter repercussões de uma contracção ainda maior da economia; recorde-se que as receitas das contribuições da União constituem um capítulo importante das rubricas orçamentais dos estados que integraram o Pacto de Varsóvia. É claro que a estratégia dos países de Leste se caracteriza por um elemento de miopia política e uma visão de médio e longo prazo. Apesar dessas evidências, as posições rígidas dos executivos da Polônia e da Hungria, em particular, não parecem apresentar possibilidades de negociação. A nível institucional, o embate é entre o Parlamento Europeu e o Conselho da União e as negociações já abrandam a distribuição dos fundos com as previsões mais optimistas de que antes do final de Outubro o acordo não será alcançado, com a consequência directa do possibilidade de adiar a entrada em vigor dos novos orçamentos para além de 1 de Janeiro do próximo ano. Politicamente, a posição da Alemanha parece muito delicada, pois deve mediar entre as necessidades da economia da zona do euro e as da aplicação do Estado de direito em todo o território da União e o fracasso em face de um mecanismo defendido por Berlim significaria um enfraquecimento da liderança alemã. A Comissão Europeia também entra no diálogo institucional como mediadora entre o Parlamento e o Conselho, mas os principais grupos parlamentares, populares, socialistas, liberais e verdes, partilham o compromisso de não aprovar o plano financeiro até que haja um acordo sobre o acompanhamento do aplicação do Estado de direito. O jogo dos fundos europeus diz respeito ao fundo de recuperação, que conta com uma dotação de 750 mil milhões de euros. É compreensível que a ameaça de não ratificação em alguns parlamentos destas disposições sobre ajuda económica, sem uma revisão do controlo do Estado de direito, represente uma chantagem que põe em perigo a própria sobrevivência da Europa; Não fossem as repercussões financeiras para os países que relutam em aprová-la, esta estratégia poderia parecer concebida como um plano especial para causar grandes problemas ao quadro institucional europeu. Recorde-se que o Parlamento solicita que a possibilidade de corte de fundos seja alargada para além da má gestão de recursos, a fim de cobrir, finalmente, a violação dos direitos fundamentais da União. O Parlamento vê a actual atitude alemã, qualificada como hesitante, como o principal obstáculo à concretização deste objectivo, porque a actividade da Alemanha como actual presidente não parece inteiramente determinada a alcançar o consenso necessário no Conselho. No entanto, apesar dos aspectos altamente problemáticos da situação, o positivo é que se está a criar um clima que vai além das boas intenções para assumir um carácter prático e político nas instituições europeias, para afirmar a importância fundamental dos princípios fundadores da Europa. Isso representa um ponto de partida para quem quer fazer cumprir a lei e não quer se render a soluções de compromisso em nome da economia. Por enquanto, porém, a posição alemã se destaca por uma falta de determinação que questiona suas reais intenções diante dos interesses econômicos, com o sentimento de preferir estes. A necessidade de uma postura forte e determinada por parte do maior acionista europeu é, por outro lado, uma necessidade imperiosa no debate atual, que não pode deixar de ter um resultado ainda mais severo do que a simples redução das contribuições, para chegar até à expulsão de quem utiliza a Europa apenas para obter financiamento, sem respeitar as obrigações para com os outros países e os direitos que neles se encontram, por ser incompatível com a permanência nas instituições europeias.