يقدم رئيس إيران المنتخب ، إبراهيم رئيسي ، نفسه بشخصيات شعبوية ، في هذا المطابق لميول العديد من الديمقراطيات الغربية ، والمدافع عن الطبقات الأضعف في البلاد ، وله دور يتخذه كبطل في مكافحة الفساد ، مفسراً. من وجهة نظر سياسية للمحافظين المتطرفين ؛ بطبيعة الحال أيضًا مع الإرادة القوية للحفاظ على حالة النظام الحالية في إيران. لباسه المعتاد ، عباءة طويلة داكنة وعمامة ، تدل أيضًا على أفكاره التي تأتي من رجال الدين الشيعة الأكثر تقليدية. تمثل هذه الانتخابات مشكلة دبلوماسية للدولة الإيرانية ، لأن الرئيس الجديد مدرج في القائمة السوداء لواشنطن بسبب مزاعم خطيرة للغاية تتمثل في انتهاك حقوق الإنسان ، وهي اتهامات تنكرها الدولة الإيرانية دائمًا ؛ ولكن من وجهة نظر داخلية أيضًا ، فقد تميز فوزه الانتخابي ، على الرغم من حصوله في الجولة الأولى ، بامتناع كبير ، مما يثير الشكوك ، ليس في شرعية التصويت ، بل في التحليل السياسي للمناخ السياسي الداخلي. أدى الافتقار شبه الكامل للثقة لدى الطبقات الأكثر تقدمية في المرشحين الحاضرين إلى امتناع عام عن التصويت من جانب السكان البديل للمحافظين ، لصالح فوز رئيسي بشكل حاسم. سيتسلم الرئيس الجديد مهامه ، بعد الأكثر اعتدالاً حسن روحاني ، الذي كان قد توصل إلى اتفاق مع المجتمع الدولي في عام 2015 ، مع أزمة البرنامج النووي المستمرة منذ اثني عشر عامًا. يثير هذا العنصر قلقًا عميقًا لدى الأوساط الدبلوماسية ، التي تخشى حدوث تشديد من جانب طهران ، على الرغم من رغبة بايدن في إيجاد حل ، بعد انسحاب ترامب أحادي الجانب من الاتفاق النووي الإيراني. رئيسي سيبلغ من العمر واحد وستين في تشرين الثاني (نوفمبر) المقبل ، تدريبه عبارة عن مزيج من الدراسات الدينية والقانون ، وبدأ ، في سن العشرين ، العمل في النظام القانوني الإيراني كمدعي عام لمدينة قريبة من العاصمة ، مباشرة بعد انتصار الثورة الإسلامية حتى وصوله إلى منصب النائب العام للأمة. منذ عام 2018 ، شغل أيضًا منصب مدرس في معهد شيعي. وفقًا للرأي السائد في العديد من وسائل الإعلام في البلاد ، فهو من أكبر المرشحين ليصبح خليفة المرشد الأعلى. قادمًا من رجال الدين والجزء الأكثر محافظة من البلاد ، جنبًا إلى جنب مع النجاح الانتخابي الضعيف بشكل عام وإدراكه للحاجة إلى توحيد نسيج اجتماعي ممزق بشأن قضايا الحريات الفردية ، كان على رئيسي أن يتعهد بالوعد بالدفاع عن حرية التعبير من الحقوق الأساسية وضمان شفافية العمل السياسي. وفقًا للإيرانيين المعتدلين والإصلاحيين ، فإن الرئيس الجديد ، بالإضافة إلى كونه محافظًا للغاية ، سيكون عديم الخبرة في الإدارة السياسية ، وهو نقص خطير للغاية في الحصول على توليفة تسمح له بتنفيذ إجراءات حكومية حازمة. والأخطر من ذلك هو اتهامات المعارضة في المنفى ، التي تتهم رئيسي ، في منصبه ، الذي شغل في عام 1988 ، كنائب للمدعي العام للمحكمة الثورية في طهران ، بأنه لعب دورًا نشطًا في الإعدامات الجماعية للمعتقلين اليساريين. ونفى الرئيس الإيراني الجديد التورط في هذا القمع ، لكنه قال إنه يوافق على أمر الخميني بالتطهير للحفاظ على أمن الجمهورية الإسلامية. الانطباع هو أنه من المحتمل أن يكون رئيسي عاملاً قادرًا على تغيير التوازنات الإقليمية الهشة بالفعل ، لا سيما في العلاقات مع إسرائيل والدول العربية السنية ، لكن احتياجات اقتصاد البلاد ، الذي يواجه صعوبات جسيمة بشكل متزايد ، يمكن أن تحد من ذلك. عملهم المتطرف بسبب الحاجة إلى تخفيض العقوبات الاقتصادية: من وجهة النظر هذه ، فإن تطبيع العلاقات مع الولايات المتحدة ، على الأقل فيما يتعلق بمسألة المعاهدة النووية ، سيكون هدفًا ، حتى لو لم يُذكر صراحة ؛ كذلك لأن احتمال الانفصال عن الاقتصاد الأمريكي والاعتماد حصريًا على الاقتصاد الروسي والصيني لا يضمن تجاوز الصعوبات الاقتصادية الكبيرة التي تفرضها العقوبات الأمريكية وحلفاؤها.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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mercoledì 4 agosto 2021
giovedì 29 luglio 2021
Gli USA temono l'aumento dell'arsenale nucleare cinese
La difficoltà, già accentuata dalle rispettive posizioni in campo geopolitico e commerciale, tra gli USA e la Cina, rischia un pericoloso peggioramento per le preoccupazioni manifestate da Washington per la proliferazione nucleare portata avanti da Pechino, nel quadro del potenziamento delle armi atomiche dell’esercito cinese. Le aspirazioni da grande potenza della Cina, secondo il presidente ed il governo comunisti, possono concretizzarsi anche attraverso l’incremento dell’arsenale nucleare, che è diventato centrale nella politica tattica militare del paese. Gli analisti americani hanno individuato la costruzione di una serie di silos per il lancio delle testate nucleari, dislocate in diverse regioni cinesi. Attualmente le testate nucleari di Pechino sarebbero stimate in circa 350 unità, una quantità ancora molto inferiore alla disponibilità di paesi come Stati Uniti e Russia, in particolare Washington sarebbe in possesso di circa 4.000 testate, pari al 90% di tutte le armi nucleari presenti sul pianeta; tuttavia, secondo il Pentagono, l’incremento cinese sarebbe notevole, dato che fino ad un anno prima le teste cinesi erano 200: un aumento, quindi, di 150 unità in 365 giorni. Un aspetto che preoccupa il Congresso americano sono le modalità di segretezza con cui la Cina procede nel suo piano di sviluppo degli armamenti nucleari, materia che Pechino ritiene strategica per potere competere a livello globale, soprattutto con gli USA, ma anche con avversari regionali come l’India. Questa situazione, che pone la Cina al centro dell’attenzione della politica internazionale, arriva nel momento in cui Mosca e Washington si accingono ad incontrarsi per i negoziati su come evitare una nuova rincorsa agli armamenti nucleari. Se, alle già presenti difficoltà tra le maggiori potenze nucleari per trovare una soluzione alla non proliferazione delle armi atomiche, si aggiunge il crescente attivismo cinese, si può comprendere come la situazione futura sia potenzialmente molto pericolosa. In presenza di un terzo attore che incrementa il proprio arsenale al di fuori di ogni regola, sia Usa che Russia potrebbero sentirsi prive di vincoli e sviluppare nuovi armamenti. La tattica cinese è ormai prevedibile, le accuse agli Usa sono ormai una noiosa ripetizione: quella di vedere un nemico immaginario per distogliere l’attenzione dalle sue problematiche interne. La Cina si dice disponibile a colloqui bilaterali sul tema della sicurezza strategica a condizione che si tengano su basi di uguaglianza e ciò appare impossibile dato il grande squilibrio degli arsenali atomici a favore di Washington. Se gli USA vedono un reale potenziale pericolo, le singole ragioni cinesi, osservate da un osservatore neutrale, appaiono giustificate in ragione della volontà di recuperare almeno parte del terreno perduto sugli armamenti nucleari; rovesciando la visuale è lecito domandarsi come gli Stati Uniti, ma anche la Russia (sempre in vantaggio sulla Cina), risponderebbero ad una richiesta di Pechino di diminuire il proprio arsenale. La questione è che si è usciti da una logica di diminuzione generale delle testate nucleari, perché queste armi, in questo momento storico, rappresentano di nuovo, come durante la guerra fredda, un deterrente psicologico per un equilibrio, però di gestione molto più difficile in un mondo non più bipolare ma multipolare, anche se caratterizzato da due potenze principali, comunque contornate da potenze regionali di grande rilevanza strategica. La vera sfida sarebbe quella di includere la Cina in colloqui a livello mondiale sul tema del disarmo, ma non come comprimario, bensì con la giusta dignità di grande potenza che Pechino desidera a livello politico; ciò, sicuramente, non risolverà il problema della proliferazione ma potrebbe permettere l’avvio di un dialogo su questo tema, anche con lo scopo di migliorare le rispettive relazioni. Vista con la visuale occidentale la proliferazione nucleare cinese non può non essere un fattore altamente preoccupante, dato che si tratta comunque di una paese governato da una dittatura e che tramite il soft power esercitato in altre zone del mondo ha evidenziato una volontà di esportare il proprio modello politico; certamente ciò non può funzionare con l’occidente ed il sospetto che dietro l’aumento del proprio arsenale militare ci sia l’intenzione di esercitare una pressione è quasi una certezza. Ma proprio per questo è importante scongiurare ogni possibile deriva ed l’ulteriore peggioramento delle relazioni: altrimenti il rischio di situazioni tese sarà sempre più probabile.
The US fears the rise of China's nuclear arsenal
The difficulty, already accentuated by the respective positions in the geopolitical and commercial fields, between the US and China, risks a dangerous worsening due to the concerns expressed by Washington for the nuclear proliferation carried out by Beijing, in the context of the strengthening of the nuclear weapons of the army Chinese. China’s great power aspirations, according to the Communist president and government, can also materialize through the increase of the nuclear arsenal, which has become central to the country’s military tactical policy. American analysts have identified the construction of a series of silos for the launch of nuclear warheads, located in various Chinese regions. Currently, Beijing's nuclear warheads would be estimated at about 350 units, a quantity still much lower than the availability of countries such as the United States and Russia, in particular Washington would be in possession of about 4,000 warheads, equal to 90% of all nuclear weapons present on the planet; however, according to the Pentagon, the Chinese increase would be considerable, given that until a year earlier there were 200 Chinese heads: an increase, therefore, of 150 units in 365 days. One aspect that worries the American Congress is the way in which China is secretly proceeding with its nuclear weapons development plan, a matter that Beijing considers strategic for being able to compete globally, especially with the US, but also with regional adversaries such as the 'India. This situation, which places China at the center of international political attention, comes at a time when Moscow and Washington are preparing to meet for negotiations on how to avoid a new run-up to nuclear weapons. If, to the already present difficulties among the major nuclear powers to find a solution to the non-proliferation of atomic weapons, we add the growing Chinese activism, we can understand how the future situation is potentially very dangerous. In the presence of a third actor that increases its arsenal beyond any rule, both the US and Russia could feel free of constraints and develop new weapons. The Chinese tactic is now predictable, the accusations against the US are now a boring repetition: that of seeing an imaginary enemy to divert attention from its internal problems. China says it is open to bilateral talks on the issue of strategic security on condition that they are held on an equal footing and this appears impossible given the great imbalance of the nuclear arsenals in Washington's favor. If the US sees a real potential danger, the individual Chinese reasons, observed by a neutral observer, appear justified by the desire to recover at least part of the lost ground on nuclear weapons; reversing the view it is legitimate to ask how the United States, but also Russia (always ahead of China), would respond to a request from Beijing to reduce its arsenal. The question is that we have come out of a logic of general reduction of nuclear warheads, because these weapons, in this historical moment, represent again, as during the Cold War, a psychological deterrent for a balance, but of much more difficult management in a world no longer bipolar but multipolar, even if characterized by two main powers, in any case surrounded by regional powers of great strategic importance. The real challenge would be to include China in global talks on the issue of disarmament, but not as a supporting actor, but with the right dignity of a great power that Beijing desires at the political level; this certainly will not solve the problem of proliferation but could allow the start of a dialogue on this issue, also with the aim of improving the respective relations. Seen from the Western point of view, Chinese nuclear proliferation cannot fail to be a highly worrying factor, given that it is still a country governed by a dictatorship and which through the soft power exercised in other areas of the world has shown a willingness to export its own political model; certainly this cannot work with the West and the suspicion that behind the increase of its military arsenal there is the intention to exert pressure is almost a certainty. But for this very reason it is important to avoid any possible drift and further worsening of relations: otherwise the risk of tense situations will be more and more likely.
Estados Unidos teme el aumento del arsenal nuclear de China
La dificultad, ya acentuada por las respectivas posiciones en el ámbito geopolítico y comercial, entre EE.UU. y China, corre el riesgo de un peligroso agravamiento por las preocupaciones expresadas por Washington por la proliferación nuclear llevada a cabo por Pekín, en el contexto del fortalecimiento de la armas nucleares del ejército chino. Las aspiraciones de gran potencia de China, según el presidente y el gobierno comunista, también pueden materializarse a través del aumento del arsenal nuclear, que se ha convertido en un elemento central de la política táctica militar del país. Analistas estadounidenses han identificado la construcción de una serie de silos para el lanzamiento de ojivas nucleares, ubicados en varias regiones chinas. Actualmente, las ojivas nucleares de Pekín se estimarían en unas 350 unidades, una cantidad aún muy inferior a la disponibilidad de países como Estados Unidos y Rusia, en particular Washington estaría en posesión de unas 4.000 ojivas, equivalente al 90% de todas las ojivas nucleares. armas presentes en el planeta; sin embargo, según el Pentágono, el aumento chino sería considerable, dado que hasta un año antes había 200 cabezas chinas: un aumento, por tanto, de 150 unidades en 365 días. Un aspecto que preocupa al Congreso estadounidense es la forma en que China está procediendo en secreto con su plan de desarrollo de armas nucleares, asunto que Pekín considera estratégico para poder competir globalmente, especialmente con EE.UU., pero también con adversarios regionales como el ' India. Esta situación, que coloca a China en el centro de la atención política internacional, llega en un momento en que Moscú y Washington se preparan para reunirse para negociar cómo evitar un nuevo período previo a las armas nucleares. Si a las ya presentes dificultades entre las grandes potencias nucleares para encontrar una solución a la no proliferación de armas atómicas, sumamos el creciente activismo chino, podemos entender cómo la situación futura es potencialmente muy peligrosa. En presencia de un tercer actor que aumenta su arsenal más allá de cualquier regla, tanto Estados Unidos como Rusia podrían sentirse libres de limitaciones y desarrollar nuevas armas. La táctica china es ahora predecible, las acusaciones contra Estados Unidos son ahora una aburrida repetición: la de ver a un enemigo imaginario para desviar la atención de sus problemas internos. China dice que está abierta a conversaciones bilaterales sobre el tema de la seguridad estratégica con la condición de que se realicen en pie de igualdad y esto parece imposible dado el gran desequilibrio de los arsenales nucleares a favor de Washington. Si Estados Unidos ve un peligro potencial real, las razones individuales chinas, observadas por un observador neutral, parecen justificadas por el deseo de recuperar al menos parte del terreno perdido en materia de armas nucleares; Revirtiendo la opinión, es legítimo preguntar cómo Estados Unidos, pero también Rusia (siempre por delante de China), respondería a una solicitud de Pekín para reducir su arsenal. La cuestión es que hemos salido de una lógica de reducción generalizada de ojivas nucleares, porque estas armas, en este momento histórico, vuelven a representar, como durante la Guerra Fría, un disuasivo psicológico para el equilibrio, pero de mucho más difícil manejo en un mundo que ya no es bipolar sino multipolar, aunque caracterizado por dos potencias principales, en todo caso rodeado de potencias regionales de gran importancia estratégica. El verdadero desafío sería incluir a China en las conversaciones globales sobre el tema del desarme, pero no como actor secundario, sino con la dignidad adecuada como gran potencia que Beijing desea a nivel político; esto ciertamente no resolverá el problema de la proliferación pero podría permitir el inicio de un diálogo sobre este tema, también con el objetivo de mejorar las respectivas relaciones. Visto desde el punto de vista occidental, la proliferación nuclear china no puede dejar de ser un factor altamente preocupante, dado que aún es un país gobernado por una dictadura y que a través del poder blando ejercido en otras áreas del mundo ha mostrado voluntad exportadora. su propio modelo político; ciertamente esto no puede funcionar con Occidente y la sospecha de que detrás del aumento de su arsenal militar hay una intención de ejercer presión es casi una certeza. Pero por esta misma razón es importante evitar cualquier posible deriva y un mayor empeoramiento de las relaciones: de lo contrario, el riesgo de situaciones tensas será cada vez más probable.
Die USA befürchten den Aufstieg von Chinas Atomwaffenarsenal
Die bereits durch die jeweiligen Positionen im geopolitischen und wirtschaftlichen Bereich akzentuierte Schwierigkeit zwischen den USA und China droht aufgrund der von Washington geäußerten Besorgnis über die nukleare Proliferation Pekings im Rahmen der Stärkung der Atomwaffen der chinesischen Armee. Chinas Großmachtbestrebungen können sich nach Ansicht des kommunistischen Präsidenten und der kommunistischen Regierung auch durch die Aufstockung des Nukleararsenals verwirklichen, das zu einem zentralen Bestandteil der militärtaktischen Politik des Landes geworden ist. Amerikanische Analysten haben den Bau einer Reihe von Silos für den Abschuss von Atomsprengköpfen in verschiedenen chinesischen Regionen identifiziert. Derzeit würden Pekings Atomsprengköpfe auf etwa 350 Einheiten geschätzt, eine Menge, die immer noch viel geringer ist als die Verfügbarkeit von Ländern wie den Vereinigten Staaten und Russland, insbesondere Washington würde im Besitz von etwa 4.000 Sprengköpfen sein, was 90% aller Atomsprengköpfe entspricht auf dem Planeten vorhandene Waffen; Allerdings wäre der chinesische Zuwachs laut Pentagon beträchtlich, da es bis ein Jahr zuvor 200 chinesische Köpfe gab, also eine Zunahme von 150 Einheiten in 365 Tagen. Ein Aspekt, der den amerikanischen Kongress beunruhigt, ist die Art und Weise, wie China seinen Atomwaffenentwicklungsplan im Geheimen fortsetzt, eine Angelegenheit, die Peking als strategisch betrachtet, um weltweit konkurrieren zu können, insbesondere mit den USA, aber auch mit regionalen Gegnern wie den Indien. Diese Situation, die China in den Mittelpunkt der internationalen politischen Aufmerksamkeit rückt, kommt zu einer Zeit, in der sich Moskau und Washington auf Verhandlungen vorbereiten, um einen neuen Anlauf von Atomwaffen zu vermeiden. Wenn wir zu den bereits bestehenden Schwierigkeiten der großen Atommächte, eine Lösung für die Nichtverbreitung von Atomwaffen zu finden, den wachsenden chinesischen Aktivismus hinzufügen, können wir verstehen, wie sehr die zukünftige Situation potenziell sehr gefährlich ist. In Anwesenheit eines dritten Akteurs, der sein Arsenal über jede Regel hinaus vergrößert, könnten sich sowohl die USA als auch Russland frei von Zwängen fühlen und neue Waffen entwickeln. Die chinesische Taktik ist jetzt vorhersehbar, die Anschuldigungen gegen die USA sind jetzt eine langweilige Wiederholung: die, einen imaginären Feind zu sehen, um die Aufmerksamkeit von seinen internen Problemen abzulenken. China sagt, es sei offen für bilaterale Gespräche über die Frage der strategischen Sicherheit unter der Bedingung, dass diese auf Augenhöhe geführt werden, und dies erscheint angesichts des großen Ungleichgewichts der Nukleararsenale zu Gunsten Washingtons unmöglich. Wenn die USA ein echtes Gefahrenpotential sehen, erscheinen die einzelnen chinesischen Gründe, die von einem neutralen Beobachter beobachtet werden, gerechtfertigt durch den Wunsch, zumindest einen Teil des verlorenen Bodens an Nuklearwaffen zurückzugewinnen; Um die Ansicht umzukehren, ist es legitim zu fragen, wie die Vereinigten Staaten, aber auch Russland (immer vor China) auf eine Bitte Pekings reagieren würden, sein Arsenal zu reduzieren. Die Frage ist, dass wir aus einer Logik der allgemeinen Reduzierung nuklearer Sprengköpfe herausgekommen sind, weil diese Waffen in diesem historischen Moment wieder, wie während des Kalten Krieges, eine psychologische Abschreckung für ein Gleichgewicht darstellen, aber von viel schwierigerem Management in eine nicht mehr bipolare, sondern multipolare Welt, wenn auch von zwei Hauptmächten geprägt, jedenfalls umgeben von strategisch wichtigen Regionalmächten. Die eigentliche Herausforderung bestünde darin, China in die weltweiten Gespräche zum Thema Abrüstung einzubeziehen, aber nicht als unterstützenden Akteur, sondern mit der richtigen Würde als Großmacht, die Peking auf politischer Ebene wünscht; dies wird das Proliferationsproblem sicherlich nicht lösen, könnte aber die Aufnahme eines Dialogs zu dieser Frage ermöglichen, auch mit dem Ziel, die jeweiligen Beziehungen zu verbessern. Aus westlicher Sicht ist die chinesische Nuklearverbreitung ein höchst besorgniserregender Faktor, da China noch immer von einer Diktatur regiert wird und durch die in anderen Teilen der Welt ausgeübte Soft Power Exportbereitschaft gezeigt hat ein eigenes politisches Modell; mit dem Westen kann das sicherlich nicht funktionieren und der Verdacht, dass hinter der Aufstockung seines Militärarsenals die Absicht steckt, Druck auszuüben, ist fast sicher. Aber gerade deshalb ist es wichtig, eine mögliche Drift und eine weitere Verschlechterung der Beziehungen zu vermeiden: sonst droht immer mehr Spannungen.
Les États-Unis craignent la montée en puissance de l'arsenal nucléaire chinois
La difficulté, déjà accentuée par les positions respectives dans les domaines géopolitique et commercial, entre les Etats-Unis et la Chine, risque une dangereuse aggravation en raison des inquiétudes exprimées par Washington pour la prolifération nucléaire menée par Pékin, dans le cadre du renforcement de la armes nucléaires de l'armée chinoise. Les aspirations de grande puissance de la Chine, selon le président et le gouvernement communistes, peuvent également se concrétiser par l'augmentation de l'arsenal nucléaire, qui est devenu un élément central de la politique militaire tactique du pays. Des analystes américains ont identifié la construction d'une série de silos pour le lancement d'ogives nucléaires, situés dans diverses régions chinoises. Actuellement, les ogives nucléaires de Pékin seraient estimées à environ 350 unités, une quantité encore bien inférieure à la disponibilité de pays comme les Etats-Unis et la Russie, notamment Washington serait en possession d'environ 4000 ogives, soit 90 % de l'ensemble des ogives nucléaires. armes présentes sur la planète ; cependant, selon le Pentagone, l'augmentation chinoise serait considérable, étant donné qu'il y avait jusqu'à un an plus tôt 200 têtes chinoises : une augmentation, donc, de 150 unités en 365 jours. Un aspect qui inquiète le Congrès américain est la manière dont la Chine procède secrètement à son plan de développement d'armes nucléaires, une question que Pékin considère stratégique pour pouvoir rivaliser au niveau mondial, notamment avec les États-Unis, mais aussi avec des adversaires régionaux tels que le ' Inde. Cette situation, qui place la Chine au centre de l'attention politique internationale, intervient au moment où Moscou et Washington s'apprêtent à se rencontrer pour des négociations sur les moyens d'éviter un nouvel élan nucléaire. Si, aux difficultés déjà présentes des grandes puissances nucléaires pour trouver une solution à la non-prolifération des armes atomiques, on ajoute l'activisme chinois croissant, on comprend combien la situation future est potentiellement très dangereuse. En présence d'un troisième acteur qui augmente son arsenal au-delà de toute règle, les États-Unis comme la Russie pourraient se sentir libres de toute contrainte et développer de nouvelles armes. La tactique chinoise est désormais prévisible, les accusations contre les États-Unis sont désormais une répétition ennuyeuse : celle de voir un ennemi imaginaire détourner l'attention de ses problèmes internes. La Chine se dit ouverte à des pourparlers bilatéraux sur la question de la sécurité stratégique à condition qu'ils se tiennent sur un pied d'égalité et cela paraît impossible compte tenu du grand déséquilibre des arsenaux nucléaires en faveur de Washington. Si les États-Unis voient un réel danger potentiel, les raisons individuelles chinoises, observées par un observateur neutre, apparaissent justifiées par la volonté de récupérer au moins une partie du terrain perdu sur les armes nucléaires ; à contre-courant, il est légitime de se demander comment les Etats-Unis, mais aussi la Russie (toujours en avance sur la Chine), répondraient à une demande de Pékin de réduire son arsenal. La question est que nous sommes sortis d'une logique de réduction générale des ogives nucléaires, car ces armes, en ce moment historique, représentent à nouveau, comme pendant la guerre froide, une dissuasion psychologique pour un équilibre, mais de gestion beaucoup plus difficile en un monde non plus bipolaire mais multipolaire, même s'il est caractérisé par deux puissances principales, en tout cas entouré de puissances régionales de grande importance stratégique. Le vrai défi serait d'inclure la Chine dans les discussions mondiales sur la question du désarmement, mais pas en tant qu'acteur de soutien, mais avec la juste dignité de grande puissance que Pékin souhaite au niveau politique ; cela ne résoudra certainement pas le problème de la prolifération mais pourrait permettre d'entamer un dialogue sur cette question, également dans le but d'améliorer les relations respectives. Du point de vue occidental, la prolifération nucléaire chinoise ne peut manquer d'être un facteur très préoccupant, étant donné qu'il s'agit toujours d'un pays gouverné par une dictature et qui, par le soft power exercé dans d'autres régions du monde, a montré une volonté d'exporter son propre modèle politique ; cela ne peut certainement pas fonctionner avec l'Occident et le soupçon que derrière l'augmentation de son arsenal militaire se cache l'intention d'exercer des pressions est presque une certitude. Mais c'est précisément pour cette raison qu'il est important d'éviter toute dérive possible et toute nouvelle aggravation des relations : sinon le risque de situations tendues sera de plus en plus probable.
Os EUA temem a ascensão do arsenal nuclear da China
A dificuldade, já acentuada pelas respectivas posições nos domínios geopolítico e comercial, entre os EUA e a China, corre o risco de agravar-se perigosamente devido às preocupações manifestadas por Washington pela proliferação nuclear levada a cabo por Pequim, no contexto do reforço da armas nucleares do exército chinês. As aspirações de grande poder da China, de acordo com o presidente comunista e o governo, também podem se materializar por meio do aumento do arsenal nuclear, que se tornou central para a política tática militar do país. Analistas americanos identificaram a construção de uma série de silos para o lançamento de ogivas nucleares, localizados em várias regiões chinesas. Atualmente, as ogivas nucleares de Pequim seriam estimadas em cerca de 350 unidades, quantidade ainda muito inferior à disponibilidade de países como os Estados Unidos e a Rússia, em particular Washington estaria na posse de cerca de 4.000 ogivas, o equivalente a 90% de todas as armas nucleares armas presentes no planeta; porém, segundo o Pentágono, o aumento chinês seria considerável, visto que até um ano antes havia 200 cabeças chinesas: um aumento, portanto, de 150 unidades em 365 dias. Um aspecto que preocupa o Congresso americano é a forma como a China segue secretamente o seu plano de desenvolvimento de armas nucleares, assunto que Pequim considera estratégico por poder competir globalmente, especialmente com os EUA, mas também com adversários regionais como o ' Índia. Essa situação, que coloca a China no centro das atenções políticas internacionais, ocorre em um momento em que Moscou e Washington se preparam para negociar como evitar uma nova corrida às armas nucleares. Se, às dificuldades já presentes entre as grandes potências nucleares para encontrar uma solução para a não proliferação de armas atômicas, somarmos o crescente ativismo chinês, podemos entender como a situação futura é potencialmente muito perigosa. Na presença de um terceiro ator que aumenta seu arsenal além de qualquer regra, tanto os EUA quanto a Rússia podem se sentir livres de restrições e desenvolver novas armas. A tática chinesa agora é previsível, as acusações contra os EUA são agora uma repetição enfadonha: a de ver um inimigo imaginário para desviar a atenção de seus problemas internos. A China diz estar aberta a negociações bilaterais sobre a questão da segurança estratégica, desde que sejam mantidas em pé de igualdade e isso parece impossível, dado o grande desequilíbrio dos arsenais nucleares a favor de Washington. Se os EUA virem um perigo potencial real, as razões individuais chinesas, observadas por um observador neutro, parecem justificadas pelo desejo de recuperar pelo menos parte do terreno perdido em armas nucleares; invertendo a visão, é legítimo perguntar como os Estados Unidos, mas também a Rússia (sempre à frente da China), responderiam a um pedido de Pequim para reduzir seu arsenal. A questão é que saímos de uma lógica de redução geral das ogivas nucleares, porque essas armas, neste momento histórico, representam novamente, como durante a Guerra Fria, um impedimento psicológico para um equilíbrio, mas de gestão muito mais difícil em um mundo não mais bipolar, mas multipolar, ainda que caracterizado por duas potências principais, em todo o caso rodeado por potências regionais de grande importância estratégica. O verdadeiro desafio seria incluir a China nas negociações globais sobre a questão do desarmamento, mas não como ator coadjuvante, mas com a dignidade certa como grande potência que Pequim deseja no plano político; isto certamente não resolverá o problema da proliferação, mas poderá permitir o início de um diálogo sobre esta matéria, também com o objetivo de melhorar as respetivas relações. Vista do ponto de vista ocidental, a proliferação nuclear chinesa não pode deixar de ser um fator altamente preocupante, visto que ainda é um país governado por uma ditadura e que através do soft power exercido em outras áreas do mundo mostrou vontade de exportar. seu próprio modelo político; certamente isso não pode funcionar com o Ocidente e a suspeita de que por trás do aumento de seu arsenal militar haja a intenção de exercer pressão é quase uma certeza. Mas, por isso mesmo, é importante evitar qualquer possível desvio e agravamento das relações: caso contrário, o risco de situações tensas será cada vez mais provável.