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mercoledì 4 agosto 2021

In Iran, il nuovo presidente si insedia al potere

 Il presidente eletto in Iran, Ebrahim Raisi, si presenta con caratteri populisti, in questo conforme alle tendenze di molte democrazie occidentali, difensore delle classi più deboli del paese e con un ruolo da assumere come protagonista nella lotta alla corruzione, interpretati con la visuale politica dell’ultraconservatore; naturalmente anche con la ferma volontà di mantenere lo stato attuale dell’ordine presente in Iran. Anche il suo abbigliamento abituale, un lungo mantello scuro ed un turbante, denota le sue idee, che provengono dal clero sciita più tradizionalista. Questa elezione rappresenta un problema diplomatico per il paese iraniano, perché il nuovo presidente è nella lista nera di Washington a causa di accuse molto gravi consistenti nella violazione dei diritti umani, accuse sempre negate dallo stato iraniano; ma anche dal punto di vista interno, la sua vittoria elettorale, sebbene ottenuta al primo turno, è stata contraddistinta da un grande astensionismo, che pone dei dubbi, non sulla legittimità del voto, ma sull’analisi politica del clima politico interno. La quasi totale mancanza di fiducia dei ceti più progressisti, nei candidati presenti, ha determinato una astensione generalizzata dal voto della parte di popolazione alternativa ai conservatori, favorendo in maniera decisiva la vittoria di Raisi. Il nuovo presidente assumerà le sue funzioni, dopo il più moderato Hasan Rohani, che aveva saputo trovare un accordo con la comunità internazionale nel 2015, con la crisi per il programma nucleare che era in corso da dodici anni; questo elemento provoca profonde preoccupazioni per la comunità diplomatica, che teme un irrigidimento da parte di Teheran, nonostante la volontà di Biden di trovare una soluzione, dopo il ritiro unilaterale di Trump dall’accordo sul nucleare iraniano. Raisi compirà sessantuno anni il prossimo novembre, la sua formazione è un misto tra studi religiosi e di giurisprudenza ed ha iniziato, a soli venti anni, a lavorare nell’apparato legale iraniano come Procuratore Generale di una città vicina alla capitale, subito dopo la vittoria della Rivoluzione islamica, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di Procuratore Generale della nazione. Dal 2018 ricopre anche la carica di insegnante in un seminario sciita; secondo l’opinione, ampiamente diffusa, di molti operatori dell’informazione del paese è uno dei maggiori favoriti a diventare il successore della guida suprema. La provenienza dal clero e dalla parte più conservatore del paese, unita allo scarso successo elettorale complessivo e consapevole della necessità di unire un tessuto sociale lacerato sui temi delle libertà individuali, Raisi ha dovuto impegnarsi a promettere la difesa della libertà di espressione, dei diritti fondamentali e ad assicurare la trasparenza dell’azione politica. Secondo gli iraniani moderati e riformatori, il nuovo presidente, oltre ad essere un ultraconservatore, sarebbe un inesperto della gestione politica, una mancanza molto grave per ottenere una sintesi che possa permettergli di attuare una azione di governo incisiva. Ancora più gravi le accuse dell’opposizione in esilio, che accusa Raisi, nella sua funzione, occupata nel 1988, di viceprocuratore del tribunale rivoluzionario di Teheran, di avere avuto una parte attiva nelle esecuzioni di massa dei detenuti di sinistra. Il nuovo presidente iraniano ha negato di essere coinvolto in questa repressione, tuttavia si è detto d’accordo con l’ordine di Khomeini di avere disposto l’epurazione per mantenere la sicurezza della Repubblica islamica. L’impressione è che, potenzialmente, Raisi possa essere un fattore in grado di alterare i già fragili equilibri regionali, soprattutto nelle relazioni con Israele e con gli stati arabi sunniti, ma le esigenze dell’economia del paese, sempre più in grave difficoltà, possano limitarne l’azione estremista in ragione dell’esigenza di ridurre le sanzioni economiche: in quest’ottica la normalizzazione dei rapporti con gli USA , almeno sulla questione del trattato del nucleare, risulterà un obiettivo, anche se non dichiarato esplicitamente; anche perché la possibilità di sganciarsi dall’economia americana ed appoggiarsi esclusivamente a quella russa e cinese, non garantisce di superare le pesanti difficoltà economiche imposte dalle sanzioni USA e dei suoi alleati.

In Iran, the new president takes power

 The elected president of Iran, Ebrahim Raisi, presents himself with populist characters, in this conforming to the tendencies of many Western democracies, defender of the weaker classes of the country and with a role to take as a protagonist in the fight against corruption, interpreted from a political point of view of the ultra-conservative; naturally also with the firm will to maintain the current state of order in Iran. Even his usual attire, a long dark cloak and a turban, denotes his ideas, which come from the more traditional Shiite clergy. This election represents a diplomatic problem for the Iranian country, because the new president is blacklisted by Washington due to very serious allegations consisting in the violation of human rights, accusations always denied by the Iranian state; but also from an internal point of view, his electoral victory, although obtained in the first round, was marked by a great abstention, which poses doubts, not on the legitimacy of the vote, but on the political analysis of the internal political climate. The almost total lack of trust of the more progressive classes in the candidates present led to a general abstention from the vote of the part of the population alternative to the conservatives, decisively favoring Raisi's victory. The new president will take over his duties, after the more moderate Hasan Rohani, who had been able to find an agreement with the international community in 2015, with the crisis for the nuclear program that had been ongoing for twelve years; this element causes deep concern for the diplomatic community, which fears a tightening on the part of Tehran, despite Biden's desire to find a solution, following Trump's unilateral withdrawal from the Iranian nuclear deal. Raisi will turn sixty-one next November, his training is a mixture of religious studies and law and he began, at the age of twenty, to work in the Iranian legal system as Attorney General of a city close to the capital, immediately after the victory of the Islamic Revolution, until reaching the position of Attorney General of the nation. Since 2018 he has also held the position of teacher in a Shiite seminary; in the widely held opinion of many of the country’s media operators, he is one of the biggest favorites to become the successor of the supreme leader. Coming from the clergy and from the more conservative part of the country, combined with the poor overall electoral success and aware of the need to unite a torn social fabric on the issues of individual freedoms, Raisi had to commit to promising the defense of freedom of expression, of fundamental rights and to ensure the transparency of political action. According to the moderate and reforming Iranians, the new president, in addition to being an ultra-conservative, would be an inexperienced in political management, a very serious lack to obtain a synthesis that would allow him to implement incisive government action. Even more serious are the accusations of the opposition in exile, which accuses Raisi, in his role, occupied in 1988, as deputy prosecutor of the revolutionary court of Tehran, of having played an active part in the mass executions of left-wing detainees. The new Iranian president has denied being involved in this repression, however he said he agreed with Khomeini's order to have purged to maintain the security of the Islamic Republic. The impression is that, potentially, Raisi could be a factor capable of altering the already fragile regional balances, especially in relations with Israel and the Sunni Arab states, but the needs of the country's economy, which is increasingly in serious difficulty, they can limit their extremist action due to the need to reduce economic sanctions: from this point of view, the normalization of relations with the USA, at least on the issue of the nuclear treaty, will be an objective, even if not explicitly stated; also because the possibility of detaching from the American economy and relying exclusively on the Russian and Chinese ones does not guarantee that we will overcome the heavy economic difficulties imposed by the US sanctions and its allies.

En Irán, el nuevo presidente toma el poder

 El presidente electo de Irán, Ebrahim Raisi, se presenta con personajes populistas, en este conforme a las tendencias de muchas democracias occidentales, defensor de las clases más débiles del país y con un papel a tomar como protagonista en la lucha contra la corrupción, interpretó desde un punto de vista político de los ultraconservadores; naturalmente también con la firme voluntad de mantener el actual estado de orden en Irán. Su atuendo habitual, una capa larga y oscura y un turbante, también denota sus ideas, que provienen del clero chiíta más tradicional. Esta elección representa un problema diplomático para el país iraní, pues el nuevo presidente está en la lista negra de Washington debido a gravísimas acusaciones consistentes en la violación de los derechos humanos, acusaciones siempre negadas por el estado iraní; pero también desde el punto de vista interno, su victoria electoral, aunque obtenida en la primera vuelta, estuvo marcada por una gran abstención, lo que plantea dudas, no sobre la legitimidad del voto, sino sobre el análisis político del clima político interno. La desconfianza casi total de las clases más progresistas en los candidatos presentes provocó una abstención generalizada del voto de la parte de la población alternativa a los conservadores, favoreciendo decisivamente la victoria de Raisi. El nuevo presidente asumirá sus funciones, después del más moderado Hasan Rohani, que había podido llegar a un acuerdo con la comunidad internacional en 2015, con la crisis del programa nuclear que venía en marcha desde hacía doce años; este elemento genera una profunda preocupación para la comunidad diplomática, que teme un endurecimiento por parte de Teherán, a pesar del deseo de Biden de encontrar una solución, tras la retirada unilateral de Trump del acuerdo nuclear iraní. Raisi cumplirá sesenta y un años el próximo noviembre, su formación es una mezcla de estudios religiosos y derecho y comenzó, a los veinte años, a trabajar en el sistema legal iraní como Fiscal General de una ciudad cercana a la capital, inmediatamente después de la victoria de la Revolución Islámica, hasta alcanzar el cargo de Fiscal General de la Nación. Desde 2018 también ha ocupado el cargo de profesor en un seminario chiíta; Según la opinión generalizada de muchos medios de comunicación del país, es uno de los grandes favoritos para convertirse en sucesor del líder supremo. Procedente del clero y de la parte más conservadora del país, combinado con el escaso éxito electoral general y consciente de la necesidad de unir un tejido social lacerado en los temas de las libertades individuales, Raisi tuvo que comprometerse a prometer la defensa de la libertad de expresión. , de los derechos fundamentales y garantizar la transparencia de la acción política. Según los iraníes moderados y reformistas, el nuevo presidente, además de ultraconservador, sería un inexperto en la gestión política, una falta gravísima para obtener una síntesis que le permitiera implementar una acción de gobierno incisiva. Más graves aún son las acusaciones de la oposición en el exilio, que acusa a Raisi, en su función, ocupado en 1988, como fiscal adjunto del tribunal revolucionario de Teherán, de haber participado activamente en las ejecuciones masivas de detenidos de izquierda. El nuevo presidente iraní ha negado estar involucrado en esta represión, sin embargo, dijo que estaba de acuerdo con la orden de Jomeini de purgarse para mantener la seguridad de la República Islámica. La impresión es que, potencialmente, Raisi podría ser un factor capaz de alterar los ya frágiles equilibrios regionales, especialmente en las relaciones con Israel y los estados árabes sunitas, pero las necesidades de la economía del país, que se encuentra cada vez más en serias dificultades, pueden limitar su acción extremista por la necesidad de reducir las sanciones económicas: desde este punto de vista la normalización de las relaciones con EE.UU., al menos en el tema del tratado nuclear, será un objetivo, aunque no expresamente expresado; También porque la posibilidad de desvincularse de la economía estadounidense y depender exclusivamente de la rusa y china no garantiza que superemos las fuertes dificultades económicas impuestas por las sanciones de Estados Unidos y sus aliados.

Im Iran übernimmt der neue Präsident die Macht

 Der gewählte Präsident des Iran, Ebrahim Raisi, präsentiert sich mit populistischen Charakteren, in dieser den Tendenzen vieler westlicher Demokratien entsprechenden Verteidiger der schwächeren Klassen im Land und mit einer Rolle als Protagonist im Kampf gegen die Korruption, interpretiert aus politischer Sicht der Ultrakonservativen; natürlich auch mit dem festen Willen, die aktuelle Ordnung im Iran aufrechtzuerhalten. Seine übliche Kleidung, ein langer dunkler Umhang und ein Turban, kennzeichnen auch seine Ideen, die von der traditionelleren schiitischen Geistlichkeit stammen. Diese Wahl stellt ein diplomatisches Problem für das iranische Land dar, denn der neue Präsident wird von Washington wegen sehr schwerwiegender Vorwürfe der Verletzung von Menschenrechten auf die schwarze Liste gesetzt, Vorwürfe werden vom iranischen Staat stets zurückgewiesen; aber auch aus interner Sicht war sein Wahlsieg, obwohl im ersten Wahlgang errungen, von einer großen Enthaltung geprägt, die Zweifel nicht an der Legitimität der Abstimmung, sondern an der politischen Analyse des innenpolitischen Klimas aufkommen lässt. Der fast völlige Mangel an Vertrauen der fortschrittlicheren Klassen in die anwesenden Kandidaten führte zu einer allgemeinen Stimmenthaltung des Teils der Bevölkerung, die den Konservativen gegenüberstand, was den Sieg Raisis entscheidend begünstigte. Der neue Präsident wird sein Amt antreten, nach dem gemäßigteren Hasan Rohani, der sich 2015 mit der internationalen Gemeinschaft über die zwölf Jahre andauernde Krise des Atomprogramms einigen konnte; Dieses Element verursacht tiefe Besorgnis bei der diplomatischen Gemeinschaft, die trotz Bidens Wunsch nach einer Lösung nach Trumps einseitigem Rückzug aus dem iranischen Atomabkommen eine Verschärfung seitens Teherans befürchtet. Raisi wird nächsten November einundsechzig, seine Ausbildung ist eine Mischung aus Religionswissenschaft und Jura und er begann mit zwanzig Jahren als Generalstaatsanwalt einer hauptstadtnahen Stadt unmittelbar nach dem iranischen Rechtssystem zu arbeiten Sieg der Islamischen Revolution, bis er zum Generalstaatsanwalt der Nation wurde. Seit 2018 ist er zudem als Lehrer an einem schiitischen Seminar tätig; nach der weit verbreiteten Meinung vieler Medien des Landes ist er einer der größten Favoriten auf die Nachfolge des obersten Führers. Aus dem Klerus und dem konservativeren Teil des Landes kommend, verbunden mit dem insgesamt schlechten Wahlerfolg und im Bewusstsein der Notwendigkeit, ein zerrissenes soziales Gefüge in Fragen der individuellen Freiheiten zu vereinen, musste Raisi sich verpflichten, die Verteidigung der Meinungsfreiheit zu versprechen , der Grundrechte und zur Gewährleistung der Transparenz des politischen Handelns. Gemäßigten und reformierenden Iranern zufolge wäre der neue Präsident nicht nur ein Ultrakonservativer, sondern auch ein Unerfahrener im politischen Management, ein sehr gravierender Mangel, um eine Synthese zu erhalten, die es ihm ermöglicht, prägnante Regierungsmaßnahmen umzusetzen. Noch gravierender sind die Vorwürfe der Opposition im Exil, die Raisi in seiner 1988 besetzten Funktion als stellvertretender Staatsanwalt des Revolutionsgerichts in Teheran vorwirft, an den Massenhinrichtungen linker Häftlinge aktiv beteiligt gewesen zu sein. Der neue iranische Präsident bestreitet, an dieser Repression beteiligt gewesen zu sein, sagte jedoch, er stimme Khomeinis Befehl zu, die Säuberung durchzuführen, um die Sicherheit der Islamischen Republik zu wahren. Es besteht der Eindruck, dass Raisi möglicherweise ein Faktor sein könnte, der die bereits fragilen regionalen Gleichgewichte, insbesondere in den Beziehungen zu Israel und den sunnitischen arabischen Staaten, verändern könnte, aber die Bedürfnisse der Wirtschaft des Landes, die zunehmend in ernsthafte Schwierigkeiten geraten ist, können sie einschränken ihr extremistisches Vorgehen aufgrund der Notwendigkeit, Wirtschaftssanktionen zu reduzieren: Unter diesem Gesichtspunkt wird die Normalisierung der Beziehungen zu den USA zumindest in der Frage des Atomvertrags ein Ziel sein, wenn auch nicht ausdrücklich erwähnt; auch weil die Möglichkeit, sich von der amerikanischen Wirtschaft zu lösen und sich ausschließlich auf die russische und chinesische zu verlassen, nicht garantiert, dass wir die schweren wirtschaftlichen Schwierigkeiten überwinden, die durch die US-Sanktionen und ihre Verbündeten auferlegt werden.

En Iran, le nouveau président prend le pouvoir

 Le président élu de l'Iran, Ebrahim Raisi, se présente avec des personnages populistes, en cela conforme aux tendances de nombreuses démocraties occidentales, défenseur des classes les plus faibles du pays et avec un rôle à jouer en tant que protagoniste dans la lutte contre la corruption, interprété d'un point de vue politique des ultra-conservateurs ; naturellement aussi avec la ferme volonté de maintenir l'état d'ordre actuel en Iran. Sa tenue habituelle, une longue cape sombre et un turban, dénote également ses idées, qui viennent du clergé chiite plus traditionnel. Cette élection représente un problème diplomatique pour le pays iranien, car le nouveau président est mis sur liste noire par Washington en raison d'allégations très graves consistant en la violation des droits de l'homme, accusations toujours démenties par l'Etat iranien ; mais aussi d'un point de vue interne, sa victoire électorale, bien qu'obtenue au premier tour, a été marquée par une grande abstention, qui fait douter, non pas de la légitimité du vote, mais de l'analyse politique du climat politique interne. Le manque de confiance presque total des classes les plus progressistes dans les candidats présents a conduit à une abstention générale du vote de la partie de la population alternative aux conservateurs, favorisant résolument la victoire de Raisi. Le nouveau président prendra ses fonctions, après le plus modéré Hasan Rohani, qui avait pu trouver un accord avec la communauté internationale en 2015, avec la crise du programme nucléaire qui durait depuis douze ans ; cet élément inquiète vivement la communauté diplomatique, qui redoute un resserrement de la part de Téhéran, malgré la volonté de Biden de trouver une solution, suite au retrait unilatéral de Trump de l'accord nucléaire iranien. Raisi aura soixante et un ans en novembre prochain, sa formation est un mélange d'études religieuses et de droit et il a commencé, à l'âge de vingt ans, à travailler dans le système judiciaire iranien en tant que procureur général d'une ville proche de la capitale, immédiatement après le victoire de la Révolution islamique, jusqu'à atteindre le poste de procureur général de la nation. Depuis 2018, il occupe également le poste de professeur dans un séminaire chiite ; selon l'opinion largement répandue dans de nombreux médias du pays, il est l'un des plus grands favoris pour devenir le successeur du guide suprême. Issu du clergé et de la partie la plus conservatrice du pays, conjugué au faible succès électoral global et conscient de la nécessité de fédérer un tissu social lacéré sur les questions de libertés individuelles, Raisi a dû s'engager à promettre la défense de la liberté d'expression. , des droits fondamentaux et d'assurer la transparence de l'action politique. Selon des Iraniens modérés et réformateurs, le nouveau président, en plus d'être un ultraconservateur, serait un inexpérimenté en gestion politique, un manque très grave pour obtenir une synthèse qui lui permettrait de mettre en œuvre une action gouvernementale incisive. Plus graves encore sont les accusations de l'opposition en exil, qui accuse Raisi, dans sa fonction, occupée en 1988, comme procureur adjoint du tribunal révolutionnaire de Téhéran, d'avoir joué un rôle actif dans les exécutions massives de détenus de gauche. Le nouveau président iranien a nié être impliqué dans cette répression, mais il s'est dit d'accord avec l'ordre de Khomeiny d'avoir purgé pour maintenir la sécurité de la République islamique. L'impression est que, potentiellement, Raisi pourrait être un facteur capable de modifier les équilibres régionaux déjà fragiles, notamment dans les relations avec Israël et les États arabes sunnites, mais les besoins de l'économie du pays, qui est de plus en plus en grave difficulté, peuvent limiter leur action extrémiste due à la nécessité de réduire les sanctions économiques : de ce point de vue la normalisation des relations avec les USA, au moins sur la question du traité nucléaire, sera un objectif, même s'il n'est pas explicitement énoncé ; aussi parce que la possibilité de se détacher de l'économie américaine et de s'appuyer exclusivement sur les économies russe et chinoise ne garantit pas que nous surmonterons les lourdes difficultés économiques imposées par les sanctions américaines et ses alliés.

No Irã, o novo presidente assume o poder

 O presidente eleito do Irã, Ebrahim Raisi, apresenta-se com personagens populistas, neste se conformando às tendências de muitas democracias ocidentais, defensor das classes mais fracas do país e com um papel a assumir como protagonista na luta contra a corrupção, interpretou do ponto de vista político do ultraconservador; naturalmente também com a firme vontade de manter o atual estado de ordem no Irã. Seu traje usual, uma longa capa escura e um turbante, também denota suas idéias, que vêm do clero xiita mais tradicional. Esta eleição representa um problema diplomático para o país iraniano, pois o novo presidente está na lista negra de Washington devido a gravíssimas acusações que consistem na violação dos direitos humanos, acusações sempre negadas pelo Estado iraniano; mas também do ponto de vista interno, sua vitória eleitoral, embora obtida no primeiro turno, foi marcada por uma grande abstenção, o que coloca dúvidas, não sobre a legitimidade do voto, mas sobre a análise política do clima político interno. A quase total desconfiança das classes mais progressistas nos candidatos presentes levou a uma abstenção geral do voto da parte da população alternativa aos conservadores, favorecendo de forma decisiva a vitória de Raisi. O novo presidente assumirá suas funções, depois do mais moderado Hasan Rohani, que conseguiu chegar a um acordo com a comunidade internacional em 2015, com a crise do programa nuclear que já durava doze anos; esse elemento preocupa profundamente a comunidade diplomática, que teme um endurecimento por parte de Teerã, apesar do desejo de Biden de encontrar uma solução, após a retirada unilateral de Trump do acordo nuclear iraniano. Raisi fará 61 anos no próximo mês de novembro, sua formação é uma mistura de estudos religiosos e direito e ele começou, aos 20 anos, a trabalhar no ordenamento jurídico iraniano como procurador-geral de uma cidade próxima à capital, logo após o vitória da Revolução Islâmica, até chegar ao cargo de Procurador-Geral da nação. Desde 2018, ele também ocupou o cargo de professor em um seminário xiita; de acordo com a opinião amplamente difundida de vários meios de comunicação do país, ele é um dos maiores favoritos para se tornar o sucessor do líder supremo. Vinda do clero e da parte mais conservadora do país, aliada ao fraco sucesso eleitoral geral e consciente da necessidade de unir um tecido social dilacerado nas questões das liberdades individuais, Raisi teve que se comprometer a prometer a defesa da liberdade de expressão , dos direitos fundamentais e garantir a transparência da ação política. Segundo iranianos moderados e reformistas, o novo presidente, além de ultraconservador, seria um inexperiente na gestão política, falta gravíssima para obter uma síntese que lhe permitisse implementar uma ação governamental incisiva. Ainda mais graves são as acusações da oposição no exílio, que acusa Raisi, em sua função, ocupada em 1988, como procurador adjunto do tribunal revolucionário de Teerã, de ter participado ativamente das execuções em massa de detidos de esquerda. O novo presidente iraniano negou estar envolvido na repressão, mas disse concordar com a ordem de Khomeini de fazer expurgos para manter a segurança da República Islâmica. A impressão é que, potencialmente, Raisi pode ser um fator capaz de alterar os já frágeis equilíbrios regionais, especialmente nas relações com Israel e os estados árabes sunitas, mas as necessidades da economia do país, que está cada vez mais em sérias dificuldades, podem limitar sua ação extremista pela necessidade de reduzir as sanções econômicas: desse ponto de vista, a normalização das relações com os EUA, pelo menos no que se refere ao tratado nuclear, será um objetivo, ainda que não explicitamente declarado; também porque a possibilidade de nos desligarmos da economia americana e dependermos exclusivamente da russa e chinesa não garante que superaremos as pesadas dificuldades econômicas impostas pelas sanções norte-americanas e seus aliados.

В Иране к власти приходит новый президент

 Избранный президент Ирана Эбрахим Раиси представляет себя с популистскими персонажами, что соответствует тенденциям многих западных демократий, защитником более слабых классов в стране и с ролью главного героя в борьбе с коррупцией, интерпретируемой с политической точки зрения ультраконсерваторов; естественно, также с твердым желанием поддерживать нынешнее состояние порядка в Иране. Его обычная одежда, длинный темный плащ и тюрбан, также указывает на его идеи, которые исходят от более традиционного шиитского духовенства. Эти выборы представляют собой дипломатическую проблему для иранской страны, потому что новый президент занесен в черный список Вашингтоном из-за очень серьезных обвинений, состоящих в нарушении прав человека, обвинения, которые всегда отвергаются иранским государством; но и с внутренней точки зрения его победа на выборах, хотя и была достигнута в первом туре, была отмечена большим воздержанием, что вызывает сомнения не в легитимности голосования, а в политическом анализе внутриполитического климата. Практически полное недоверие более прогрессивных классов к присутствующим кандидатам привело к общему воздержанию от голосования альтернативной консерваторам части населения, решительно поддержавшей победу Раиси. Новый президент приступит к своим обязанностям после более умеренного Хасана Рохани, который смог прийти к соглашению с международным сообществом в 2015 году в связи с кризисом ядерной программы, который длился двенадцать лет; Этот элемент вызывает глубокую озабоченность у дипломатического сообщества, которое опасается ужесточения со стороны Тегерана, несмотря на желание Байдена найти решение после одностороннего выхода Трампа из иранской ядерной сделки. В ноябре следующего года Раиси исполнится 61 год, его подготовка представляет собой смесь религиоведения и права, и в возрасте двадцати лет он начал работать в иранской правовой системе в качестве генерального прокурора города недалеко от столицы, сразу после победа Исламской революции, пока не занял пост генерального прокурора нации. С 2018 года он также занимал должность учителя в шиитской семинарии; по широко распространенному мнению многих СМИ в стране, он является одним из самых больших фаворитов на преемника верховного лидера. Выходец из духовенства и более консервативной части страны, в сочетании с низким общим успехом на выборах и осознавая необходимость объединить разорванную социальную ткань по вопросам индивидуальных свобод, Раиси пришлось пообещать защищать свободу выражения мнений. , основных прав и обеспечения прозрачности политических действий. По мнению умеренных и реформирующихся иранцев, новый президент, помимо того, что он ультраконсерватор, будет неопытным в политическом управлении, а это очень серьезный недостаток для синтеза, который позволил бы ему осуществить резкие действия правительства. Еще более серьезными являются обвинения оппозиции в изгнании, которая обвиняет Раиси в своей должности заместителя прокурора революционного суда Тегерана в 1988 году в том, что он играл активную роль в массовых казнях левых заключенных. Новый президент Ирана отрицает свою причастность к этим репрессиям, однако он сказал, что согласен с приказом Хомейни провести чистку для поддержания безопасности Исламской Республики. Создается впечатление, что потенциально Раиси может быть фактором, способным изменить и без того хрупкое региональное равновесие, особенно в отношениях с Израилем и суннитскими арабскими государствами, но потребности экономики страны, которая все больше испытывает серьезные трудности, могут ограничить их экстремистские действия в связи с необходимостью ослабления экономических санкций: с этой точки зрения нормализация отношений с США, по крайней мере, по вопросу ядерного договора, будет целью, даже если прямо не заявлено; также потому, что возможность оторваться от американской экономики и полагаться исключительно на российскую и китайскую экономику не гарантирует того, что мы преодолеем тяжелые экономические трудности, вызванные санкциями США и их союзников.