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venerdì 29 ottobre 2021

تحاول الولايات المتحدة والفاتيكان تحسين العلاقات بينهما

 وبمناسبة رحلته إلى روما لحضور مجموعة العشرين ، يتضمن الرئيس الأمريكي جو بايدن أيضًا زيارة إلى الفاتيكان للقاء البابا فرانسيس. الاجتماع مهم للغاية لأنه يرى المواجهة بين الزعيمين الكاثوليكيين العالميين الرئيسيين. يقوم بايدن بزيارته الأولى ، كرئيس للولايات المتحدة ، إلى الفاتيكان ، لكن اللقاء مع البابا ليس بالأمر الجديد حيث سبقته زيارتان كنائب للرئيس ، خلال إقامته في البيت الأبيض في عهد أوباما. بايدن هو ثاني رئيس كاثوليكي للولايات المتحدة ، بعد كينيدي ، ويصل إلى الفاتيكان بعد رئاسة ترامب ، والتي اتسمت بصراعات عميقة مع بيرغوليو من وجهة نظر أيديولوجية وسياسية حول قضايا اعتبرها البابا أساسية ، مثل احترام حقوق الإنسان. والبيئة ومعاملة المهاجرين. ستكون هذه الموضوعات في صميم جدول الأعمال الرسمي للاجتماع ، والذي سيتعامل أيضًا مع الوباء ومساعدة الفئات الأكثر فقرًا. هناك أيضًا صلة أخرى ، بالتأكيد ليست ثانوية ، لهذا الاجتماع: لا تتمتع البابوية الحالية بعلاقات جيدة مع معظم الكرادلة والأساقفة الأمريكيين ، الذين يحتفظون بمواقف تقليدية حول مواضيع مختلفة ذات طبيعة اجتماعية والذين وجدوا في كثير من الأحيان متوافقين مع مواقف ترامب المتشددة. أحدث هذا الكسر تناقضات عميقة لدرجة تخيل الانقسامات المحتملة داخل الكنيسة الكاثوليكية. فشل ترامب في إعادة انتخابه ، المقصود منه البابا فرانسيس ، وكذلك إقصاء خصم عنيد من المشهد السياسي ، وهو أيضًا أكبر حليف لرجال الدين الأمريكيين المحافظين ، الذين يجدون أنفسهم بدون حماية سياسية أكبر ؛ من الممكن أن يسعى البابا للحصول على دعم حاسم بشأن هذه القضية من الرئيس الأمريكي ، الذي سيتعين عليه دعم هذا الموقف بسياسات ، إن لم تكن تتماشى تمامًا مع رغبات الفاتيكان ، على الأقل أكثر ثباتًا في موضوعات مكافحة الفقر والبيئة ومعاملة المهاجرين. لا شك في الإخلاص الديني لبايدن: رئيس الولايات المتحدة هو كاثوليكي متدين ويعترف بنفسه في السياسة الإصلاحية لمجلس الفاتيكان الثاني ، ولكن بعض أفكاره تضعه أيضًا على مسافة كبيرة من بيرغوليو ، خاصة لرأيه المؤيد إجهاض. قد تكون هناك فرص أكبر للتقارب بشأن القضايا البيئية إذا اقترب بايدن من محتويات الرسالة العامة عن البيئة "Laudato Be" التي لم يتم استقبالها بشكل إيجابي في الولايات المتحدة ؛ علاوة على ذلك ، فإن القضية البيئية هي محور رحلة بايدن إلى أوروبا ، لأنه بعد مجموعة العشرين في إيطاليا ، وبعد زيارة الفاتيكان ، سيتوجه الرئيس الأمريكي إلى غلاسكو لحضور قمة تغير المناخ. إن موقفًا أقرب إلى موقف البابا بشأن القضايا البيئية التي تمت الموافقة عليها رسميًا في قمة عالمية ، يمكن أن يشهد على التقارب البليغ بين الزعيمين ، مع توقع مواقف أمريكية جديدة وأكثر تقدمًا بشأن تغير المناخ واحترام البيئة ، أيضًا بالنظر إلى العواقب التي تسبب فيها الاحتباس الحراري في جميع أنحاء العالم ، حيث يتم تسجيل المزيد والمزيد من الكوارث الطبيعية. على الرغم من نقاط الالتقاء المحتملة هذه ، لا تزال الخلافات بين بايدن والبابا قوية جدًا بشأن موضوع الترحيب بالمهاجرين: فقد أظهرت الأحداث الأخيرة على الحدود الأمريكية والمعاملة المخصصة للهايتيين الذين حاولوا دخول الولايات المتحدة أن عدم وجود اختلاف جوهري مع تصرفات ترامب التي تميزت بالرفض المستمر للاجئين ، علاوة على ذلك ، تركزت حبرية بيرغوليو دائمًا على الدفاع عن الأضعف والتخلي عن أفغانستان ، الأمر الذي ألقى بالبلاد في حالة من الفوضى وأعادها لسنوات ، مطلوبًا من قبل بايدن. هو نفسه ، رحب به البابا بطريقة مستاءة للغاية. والانطباع هو أنه بين الاثنين ، يحتاج بايدن إلى دعم معنوي وتقارب سياسي مع الحبر الأعظم ، من أجل إنفاقه في المنزل ، حيث تقول استطلاعات الرأي أن موافقة الرئيس هو في أدنى مستوياته على الإطلاق. بالتأكيد يحتاج بيرجوليو أيضًا إلى حليف مهم في اللعبة التي يلعبها في الولايات المتحدة ضد رجال الدين المحافظين ، لكن الصورة في موطن بايدن تحتاج إلى إعادة اكتشاف التقدير الذي لا يزال يعاني من تآكل الإجماع وإيقافه بدعم البابا. تعتبر أساسية.

venerdì 22 ottobre 2021

Gli USA difenderanno Taiwan in caso di attacco cinese

 Nella questione di Taiwan si alza pericolosamente il livello dello scontro, dopo che il presidente USA ha espressamente dichiarato che le forze armate statunitensi si impegneranno direttamente nella difesa dell’isola se la Cina intenderà esercitare una opzione militare per riportare Taiwan sotto il suo governo. Biden ha equiparato l’impegno ufficiale per la difesa dei paesi che compongono l’Alleanza Atlantica, estendendolo anche a Giappone, Corea del Sud ed, appunto, Taiwan. L’intenzione dell’inquilino della Casa Bianca appare chiara: costituire un argine contro le ambizioni cinesi nella regione; la dichiarazione, tuttavia, non ha implicato la sola opzione militare, infatti, Biden ha parlato di contrastare il progetto cinese di riunificazione, prima di tutto attraverso le soluzioni diplomatiche, ma, in caso di fallimento di questa soluzione, non resterebbe alternativa ad un impegno militare diretto. In realtà questo impegno è già iniziato con l’invio di istruttori militari, che hanno il compito di formare le forze armate di Taiwan a fronteggiare una eventuale invasione di Pechino; ma il passo ulteriore di dichiarare ufficialmente la possibilità di un coinvolgimento diretto di militari statunitensi nella difesa di Taiwan, significa un avviso politico netto diretto alla Cina. Peraltro questo sviluppo rappresenta la logica conseguenza di una politica statunitense nei confronti di Taiwan, che ha sempre riguardato forniture militari, malgrado un mancato riconoscimento ufficiale a cui si è rimediato con l’invio di rappresentanze diplomatiche mascherate da rappresentanze commerciali; inoltre già con Obama si è concretizzata la centralità dell’area nella politica estera americana, a discapito di quella europea e medio orientale, questa tendenza è proseguita con Trump, mentre con Biden risulta addirittura accentuata. Il presidio delle vie commerciali marine e la supremazia americana regionale è diventata preminente, soprattutto da quando la Cina ha aumentato la sua capacità militare ed ha dispiegato la sua potenza economica, fattori che hanno determinato l’esigenza americana di operare un contenimento di Pechino con tutti i mezzi disponibili. La dichiarazione di Biden pone anche interrogativi sulle reali ragioni del repentino ritiro dall’Afghanistan: esigenza di adempiere alle promesse del programma elettorale o necessità di disporre delle forze armate statunitensi per essere schierate in altri teatri di guerra? La questione non è secondaria, perché proprio il disimpegno dal paese afghano, ricordiamolo non concordato con gli alleati, permette la grande disponibilità di effettivi militari da schierare a Taiwan. Se questa possibilità è vera, il piano di Biden per Taiwan sarebbe già avviato e pianificato da tempo. La posizione della Cina è sempre la stessa ed è dettata dalla considerazione di non tollerare alcuna ingerenza nella propria politica interna e nell’intenzione di riunificare il paese, promettendo di seguire, come ad Hong Kong, il sistema un paese due sistemi. La mancata disponibilità di Taiwan è non è stata presa bene a Pechino, che ha intensificato la pressione sull’isola con il sorvolo di circa centocinquanta aerei militari: una azione in grado potenzialmente di generare pericolosi incidenti e non solo a livello diplomatico, probabilmente è stata proprio questa iniziativa a causare la reazione pubblica di Biden. La Cina ha avvertito di non accettare compromessi sulla questione di Taiwan ed ha ammonito Washington a non mandare segnali sbagliati in aperto contrasto con l’integrità del territorio cinese e la sovranità del governo di Pechino, sui quali non saranno accettati compromessi e non esistono margini di trattativa. L’avviso del governo cinese agli Stati Uniti, per ora, è quello di non compromettere le relazioni tra i due paesi con un atteggiamento apertamente ostile. Per la soluzione della questione non si annunciano tempi rapidi e non è neppure facile fare una previsione, data l’inamovibilità delle rispettive posizioni; il pericolo di un conflitto è però concreto, con potenziali ripercussioni enormi sugli assetti commerciali che riguarderebbero tutte le economie del pianeta, anche se solo si trattasse di un irrigidimento diplomatico tra le due parti. Dopo la pandemia, per altro non ancora risolta, un possibile blocco delle vie commerciali marine potrebbe generare un nuovo blocco produttivo in grado di fermare gli scambi in maniera globale, se poi ci dovesse essere un conflitto tra le due maggiori potenze mondiali, sarebbe necessario rivedere ogni prospettiva per evitare la crisi economica totale.

The US will defend Taiwan in the event of a Chinese attack

 In the Taiwan issue, the level of confrontation rises dangerously, after the US president has expressly declared that the US military will directly engage in the defense of the island if China intends to exercise a military option to bring Taiwan back under its rule. Biden has equated the official commitment to the defense of the countries that make up the Atlantic Alliance, also extending it to Japan, South Korea and, in fact, Taiwan. The White House tenant's intention is clear: to act as a barrier against Chinese ambitions in the region; the declaration, however, did not imply the only military option, in fact, Biden spoke of opposing the Chinese reunification project, first of all through diplomatic solutions, but, in the event of failure of this solution, there would be no alternative to a commitment direct military. In reality, this commitment has already begun with the sending of military instructors, who have the task of training the armed forces of Taiwan to face a possible invasion of Beijing; but the further step of officially declaring the possibility of direct US military involvement in Taiwan's defense means a clear political warning directed at China. Moreover, this development represents the logical consequence of a US policy towards Taiwan, which has always involved military supplies, despite a lack of official recognition which has been remedied by sending diplomatic representations disguised as commercial representatives; moreover, the centrality of the area in American foreign policy has already materialized with Obama, to the detriment of that of Europe and the Middle East, this trend has continued with Trump, while with Biden it is even accentuated. The garrison of marine trade routes and American regional supremacy has become paramount, especially since China has increased its military capacity and deployed its economic power, factors that have determined the American need to carry out a containment of Beijing with all the means available. Biden's statement also raises questions about the real reasons for the sudden withdrawal from Afghanistan: need to fulfill the promises of the electoral program or need to have the US military to be deployed in other theaters of war? The issue is not secondary, because precisely the disengagement from the Afghan country, let us remember not agreed with the allies, allows the great availability of military personnel to be deployed in Taiwan. If this possibility is true, Biden's plan for Taiwan has already been underway and planned for some time. The position of China is always the same and is dictated by the consideration of not tolerating any interference in its internal policy and the intention to reunify the country, promising to follow, as in Hong Kong, the one country system of two systems. The lack of availability of Taiwan has not been taken well in Beijing, which has intensified the pressure on the island with the overflight of about one hundred and fifty military aircraft: an action that could potentially generate dangerous accidents and not only at the diplomatic level, it was probably it was this initiative that caused Biden's public reaction. China warned not to accept compromises on the Taiwan issue and warned Washington not to send wrong signals in open conflict with the integrity of the Chinese territory and the sovereignty of the Beijing government, on which no compromises will be accepted and there is no room for negotiation. The Chinese government's warning to the United States, for now, is not to compromise relations between the two countries with an openly hostile attitude. No rapid times are announced for the solution of the question and it is not even easy to make a forecast, given the immovability of the respective positions; the danger of a conflict, however, is concrete, with potential enormous repercussions on the commercial structures that would affect all the economies of the planet, even if only it were a diplomatic tightening between the two parties. After the pandemic, which has not yet been resolved, a possible blockade of marine trade routes could generate a new production block capable of stopping trade globally, if there were to be a conflict between the two major world powers, it would be necessary to review every prospect to avoid the total economic crisis.

Estados Unidos defenderá a Taiwán en caso de un ataque chino

 En el tema de Taiwán, el nivel de confrontación aumenta peligrosamente, luego de que el presidente estadounidense declarara expresamente que el ejército estadounidense participará directamente en la defensa de la isla si China tiene la intención de ejercer una opción militar para devolver a Taiwán bajo su dominio. Biden equiparó el compromiso oficial con la defensa de los países que integran la Alianza Atlántica, extendiéndolo también a Japón, Corea del Sur y, de hecho, Taiwán. La intención del inquilino de la Casa Blanca es clara: actuar como barrera contra las ambiciones chinas en la región; La declaración, sin embargo, no implicaba la única opción militar, de hecho, Biden habló de oponerse al proyecto de reunificación chino, en primer lugar a través de soluciones diplomáticas, pero, en caso de fracaso de esta solución, no habría alternativa a una compromiso militar directo. En realidad, este compromiso ya comenzó con el envío de instructores militares, quienes tienen la tarea de entrenar a las fuerzas armadas de Taiwán para enfrentar una posible invasión de Beijing; pero el paso adicional de declarar oficialmente la posibilidad de una participación militar directa de Estados Unidos en la defensa de Taiwán significa una clara advertencia política dirigida a China. Además, este hecho representa la consecuencia lógica de una política estadounidense hacia Taiwán, que siempre ha involucrado suministros militares, a pesar de la falta de reconocimiento oficial que se ha subsanado enviando representantes diplomáticos disfrazados de representantes comerciales; Además, la centralidad del área en la política exterior estadounidense ya se ha materializado con Obama, en detrimento de la de Europa y Medio Oriente, esta tendencia ha continuado con Trump, mientras que con Biden incluso se acentúa. La guarnición de las rutas comerciales marítimas y la supremacía regional estadounidense se ha convertido en primordial, especialmente desde que China ha aumentado su capacidad militar y desplegado su poder económico, factores que han determinado la necesidad estadounidense de llevar a cabo una contención de Pekín con todos los medios disponibles. La declaración de Biden también plantea preguntas sobre las verdaderas razones de la repentina retirada de Afganistán: ¿necesidad de cumplir las promesas del programa electoral o necesidad de que el ejército estadounidense se despliegue en otros escenarios de guerra? El tema no es secundario, porque precisamente la desvinculación del país afgano, recordemos no pactada con los aliados, permite la gran disponibilidad de personal militar para ser desplegado en Taiwán. Si esta posibilidad es cierta, el plan de Biden para Taiwán ya ha estado en marcha y planeado desde hace algún tiempo. La posición de China es siempre la misma y está dictada por la consideración de no tolerar ninguna injerencia en su política interna y la intención de reunificar el país, prometiendo seguir, como en Hong Kong, el sistema de un solo país de dos sistemas. La falta de disponibilidad de Taiwán no se ha tomado bien en Pekín, lo que ha intensificado la presión sobre la isla con el sobrevuelo de unos ciento cincuenta aviones militares: una acción que podría generar potencialmente peligrosos accidentes y no solo a nivel diplomático, Probablemente fue esta iniciativa la que provocó la reacción pública de Biden. China advirtió que no acepte compromisos sobre el tema de Taiwán y advirtió a Washington que no envíe señales equivocadas en conflicto abierto con la integridad del territorio chino y la soberanía del gobierno de Beijing, sobre el cual no se aceptarán compromisos y no hay espacio para la negociación. . La advertencia del gobierno chino a Estados Unidos, por ahora, es no comprometer las relaciones entre los dos países con una actitud abiertamente hostil. No se anuncian tiempos rápidos para la solución de la cuestión y ni siquiera es fácil hacer un pronóstico, dada la inmovilidad de las respectivas posiciones; el peligro de un conflicto, sin embargo, es concreto, con enormes repercusiones potenciales sobre las estructuras comerciales que afectarían a todas las economías del planeta, aunque solo fuera un endurecimiento diplomático entre las dos partes. Luego de la pandemia, que aún no ha sido resuelta, un posible bloqueo de las rutas comerciales marítimas podría generar un nuevo bloque productivo capaz de frenar el comercio a nivel mundial, de existir un conflicto entre las dos grandes potencias mundiales, sería necesario revisar todas las perspectivas para evitar la crisis económica total.

Die USA werden Taiwan im Falle eines chinesischen Angriffs verteidigen

 In der Taiwan-Frage steigt das Ausmaß der Konfrontation gefährlich an, nachdem der US-Präsident ausdrücklich erklärt hat, dass das US-Militär sich direkt an der Verteidigung der Insel beteiligen wird, wenn China eine militärische Option wahrnehmen will, um Taiwan wieder unter seine Herrschaft zu bringen. Biden hat die offizielle Verpflichtung zur Verteidigung der Länder, die das Atlantische Bündnis bilden, gleichgesetzt und es auch auf Japan, Südkorea und tatsächlich Taiwan ausgeweitet. Die Absicht des Mieters des Weißen Hauses ist klar: als Barriere gegen chinesische Ambitionen in der Region zu wirken; die Erklärung implizierte jedoch nicht die einzige militärische Option, tatsächlich sprach Biden davon, sich dem chinesischen Wiedervereinigungsprojekt zu widersetzen, zunächst durch diplomatische Lösungen, aber im Falle eines Scheiterns dieser Lösung gäbe es keine Alternative zu a Engagement direkt militärisch. In Wirklichkeit hat dieses Engagement bereits mit der Entsendung von Militärausbildern begonnen, die die Aufgabe haben, die Streitkräfte Taiwans für eine mögliche Invasion in Peking auszubilden; aber der weitere Schritt, die Möglichkeit einer direkten militärischen Beteiligung der USA an Taiwans Verteidigung offiziell zu erklären, bedeutet eine klare politische Warnung an China. Darüber hinaus ist diese Entwicklung die logische Konsequenz einer US-Politik gegenüber Taiwan, die trotz fehlender offizieller Anerkennung, die durch die Entsendung von als Handelsvertreter getarnten diplomatischen Vertretern behoben wurde, immer auch militärische Lieferungen beinhaltete; zudem hat sich die zentrale Bedeutung des Gebiets in der amerikanischen Außenpolitik bereits bei Obama zu Lasten Europas und des Nahen Ostens verwirklicht, bei Trump hat sich dieser Trend fortgesetzt, bei Biden wird er sogar noch akzentuiert. Die Garnison von Seehandelsrouten und die regionale Vormachtstellung der USA sind von größter Bedeutung, insbesondere seit China seine militärischen Kapazitäten erhöht und seine Wirtschaftskraft entfaltet hat, Faktoren, die die amerikanische Notwendigkeit bestimmt haben, Peking mit allen verfügbaren Mitteln einzudämmen. Bidens Erklärung wirft auch Fragen nach den wahren Gründen für den plötzlichen Rückzug aus Afghanistan auf: Muss man die Versprechen des Wahlprogramms erfüllen oder muss das US-Militär auf anderen Kriegsschauplätzen eingesetzt werden? Die Frage ist nicht zweitrangig, denn gerade der Rückzug aus dem afghanischen Land, erinnern wir uns nicht mit den Verbündeten vereinbart, ermöglicht die große Verfügbarkeit von Militärpersonal in Taiwan. Wenn diese Möglichkeit zutrifft, ist Bidens Plan für Taiwan bereits im Gange und seit einiger Zeit geplant. Die Position Chinas ist immer dieselbe und wird von der Überlegung bestimmt, keine Einmischung in seine Innenpolitik zu dulden, und die Absicht, das Land wieder zu vereinen, und verspricht, wie in Hongkong dem Ein-Länder-System der zwei Systeme zu folgen. Die mangelnde Verfügbarkeit Taiwans wurde in Peking nicht gut aufgenommen, was den Druck auf die Insel mit dem Überflug von etwa einhundertfünfzig Militärflugzeugen verstärkt hat: eine Aktion, die nicht nur auf diplomatischer Ebene potenziell gefährliche Unfälle verursachen könnte, wahrscheinlich war es diese Initiative, die Bidens öffentliche Reaktion auslöste. China warnte davor, in der Taiwan-Frage Kompromisse einzugehen und warnte Washington davor, im offenen Konflikt mit der Integrität des chinesischen Territoriums und der Souveränität der Pekinger Regierung falsche Signale zu senden, bei denen keine Kompromisse akzeptiert werden und es keinen Raum für Verhandlungen gibt . Die Warnung der chinesischen Regierung an die Vereinigten Staaten besteht vorerst darin, die Beziehungen zwischen den beiden Ländern nicht durch eine offen feindselige Haltung zu gefährden. Es werden keine schnellen Zeiten für die Lösung der Frage genannt und angesichts der Unbeweglichkeit der jeweiligen Positionen ist es nicht einmal einfach, eine Prognose abzugeben; Die Gefahr eines Konflikts ist jedoch konkret, mit potentiell enormen Auswirkungen auf die Handelsstrukturen, die alle Volkswirtschaften des Planeten betreffen würden, selbst wenn es nur eine diplomatische Verschärfung zwischen den beiden Parteien wäre. Nach der noch nicht gelösten Pandemie könnte eine mögliche Blockade der Seehandelsrouten einen neuen Produktionsblock erzeugen, der den weltweiten Handel stoppen könnte jede Aussicht, die totale Wirtschaftskrise zu vermeiden.

Les États-Unis défendront Taïwan en cas d'attaque chinoise

 Dans la question de Taiwan, le niveau de confrontation augmente dangereusement, après que le président américain a expressément déclaré que l'armée américaine s'engagerait directement dans la défense de l'île si la Chine entendait exercer une option militaire pour ramener Taiwan sous son autorité. Biden a assimilé l'engagement officiel à la défense des pays qui composent l'Alliance atlantique, l'étendant également au Japon, à la Corée du Sud et, en fait, à Taïwan. L'intention du locataire de la Maison Blanche est claire : faire barrière aux ambitions chinoises dans la région ; la déclaration n'impliquait cependant pas la seule option militaire, en fait, Biden a parlé de s'opposer au projet de réunification chinoise, d'abord par des solutions diplomatiques, mais, en cas d'échec de cette solution, il n'y aurait pas d'alternative à un engagement militaire direct. En réalité, cet engagement a déjà commencé avec l'envoi d'instructeurs militaires, qui ont pour mission d'entraîner les forces armées de Taiwan pour faire face à une éventuelle invasion de Pékin ; mais l'étape supplémentaire consistant à déclarer officiellement la possibilité d'une implication militaire directe des États-Unis dans la défense de Taiwan signifie un avertissement politique clair dirigé contre la Chine. De plus, cette évolution représente la conséquence logique d'une politique américaine à l'égard de Taïwan, qui a toujours impliqué des fournitures militaires, malgré un manque de reconnaissance officielle auquel a remédié l'envoi de représentants diplomatiques déguisés en représentants commerciaux ; de plus, la centralité du domaine dans la politique étrangère américaine s'est déjà matérialisée avec Obama, au détriment de celle de l'Europe et du Moyen-Orient, cette tendance s'est poursuivie avec Trump, tandis qu'avec Biden elle s'est même accentuée. La garnison des routes commerciales maritimes et la suprématie régionale américaine sont devenues primordiales, d'autant plus que la Chine a augmenté sa capacité militaire et déployé sa puissance économique, facteurs qui ont déterminé la nécessité américaine de mener à bien un confinement de Pékin avec tous les moyens disponibles. La déclaration de Biden soulève également des questions sur les véritables raisons du retrait soudain d'Afghanistan : besoin de tenir les promesses du programme électoral ou besoin d'avoir l'armée américaine à déployer sur d'autres théâtres de guerre ? L'enjeu n'est pas secondaire, car justement le désengagement du pays afghan, rappelons-le pas d'accord avec les alliés, permet la grande disponibilité des militaires à déployer à Taiwan. Si cette possibilité est vraie, le plan de Biden pour Taïwan est déjà en cours et planifié depuis un certain temps. La position de la Chine est toujours la même et est dictée par la considération de ne tolérer aucune ingérence dans sa politique intérieure et l'intention de réunifier le pays, promettant de suivre, comme à Hong Kong, le système d'un seul pays de deux systèmes. Le manque de disponibilité de Taïwan n'a pas été bien pris à Pékin, qui a intensifié la pression sur l'île avec le survol d'environ cent cinquante avions militaires : une action qui pourrait potentiellement générer des accidents dangereux et pas seulement au niveau diplomatique, c'est probablement cette initiative qui a provoqué la réaction publique de Biden. La Chine a averti de ne pas accepter de compromis sur la question de Taïwan et a averti Washington de ne pas envoyer de mauvais signaux en conflit ouvert avec l'intégrité du territoire chinois et la souveraineté du gouvernement de Pékin, sur lesquels aucun compromis ne sera accepté et il n'y a pas de place pour la négociation . L'avertissement du gouvernement chinois aux États-Unis, pour l'instant, est de ne pas compromettre les relations entre les deux pays avec une attitude ouvertement hostile. Aucun délai rapide n'est annoncé pour la solution de la question et il n'est même pas facile de faire un pronostic, étant donné l'immobilité des positions respectives ; le danger d'un conflit est pourtant concret, avec d'énormes répercussions potentielles sur les structures commerciales qui affecteraient toutes les économies de la planète, ne serait-ce qu'un resserrement diplomatique entre les deux parties. Après la pandémie, qui n'a pas encore été résolue, un éventuel blocus des routes commerciales maritimes pourrait générer un nouveau bloc de production capable d'arrêter le commerce au niveau mondial, s'il devait y avoir un conflit entre les deux grandes puissances mondiales, il faudrait revoir toutes les chances d'éviter la crise économique totale.

Os EUA defenderão Taiwan em caso de ataque chinês

 Na questão de Taiwan, o nível de confronto aumenta perigosamente, depois que o presidente dos EUA declarou expressamente que os militares dos EUA se envolverão diretamente na defesa da ilha se a China pretender exercer uma opção militar para trazer Taiwan de volta ao seu governo. Biden equiparou o compromisso oficial com a defesa dos países que integram a Aliança Atlântica, estendendo-o também ao Japão, Coréia do Sul e, de fato, Taiwan. A intenção do inquilino da Casa Branca é clara: atuar como uma barreira contra as ambições chinesas na região; a declaração, no entanto, não implicava a única opção militar, aliás, Biden falava em se opor ao projeto de reunificação chinesa, antes de tudo por meio de soluções diplomáticas, mas, no caso de fracasso dessa solução, não haveria alternativa a uma compromisso militar direto. Na realidade, esse compromisso já começou com o envio de instrutores militares, que têm a tarefa de treinar as forças armadas de Taiwan para enfrentar uma possível invasão de Pequim; mas o passo seguinte de declarar oficialmente a possibilidade de envolvimento militar direto dos EUA na defesa de Taiwan significa uma advertência política clara dirigida à China. Além disso, este desenvolvimento representa a consequência lógica de uma política dos Estados Unidos em relação a Taiwan, que sempre envolveu suprimentos militares, apesar da falta de reconhecimento oficial que foi remediado com o envio de representantes diplomáticos disfarçados de representantes comerciais; ademais, a centralidade da área na política externa americana já se materializou com Obama, em detrimento da Europa e do Oriente Médio, essa tendência continuou com Trump, enquanto com Biden é até mesmo acentuada. A guarnição das rotas comerciais marítimas e da supremacia regional americana tornou-se primordial, especialmente depois que a China aumentou sua capacidade militar e desdobrou seu poder econômico, fatores que determinaram a necessidade americana de realizar a contenção de Pequim com todos os meios disponíveis. A declaração de Biden também levanta questões sobre os reais motivos da repentina retirada do Afeganistão: necessidade de cumprir as promessas do programa eleitoral ou necessidade de militares dos EUA serem destacados em outros teatros de guerra? A questão não é secundária, porque justamente o desligamento do país afegão, lembremo-nos não acordados com os aliados, permite a grande disponibilidade de militares para serem destacados em Taiwan. Se essa possibilidade for verdadeira, o plano de Biden para Taiwan já está em andamento e planejado há algum tempo. A posição da China é sempre a mesma e ditada pela consideração de não tolerar qualquer ingerência na sua política interna e pela intenção de reunificar o país, prometendo seguir, como em Hong Kong, o sistema de um país de dois sistemas. A indisponibilidade de Taiwan não tem sido bem recebida em Pequim, o que intensificou a pressão sobre a ilha com o sobrevoo de cerca de cento e cinquenta aviões militares: uma ação que pode gerar acidentes potencialmente perigosos e não apenas a nível diplomático, provavelmente foi essa iniciativa que causou a reação pública de Biden. A China advertiu para não aceitar compromissos na questão de Taiwan e advertiu Washington para não enviar sinais errados em conflito aberto com a integridade do território chinês e a soberania do governo de Pequim, sobre o qual nenhum compromisso será aceito e não há espaço para negociações . O alerta do governo chinês aos Estados Unidos, por enquanto, é não comprometer as relações entre os dois países com uma atitude abertamente hostil. Não se anunciam tempos rápidos para a solução da questão e nem é fácil fazer uma previsão, dada a imobilidade das respetivas posições; o perigo de um conflito, porém, é concreto, com enormes repercussões potenciais nas estruturas comerciais que afetariam todas as economias do planeta, mesmo que fosse apenas um aperto diplomático entre as duas partes. Depois da pandemia, que ainda não foi resolvida, um possível bloqueio de rotas de comércio marítimo poderia gerar um novo bloco de produção capaz de interromper o comércio global, caso houvesse conflito entre as duas grandes potências mundiais, seria necessário rever cada perspectiva para evitar a crise econômica total.