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giovedì 9 dicembre 2021

بايدن يهدد روسيا بفرض عقوبات إذا قامت أوكرانيا بغزوها

 تم رسم الخط الأمريكي تجاه روسيا بالفعل ، لكن الرئيس بايدن تشاور مع حلفائه في المملكة المتحدة وفرنسا وألمانيا وإيطاليا قبل تحذير بوتين من أن غزو أوكرانيا في نهاية المطاف من شأنه أن يؤدي إلى انتقام شديد في روسيا ، مع أهمية كبيرة للغاية. عواقب اقتصادية تحددها خطة عقوبات منسقة من قبل الدول الغربية. تعيد هذه القضية إلى المركز نشاط الحلف الأطلسي منطقة أوروبا الشرقية ، بسبب النشاط الروسي الذي يتسم بشكل متزايد بالقومية التي لا ترغب في تحمل غزو مساحتها الحيوية. يُنظر إلى نهج كييف ، سواء تجاه الاتحاد الأوروبي أو الحلف الأطلسي ، على أنه تهديد للأمن الروسي ، الذي يعتبر نشر قوات الحلف الأطلسي المحتمل على حدوده استفزازًا حقيقيًا. بالنسبة لموسكو ، سيكون من المستحسن أن تقع أوكرانيا تحت نفوذها أو ، على أساس ثانوي ، أن تحافظ الدولة الأوكرانية على نوع من الحياد على الأقل ؛ كلا الحلين لا يمكن أن يكونا متوافقين مع كييف على وجه التحديد بسبب السلوكيات الروسية السابقة: التدخل في الشؤون الداخلية ، وغزو شبه جزيرة القرم وصراع دونباس ، وهذا الأخير تم إجراؤه من موسكو بوسائل خفية ، دون الكشف عن أنفسهم بشكل مباشر. بالنسبة إلى كييف ، فإن الطريقة الوحيدة لحماية نفسها هي طلب الحماية من الولايات المتحدة وأوروبا ، وهي حماية لا يمكن أن تكون صريحة للغاية ، مثل الانضمام إلى الحلف الأطلسي أو الاتحاد الأوروبي ، حتى لا تثير صراعًا مفتوحًا. بين واشنطن وبروكسل وموسكو. لا يمكن للولايات المتحدة أن تلزم نفسها بشكل مباشر لأنها تعتبر الجبهة المفتوحة مع الصين ، والتي أصبحت الآن مركزية في السياسة الخارجية الأمريكية ، أولوية ، على وجه التحديد على حساب السياسة الأوروبية ، ومع ذلك لم يعد من الممكن التسامح مع النشاط الروسي لأنه يمكن أن يشكك الترتيبات الحالية في أوروبا الشرقية. من وجهة نظر عسكرية ، لا تنوي الولايات المتحدة في الوقت الحالي إضافة أفراد إلى الجنود الموجودين بالفعل في بولندا ، لكنها ضمنت الدعم المادي في حالة حدوث عدوان روسي. وفقًا لبيانات المخابرات الأمريكية ، فإن نية بوتين ستكون نشر حوالي 175000 جندي روسي على الحدود الأوكرانية ، والذين يمكن أن يبدأوا غزو الدولة الأوكرانية في بداية عام 2022 ، حتى لو كانت هذه الفرضية تعتبر محتملة ويمكن فقط. تمثل تهديدًا وظيفيًا للحصول على مزايا أخرى ، حتى لو لم تكن مرتبطة بشكل مباشر بالمسألة الأوكرانية. الخلاف بين بايدن وبوتين ليس بالأمر الحديث ، حتى لو لم تقاوم الولايات المتحدة أثناء غزو شبه جزيرة القرم ، مع أوباما كرئيس وبايدن كنائب ، وكان سلوك الكرملين بالتأكيد غير مرحب به ، أيضًا بسبب سياسة المعارضة الأوكرانية. إلى الغرب من خلال إثارة المطالب الانفصالية للسكان الأوكرانيين من أصل روسي ، بأعمال عسكرية غير معلنة. ثم اتخذ بوتين وروسيا إجراءً من نوع تكنولوجيا المعلومات ، مما أدى إلى تشويه سمعة كلينتون ، لصالح انتخاب ترامب في عام 2016 ، والذي يعتبر أكثر فاعلية للمصالح الروسية على المستوى الدولي. يعتقد بايدن أيضًا أن بوتين مارس القتل باعتباره المحرض على تسميم المعارضين وقمع المعارضة ، لدرجة أنه تجنب دعوته إلى قمة الديمقراطيات الكبرى ، مثل الصين ومصر وتركيا والمجر وكوبا وفنزويلا و El. سلفادور وغواتيمالا. وبالتالي ، فإن العلاقات بين الزعيمين متوترة للغاية ، لكنها ملزمة أيضًا ، ليس فقط بالنسبة لأوكرانيا ، ولكن أيضًا للمشكلة النووية الإيرانية والإرهاب والجرائم الإلكترونية نفسها ، التي أصبحت تهديدًا دوليًا. المؤتمر الهاتفي الأخير ، على الرغم من إجرائه بطريقة ودية ، لم يؤد إلى أي تقارب بين الموقفين: أكدت الولايات المتحدة التهديدات بفرض عقوبات قاسية في حالة غزو أوكرانيا ، واتهمت روسيا الولايات المتحدة بمتابعة سياسة الضم التدريجي لكييف من خلال عمل الحلف الأطلسي. حافظ واشنطن على موقفه بشأن حرية أوكرانيا في الاختيار للانضمام بحرية إلى الحلف الأطلسي ، وهي قضية يمكن أن تكون حاسمة لتجنب الغزو ، بالنظر إلى أنه من المرجح أن يتم استخدام حق النقض ضد بوتين في المستقبل القريب ، لتجنب التصعيد العسكري.

lunedì 15 novembre 2021

Biden e Xi Jinping si incontrano per ridurre i contrasti

 Dopo due incontri telefonici Joe Biden e Xi Jinping avranno una riunione bilaterale, seppure in teleconferenza, che rappresenterà l’incontro diplomatico più importante dell’anno tra le due maggiori potenze internazionali. La crescente tensione tra i due stati condizionerà, probabilmente, questo vertice, tuttavia la necessità di arrivare ad una convivenza soddisfacente, seppure provviaioria, per entrambe le parti, dovrebbe costituire la strada per potere arrivare a quelle soluzioni minime condivise in grado di scongiurare potenziali crisi. Per il presidente degli Stati Uniti sarà la prima volta che incontrerà il suo omologo cinese da quando è stato eletto, malgrado i due leader si conoscano per precedenti incontri, quando Biden ricopriva la carica di vicepresidente americano. I temi sul tavolo restano sempre gli stessi: le reciproche relazioni commerciali ed economiche, la crescita militare cinese e le ambizioni geopolitiche di Pechino, che impediscono la necessaria collaborazione tra i due paesi più importanti del pianeta. La politica estera americana nei confronti della Cina, condotta dalla precedente amministrazione della Casa Bianca, ha operato una mistura di aggressività ed apertura, che segnalava l’evidente dilettantismo di Trump, impegnato, per lo più, a risolvere lo squilibrio commerciale favorevole al paese cinese. Con la presidenza Biden si sperava in un approccio differente, in grado di appianare le differenze attraverso una azione diplomatica accurata: ma così non è stato; il nuovo inquilino della Casa Bianca, non solo ha mantenuto le posizioni del suo predecessore, ma ha inasprito ancora di più i toni ed ha messo la questione cinese al centro della sua politica estera. La reazione della Cina, non poteva essere altrimenti, è stata quella di porsi sullo stesso piano dell’azione americana e ciò ha provocato una successione di dazi, sanzioni e notevole aggressività dialettica, che hanno provocato una situazione di costante tensione, non certo propizia ad una distensione necessaria, sopratutto in questo momento storico. Bisogna riconoscere che le ragioni statunitensi sono , però, oggettive: le ripetute violazioni dei diritti umani in Tibet e contro i musulmani cinesi, la repressione di Hong Kong, la volontà espansionista e gli attacchi informatici contro gli Usa ed altri paesi occidentali, costituiscono  delle valide ragioni per giustificare il risentimento americano; però entrambi i paesi hanno bisogno l’uno dell’altro: gli USA sono il principale mercato per la Cina e per raggiungere risultati apprezzabili per il clima è necessaria la partecipazione attiva di Pechino. Tra le due superpotenze, la questione di Taiwan è quella maggiormente urgente: una invasione da parte della Cina, che considera l’isola rientrante sotto la propria sovranità, metterebbe a rischio la pace mondiale e con essa i profitti derivanti dai traffici comerciali: questa ragione è, per il momento, la migliore assicurazione sulla pace a favore del mondo intero, ma un sempre possibile incidente, derivante dalle continue esercitazioni militari o dalla presenza delle marine da guerra nello stretto di Formosa, può causare potenziali situazioni irreparabili; sopratutto perchè connesso con questa questione vi è lo sviluppo nucleare cinese, che costituisce l’emergenza militare maggiore per gli USA. La regione indo-Pacifica rischia di diventare il teatro di un riarmo mondiale capace di fare cambiare gli equilibri attuali, portando o, megli, riportando il pianeta ad uno stato di fatto, dove la strategia della tensione e dell’equilibrio nucleare, minacciano di essere il fattore determinante delle relazioni internazionali. Il rischio è concreto, ma la ripetizione dell’equilibrio del terrore non avrebbe più un connotato di relazione ad esclusivo doppio confornto, ma potrebbe provocare un confronto multilaterale, dato dalla disponibilità dell’arma atomica a più di due soli soggetti internazionali. Innescare una corsa al riarmo atomico diffusa, significherebbe mettere in costante apprensione la pace mondiale e, di conseguenza, i traffici ed i commerci. Su questa base, conveniente alle due superpotenze e non solo, Washington e Pechino potrebbero trovare punti di intesa interessanti per sviluppare una relazione, se non proprio di amicizia, almeno di reciproca convivenza, tale da garantire una adeguata sicurezza alle relazioni diplomatiche, base necessaria per la convivenza pacifica comune. Per raggiungere questo obiettivo saranno necessari atteggiamenti pragmatici e pratici ed una elasticità, che solo una grande perizia negli affari diplomatici, potrà garantire.

Biden and Xi Jinping meet to reduce disputes

 After two telephone meetings, Joe Biden and Xi Jinping will have a bilateral meeting, albeit by teleconference, which will represent the most important diplomatic meeting of the year between the two major international powers. The growing tension between the two states will probably condition this summit, however the need to arrive at a satisfactory, albeit provisional, coexistence for both parties should constitute the way to be able to reach those minimum shared solutions capable of averting potential crises. . For the president of the United States it will be the first time he will meet his Chinese counterpart since he was elected, despite the two leaders having known each other for previous meetings, when Biden held the position of American vice president. The issues on the table always remain the same: reciprocal commercial and economic relations, Chinese military growth and Beijing's geopolitical ambitions, which prevent the necessary collaboration between the two most important countries on the planet. The American foreign policy towards China, conducted by the previous White House administration, operated a mixture of aggression and openness, which signaled the evident amateurism of Trump, committed, for the most part, to resolving the trade imbalance favorable to the Chinese country. . With the Biden presidency, it was hoped for a different approach, capable of smoothing out the differences through careful diplomatic action: but this was not the case; the new tenant of the White House, not only has maintained the positions of his predecessor, but has further tightened the tone and put the Chinese question at the center of his foreign policy. China's reaction, it could not have been otherwise, was to place itself on the same level as American action and this resulted in a succession of duties, sanctions and considerable dialectical aggression, which resulted in a situation of constant tension, certainly not conducive to a necessary relaxation, especially in this historical moment. It must be recognized that the US reasons are, however, objective: the repeated violations of human rights in Tibet and against Chinese Muslims, the repression of Hong Kong, the expansionist will and cyber attacks against the US and other Western countries, constitute valid reasons to justify American resentment; however, both countries need each other: the US is the main market for China and to achieve appreciable results for the climate, the active participation of Beijing is required. Between the two superpowers, the question of Taiwan is the most urgent: an invasion by China, which considers the island to be under its sovereignty, would jeopardize world peace and with it the profits deriving from commercial traffic: this reason it is, for the moment, the best peace assurance in favor of the whole world, but an always possible accident, deriving from the continuous military exercises or from the presence of the warships in the Strait of Formosa, can cause potentially irreparable situations; above all because connected with this question is the Chinese nuclear development, which constitutes the greatest military emergency for the USA. The Indo-Pacific region risks becoming the scene of a world rearmament capable of changing the current equilibrium, bringing or, rather, bringing the planet back to a state of fact, where the strategy of nuclear tension and equilibrium threatens to be the determining factor of international relations. The risk is concrete, but the repetition of the balance of terror would no longer have the connotation of a relationship with an exclusive double conflict, but could provoke a multilateral confrontation, given the availability of the atomic weapon to more than just two international subjects. Triggering a widespread atomic rearmament race would mean putting world peace in constant apprehension and, consequently, trade and commerce. On this basis, convenient for the two superpowers and beyond, Washington and Beijing could find interesting points of understanding to develop a relationship, if not one of friendship, at least one of mutual coexistence, such as to guarantee adequate security for diplomatic relations, a necessary basis for common peaceful coexistence. To achieve this objective, pragmatic and practical attitudes and an elasticity will be required, which only a great expertise in diplomatic affairs can guarantee.

Biden y Xi Jinping se reúnen para reducir disputas

 Luego de dos reuniones telefónicas, Joe Biden y Xi Jinping mantendrán un encuentro bilateral, aunque por teleconferencia, que representará el encuentro diplomático más importante del año entre las dos grandes potencias internacionales. La creciente tensión entre los dos Estados probablemente condicionará esta cumbre, sin embargo la necesidad de llegar a una convivencia satisfactoria, aunque provisional, de ambas partes debe constituir la vía para poder llegar a esas mínimas soluciones compartidas capaces de evitar posibles crisis. Para el presidente de Estados Unidos será la primera vez que se reunirá con su homólogo chino desde que fue elegido, a pesar de que los dos líderes se conocían de reuniones anteriores, cuando Biden ocupaba el cargo de vicepresidente estadounidense. Los temas sobre la mesa siempre siguen siendo los mismos: las relaciones comerciales y económicas recíprocas, el crecimiento militar chino y las ambiciones geopolíticas de Pekín, que impiden la necesaria colaboración entre los dos países más importantes del planeta. La política exterior estadounidense hacia China, llevada a cabo por la anterior administración de la Casa Blanca, operó una mezcla de agresión y apertura, que señaló el evidente amateurismo de Trump, comprometido, en su mayor parte, a resolver el desequilibrio comercial favorable al país chino. Con la presidencia de Biden, se esperaba un enfoque diferente, capaz de suavizar las diferencias mediante una cuidadosa acción diplomática: pero no fue así; el nuevo inquilino de la Casa Blanca, no solo ha mantenido las posiciones de su antecesor, sino que ha endurecido aún más el tono y ha puesto la cuestión china en el centro de su política exterior. La reacción de China, no podía ser de otra manera, fue situarse al mismo nivel que la acción estadounidense y ello derivó en una sucesión de deberes, sanciones y una considerable agresión dialéctica, que derivó en una situación de tensión constante, ciertamente no propicia para una crisis. relajación necesaria, especialmente en este momento histórico. Hay que reconocer que las razones estadounidenses son, sin embargo, objetivas: las reiteradas violaciones de los derechos humanos en el Tíbet y contra los musulmanes chinos, la represión de Hong Kong, la voluntad expansionista y los ciberataques contra Estados Unidos y otros países occidentales, constituyen razones válidas. para justificar el resentimiento estadounidense; sin embargo, ambos países se necesitan: EE.UU. es el principal mercado de China y para lograr resultados apreciables para el clima se requiere la participación activa de Pekín. Entre las dos superpotencias, la cuestión de Taiwán es la más urgente: una invasión de China, que considera que la isla está bajo su soberanía, pondría en peligro la paz mundial y con ella las ganancias derivadas del tráfico comercial: por eso es, por el En este momento, la mejor garantía de paz a favor del mundo entero, pero un accidente siempre posible, derivado de los continuos ejercicios militares o de la presencia de los buques de guerra en el Estrecho de Formosa, puede provocar situaciones potencialmente irreparables; sobre todo porque en relación con esta cuestión está el desarrollo nuclear chino, que constituye la mayor emergencia militar para Estados Unidos. La región del Indo-Pacífico corre el riesgo de convertirse en el escenario de un rearme mundial capaz de cambiar el equilibrio actual, devolviendo o, más bien, devolviendo al planeta a un estado de hecho, donde la estrategia de tensión y equilibrio nuclear amenaza con ser el factor determinante de relaciones Internacionales. El riesgo es concreto, pero la repetición del equilibrio del terror ya no tendría la connotación de una relación con un doble conflicto exclusivo, sino que podría provocar un enfrentamiento multilateral, dada la disponibilidad del arma atómica para más de dos sujetos internacionales. Desencadenar una carrera generalizada de rearme atómico significaría poner la paz mundial en constante aprensión y, en consecuencia, el comercio y el comercio. Sobre esta base, conveniente para las dos superpotencias y más allá, Washington y Pekín podrían encontrar interesantes puntos de entendimiento para desarrollar una relación, si no de amistad, al menos de convivencia mutua, que garantice una seguridad adecuada para las relaciones diplomáticas. base necesaria para la convivencia pacífica común. Para lograr este objetivo, se requerirán actitudes pragmáticas y prácticas y una elasticidad que solo una gran experiencia en asuntos diplomáticos puede garantizar.

Biden und Xi Jinping treffen sich, um Streitigkeiten zu reduzieren

 Nach zwei Telefongesprächen werden Joe Biden und Xi Jinping ein bilaterales Treffen, wenn auch per Telefonkonferenz, abhalten, das das wichtigste diplomatische Treffen des Jahres zwischen den beiden internationalen Großmächten darstellen wird. Die zunehmenden Spannungen zwischen den beiden Staaten werden wahrscheinlich diesen Gipfel bedingen, aber die Notwendigkeit, eine befriedigende, wenn auch vorläufige Koexistenz für beide Seiten zu erreichen, sollte den Weg darstellen, um gemeinsame Mindestlösungen zu finden, die potenzielle Krisen abwenden können. Für den Präsidenten der Vereinigten Staaten ist es das erste Mal, dass er seinen chinesischen Amtskollegen seit seiner Wahl trifft, obwohl sich die beiden Führer von früheren Treffen kannten, als Biden die Position des amerikanischen Vizepräsidenten innehatte. Die Themen auf dem Tisch bleiben immer die gleichen: wechselseitige Handels- und Wirtschaftsbeziehungen, chinesisches militärisches Wachstum und Pekings geopolitische Ambitionen, die die notwendige Zusammenarbeit zwischen den beiden wichtigsten Ländern der Erde verhindern. Die amerikanische Außenpolitik gegenüber China, die von der vorherigen Regierung des Weißen Hauses betrieben wurde, betrieb eine Mischung aus Aggression und Offenheit, was den offensichtlichen Dilettantismus von Trump signalisierte, der sich größtenteils dafür einsetzte, das für das chinesische Land günstige Handelsungleichgewicht zu beseitigen. Mit der Biden-Präsidentschaft erhoffte man sich einen anderen Ansatz, der die Differenzen durch vorsichtiges diplomatisches Handeln ausgleichen könnte: Dies war jedoch nicht der Fall; der neue Mieter des Weißen Hauses nicht nur die Positionen seines Vorgängers beibehalten, sondern den Ton weiter verschärft und die chinesische Frage in den Mittelpunkt seiner Außenpolitik gerückt haben. Chinas Reaktion, es hätte nicht anders sein können, bestand darin, sich mit dem amerikanischen Vorgehen auf die gleiche Stufe zu stellen, und dies führte zu einer Reihe von Pflichten, Sanktionen und erheblichen dialektischen Aggressionen, die zu einer Situation ständiger Spannungen führten, die sicherlich nicht zu einer notwendige Entspannung, besonders in diesem historischen Moment. Es muss jedoch anerkannt werden, dass die Gründe der USA objektiv sind: Die wiederholten Menschenrechtsverletzungen in Tibet und gegen chinesische Muslime, die Unterdrückung Hongkongs, der Expansionswille und Cyberangriffe gegen die USA und andere westliche Länder sind triftige Gründe um den amerikanischen Groll zu rechtfertigen; Beide Länder brauchen sich jedoch gegenseitig: Die USA sind der Hauptmarkt für China und um nennenswerte Ergebnisse für das Klima zu erzielen, bedarf es der aktiven Beteiligung Pekings. Zwischen den beiden Supermächten ist die Frage nach Taiwan am dringendsten: Eine Invasion durch China, das die Insel als unter seiner Souveränität betrachtet, würde den Weltfrieden und damit die Profite aus dem Handelsverkehr gefährden Moment, die beste Friedenssicherung zugunsten der ganzen Welt, aber ein immer möglicher Unfall, der sich aus den ständigen Militärübungen oder der Anwesenheit der Kriegsschiffe in der Straße von Formosa ergibt, kann potenziell irreparable Situationen verursachen; vor allem, weil mit dieser Frage die chinesische Nuklearentwicklung verbunden ist, die für die USA die größte militärische Notlage darstellt. Die indopazifische Region riskiert, zum Schauplatz einer weltweiten Wiederaufrüstung zu werden, die das gegenwärtige Gleichgewicht verändern und den Planeten wieder in einen Zustand bringen kann, in dem die Strategie der nuklearen Spannung und des nuklearen Gleichgewichts der bestimmende Faktor zu sein droht internationale Beziehungen. Das Risiko ist konkret, aber die Wiederholung des Gleichgewichts des Terrors hätte nicht mehr die Konnotation eines ausschließlichen Doppelkonflikts, sondern könnte angesichts der Verfügbarkeit der Atomwaffe für mehr als nur zwei internationale Subjekte eine multilaterale Konfrontation provozieren. Das Auslösen eines weit verbreiteten atomaren Aufrüstungswettlaufs würde bedeuten, den Weltfrieden in ständiger Besorgnis zu stellen und folglich Handel und Gewerbe. Auf dieser für die beiden Supermächte und darüber hinaus geeigneten Grundlage könnten Washington und Peking interessante Verständigungspunkte finden, um eine, wenn nicht eine freundschaftliche, so doch eine gegenseitige Koexistenz zu entwickeln, um etwa eine angemessene Sicherheit für die diplomatischen Beziehungen zu gewährleisten, u.a notwendige Grundlage für ein gemeinsames friedliches Zusammenleben. Um dieses Ziel zu erreichen, bedarf es einer pragmatischen und praktischen Haltung und einer Elastizität, die nur eine große diplomatische Expertise garantieren kann.

Biden et Xi Jinping se rencontrent pour réduire les différends

 Après deux entretiens téléphoniques, Joe Biden et Xi Jinping auront une rencontre bilatérale, bien que par téléconférence, qui représentera la rencontre diplomatique la plus importante de l'année entre les deux grandes puissances internationales. La tension croissante entre les deux États conditionnera probablement ce sommet, mais la nécessité d'arriver à une coexistence satisfaisante, quoique provisoire, pour les deux parties devrait constituer la voie pour pouvoir parvenir à ces solutions communes minimales capables d'éviter des crises potentielles. . Pour le président des États-Unis, ce sera la première fois qu'il rencontrera son homologue chinois depuis son élection, alors que les deux dirigeants se connaissaient lors de précédentes réunions, lorsque Biden occupait le poste de vice-président américain. Les enjeux sur la table restent toujours les mêmes : relations commerciales et économiques réciproques, croissance militaire chinoise et ambitions géopolitiques de Pékin, qui empêchent la nécessaire collaboration entre les deux pays les plus importants de la planète. La politique étrangère américaine à l'égard de la Chine, menée par la précédente administration de la Maison Blanche, a opéré un mélange d'agressivité et d'ouverture, qui a marqué l'amateurisme évident de Trump, engagé, pour l'essentiel, à résoudre le déséquilibre commercial favorable au pays chinois. . Avec la présidence Biden, on espérait une approche différente, capable d'aplanir les divergences par une action diplomatique prudente : mais ce n'était pas le cas ; le nouveau locataire de la Maison Blanche, non seulement a maintenu les positions de son prédécesseur, mais a encore durci le ton et mis la question chinoise au centre de sa politique étrangère. La réaction de la Chine, il ne pouvait en être autrement, a été de se mettre au même niveau que l'action américaine et cela s'est traduit par une succession de devoirs, de sanctions et d'agressions dialectiques considérables, qui ont abouti à une situation de tension constante, certainement pas propice à un détente nécessaire, surtout en ce moment historique. Il faut reconnaître que les raisons américaines sont cependant objectives : les violations répétées des droits de l'homme au Tibet et contre les musulmans chinois, la répression de Hong Kong, la volonté expansionniste et les cyberattaques contre les États-Unis et d'autres pays occidentaux, constituent des raisons valables. justifier le ressentiment américain ; cependant, les deux pays ont besoin l'un de l'autre : les États-Unis sont le principal marché de la Chine et pour obtenir des résultats appréciables pour le climat, la participation active de Pékin est requise. Entre les deux superpuissances, la question de Taïwan est la plus urgente : une invasion de la Chine, qui considère l'île comme étant sous sa souveraineté, mettrait en péril la paix mondiale et avec elle les profits tirés du trafic commercial : c'est pour cette raison, pour la moment, la meilleure assurance de paix en faveur du monde entier, mais un accident toujours possible, dérivant des exercices militaires continus ou de la présence des navires de guerre dans le détroit de Formose, peut provoquer des situations potentiellement irréparables ; surtout parce qu'à cette question se rattache le développement nucléaire chinois, qui constitue la plus grande urgence militaire pour les USA. La région Indo-Pacifique risque de devenir le théâtre d'un réarmement mondial capable de modifier l'équilibre actuel, de ramener ou plutôt de ramener la planète à un état de fait, où la stratégie de tension et d'équilibre nucléaires menace d'être le facteur déterminant de relations internationales. Le risque est concret, mais la répétition de l'équilibre de la terreur n'aurait plus la connotation d'une relation à double conflit exclusif, mais pourrait provoquer un affrontement multilatéral, étant donné la disponibilité de l'arme atomique à plus de deux sujets internationaux. Déclencher une course généralisée au réarmement atomique signifierait mettre la paix mondiale en constante appréhension et, par conséquent, les échanges et le commerce. Sur cette base, commode pour les deux superpuissances et au-delà, Washington et Pékin pourraient trouver des points d'entente intéressants pour développer une relation, sinon d'amitié, du moins de coexistence mutuelle, de manière à garantir une sécurité adéquate des relations diplomatiques, un base nécessaire à une coexistence pacifique commune. Pour atteindre cet objectif, il faudra des attitudes pragmatiques et pratiques et une élasticité que seule une grande expertise en matière diplomatique peut garantir.

Biden e Xi Jinping se reúnem para reduzir disputas

 Após duas reuniões telefônicas, Joe Biden e Xi Jinping terão um encontro bilateral, ainda que por teleconferência, que representará o encontro diplomático mais importante do ano entre as duas grandes potências internacionais. A crescente tensão entre os dois estados provavelmente condicionará esta cúpula, porém a necessidade de se chegar a uma convivência satisfatória, ainda que provisória, para ambas as partes deve constituir o caminho para se chegar às soluções mínimas compartilhadas capazes de evitar potenciais crises. Para o presidente dos Estados Unidos, será a primeira vez que encontrará o seu homólogo chinês desde a sua eleição, apesar dos dois dirigentes já se conhecerem em reuniões anteriores, quando Biden ocupava o cargo de vice-presidente americano. As questões em jogo permanecem sempre as mesmas: relações comerciais e econômicas recíprocas, crescimento militar chinês e ambições geopolíticas de Pequim, que impedem a necessária colaboração entre os dois países mais importantes do planeta. A política externa americana em relação à China, conduzida pelo governo anterior da Casa Branca, operou um misto de agressão e abertura, o que sinalizou o evidente amadorismo de Trump, empenhado, em grande parte, em resolver o desequilíbrio comercial favorável ao país chinês. Com a presidência de Biden, esperava-se uma abordagem diferente, capaz de amenizar as diferenças por meio de uma ação diplomática cuidadosa: mas não foi o caso; o novo inquilino da Casa Branca, não apenas manteve as posições de seu antecessor, mas também endureceu o tom e colocou a questão chinesa no centro de sua política externa. A reação da China, não poderia ser de outra forma, foi colocar-se no mesmo nível da ação americana e isso resultou em uma sucessão de deveres, sanções e considerável agressão dialética, o que resultou em uma situação de tensão constante, certamente não propícia a um relaxamento necessário, especialmente neste momento histórico. É preciso reconhecer que as razões dos EUA são, no entanto, objetivas: as repetidas violações dos direitos humanos no Tibete e contra os muçulmanos chineses, a repressão de Hong Kong, a vontade expansionista e os ataques cibernéticos contra os EUA e outros países ocidentais, constituem razões válidas para justificar o ressentimento americano; no entanto, os dois países precisam um do outro: os EUA são o principal mercado da China e para obter resultados apreciáveis ​​para o clima é necessária a participação ativa de Pequim. Entre as duas superpotências, a questão de Taiwan é a mais urgente: uma invasão da China, que considera a ilha sob sua soberania, poria em risco a paz mundial e com ela os lucros provenientes do tráfico comercial: por isso é, pela momento, a melhor garantia de paz a favor de todo o mundo, mas um acidente sempre possível, decorrente dos contínuos exercícios militares ou da presença dos navios de guerra no Estreito de Formosa, pode causar situações potencialmente irreparáveis; sobretudo porque ligado a esta questão está o desenvolvimento nuclear chinês, que constitui a maior emergência militar para os EUA. A região Indo-Pacífico corre o risco de se tornar palco de um rearmamento mundial capaz de alterar o equilíbrio atual, trazendo ou, antes, trazendo o planeta de volta a um estado de fato, onde a estratégia de tensão e equilíbrio nuclear ameaça ser o fator determinante de relações Internacionais. O risco é concreto, mas a repetição do balanço do terror não teria mais a conotação de uma relação com um duplo conflito exclusivo, mas poderia provocar um confronto multilateral, dada a disponibilidade da arma atômica para mais do que apenas dois súditos internacionais. O desencadeamento de uma corrida de rearmamento atômico generalizado significaria colocar a paz mundial em constante apreensão e, conseqüentemente, o comércio e o comércio. Nesta base, conveniente para as duas superpotências e além, Washington e Pequim poderiam encontrar pontos de entendimento interessantes para desenvolver uma relação, se não de amizade, pelo menos uma de convivência mútua, de modo a garantir segurança adequada às relações diplomáticas, a base necessária para a coexistência pacífica comum. Para atingir este objetivo, serão necessárias atitudes pragmáticas e práticas e uma elasticidade que só uma grande perícia em assuntos diplomáticos pode garantir.