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giovedì 25 agosto 2022

مفوض الأمم المتحدة لحقوق الإنسان يستنكر ضغوط الجانب الصيني لعدم نشر تقرير عن الأويغور

 عمليا ، عشية انتهاء ولايتها كمفوضة لحقوق الإنسان ، التي تنتهي في 31 أغسطس ، كشفت ميشيل باتشيليت ، الرئيسة السابقة لشيلي ، أنها تعرضت لضغوط لعدم نشر تقرير جاهز يدين انتهاكات بكين ضدها. أقلية الأويغور المسلمة ، التي يبلغ عدد سكانها حوالي اثني عشر مليون نسمة الموجودة في المنطقة الشمالية من شينجيانغ. وبحسب ما ورد ، أرسلت الصين رسالة ، موقعة أيضًا من قبل أربعين دولة أخرى لم يتم الكشف عن أسمائها ، وكان القصد من ذلك إقناع مفوض حقوق الإنسان بعدم نشر التقرير. تجري صياغة التقرير المعني منذ ثلاث سنوات ، ولكنه يتضمن أيضًا نتائج زيارة المفوض في مايو الماضي ، والتي أثارت انتقادات شديدة من منظمة العفو الدولية وهيومن رايتس ووتش وكذلك من وزارة الخارجية الأمريكية. للموقف الذي تم النظر فيه أيضًا. مهادنة من جانب المبعوث الأممي تجاه السلطات الصينية التي تعرضت لانتقادات بنبرة اعتبرت معتدلة للغاية. على الرغم من فترة المعالجة الطويلة لإعداد التقرير ، فقد تم تأجيل النشر عدة مرات لأسباب رسمية غير معروفة ، على الرغم من افتراض أن بكين وحلفائها قد عملوا ماديًا بهذا المعنى. التبرير الذي قدمته المفوضة نفسها هو أن التأخير يرجع إلى الحاجة إلى دمج نتائج زيارة مايو المتنازع عليها في التقرير ، وعلى أي حال سيكون هدف النشر بنهاية ولاية المفوض ، أي بنهاية من شهر أغسطس ، حتى لو لم يكن هناك تأكيد رسمي بهذا المعنى. وقد طلبت العديد من الدول الغربية على وجه التحديد نشر التقرير لكن الحكومة الصينية أعربت عن طلباتها لفحص نتائج البحث عن كثب ؛ ولتعقيد الموقف ، تدخلت أربع عشرة صحيفة دولية بحثت ، نجحت في فحص الوثائق الصينية الرسمية التي كانت ستؤكد اضطهاد الأويغور ، من خلال الانتهاكات المستمرة والمنهجية لحقوق الإنسان التي عانى منها ما لا يقل عن مليوني شخص بممارسة الاعتقال ، الذي يعاني منه القاصرون أيضًا ، في مراكز إعادة التعليم ، حيث يتم استخدام الأويغور كقوة عاملة بدون أجر ، بالإضافة إلى ممارسة العنف الجسدي والنفسي ، في حالة مماثلة للعبودية. وتنفي بكين هذه المزاعم من خلال تعريف مراكز الاحتجاز على أنها معاهد تدريب مهني. الاتهام لباشيليت من قبل وزير الخارجية الأمريكية هو أنه لم يطلب من الصين أنباء عن فقد الأويغور والمرحلين إلى مناطق صينية أخرى ، واقتلعوا من موطنهم الأصلي ، حتى أن بعض منظمات حقوق الإنسان حددت إدارة المفوض بأنها ممتثلة للغاية تجاه الصين وتطلب استبدالها بأشخاص أكثر تصميماً. لقد تجسدت الرغبة في التنحي عن دورها كمفوضة لحقوق الإنسان بعد عودتها من البعثة في الصين وسيكون لها ما يبررها على أسس شخصية. تبدو المصادفة على الأقل مشبوهة ، فقد تكون حالة الضغط الصيني القوي للغاية لتحديد السبب الحقيقي للاستقالة والوعي بعدم معرفة كيفية مواجهة مثل هذا الاختبار ، أي عدم القدرة على مواجهة عواقب علاقة ضيقة جدًا من جانب الدول الغربية أو العكس من جانب الصينيين. على أي حال ، إنها نهاية مزعجة لولايته كمفوض لحقوق الإنسان ، والتي ستمثل بطريقة أو بأخرى الشخصية السياسية لباشيليت.

mercoledì 24 agosto 2022

I dubbi sull'attentato di Mosca

 Sull’attentato che ha ucciso la figlia del principale ideologo della supremazia russa sull’Eurasia, non possono non venire dubbi circa la sua strumentalità a sostegno della rivitalizzazione del consenso alla guerra contro l’Ucraina. Contribuisce a rafforzare questi dubbi anche la quasi immediata risoluzione del caso, da parte dei servizi segreti russi, avvenuta con una rapidità, che poteva essere utilizzata per sventare l’accaduto in maniera preventiva. Ad essere colpita è l’area più estremista che sostiene il presidente Putin, quella che risponde al padre della vittima he si richiama alla teoria, sviluppata con il crollo dell’impero zarista e messa da parte nel periodo comunista, di una Russia contrafforte dell’occidente liberale. Sebbene al padre della vittima, a cui poteva essere diretto l’attentato, sia stato da più parti indicato come l’ideologo di Putin, non esistono prove concrete di questo legame, tuttavia all’inquilino del Cremlino la presenza attiva di questa parte estremista dei suoi sostenitori è direttamente funzionale a quello che è sempre stato il suo programma elettorale, basato sul riportare la Russia a quello che è ritenuto il suo ruolo di grande potenza ed, attualmente, al programma militare e geopolitico di riconquistare il paese ucraino e riportarlo direttamente sotto la sua influenza, per mettere in pratica di ristabilire la zona di influenza che già apparteneva all’Unione Sovietica. La guerra contro Kiev, che doveva andare in tutt’altro modo, è anche una guerra contro l’occidente, ma per importanza Putin la ritiene obiettivo primario come più funzionale a diventare un esempio per tutti i popoli e le nazioni di quella che è ritenuta da Mosca la propria zona di influenza esclusiva: sottomettere l’Ucraina è un monito per tutti quei paesi che nutrono ambizioni di staccarsi dal dominio russo e, magari, andare verso l’occidente. Certo l’obiettivo è anche fermare l’espansione e la presenza occidentale sul confine russo, ma gli obiettivi, per forza di cosa vanno di pari passo. Il consenso generale dei russi verso l’operazione militare speciale appare sempre meno convinto, nonostante il divieto alla pubblica protesta, ci sono segnali di malessere per le sanzioni, che hanno provocato un abbassamento della qualità della vita della popolazione, e, soprattutto, la difficoltà di reperire i combattenti necessari per portare avanti il conflitto in Ucraina. L’obbligo di rivolgersi alle popolazioni più povere che forniscono militari impreparati, provenienti dalla parte orientale del paese è un segnale eloquente del rifiuto di arruolarsi e, quindi di condividere la guerra di Putin, da parte delle popolazioni russe più abbienti e colte; inoltre cresce l’ostilità dei familiari dei caduti e dei militari fatti prigionieri degli ucraini, che sempre più spesso ricorrono ad ogni mezzo per avere notizie dei loro congiunti. Putin si trova in una situazione senza via di uscita: un eventuale ritiro equivarrebbe ad una sconfitta ed una sconfitta potrebbe fare cadere tutto l’impianto di potere della Russia, questa valutazione porta a due considerazioni sull’attentato: malgrado Mosca abbia fin da subito accusato l’Ucraina, appare difficile che Kiev avere portato a compimento una operazione così difficile, senza, poi neppure rivendicarla. Esiste anche l’eventualità che l’ordigno possa essere stato collocato da terroristi russi contrari al regime di Putin, ma questa possibilità appare ancora più difficile in un regime dove il controllo degli apparati di sicurezza è molto stringente ed utilizza strumenti tecnologici di alto livello, come il riconoscimento facciale. Se si escludono queste ipotesi, quindi, non si può che presupporre un attentato provocato dallo stesso apparato russo per sollecitare un maggiore risentimento verso il paese ucraino, del resto le dichiarazioni minacciose dei sovranisti e nazionalisti presenti al funerale sono state particolarmente violente verso Kiev. Se ciò, però, dovesse essere vero, vorrebbe dire che Putin avverte cedimenti anche dalla parte più nazionalista e favorevole alla guerra dei suoi sostenitori: un fatto tanto preoccupante perché denuncia la distanza dal presidente russo dai suoi seguaci più convinti della giustezza dell’operazione militare, tanto da dovere avere bisogno di un atto provocatorio per suscitare lo sdegno necessario per il sostegno al conflitto. L’altra ipotesi è che con l’attentato si dia concretezza alla speranza di assicurare un maggiore sostegno nelle fasce di popolazione più restie alla guerra, ma comunque sensibili al nazionalismo russo. In ogni caso un gesto disperato del regime del Cremlino che segnala una crescente difficoltà sul terreno di battaglia e su quello del gradimento in patria, che potrebbe rappresentare l’inizio della fine per il capo del Cremlino e della sua banda. 

Doubts about the Moscow attack

 Concerning the attack that killed the daughter of the main ideologue of Russian supremacy over Eurasia, there can be no doubt about its instrumentality in supporting the revitalization of the consensus for the war against Ukraine. The almost immediate resolution of the case by the Russian secret services, which took place with a rapidity, which could be used to prevent the incident in a preventive manner, also contributes to reinforcing these doubts. The most extremist area that supports President Putin is affected, the one that responds to the victim's father who refers to the theory, developed with the collapse of the Tsarist empire and set aside in the communist period, of a Russia buttress of the liberal west. Although the father of the victim, to whom the attack could have been directed, has been indicated by many as Putin's ideologue, there is no concrete evidence of this link, nevertheless the active presence of this extremist part of the Kremlin his supporters is directly functional to what has always been his electoral program, based on restoring Russia to what is believed to be its role as a great power and, currently, the military and geopolitical program of reconquering the Ukrainian country and bringing it back directly under its influence, to put into practice to re-establish the zone of influence that already belonged to the Soviet Union. The war against Kiev, which was supposed to go the other way, is also a war against the West, but for importance Putin considers it the primary objective as more functional to become an example for all peoples and nations than what is considered from Moscow its own zone of exclusive influence: submitting Ukraine is a warning to all those countries that have ambitions to break away from Russian domination and, perhaps, go to the West. Of course, the objective is also to stop the expansion and the Western presence on the Russian border, but the objectives, of course, go hand in hand. The general consensus of the Russians towards the special military operation appears less and less convinced, despite the ban on public protest, there are signs of malaise for the sanctions, which have caused a lowering of the quality of life of the population, and, above all, the difficulty to find the necessary fighters to carry on the conflict in Ukraine. The obligation to address the poorest populations who supply unprepared soldiers from the eastern part of the country is an eloquent signal of the refusal to enlist and, therefore, to share Putin's war, on the part of the wealthiest and most educated Russian populations; furthermore, the hostility of the relatives of the fallen and of the soldiers taken prisoner of the Ukrainians is growing, who increasingly resort to every means to get news of their relatives. Putin finds himself in a situation with no way out: a possible withdrawal would be equivalent to a defeat and a defeat could bring down the entire power plant of Russia, this assessment leads to two considerations on the attack: despite Moscow immediately accused Ukraine, it seems unlikely that Kiev have completed such a difficult operation, without even claiming it. There is also the possibility that the bomb may have been placed by Russian terrorists opposed to the Putin regime, but this possibility appears even more difficult in a regime where the control of the security apparatus is very stringent and uses high-level technological tools, such as facial recognition. If these hypotheses are excluded, therefore, one cannot but assume an attack provoked by the Russian apparatus itself to solicit greater resentment towards the Ukrainian country, after all, the threatening statements of the sovereign and nationalists present at the funeral were particularly violent towards Kiev. If this were to be true, however, it would mean that Putin is also feeling the collapse of even the most nationalist and war-friendly side of his supporters: a very worrying fact because it denounces the distance from the Russian president from his followers who are more convinced of the rightness of the military operation. , so much so that they need a provocative act to arouse the outrage necessary to support the conflict. The other hypothesis is that with the attack, the hope of securing greater support in the most war-reluctant sections of the population, but still sensitive to Russian nationalism, is given concrete form. In any case, a desperate gesture by the Kremlin regime that signals a growing difficulty on the battlefield and on that of approval at home, which could represent the beginning of the end for the head of the Kremlin and his gang.

Dudas sobre el atentado de Moscú

 En cuanto al ataque que mató a la hija del principal ideólogo de la supremacía rusa sobre Eurasia, no puede haber dudas sobre su instrumentalidad para apoyar la revitalización del consenso para la guerra contra Ucrania. La resolución casi inmediata del caso por parte de los servicios secretos rusos, que se produjo con una rapidez que podría ser utilizada para prevenir el incidente de forma preventiva, también contribuye a reforzar estas dudas. Se ve afectada la zona más extremista que apoya al presidente Putin, la que responde al padre de la víctima que se refiere a la teoría, desarrollada con el derrumbe del imperio zarista y dejada de lado en la época comunista, de una Rusia contrafuerte del occidente liberal. Aunque el padre de la víctima, a quien podría haber ido dirigido el ataque, ha sido señalado por muchos como el ideólogo de Putin, no hay pruebas concretas de este vínculo, sin embargo, la presencia activa de esta parte extremista del Kremlin es directamente funcional a sus seguidores. al que ha sido siempre su programa electoral, basado en devolver a Rusia lo que se cree que es su papel de gran potencia y, actualmente, el programa militar y geopolítico de reconquistar el país ucraniano y volver a ponerlo directamente bajo su influencia, para poner en la práctica para restablecer la zona de influencia que ya pertenecía a la Unión Soviética. La guerra contra Kiev, que se suponía iba a ir en sentido contrario, es también una guerra contra Occidente, pero por importancia Putin la considera el objetivo principal como más funcional convertirse en un ejemplo para todos los pueblos y naciones que lo que se considera desde Moscú su propia zona de influencia exclusiva: someter a Ucrania es una advertencia a todos aquellos países que tienen ambiciones de romper con la dominación rusa y, quizás, pasarse a Occidente. Por supuesto, el objetivo también es detener la expansión y la presencia occidental en la frontera rusa, pero los objetivos, por supuesto, van de la mano. El consenso general de los rusos hacia la operación militar especial parece cada vez menos convencido, a pesar de la prohibición de la protesta pública, hay señales de malestar por las sanciones, que han provocado un empeoramiento de la calidad de vida de la población, y, sobre todo, todo, la dificultad de encontrar los combatientes necesarios para llevar adelante el conflicto en Ucrania. La obligación de dirigirse a las poblaciones más pobres que suministran soldados no preparados desde la zona este del país es una señal elocuente de la negativa a alistarse y, por tanto, a compartir la guerra de Putin, por parte de las poblaciones rusas más ricas y educadas; además, crece la hostilidad de los familiares de los caídos y de los soldados hechos prisioneros de los ucranianos, que recurren cada vez más a todos los medios para tener noticias de sus familiares. Putin se encuentra en una situación sin salida: una posible retirada equivaldría a una derrota y una derrota podría derribar toda la central eléctrica de Rusia, esta evaluación lleva a dos consideraciones sobre el ataque: a pesar de que Moscú acusó inmediatamente a Ucrania, Parece poco probable que Kiev haya completado una operación tan difícil, sin siquiera reclamarlo. También existe la posibilidad de que la bomba haya sido colocada por terroristas rusos opuestos al régimen de Putin, pero esta posibilidad parece aún más difícil en un régimen donde el control del aparato de seguridad es muy estricto y utiliza herramientas tecnológicas de alto nivel, como como reconocimiento facial. Si se excluyen estas hipótesis, por lo tanto, no se puede dejar de asumir un ataque provocado por el propio aparato ruso para solicitar un mayor resentimiento hacia el país ucraniano, después de todo, las declaraciones amenazantes del soberano y los nacionalistas presentes en el funeral fueron particularmente violentas hacia Kiev. Si esto fuera cierto, sin embargo, significaría que Putin también está sintiendo el derrumbe incluso del lado más nacionalista y belicista de sus seguidores: un hecho muy preocupante porque denuncia la distancia del presidente ruso con sus seguidores que están más convencidos de la rectitud de la operación militar, tanto que necesitan un acto de provocación para despertar la indignación necesaria para apoyar el conflicto. La otra hipótesis es que con el atentado se concreta la esperanza de conseguir un mayor apoyo en los sectores de la población más reacios a la guerra, pero aún sensibles al nacionalismo ruso. En todo caso, un gesto desesperado del régimen del Kremlin que señala una creciente dificultad en el campo de batalla y en el de aprobación en casa, que podría representar el principio del fin para el jefe del Kremlin y su banda.

Zweifel am Anschlag von Moskau

 In Bezug auf den Angriff, bei dem die Tochter des Hauptideologen der russischen Vorherrschaft über Eurasien getötet wurde, kann es keinen Zweifel daran geben, dass er dazu beigetragen hat, die Wiederbelebung des Konsenses für den Krieg gegen die Ukraine zu unterstützen. Zur Verstärkung dieser Zweifel trägt auch die fast umgehende und mit einer Schnelligkeit erfolgte Aufklärung des Falls durch die russischen Geheimdienste bei, die genutzt werden könnte, um den Vorfall präventiv zu verhindern. Betroffen ist der extremistischste Bereich, der Präsident Putin unterstützt, derjenige, der auf den Vater des Opfers reagiert, der sich auf die mit dem Zusammenbruch des Zarenreichs entwickelte und in der kommunistischen Zeit beiseite gelegte Theorie eines russischen Stützpfeilers des liberalen Westens beruft. Obwohl der Vater des Opfers, auf den der Angriff gerichtet sein könnte, von vielen als Putins Ideologe bezeichnet wurde, gibt es keine konkreten Beweise für diese Verbindung, dennoch ist die aktive Präsenz dieses extremistischen Teils des Kremls seiner Unterstützer direkt funktional sein Wahlprogramm, das auf der Wiederherstellung Russlands zu seiner vermeintlichen Rolle als Großmacht basiert, und derzeit das militärische und geopolitische Programm, das ukrainische Land zurückzuerobern und direkt unter seinen Einfluss zu bringen, zu setzen in die Praxis umzusetzen, um die bereits zur Sowjetunion gehörende Einflusszone wiederherzustellen. Der Krieg gegen Kiew, der in die andere Richtung gehen sollte, ist auch ein Krieg gegen den Westen, aber der Bedeutung nach betrachtet Putin es als vorrangiges Ziel, ein Vorbild für alle Völker und Nationen zu werden, als das, was von Moskau aus angenommen wird eigene exklusive Einflusszone: Die Unterwerfung der Ukraine ist eine Warnung an alle Länder, die Ambitionen haben, sich von der russischen Vorherrschaft zu lösen und vielleicht in den Westen zu gehen. Natürlich geht es auch darum, die Expansion und die westliche Präsenz an der russischen Grenze zu stoppen, aber die Ziele gehen natürlich Hand in Hand. Der allgemeine Konsens der Russen gegenüber dem militärischen Sondereinsatz scheint immer weniger überzeugt zu sein, trotz des Verbots öffentlicher Proteste gibt es Anzeichen von Unwohlsein für die Sanktionen, die zu einer Verringerung der Lebensqualität der Bevölkerung geführt haben, und darüber hinaus vor allem die Schwierigkeit, die notwendigen Kämpfer zu finden, um den Konflikt in der Ukraine fortzusetzen. Die Verpflichtung, sich an die ärmsten Bevölkerungsgruppen zu wenden, die unvorbereitete Soldaten aus dem östlichen Teil des Landes liefern, ist ein beredtes Signal für die Weigerung der wohlhabendsten und gebildetsten russischen Bevölkerung, sich zu melden und damit Putins Krieg zu teilen; außerdem wächst die Feindseligkeit der Angehörigen der Gefallenen und der gefangenen Soldaten der Ukrainer, die zunehmend zu allen Mitteln greifen, um Nachrichten über ihre Angehörigen zu erhalten. Putin befindet sich in einer Situation ohne Ausweg: Ein möglicher Rückzug käme einer Niederlage gleich und eine Niederlage könnte das gesamte Kraftwerk Russlands zum Einsturz bringen, diese Einschätzung führt zu zwei Überlegungen zum Angriff: Obwohl Moskau die Ukraine sofort beschuldigt, es scheint unwahrscheinlich, dass Kiew eine so schwierige Operation abgeschlossen hat, ohne es überhaupt zu behaupten. Es besteht auch die Möglichkeit, dass die Bombe von russischen Terroristen platziert wurde, die gegen das Putin-Regime sind, aber diese Möglichkeit erscheint noch schwieriger in einem Regime, in dem die Kontrolle des Sicherheitsapparats sehr streng ist und technologische Werkzeuge auf hohem Niveau verwendet werden, wie z als Gesichtserkennung. Wenn man diese Hypothesen ausschließt, muss man also von einem Angriff ausgehen, den der russische Apparat selbst provoziert hat, um größere Ressentiments gegen das ukrainische Land zu schüren, schließlich waren die Drohungen des Souveräns und der Nationalisten, die bei der Beerdigung anwesend waren, besonders heftig gegenüber Kiew. Sollte dies jedoch zutreffen, würde das bedeuten, dass Putin auch den Zusammenbruch selbst der nationalistischsten und kriegsfreundlichsten Seite seiner Anhänger spürt: eine sehr besorgniserregende Tatsache, weil sie die Distanz des russischen Präsidenten von seinen Anhängern anprangert mehr von der Richtigkeit der Militäroperation überzeugt sind, so sehr, dass sie einen provokativen Akt brauchen, um die Empörung zu erregen, die notwendig ist, um den Konflikt zu unterstützen. Die andere Hypothese ist, dass mit dem Angriff die Hoffnung auf größere Unterstützung in den kriegsscheuesten, aber dennoch für den russischen Nationalismus sensiblen Bevölkerungsschichten konkretisiert wird. Jedenfalls eine verzweifelte Geste des Kremlregimes, die wachsende Schwierigkeiten auf dem Schlachtfeld und auf dem der Zustimmung im Inland signalisiert, was für den Kremlchef und seine Bande den Anfang vom Ende bedeuten könnte.

Des doutes sur l'attentat de Moscou

 Concernant l'attentat qui a tué la fille du principal idéologue de la suprématie russe sur l'Eurasie, il ne fait aucun doute qu'il a joué un rôle déterminant dans le soutien à la revitalisation du consensus pour la guerre contre l'Ukraine. La résolution quasi immédiate de l'affaire par les services secrets russes, qui s'est déroulée avec une rapidité qui a pu être mise à profit pour prévenir l'incident de manière préventive, contribue également à renforcer ces doutes. La zone la plus extrémiste qui soutient le président Poutine est touchée, celle que répond le père de la victime qui se réfère à la théorie, développée avec l'effondrement de l'empire tsariste et mise de côté à l'époque communiste, d'une Russie contrefort de l'ouest libéral. Bien que le père de la victime, à qui l'attaque aurait pu être dirigée, ait été désigné par beaucoup comme l'idéologue de Poutine, il n'existe aucune preuve concrète de ce lien, néanmoins la présence active de cette partie extrémiste du Kremlin ses partisans est directement fonctionnelle à ce qui a toujours été son programme électoral, basé sur la restauration de la Russie dans ce qu'elle pense être son rôle de grande puissance et, actuellement, le programme militaire et géopolitique de reconquête du pays ukrainien et de le ramener directement sous son influence, pour remettre en pratique pour rétablir la zone d'influence qui appartenait déjà à l'Union soviétique. La guerre contre Kiev, qui était censée aller dans l'autre sens, est aussi une guerre contre l'Occident, mais pour l'importance Poutine considère que l'objectif premier est plus fonctionnel de devenir un exemple pour tous les peuples et nations que ce qui est considéré de Moscou comme son propre zone d'influence exclusive : soumettre l'Ukraine est un avertissement à tous ces pays qui ont l'ambition de rompre avec la domination russe et, peut-être, d'aller à l'Ouest. Bien sûr, l'objectif est aussi d'arrêter l'expansion et la présence occidentale à la frontière russe, mais les objectifs, bien sûr, vont de pair. Le consensus général des Russes envers l'opération militaire spéciale semble de moins en moins convaincu, malgré l'interdiction de manifester publiquement, il y a des signes de malaise face aux sanctions, qui ont causé une baisse de la qualité de vie de la population, et, surtout tout, la difficulté de trouver les combattants nécessaires pour poursuivre le conflit en Ukraine. L'obligation de s'adresser aux populations les plus pauvres qui fournissent des soldats non préparés de l'Est du pays est un signal éloquent du refus de s'enrôler et donc de partager la guerre de Poutine, de la part des populations russes les plus riches et les plus éduquées ; de plus, l'hostilité des proches des morts et des soldats faits prisonniers des Ukrainiens va grandissante, qui recourent de plus en plus à tous les moyens pour avoir des nouvelles de leurs proches. Poutine se retrouve dans une situation sans issue : un éventuel retrait équivaudrait à une défaite et une défaite pourrait faire tomber toute la centrale électrique de la Russie, ce bilan conduit à deux considérations sur l'attaque : bien que Moscou ait aussitôt accusé l'Ukraine, elle semble peu probable que Kiev ait mené à bien une opération aussi difficile, sans même la réclamer. Il est également possible que la bombe ait été placée par des terroristes russes opposés au régime de Poutine, mais cette possibilité apparaît encore plus difficile dans un régime où le contrôle de l'appareil de sécurité est très strict et utilise des outils technologiques de haut niveau, tels que la reconnaissance faciale. Si ces hypothèses sont exclues, on ne peut donc que supposer une attaque provoquée par l'appareil russe lui-même pour solliciter un plus grand ressentiment envers le pays ukrainien, après tout, les déclarations menaçantes du souverain et des nationalistes présents aux funérailles ont été particulièrement violentes envers Kiev. Si cela devait être vrai, cependant, cela signifierait que Poutine ressent également l'effondrement même du côté le plus nationaliste et le plus belliciste de ses partisans : un fait très inquiétant car il dénonce la distance entre le président russe et ses partisans qui sont plus convaincus de la justesse de l'opération militaire., à tel point qu'il leur faut un acte de provocation pour susciter l'indignation nécessaire au soutien du conflit. L'autre hypothèse est qu'avec l'attentat se concrétise l'espoir d'obtenir un plus grand soutien dans les couches de la population les plus réticentes à la guerre, mais encore sensibles au nationalisme russe. En tout cas, un geste désespéré du régime du Kremlin qui signale une difficulté croissante sur le champ de bataille et sur celui de l'agrément chez lui, qui pourrait représenter le début de la fin pour le chef du Kremlin et sa bande.

Dúvidas sobre o ataque de Moscou

 Em relação ao atentado que matou a filha do principal ideólogo da supremacia russa sobre a Eurásia, não há dúvida de sua instrumentalidade no apoio à revitalização do consenso para a guerra contra a Ucrânia. A resolução quase imediata do caso pelos serviços secretos russos, que ocorreu com rapidez, que poderia ser usada para prevenir o incidente de forma preventiva, também contribui para reforçar essas dúvidas. A área mais extremista que apoia o presidente Putin é afetada, aquela que responde ao pai da vítima que se refere à teoria, desenvolvida com o colapso do império czarista e deixada de lado no período comunista, de um contraforte russo do ocidente liberal. Embora o pai da vítima, a quem o ataque poderia ter sido dirigido, tenha sido indicado por muitos como o ideólogo de Putin, não há evidências concretas dessa ligação, no entanto, a presença ativa dessa parte extremista do Kremlin seus apoiadores é diretamente funcional ao que sempre foi seu programa eleitoral, baseado em devolver à Rússia o que se acredita ser seu papel de grande potência e, atualmente, o programa militar e geopolítico de reconquistar o país ucraniano e trazê-lo de volta diretamente sob sua influência, para colocar em prática para restabelecer a zona de influência que já pertencia à União Soviética. A guerra contra Kiev, que deveria ir para o outro lado, também é uma guerra contra o Ocidente, mas, por importância, Putin considera o objetivo principal como mais funcional para se tornar um exemplo para todos os povos e nações do que o que é considerado de Moscou seu própria zona de influência exclusiva: submeter a Ucrânia é um alerta para todos aqueles países que têm ambições de romper com a dominação russa e, talvez, ir para o Ocidente. É claro que o objetivo também é impedir a expansão e a presença ocidental na fronteira russa, mas os objetivos, é claro, andam de mãos dadas. O consenso geral dos russos para a operação militar especial parece cada vez menos convencido, apesar da proibição de protestos públicos, há sinais de mal-estar pelas sanções, que causaram uma diminuição da qualidade de vida da população e, acima de tudo, enfim, a dificuldade de encontrar os combatentes necessários para continuar o conflito na Ucrânia. A obrigação de dirigir-se às populações mais pobres que fornecem soldados despreparados do leste do país é um sinal eloquente da recusa de se alistar e, portanto, de compartilhar a guerra de Putin, por parte das populações russas mais ricas e instruídas; além disso, cresce a hostilidade dos parentes dos mortos e dos soldados feitos prisioneiros dos ucranianos, que cada vez mais recorrem a todos os meios para obter notícias de seus parentes. Putin se encontra em uma situação sem saída: uma possível retirada equivaleria a uma derrota e uma derrota poderia derrubar toda a usina da Rússia, essa avaliação leva a duas considerações sobre o ataque: apesar de Moscou acusar imediatamente a Ucrânia, parece improvável que Kiev tenha concluído uma operação tão difícil, sem sequer reivindicá-la. Há também a possibilidade de que a bomba tenha sido colocada por terroristas russos contrários ao regime de Putin, mas essa possibilidade parece ainda mais difícil em um regime onde o controle do aparato de segurança é muito rigoroso e utiliza ferramentas tecnológicas de alto nível, como como reconhecimento facial. Excluídas essas hipóteses, portanto, não se pode deixar de supor um ataque provocado pelo próprio aparato russo para provocar maior ressentimento em relação ao país ucraniano, afinal, as declarações ameaçadoras do soberano e nacionalistas presentes no funeral foram particularmente violentas em relação a Kiev. Se isso for verdade, no entanto, significaria que Putin também está sentindo o colapso até mesmo do lado mais nacionalista e favorável à guerra de seus apoiadores: um fato muito preocupante porque denuncia o distanciamento do presidente russo de seus seguidores que estão mais convencidos do acerto da operação militar. , tanto que precisam de um ato provocativo para despertar a indignação necessária para sustentar o conflito. A outra hipótese é que, com o ataque, a esperança de obter maior apoio nas camadas da população mais relutantes em guerra, mas ainda sensíveis ao nacionalismo russo, ganha forma concreta. De qualquer forma, um gesto desesperado do regime do Kremlin que sinaliza uma dificuldade crescente no campo de batalha e no de aprovação em casa, o que pode representar o começo do fim para o chefe do Kremlin e sua gangue.