إن الحاجة إلى تعويض الوقت، الذي ضاع بالفعل بشكل لا رجعة فيه خلال الحملة الانتخابية، تتطلب من الحزب الديمقراطي تسريع ترشيح كامالا هاريس، وفي الوقت نفسه، إبطال أي محاولة داخلية يمكن أن تطيح بها من دورها. المرشح لرئاسة الولايات المتحدة. ومن الناحية العملية، يتعلق الأمر بتطوير وإنشاء إجراءات يمكن أن تضمن دور هاريس كمرشح للبيت الأبيض، من أجل ضمان فعاليته بطريقة آمنة، وقبل كل شيء، في أسرع وقت ممكن؛ وذلك لأن عامل الوقت أصبح الآن حاسما. وحددت اللجنة التي تشرف على القواعد داخل الحزب الديمقراطي جدولا زمنيا لترشيح هاريس كمرشحة رئاسية. جنبا إلى جنب مع التقويم، تم وضع ثلاث قواعد من شأنها تسهيل عملية الترشيح الرسمية. القاعدة الأولى تجعل من المستحيل عملياً الاعتراض على منصب هاريس، والثانية تحدد توقع الترشيح، بحيث يصبح المؤتمر تنصيبًا رسميًا، يتم الاحتفال به مع حفل يتم فيه تكريم بايدن من قبل الحزب بأكمله على العمل المنجز. أما الثالث فسيتعين عليه منح هاريس الحرية المطلقة فيما يتعلق بترشيح مرشحها لمنصب نائب الرئيس. ولتأمين ترشح هاريس، تم تقديم موعد تقديم الترشح للرئاسة بثلاثة أيام، أي من 30 إلى 27 يوليو/تموز، بحيث يتعين على كل منافس إضفاء الطابع الرسمي على ترشحه في الساعة 6 مساءً بتوقيت العاصمة الأمريكية، وهذا يجب إضافتها إلى التقدم حتى 30 يوليو للحصول على توقيع 300 مندوب، بحد أقصى لعضوية كل دولة على حدة يبلغ 50 مندوبًا، وهو أمر ضروري للتصديق لاقتراح ترشيح الفرد. بعد هذه المراحل، سيحتاج المندوبون إلى التصويت على الترشيح، والذي سيتم تحديد موعده في الأول من أغسطس، مع هاريس فقط كمرشح، والعكس في حالة وجود عدة مرشحين، سيتم التصويت في 7 أغسطس. وقت محدود حقا يجعل من المستحيل عمليا إجراء حملة انتخابية لأي مرشح بديل لهاريس. توضح أساليب الترشيح هذه كيف ينوي الحزب الديمقراطي إظهار نفسه للناخبين باعتباره موحدًا ومصممًا على دعم نائب الرئيس، الذي تم تحديده الآن كرمز ملموس للقوة السياسية الديمقراطية وبديل لترامب. وحتى عائلة أوباما، التي لم تبدو مقتنعة بهذه الفرضية، أبدت دعمها لهاريس، وبذلك حسمت ترشيحها للترشح. تبدو هذه النتيجة أشبه بضرورة يجب تحقيقها، تمليها المواعيد النهائية الضيقة، أكثر من كونها خيارًا مدروسًا وواعيًا يتم اتخاذه في الأوقات المناسبة والملائمة. أحد الانطباعات هو أن هاريس، في حالة الفوز، يمكن أن يصبح رئيسًا بطريقة غير رسمية، وذلك بفضل سلسلة من الظروف المواتية والمحظوظة بشكل خاص. وهناك شكوك كبيرة في أن عملية الترشيح التي تتم في الإطار الزمني المناسب، وقبل كل شيء، مع نقاش داخلي داخل الحزب قادر على تمثيل وجهات النظر المختلفة، يمكن أن تحدد ترشيح هاريس، الذي لم يتمتع بشعبية كافية لرئاسة الحزب. هذه المهمة، وذلك أيضًا بسبب عدم أهمية كيفية تفسيره لدور نائب الرئيس. على أية حال، بالنسبة للحزب الديمقراطي، فإن منصب نائب الرئيس في منصبه هو الذي حدد خلافة بايدن، على الأقل كمرشح للرئاسة؛ وهذا الاختيار، الذي يبدو قسرياً، يجب الآن دعمه على أية حال، وقبل كل شيء كقيمة رمزية كبديل لاستبداد ترامب المهدد. كما أن هاريس أفضل من المرشح الجمهوري، ونأمل أن يقتنع الناخبون بذلك أيضاً.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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venerdì 26 luglio 2024
giovedì 25 luglio 2024
Biden si dimette ma ne esce come un gigante politico
Il discorso di Biden, circa la decisione di non candidarsi è stato contrassegnato dalla rinuncia come atto di generosità e di salvaguardia della democrazia statunitense, in sostanza un sacrificio personale per non lasciare il paese nelle mani di Trump. Biden ha rivendicato, giustamente, i risultati, soprattutto economici della sua presidenza, promettendo di non lasciare anticipatamente la carica più importante degli USA, come più volte hanno richiesto i suoi rivali politici. In realtà le giustificazioni per il suo ritiro, pur comprendendo la giusta difesa della democrazia americana, devono, per forza di cose, vertere sullo scarso apprezzamento da parte della dirigenza dei democratici, sul basso valore dei sondaggi, su di uno stato di salute, che non sembra permettere l’adeguata conduzione di un eventuale nuovo mandato e sulla fuga degli investitori. La verità è che Biden, senza impedimenti fisici, è che avrebbe meritato una ricandidatura proprio per i risultati del suo mandato, soprattutto ottenuti nel campo interno, sempre più difficile da gestire rispetto alla politica estera; il presidente uscente, invece, è apparso più debole in politica estera, con la contestata decisione di abbandonare l’Afghanistan, non avere ottenuto sostanziali progressi sul fianco del Pacifico, non avere contrastato in maniera sufficiente la Cina dal punto di vista commerciale e non avere ottenuto una soluzione della questione ucraina ed avere mantenuto un atteggiamento insicuro nei confronti di Israele. Questi temi, sfavorevoli a Biden, hanno ottenuto per Trump, ragioni per colpire il suo ex avversario, oscurandone i meriti dei risultati ottenuti con la crescita economica e la riduzione della disoccupazione. I repubblicani si sono concentrati contro l’età anagrafica di Biden a cui si sono aggiunte le evidenti difficoltà dopo il confronto elettorale, ma occorre specificare, che, se umanamente era legittimo per Biden avere la ricandidatura, nel partito è mancato un serio esame della situazione del candidato e sulla reale capacità di sostenere lo sforzo della campagna elettorale. I segnali, abbastanza evidenti, erano presenti già da tempo ed è mancata una azione, anche coraggiosa, di mettere in discussione l’opportunità di ripresentare agli elettori il presidente uscente. Ciò anche considerando il fatto di come Trump avrebbe condotto la campagna elettorale, con toni particolarmente violenti e mistificatori. Certo non è facile non rinnovare la candidatura ad un presidente uscente, tuttavia, la pessima gestione della situazione del partito ha generato profonda incertezza in un elettorato comunque incalzato da una azione repubblicana che è stata un crescendo di consensi. Il partito democratico è risultato diviso in clan ed è stato caratterizzato da una immobilità, che se protratta, avrebbe garantito a Trump un vero e proprio plebiscito. Soltanto il timore di una deriva autoritaria, causata dallo strapotere del candidato repubblicano ha smosso i dirigenti del partito, verso una soluzione alternativa. Pur non essendo stata una decisione tempestiva e, soprattutto, irrituale, la scelta della sostituzione del candidato appare l’unica via per contrastare Trump in maniera efficace, tuttavia, non si doveva giungere a questo punto ed agire molto prima per evitare a Biden l’umiliazione del ritiro; insomma se il partito repubblicano ha perso ogni sua caratteristica originale, diventando ostaggio di Trump, anche il partito democratico non sta tanto meglio. Si comprende come la situazione politica americana sia ad una sorta di punto morto, perché in ostaggio di persone incompetenti e vogliose soltanto di assicurarsi più potere possibile per se stessi, ingannando un elettorato sempre più individualista e disinteressato. In questo quadro il passo indietro di Biden deve essere molto apprezzato, il presidente uscente ne esce come una sorta di gigante politico, capace di sacrificare le proprie ambizioni per potere evitare la consegna del paese ad una nuova presidenza Trump. Ora il partito democratico deve sapere darsi una organizzazione capace di portare alla vittoria che sarà il suo candidato o candidata. L’atto di Biden deve fornire l’abbrivio per una ricostruzione della macchina elettorale capace di superare le divisioni interne per provare a vincere e ad evitare agli USA ed al mondo la ripetizione della sciagura di una nuova presidenza Trump.
Biden Resigns But Comes Out as a Political Giant
Biden's speech about his decision not to run was marked by his resignation as an act of generosity and protection of American democracy, essentially a personal sacrifice to avoid leaving the country in Trump's hands. Biden rightly claimed the results, especially economic ones, of his presidency, promising not to leave the most important office in the US early, as his political rivals have repeatedly requested. In reality, the justifications for his withdrawal, while including the right defense of American democracy, must, by necessity, focus on the lack of appreciation by the Democratic leadership, the low value of the polls, a state of health that does not seem to allow the adequate conduct of a possible new mandate and the flight of investors. The truth is that Biden, without physical impediments, would have deserved a re-candidacy precisely for the results of his mandate, especially obtained in the domestic field, increasingly difficult to manage compared to foreign policy; the outgoing president, on the other hand, appeared weaker in foreign policy, with the disputed decision to abandon Afghanistan, not having achieved substantial progress on the Pacific flank, not having sufficiently countered China from a commercial point of view and not having obtained a solution to the Ukrainian question and having maintained an insecure attitude towards Israel. These issues, unfavorable to Biden, have obtained for Trump, reasons to attack his former opponent, obscuring the merits of the results obtained with economic growth and the reduction of unemployment. The Republicans have focused against Biden's chronological age to which were added the evident difficulties after the electoral confrontation, but it must be specified, that, if humanly it was legitimate for Biden to be re-candidacy, the party has lacked a serious examination of the candidate's situation and of the real capacity to sustain the effort of the electoral campaign. The signs, quite evident, have been present for some time and there has been a lack of action, even courageous, to question the opportunity to re-present the outgoing president to the voters. This is also considering the fact of how Trump would have conducted the electoral campaign, with particularly violent and mystifying tones. Of course, it is not easy not to renew the candidacy of an outgoing president, however, the poor management of the party situation has generated profound uncertainty in an electorate that was in any case pressed by a Republican action that was a crescendo of consensus. The Democratic Party was divided into clans and was characterized by an immobility, which if prolonged, would have guaranteed Trump a real plebiscite. Only the fear of an authoritarian drift, caused by the excessive power of the Republican candidate, moved the party leaders towards an alternative solution. Although it was not a timely decision and, above all, an unusual one, the choice of replacing the candidate appears to be the only way to effectively counter Trump, however, it should not have reached this point and acted much earlier to avoid Biden the humiliation of withdrawal; in short, if the Republican Party has lost all its original characteristics, becoming a hostage of Trump, the Democratic Party is not much better either. It is clear that the American political situation is at a sort of standstill, because it is held hostage by incompetent people who only want to secure as much power as possible for themselves, deceiving an increasingly individualistic and disinterested electorate. In this context, Biden's step back must be greatly appreciated, the outgoing president emerges as a sort of political giant, capable of sacrificing his own ambitions in order to avoid handing the country over to a new Trump presidency. Now the Democratic Party must know how to give itself an organization capable of leading its candidate to victory. Biden's act must provide the impetus for a reconstruction of the electoral machine capable of overcoming internal divisions to try to win and avoid the USA and the world repeating the disaster of a new Trump presidency.
Biden dimite pero emerge como un gigante político
El discurso de Biden sobre la decisión de no presentarse estuvo marcado por su renuncia como un acto de generosidad y salvaguarda de la democracia estadounidense, esencialmente un sacrificio personal para evitar dejar el país en manos de Trump. Biden reivindicó con razón los resultados, especialmente económicos, de su presidencia, prometiendo no abandonar prematuramente el cargo más importante de Estados Unidos, como han pedido reiteradamente sus rivales políticos. En realidad, las justificaciones de su retirada, si bien incluyen la correcta defensa de la democracia estadounidense, deben centrarse inevitablemente en la falta de reconocimiento por parte de los dirigentes demócratas, en el bajo valor de las encuestas, en el estado de salud, lo que no parece permitir una gestión adecuada de un posible nuevo mandato y de la fuga de inversores. Lo cierto es que Biden, sin impedimentos físicos, habría merecido ser reelegido precisamente por los resultados de su mandato, especialmente logrados en el ámbito interno, cada vez más difícil de gestionar en comparación con la política exterior; El presidente saliente, sin embargo, se mostró más débil en política exterior, con la controvertida decisión de abandonar Afganistán, no haber logrado avances sustanciales en el lado del Pacífico, no haber contrarrestado suficientemente a China desde el punto de vista comercial y no haber obtenido una solución para la crisis ucraniana. cuestión y mantuvo una actitud insegura hacia Israel. Estas cuestiones, desfavorables a Biden, han dado a Trump motivos para atacar a su antiguo oponente, oscureciendo los méritos de los resultados obtenidos en materia de crecimiento económico y reducción del desempleo. Los republicanos se centraron en la edad de Biden, a la que se sumaron las evidentes dificultades tras el enfrentamiento electoral, pero hay que precisar que, si humanamente era legítimo que Biden se presentara de nuevo, el partido careció de un examen serio de la situación del candidato y de la capacidad real de apoyar el esfuerzo de la campaña electoral. Los signos, bastante evidentes, estaban presentes desde hacía algún tiempo y faltaban acciones, incluso valientes, para cuestionar la oportunidad de volver a presentar al presidente saliente ante los votantes. Esto también tiene en cuenta cómo habría conducido Trump la campaña electoral, con tonos particularmente violentos y desconcertantes. Ciertamente no es fácil no renovar la candidatura de un presidente saliente, sin embargo, la mala gestión de la situación del partido ha generado una profunda incertidumbre en un electorado presionado por una acción republicana que ha ido en aumento de consenso. El Partido Demócrata estaba dividido en clanes y se caracterizaba por un inmovilismo que, de prolongarse, habría garantizado a Trump un verdadero plebiscito. Sólo el temor a una deriva autoritaria, provocada por el excesivo poder del candidato republicano, impulsó a los dirigentes del partido hacia una solución alternativa. Aunque no fue una decisión oportuna y, sobre todo, irregular, la elección de sustituir al candidato parece ser la única manera de contrarrestar eficazmente a Trump. Sin embargo, no era necesario llegar a este punto y actuar mucho antes para evitar la humillación de Biden. de retiro; En resumen, si el Partido Republicano ha perdido todas sus características originales, convirtiéndose en rehén de Trump, el Partido Demócrata tampoco está mucho mejor. Entendemos que la situación política estadounidense se encuentra en una especie de punto muerto, porque está secuestrada por personas incompetentes que sólo quieren asegurarse el mayor poder posible para sí mismos, engañando a un electorado cada vez más individualista y desinteresado. En este contexto, hay que valorar mucho el paso atrás de Biden: el presidente saliente se perfila como una especie de gigante político, capaz de sacrificar sus propias ambiciones para evitar entregar el país a una nueva presidencia de Trump. Ahora el partido democrático debe saber dotarse de una organización capaz de llevar a su candidato a la victoria. La ley de Biden debe proporcionar el punto de partida para una reconstrucción de la maquinaria electoral capaz de superar las divisiones internas para intentar ganar y evitar que Estados Unidos y el mundo repitan el desastre de una nueva presidencia de Trump.
Biden tritt zurück, entpuppt sich aber als politischer Gigant
Bidens Rede bezüglich der Entscheidung, nicht zu kandidieren, war dadurch gekennzeichnet, dass sein Verzicht ein Akt der Großzügigkeit und des Schutzes der US-Demokratie war, im Wesentlichen ein persönliches Opfer, um das Land nicht in Trumps Händen zu lassen. Biden reklamierte zu Recht die insbesondere wirtschaftlichen Ergebnisse seiner Präsidentschaft und versprach, das wichtigste Amt in den USA nicht vorzeitig aufzugeben, wie es seine politischen Rivalen immer wieder gefordert hatten. In Wirklichkeit müssen sich die Rechtfertigungen für seinen Rückzug, auch wenn sie die richtige Verteidigung der amerikanischen Demokratie einschließen, zwangsläufig auf die mangelnde Wertschätzung seitens der demokratischen Führung, auf den niedrigen Wert der Umfragen, auf einen Gesundheitszustand, Dies scheint ein angemessenes Management eines möglichen neuen Mandats und der Abwanderung von Investoren nicht zu ermöglichen. Die Wahrheit ist, dass Biden ohne physische Behinderung eine erneute Nominierung gerade wegen der Ergebnisse seiner Amtszeit verdient hätte, insbesondere aufgrund der Ergebnisse im innenpolitischen Bereich, der im Vergleich zur Außenpolitik immer schwieriger zu bewältigen ist; Der scheidende Präsident schien jedoch außenpolitisch schwächer zu sein, da die umstrittene Entscheidung, Afghanistan aufzugeben, keine wesentlichen Fortschritte auf der pazifischen Seite erzielt hatte, China aus kommerzieller Sicht nicht ausreichend entgegengetreten war und keine Lösung für die Ukraine erzielt worden war Frage und behielt eine unsichere Haltung gegenüber Israel bei. Diese für Biden ungünstigen Probleme gaben Trump Anlass, seinen ehemaligen Gegner anzugreifen, und verschleierten die Vorzüge der erzielten Ergebnisse mit Wirtschaftswachstum und Rückgang der Arbeitslosigkeit. Die Republikaner konzentrierten sich auf Bidens Alter, was durch die offensichtlichen Schwierigkeiten nach der Wahlkonfrontation noch verschärft wurde. Es muss jedoch klargestellt werden, dass es der Partei an einer ernsthaften Untersuchung der Situation von Biden mangelte, wenn es menschlich gesehen legitim war, für eine erneute Nominierung zu kandidieren des Kandidaten und von der tatsächlichen Fähigkeit, die Bemühungen des Wahlkampfs zu unterstützen. Die offensichtlichen Anzeichen waren schon seit einiger Zeit vorhanden, und es fehlte an Maßnahmen, auch nur an Mut, um die Möglichkeit in Frage zu stellen, den scheidenden Präsidenten den Wählern erneut vorzustellen. Dies berücksichtigt auch die Art und Weise, wie Trump den Wahlkampf geführt hätte, mit besonders gewalttätigen und mysteriösen Tönen. Es ist sicherlich nicht einfach, die Kandidatur eines scheidenden Präsidenten nicht zu verlängern, doch die schlechte Bewältigung der Situation der Partei hat bei einer Wählerschaft, die durch eine republikanische Aktion, die ein Crescendo des Konsenses darstellte, unter Druck gesetzt wurde, zu großer Verunsicherung geführt. Die Demokratische Partei war in Clans gespalten und zeichnete sich durch eine Unbeweglichkeit aus, die, wenn sie länger andauerte, Trump eine echte Volksabstimmung garantiert hätte. Nur die Angst vor einem autoritären Abdriften, verursacht durch die übermäßige Macht des republikanischen Kandidaten, bewegte die Parteiführer zu einer alternativen Lösung. Obwohl es sich nicht um eine rechtzeitige und vor allem unregelmäßige Entscheidung handelte, scheint die Entscheidung, den Kandidaten zu ersetzen, die einzige Möglichkeit zu sein, Trump wirksam entgegenzuwirken. Allerdings war es nicht notwendig, diesen Punkt zu erreichen und viel früher zu handeln, um Bidens Demütigung zu vermeiden des Rückzugs; Kurz gesagt: Wenn die Republikanische Partei alle ihre ursprünglichen Eigenschaften verloren hat und zu Trumps Geisel geworden ist, geht es der Demokratischen Partei auch nicht viel besser. Wir verstehen, dass sich die politische Situation in Amerika in einer Art Stillstand befindet, weil sie von inkompetenten Leuten als Geiseln gehalten wird, die sich nur so viel Macht wie möglich sichern wollen und eine zunehmend individualistische und desinteressierte Wählerschaft täuschen. In diesem Zusammenhang ist Bidens Rückschritt sehr zu würdigen. Der scheidende Präsident erweist sich als eine Art politischer Riese, der in der Lage ist, seine eigenen Ambitionen zu opfern, um zu vermeiden, dass das Land einer neuen Trump-Präsidentschaft übergeben wird. Jetzt muss die demokratische Partei wissen, wie sie sich eine Organisation verschaffen kann, die in der Lage ist, ihren Kandidaten zum Sieg zu führen. Bidens Tat muss den Ausgangspunkt für einen Wiederaufbau des Wahlapparats bilden, der in der Lage ist, interne Spaltungen zu überwinden, um zu gewinnen und zu verhindern, dass die USA und die Welt das Desaster einer neuen Trump-Präsidentschaft wiederholen.
Biden démissionne mais apparaît comme un géant politique
Le discours de Biden concernant la décision de ne pas se présenter a été marqué par son renoncement comme un acte de générosité et de sauvegarde de la démocratie américaine, essentiellement un sacrifice personnel pour éviter de laisser le pays entre les mains de Trump. Biden a revendiqué à juste titre les résultats, notamment économiques, de sa présidence, en promettant de ne pas quitter prématurément la fonction la plus importante aux États-Unis, comme ses rivaux politiques l’ont demandé à plusieurs reprises. En réalité, les justifications de son retrait, tout en incluant la bonne défense de la démocratie américaine, doivent inévitablement se concentrer sur le manque d'appréciation de la part des dirigeants démocrates, sur la faible valeur des sondages, sur l'état de santé, ce qui ne semble pas permettre la gestion adéquate d'un éventuel nouveau mandat et la fuite des investisseurs. La vérité est que Biden, sans obstacles physiques, aurait mérité d’être reconduit précisément pour les résultats de son mandat, notamment obtenus dans le domaine intérieur, de plus en plus difficile à gérer par rapport à la politique étrangère ; le président sortant est cependant apparu plus faible en politique étrangère, avec la décision controversée d'abandonner l'Afghanistan, n'ayant pas réalisé de progrès substantiels du côté du Pacifique, n'ayant pas suffisamment contré la Chine d'un point de vue commercial et n'ayant pas obtenu de solution au problème ukrainien. question et a maintenu une attitude d’insécurité à l’égard d’Israël. Ces enjeux, défavorables à Biden, ont donné à Trump des raisons d’attaquer son ancien adversaire, occultant le bien-fondé des résultats obtenus en matière de croissance économique et de réduction du chômage. Les républicains se sont concentrés sur l'âge de Biden, auquel s'ajoutaient les difficultés évidentes qui ont suivi la confrontation électorale, mais il faut préciser que, s'il était humainement légitime que Biden se présente à nouveau, le parti a manqué d'un examen sérieux de la situation du candidat et sur la capacité réelle à soutenir l'effort de la campagne électorale. Les signes, bien évidents, étaient présents depuis un certain temps et il y a eu un manque d'action, même courageuse, pour remettre en question l'opportunité de représenter le président sortant aux électeurs. Cela tient également compte de la manière dont Trump aurait mené la campagne électorale, avec des tons particulièrement violents et mystifiants. Il n'est certes pas facile de ne pas renouveler la candidature d'un président sortant, mais la mauvaise gestion de la situation du parti a généré une profonde incertitude au sein d'un électorat pressé par une action républicaine qui a été un crescendo de consensus. Le Parti démocrate était divisé en clans et se caractérisait par une immobilité qui, si elle se prolongeait, aurait garanti à Trump un véritable plébiscite. Seule la crainte d'une dérive autoritaire, provoquée par le pouvoir excessif du candidat républicain, a poussé les dirigeants du parti vers une solution alternative. Bien qu'il ne s'agisse pas d'une décision opportune et surtout irrégulière, le choix de remplacer le candidat semble être le seul moyen de contrer efficacement Trump. Cependant, il n'était pas nécessaire d'en arriver là et d'agir beaucoup plus tôt pour éviter l'humiliation de Biden. de retrait ; Bref, si le Parti républicain a perdu toutes ses caractéristiques originelles, devenant l’otage de Trump, le Parti démocrate ne s’en sort pas beaucoup mieux non plus. Nous comprenons à quel point la situation politique américaine est dans une sorte d’impasse, parce qu’elle est prise en otage par des gens incompétents qui veulent seulement s’assurer le plus de pouvoir possible, trompant un électorat de plus en plus individualiste et désintéressé. Dans ce contexte, le recul de Biden doit être grandement apprécié, le président sortant apparaît comme une sorte de géant politique, capable de sacrifier ses propres ambitions pour éviter de livrer le pays à une nouvelle présidence Trump. Désormais, le parti démocrate doit savoir se donner une organisation capable de mener son candidat à la victoire. L'acte de Biden doit constituer le point de départ d'une reconstruction de la machine électorale capable de surmonter les divisions internes pour tenter de gagner et empêcher les États-Unis et le monde de répéter le désastre d'une nouvelle présidence Trump.
Biden demite-se, mas emerge como gigante político
O discurso de Biden relativamente à decisão de não se candidatar foi marcado pela sua demissão como um ato de generosidade e de salvaguarda da democracia norte-americana, essencialmente um sacrifício pessoal para evitar deixar o país nas mãos de Trump. Biden reivindicou, com razão, os resultados, especialmente económicos, da sua presidência, prometendo não abandonar tão cedo o cargo mais importante dos EUA, como os seus rivais políticos têm repetidamente solicitado. Na realidade, as justificações para a sua retirada, embora incluam a defesa correcta da democracia americana, devem, inevitavelmente, centrar-se na falta de apreço por parte da liderança democrata, no baixo valor das sondagens, no estado de saúde, o que não parece permitir a gestão adequada de um eventual novo mandato e a fuga de investidores. A verdade é que Biden, sem impedimentos físicos, teria merecido ser renomeado precisamente pelos resultados do seu mandato, especialmente alcançados no campo interno, cada vez mais difícil de gerir em comparação com a política externa; o presidente cessante, no entanto, parecia mais fraco na política externa, com a contestada decisão de abandonar o Afeganistão, não tendo alcançado progressos substanciais no lado do Pacífico, não tendo combatido suficientemente a China do ponto de vista comercial e não tendo obtido uma solução para o problema ucraniano questão e manteve uma atitude insegura em relação a Israel. Estas questões, desfavoráveis a Biden, deram motivos a Trump para atacar o seu antigo adversário, obscurecendo o mérito dos resultados obtidos com o crescimento económico e a redução do desemprego. Os republicanos concentraram-se na idade de Biden, o que foi agravado pelas dificuldades evidentes após o confronto eleitoral, mas é preciso esclarecer que, se humanamente era legítimo que Biden se candidatasse à renomeação, faltou ao partido um exame sério da situação do candidato e na real capacidade de apoiar o esforço da campanha eleitoral. Os sinais, bastante evidentes, já estavam presentes há algum tempo e faltou ação, mesmo corajosa, para questionar a oportunidade de reapresentar o presidente cessante aos eleitores. Isto considerando também a forma como Trump terá conduzido a campanha eleitoral, com tons particularmente violentos e mistificadores. Não é certamente fácil não renovar a candidatura de um presidente cessante, no entanto, a má gestão da situação do partido tem gerado uma profunda incerteza num eleitorado pressionado por uma acção republicana que tem sido um crescendo de consenso. O Partido Democrata estava dividido em clãs e caracterizava-se por uma imobilidade que, se prolongada, teria garantido a Trump um verdadeiro plebiscito. Só o receio de uma deriva autoritária, provocada pelo poder excessivo do candidato republicano, moveu os líderes partidários para uma solução alternativa. Embora não tenha sido uma decisão oportuna e, sobretudo, irregular, a escolha de substituir o candidato parece ser a única forma de contrariar eficazmente Trump. No entanto, não foi necessário chegar a este ponto e agir muito mais cedo para evitar a humilhação de Biden. . em suma, se o Partido Republicano perdeu todas as suas características originais, tornando-se refém de Trump, o Partido Democrata também não está muito melhor. Compreendemos como a situação política americana se encontra numa espécie de impasse, porque é mantida refém de pessoas incompetentes que apenas querem garantir para si o máximo de poder possível, enganando um eleitorado cada vez mais individualista e desinteressado. Neste contexto, o passo atrás de Biden deve ser muito apreciado, o presidente cessante surge como uma espécie de gigante político, capaz de sacrificar as suas próprias ambições para evitar entregar o país a uma nova presidência de Trump. Ora o partido democrático deve saber dotar-se de uma organização capaz de conduzir o seu candidato à vitória. O ato de Biden deverá fornecer o ponto de partida para uma reconstrução da máquina eleitoral capaz de ultrapassar as divisões internas para tentar vencer e evitar que os EUA e o mundo repitam o desastre de uma nova presidência de Trump.