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giovedì 29 ottobre 2020

L'Europa impreparata di fronte alla pandemia

 

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La necessità di limitare la pandemia costringe i governi europei ad andare verso la chiusura sempre più intensa delle normali attività sociali, in questo quadro anche l’Unione Europea cerca di inserirsi provando ad effettuare una coordinazione tra i governi nazionali, un tentativo lodevole, che, ancora una volta, denuncia la necessità di una maggiore integrazione politica, ma che, al momento, è soltanto una iniziativa estemporanea. Il calo dei contagi dell’estate non è stato sfruttato per una riorganizzazione sanitaria sia a livello statale, che sovranazionale: un grave errore in un regime di libera circolazione tra gli stati europei. L’aumento esponenziale dei contagi è dovuto ad un eccessivo allentamento delle regole di convivenza con la pandemia e l’assenza di un sistema di tracciamento dei contagiati, senza una coordinazione tra gli stati. Il blocco delle attività sportive, della ristorazione e di altre attività ritenute sacrificabili ha generato proteste ma provocherà anche una serie di rimborsi che potevano essere destinati ad altri scopi. La sensazione è che i governi degli stati europei stiano improvvisando soluzioni provvisorie troppo funzionali al periodo brevissimo, senza una prospettiva di periodo maggiore; è vero che ci troviamo di fronte ancora ad un problema ancora troppo poco conosciuto, ma le ripercussioni minacciano di essere ancora più gravi delle previsioni fatte fino a poche settimane fa. La prima questione è quella relativa alla salute dei cittadini: il covid-19 impatta sia sulle conseguenze dirette dei contagi, che sulla cura delle malattie che continuano ad essere presenti, ma a cui non viene assicurata l’attenzione dovuta; esiste una sorta di esclusività delle cure verso il covid-19, che ha compresso l’assistenza verso gli altri problemi di salute, una situazione già vissuta nella prima fase della pandemia, ma che non doveva ripetersi alla ripresa dei contagi. Uno dei problemi è sicuramente la preoccupazione per gli aspetti dell’economia, cioè nell’immediato conciliare le esigenze sanitarie con quelle economiche, ma nel breve periodo assicurare la tenuta economica dei paesi, mediante la produzione ed il mantenimento dei posti di lavoro. Attualmente gli esecutivi sembrano indirizzati a mantenere attivi i settori del primario, del secondario e di alcune parti del terziario avanzato, che si può permettere il proseguimento dell’attività attraverso lo smart working, a discapito dei settori della ristorazione, della cultura e dello sport (senza, però toccare i campionati professionistici). Questa visione può essere giustificata dalla volontà di evitare la circolazione delle persone per impedire la diffusione del virus, ma propone una visione sbilanciata della società del lavoro, una sorta di visione ancorata ancora all’importanza della fabbrica; tuttavia si può controbattere che la quota di prodotto interno lordo prodotta dai settori a cui è permesso lavorare è maggiore, quindi più significativa dei settori chiusi; così, però, si rovescia anche il problema: se a chi viene impedito di lavorare si assicura, seppure indirettamente, una maggiore tutela sanitaria, chi si reca nei luoghi di lavoro (cosa che non vale per lo smart working) ha più possibilità di contrarre contagio. Certo questo ragionamento è un estremo, perché non per tutti i settori la chiusura è totale e la preservazione dal virus che ne consegue non è comunque assoluta; tuttavia, aldilà della difficoltà del problema, quello che passa è una gestione contradditoria, ma che segnala la necessità di formare regole preventive al manifestarsi di fenomeni estremi come questa pandemia. Ciò vale sia a livello statale, che a livello europeo, una dimensione che non può essere esentata proprio per ragioni politiche ma soprattutto pratiche, data la libera circolazione delle persone e delle merci. Al momento si procede con aggiustamenti provvisori, che non possono essere soddisfacenti per tutti, ma che devono essere la base su cui ragionare per provvedimenti istituzionalizzati successivi. Un altro elemento di discordia è la frequentazione scolastica, che poi è legata al sistema dei trasporti e delle reti di comunicazione digitale. Come si vede assicurare il diritto all’istruzione investe altri settori, che necessitano di nuove regolamentazioni e nuovo impulso, i cui benefici resteranno a disposizione della società nel momento in cui la pandemia sarà superata. Perché quello che la pandemia ha evidenziato, oltre le emergenze sanitarie ed economiche, è stata l’impreparazione generale dovuta ad investimenti sbagliati e spesso improduttivi, che hanno caratterizzato l’intera Europa. Sono elementi da tenere conto nell’immediato, ma soprattutto per il futuro, un futuro da programmare già da ora, in parallelo alla gestione dell’emergenza.

Europe unprepared for the pandemic

 The need to limit the pandemic forces European governments to move towards the ever more intense closure of normal social activities, in this context the European Union also tries to enter by trying to coordinate national governments, a laudable attempt, which, once again, he denounces the need for greater political integration, but which, at the moment, is only an impromptu initiative. The decline in infections in the summer was not exploited for a health reorganization both at the state and supranational level: a serious mistake in a regime of free movement between European states. The exponential increase in infections is due to an excessive loosening of the rules of coexistence with the pandemic and the absence of a tracking system for the infected, without coordination between states. The blocking of sports, catering and other activities deemed expendable has generated protests but will also cause a series of refunds that could have been used for other purposes. The feeling is that the governments of the European states are improvising temporary solutions that are too functional for the very short term, without a longer term perspective; it is true that we are still facing a problem that is still too little known, but the repercussions threaten to be even more serious than the predictions made a few weeks ago. The first issue is that relating to the health of citizens: covid-19 impacts both on the direct consequences of infections and on the treatment of diseases that continue to be present, but to which due attention is not ensured; there is a sort of exclusivity of covid-19 treatment, which has compressed assistance for other health problems, a situation already experienced in the first phase of the pandemic, but which should not have repeated itself when the infections resume. One of the problems is certainly the concern for aspects of the economy, that is, in the immediate reconciliation of health needs with economic ones, but in the short term to ensure the economic stability of countries, through the production and maintenance of jobs. Currently the executives seem to be aimed at keeping the primary, secondary and some parts of the advanced tertiary sector active, which can allow the continuation of the activity through smart working, to the detriment of the catering, culture and sport sectors ( without, however, touching the professional leagues). This vision may be justified by the desire to avoid the movement of people to prevent the spread of the virus, but it proposes an unbalanced vision of the labor society, a sort of vision still anchored to the importance of the factory; however, it can be argued that the share of gross domestic product produced by the sectors that are allowed to work is greater, therefore more significant than the closed sectors; so, however, the problem is also reversed: if those who are prevented from working are ensured, albeit indirectly, greater health protection, those who go to the workplace (which does not apply to smart working) have more chances of contracting infection. Of course this reasoning is an extreme, because the closure is not total for all sectors and the preservation from the resulting virus is not absolute; however, beyond the difficulty of the problem, what passes is a contradictory management, but which signals the need to form preventive rules in the event of extreme phenomena such as this pandemic. This is true both at the state level and at the European level, a dimension that cannot be exempted for political reasons but above all for practical reasons, given the free movement of people and goods. At the moment we are proceeding with provisional adjustments, which may not be satisfactory for everyone, but which must be the basis on which to reason for subsequent institutionalized measures. Another element of discord is school attendance, which is then linked to the transport system and digital communication networks. As can be seen, ensuring the right to education affects other sectors, which need new regulations and new impetus, the benefits of which will remain available to society when the pandemic is over. Because what the pandemic highlighted, in addition to the health and economic emergencies, was the general unpreparation due to wrong and often unproductive investments, which have characterized the whole of Europe. These are elements to be taken into account immediately, but above all for the future, a future to be planned right now, in parallel with the management of the emergency.

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Europa no está preparada para la pandemia

 La necesidad de limitar la pandemia obliga a los gobiernos europeos a avanzar hacia un cierre cada vez más intenso de las actividades sociales habituales, en este contexto la Unión Europea también intenta entrar tratando de realizar una coordinación entre los gobiernos nacionales, un loable intento, que, una vez más denuncia la necesidad de una mayor integración política, pero que, por el momento, es solo una iniciativa improvisada. El descenso de contagios en el verano no se aprovechó para una reorganización sanitaria tanto a nivel estatal como supranacional: un grave error en un régimen de libre circulación entre estados europeos. El aumento exponencial de las infecciones se debe a un excesivo relajamiento de las reglas de convivencia con la pandemia y la ausencia de un sistema de rastreo de los infectados, sin coordinación entre estados. El bloqueo de deportes, catering y otras actividades consideradas prescindibles ha generado protestas pero también provocará una serie de devoluciones que podrían haber sido destinadas a otros fines. La sensación es que los gobiernos de los estados europeos están improvisando soluciones temporales que son demasiado funcionales para el muy corto plazo, sin una perspectiva a más largo plazo; es cierto que aún nos enfrentamos a un problema que aún es poco conocido, pero las repercusiones amenazan con ser aún más graves que las predicciones realizadas hace unas semanas. La primera cuestión es la relativa a la salud de los ciudadanos: el covid-19 impacta tanto en las consecuencias directas de las infecciones como en el tratamiento de enfermedades que continúan presentes, pero a las que no se les presta la debida atención; hay una especie de exclusividad del tratamiento covid-19, que ha comprimido la asistencia a otros problemas de salud, situación ya vivida en la primera fase de la pandemia, pero que no debería haberse repetido cuando se reanudan las infecciones. Uno de los problemas es sin duda la preocupación por aspectos de la economía, es decir, en la conciliación inmediata de las necesidades de salud con las económicas, pero en el corto plazo para asegurar la estabilidad económica de los países, a través de la producción y mantenimiento de puestos de trabajo. Actualmente los ejecutivos parecen estar orientados a mantener activos el sector primario, secundario y algunas partes del sector terciario avanzado, lo que puede permitir la continuación de la actividad a través del trabajo inteligente, en detrimento de los sectores de la restauración, la cultura y el deporte ( sin, sin embargo, tocar las ligas profesionales). Esta visión puede estar justificada por el deseo de evitar el movimiento de personas para prevenir la propagación del virus, pero propone una visión desequilibrada de la sociedad laboral, una especie de visión todavía anclada en la importancia de la fábrica; sin embargo, se puede argumentar que la participación del producto interno bruto producido por los sectores que están autorizados a trabajar es mayor, por lo tanto más significativa que los sectores cerrados; así, sin embargo, el problema también se invierte: si se asegura, aunque indirectamente, una mayor protección de la salud a los que no pueden trabajar, los que van al lugar de trabajo (que no se aplica al trabajo inteligente) tienen más posibilidades de contratar infección. Por supuesto, este razonamiento es extremo, porque para todos los sectores el cierre no es total y la preservación del virus resultante no es absoluta; sin embargo, más allá de la dificultad del problema, lo que pasa es un manejo contradictorio, pero que señala la necesidad de formar reglas preventivas en caso de fenómenos extremos como esta pandemia. Esto es cierto tanto a nivel estatal como a nivel europeo, una dimensión que no puede quedar exenta por razones políticas pero sobre todo por razones prácticas, dada la libre circulación de personas y mercancías. En este momento estamos procediendo con ajustes provisionales, que pueden no ser satisfactorios para todos, pero que deben ser la base para razonar las posteriores medidas institucionalizadas. Otro elemento de discordia es la asistencia escolar, que luego se vincula al sistema de transporte y las redes de comunicación digital. Como puede observarse, garantizar el derecho a la educación afecta a otros sectores, que necesitan nuevas regulaciones y un nuevo impulso, cuyos beneficios seguirán estando disponibles para la sociedad cuando termine la pandemia. Porque lo que puso de relieve la pandemia, además de las emergencias sanitarias y económicas, fue la falta de preparación generalizada debido a inversiones erróneas ya menudo improductivas, que han caracterizado a toda Europa. Son elementos a tener en cuenta de forma inmediata, pero sobre todo de futuro, un futuro a planificar ahora mismo, en paralelo a la gestión de la emergencia.

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Europa unvorbereitet auf die Pandemie

 Die Notwendigkeit, die Pandemie zu begrenzen, zwingt die europäischen Regierungen zu einer immer intensiveren Schließung normaler sozialer Aktivitäten. In diesem Zusammenhang versucht die Europäische Union auch einzutreten, indem sie versucht, die nationalen Regierungen zu koordinieren, ein lobenswerter Versuch, der er prangert erneut die Notwendigkeit einer stärkeren politischen Integration an, die derzeit jedoch nur eine spontane Initiative ist. Der Rückgang der Infektionen im Sommer wurde nicht für eine Umstrukturierung der Gesundheit sowohl auf staatlicher als auch auf supranationaler Ebene ausgenutzt: ein schwerwiegender Fehler in einem Regime der Freizügigkeit zwischen europäischen Staaten. Der exponentielle Anstieg der Infektionen ist auf eine übermäßige Lockerung der Koexistenzregeln mit der Pandemie und das Fehlen eines Verfolgungssystems für die Infizierten ohne Koordination zwischen den Staaten zurückzuführen. Die Sperrung von Sport, Catering und anderen Aktivitäten, die als entbehrlich gelten, hat zu Protesten geführt, wird aber auch zu einer Reihe von Rückerstattungen führen, die für andere Zwecke hätten verwendet werden können. Das Gefühl ist, dass die Regierungen der europäischen Staaten temporäre Lösungen improvisieren, die für eine sehr kurzfristige, ohne längerfristige Perspektive zu funktional sind; Es ist wahr, dass wir immer noch vor einem Problem stehen, das noch zu wenig bekannt ist, aber die Auswirkungen drohen noch schwerwiegender zu sein als die Vorhersagen, die vor einigen Wochen gemacht wurden. Das erste Problem betrifft die Gesundheit der Bürger: covid-19 wirkt sich sowohl auf die direkten Folgen von Infektionen als auch auf die Behandlung von Krankheiten aus, die weiterhin bestehen, deren gebührende Beachtung jedoch nicht gewährleistet ist. Es gibt eine Art Exklusivität der Covid-19-Behandlung, die die Unterstützung für andere Gesundheitsprobleme komprimiert hat, eine Situation, die bereits in der ersten Phase der Pandemie aufgetreten ist, die sich jedoch nicht wiederholen sollte, wenn die Infektionen wieder auftreten. Eines der Probleme ist sicherlich die Sorge um Aspekte der Wirtschaft, dh die sofortige Vereinbarkeit der Gesundheitsbedürfnisse mit den wirtschaftlichen, aber kurzfristig die Gewährleistung der wirtschaftlichen Stabilität der Länder durch die Schaffung und Erhaltung von Arbeitsplätzen. Derzeit scheinen die Führungskräfte darauf ausgerichtet zu sein, den primären, sekundären und einige Teile des fortgeschrittenen tertiären Sektors aktiv zu halten, was die Fortsetzung der Tätigkeit durch intelligentes Arbeiten zum Nachteil des Catering-, Kultur- und Sportsektors ermöglichen kann ( ohne jedoch die professionellen Ligen zu berühren). Diese Vision mag durch den Wunsch gerechtfertigt sein, die Bewegung von Menschen zu vermeiden, um die Ausbreitung des Virus zu verhindern, aber sie schlägt eine unausgewogene Vision der Arbeitsgesellschaft vor, eine Art Vision, die immer noch in der Bedeutung der Fabrik verankert ist. Es kann jedoch argumentiert werden, dass der Anteil der Sektoren, die arbeiten dürfen, am Bruttoinlandsprodukt größer und daher bedeutender ist als die geschlossenen Sektoren. Das Problem ist jedoch auch umgekehrt: Wenn denjenigen, die am Arbeiten gehindert werden, ein indirekter Schutz der Gesundheit gewährleistet wird, haben diejenigen, die an den Arbeitsplatz gehen (was nicht für intelligentes Arbeiten gilt), höhere Chancen auf Vertragsabschlüsse Infektion. Natürlich ist diese Argumentation extrem, da die Schließung nicht für alle Sektoren vollständig ist und die Erhaltung vor dem resultierenden Virus nicht absolut ist; Über die Schwierigkeit des Problems hinaus besteht jedoch ein widersprüchliches Management, das die Notwendigkeit signalisiert, bei extremen Phänomenen wie dieser Pandemie Präventionsregeln zu bilden. Dies gilt sowohl auf staatlicher als auch auf europäischer Ebene, eine Dimension, die aus politischen Gründen, vor allem aber aus praktischen Gründen angesichts des freien Personen- und Warenverkehrs nicht ausgenommen werden kann. Im Moment führen wir vorläufige Anpassungen durch, die möglicherweise nicht für alle zufriedenstellend sind, aber die Grundlage für die Begründung späterer institutionalisierter Maßnahmen sein müssen. Ein weiteres Element der Zwietracht ist der Schulbesuch, der dann mit dem Verkehrssystem und den digitalen Kommunikationsnetzen verbunden wird. Wie zu sehen ist, wirkt sich die Gewährleistung des Rechts auf Bildung auf andere Sektoren aus, die neue Vorschriften und neue Impulse benötigen, deren Vorteile der Gesellschaft auch nach Beendigung der Pandemie zur Verfügung stehen. Denn was die Pandemie neben den gesundheitlichen und wirtschaftlichen Notfällen hervorhob, war die allgemeine Unvorbereitung aufgrund falscher und oft unproduktiver Investitionen, die ganz Europa geprägt haben. Dies sind Elemente, die sofort berücksichtigt werden müssen, vor allem aber für die Zukunft, eine Zukunft, die jetzt parallel zur Bewältigung des Notfalls geplant werden muss.

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L'Europe n'est pas préparée à la pandémie

 La nécessité de limiter la pandémie oblige les gouvernements européens à s'orienter vers la fermeture toujours plus intense des activités sociales normales, dans ce contexte l'Union européenne tente également d'entrer en essayant de coordonner les gouvernements nationaux, tentative louable, qui, une fois de plus, il dénonce la nécessité d'une plus grande intégration politique, mais qui, pour le moment, n'est qu'une initiative impromptue. La baisse des infections en été n'a pas été exploitée pour une réorganisation sanitaire tant au niveau étatique que supranational: une grave erreur dans un régime de libre circulation entre les Etats européens. L'augmentation exponentielle des infections est due à un assouplissement excessif des règles de coexistence avec la pandémie et à l'absence de système de suivi des infectés, sans coordination entre les États. Le blocage des sports, de la restauration et d'autres activités jugées non durables a suscité des protestations mais entraînera également une série de remboursements qui auraient pu être utilisés à d'autres fins. Le sentiment est que les gouvernements des Etats européens improvisent des solutions temporaires trop fonctionnelles pour le très court terme, sans perspective à plus long terme; Il est vrai que nous sommes toujours confrontés à un problème encore trop méconnu, mais les répercussions menacent d'être encore plus graves que les prévisions faites il y a quelques semaines. Le premier problème est celui de la santé des citoyens: le covid-19 a un impact à la fois sur les conséquences directes des infections et sur le traitement des maladies qui continuent d'être présentes, mais qui ne reçoivent pas l'attention voulue; il y a une sorte d'exclusivité du traitement covid-19, qui a comprimé l'aide pour d'autres problèmes de santé, une situation déjà vécue dans la première phase de la pandémie, mais qui n'aurait pas dû se répéter lorsque les infections ont repris. L'un des problèmes est certainement le souci des aspects de l'économie, c'est-à-dire de la conciliation immédiate des besoins de santé avec les besoins économiques, mais à court terme pour assurer la stabilité économique des pays, par la production et le maintien d'emplois. Actuellement, les cadres semblent viser à maintenir actifs les secteurs primaire, secondaire et certaines parties du secteur tertiaire avancé, ce qui peut permettre la poursuite de l'activité grâce au travail intelligent, au détriment des secteurs de la restauration, de la culture et du sport ( sans toutefois toucher les ligues professionnelles). Cette vision peut être justifiée par la volonté d'éviter les mouvements de personnes pour empêcher la propagation du virus, mais elle propose une vision déséquilibrée de la société ouvrière, une sorte de vision encore ancrée à l'importance de l'usine; cependant, on peut soutenir que la part du produit intérieur brut produite par les secteurs autorisés à travailler est plus importante, donc plus importante que les secteurs fermés; le problème est donc également inversé: si ceux qui sont empêchés de travailler sont assurés, bien qu'indirectement, d'une meilleure protection de leur santé, ceux qui se rendent sur le lieu de travail (ce qui ne s'applique pas au travail intelligent) ont plus de chances de contracter infection. Bien sûr, ce raisonnement est extrême, car pour tous les secteurs, la fermeture est totale et la préservation du virus qui en résulte n'est pas absolue; cependant, au-delà de la difficulté du problème, ce qui passe est une gestion contradictoire, mais qui signale la nécessité de former des règles préventives en cas de phénomènes extrêmes comme cette pandémie. Cela est vrai tant au niveau étatique qu'au niveau européen, dimension qui ne peut être exemptée pour des raisons politiques mais surtout pour des raisons pratiques, compte tenu de la libre circulation des personnes et des biens. Pour le moment, nous procédons à des ajustements provisoires, qui ne sont peut-être pas satisfaisants pour tout le monde, mais qui doivent être la base sur laquelle justifier les mesures institutionnalisées ultérieures. Un autre élément de discorde est la fréquentation scolaire, qui est alors liée au système de transport et aux réseaux de communication numérique. Comme on peut le voir, garantir le droit à l'éducation touche d'autres secteurs, qui ont besoin de nouvelles réglementations et d'un nouvel élan, dont les bénéfices resteront à la disposition de la société une fois la pandémie terminée. Car ce que la pandémie a mis en évidence, en plus des urgences sanitaires et économiques, c'est le manque de préparation général dû à des investissements erronés et souvent improductifs, qui ont caractérisé toute l'Europe. Ce sont des éléments à prendre en compte immédiatement, mais surtout pour l'avenir, un avenir à planifier dès maintenant, en parallèle de la gestion de l'urgence.

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Europa despreparada para a pandemia

 

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A necessidade de limitar a pandemia obriga os governos europeus a avançarem no sentido de um encerramento cada vez mais intenso das actividades sociais normais, neste contexto a União Europeia tenta também entrar tentando coordenar os governos nacionais, uma tentativa louvável, que, Mais uma vez, ele denuncia a necessidade de uma maior integração política, mas que, no momento, é apenas uma iniciativa improvisada. O declínio das infecções no verão não foi explorado para uma reorganização da saúde tanto a nível estatal como supranacional: um grave erro em um regime de livre circulação entre os estados europeus. O aumento exponencial das infecções se deve a um afrouxamento excessivo das regras de convivência com a pandemia e à ausência de um sistema de rastreamento dos infectados, sem coordenação entre os estados. O bloqueio de esportes, alimentação e outras atividades consideradas dispensáveis ​​gerou protestos, mas também causará uma série de reembolsos que poderiam ter sido usados ​​para outros fins. A sensação é que os governos dos estados europeus estão improvisando soluções temporárias que são funcionais demais para o curtíssimo prazo, sem uma perspectiva de longo prazo; É verdade que ainda enfrentamos um problema ainda pouco conhecido, mas as repercussões ameaçam ser ainda mais graves do que as previsões feitas há poucas semanas. A primeira questão é a relativa à saúde dos cidadãos: a covid-19 tem impacto tanto nas consequências diretas das infecções como no tratamento de doenças que continuam presentes, mas que não recebem a devida atenção; há uma espécie de exclusividade no tratamento de covid-19, que comprimiu a assistência a outros agravos à saúde, situação já vivida na primeira fase da pandemia, mas que não deveria se repetir quando as infecções recomeçassem. Um dos problemas certamente é a preocupação com aspectos da economia, ou seja, na conciliação imediata das necessidades de saúde com as econômicas, mas no curto prazo para garantir a estabilidade econômica dos países, por meio da produção e manutenção de empregos. Atualmente os executivos parecem estar direcionados a manter ativos o setor primário, secundário e algumas partes do setor terciário avançado, o que pode permitir a continuidade da atividade por meio de trabalho inteligente, em detrimento dos setores de alimentação, cultura e esporte ( sem, no entanto, tocar nas ligas profissionais). Essa visão pode ser justificada pelo desejo de evitar o movimento de pessoas para evitar a propagação do vírus, mas propõe uma visão desequilibrada da sociedade do trabalho, uma espécie de visão ainda ancorada na importância da fábrica; no entanto, pode-se argumentar que a parcela do produto interno bruto produzido pelos setores que podem trabalhar é maior, portanto, mais significativa do que os setores fechados; logo, porém, o problema também se inverte: se quem está impedido de trabalhar tem garantida, ainda que indiretamente, maior proteção à saúde, quem vai ao local de trabalho (o que não se aplica ao trabalho inteligente) tem mais chances de contratar infecção. Claro que esse raciocínio é um extremo, porque para todos os setores o fechamento não é total e a preservação do vírus resultante não é absoluta; porém, para além da dificuldade do problema, o que passa é uma gestão contraditória, mas que sinaliza a necessidade de se formarem regras preventivas em caso de fenômenos extremos como esta pandemia. Isto é verdade tanto a nível estatal como a nível europeu, uma dimensão que não pode ser isenta por razões políticas, mas sobretudo por razões práticas, dada a livre circulação de pessoas e bens. No momento estamos procedendo a ajustes provisórios, que podem não ser satisfatórios para todos, mas que devem ser a base para fundamentar as medidas institucionalizadas subsequentes. Outro elemento de discórdia é a frequência escolar, que passa a ser vinculada ao sistema de transporte e às redes de comunicação digital. Como se pode perceber, a garantia do direito à educação afeta outros setores, que precisam de novas regulamentações e novos impulsos, cujos benefícios continuarão à disposição da sociedade quando a pandemia passar. Porque o que a pandemia evidenciou, para além das emergências sanitárias e económicas, foi o despreparação geral devido a investimentos errados e muitas vezes improdutivos, que têm caracterizado toda a Europa. São elementos a ter em conta de imediato, mas sobretudo para o futuro, um futuro a planear agora, em paralelo com a gestão da emergência.

Европа не готова к пандемии

 Необходимость ограничить пандемию вынуждает европейские правительства двигаться к все более интенсивному закрытию нормальной общественной деятельности, в этом контексте Европейский Союз также пытается войти, пытаясь координировать национальные правительства, похвальная попытка, которая, в очередной раз он осуждает необходимость большей политической интеграции, но на данный момент это всего лишь импровизированная инициатива. Уменьшение числа инфекций летом не было использовано для реорганизации здравоохранения как на государственном, так и на наднациональном уровне: серьезная ошибка в режиме свободного передвижения между европейскими государствами. Экспоненциальный рост инфекций связан с чрезмерным ослаблением правил сосуществования с пандемией и отсутствием системы отслеживания инфицированных, без координации между государствами. Блокирование занятий спортом, общественного питания и других мероприятий, считающихся расходным материалом, вызвало протесты, но также вызовет серию возмещений, которые можно было бы использовать для других целей. Такое ощущение, что правительства европейских государств импровизируют временные решения, которые слишком функциональны для очень краткосрочной, без долгосрочной перспективы; Верно, что мы все еще сталкиваемся с проблемой, о которой еще слишком мало известно, но последствия могут быть даже более серьезными, чем прогнозы, сделанные несколько недель назад. Первая проблема касается здоровья граждан: covid-19 влияет как на прямые последствия инфекций, так и на лечение заболеваний, которые продолжают присутствовать, но которым не уделяется должного внимания; существует своего рода эксклюзивность лечения covid-19, которая ограничивает помощь при других проблемах со здоровьем, ситуация, которая уже была на первом этапе пандемии, но которая не должна была повториться, когда инфекция возобновится. Одной из проблем, безусловно, является забота об аспектах экономики, то есть о немедленном согласовании потребностей в области здравоохранения с экономическими, но в краткосрочной перспективе для обеспечения экономической стабильности стран посредством создания и сохранения рабочих мест. В настоящее время руководство, похоже, нацелено на поддержание активности первичного, вторичного и некоторых частей продвинутого третичного сектора, что может позволить продолжить деятельность посредством умного труда в ущерб секторам общественного питания, культуры и спорта ( не касаясь, однако, профессиональных лиг). Это видение может быть оправдано желанием избежать передвижения людей для предотвращения распространения вируса, но оно предлагает несбалансированное видение трудового общества, своего рода видение, по-прежнему привязанное к важности фабрики; однако можно утверждать, что доля валового внутреннего продукта, производимая секторами, которым разрешено работать, больше, а значит, более значительна, чем в закрытых секторах; так что, однако, проблема также обратная: если тем, кому не дают работать, обеспечивается, хотя и косвенно, лучшая охрана здоровья, у тех, кто идет на рабочее место (что не относится к умной работе), больше шансов заключить контракт. инфекция. Конечно, это рассуждение является крайним, потому что для всех секторов закрытие не является полным и защита от образовавшегося вируса не является абсолютной; однако, помимо сложности проблемы, проходит противоречивое управление, которое сигнализирует о необходимости формирования превентивных правил в случае экстремальных явлений, таких как эта пандемия. Это верно как на государственном, так и на европейском уровне, измерение, которое не может быть исключено по политическим причинам, но прежде всего по практическим причинам, учитывая свободное передвижение людей и товаров. В настоящий момент мы проводим предварительные корректировки, которые могут не устраивать всех, но которые должны быть основой для обоснования последующих институциональных мер. Еще один элемент разногласий - это посещаемость школы, которая затем подключается к транспортной системе и сетям цифровой связи. Как видно, обеспечение права на образование затрагивает другие сектора, которые нуждаются в новых правилах и новом стимуле, блага от которых останутся доступными для общества после завершения пандемии. Потому что пандемия высветила, помимо чрезвычайных ситуаций в области здравоохранения и экономики, общую неподготовленность из-за неправильных и часто непродуктивных инвестиций, которые характерны для всей Европы. Эти элементы следует принять во внимание немедленно, но прежде всего в отношении будущего, будущего, которое следует планировать прямо сейчас, параллельно с управлением чрезвычайной ситуацией.

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