Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

giovedì 26 maggio 2022

Il mancato rispetto dei diritti umani come possibile legame tra Cina e Russia

 La visita in Cina dell’Alto Commissario per le Nazioni Unite per i diritti umani, l’ex presidente del Cile Michelle Bachelet, ha messo in evidenza come Pechino intende il rispetto per i diritti umani e civili. L’occasione è stata il viaggio per cercare di accertare il trattamento che riceve l’etnia degli uiguri, minoranza cinese di fede musulmana, che è oggetto di rieducazione da parte delle autorità cinesi. L’indagine conoscitiva è stata dovuta alle ripetute denunce delle Organizzazioni non governative, che hanno segnalato ripetuti episodi di violenza e sopraffazione da parte delle forze di polizia; in special modo sono stati segnalati casi di repressione riguardanti numerose persone incarcerate tra cui bambini. Il regime carcerario è improntato ad una durezza inaudita, che comprende violenze psicologiche e fisiche, che, spesso, portano alla morte di persone, la cui unica colpa è quella di non integrarsi con il volere del regime cinese. Le accuse sono spesso pretestuose e costruite e prive di presupposti giuridici, nemmeno quelli della legislazione cinese. Questa lotta di Pechino contro gli uiguri si protrae da tempo e mira ad azzerare la cultura musulmana cinese, interpretata come alternativa alle finalità del partito comunista e della nazione cinese. Pechino giustifica le carceri dove vengono imprigionati gli uiguri, come centri di formazione professionale, dove il lavoro coatto delle persone incarcerate è sfruttato a costo zero per produzioni destinate anche al mercato occidentale. Ufficialmente la Cina sostiene che la gran parte di queste strutture ha cambiato destinazione o, addirittura, è stata chiusa, ma, secondo diverse Organizzazioni non governative straniere, starebbero ancora assolvendo la loro funzione originaria di prigioni per riprogrammare il popolo uiguro. L’affermazione del presidente cinese circa questa situazione, anche lo Xinjiang, la terra degli uiguri, non è stato menzionato è che lo sviluppo dei diritti umani in Cina è conforme alle condizioni nazionali. Questa affermazione implica un relativismo a proprio uso e consumo della Cina, riguardo un tema che non dovrebbe ammettere deroghe, per lo meno sugli standard minimi di base circa le libertà personali, i diritti civili e la libertà di esercitare le proprie idee politiche e religiose. Ovviamente la Cina è una dittatura autoritaria e non può permettere tali libertà, proprio perché minacciano l e basi stesse del potere del paese; piuttosto quello che si deve intendere come condizioni nazionali è la libertà di produrre e consumare, sempre nel rispetto di quanto voluto dallo stato; tutto ciò riporta all’importanza di sussistenza e sviluppo come unici diritti effettivi concessi dal partito comunista. Andare oltre questa visione significherebbe, appunto, arrivare a conseguenze disastrose per l’impianto statale cinese: replicare modelli di altri paesi viene visto come una minaccia per l’ordine costituito. Ora queste affermazioni non rappresentano alcuna novità, la mancata e funzionale considerazione del governo cinese per il rispetto dei diritti civili è risaputa, tuttavia dopo la tragica ed attuale esperienza ucraina, i rapporti con uno stato, che seppure è una superpotenza economica, andrebbero rivisti da parte dei paesi occidentali; in più il progressivo avvicinamento di Pechino a Mosca, nonostante l’aggressione a Kiev in aperta violazione di ogni norma di diritto internazionale, potrebbe favorire un inasprimento ulteriore del Cremlino, proprio sulla instaurazione dei metodi repressivi cinesi collegati alla possibile dichiarazione della legge marziale. Si verrebbero a creare i presupposti, già molto vicini, di due stati, dove i diritti civili sono fortemente trascurati, in grado di sostenersi reciprocamente ed estendere questa contiguità a motivi di ordine internazionale. La questione di Taiwan è già stata accostata per similitudine alle rivendicazioni russe su Crimea e territori ucraini al confine con Mosca. Per Cina e Russia la legittimazione del conflitto contro l’occidente assumerà il significato di giustificare la negazione delle democrazie, non solo in quanto tali, ma proprio come portatrici del rispetto dei diritti civili e politici, che rappresentano gli ostacoli per la legittimazione delle forme di stato autoritario. L’unica alternativa per l’occidente è creare una maggiore autonomia industriale ed energetica, sul lungo periodo ed immediatamente difendere la concezione democratica del rispetto dei diritti civili e delle leggi internazionali, con una difesa più concreta dell’Ucraina e con l’impegno concreto di forzare i blocchi navali che impediscono l’esportazione del grano e che favoriscono la fame nel mondo. Questo può permettere di accrescere un prestigio un poco compromesso per le nazioni occidentali, specialmente con i paesi africani e sottrarli all’influenza russa e cinese, in modo da isolare progressivamente Mosca e Pechino.

Failure to respect human rights as a possible link between China and Russia

 The visit to China by the United Nations High Commissioner for Human Rights, former Chilean President Michelle Bachelet, highlighted how Beijing understands respect for human and civil rights. The occasion was the trip to try to ascertain the treatment received by the ethnic Uyghurs, a Chinese minority of Muslim faith, which is being re-educated by the Chinese authorities. The fact-finding investigation was due to repeated complaints from non-governmental organizations, which reported repeated episodes of violence and oppression by the police; in particular, there have been reports of repression involving numerous incarcerated people including children. The prison regime is marked by an unprecedented harshness, which includes psychological and physical violence, which often leads to the death of people, whose only fault is that of not integrating with the will of the Chinese regime. The accusations are often spurious and constructed and devoid of legal presuppositions, not even those of Chinese law. This struggle in Beijing against the Uighurs has been going on for some time and aims to wipe out the Chinese Muslim culture, interpreted as an alternative to the aims of the Communist Party and the Chinese nation. Beijing justifies the prisons where Uighurs are imprisoned, as vocational training centers, where the forced labor of incarcerated people is exploited at no cost for productions also destined for the Western market. Officially, China claims that most of these facilities have changed destination or even been closed, but, according to several foreign NGOs, they are still fulfilling their original function of prisons to reprogram the Uighur people. The Chinese president's claim about this situation, even Xinjiang, the land of the Uyghurs, was not mentioned is that the development of human rights in China is in accordance with national conditions. This statement implies a relativism for China's own use and consumption, regarding a subject that should not allow for exceptions, at least on the minimum basic standards regarding personal freedoms, civil rights and the freedom to exercise one's political and religious ideas. Obviously China is an authoritarian dictatorship and cannot allow such freedoms, precisely because they threaten the very basis of the country's power; rather, what must be understood as national conditions is the freedom to produce and consume, always respecting what the state wants; all this brings back to the importance of subsistence and development as the only effective rights granted by the Communist Party. Going beyond this vision would mean, in fact, arriving at disastrous consequences for the Chinese state system: replicating models from other countries is seen as a threat to the established order. Now these statements do not represent anything new, the failure and functional consideration of the Chinese government for the respect of civil rights is known, however after the tragic and current Ukrainian experience, relations with a state, which although it is an economic superpower, should be reviewed by part of western countries; in addition, the progressive approach of Beijing to Moscow, despite the aggression in Kiev in open violation of every rule of international law, could favor a further tightening of the Kremlin, precisely on the establishment of Chinese repressive methods linked to the possible declaration of martial law. The preconditions, already very close, of two states would be created, where civil rights are strongly neglected, capable of mutually supporting each other and extending this contiguity to reasons of international order. The Taiwan question has already been compared by similarity to the Russian claims on Crimea and Ukrainian territories on the border with Moscow. For China and Russia, the legitimacy of the conflict against the West will take on the meaning of justifying the denial of democracies, not only as such, but also as carriers of respect for civil and political rights, which represent the obstacles for the legitimation of forms of authoritarian state. The only alternative for the West is to create greater industrial and energy autonomy in the long term and immediately defend the democratic concept of respect for civil rights and international laws, with a more concrete defense of Ukraine and with concrete commitment. to force the naval blockades that prevent the export of grain and promote hunger in the world. This can make it possible to increase a somewhat compromised prestige for Western nations, especially African countries, and remove them from Russian and Chinese influence, in order to progressively isolate Moscow and Beijing.

El incumplimiento de los derechos humanos como posible vínculo entre China y Rusia

 La visita a China de la Alta Comisionada de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos, la expresidenta chilena Michelle Bachelet, resaltó cómo Beijing entiende el respeto por los derechos humanos y civiles. La ocasión fue el viaje para intentar conocer el trato que recibe la etnia uigur, una minoría china de fe musulmana, que está siendo reeducada por las autoridades chinas. La investigación de determinación de los hechos se debió a las reiteradas denuncias de organizaciones no gubernamentales, que denunciaron repetidos episodios de violencia y opresión por parte de las fuerzas policiales; en particular, ha habido informes de represión que involucra a numerosas personas encarceladas, incluidos niños. El régimen penitenciario está marcado por una dureza sin precedentes, que incluye violencia psicológica y física, que muchas veces conduce a la muerte de personas, cuyo único defecto es el de no integrarse a la voluntad del régimen chino. Las acusaciones a menudo son falsas y construidas y carecen de presupuestos legales, ni siquiera los de la ley china. Esta lucha en Beijing contra los uigures se lleva a cabo desde hace algún tiempo y tiene como objetivo acabar con la cultura musulmana china, interpretada como una alternativa a los objetivos del Partido Comunista y la nación china. Pekín justifica las cárceles donde se encarcela a los uigures, como centros de formación profesional, donde se explota el trabajo forzado de los reclusos sin coste alguno para producciones destinadas también al mercado occidental. Oficialmente, China afirma que la mayoría de estas instalaciones han cambiado de destino o incluso han sido cerradas, pero, según varias ONG extranjeras, siguen cumpliendo su función original de prisiones para reprogramar al pueblo uigur. La afirmación del presidente chino sobre esta situación, incluso Xinjiang, la tierra de los uigures, no se mencionó es que el desarrollo de los derechos humanos en China está de acuerdo con las condiciones nacionales. Esta afirmación implica un relativismo para el uso y consumo propio de China, respecto de un tema que no debe admitir excepciones, al menos en los estándares mínimos básicos en materia de libertades personales, derechos civiles y libertad de ejercicio de las ideas políticas y religiosas. Obviamente China es una dictadura autoritaria y no puede permitir tales libertades, precisamente porque amenazan la base misma del poder del país; más bien, lo que debe entenderse como condiciones nacionales es la libertad de producir y consumir, siempre respetando lo que el Estado quiera; todo ello remite a la importancia de la subsistencia y el desarrollo como únicos derechos efectivos otorgados por el Partido Comunista. Ir más allá de esta visión significaría, de hecho, llegar a consecuencias desastrosas para el sistema estatal chino: replicar modelos de otros países se ve como una amenaza para el orden establecido. Ahora bien, estas declaraciones no representan nada nuevo, es conocida la falta y consideración funcional del gobierno chino por el respeto a los derechos civiles, sin embargo tras la trágica y actual experiencia ucraniana, las relaciones con un estado, que si bien es una superpotencia económica, debe ser revisado por parte de los países occidentales; además, el acercamiento progresista de Pekín a Moscú, a pesar de la agresión en Kiev en abierta violación de todas las normas del derecho internacional, podría favorecer un mayor endurecimiento del Kremlin, precisamente en el establecimiento de métodos represivos chinos vinculados a la posible declaración de estado de guerra. ley. Se crearían las condiciones previas, ya muy cercanas, de dos estados, donde los derechos civiles están fuertemente descuidados, capaces de apoyarse mutuamente y extender esta contigüidad a razones de orden internacional. La cuestión de Taiwán ya ha sido comparada por similitud con los reclamos rusos sobre Crimea y los territorios ucranianos en la frontera con Moscú. Para China y Rusia, la legitimación del conflicto contra Occidente asumirá el sentido de justificar la negación de las democracias, no sólo como tales, sino también como portadoras del respeto a los derechos civiles y políticos, que representan los obstáculos para la legitimación de las formas de estado autoritario. La única alternativa para Occidente es crear una mayor autonomía industrial y energética a largo plazo y defender de inmediato el concepto democrático de respeto a los derechos civiles y las leyes internacionales, con una defensa más concreta de Ucrania y con un compromiso concreto de forzar los bloqueos navales. que impiden la exportación de cereales y promueven el hambre en el mundo. Esto puede permitir aumentar un prestigio algo comprometido para las naciones occidentales, especialmente los países africanos, y alejarlos de la influencia rusa y china, para aislar progresivamente a Moscú y Beijing.

Missachtung der Menschenrechte als mögliches Bindeglied zwischen China und Russland

 Der Besuch der Hohen Kommissarin der Vereinten Nationen für Menschenrechte, der ehemaligen chilenischen Präsidentin Michelle Bachelet, in China machte deutlich, wie Peking die Achtung der Menschen- und Bürgerrechte versteht. Der Anlass war die Reise, um zu versuchen, die Behandlung der ethnischen Uiguren, einer chinesischen Minderheit muslimischen Glaubens, die von den chinesischen Behörden umerzogen wird, zu ermitteln. Die Ermittlungen waren auf wiederholte Beschwerden von Nichtregierungsorganisationen zurückzuführen, die über wiederholte Episoden von Gewalt und Unterdrückung durch die Polizei berichteten; Insbesondere gab es Berichte über Repressionen, an denen zahlreiche Inhaftierte, darunter auch Kinder, beteiligt waren. Das Gefängnisregime ist von einer beispiellosen Härte gekennzeichnet, die psychische und physische Gewalt einschließt, die oft zum Tod von Menschen führt, deren einziger Fehler darin besteht, dass sie sich nicht dem Willen des chinesischen Regimes anpassen. Die Anschuldigungen sind oft fadenscheinig und konstruiert und entbehren rechtlicher Voraussetzungen, nicht einmal denen des chinesischen Rechts. Dieser Kampf in Peking gegen die Uiguren dauert seit einiger Zeit an und zielt darauf ab, die chinesische muslimische Kultur auszulöschen, die als Alternative zu den Zielen der Kommunistischen Partei und der chinesischen Nation interpretiert wird. Peking rechtfertigt die Gefängnisse, in denen Uiguren inhaftiert sind, als Berufsbildungszentren, in denen die Zwangsarbeit der Inhaftierten kostenlos für Produktionen ausgenutzt wird, die auch für den westlichen Markt bestimmt sind. Offiziell behauptet China, dass die meisten dieser Einrichtungen ihren Bestimmungsort geändert oder sogar geschlossen wurden, aber laut mehreren ausländischen NGOs erfüllen sie immer noch ihre ursprüngliche Funktion als Gefängnisse zur Umprogrammierung der Uiguren. Die Behauptung des chinesischen Präsidenten zu dieser Situation, selbst Xinjiang, das Land der Uiguren, sei nicht erwähnt worden, lautet, dass die Entwicklung der Menschenrechte in China den nationalen Gegebenheiten entspreche. Diese Aussage impliziert einen Relativismus für Chinas eigenen Gebrauch und Konsum in Bezug auf ein Thema, das keine Ausnahmen zulassen sollte, zumindest bei den grundlegenden Mindeststandards in Bezug auf persönliche Freiheiten, Bürgerrechte und die Freiheit, seine politischen und religiösen Ideen auszuüben. Offensichtlich ist China eine autoritäre Diktatur und kann solche Freiheiten nicht zulassen, gerade weil sie die Grundlage der Macht des Landes bedrohen; vielmehr ist unter nationalen Verhältnissen die Freiheit zu produzieren und zu konsumieren, immer unter Achtung dessen, was der Staat will; All dies bringt uns auf die Bedeutung von Existenz und Entwicklung als den einzigen effektiven Rechten zurück, die von der Kommunistischen Partei gewährt werden. Über diese Vision hinauszugehen, würde in der Tat verheerende Folgen für das chinesische Staatssystem bedeuten: Die Nachahmung von Vorbildern aus anderen Ländern wird als Bedrohung der etablierten Ordnung empfunden. Nun stellen diese Äußerungen nichts Neues dar, das Versagen und funktionale Rücksichtnahme der chinesischen Regierung auf die Achtung der Bürgerrechte ist jedoch nach den tragischen und aktuellen ukrainischen Erfahrungen Beziehungen zu einem Staat, der zwar eine wirtschaftliche Supermacht ist, sollte aber bekannt sein von einem Teil der westlichen Länder überprüft werden; Darüber hinaus könnte die progressive Annäherung Pekings an Moskau trotz der Aggression in Kiew unter offener Verletzung jeder Regel des Völkerrechts eine weitere Verschärfung des Kreml begünstigen, gerade in Bezug auf die Einführung chinesischer Repressionsmethoden im Zusammenhang mit einer möglichen Kriegserklärung Gesetz. Es würden die ohnehin schon sehr engen Voraussetzungen zweier Staaten geschaffen, in denen die Bürgerrechte stark vernachlässigt werden, die sich gegenseitig stützen und diese Kontiguität auf Gründe der internationalen Ordnung ausdehnen können. Die Taiwan-Frage wurde bereits anhand der Ähnlichkeit mit den russischen Ansprüchen auf die Krim und die ukrainischen Gebiete an der Grenze zu Moskau verglichen. Für China und Russland wird die Legitimierung des Konflikts gegen den Westen bedeuten, die Ablehnung von Demokratien zu rechtfertigen, nicht nur als solche, sondern auch als Träger der Achtung bürgerlicher und politischer Rechte, die die Hindernisse für die Legitimation darstellen Formen des Obrigkeitsstaates. Die einzige Alternative für den Westen besteht darin, langfristig eine größere Industrie- und Energieautonomie zu schaffen und sofort das demokratische Konzept der Achtung der Bürgerrechte und des Völkerrechts zu verteidigen, mit einer konkreteren Verteidigung der Ukraine und mit einer konkreten Verpflichtung, die Seeblockaden zu erzwingen die den Getreideexport verhindern und den Hunger in der Welt fördern. Dies kann es ermöglichen, ein etwas kompromittiertes Prestige westlicher Nationen, insbesondere afrikanischer Länder, zu erhöhen und sie dem russischen und chinesischen Einfluss zu entziehen, um Moskau und Peking schrittweise zu isolieren.

Le non-respect des droits de l'homme comme lien possible entre la Chine et la Russie

 La visite en Chine de la Haut-Commissaire des Nations Unies aux droits de l'homme, l'ancienne présidente chilienne Michelle Bachelet, a mis en évidence la façon dont Pékin comprend le respect des droits humains et civils. L'occasion était le voyage pour tenter de déterminer le traitement réservé à l'ethnie ouïghoure, une minorité chinoise de confession musulmane, qui est en cours de rééducation par les autorités chinoises. L'enquête d'établissement des faits était due à des plaintes répétées d'organisations non gouvernementales, qui faisaient état d'épisodes répétés de violence et d'oppression de la part des forces de police; en particulier, des cas de répression impliquant de nombreuses personnes incarcérées, dont des enfants, ont été signalés. Le régime carcéral est marqué par une dureté sans précédent, qui comprend des violences psychologiques et physiques, qui entraînent souvent la mort de personnes, dont le seul tort est de ne pas s'intégrer à la volonté du régime chinois. Les accusations sont souvent fallacieuses et construites et dépourvues de présupposés juridiques, pas même ceux de la loi chinoise. Cette lutte à Pékin contre les Ouïghours dure depuis un certain temps et vise à anéantir la culture musulmane chinoise, interprétée comme une alternative aux objectifs du Parti communiste et de la nation chinoise. Pékin justifie les prisons où sont emprisonnés les Ouïghours, comme des centres de formation professionnelle, où le travail forcé des personnes incarcérées est exploité sans frais pour des productions également destinées au marché occidental. Officiellement, la Chine affirme que la plupart de ces établissements ont changé de destination voire ont été fermés, mais, selon plusieurs ONG étrangères, ils remplissent toujours leur fonction originelle de prisons pour reprogrammer le peuple ouïghour. L'affirmation du président chinois à propos de cette situation, même si le Xinjiang, le pays des Ouïghours, n'a pas été mentionné, est que le développement des droits de l'homme en Chine est conforme aux conditions nationales. Cette déclaration implique un relativisme pour l'usage et la consommation propres de la Chine, concernant un sujet qui ne devrait pas permettre d'exceptions, du moins sur les normes de base minimales concernant les libertés individuelles, les droits civils et la liberté d'exercer ses idées politiques et religieuses. De toute évidence, la Chine est une dictature autoritaire et ne peut autoriser de telles libertés, précisément parce qu'elles menacent la base même du pouvoir du pays ; ce qu'il faut plutôt comprendre comme conditions nationales, c'est la liberté de produire et de consommer, en respectant toujours ce que veut l'État ; tout cela ramène à l'importance de la subsistance et du développement comme seuls droits effectifs accordés par le Parti communiste. Aller au-delà de cette vision reviendrait en fait à aboutir à des conséquences désastreuses pour le système étatique chinois : répliquer des modèles d'autres pays est perçu comme une menace pour l'ordre établi. Or, ces déclarations ne représentent rien de nouveau, l'échec et la considération fonctionnelle du gouvernement chinois pour le respect des droits civils sont connus, cependant après l'expérience ukrainienne tragique et actuelle, les relations avec un État, qui bien qu'étant une superpuissance économique, devraient être revu par une partie des pays occidentaux ; en outre, le rapprochement progressif de Pékin avec Moscou, malgré l'agression à Kiev en violation flagrante de toutes les règles du droit international, pourrait favoriser un nouveau durcissement du Kremlin, précisément sur la mise en place de méthodes répressives chinoises liées à l'éventuelle déclaration d'état de guerre droit. Se créeraient les conditions, déjà très proches, de deux États, où les droits civiques seraient fortement négligés, capables de se soutenir mutuellement et d'étendre cette contiguïté à des raisons d'ordre international. La question de Taiwan a déjà été comparée par similitude aux revendications russes sur la Crimée et les territoires ukrainiens à la frontière avec Moscou. Pour la Chine et la Russie, la légitimité du conflit contre l'Occident prendra le sens de justifier le déni des démocraties, non seulement en tant que telles, mais aussi en tant que porteuses du respect des droits civils et politiques, qui représentent les obstacles à la légitimation des formes d'État autoritaire. La seule alternative pour l'Occident est de créer une plus grande autonomie industrielle et énergétique à long terme et de défendre immédiatement le concept démocratique de respect des droits civils et des lois internationales, avec une défense plus concrète de l'Ukraine et avec un engagement concret à forcer les blocus navals. qui empêchent l'exportation de céréales et favorisent la faim dans le monde. Cela peut permettre d'accroître un prestige quelque peu compromis des nations occidentales, notamment africaines, et de les soustraire à l'influence russe et chinoise, afin d'isoler progressivement Moscou et Pékin.

Desrespeito aos direitos humanos como possível elo entre China e Rússia

 A visita à China da Alta Comissária das Nações Unidas para os Direitos Humanos, a ex-presidente chilena Michelle Bachelet, destacou como Pequim entende o respeito aos direitos humanos e civis. A ocasião foi a viagem para tentar averiguar o tratamento recebido pela etnia uigures, minoria chinesa de fé muçulmana, que está sendo reeducada pelas autoridades chinesas. A apuração dos fatos ocorreu devido a repetidas denúncias de organizações não governamentais, que relataram repetidos episódios de violência e opressão por parte das forças policiais; em particular, houve relatos de repressão envolvendo numerosas pessoas encarceradas, incluindo crianças. O regime prisional é marcado por uma dureza sem precedentes, que inclui violência psicológica e física, que muitas vezes leva à morte de pessoas, cuja única falha é não se integrar à vontade do regime chinês. As acusações são muitas vezes espúrias e construídas e desprovidas de pressupostos legais, nem mesmo os da lei chinesa. Essa luta em Pequim contra os uigures já se arrasta há algum tempo e visa eliminar a cultura muçulmana chinesa, interpretada como uma alternativa aos objetivos do Partido Comunista e da nação chinesa. Pequim justifica as prisões onde os uigures estão presos, como centros de formação profissional, onde o trabalho forçado de pessoas encarceradas é explorado gratuitamente para produções destinadas também ao mercado ocidental. Oficialmente, a China afirma que a maioria dessas instalações mudou de destino ou até foi fechada, mas, segundo várias ONGs estrangeiras, elas ainda cumprem sua função original de prisões para reprogramar o povo uigur. A afirmação do presidente chinês sobre esta situação, mesmo Xinjiang, a terra dos uigures, não foi mencionada é que o desenvolvimento dos direitos humanos na China está de acordo com as condições nacionais. Essa afirmação implica um relativismo para o uso e consumo próprio da China, em relação a um assunto que não deve permitir exceções, pelo menos nos padrões mínimos básicos relativos às liberdades pessoais, direitos civis e liberdade de exercício de ideias políticas e religiosas. Obviamente a China é uma ditadura autoritária e não pode permitir tais liberdades, justamente porque ameaçam a própria base do poder do país; antes, o que deve ser entendido como condições nacionais é a liberdade de produzir e consumir, sempre respeitando o que o Estado deseja; tudo isso traz de volta a importância da subsistência e do desenvolvimento como os únicos direitos efetivos concedidos pelo Partido Comunista. Ir além dessa visão significaria, de fato, chegar a consequências desastrosas para o sistema estatal chinês: replicar modelos de outros países é visto como uma ameaça à ordem estabelecida. Ora estas declarações não representam nada de novo, sabe-se do fracasso e consideração funcional do governo chinês pelo respeito aos direitos civis, porém após a trágica e atual experiência ucraniana, as relações com um Estado, que apesar de ser uma superpotência econômica, deve ser revisto por parte dos países ocidentais; Além disso, a aproximação progressiva de Pequim a Moscou, apesar da agressão em Kiev em violação aberta de todas as regras do direito internacional, poderia favorecer um maior aperto do Kremlin, precisamente no estabelecimento de métodos repressivos chineses ligados à possível declaração de guerra lei. Criar-se-iam as precondições, já muito próximas, de dois Estados, onde os direitos civis são fortemente negligenciados, capazes de se apoiar mutuamente e estender essa contiguidade a razões de ordem internacional. A questão de Taiwan já foi comparada pela semelhança com as reivindicações russas sobre a Crimeia e os territórios ucranianos na fronteira com Moscou. Para a China e a Rússia, a legitimidade do conflito contra o Ocidente assumirá o sentido de justificar a negação das democracias, não apenas como tais, mas também como portadoras do respeito aos direitos civis e políticos, que representam os obstáculos para a legitimação da formas de Estado autoritário. A única alternativa para o Ocidente é criar maior autonomia industrial e energética no longo prazo e defender imediatamente o conceito democrático de respeito aos direitos civis e às leis internacionais, com uma defesa mais concreta da Ucrânia e com compromisso concreto. que impedem a exportação de grãos e promovem a fome no mundo. Isso pode tornar possível aumentar um prestígio um tanto comprometido para as nações ocidentais, especialmente os países africanos, e removê-los da influência russa e chinesa, a fim de isolar progressivamente Moscou e Pequim.

Несоблюдение прав человека как возможная связь между Китаем и Россией

 Визит в Китай Верховного комиссара ООН по правам человека, бывшего президента Чили Мишель Бачелет, показал, как Пекин понимает соблюдение прав человека и гражданских прав. Поводом послужила поездка, чтобы попытаться выяснить, как обращаются с этническими уйгурами, китайским меньшинством мусульманской веры, которое перевоспитывается китайскими властями. Расследование по установлению фактов было связано с неоднократными жалобами неправительственных организаций, которые сообщали о неоднократных случаях насилия и притеснений со стороны полиции; в частности, поступали сообщения о репрессиях в отношении многих заключенных, в том числе детей. Тюремный режим отличается беспрецедентной жестокостью, включающей в себя психологическое и физическое насилие, нередко приводящее к гибели людей, единственная вина которых заключается в том, что они не интегрируются с волей китайского режима. Обвинения часто являются ложными, построенными и лишенными юридических предпосылок, даже тех, которые предусмотрены китайским законодательством. Эта борьба в Пекине против уйгуров продолжается уже некоторое время и направлена ​​на уничтожение китайской мусульманской культуры, интерпретируемой как альтернатива целям Коммунистической партии и китайской нации. Пекин оправдывает тюрьмы, в которых содержатся уйгуры, центрами профессионального обучения, где принудительный труд заключенных бесплатно используется для производства продукции, также предназначенной для западного рынка. Официально Китай утверждает, что большинство этих учреждений сменили назначение или даже были закрыты, но, по данным ряда зарубежных НПО, они по-прежнему выполняют свою первоначальную функцию тюрем для перепрограммирования уйгурского народа. Утверждение китайского президента об этой ситуации, даже Синьцзян, земля уйгуров, не упоминается, заключается в том, что развитие прав человека в Китае соответствует национальным условиям. Это заявление подразумевает релятивизм для собственного использования и потребления Китаем в отношении предмета, который не должен допускать исключений, по крайней мере, в отношении минимальных основных стандартов, касающихся личных свобод, гражданских прав и свободы осуществлять свои политические и религиозные идеи. Очевидно, что Китай является авторитарной диктатурой и не может допустить таких свобод именно потому, что они угрожают самой основе власти страны; скорее, под национальными условиями следует понимать свободу производить и потреблять, всегда уважая то, что хочет государство; все это возвращает к важности существования и развития как единственных эффективных прав, предоставленных коммунистической партией. Выход за рамки этого видения фактически означал бы катастрофические последствия для китайской государственной системы: копирование моделей других стран рассматривается как угроза установленному порядку. Сейчас эти заявления не представляют собой ничего нового, известна несостоятельность и функциональная забота китайского правительства о соблюдении гражданских прав, однако после трагического и нынешнего украинского опыта отношения с государством, которое хоть и является экономической сверхдержавой, должны быть рассмотрены частью западных стран; кроме того, поступательное сближение Пекина с Москвой, несмотря на агрессию Киева в открытое нарушение всех норм международного права, может способствовать дальнейшему ужесточению Кремля именно на установлении китайских репрессивных методов, связанных с возможным объявлением военного положения. закон. Будут созданы предпосылки, уже очень близкие, двух государств, где сильно пренебрегают гражданскими правами, способных взаимно поддерживать друг друга и распространять эту смежность на причины международного порядка. Тайваньский вопрос уже сравнивали по сходству с российскими претензиями на Крым и украинские территории на границе с Москвой. Для Китая и России легитимность конфликта с Западом приобретет смысл оправдания отрицания демократий не только как таковых, но и как носителей уважения к гражданским и политическим правам, которые представляют собой препятствия для легитимации формы авторитарного государства. Единственной альтернативой для Запада является создание большей промышленной и энергетической автономии в долгосрочной перспективе и немедленная защита демократической концепции уважения гражданских прав и международного права, с более конкретной защитой Украины и с конкретным обязательством форсировать морскую блокаду. которые препятствуют экспорту зерна и способствуют голоду в мире. Это может позволить повысить несколько скомпрометированный престиж западных стран, особенно африканских стран, и вывести их из-под влияния России и Китая, чтобы постепенно изолировать Москву и Пекин.