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giovedì 24 marzo 2011

Rivolte arabe ed infiltrazione terroristica

Esiste un concreto pericolo di infiltrazione terroristica nelle rivolte arabe? La domanda circola da tempo nelle cancellerie dei governi occidentali e l'apprensione è ancor più salita dopo l'escalation della guerra libica. Secondo informazioni di intelligence uomini di Al Qaeda potrebbero essere tra le fila dei ribelli di Gheddafi, infiltrati per cercare di guadagnare posizioni alla causa terroristica nella parte est del paese. La formazione dei ribelli appare un insieme eterogeneo, dove si mescola l'elemento tribale e l'opposizione politica; il momento di caos è ottimale per favorire l'infiltrazione di soggetti alieni alla protesta, che tentano di portare il verbo qaeddista in Libia. Occorre ricordare che Gheddafi ha tenuto lontano gli estremisti islamici dalla Libia, sopratutto per non pregiudicare il funzionamento della propria macchina statale, dove ogni forma di opposizione poteva nuocere alla macchina del rais. Tuttavia la vicinanza con l'Algeria, dove sono presenti base qaeddiste, potrebbe avere favorito l'infiltrazione di elementi di Al Qaeda, anche grazie al caos venutosi a creare nei primi momenti dell'inizio delle ostilità. Se questo fosse vero, sarebbe una ragione in più per seguire da vicino l'evoluzione di quello che potrebbe diventare il nuovo stato libico. Uno dei meriti di Gheddafi era stato, appunto, tenere lontano dalla Libia il movimento di Al Qaeda, se si aprisse questo nuovo fronte per l'Europa, sarebbe un pericolo in più da non sottovalutare.
Uno dei paesi più preoccupati è l'Italia, meta verso cui si muovono molti profughi provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo. Esiste un concreto pericolo che tra i tanti sventurati che cercano una sorte migliore, vi siano dei terroristi che possano approfittare del momento di confusione per entrare nell'area UE, inoltre in caso di sconfitta di Gheddafi, molti pretoriani fedeli al regime potrebbero passare il mare diretti a Lampedusa. E' questo, del terrorismo, un aspetto di difficile gestione all'interno della complessa vicenda libica: con l'Europa che, verosimilmente, si troverà a gestire direttamente una problematica molto delicata, in un momento in cui l'argomento religioso nel vecchio continente è uno degli argomenti centrali del processo di integrazione. La questione non è secondaria perchè può fornire argomenti a tutti quelli che in questi anni hanno costruito la loro fortuna politica sulla lotta allo straniero ed al diverso. Agitare lo spettro terroristico potrebbe avere facile presa di un'opinione pubblica spaventata. Il problema non va comunque sottovalutato, sia per le sue implicazioni, che per il reale pericolo, a cui ci si augura badino anche strutture sovranazionali.

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