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Politica Internazionale
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venerdì 25 marzo 2011
Le tre strategie del caso Libia e la mancanza della diplomazia UE
Francia, Germania ed Italia: tre paesi fondamentali della UE e componenti della NATO, con tre strategie diverse circa la Libia. Ruota intorno a questi tre paesi la possibilità con cui mettere fine alle ostilità militari e trovare una via di uscita. La Francia ha optato subito per un attacco militare, sfruttando le indecisioni americane e della UE, per cercare di allargare la propria influenza sulla sponda sud del Mediterraneo; probabilmente si aspettava una evoluzione rapida del conflitto da portare sulla bilancia del prestigio. Invece ha ottenuto di spaccare una alleanza nell'alleanza, quella con la Germania, e di risultare invisa in seno alla UE. Per quanto riguarda gli USA, Obama ha cercato da subito di riportare la NATO al centro delle operazioni, sconfessando, così, Sarkozy. La mossa di Parigi alla fine si è rivelata un azzardo, che alla fine costerà molto in termini di politica estera. La Germania, superata dagli eventi, ha dimostrato una scarsa propensione per l'intervento militare, arrivando a togliere dal Mediterraneo le poche forze armate presenti. Il problema del comando unico assente, è stato quello che maggiormente ha infastidito Berlino, il dirigismo francese non è stato digerito ed alla fine la Merkel ha elaborato una strategia che punta a fiaccare il regime con pesanti sanzioni economiche ed isolandolo dal consesso internazionale. A gioco lungo potrebbe questa decisone potrebbe sortire effetti letali sul regime di Tripoli, ma è una strategia che si basa sull'accettazione universale della stessa, appare difficile che non ci sia una qualche forma di contrabbando dell'oro nero tale da aggirare l'embargo. Tuttavia, in chiave diplomatica la decisione pare destinata a dare dei frutti nell'ambito della discussione e può porre la Germania a capo di una cordata di nazioni, che anzichè optare per l'uso della forza, punta a risolvere la situazione con mezzi pacifici. Il progetto, pur meno appariscente, pare destinato ad avere maggiore rilevanza sul piano internazionale perchè basato su un maggiore interscambio tra gli stati. L'Italia, infine, pur restando nell'ambito degli steccati della UE e della NATO, cui non ha negato l'appoggio, anche materiale, tramite l'uso delle basi militari, sta sviluppando una terza soluzione che prevede un maggiore uso della diplomazia sotterranea, anche in funzione degli accordi sviluppati con il regime libico durante tutta la sua storia. I frequenti contatti hanno sviluppato una rete di contatti che solo Roma può vantare, ciò determina la scelta di puntare in questo senso. L'Italia cerca di arrivare ad una exit strategy onorevole per Gheddafi, in modo di evitargli il coinvolgimento in un processo presso la Corte Internazionale dell'Aja ed un esilio onorevole. E' la via che assicurerebbe una veloce fine del conflitto senza troppi danni da ambo le parti, anche se le conseguenze successive sono tutte da valutare. Sul piano della politica internazionale, Roma si muove in sintonia sia con la UE che con la NATO, e ciò la mette al riparo da contrasti palesi; l'azione che porta avanti, pur essendo una azione di propria iniziativa, viene portata avanti senza ne interferire ne stravolgere la politica UE e NATO e senza, sopratutto avere intenti travalicatori. L'analisi delle tre strategie pone in primo piano la mancanza di una politica estera comunitaria e l'incapacità di frenare gli eventuali slanci in avanti di quegli stati, in questo caso la Francia, che sfuggono alla collegialità. Senza strumenti adeguati previsti dalla UE, non si inizia neppure a costruire una diplomazia europea, condizione essenziale, am non sufficiente, per pesare, come Europa, nell'agone internazionale.
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