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venerdì 28 febbraio 2014

La Crimea al centro della questione ucraina

L’evoluzione degli avvenimenti in Crimea porta la tensione ad elevarsi in modo concreto. Secondo il ministro degli interni ucraino, soldati russi avrebbero circondato l’aeroporto di Sebastopoli, sede della flotta russa, tuttavia l’infrastruttura civile non avrebbe cessato il funzionamento. Secondo alcuni media russi i paracadutisti avrebbero avuto la funzione di pattugliare l’esterno dell’aeroporto, senza circondarlo. Una fattispecie del genere potrebbe prefigurare l’invasione militare di uno stato straniero, la Russia, ai danni dell’Ucraina. Le ragioni dei russi di compiere un tale atto sono quelle di tutelare la maggioranza della popolazione di etnia russa e, soprattutto, la principale base navale militare di Mosca. Tuttavia una nota della marina russa ha negato una azione di militari nell’area aeroportuale, ma hanno confermato l’aumento delle misure anti terrorismo per la protezione dei membri della flotta militare e delle loro famiglie, che potrebbero essere oggetto del sentimento anti russo che sta attraversando l’Ucraina in questi giorni. Resta il fatto che ostentare misure militari da parte di uno stato straniero sul suolo di un altro stato, pur presente su quel territorio in forza di accordi internazionali, appare come una manovra molto avventata, soprattutto se inquadrata in una situazione molto instabile, dove la contrapposizione tra ucraini e russi gioca un ruolo fondamentale. Mosca non ha scelto la via del passo profilo volutamente, perché ormai persa l’Ucraina, che pare abbia scelto l’avvicinamento all’Europa, non si rassegna a perdere, almeno, la zona strategica della Crimea, considerata un’appendice del suolo russo. Secondo lo schema di Putin è necessario mostrare i muscoli, soprattutto in casa propria, dove non si devono subire ingerenze. Il problema è che la Crimea, pur godendo di una grande autonomia fa parte della nazione ucraina, anche se la maggioranza si sente russa. Su questo contrasto possono generarsi equivoci particolarmente pericolosi. Se le intenzioni di Kiev sono quelle di non perdere la Crimea e, forse, di ridurne nel futuro l’autonomia, andrebbero prontamente smentite per non aggravare ulteriormente la situazione. Lo scenario è quindi molto complicato: la Russia potrebbe dovere rispondere di fronte al panorama internazionale di invasione di stato straniero provocando una escalation i cui esiti non sono prevedibili, soprattutto dopo le affermazioni della NATO a favore della non divisibilità del territorio ucraino. La situazione sembra una brutta copia della guerra fredda, ma collocata in un contesto mondiale del tutto diverso, dove l’equilibrio del terrore non esiste più a garantire una pace, seppure basata sugli ordigni nucleari. In un certo senso siamo regrediti ad una situazione meno sicura, dove l’atteggiamento della Russia, in quanto decaduta dal suo ruolo di super potenza, inquadrata nel rigido schema bilaterale, la obbliga a recitare un ruolo meno statico per guadagnare posizioni internazionali e per mantenere vivo il sentimento nazionalista al suo interno. Insomma la situazione attuale richiede, da tutte le parti, una maggiore capacità diplomatica, che gli eventi hanno evidenziato piuttosto carente. Il problema ucraino è stato gestito male dall’inizio a partire dagli stessi ucraini che non hanno saputo trovare una sintesi che evitasse l’esaltazione delle differenze di posizione, poi c’è stata la maldestra azione della UE, che non saputo gestire in modo chiaro le istanze di un possibile passaggio di Kiev verso Bruxelles, su questi tentennamenti si è inserita la Russia, che ha forzato la mano dal lato economico ed infine gli Stati Uniti sono entrati con la delicatezza di un elefante dentro ad una cristalleria, dispensando consigli e soluzioni, invadendo di proposito il campo altrui. Se per l’Ucraina una consultazione elettorale potrà dire quali sono le reali intenzioni del popolo, in maniera da stabilire un indirizzo sicuro e condiviso, altrettanto dovrebbe essere consentito alla Crimea. Mantenere all’interno dei confini ucraini in modo forzato un territorio che ha peculiarità tali da avvicinarlo più alla Russia, rischia di trasformarlo in una occasione di scontro fortemente destabilizzante per gli equilibri mondiali, con riflessi su argomenti che vanno ben aldilà della questione contingente. Per raffreddare la situazione sarebbe anche opportuno un intervento dell’ONU, affinché assumesse una posizione ufficiale in maniera da scongiurare un nuovo fronte dove potrebbe svilupparsi una ondata di violenza. La Crimea assume così una posizione centrale in questo momento, nel panorama internazionale: da li si può pacificare la regione o, viceversa, aggravarne la situazione, portando il riflesso sugli interi rapporti diplomatici.

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