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martedì 23 settembre 2014
I rapporti tra Arabia Saudita e iran fondamentali per la lotta al califfato e la stabilità mediorientale
L’incontro tra i rappresentanti degli esteri di Arabia Saudita ed Iran, durante gli incontri alle Nazioni Unite, riveste una importanza fondamentale nel quadro delle relazioni internazionali del medio oriente, sia per la portata attuale, che per gli sviluppi futuri. Nell’immediato significa che le due nazioni non sottovalutano il fenomeno del califfato ed arrivano a superare divisioni storiche per affrontare il problema. I due paesi sono i principali rappresentanti dei due filoni in cui si divide l’islamismo, sunniti e sciti, e questo ha portato a profondi contrasti di natura religiosa per la supremazia nella dottrina, che nel mondo islamico, significa anche supremazia politico internazionale. Pur essendo entrambi stati tutt’altro che liberali i governi dei due paesi sono stati sempre su fronti avversi della politica diplomatica: l’Arabia Saudita da sempre fedele alleato degli USA ha sempre visto Teheran come un possibile soggetto di destabilizzazione dell’area mediorientale per gli opposti interessi nei paesi circostanti: Libano, Siria, Yemen ed Iraq; inoltre la questione della atomica iraniana, ha visto una tacita alleanza tra Sauditi ed israeliani contro lo sviluppo della tecnologia nucleare dell’Iran, visione ampiamente sostenuta da Washington, fintanto che gli americani non hanno ritenuto, in occasione del cambio di regime a Teheran, di aprire trattative per permettere uno sviluppo pacifico dell’energia atomica, che prevedesse nel contempo la proibizione della proliferazione nucleare in senso militare. Questi sviluppi hanno allontanato l’Arabia Saudita e gli USA e creato alcuni dei presupposti favorevoli allo sviluppo dello stato islamico, soprattutto in ottica anti iraniana, sostenuta da diversi stati sunniti, tra cui, probabilmente, anche la stessa Arabia. Se per l’Iran la crescita di potenza del califfato significa, innanzitutto, la messa in pericolo concreta dei fedeli sciti e conseguentemente la riduzione della propria sfera di influenza, per i sauditi, lo stato islamico minaccia la visone teocratica che guida il paese fino a diventarne una alternativa percorribile, che potrebbe compromettere la dinastia al potere. La visione americana è invece molto più pragmatica ma non di breve periodo: per sconfiggere il califfato l’alleanza tra Iran ed Arabia Saudita è fondamentale, ma, insieme, rappresenta l’occasione per aprire un periodo di distensione nell’area mediorientale; ma fin qui si tratta soltanto di buone intenzioni, data la reciproca diffidenza che intercorre tra i due governi. Tuttavia si tratta pur sempre di una apertura considerevole, inimmaginabile fino a poco tempo prima. Il ruolo della diplomazia americana dovrà essere rivolto a creare i migliori presupposti nella fase di urgenza nella lotta al califfato, per poi permettere, tra i due paesi, relazioni stabili e collaborative, capaci di dare equilibri duraturi a tutta la regione. Resta impossibile arrivare a questo obiettivo se non vengono raggiunte relazioni diplomatiche destinate a diventare costanti nel tempo, pur tenendo conto delle difficoltà di un percorso che non può non scontrarsi con le grandi differenze del passato ed attuali.
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