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venerdì 1 giugno 2018

Gli USA dichiarano la guerra commerciale all'Europa

L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono destinati ad un duro confronto, che potrebbe inaugurare una nuova stagione circa i rapporti tra i due soggetti internazionali, caratterizzato da una vera e propria guerra commerciale. In questo contenzioso l’Europa è accomunata a Canada e Messico, paesi tradizionalmente alleati di Washington, ma questo punto non ha consentito a Trump ed al suo esecutivo di recedere nell’intraprendere un confronto che potrebbe degenerare presto dalle materie commerciali ad argomenti più vasti, come gli assetti internazionali. L’aumento dei dazi prevede un aggravio del 25% per l’acciaio e del 10% per l’alluminio. Alla base del ragionamento distorto di Trump, c’è la convizione che un alto tasso di importazione possa riflettersi sugli assetti del settore industriale statunitense, senza considerare i benefici delle industrie americane che usano questi materiali per la loro lavorazione, mettendo sul mercato un prodotto finito con alto valore aggiunto. L’errore è considerare quasi soltanto la bilancia commerciale quale metro di valutazione per lo stato di salute dell’economia, una visione distorta che non considera i costi ed i benefici indotti dall’introduzione dei dazi, sopratutto nei confronti di soggetti alleati, sia dal punto di vista economico, che da quello più generale di tipo politico. Una delle spiegazioni fornite dal Segretario americano per il commercio è che le importazioni non permettono di sviluppare una industria nazionale capace e ciò si riflette sulla sicurezza nazionale, di cui uno dei fattori fondamentali è la capacità di produrre armamenti.  Questa argomentazione appare pretestuosa, sopratutto se il concetto di difesa viene allargato al piano globale dell’alleanza, comprendendo necessariamente anche l’Alleanza Atlantica, dove sarebbe necessaria una condivisione degli armamenti non solo dal punto di vista dell’utilizzo, ma anche della progettazione e della produzione. Tuttavia uno degli obiettivi di Trump è proprio quello di aumentare la vendita di armamenti proprio agli alleati, per compensare gli sforzi economici statunitensi effettuati sul piano delle politiche di difesa al di fuori dei confini americani. Per valutare questo assunto occorre ricordare che il presidente americano può avere alcune ragioni nel richiedere un maggiore sforzo economico degli alleati per le spese militari, ma pretenderlo in maniera indiretta imponendo dei dazi rischia di vanificare  le richieste, perchè tale provvedimento colpisce uno spettro economico più ampio ed investe i rapporti di naturale collaborazione tra soggetti internazionali. In effetti l’Unione Europea ha già annunciato ritorsioni contro alcuni prodotti americani: ciò renderà inevitabile una esclation reciproca di applicazionidi nuovi dazi, che nonpotrà ripercuotersi sui rispettivi rapporti. La somma di cui si parla è di circa 6.400 milioni di euro, che coincide con quanto viene ricavato dalla vendita di acciaio ed alluminio agli USA; i dazi europei sui prodotti americani dovrebbero interessare merci per un importo di pari valore. L’applicazione dei dazi da parte americana ha provocato, come al solito quando si parla di Europa,  risposte non uniche da parte dei membri europei e ciò potrà vanificare l’azione di contrasto agli Stati Uniti; infatti la Germania ha proposto una politica di incentivi agli Usa per evitare i dazi, mentre la Francia ha assunto un atteggiamento più rigido opponendo un rifiuto a trattare sotto il ricatto di Trump. La possibilità più probabile è un confronto molto duro, perchè quello che contraddistingue gli Stati Uniti sulla loro posizione è l’applicazione dello spirito nazionalista, sul quale si fonda l’intenzione di non concedere alternative agli stati europei, malgrado le dichiarazioni americane improntate ancora alla possibiltà di un negoziato. La realtà è che Trump intende proseguire sulla strada della fermezza ad ogni costo, ma le conseguenze poltiche potrebbero essere nefaste, prima di tutto proprio per il Presidente americano

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