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mercoledì 6 giugno 2018

Putin prova a dividere l'Unione Europea

La prima visita nell’Unione Europea di Putin, dopo la sua rielezione, si è svolta in Austria. Nella strategia  del leader russo c’è la volontà di cercare una soluzione per mettere fine alle sanzioni europee contro Mosca, sanzioni che danneggiano l’economia del paese perchè l’Europa è il partner commerciale della Russia. La visita a Vienna non è casuale, pur non essendo l’Austria un paese di rilievo, come la Germania o la Francia, ricoprirà la prossima presidenza europea e potrà così favorire la ripresa del dialogo tra Bruxelles e Mosca, proprio con l’intenzione di percorrere una politica contraria alle sanzioni contro la Russia. Ma esiste anche un obiettivo ulteriore di Putin e prevede un progetto ben definito; quello di dividere l’Unione Europea, attraversata da contrasti profondi e dove la presenza di movimenti scettici verso l’Europa unita favorisce l’azione del leader russo per cercare di diminuire l’influenza americana sul vecchio continente. Le condizioni attuali, per queste intenzioni, sono storicamente le più favorevoli, dato che i movimenti populisti hanno più volte manifestato il loro gradimento a Putin ed alla sua modalità di azione politica. Anche le divisioni tra Europa occidentale ed orientale permettono a Putin un margine di manovra più ampio. Putin rischia, a torto, di essere riconosciuto come il campione della sovranità statale contro l’invadenza delle istituzioni europee, dimenticando di come la Russia sia a tutti gli effetti una oligarchia dove i diritti civili sono limitati e la libertà di stampa e quindi di critica, sta subendo notevoli limitazioni. Lo schema che Putin applica in politica internazionale è quello di entrare nello scenario da cui vuole ricavare vantaggi in maniera diretta, sfruttando le opportunità che la situazione contingente fornisce; così l’obiettivo attuale è quello di dividere l’Unione Europea per creare una situazione favorevole alla Russia, dove Mosca venga riconosciuta, anche se non in maniera ufficiale, una sorta di leader cui fare riferimento, grazie alla vicinanza ci valori comuni come il nazionalismo ed una guida politica forte, meno vincolata alle regole parlamentari. Che i paesi dell’ex blocco sovietico, che ora sono in Europa, subiscano una attrazione quasi magnetica verso la Russia è spiegato bene dalla provenienza politica dei partiti che li governano, valga per tutti l’esempio ungherese, dove vi è una analogia con la Russia sulla compressione dei diritti e la crescente limitazione alla libertà di stampa. Sembrerebbe meno comprensibile il successo che Putin riscuote nelle formazioni di estrema destra italiane, francesi e di altri paesi occidentali, se non, proprio, con la comune bassa considerazione dei valori democratici propri della tradizione europea occidentale. D’altro canto la Russia ha cercato, ed in parte vi è riuscita, di influenzare più di una elezione poltica, attraverso finanziamenti e l’uso scorretto delle reti informatiche. Questi mezzi hanno delle analogie con l’uso della forza militare in Crimea ed in Siria e rappresentano il disprezzo per le sovranità nazionali e per il mancato rispetto del diritto internazionale.  Probabilmente il vero bersaglio di Putin è quello di indebolire la leadership europea di Germania e Francia, gli stati che, oltre ad avere il maggiore peso politico in Europa, sono anche quelli che si oppongono più fieramente all’azione russa per aumentare l’influenza di Mosca nell’area dell’Unione. Putin ha anche dalla sua parte un’arma di ricatto molto efficace, rappresentata dalla capacità di rifornire l’Europa con il gas russo. Nel 2017 si è registrato il massimo quantitativo fornito dalla Russia all’Unione Europea, che continua a dipendere da Mosca in maniera considerevole per il suo fabbisogno energetico; anche se non è verosimile una interruzione delle forniture, perchè la valuta pregiata con cui pagano i paesi europei è vitale per l’economia russa, interruzioni temporanee potrebbero diventare uno strumento attraverso il quale ricattare  gli stati dell’Europa.

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