L’episodio bellico tra le due Coree scopre i nervi nella zona del
sud est asiatico. Washington teme che si apra un nuovo fronte che sarebbe difficile da gestire sia sul piano militare che diplomatico, gli USA ritengono la
Corea del
Sud alleato strategico nello scacchiere regionale per la vicinanza con la
Corea del
Nord, stato da tenere sotto controllo per lo sviluppo dell’atomica, quindi il coinvolgimento diretto sarebbe pressoche automatico. Nelle basi americane sul territorio di Seul staziona già un contingente consistente delle truppe americane pronto all’impiego immediato, ma una nuova guerra avrebbe un impatto fortemente negativo sull’opinione pubblica americana nel momento appena successivo alla sconfitta elettorale democratica. Tuttavia Obama non intende passare sopra all’attacco missilistico di
Pyongyang, tanto è vero che da domenica 28 novembre la marina militare americana inizierà manovre congiunte con Seul proprio di fronte alle coste
nord coreane; mostrando i muscoli gli USA tentano di dissuadere il regime
nord coreano ad un uso ulteriore della forza. Nel frattempo la UE mette in campo la propria diplomazia per scongiurare il conflitto, i paesi europei già impegnati negli scenari iraqeno e afghano non potrebbero permettersi economicamente nuove prove militari che sarebbero sicuramente richieste dagli USA. Il pericolo di un coinvolgimento a catena indesiderato viene vissuto con più che apprensione dal mondo occidentale, già concentrato sull’atteggiamento iraniano e sugli sviluppi dell’atomica della repubblica islamica. Gli sforzi diplomatici convergono sulla Cina, sulla cui azione era già focalizzata l’attenzione in funzione di dissuasione dell’atomica nordcoreana, ora l’atteggiamento cinese risulta ancora più determinante con l’aggravarsi della situazione; Pechino non desidera imbarcarsi, non solo in un conflitto, ma nemmeno in una schermaglia diplomatica con USA e UE, dopo le difficoltà e le trattative incontrate sulle battaglie per la svalutazione della propria moneta, la concentrazione della Cina è pressoche totale sull’economia tuttavia
Pyongyang è un alleato prezioso per la propria posizione fisica nella regione e Pechino ha più di un argomento per ridurlo alla ragione. Resta il Giappone, come ultimo attore sulla scena, Tokio ha più volte manifestato preoccupazione per l’atomica
nord coreana e per le ricadute sulla propria economia causate da un vicino così turbolento; le cannonate sull’isola sud coreana hanno inasprito la condizione giapponese ed hanno determinato la richiesta di sanzioni internazionali pesanti, per Pyongyang non si annunciano tempi facili.
Nessun commento:
Posta un commento