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domenica 20 marzo 2011
Le implicazioni dell'intervento
Dopo tanto temporeggiare, ora la tendenza sembra invertita, si assiste ad una rincorsa per non lasciare alla Francia l'esclusiva iniziativa militare in Libia. Sarkozy ha forzato la mano, dopo il mancato rispetto di Gheddafi della risoluzione ONU, in concomitanza con le elezioni amministrative francesi, andando anche più in la, colpendo i blindati libici, non soggetti alla zona di non volo. Qui è scattata subito la perplessità di vari soggetti internazionali, che avevano dato il loro benestare alla sola imposizione della zona di non volo, l'iniziativa francese è andata sicuramente oltre: il bombardare mezzi terrestri non era contemplato, questo al di fuori di ogni giudizio di merito. Cina e Russia si sentono raggirate, la loro astensione sulla risoluzione ONU ha permesso, di fatto, l'intervento in Libia, cui erano contrarie, ma non potevano, per ragioni umanitarie, quindi di facciata, votare palesemente contro; ora hanno le carte in mano per ribaltare la risoluzione. Lega Araba e Unione Africana, da favorevoli passano a criticare l'intervento: è un passo pericoloso per l'occidente, senza il sostegno di questi due soggetti si rischia una escalation diplomatica contro la legittimità dell'azione. Quello a cui si rischia di andare incontro, se non si risolve la guerra in tempi brevi, e ciò pare molto difficile, è di trovarsi contro i paesi arabi, o meglio, anche se favorevoli all'intervento i loro governi, di metterli in difficoltà con le loro opinioni pubbliche interne, in un momento di difficile gestione della loro stabilità perchè oggetto di rivolte. Ma nemmeno queste riflessioni bloccano le nuove adesioni, paesi incerti, dal punto di vista diplomatico, diventano interventisti di fronte alla prospettiva di restare indietro. Alla Francia, rapidamente si sono aggiunte: gli USA, la Gran Bretagna, l'Italia, la Danimarca, la Norvegia, il Canada ed il Qatar, che permette all'armata Brancaleone di potere dire che anche gli arabi sono della partita. Il fatto singolare è che ogni paese agisce, per ora di suo conto, non vi è, cioè, formalmente un comando unico, nemmeno, al momento, della NATO. Dal punto di vista del diritto internazionale è come se gli stati succitati, avessero dichiarato guerra alla Libia leale a Gheddafi; questo perchè si è andati oltre i paletti della risoluzione ONU. Certamente si può obiettare, che la situazione stava precipitando, ed era necessaria una rapida azione. Ma il tempo perso prima? Perchè non coordinarsi prima, al limite anche senza risoluzione ONU, senza dare l'impressione di schierare una forza abborracciata e sopratutto interessata? I dubbi sulle reali intenzioni non possono non venire, si è stati fermi in attesa degli eventi e, visto che la situazione non si risolveva (in una direzione o nell'altra), si è intervenuti per le mire dell'energia, per ribadire una leadership regionale appannata, per riprendere delle posizioni perse sul panorama internzazionale. In in quadro così frammentato, non sarà facile portare avanti il conflitto ed addirittura, potrà essere impossibile gestire il dopo.
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