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mercoledì 1 giugno 2011

La Germania abbandona il nucleare

La Germania esce dall'era nucleare, la data di spegnimento dell'ultima centrale atomica che resterà in attività viene fissata al 2022. Si interrompe così una storia iniziata nel 1960, che ha portato lo stato tedesco, ad essere la terza potenza sul suolo europeo in fatto di energia atomica. Nonostante che Gran Bretagna e Francia ribadiscano il loro impegno sul nucleare, sebbene maggiormente controllato, la Germania apre di fatto una via alternativa all'approvvigionamento ed alla distribuzione energetica, sia civile che industriale, capace di cambiare radicalmente il modo di pensare di un'intera nazione. La mossa rappresenta un cambiamento epocale ed il fatto che provenga da un paese tradizionalmente pragmatico come la Germania, significa che l'energia alternativa può funzionare anche per paesi con grandi complessi industriali e non soltanto per l'alimentazione civile. La gradualità dello spegnimento nucleare potrà permettere un passaggio senza traumi alla nuova forma energetica con investimenti tali da consentire l'incremento dei posti di lavoro coniugato alla necessità della lotta all'inquinamento, sentimento da sempre sentito dal popolo tedesco. L'investimento in denaro e conoscenza non è da poco, trasformare una parte preponderante del sistema energetico di un paese prettamente industriale come la Germania prevede uno sforzo sopratutto nella mentalità dell'apparato produttivo e statale non indifferente; la portata della novità è tale da consentire allo stato tedesco di fare da battistrada per l'Europa intera. Non solo, la decisone autonoma di Berlino pone tutti gli stati di fronte ad un discorso più ampio che riguarda l'ambiente di tutto il mondo, già duramente provato dall'ingente sfruttamento delle risorse non rinnovabili e dal conseguente elevato tasso di inquinamento. Regolare questi temi su ambiti internazionali è necessario ma difficoltoso, ma l'impulso che può dare un atto unilaterale di un paese importante può creare un effetto a catena, capace di generare un circolo virtuoso a favore dell'ambiente. Ora si aspetta che istituzioni sovranazionali come la UE, sostengano questa direzione con atti pratici e regolatori.

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