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venerdì 29 luglio 2011

Le implicazioni politiche del debito USA

Sul debito gli USA vanno incontro alla pilatesca decisione del rinvio. Con le elezioni incombenti, vero ostacolo ad una soluzione strutturale, la strada sembra già tracciata: nonostante una serie di discussioni, anche particolarmente accese, nessuno dei due schieramenti vuole prendersi la responsabilità di prendere accordi con gli avversari, che pregiudichino il rapporto con i propri elettori. Quindi il livello del debito sarà innalzato ed il problema rimandato dopo le elezioni. La situazione è un chiaro esempio di come la politica tenga in ostaggio l'economia e come, alla fine tutto ricada sulla popolazione. Gli USA sono ora in ostaggio di un sistema sbilanciato che mette in competizione il potere legislativo con quello esecutivo, quando la maggioranza che costituisce un potere non coincide con l'altra si arriva allo stallo. Ad aggravare la situazione vi è poi la complicata situazione interna del partito repubblicano, dove il movimento del tea party rischia di fare saltare i già delicati equilibri. Formatosi in base ai sentimenti dell'america bianca più profonda il tea party all'inizio è stato usato dai vertici del partito repubblicano per evidenziare le contraddizioni di Obama. Ma la pochezza ed anche gli scarsi argomenti dei repubblicani hanno finito per fare diventare prevalente il movimento del tea party in seno al partito conservatore americano. A questo è dovuto l'irrigidimento che ha portato al rinvio. L'economia americana, in realtà non è a rischio default, se non con possibilità remote, perchè gli interessi sui titoli decennali USA restando bassi dimostrano la fiducia dei mercati. Il problema più grosso è quello sociale, Washington deve fare i conti con un numero di disoccupati che ha raggiunto la quota astronomica di 29 milioni di persone, pari al 9,2 per cento ed i 18.000 nuovi posti di lavoro di Giugno rappresentano veramente poca cosa. Con queste premesse potrebbe avvicinarsi un conflitto sociale di proporzioni enormi, senza una soluzione politica il debito americano rischia di innescare una reazione a catena sui cui effetti la Cina è l'attore maggiormente preoccupato. Pechino ha nei suoi forzieri una quota pari a 1.600 miliardi di dollari di titoli americani e quindi non ha alcun interesse a soffiare sul fuoco del debito USA, tuttavia Hillary Clinton, durante una sua recente visita a Hong Kong, si è impegnata a rassicurare le autorità cinesi. Al momento la Cina non ha problemi di liquidità, nella peggiore delle ipotesi il debito cinese, comprendendo nel conteggio oltre allo stato anche le amministrazioni locali, potrebbe toccare il 40 per cento del PIL. Le implicazioni sono però, ancora una volta politiche, i rapporti tra Cina ed USA sono costellati da frizioni, che spesso si risolvono con compromessi raggiunti a fatica, nella competizione per potenza globale ormai la partita è a due: ma la quota di debito USA in mano alla Cina costituisce una vera e propria arma puntata su Washington, il cui blocco politico interno, alla luce di ciò risulta essere una pericolosa aggravante.

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