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mercoledì 28 settembre 2011
Il problema del lavoro nodo essenziale da sciogliere
Secondo l'OCSE i disoccupati nel mondo sono intorno a 200 milioni di persone, di cui almeno 30 milioni hanno perso il lavoro negli ultimi due anni. Le prospettive per il breve periodo sono altrettanto disastrose, la crisi economica che attanaglia il pianeta rischia di erodere ulteriori posti di lavoro, riducendo ancora la possibilità di impiego. Le implicazioni di questo dato allarmante rischiano di deprimere ancora di più l'economia soffocando i consumi. Quello che si può avverare, se non si inverte la rotta, è un avvitamento definitivo dei consumi in grado di affondare del tutto le speranze di ripresa. Questa analisi, pur essendo a livello macro economico, indica il bisogno di un intervento strutturale che corregga il dato della disoccupazione al più presto. Inoltre le conseguenze sociali, indotte da un regime di mancanza di lavoro giunte ad un profondo grado di diseguaglianza, rischiano di fare partire pericolosissime tensioni sociali, che una volta innescate potranno essere gravide di problematiche difficilmente gestibili. L'allargamento della forbice tra ricchissimi e poveri si è dilatato in maniera abnorme, anche in ragione dell'impoverimento dei ceti medi e medio bassi, su cui gravano le politiche fiscali, sempre più vessatorie degli stati, costretti a fare fronte a debiti sovrani sempre più alti e particolarmente colpiti dalla diminuzione dei posti di lavoro. Il problema va affrontato a livello mondiale, è necessaria una coordinazione che indirizzi le risorse opportunamente accantonate per lo sviluppo dei posti di lavoro. La sconfitta della disoccupazione deve essere pianificata attraverso obiettivi certi e raggiungibili, ad esempio con un solo incremento di 1,3 punti percentuali si potrebbe tornare al livello occupazionale pre crisi entro il 2015. Devono essere elaborate strategie comuni tra i governi, che diano la priorità al lavoro reale contro quello effimero della finanza, sulla quale devono agire leve fiscali per reperire le risorse che possano permettere l'incremento dell'occupazione. Ridurre l'importanza della finanza deve essere un obiettivo primario per dare la giusta importanza al lavoro tangibile, mediante il quale assicurare un livello stabile dell'occupazione. La sfida per il rilancio dell'economia non può non passare attraverso la sconfitta della disoccupazione.
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