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mercoledì 5 ottobre 2011
La complicata situazione afghana verso la pace
La pace in Afghanistan diventa un problema sempre più complicato. Il governo Karzai ha rotto le trattative con i talebani, questa decisione apre nuovi scenari, con nuove implicazioni ed anche nuovi attori che si muovono dietro le quinte. Intanto questa decisione potrebbe provocare un ritardo nel ritiro delle forze NATO, con ricadute negative sulle possibilità di rielezione del Presidente Obama, in programma nel 2012. La complicazione per gli USA, aggrava una situazione già difficile con il Pakistan, colpevole secondo Washington di proteggere i terroristi della rete Haqqani, fortemente sospettati, oltre che dell'assassinio del mediatore ed ex presidente afghano Rabbani, anche di altre azioni terroristiche avvenute al confine tra Afghanistan e Pakistan contro le forze NATO. Il problema di fondo, rilevato sia da Washington che da Kabul, è che le azioni terroristiche principali partono dal territorio pakistano, da cui deriva il sospetto che l'infrastruttura statale di Kabul, se non, almeno in parte, collusa, non eserciti il dovuto controllo sulle organizzazioni terroristiche, che usano il territorio pakistano. Tuttavia, l'abbandono della trattativa con il movimento talebano obbliga il governo afghano a volgere lo sguardo verso Islamabad, nonostante le premesse di cui sopra non siano affatto positive. La mossa di Karzai è rischiosa perchè pare difficile ottenere stabilità per lo stato senza coinvolgere, almeno, la parte moderata dei talebani e costringe l'Afghanistan a puntare tutte le sue carte verso il Pakistan. Questo, però, potrebbe riavvicinare i due paesi, appunto ultimamente divisi, non soltanto per le questioni del terrorismo, ma anche perchè dietro a ciacuno dei due stati si staglia l'ombra di due soggetti tra loro in feroce competizione. Infatti se la Cina ha puntato sul Pakistan, riuscendo anche ad incrinare ulteriormente il rapporto tra Islamabad e Washington, l'India si è mossa in Afghanistan per guadagnarlo alla propria causa. Questa manovra ha avuto un duplice effetto negativo sui pakistani da sempre storici nemici dello stato indiano ed in più influenzati dal giudizio negativo dei cinesi. D'altra parte la strategia indiana è comprensibile, nella guerra commerciale con i cinesi è obbligatorio ribattere colpo su colpo all'occupazione degli stati, sia in ottica di sviluppo di mercato commerciale, che di possibile incremento di mano d'opera. Ma questo sviluppo della battaglia commerciale tra i due colossi della crescita rischia di complicare il processo di pace afghano e la stessa lotta ai gruppi terroristici. Per gli USA, il Pakistan, sia dal punto di vista strategico che politico, dovrebbe essere un alleato fondamentale e per altro lo è stato, fin quando non sono venuti a galla tutti i dubbi sulla lealtà di alcuni suoi apparati statali, ora il rapporto sempre più stretto con la Cina rappresenta un elemento di ulteriore raffreddamento dei rapporti. Ma la posizione geografica del Pakistan è essenziale per la stabilità dello stato afghano, questo è l'elemento di fondo dal quale ogni analisi ed ogni direzione che si vuole intraprendere non può prescindere. Il groviglio che si è creato, sia dal punto di vista politico, diplomatico ed anche commerciale pare difficilmente districabile e forse l'unica opzione praticabile senza troppi ostacoli è un intervento esterno, ad esempio l'impegno di un mediatore internazionale sopra le parti e senza secondi fini che non siano la pace nella regione.
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