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giovedì 10 novembre 2011
Perchè Cina e Russia non vogliono sanzionare l'Iran
Cina e Russia non la pensano come USA ed Israele sull'atomica iraniana. Dalla decisione, presa in sede di Consiglio di sicurezza dell'ONU, di aprire all'intervento armato in Libia mascherato da azione umanitaria, ottenuto con l'astensione di Pechino e Mosca, secondo i governi di questi paesi estorta in maniera ambigua dai paesi occidentali, l'atteggiamento diplomatico di Cina e Russia è diventato di chiusura, verso ogni iniziativa di politica internazionale occidentale sia reale che potenziale. Anche il rapporto AIEA è diventato così una occasione per dissentire con l'occidente, diventando, addirittura, secondo il Ministero degli Esteri russo, una fonte di tensione ed un fattore di destabilizzazione mondiale. In realtà nel confronto tra Iran e potenze occidentali sulla questione nucleare, irrompono sulla scena proprio Cina e Russia, nella probabile veste di alleati di Teheran; ma il presupposto diplomatico è il cavallo di Troia, dietro al quale si nascondono ragioni prettamente economiche. Per la Cina è la necessità di assicurarsi il petrolio iraniano, che è una componente essenziale del proprio fabbisogno energetico, per la Russia si tratta di portare avanti le ricche commesse stipulate con la Repubblica islamica proprio sul fronte della ricerca atomica. In questo quadro la tattica pensata da Obama per contrastare il programma atomico iraniano, che prevedeva una maggiore pressione sul paese persiano tramite l'inasprimento delle sanzioni ed il coinvolgimento proprio di Cina e Russia, pare destinato a naufragare ancora prima della partenza, come, peraltro, indicato chiaramente dal rifiuto delle due potenze a fare entrare nel novero delle sanzioni i settori energetici riguardanti gas e petrolio. Per gli USA, per evitare un eventuale scontro armato, non ci sarebbe altra soluzione che quella di imporre sanzioni in maniera quasi unilaterale, nel senso che tali sanzioni avrebbero senz'altro l'appoggio delle altre potenze occidentali, ma senza l'effetto ricercato di un fronte più esteso, che ne garantirebbe anche l'effettiva efficacia. Se la questione viene poi considerata dal punto di vista diplomatico risulta impossibile non rilevare una sempre maggiore spaccatura tra occidente con in testa gli USA, da una parte, e Cina e Russia dall'altra, che stanno praticando una palese politica di aggregazione di quelli che sono gli stati più in disaccordo con Washington. Se per la Cina lo scopo è di sottrarre sempre più terreno all'economia americana, per la Russia la questione pare quella di una ricerca, a tratti spasmodica, di recuperare quell'importanza internazionale che è andata scemando dalla fine dell'impero sovietico. Ma entrambi i casi indicano che i due paesi stanno conducendo una tattica pericolosa ed irresponsabile per la stabilità mondiale, che rischia di avere effetti incontrollabili per gli stessi conduttori del gioco.
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