Barack Obama entra in campagna elettorale, con un discorso rivolto alla nazione molto americano, che punta sui calori unificanti degli Stati Uniti, ma che, nel dare speranza ai cittadini ed elettori statunitensi, punta anche a mascherare molti promesse non mantenute ed obiettivi mancati. Il ritornello di una America più giusta, con eguali opportunità e regole uguali per tutti va sempre bene per tutte le occasioni, ma il presidente uscente dovrà convincere i suoi concittadini e spiegare il perchè se nei quattro anni appena trascorsi non si sono raggiunti questi traguardi, dovrebbe riuscirci nei prossimi quattro. La visione di Obama è che gli USA, rispetto al 2008, sono migliori, in realtà ciò in assoluto non è vero perchè i dati economici parlano chiaro, ma se si pensa ad una nazione guidata da un presidente repubblicano nel periodo 2008-2012, periodo attraversato da turbolenze economiche che non si verificavano da decenni, che avesse guidato la nazione con una politica di sfrenato liberismo, il risultato, in termini di povertà e maggiore diseguaglianza, ed in ultima analisi la condizione generale della maggioranza della popolazione, sarebbe stato ben peggiore di quello ottenuto dal presidente uscente. Quindi uscendo dai freddi numeri assoluti e pensando a quello che potrebbe potuto essere, Obama non ha poi fatto male, anche se non ha fatto abbastanza. A parziale scusante occorre dire che per la metà del suo mandato, il presidente USA, si è dovuto rapportare con un potere legislativo in mano al partito repubblicano, che non ne ha certo appoggiato la politica e le intenzioni. Il non avere le mani libere, giunta con la mancanza di necessario coraggio, ed anche capacità politica, per scardinare consuetudini ormai consolidate, ha generato una immagine di Obama in netto contrasto con quella creata in campagna elettorale, sulla quale si è addensata una quantità di speranze ed aspettative, obiettivamente difficile da mantenere, sopratutto in una situazione di difficoltà economica conclamata. Tuttavia, favorito anche dal ritornato clima elettorale, il presidente uscente riconferma la propria volontà, che è anche programma politico annunciato, di fare pagare più tasse ai ricchi per creare la possibilità di maggiori investimenti nella sanità, nella scuola e nella ricerca. Questa è soltanto la base di partenza per per impedire il ritorno alle politiche liberiste, specialmente praticate dagli anni ottanta in poi, dei repubblicani, individuate come le vere cause dello sfascio americano. Non si può dare torto ad Obama a colpevolizzare queste politiche, che tanti danni hanno fatto anche nel resto del mondo, il problema è che nei quattro anni trascorsi alla Casa Bianca, non si sia praticata una alternativa efficace, seppure per i limiti sopra considerati, che sapesse ribaltarne gli effetti. Tuttavia gli sfidanti possibili vanno nel senso opposto a quello nel quale Obama vuole andare, in questo senso il tentativo di proporsi come ideale rappresentante della classe media, per tutelarne gli interessi, fa compiere ad Obama un salto di qualità nella propria campagna elettorale. In effetti fare riguadagnare posizioni, o anche semplicemente cercare di mantenerne la posizione, nella scala sociale alla classe media, rappresenta il migliore investimento elettorale di fronte alla deriva liberista. La costruzione di uno stato sociale con basi consolidati e risultati certi, può rappresentare, malgrado tutte le promesse non mantenute, la principale trincea contro una possibile avanzata repubblicana. Anche se, malgrado il basso gradimento nei sondaggi del presidente uscente, il livello degli sfidanti è talmente basso, sia per i personaggi in se, che per i loro programmi, che
Obama pare, in questo momento, il favorito più accreditato per la vittoria finale, semmai un punto debole nel suo programma elettorale è la mancanza della presentazione di una visione che punti alla supremazia americana, al pensare in grande, anche in politica estera, temi a cui l'elettorato americano è sempre sensibile, anche se ultimamente in maniera minore per il crescente interesse per i temi economici. Tuttavia l'accresciuto livello di pragmatismo dell'americano medio non può non essere sollecitato dalla ricchezza dei temi riguardanti l'economia, sia in senso stretto, che in senso allargato, presenti nel programma elettorale di Barack Obama, temi che nei programmi degli sfidanti repubblicani restano ancora a livello nebuloso e contraddittorio, andando a costituire il vero tallone d'Achille degli sfidanti.
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