Dopo la difficile situazione in corso nel Mali, un'altro conflitto, che potrebbe però avere ben altre conseguenze, rischia di svilupparsi nel continente africano. Quello tra Sudan e Sud Sudan, dove la seconda nazione è nata per mezzo di un referendum democratico staccandosi dalla prima, è un confronto aperto che sta per scoppiare da mesi. Nonostante la prima impressione dopo l'effettuazione del referendum, fosse quella di una tranquilla transizione, sebbene precedentemente ci fossero stati anni di confronti militari, il mancato accordo definitivo sulle rispettive linee di confine ha lasciato una situazione potenzialmente instabile, che ora presenta il conto. Tutto ruota al fattore petrolio, determinante per l'economia dei due paesi, che restano comunque dipendenti l'uno dall'altro a causa del possesso del Sud Sudan dei giacimenti e del Sudan delle infrastrutture necessarie per il trasporto del greggio. Tuttavia con la perdita della parte meridionale del paese, Khartum, capitale del Sudan, ha visto diminuire la sua capacità estrattiva di circa il 75%. E' così diventato fondamentale cercare di inglobare all'interno dei propri confini la città petrolifera di Heglig, capace di una produzione di circa 115.000 barili al giorno. La città si trova nell distretto di Abyei, letteralmente a cavallo tra i due stati e spesso teatro di scontri tra le due fazioni. Va detto che un arbitrato internazionale riconobbe al Sudan i giacimenti di idrocarburi presenti a nord, est ed ovest della città di Abyei, insieme ad i siti petroliferi di Heglig, mentre al Sud Sudan si assegnò il controllo amministrativo del centro urbano di Abyei ed il campo petrolifero di Diffra. Alla città di Abyei veniva concesso però anche uno speciale status amministrativo che prevedeva l'effettuazione successiva di un referendum, attraverso il quale il centro urbano avrebbe dovuto scegliere di quale stato avrebbe fatto parte. Questo referendum non è mai stato indetto e rappresenta uno dei motivi che contribuiscono e rendere poco limpida la situazione, favorendo la disputa che potrebbe sfociare in conflitto.
Le dichiarazioni che provengono da Karthoum parlano espressamente del Sud Sudan come nemico ed il conflitto appare sempre più probabile, anche perchè le truppe del Sud hanno occupato Heglig, andando a violare l'arbitrato internazionale ma sopratutto colpendo in maniera pesante l'economia Sudanese, privandola dalla quota consistente di greggio proveniente dalla città occupata. L'aviazione sudanese ha così intrapreso una massiccia campagna di bombardamenti, che potrebbe aprire altri fronti di confronto bellico. Ma questa situazione, che in altri teatri sarebbe già sfociata in una dichiarazione di guerra aperta, non si evolve ed i due paesi ufficialmente sono ancora in pace. Entrambi temono che una guerra formale aprirebbe scenari difficile da controllare, sia sulpiano geopolitico che economico e quindi preferiscono proseguire su atti intimidatori isolati da un contesto più ampio, scaramucce di confine che dovrebbero, nelle intenzioni dei due contendenti provocare la desistenza dell'avversario. Una delle ragioni è il costo troppo elevato di una guerra su grande scale, che nessuna delle economie dei due paesi sarebbe in grado di sopportare. Ci sono poi le esortazioni delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea a trovare un accordo, anche per evitare pericolose ripercussioni sul prezzo del greggio in un momento particolarmente difficile per l'economia globale. I due soggetti sovranazionali dovrebbero adoperarsi di più per dirimere la questione, iniziando a mediare tra i due stati per quel che riguarda le problematiche economiche più immediate ma che costituiscono sempre un terreno minato. Il Sud Sudan accusa infatti il Sudan di rubare il proprio petrolio che viene trasportato nelle infrastrutture sudanesi, ma quest'ultimo accusa il primo di non pagare i costi del trasporto dovuti; a questo va ad aggiungersi la polemica sul mancato accordo della ripartizione del gettito fiscale circa i prodotti petroliferi, che occorre ricordarlo, vengono lavorati dal greggio del Sud Sudan in raffinerie sudanesi.
Nessun commento:
Posta un commento