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martedì 29 maggio 2012
Le ultime vicende del Vaticano
Quello che sta accadendo in Vaticano, aldilà dello squarcio su di una organizzazione da sempre molto riservata, rappresenta una sorta di resa dei conti, che sta attraversando da tempo la chiesa cattolica. La forte eterogeneicità del cattolicesimo, composto da tendenze spesso in profondo contrasto tra di loro, ha contribuito più volte ad alimentare scontri sotteranei senza esclusioni di colpi. Con il magistero di Giovanni Paolo II, queste divergenze sono state sedate per la grande personalità del pontefice e per la sua capacità di mettere nei posti chiave prelati di particolare fiducia, che hanno affermato l'orientamento conservatore dal papa polacco. Il grande prestigio del capo della chiesa di Roma ed anche la sua abilità politica, spesso preziosa anche per altri stati, ha limitato scandali di portata ben maggiore del risalto cui la stampa mondiale ha riservato; per tutti valga l'episodio dell'Istituto delle Opere Religiose e la vicenda di Marcinkus. Nella fase attuale, finito, tra l'altro, il ruolo storico di Wojtila nella caduta del comunismo nell'Europa dell'Est, la chiesa cattolica si ritrova al timone un capo meno politico e più ecclesiastico, certamente non sprovveduto ma maggiormente in balia di una situazione politica interna ben meno controllabile. Anche in questa fase una parte molto importante ha rivestito la questione della banca vaticana, in cerca di inserimento della white list per operare a livello mondiale, ma con il processo di trasparenza intrapreso, bloccato per forti contrasti tra parti importanti delle gerarchie vaticane, a causa di visioni diametralmente opposte sulle reali intenzioni di dare all'istituto finanziario della chiesa cattolica quella chiarezza alle procedure, che non potrebbe più consentire una larga libertà di movimento. Ma la questione finanziaria pare solo una punta dell'iceberg delle questioni che si agitano sullo sfondo. La necessità di una maggiore modernizzazione di una chiesa che pare sempre un passo indietro ai problemi sociali, sia generali, che proprio dei fedeli, ha comportato una crisi di vocazioni e di seguito, che i grandi eventi, come le tante giornate della gioventù, non hanno saputo nascondere. La chiesa di Roma, proprio a causa della direzione conservatrice imposta da Wojtila, non ha saputo dare risposte concrete ai bisogni dei fedeli, se non arroccarsi in una strenua difesa di posizione di quella che viene presentata come una ortodossia che dovrebbe essere capace di contenere gli slanci in avanti del corpo ecclesiale più sensibile alle istanze del cambiamento sociale. Papa Ratzinger, pur essendo di estrazione conservatrice, ha praticato aperture significative intorno ai temi del lavoro e dei diritti sociali, così come anche ha tentato timide aperture in campo sessuale ed ha condannato la malattia della pedofilia, che tanto ha contribuito ad allontanare i fedeli dalla chiesa. Tuttavia le posizioni del papa sono rimaste isolate, non nelle periferie della chiesa, ma proprio nelle stanze vaticane, da dove non sono arrivati segnali di apertura e di appoggio. Anche nella chiesa italiana, pur in un ambito sempre circoscritto ad un conservatorismo molto accentuato, i contrasti sull'indirizzo da dare sia al clero che ai fedeli, non hanno permesso una univocità che permettesse di cavalcare le istanze dei tempi. Non va meglio in altre parti del mondo con l'Austria, dove una parte consistente del clero cattolico è in aperta rottura con Roma a causa del tema del celibato dei sacerdoti. Le vicende vaticane quindi, anche se viste da lontano, danno il sentore di una sfida tra chi vuole una modernizzazione, seppure molto controllata e chi propende per una conservazione ormai fuori dal tempo e perciò perdente, almeno sul lungo periodo. L'evoluzione dei fatti dirà dove vuole andare la chiesa romana.
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