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mercoledì 13 marzo 2013

Il Parlamento europeo boccia il progetto di bilancio della UE

Il voto contrario da parte del Parlamento europeo sul progetto di bilancio della UE, previsto per il periodo 2014-2020, segna una spaccatura netta tra gli esecutivi continentali e l'organo legislativo comunitario. La crescente protesta tra le popolazione del sud europa contro una politica sempre più improntata al rigore, che ha compresso i redditi ed i servizi per i ceti meno abbienti, compromettendone in maniera sensibile la qualità della vita, ha dato corso ad una massiccia rivolta contro i partiti tradizionali facendo emergere nuovi soggetti improntati alla protesta, che, in parte, vedono proprio nell'Europa la causa di questo malessere generalizzato. Questo fenomeno ha fatto seguito, acuendo la situazione, alla presenza di movimenti che fanno della regionalità il loro elemento peculiare, a causa della percezione dell'Unione Europea, come organismo di eccessiva uniformità e globalizzazione, privo dell'adeguato rispetto dei valori locali. Queste tendenze più spiccate nei paesi del nord europa, ma presenti anche nel sud, sono state il primo sintomo di malessere nei confronti dell'Europa, non più percepita come opportunità di crescita comune, ma come soggetto accentratore di potere, spesso in nome di grandi organismi finanziari. Tuttavia la situazione attuale rappresenta una evoluzione del periodo precedente alla crisi attuale, il successo di movimenti antisistema, spesso privi di proposte concrete, sconcerta gli eurocrati, che, però, non riescono a trovare soluzioni capaci di sbloccare la situazione. Nel documento di bilancio respinto dal Parlamento europeo, i governi dei paesi della UE hanno trovato un accordo faticoso che, alla fine ha scontentato tutti: sia i fautori del rigore ad oltranza, sia i governi più propensi ad una maggiore flessibilità della spesa, in modo da affrontare le contingenze ed avere maggiori margini di manovra sulla liquidità, per favorire l'economia, mediante manovre espansive. Nella motivazione della bocciatura vi sono proprio le ragioni che stanno alla base delle proteste delle piazze: la mancanza di una maggiore flessibilità all'interno dei capitoli di bilancio, per effettuare storni verso quelle voci di spesa, che nel momento contingente presentano maggiori necessità, e la mancanza di libertà di derogare tra gli stanziamenti relativi ad anni differenti di uno stesso periodo, dividendo in maniera differente nel tempo il valore complessivo. Inoltre il Parlamento europeo richiede la creazione di risorse proprie per la UE, riducendo i contributi dei singoli stati. Aldilà delle fredde cifre i principi con i quali si è votato contro il progetto di bilancio dimostrano di intercettare il malcontento degli europei, entrando in maggiore sintonia con le loro istanze. Ciò rappresenta un segnale importante per l'Europa, anche in chiave di autoconservazione: la distanza, ormai abissale, tra i governi ed i cittadini dei rispettivi paesi ha prodotto l'indignazione che ha favorito i movimenti populisti, tendenzialmente contrari al processo di integrazione europea. Ma questo processo è indispensabile, se pensato nella maniera giusta, per rimanere competitivi in un mondo globalizzato che premia soltanto i soggetti nazionali dotati di grande forza; il vecchio continente non può competere sui mercati futuri se vi arriva diviso, ma nemmeno se insiste in un rigore orami quasi masochistico. Il segnale del Parlamento europeo è in questa ottica eloquente: la necessità di una visione meno rigida deve essere accolta senza indugi, pena la stagnazione economica, politica e sociale.

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