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giovedì 21 marzo 2013
Ocalan mette fine alla lotta armata dei curdi in Turchia per un obiettivo più grande
L'iniziativa di Ocalan, che nonostante la prigionia mantiene inalterata la sua influenza sul popolo curdo, che ha chiesto ai suoi seguaci di deporre le armi ed abbandonare la lotta armata in favore di un percorso democratico, rappresenta l'evoluzione naturale della strategia di curdi per ottenere la loro autonomia. Diviso tra quattro paesi a causa dell'insensibilità delle potenze occidentali, che al momento dello smembramento dell'impero ottomano, non hanno tenuto conto della peculiarità etnica e delle richieste dei suoi rappresentanti, il popolo curdo è così diviso tra Iran, Iraq, Siria e Turchia. In tutti e quattro questi stati, il problema dell'autonomia, se non quello della costituzione del Kurdistan in uno stato sovrano, è stato sempre molto sentito, dando luogo a momenti e forme di lotta, che hanno anche assunto particolare violenza. L'episodio più sanguinoso avvenne nel 1988 ad opera di Saddam Hussein, che sterminò con le armi chimiche tra le 3.000 e le 5.000 persone, tanto da venire ufficialmente considerato atto di genocidio. L'appoggio fondamentale dato alle truppe statunitensi nell'invasione iraqena, ha permesso alla comunità curda di raggiungere, rispetto alle altre, il maggior grado di autonomia sia politica che economica, attraverso il controllo del territorio, tanto che la maggior parte delle risorse petrolifere hanno assicurato alla regione uno dei maggiori tassi di crescita del mondo. Uno degli effetti della guerra siriana è stato quello di fare crescere l'autonomia della comunità curda del paese: la ritirata delle forze regolari dalla zona nordorientale siriana, sede dell'enclave dei curdi, ha provocato un vuoto di potere, riempito immediatemente dai curdi dotati di una organizzazione capace di sopperire alle carenze amministrative e burocratiche provocate dalla fuga dei funzionari di Assad. La struttura attuale della regione si può paragonare ad uno stato curdo all'interno dei confini siriani, tanto che se nessuno per ora, almeno ufficialmente, parla di indipendenza, la strada tracciata è quella di richiedere il riconoscimento dell'identità curda in attesa che l'evoluzione del conflitto possa rendere i confini siriani meno vincolanti, per poi procedere verso progetti più ambiziosi. I problemi più grossi sono in Iran, dove la comunità curda è costantemente repressa da Teheran, tanto da provocare l'esplicita condanna delle organizzazioni che difendono i diritti umani a causa delle violenze fisiche, politiche e religiose inflitte alla popolazione di etnia curda. La forza dei curdi iraqeni e turchi è stata spesso impiegata per contrastare la politica repressiva iraniana con azioni militari, che hanno però provocato ritorsioni condotte sul suolo iraqeno, in aperta violazione del diritto internazionale, da parte sia dell'aviazione militare di Teheran, che di quella di Ankara. Il fronte turco rappresenta per i curdi uno scenario di guerra aperta fin dal 1984, che ha provocato oltre 40.000 vittime, per lo più tra le fila dei curdi. Non potendo affrontare a viso aperto l'esercito turco, uno dei meglio armati al mondo, la lotta curda è stata portata avanti attraverso attentati, che hanno provocato dure reazioni, sia sul piano militare, che su quello politico da parte del governo della Turchia. La dichiarazione di Ocalan, quindi, si deve inquadrare in questo quadro più ampio, che travalica i confini turchi e che prende atto della impossibilità di ottenere la vittoria sulla controparte curda. L'obiettivo è duplice: da una parte favorire un processo democratico che punti al riconoscimento dell'autonomia dell'etnia curda, attraverso forme condivise e legali di concessioni che consentano una autoamministrazione sul territorio turco, dall'altra il cessate il fuoco da parte dei militari turchi contro i curdi iraqeni, in modo di liberarli di un avversario e permettere una maggiore azione contro l'Iran. Occorre non dimenticare, anche se per ora il dettaglio può apparire marginale, i buoni rapporti tra i curdi iraqeni e gli USA ed i possibili nuovi sviluppi che potrebbero aprirsi nel caso di un conflitto tra Iran ed Israele. La situazione generale del popolo curdo è in evoluzione, se l'autonomia in Siria potra permettere la continuazione di una amministrazione territoriale espressione dei curdi, se la ricchezza della parte iraqena potranno diventare insieme fattori di ulteriore emancipazione, la pacificazione con la Turchia potrà costituire, anche senza ambire a forme di autonomia totale, una sorta di federazione in grado di aumentare il peso e l'influenza del popolo curdo in vista di una nazione, anche solo teorica, finalmente espressione della nazionalità dei curdi.
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